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Autore: Dylanation    23/12/2018    1 recensioni
Hinata proprio non se lo aspettava, eppure l'avevano capito tutti tranne lei.
Che altro potrà vedere se riuscirà ad unire i puntini?
Storia partecipante al Secret Santa indetto dal gruppo SasuNaru fanfiction Italia.
Un'iniziativa meravigliosa che mi ha spinta a cimentarmi in "cose" a cui non mi ero mai avvicinata prima.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Partecipante al Secret Santa indetto dal gruppo SasuNaru fanfiction Italia.

Per Scarlet <3 

I regali più sensati secondo me sono quelli fatti con il cuore, quelli spontanei, quelli ragionati PER quella persona, come un vestito fatto su misura. Fare un regalo ad una persona di cui non si sa veramente nulla, penso sia proprio questo. 
Ti auguro serenità per questo Natale e per tutti quelli a venire, spensieratezza, gioia e lealtà attorno a te. Da oggi in poi, se vorrai, hai conquistato anche me :) 
Un bacione,
- Dylan



Il 12 Febbraio Sasuke Uchiha tornò in città.
Si era fantasticato a lungo su quell'evento, tanto che le matricole del liceo di Konoha avevano cominciato a mettere in giro voci e leggende a riguardo. 
Esisteva un Sasuke tossico, che si era sicuramente fatto crescere i capelli fino a metà schiena, arricchitosi con un giro strano di droga che l'aveva coinvolto persino in una sparatoria.
Esisteva un Sasuke che aveva vinto alla lotteria, e che quindi aveva cominciato a girare il mondo, a spendere in eccessi, a scommettere e a farsi prendere dal gioco d'azzardo. I finali di questa versione erano molti, ma il più quotato era quello per il quale aveva perso ogni suo avere in un poker clandestino, costringendolo a diventare o un mendicante o un lavapiatti.
Esisteva addirittura un Sasuke innamorato di una donna più grande, una straniera. L'avrebbe seguita fino in capo al mondo, avrebbe perso la testa a tal punto da accettare una vita da amante.

Ma Sasuke non era andato via per amore, per soldi, per dipendenza. Tre anni prima si era limitato a riempire il proprio zaino e a sgattaiolare fuori dalla propria enorme villa vuota senza dire niente a nessuno. Sakura aveva confidato ad alcuni dei suoi amici più stretti di averlo incontrato lungo la via del negozio dei suoi genitori; lei era andata lì perché l'allarme era scattato senza motivo, lui cercava di non farsi notare camminando veloce con il cappuccio alzato. Non si sapeva molto di quella conversazione, ma quel che era certo è che Sakura non fosse riuscita a dissuadere il ragazzo dal suo intento. Se n'era andato in un'inusuale serata tiepida di Marzo, ed era tornato nel giorno più freddo degli ultimi anni. Come se anche il clima preannunciasse novità quando si trattava di Sasuke.

Naruto ne aveva sofferto più di tutti. Il suo amico, il suo rivale, la sua nemesi. E che ne avesse sofferto era un dato tangibile per chiunque. Quello che la gente sottovalutava però era il dolore di personaggi più marginali, mai stati protagonisti dello scambio di emozioni ed elettricità statica che aleggiava sempre e costantemente tra l'Uchiha e l'Uzumaki.


Hinata, con la sciarpa azzurra sollevata fin sopra al naso e le mani ghiacciate, osservava Sasuke che aspettava il proprio turno in segreteria. Aveva una felpa nera e il solito sguardo disinteressato, come se non gli importasse nulla di essere centro nevralgico dell'attenzione di tutti quanti quel giorno. Lei se ne stava appoggiata alla parete in maniera composta, elegante, come le era sempre stato insegnato. Una corrente fredda la raggiungeva ogni volta che aprivano la porta dell'ingresso, ma non si sarebbe spostata di lì per nessuna ragione al mondo. C'era una scena da vedere. Non era masochismo, era semplice curiosità.

