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Autore: Aky ivanov    24/12/2018    2 recensioni
“Yuri,anziché sbuffare come un toro inferocito perché non ti rilassi?” alla sua camminata militare si era affiancato Boris con in mano dei cioccolatini di diverse dimensioni.
Il diretto interessato lo fulminò con lo sguardo “È tutta colpa tua se ora il monastero sembra una gabbia di matti” sibilò continuando a marciare nel lungo corridoio.
“Rilassati, sono venuti qui per Natale, so che non lo festeggiamo mai ma il tempo che passi la festa e andranno via”

[...] Yuri annui assorto rapito da tutte quelle parole, non aveva mai creduto nella fortuna ma avrebbe tanto voluto vivere una vita più rilassata e tranquilla. Julia colse la palla al balzo e con il cuore a mille si avvicinò al moscovita sussurrando “Come buon auspicio per il futuro se due persone si trovano sotto il vischio è consuetudine scambiarsi un bacio”, poggiò le sue labbra sulla guancia del ragazzo e si sorprese del calore rovente emanato dalla pelle candida.
“In Russia non ci si bacia così”

Vi lascio questa piccola storia inusuale per i miei canoni, a tratti comica e a tratti sentimentale, con l'augurio di un buon natale e nella speranza di strapparvi un sorriso.
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boris, Julia Fernandez, Kei Hiwatari, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un Natale inaspettato

 

Mosca, 24 dicembre (*)

Yuri, in piedi sulla soglia della porta, si chiese cosa avesse fatto di male nella sua breve vita per meritare quella sofferenza. Gli ultimi dieci minuti lo avevano totalmente destabilizzato e ancora faticava ad accettare l’idea di essere costretto a sopportare quella confusione.

Una delle stanze più ampie del monastero era diventata ufficialmente il campo di battaglia della sfida “Chi farà la decorazione natalizia migliore?” indetta da un euforico Takao. Il tutto era contornato dai cori natalizi intonati a squarciagola. Il rosso non era riuscito ad impedire a quel giapponese e a tutta la banda di blader venuta con lui di fare irruzione nel monastero, nonostante avesse seriamente pensato ad uno sterminio di massa in quel breve lasso di tempo.

Yuri si stava tranquillamente facendo la doccia, quando il suono incessante del campanello e la pigrizia che aveva avvolto gli altri abitanti di quel posto, avevano obbligato lui a vestirsi velocemente per correre ad aprire gli ospiti inaspettati, con i capelli ancora bagnati e gocciolanti all’altezza del collo.

Giunto lì, non ci aveva pensato su due volte e aveva richiuso la porta in faccia a Takao vedendolo tutto sorridente e pimpante. Il lamento emesso per la botta ricevuta al naso era giunto attutito dal legno, però quando ad esso si era aggiunta la voce del presidente Daitenji, sorpreso aveva rivalutato la sua precedente decisione aprendo di nuovo il pesante portone.

“Mai errore mi è costato tanto” sussurrò osservando il disastro creato dai nastri colorati volati in tutte le direzioni insieme ai batuffoli di neve finta e dalle palline colorate, i ramoscelli di vischio e altre cianfrusaglie che affollavano il pavimento.

Takao preso sotto braccio il Prof Kappa aveva iniziato a trascinarlo con sé per la stanza, insieme al suo inseparabile Pc utilizzato come base per il karaoke intonando una sua personale versione delle canzoni tradizionali. In quel frangente il russo capì che era giunto il momento di trovare un luogo sicuro lontano da quella baraonda.

“Com'è bello andar
in Russia a festeggiar

in quest'atmosfera

dolce di Natal.

Suonando così

la base musicale che
Sergey e Yuri 
ci fan cantare in coro
buona notte, Buon Natal!

Eh!

Tin tin tin, tin tin tin
tintinnate ancor
le palline sull’alberello 
Boris volteggiando

aggiunge qua e là.

Don don don don don don
Ivan dove sta?
la sua altezza è giusta
per essere l’angioletto del Natal!”

Kei rimasto inizialmente bloccato in quella baraonda, riuscì finalmente a sfuggire raggiungendo Yuri in piedi sulla soglia, rigido come un tronco. Capiva perfettamente il desiderio del rosso di voler bruciare tutti i presenti e tornare al solito silenzio assoluto o di trovare un modo per farla finita egli stesso. Lui ormai ci aveva fatto l’abitudine con i Bladebreakers ma evidentemente Yuri aveva compagni molto più tranquilli. Con estrema comprensione passandogli accanto mormorò in tono mesto toccandogli la spalla con una mano “Tutti tuoi”.

