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Autore: QueenVictoria    23/12/2018    23 recensioni
Di quel periodo amava l’atmosfera particolare, l’abitudine di accendere candele sul davanzale delle finestre e decorare gli ambienti con rami di abete ornati con nastri rossi e giallo oro, pigne, frutta secca e oggettini di legno. La sera della vigilia sua madre preparava un dolce particolare, una specie di focaccia bassa con molti canditi nell'impasto e spolverata di zucchero a velo. I ricordi di quei momenti sereni assieme ai genitori e al nonno lo riempivano di nostalgia. Dopo la caduta del Wall Maria tutto aveva perso significato; cosa potevano voler festeggiare tre ragazzini orfani che riuscivano appena a sopravvivere nel campi?
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Armin Arlart, Hanji Zoe, Levi Ackerman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Armin, seduto sul davanzale della finestra, guardava la neve cadere. Era il 23 dicembre, due giorni più tardi sarebbe stato Natale. Fin da bambino, aveva sempre adorato quella festività e ne era stato incuriosito. Coincideva più o meno con il solstizio dinverno ma nessuno riusciva a collegare quel nome al fenomeno astronomico; era un mistero affascinante sul quale fantasticare, come il mare, come le distese di sabbia o di lava.
Di quel periodo amava l’atmosfera particolare, l’abitudine di accendere candele sul davanzale delle finestre e decorare gli ambienti con rami di abete ornati con nastri rossi e giallo oro, pigne, frutta secca e oggettini di legno. La sera della vigilia sua madre preparava un dolce speciale, una specie di focaccia bassa con molti canditi nell’impasto e spolverata di zucchero a velo. I ricordi di quei momenti sereni assieme ai genitori e al nonno lo riempivano di nostalgia. Dopo la caduta del Wall Maria tutto aveva perso significato; cosa potevano voler festeggiare tre ragazzini orfani che riuscivano appena a sopravvivere nei campi?
 
“Daz sta meglio, ha solo bisogno di riposare. Il medico dice che domani potrà alzarsi.” La voce di Marco lo distolse dai suoi pensieri.
Armin sorrise, mostrando il suo sollievo. Odiava allenarsi con la neve, tutto diventava più difficile e pericoloso. Quando la sera prima si era accorto che il ragazzo mancava all’appello si era seriamente preoccupato, per fortuna era stato ritrovato e soccorso.
Marco lo raggiunse davanti alla finestra “Sembra che il tempo migliori” disse, infatti la tormenta che li aveva sorpresi durante l’esercitazione costringendoli a rimanere nella sede esterna un giorno in più sembrava sul punto di finire.
 
“Ho portato un po’ di tisana calda, qualcuno ne vuole?” Christa entrò con la teiera fumante assieme a Ymir che portava un vassoio dove erano state impilate alcune tazze alla meno peggio. Sasha le seguiva tenendo tra le mani una decina di panini dolci di cui nessuno ebbe coraggio di chiedere la provenienza.
 
Si sistemarono tutti attorno ad uno dei tavoli prendendo alcune sedie da quelli accanto in modo da stare tutti vicini. Il fuoco che scoppiettava nel camino non riusciva a riscaldare davvero l’ambiente così quella bevanda calda diede un po’ di conforto a tutti. Perfino Mikasa, seduta tra Eren e Jean, sembrò sorridere.
 
“Domani è la vigilia di Natale” disse Armin.

“Già” rispose Christa “volevo chiedere il permesso di usare la cucina comune per preparare dei biscotti, ma poi con l’esercitazione a sorpresa di ieri ho dovuto rinunciare. Ormai torneremo domani sera, che sarà troppo tardi”.

“In caserma non si festeggia mai niente” sospirò Connie “Ma poi da dove viene questa festa? Perché si chiama Natale?” chiese ancora.
 
“Beh. È una festa religiosa, no?” disse Reiner.
 