Naruto entrò trafelato nell'atrio, con una giacca leggera e gli zigomi arrossati dal freddo. Ma lui non aveva tempo di pensare a cosa mettere al mattino, sempre di corsa, sempre indaffarato, sempre troppo intento a vivere appieno. Non si accorse delle facce incuriosite che lo osservavano, non si accorse dei 12 messaggi che Kiba gli aveva mandato da dieci minuti a quella parte per avvisarlo della notizia, non si accorse nemmeno del sussurrare improvviso che si era venuto a creare al suo ingresso. Naruto non si accorgeva mai di nulla a primo sguardo, eppure non fece neanche in tempo a raggiungere i gradini che lo avrebbero portato alla sua classe che si fermò. Hinata lo vide chiaramente: era entrato guardando dritto davanti a sé, aveva superato tranquillamente l'atrio e d'improvviso si arrestò, sgranò gli occhi, si voltò, lo notò. Sasuke non si lasciò scappare nessuna emozione, fece finta di niente anche quando il biondo gli arrivò a mezzo metro di distanza a passo spedito. Erano tre anni che non si vedevano, Hinata aveva timore anche solo a sbattere le palpebre. Naruto a bocca aperta, con i pugni chiusi, arrabbiato, incredulo, felicissimo. Non si seppe mai cosa si dissero in quel momento, sottovoce, con gli occhi carichi di sfida e di domande, ma tutti videro Naruto andare via sorridente come non accadeva da tempo. 



Quello fu un anno significativo e molto impegnativo per tutti quanti: Shikamaru doveva decidere in che College andare dato che era richiesto dai campus di tutto il Paese, Rock Lee vinse tornei su tornei di arti marziali e si trasferì all'estero per seguire il suo maestro, Naruto e Sasuke avevano così tanto tempo da dover recuperare che non c'era giorno in cui non fossero insieme. E Hinata? Sempre così in disparte, sempre così accomodante con tutti, sempre così silenziosa da non dare mai nell'occhio. 


Era l'Ottobre dello stesso anno, ed Hinata decise di confessare a Naruto i propri sentimenti per lui.

La festa per il compleanno dell'Uzumaki era un successo clamoroso tra risate, musica, carne grigliata e balli scoordinati. Sasuke era stato perdonato da tutti, ma lui non aveva mai chiesto niente a nessuno. Si era semplicemente limitato a chiarire fin da subito che se fosse tornato indietro sarebbe partito di nuovo in segreto perché non voleva che altri si impicciassero nei suoi affari di famiglia, e tutti nel gruppo allora avevano capito. Nessuno sano di mente avrebbe girato il coltello nella piaga trattandosi della famiglia Uchiha. Una famiglia sterminata per una rivalità tra multinazionali, e gli unici a salvarsi erano stati Sasuke e suo fratello Itachi. Solo una volta ne avevano parlato nel loro gruppo, e il moro aveva raccontato che Itachi l'aveva lasciato per far sì che si calmassero le acque, e si era quindi trasferito da qualche parte in Occidente.

Naruto stava ballando dimenandosi come un matto, Hinata si fece largo tra la folla e si portò ad un passo da lui.
I suoi occhi azzurri le piacevano e la spaventavano, così pieni di emozione, così poco discreti, così vivi.
Aprì la bocca e la richiuse almeno tre volte, e lui la guardava sorridente. Naruto sorrideva sempre.
"Tantissimi auguri, Naruto!"
Pensò che non ci sarebbe stato niente di male a rimandare quella confessione.