Il moscovita a quelle parole scattò come una molla voltandosi con gli occhi ridotti a due fessure “Eh no Hiwatari, quello lì” indicò il moro con il suo inseparabile cappello, in piedi sul tavolo mentre tra una strofa e l’altra urlava contro Daichi di mollare una pallina con sopra raffigurati dei pasticcini “È il capitano della tua squadra, quindi ora lo fai smettere prima che io metta fine alla tua vita”. Per quanto la minaccia non sembrasse ironica, di certo Kei non aveva la minima intenzione di rientrare in quella stanza. “Potevi dirlo a loro che era un’idea malsana questa festa, prima che organizzassero tutto così anche io me ne sarei stato tranquillo a Villa Hiwatari. Tra l’altro mi sono sorpreso per questa tua indole festaiola”

Kei per un attimo credette di aver davanti la brutta copia di Vorkov per l’intento omicida presente in quegli occhi ghiacciati, ma sicuramente se avesse dato voce a quel pensiero Yuri si sarebbe trasformato in un lupo mannaro pronto a sbranarlo, altro che Vorkov.

“Dirlo prima? Vena festaiola?” una vena pulsò pericolosamente sul collo “Se non sapevo neanche dovessero venire! Potevi avvertirmi tu così me ne sarei andato io.” Sibilò indicando con un cenno del capo nella direzione di Olivier intento a criticare ogni singola pietra del monastero, sottolineando insieme ai suoi compagni di squadra lo scarso gusto estetico dei proprietari.

Kei inarcò un sopracciglio scettico “Ma se hanno chiamato” e la sua perplessità crebbe vedendo il moscovita borbottare qualcosa fra i denti, parole che non riuscì a comprendere se non per qualche insulto e qualche affermazione sulla scarsa affidabilità delle persone mentre con l’asciugamano in testa si frizionava i capelli con foga.

“Va beh ad ogni modo è un problema tuo, attento a non rimanere senza capelli” con un sorriso ironico dipinto sul viso l’argenteo lo sorpassò sventolandogli una mano in segno di saluto, o almeno ci provò ad andare via. Yuri aveva afferrato un lembo della sciarpa tirandolo verso il petto insieme al proprietario i cui polmoni avevano smesso di ricevere ossigeno “Non sono stato chiaro? Prova ad andare via e avrai una morta lenta e dolorosa”

“Sicuro di non essere figlio di Vorkov?” biasciò a tratti e con fatica Kei con il volto paonazzo mentre cercava di allentare la presa ferrea attorno al collo.

Gli intenti omicidi per la fortuna del nippo-russo furono interrotti dalla bambina dai capelli ramati che correva nel corridoio chiamando a gran voce Yuri, seguita poco lontano da un presidente Daitenji leggermente affaticato.

“Yuri Yuri!” gridò la bimba aggrappandosi alla gamba del ragazzo e guardandolo con due enormi occhi grigi pieni di gioia e estremamente vivaci “Il presidente Daitenji ha detto di scrivere le nostre letterine a Babbo Natale! Secondo lui verrà lo stesso nonostante quello che ci hai detto tu!” La sua felicità era enfatizzata dalle manine intente a tiare la stoffa del pantalone del ragazzo per farlo abbassare alla sua altezza, in modo da sussurrargli criptica all’orecchio “Lo so che hai sempre ragione tu ma non mi dispiacerebbe se questa volta ti fossi sbagliato”.

Prima che Yuri potesse rispondere il presidente Daitenji aggiunse nel suo solito tono bonario “Se ne occuperà la BBA, fate già tanto per questi bambini aiutandoli e so che è difficile gestire il monastero con poche risorse economiche. È un mio regalo di Natale”. Volgendosi poi verso la bambina aggiunse “Ho spiegato tutto questo a Babbo Natale e lui ha accettato con gioia”

La piccola rivolse i suoi occhioni speranzosi verso il russo attendendo trepidante una risposta, e al cenno affermativo del capo tirò un urletto di gioia slanciandosi per abbracciarlo. Vedere quei bambini sorridere era un toccasana per il moscovita anche se non lo dimostrava apparentemente, soprattutto al momento visto che doveva occuparsi di una situazione ben più grande. Chiunque lo conoscesse sapeva la sua voglia di vendetta fin dove potesse spingersi.