“Non si sa. É una tradizione di cui si è persa l’origine” rispose Marco senza accorgersi che Berthold, sforzandosi di tenere un’espressione impassibile, aveva posato velocemente una mano sul braccio di Reiner.
La cosa però non sfuggì ad Armin, che si accorse che anche Annie era sembrata per un momento turbata da quell’affermazione. Realizzò in quel momento che i tre ragazzi erano gli unici sopravvissuti di un piccolo villaggio tra le montagne, avevano perso tutto e tutti, e pensò che probabilmente quei discorsi stavano risvegliando in loro dolore e nostalgia.

“Beh, i biscotti puoi farli comunque, sono buoni sempre!” disse Sasha, facendo ridere tutti.
 
 
***
 

“Che idea idiota!” borbottò Levi sollevando una tazza di tè nero fumante.

Hanji sbuffò, non che si aspettasse una reazione diversa da lui, e rimase in silenzio scrutando il volto di Erwin che non sembrava decidersi a darle una risposta.

“Si tratta solo di un albero e di qualche decorazione, ho già in laboratorio delle candele perfette per le finestre” insistette.

Mike ridacchiò, le mani in tasca, il viso rivolto verso la finestra.

“Beh…” disse infine il comandante “credo sia la richiesta più innocua che tu abbia fatto quest’anno, mi sentirei in colpa a dirti di no. Se servirà a sollevare un po’ il morale dei cadetti, tanto meglio.”

“Allora posso davvero?” esclamò la giovane stringendosi le dita delle mani e poi esultando ad un ulteriore assenso del suo superiore.

“Grazie!! Mi metto al lavoro!” e corse via sbattendo la porta.

Mike ridacchiò ancora staccandosi finalmente dalla finestra.

“Insomma, ti ha convinto.”

Erwin sorrise iniziando finalmente a sorseggiare il suo tè in pace.
 
“Bah…” sbottò Levi “Perché la gente deve riempirsi la casa di rami di abete che perdono aghi in giro sul pavimento? E poi sono pieni di resina appiccicaticcia…” Storse il naso mentre si immaginava quella sostanza appiccicosa sulle dita.
 
Il comandante scosse la testa. Possibile che quell’uomo riuscisse a vedere le cose solo da quel punto di vista?

“Credo sia una tradizione dei distretti più a nord.” azzardò Mike.
 
“In realtà" rispose Erwin "non si sa molto della sua origine. Mio padre diceva che probabilmente è una tradizione che risale a prima della costruzione delle mura, fa parte della memoria persa della storia dell’umanità.”
Si fermò, lo sguardo perso nel vuoto. Levi si rese conto di averlo portato involontariamente a pensare al padre e alla sua morte prematura, con tutti i sensi di colpa che vi erano seguiti.
 
“Beh, la quattrocchi si divertirà alla grande!” disse cercando di distoglierlo da quei tristi pensieri “ha detto di avere già delle candele adatte. Conoscendola saranno mesi che accumula stronzate per le decorazioni”.
 
“Già” sorrise Erwin “forse dovresti darle una mano.”

“Perché proprio io? No, aspetta lo immagino. Moblit avrà bisogno di un po’ di sostegno”.

Mike sorrise. Levi sbuffò.
 
 
Quando il capitano giunse nella sala mensa vi trovò Moblit in equilibrio su una scaletta di legno dalla dubbia stabilità che legava fiocchi di nastro rosso ai rami di un abete alto un paio di metri, mentre Hanji, in piedi vicino a lui, preparava dei piccoli lacci per appendere le decorazioni.
Il capitano si fermò a pochi passi da loro guardando con disapprovazione gli aghi verdi che avevano già iniziato a cadere sul pavimento.
 
“Cosa ci troverai di divertente in queste cose, sinceramente non lo capisco” borbottò.
 
“Più che divertente… direi che è una cosa di cui sentirei la mancanza. E poi penso che ai cadetti faccia piacere”.
 