Il loro gruppo aveva già cominciato a disperdersi, tra chi era impegnato con l'Università e chi invece aveva trovato un lavoretto. Ad una festa universitaria di fine Novembre Hinata era certa di incontrare Naruto dopo diverse settimane in cui non si erano visti. Lei aveva scelto di studiare, mentre lui aveva trovato subito lavoro nel negozio di elettronica in centro. 
Era uscita dal locale perché si rese conto di essersi dimenticata il cellulare in macchina, il freddo le punse il viso, gli stivali nuovi le stavano già facendo male ai piedi. Arrivò al parcheggio, prese il telefono, pochi passi dopo notò la macchina giallognola e scassata di Naruto qualche metro più in là.
La felicità provata le morì in petto come un fiore che appassisce improvvisamente: Naruto era in macchina seduto al posto di guida, e poco dopo aver riso beato, si allungò per baciare Sasuke, che dal sedile del passeggero tirò verso di sé il viso del biondo.
Imbarazzata, spezzata, stravolta si affrettò a tornare al locale. Non sapeva cosa fare, non sapeva come avrebbe potuto reagire a tutto ciò. Naruto era gay.

Kiba la salutò, ma lei barcollava, doveva reggersi al muro, le scarpe la stavano uccidendo.
L'amico subito si preoccupò, ma quando lei gli disse che era colpa degli stivali nuovi, lui rise e "Anestetizza i tuoi dolori" le disse, porgendole un cocktail dai toni rossastri. Per un'astemia come Hinata, quel sapore dolciastro, quell'ondata di caldo e quel formicolio alla testa furono come un miracolo: sentiva davvero meno dolore, sia ai piedi sia al cuore. Ne prese un altro sotto lo sguardo divertito di Kiba proprio nel momento in cui Naruto e Sasuke entrarono nel locale, e lei corse automaticamente in bagno.

Bevve un paio di sorsi sorreggendosi con una mano al lavandino, strinse più forte che poté gli occhi, si lasciò andare contro la parete tappezzata di scritte e scivolò verso il pavimento, piangendo disperata.

"Che ti succede Hinata?"
La voce di Sakura le arrivò chiaramente, ma i suoi occhi erano annebbiati dalle lacrime, non riusciva a trattenersi.
"E da quand'è che bevi?"

Hinata sentì qualcuno sedersi per terra accanto a sé e riconobbe il profumo dolce di Sakura, tuffandocisi dentro in un goffo abbraccio.
La ragazza non parlò più, limitandosi a accarezzarle un braccio con premura, cercando di non insistere più del dovuto.

Quando le lacrime ed i singhiozzi finirono, Hinata alzò timidamente la testa e trovò ad attenderla gli occhi enormi e verdi di Sakura, visibilmente preoccupata. La Hyuga pensò quasi automaticamente a come l'amica per anni avesse provato a farsi notare da Sasuke, e le venne spontaneo dirle la verità, tutta in un soffio.

"Naruto e Sasuke sono gay, li ho visti insieme."

Sakura non reagì in nessuno dei modi che Hinata si sarebbe aspettata, ma anzi sorrise leggermente, l'espressione preoccupata del viso si rilassò.

"E ti sembra davvero così impensabile che quei due siano gay?"

Hinata sbatté le palpebre, il mascara bagnato le macchiò un po' le guance. Cominciava a capire, come se i puntini le si stessero unendo nella propria mente, in un disegno che lei non era riuscita a vedere per tanto tempo.
Sakura rimase con lei tutta sera.



La neve cadde sulle strade di Konoha il 23 Dicembre, e Hinata la guardava con malinconia attraverso l'ampia finestra di camera sua. Non si era più fatta vedere molto in giro dalla sera della festa, e l'atmosfera natalizia non l'aiutava a sentirsi meglio. Aveva pensato e ripensato ai dati di fatto, alle sue sensazioni, a quello che aveva visto, a ciò a cui non era mai arrivata da sola. Negli anni in cui Sasuke era stato via di casa alla ricerca di suo fratello, lei era stata vicino a Naruto: una buona amica, una confidente. Lui non le aveva effettivamente mai fatto intendere di voler di più e lei invece aveva fatto tutto da sola nella propria mente. Per Naruto, Sasuke era qualcosa di impossibile da eguagliare. Erano entrambi senza famiglia, avevano avuto un passato difficile, testardi, ostinati, ricchi di questioni di principio e sempre proiettati verso il futuro.
Hinata da quando lo aveva capito si era sentita triste, delusa da se stessa, a pezzi, e provava rimorso per non aver mai tentato il primo passo verso Naruto. Nuotava nell'autocommiserazione, convincendosi come al solito di non essere mai "abbastanza" per qualcosa o qualcuno.