Yuri con uno strattone deciso alla sciarpa ancora fra le sue mani avvicinò Key ormai in asfissia accanto alla piccola che incuriosita osservava il colorito inusuale del ragazzo “Marjia Kei sarà felice di aiutarvi a scrivere le letterine”. Con il più falso dei sorrisi di cui era capace si voltò in direzione del bicolore “Vero Key?”. Il diretto interessato, finalmente libero di respirare normalmente, lanciava saette dagli occhi ametista consapevole di non poter dire no né alla bambina né al presidente.

 

Il ragazzo dai capelli cremisi, ancora bagnati e coperti da un asciugamano, pensò “Fuori uno” segnando un punto sul tabellone immaginario nella sua testa mentre cercava di arrivare nella sua stanza. Voleva potersi appropriare del tanto agognato phon.

“Yuri anziché sbuffare come un toro inferocito perché non ti rilassi?” alla sua camminata militare si era affiancato Boris con in mano dei cioccolatini di diverse dimensioni.

Il diretto interessato lo fulminò con lo sguardo “È tutta colpa tua se ora il monastero sembra una gabbia di matti” sibilò continuando a marciare nel lungo corridoio.

“Rilassati, sono venuti qui per Natale, so che non lo festeggiamo mai ma il tempo che passi la festa e andranno via” il tentativo di calmare il capitano per rimediare al suo errore, sortì soltanto l’effetto contrario perché arrestatosi bruscamente in tono tagliente rispose “Come si fa a confondere la frase: -va bene se veniamo per natale?- con: -Va bene se prendiamo le campane? - Tra l'altro, secondo te cosa doveva farsene delle campane il presidente Daitenji?!”. Yuri si sentiva prossimo a un esaurimento nervoso.

“Beh, pensavo volesse costruire una chiesa e gli servivano le campane del monastero. Tanto non le usiamo” rispose Boris cercando di nascondere il divertimento che gli stava procurando quella situazione, infondo era troppo bello vedere Yuri dare di matto.

Il rosso per tutta risposta alzò gli occhi al cielo distanziandosi dall’amico, abbandonandolo nel corridoio mentre stava ancora parlando “Per quanto tempo pensi di portarmi rancore?”

“Strozzati con quei dannati cioccolatini”

Fortunatamente lungo il corridoio Yuri non trovò altri intoppi e raggiunse senza troppi problemi la sua stanza.

Finì soddisfatto di asciugarsi i capelli lunghi fino alle spalle ma il suo compiacimento durò poco. Non solo doveva sopportare quel gruppo di invasati buonisti amanti del natale, ma ora era misteriosamente sparito anche il suo gel per capelli. Al suo posto si trovava solo un bigliettino “Buon Natale da Kei Hiwatari! Babbo natale ti vuole tanto bene. Ps: lo scarico ha apprezzato il tuo gel”.

In quel momento il povero sfortunato si convinse che il natale era una congiura verso di lui.

“Io lo uccido” sibilò legandosi capelli in un piccolo codino alla base del collo cercando di riprendere il suo autocontrollo. Odiava tutta quella confusione in casa sua, odiava che qualcuno toccasse le sue cose e soprattutto odiava il suo aspetto angelico con quella pettinatura. “Io odio il Natale” sussurrò minaccioso osservando il suo riflesso nello specchio.

Scese velocemente le scale giungendo nella stanza adibita ad area giochi con tutte le intenzioni di farla pagare al platinato per lo scherzetto, ma lui sembrava essere sparito nel nulla. Nella stanza infatti vi erano solo i bambini intenti a scarabocchiare e a fare disegni vari sotto la supervisione di Ivan e Julia. Quest’ultima aveva perso la testa per quelle piccole pesti dal primo momento in cui le aveva viste e non ci aveva messo molto ad abbandonare il fratello alla squadra Barthez per catapultarsi lì. Purtroppo incapace di capire il fiume di parole in quella lingua a lei sconosciuta aveva nominato il piccoletto russo suo traduttore personale senza alcun consenso da parte dell’interessato. “Credevo avrebbe assillato me”, la malinconia di quel pensiero sorprese il moscovita, da quando in qua gli interessava passare del tempo con quel diavolo della Tasmania?

“Hiwatari dov’è finito?” I due erano rimasti imbambolati a fissarlo quando voltati nella sua direzione alla domanda. Ivan non ricordava di aver visto recentemente Yuri con quell’aria innocente e non diabolica mentre Julia non riusciva a staccare gli occhi dal ragazzo, completamente rapita dai suoi lineamenti. Non era cambiato per nulla in quei mesi e lei aveva tutte le intenzioni di mangiarselo almeno con gli occhi.