“Sono occupati con l’addestramento, cosa vuoi che cambi se attorno hanno decorazioni natalizie o no?”
 
“Ma è proprio per quello!” sbottò lei, per poi continuare in tono più calmo “La vigilia di Natale per molte persone rappresenta il legame con la propria famiglia, i ricordi dell’infanzia. È questo il motivo per cui molti in questo periodo diventano malinconici.
I cadetti sono giovani, alcuni sono davvero poco più che bambini, e molti di loro sono lontani dalla famiglia, altri l’hanno persa del tutto. Ho pensato che qualche addobbo e un’atmosfera natalizia potrebbe far sentire loro un po’ del calore che gli manca”.
 
Levi rimase in silenzio per un momento, i ricordi della sua infanzia erano così incerti e lontani, però… anche lui aveva qualche memoria legata a quella festa; il profumo di un dolce che cuoceva lentamente nel forno, il sorriso di sua madre mentre confezionava fiocchi per ornare le candele da mettere alle finestre; non ricordava decorazioni fatte con rami di abete, non crescevano alberi nella città sotterranea. Per un momento gli sembrò di sentire il calore di quei giorni lontani. Chissà, forse la quattrocchi aveva ragione, quell’albero avrebbe dato un po’ di serenità ai ragazzi.
 
“Muoviti, passami quei lacci. Imbranata come sei finiresti quest’estate!”
 
Hanji obbedì soddisfatta.

Moblit, con la testa incastrata tra i rami, sorrise.

 
***
 

Armin sgranò gli occhi, e così fecero gli altri cadetti vedendo il grande albero in un angolo della sala mensa. Sui davanzali delle finestre erano sistemate delle decorazioni con candele bianche circondate da pigne e rametti di abete, tutto era molto semplice, ma rendeva il giusto calore.
In fila con il suo vassoio in mano, guardava i compagni di corso sorridere e pregustare le cena.
L’addestramento dei giorni precedenti era stato durissimo, la maggior parte dei ragazzi era tornata fisicamente e moralmente provata. Rientrando in caserma, nel tardo pomeriggio, avevano attraversato la città che si preparava alla sera di festa. Quasi ogni porta aveva una ghirlanda appesa e sul davanzale di molte finestre erano accese candele. Non aveva potuto fare a meno di pensare a Shiganshina, la sua vecchia casa, i genitori, il nonno, la sua infanzia perduta.
Non che adesso non gli mancassero, però quell’atmosfera gli aveva dato un po’ di calore, come se qualcuno si stesse occupando in qualche modo di lui.
Quando fu il suo turno, oltre alle solite pietanze, ricevette con stupore una fetta dolce piena di canditi: mentre tornava al tavolo non poté fare a meno di pensare a quello che preparava sempre sua madre.
 
Seduto al suo posto si guardò ancora attorno. Vide Reiner fare un cenno ad Annie e questa sedersi al tavolo con lui e Berthold; per la prima volta li vedeva parlottare tra loro. Daz, completamente ristabilito, scherzava con la bellissima Christa, Ymir era leggermente pensierosa e per una volta, non sembrava gelosa dell’amica. Gli occhi di Eren non avevano traccia di aggressività mentre scherzava con Jean e Connie. In generale tutti sembravano un po’ più sereni del solito.
Al tavolo degli ufficiali molti risero alzando i bicchieri, facendo i complimenti al caposquadra Hanji per qualcosa. Perfino il capitano Levi sembrava di buon umore.
 
Armin sorrise e iniziò a mangiare.


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Nota dell'autrice.

Scritta di getto, senza nessuna pretesa, ispirata dal clima natalizio che ci avvolge in questi giorni. Volevo qualcosa di sereno dove comparissero un po' tutti in un momento di tranquillità.
Ai giganti ci penseranno dopo le feste. ^_-
   
 
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