Il campanello di casa suonò e pochi minuti dopo qualcuno bussò alla porta della sua stanza. Pensava a qualche membro della sua famiglia, e invece trovò Sakura ad attenderla, avvolta in un lungo cappotto rosso scuro puntellato da fiocchi di neve ancora freschi.

"Vedo che ti piace farmi preoccupare, eh?"

"Sakura! Come mai sei qui?"
In tutta risposta la ragazza la sorpassò, appoggiò la giacca sul bracciolo di una sedia e si accomodò ai piedi del letto, armeggiando con una grossa busta di plastica.

"E' sabato sera e so che non esci più di casa, perciò ho deciso di venirti a fare compagnia io!"

Hinata balbettò impacciata, ma prima che potesse dire qualcosa con la sua abituale cortesia, vide Sakura tirare fuori molti dvd e delle bustine di preparato per cioccolata calda.

"Puoi anche dire di no a me, ma non puoi rifiutare una serata a base di questi ingredienti."

La ragazza mora sorrise, chiuse la porta di camera sua e si andò a sedere accanto all'amica, dandole una leggera gomitata fintamente arrabbiata.


Sullo schermo della televisione Julia Roberts mandava quasi all'aria le nozze del suo migliore amico, mentre sedute su grossi cuscini morbidi, Hinata e Sakura bevevano le rispettive cioccolate calde.

"Mi sono chiusa in casa perché non saprei proprio come reagire se li dovessi incontrare per strada" disse improvvisamente la Hyuga, stupendo l'amica per quella confessione.

Sakura la guardò comprensiva, ma anche divertita.
"Sarebbe una scena imperdibile, se tu gli dicessi che li hai beccati insieme"
Hinata pensò che sarebbe stato orribile.
"Pensano di essere tanto intelligenti e abili nel nascondersi, quei due!"

"Sakura per favore basta, non voglio ripensarci mai più!"

"Davvero? Io invece darei oro per vederli insieme!"

"Ma come fai a dire una cosa del genere?" quasi si scandalizzò Hinata.
"A te non piaceva Sasuke?"

"Sì, ma penso che lui non abbia mai avuto posto per me in quella sua testa psicopatica..."

Sakura sembrava aver addosso un po' di tristezza ora, e Hinata corse ai ripari.
"Beh, comunque non ti perdi nulla... è stato un bacio normale."
Parlare di certe cose la imbarazzava.

"Normale?" rifletté Sakura.
"Io quei due me li immagino avvinghiati, sempre violenti e voraci!"

Hinata si coprì gli occhi con una mano, arrossendo divertita.

"Non pensi anche tu che i loro baci siano di questo genere?"

"Ehm... io non mi ritengo un'esperta in materia!"

Sakura, girando il cucchiaino nella propria cioccolata, guardava attentamente gli occhi chiari e sfuggenti di Hinata.

"Quanti baci hai dato in vita tua?" la punzecchiò.

"U-u-un po'! Ecco... abbastanza!"

Hinata vide la faccia divertita di Sakura e si sentì sprofondare.
"Guardiamo il film ora!" e alzò il volume.


Erano le due di notte e non avevano più toccato l'argomento. Avevano parlato di esami universitari, di serie TV interessanti, di qualche pettegolezzo su Ino e Shikamaru, che incredibilmente sembravano essere usciti insieme poche sere prima, parlarono di una risotteria da capogiro che aveva aperto in città e di musica. Proprio su quell'argomento Hinata stupì Sakura alzandosi e mettendo a basso volume una versione acustica di una delle canzoni preferite dalla Haruno. La mora tornò a sdraiarsi sui grandi cuscini che avevano disposto sul tappeto e canticchiò fra sé le prime parole del brano.