“Non vi azzardate a fare commenti” tuonò in loro direzione guardandosi intorno circospetto, come se ci fosse qualcun altro da minacciare.

“Io stavo per dire che sei molto più attraente così ma come vuoi” rispose la spagnola maliziosa facendogli l’occhiolino in quel barlume di coraggio, provocando una stretta attorno allo stomaco dell’altro.

Yuri fece finta di ignorare il commento della ragazza, almeno all’apparenza prima di perdersi in pensieri troppo insoliti per i suoi gusti, dando maggior attenzione alla risposta di Ivan “Kei è stato chiamato nella stanza di guerra da Rei. Il cinese sembrava appena uscito da una rissa, non so che cosa sia successo” il tono era titubante per la possibile reazione del suo capitano nel trovare una sola cosa fuori posto.

Gli occhi di Yuri invece si illuminarono come quelli di un bambino che scarta il regalo a natale, soprattutto quando notarono la candida sciarpa del bicolore accuratamente ripiegata su uno schienale della sedia. Il moro sentì i brividi scorrere lungo la schiena mentre Julia osservava quello sprizzo di vivacità nelle iridi azzurre completamente incantata. Le ricordavano tanto il mare increspato dalle onde nella sua patria, in quei piccoli e rari momenti oltre la corazza di gelo si intravedeva il lato più umano. Si convinse di non aver sbagliato a interessarsi a lui, a discapito dei pareri negativi degli altri blader che lo ritenevano solo una persona fredda e priva di emozioni, lei era convinta del contrario.

“Bambini vi va di colorare e fare un bel regalo al vostro zietto Kei?” chiese in russo ai bimbi che annuirono allegri mentre Julia si voltò verso il suo traduttore personale non capendo una parola. Ivan non distogliendo lo sguardo dal rosso rispose serio “Yuri porta guai.”

“Julia come te la cavi con ago e filo?” alla domanda di Yuri la ragazza dai capelli ramati lo guardò incerta per quell’ inusuale richiesta “Bene, faccio sempre i nostri costumi per gli spettacoli con Raul”

Julia rimpianse la risposta quando vide il sorriso malefico spuntato sul viso del leader della Neoborg ma non poté fare a meno di rallegrarsi per aver avuto l’occasione di prendere parte ad un progetto di quel lupo solitario. Ivan scosse la testa stando ben attento a non farsi sentire dal suo capitano ma solo dalla madrilena “Non sarai così felice dopo aver capito cosa vuole fare.”

 

La spagnola dovette ammettere che Ivan non aveva avuto tutti i torti, temeva per la sua vita in quel momento ma non se l’era sentita di tirarsi indietro, di certo non voleva essere accusata di essere una codarda proprio da lui. Yuri ammirava compiaciuto il suo progetto finalmente realizzato mentre il moro cercava i primi voli disponibili in rete “Yuri, la Norvegia ha un clima molto simile alla Russia se mi sposto lì e non sei ancora morto ti aspetto”.

Julia ridacchiò fra sé mentre sistemava l’occorrente per il cucito nell’apposita scatola accanto agli attrezzi di scena, proprio non riusciva a non portarseli dietro “La Spagna è abbastanza lontana”, Ivan la guardò inorridito come se avesse appena detto una blasfemia “Tu sei pazza fa caldissimo.”

“Da quando sei così esagerato?” chiese esasperato Yuri per tutto quel melodramma, infondo Kei lo avevo provocato era giustificato il suo comportamento. “Vorresti dirmi che tu vuoi andare in Spagna?” Ivan quasi urlò scattando in piedi terrorizzato mentre il moscovita chiedeva a sé stesso come mai l’idea di andare lì non gli dispiaceva molto, nonostante non tollerasse temperature superiori ai quindici gradi.

L’urlo terrorizzato dei bambini fece scattare sull’attenti i tre, in particole Yuri impugnò il bastone da majorette della ragazza lì accanto, pronto a tirarlo in testa a chiunque ma voltandosi per poco non gli cadde dalle mani per lo sconforto. “Boris che diavolo fai con quell’ascia in mano?!” Gli occhi azzurri sgranati e l’espressione sorpresa del russo per Boris non avevano prezzo e colse al volo l’occasione di scattargli una foto. La madrilena con la mano sul cuore cercava di calmarsi, si era spaventata da morire, il Falborg blader non doveva avere tutte le rotelle a posto in quel momento secondo il suo modesto pensiero.

Gli occhi smeraldini stranamente euforici si intravedevano appena sotto il pesante cappuccio della mantella nera. Avanzò verso di loro sorridendo in modo sinistro facendo ondeggiare la pesante ascia fra le mani. “Niente, non avevamo una falce e ho dovuto ripiegare sull’ascia”.

Yuri inarcò scettico un sopracciglio e il suo compagno continuò come se il tutto fosse molto chiaro “Sto impersonando il natale futuro, volevo mettere ansia all’italiano con la puzza sotto il naso.” Lo sguardo di rimprovero del capitano non prometteva bene e aggiunse cercando di giustificarsi “Ha osato dire che il monastero sembra una catacomba! Ci credi?”.

“Evita di spaventare i bambini almeno”.

Solo in quel momento Boris si rese conto dei piccoli nascosti nei vari angoli della stanza e dietro agli altri tre ragazzi, ancora terrorizzati da quella lugubre figura. Cercò di calmarli ma appena si avvicinava loro schizzavano via in tutte le direzioni urlando come pazzi. “Non scappate sono Babbo Natale!” urlò inseguendone uno con la stoffa color pece svolazzante sotto lo sguardo attonito degli altri blader. Ivan imprecò raggiungendo l’amico togliendogli il cappuccio e per riuscire nell’impresa dovette prima saltare sulla sedia, usare il tavolo come rampa di lancio e infine gettarsi sulle spalle di Boris. “Ma ti sembra il caso di fargli credere che Babbo Natale è la morte?!”

Julia in quel momento si chiese se erano veramente loro in qualità di ospiti quelli strani o i padroni di casa li battevano.

 

Kei sbuffò togliendosi tutti i batuffoli bianchi cotonati da dosso mentre camminava ritornando al suo ingrato compito delle letterine. Rei era andato a chiedergli aiuto per dividere Takao e Lai che a colpi di bey cercavano di stabilire chi dovesse avere il diritto di utilizzare i sacchetti di neve finta. Il risultato era stato: nessuno. I due erano arrivati a lanciarsi i rispettivi beyblade per stabilire il vincitore ed i sacchetti erano stati distrutti nello scontro. La collisione dei due bey aveva fatto schizzare anche i nastri in tutte le direzioni creando una gran confusione, Miguel e Ralph si erano uniti alla conteziosa lotta cercando di porvi freno ma il risultato era stato Dragoon scagliato a gran velocità verso Hilary. La ragazza si era spostata appena in tempo, probabilmente senza l’intervento di Dranzer non ci avrebbe rimesso solo il taglio alla gonna, ma proprio per lo spacco sul vestito come un’indiavolata aveva iniziato a tirare loro addosso qualunque cosa le capitasse a tiro.

L’unico lato positivo per Kei era stata la spaccatura dalla quale aveva intravisto le gambe della ragazza, cosa che gli aveva fatto perdere la concentrazione finendo schiacciato miserabilmente per terra da Takao.

Rientrò affranto in quell’incubo di richieste natalizie e per poco non si scontrò con Yuri, che a sorpresa non lo uccise. Il rosso salutò il compagno di squadra uscendo in tutta tranquillità dalla stanza in cui sembrava essere passato un ciclone.

Alla sua muta domanda rispose Julia che caricatasi di tutto il suo materiale si apprestava ad uscire. “È passato Boris”, di certo non si aspettava che con quelle tre semplici paroline il bicolore avrebbe annuito con aria solenne, come se sedie rovesciate e colori gettati alla rinfusa fossero all’ordine del giorno.

“Buon natale Kei” sussurrò Yuri sorpassando il povero sventurato con un tono fin troppo allegro per essere il suo.

“Yuri andiamo nella stessa direzione potresti darmi una mano?” urlò la spagnola incerta correndo dietro al russo sotto lo sguardo indagatore di Hiwatari, ma il tutto gli fu chiaro quando rivolse la sua attenzione all’interno della stanza verso il regalo che una bambina gli stava porgendo contenta. Sì irrigidì all’istante ripetendosi mentalmente che l’accusa di infanticidio in tribunale poteva risparmiarsela.

“Questa è per te Kei!” La sua sciarpa bianca come la neve era diventata la tela bianca di quelle pesti, cosparsa di schizzi rossi e verdi con tanto di toppa raffigurante babbo Natale cucita con cura al centro. Alle estremità erano state poste delle palline di stoffa rosse e dotate con piccoli campanellini.

Ivan vide la mano stringere convulsivamente il pezzo di stoffa mentre il suo proprietario cercava di non perdere il controllo e si chiese perché fosse stato talmente incosciente da rimanere in quella stanza.