"Hinata..."

"Sì?"

"Ti posso baciare?"

"Cosa?!" sussultò la Hyuga.

"Vorrei baciarti." 

Sperava di trovarci qualche inflessione ironica e scherzosa, ma Sakura era molto seria e fin troppo tranquilla.

"Ma come ti salta in mente?" 

Hinata si mise a sedere, Sakura la seguì controvoglia.

"Sono solo curiosa."

"Perché?" chiese flebilmente la mora, troppo beneducata per reagire con istinti più impetuosi, e anche sinceramente interessata alla risposta.

"Un po' perché ne ho voglia, ma anche perché non posso accettare che una ragazza bella come te non abbia mai baciato nessuno."

"Non è vero che non ho mai baciato nessuno! C'è stato un ragazzo con cui..." non riuscì a finire la frase, Sakura si sporse in avanti e le lasciò un bacio morbido e inaspettato sulle labbra.

Hinata rimase immobile e senza parole, arrossì semplicemente, si portò una mano alla bocca.

"Vedi? Non sei morta per così poco" ci rise su Sakura, alzandosi e cominciando a prendere le sue cose, canticchiando ora il ritornello della canzone in sottofondo.


I believe in you, I can show you that I can see right through all your empty lies.
I won't last long in this world so wrong.



Confusa, Hinata pensò agli occhi di Sakura. Le piacevano, così verdi e sinceri, non la spaventavano neanche un po'. Aveva un profumo buono, dolce e poco invadente. Hinata si stupì di se stessa.

"Sakura..."

"Sì?"

"Vuoi baciarmi ancora?"

Aveva pronunciato quella domanda così a bassa voce che fu un miracolo che Sakura la sentì.
Appoggiò la borsa di plastica con dentro i dvd sulla sedia, senza fretta si inginocchiò di fronte alla mora, le sorrise dolcemente.

"Sicura?"

Hinata puntò gli occhi il volto dell'altra e capì di non sentire l'esigenza di abbassare lo sguardo come al solito, sentiva di poter dare fiducia a quella ragazza. Annuì con la testa, e Sakura le accarezzò con una mano i capelli, avvicinandosi pianissimo per dare tempo ad Hinata di abituarsi alla cosa. A una manciata di centimetri dalle sue labbra le sorrise, le sfiorò la mano per rassicurarla e le andò incontro per un secondo bacio, più lungo del primo, un po' più profondo. Hinata chiuse gli occhi, si lasciò trasportare da quelle labbra calde e dolci che la cullavano in movimenti cadenzati. Le piaceva il modo in cui non sentisse alcun tipo di fretta, il suo corpo si sentiva incredibilmente leggero.
Automaticamente schiuse le labbra, strinse la mano di Sakura un po' di più. Ad occhi chiusi la testa aveva cominciato leggermente a girarle, la lingua di Sakura si era insinuata piano nella sua bocca e a lei venne naturale ricambiare.
Si accarezzarono le mani, le braccia, la schiena, fino a posare le mani l'una sulla nuca dell'altra. Si stavano baciando da diversi minuti, scoprendosi, viziandosi, disegnandosi a vicenda con le dita. Anche quando si staccarono, furono movimenti lentissimi.
Sakura sorrise, Hinata ricambiò, felice di vedere che anche l'altra aveva le guance leggermente arrossate. Constatò che l'imbarazzo donava tantissimo a quegli occhi verde chiaro.

"Ti andrebbe di uscire insieme domani?" le chiese Sakura prima di uscire dalla stanza.

"Sì" rispose d'istinto Hinata.
"E se continua a nevicare potresti tornare per un'altra cioccolata calda" aggiunse.

"Tutte le volte che vuoi."

Sakura sorrise ancora di più, e Hinata con lei.
  
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