 

Julia camminava accanto al gelido russo cerando di non perdersi in quel groviglio di corridoi per lei tutti uguali.

“Perché mi stai seguendo?” alla domanda del rosso sobbalzo, si era incantata a guardare il movimento ondeggiante dei capelli. Quell’aspetto lo rendeva meno minaccioso del solito nonostante l’intensità di quegli occhi azzurri intenti a trafiggerla da parte a parte.

“Non ti sto seguendo, solo non voglio essere uccisa da Kei per quello che mi hai fatto fare. Quindi ti uso come scudo in caso di pericolo” esultò mentalmente per la scusa perfetta che aveva trovato per passare il tempo in sua compagnia mentre cercava di non far cadere i birilli colorati in bilico fra le sue braccia. Non poteva certo dirgli che aveva un senso dell’orientamento da far schifo.

Yuri assottigliò gli occhi, voleva stare da solo ma nonostante si ripetesse quella frase come un mantra nella testa, non riusciva a dispiacersi per la compagnia della ragazza.

“Fai come ti pare ma io non ti ho obbligato. Quindi non sono tenuto ad aiutarti nel caso Kei voglia ucciderti”.

Julia si fermò in mezzo al corridoio offesa pronta a cantargliele ma finì per perdere l'equilibrio insieme a tutte le sue cose, spintonata da un ragazzo biondo.

“Ma guarda dove vai! Sono attrezzi di gran valore questi!”

“Oh, mi dispiace averla urtata signorina. Le mie scuse per questa gaffe, sto sfuggendo da un pericoloso individuo, spero di avere occasione di parlarle con più calma. Mi dispiace non poterla aiutare a trasportare tutta questa roba.” Gianni concluse le sue scuse afferrando la mano di Julia per adagiarvi un bacio dopo averla aiutata ad alzarsi, sotto il suo sguardo sconcertato e quello infuocato del rosso.

“Non fa nulla, tranquillo” rispose incerta la castana osservando l’italiano allontanarsi dopo aver guardato in cagnesco il ragazzo accanto a lei.

“Muoviamoci. Se devi perseguitarmi almeno sbrigati a camminare anziché stare lì imbambolata” il tono brusco del russo le fece salire il sangue al cervello, chi si credeva di essere per darle ordini.

“Potresti anche darmi una mano anziché fare il capetto dispotico!” rispose a tono avvicinandosi a pochi centimetri da lui.

“Potresti portarti meno roba così non dovresti chiedere aiuto agli altri. Sei tu quella che mi vuole stare appiccicata a me non il contrario.”  Julia boccheggiò in cerca d’aria “Era così evidente quello che provava?

“Stai insinuando qualcosa?” il tono leggermente isterico tradiva il suo tentativo di mostrarsi indifferente.

“Chi lo sa” rispose enigmatico prendendo uno dei borsoni che la ragazza aveva abbandonato lì a terra “Vogliamo andare mademoiselle?” aggiunse ironico sottolineando l’ultima parola in una nota simile alla voce di Gianni e indicandole con un gesto della mano il corridoio “Prima le signore”.

La madrilena raccolse la roba restante e avanzò imbufalita più di prima, come si permetteva di prenderla in giro in quel modo chiese a sé stessa mentre con la coda dell’occhio sbirciava alle sue spalle per assicurarsi di essere seguita anche se non sapeva dove stesse andando.

Yuri prese il cellulare vibrante dalla tasca aprendo il messaggio appena ricevuto “Posso perseguitare Gianni a modo mio senza trovarti a farmi il terzo grado? Giusto un po’”, ripensò alla scena di poco prima e si sentì assalire dalla rabbia ricordando il sorriso della spagnola al baciamano di quel don Giovanni. Infilò nuovamente il telefono in tasca dopo un laconico “Divertiti”.

 

Nella cucina del monastero la situazione si stava complicando, Sergey da solo non riusciva a tenere al sicuro dai blader ingordi le prelibatezze poggiate sul tavolo.

Dopo aver lasciato la spagnola davanti il bagno con tutta la sua attrezzatura, senza dire nulla Yuri era andato via verso per l’appunto la cucina. Sapeva che Julia doveva prepararsi per uno spettacolo insieme al fratello per far contenti i bambini nella palestra del monastero e non rientrava nei suoi interessi quel genere di frivolezze. “Ma c’è Julia”

Ciò che Yuri spera di trovare lì era un po’ di pace, ma la realtà fu più sconcertante. Sergey in piedi davanti al tavolo ricolmo di pietanze provenienti dalle tradizioni di varie nazionalità brandiva un mestolo in posizione di attacco. Dinanzi a lui Max con occhi spiritati osservava i kozuli(**) stringendo un tubetto di maionese mentre Takao e Daichi sembravano avere il dono dell’ubiquità quel giorno. Pronti come due corridori alla partenza si leccavano i baffi puntando la loro meta golosa.

“Non ti azzardare a decorare con quell’oscenità i miei preziosi kozuli. I bambini li hanno rifiniti con tanto amore” sbraitò il biondo muovendo pericolosamente il mestolo. Yuri senza rendersene conto sorrise a quelle parole, pensando a come quello più minaccioso di stazza fra loro, in realtà fosse quello dal cuore più buono. Guai a chi toccava quei piccoli cicloni.

“Voi altri provate a saltare qui vicino ed è l'ultima cosa che farete.” I due nipponici si guardarono incerti, chiedendosi se quei dolci valessero la loro vita, non credevano di riuscire a contrastare anche se in maggioranza numerica, quel colosso armato.

In fondo alla sala Kiki e Mao cercavano di mantenere fermo Gao diventato ingestibile a causa del profumino delizioso all’interno della stanza. Nessuno avrebbe mai creduto possibile trovare Sergey con un grembiule addosso dietro i fornelli, ovviamente il presidente Daitenji, i genitori di Max e nonno Jey si erano offerti di aiutarlo ma erano stati gentilmente allontanati dalle manie di controllo del russo.

Una massa di capelli castani oscurò per qualche secondo la vista di Yuri sparendo velocemente inghiottita dalle pieghe color ocra del divano, la fragranza al cioccolato era però inconfondibile. La madrilena nascosta con l'indice sulle labbra lo pregava di far silenzio nascosta alla ben meglio in un angolino fra il muro e il divano. Anche gli altri avevano smesso di lottare e osservavano la ragazza perplessi ma nella distrazione Max azzardò il furto di un dolcetto ricevendo una mestolata sulla mano.

“Ho occhi anche sulla schiena”.

Takao scoppiò a ridere seguito da Daichi quando Kei con la sua sciarpa personalizzata entrò nel loro campo visivo. “Dov'è Julia?” chiese minaccioso il platinato ai presenti che cercavano con pessimi risultai di non scoppiare a ridere anche loro. Sergey fece spallucce non interessato alla faccenda, continuando a dedicarsi alle sue creazioni mentre Yuri che sembrava l'unico dotato di autocontrollo rispose calmo indicando i vari blader “Sicuro non qui in cucina dove puoi trovare soltanto bestie fameliche desiderose di cibo.”

“So che la mente di questo sei tu.” rispose tagliente l'altro indicando la sciarpa “Anche se i bambini hanno detto che è stata Julia a metterci mano lo so che è opera tua. Figurati se ti tradiscono”. Esclamò il tutto putandogli il dito contro facendo tintinnare i campanellini penzolanti al collo.

“Sei un tipo sveglio, allora la prossima volta non toccare le mie cose Hiwatari” stava diventando difficile controllarsi con quelle risate soffocate in sottofondo.

“Oh tranquillo, farò di meglio” Kei si avvicinò di volata al tavolo di lavoro di Sergey prendendo la bomboletta spray decorativa per dolci, e voltandosi con un ghigno poco raccomandabile la spruzzò sul volto del suo ex capitano. Yuri colto alla sprovvista chiuse gli occhi cercando di afferrare a vuoto la bomboletta mentre Takao e Daichi stavano annaspando pur di non farsi sentire La squadra cinese pensò che era iniziata una guerra e numerosi oggetti e ingredienti cominciarono a volare in tutte le direzioni. Sergey con il suo corpo faceva da scudo ai suoi preziosi dolci mentre tossicchiando Yuri riuscì finalmente a far cadere la bomboletta che rotolò fino ai piedi del divano dove venne prontamente raccolta da Julia.

Kei osservava divertito il suo ex capitano ricoperto a spruzzi sul viso dal colorante alimentare verde e panna montata rossa lanciata da chissà dove “Guarda come sei carino ora, sembri un albero di natale.” Una cosa il nippo-russo dovette riconoscere a sé stesso, non gli aveva visto nemmeno estrarre il caricatore di Wolfborg ora puntato a pochi centimetri dalla sua faccia “Rifallo e questo sarà il tuo ultimo Natale” Il tono pacato con cui Yuri disse quella parole irrigidì i presenti intenti a guerreggiare, ma il suo aspetto attuale non gli dava molta credibilità.

In fin dei conti alla sua vita ci teneva ancora e la soddisfazione di averlo fatto arrabbiare l'aveva avuta, pensò fra sé il bicolore alzando le mani in segno di resa prima che quella finta pistola gli spaccasse la testa. La tensione nell'aria si frantumò al suo del cellulare di Julia ormai costretta a venir fuori dal suo nascondiglio. Rispose in tutta fretta maledicendo il fratello per il suo scarso tempismo.

Raul al telefono nell’ansia più totale le urlava di muoversi perché erano in ritardo per il loro spettacolo “Si Raul, calmati non è morto nessuno arrivo subito”. Chiuse la chiamata uscendo definitivamente dal nascondiglio con il suo vestito velato da odalisca e passando accanto ai due litiganti, attirò involontariamente la loro attenzione sul suo corpo coperto da quel tessuto provocante.

“Deduco quindi che tu rientri nella categoria bestia famelica” constatò l’argenteo ancora sotto tiro alludendo alle parole precedenti “Sappi che me la pagherai per la sciarpa”.

“Devo aver perso la testa fin troppo” pensò Julia sospirando pesantemente e infilando la mano nel borsone “Ah, cosa mi fa fare l’amor”. Cercando di essere il più veloce possibile aprì il barattolo verde dei suoi colori per il body painting durante le esibizioni e ne rovesciò il contenuto sulla testa del bicolore sotto lo sguardo attonito degli altri.

“Se lui è un albero di Natale, tu sei il Grinch” incurvò le labbra in un sorrisetto di sfida chiudendo il tappo del contenitore “E ad essere sincera trovo più affascinante Yuri” concluse mandandogli un bacio con la mano e svanendo nel corridoio rossa in viso, non guardando neanche per una volta verso Yuri che con il caricatore ancora sospeso a mezzaria osservava il volto di Hiwatari mordendosi il labbro inferiore per non scoppiare per la prima volta a ridergli in faccia. Kei avvertiva chiaramente quel liquido scivolargli dai capelli fino alle spalle scorrendo sul viso trasfigurato in una maschera di rabbia, con poca grazia scostò il caricatore dal suo viso trovandosi due occhi limpidi e incredibilmente lucidi per le risate trattenute.

“Secondo me a Julia l'aria del monastero fa male. Trovare Yuri affascinante bah” osservò Daichi a braccia conserte annuendo con vigore alle sue stesse affermazioni. Takao si grattò la nuca cercando di aiutare il suo amico vibrante di collera “Ho trovato! Kei se vuoi rilassarti devi partecipare alla nostra decorazione di natale! Dimostrerai così di essere più affascinante per il tuo buon gusto” Lo sguardo ametista omicida e spaventato allo stesso tempo, fu uno dei più bei regali di natale per Yuri, o almeno lo credette finché Marjia non entrò nella stanza con la videocamera in mano per avvertirli dell’inizio dello spettacolo. L’urlo spaventato della bambina riecheggiò nella stanza dopo aver visto lo stato dell’attuale tricolore “Aaaah, il Grinch!”

La rude e fragorosa risata di Sergey esplose nella stanza mentre i non autoctoni si guardavano fra loro non avendo capitato cosa la bambina avesse detto, ma dalla postura di Kei pensarono non dovesse essere nulla di positivo. Yuri alzò di scatto il collo della sua maglia sulla bocca scivolando lungo il muro e ridendo in modo più contenuto rispetto al compagno di squadra. Persa la presa sul caricatore di Wolborg per trattenersi il più possibile cercava di darsi un contegno con le mani.

La bambina guardava estasiata gli occhi azzurri divertiti del ragazzo, brillanti più che mai, intento ad alzare sempre di più il collo della maglia per soffocare le risate con scarsi risultati. Lei non l’aveva mai visto ridere così. Takao e Daichi si scambiarono un’occhiata spaesata osservando i due russi intenti a contorcersi mentre Mao pensava dispiaciuta allo spettacolo che l’amica si stava perdendo soprattutto quando il russo rassegnato aveva perso la presa sulla maglia ridendo per davvero.

 

“Ti ho detto di no” rispose Boris per l’ennesima volta passandosi una mano sui capelli, aveva finalmente abbandonato il suo ruolo della morte personificata dopo aver terrorizzato quasi a morte la sua vittima e ora il karma sembrava volersi vendicare.

“Ma devi premere solo un tasto!” rispose Julia sbuffando girandogli attorno come un avvoltoio pronto a saltare sulla sua preda “Non ti costa nulla!”

“Mi costa la vita fare una cosa del genere!” perché quella ragazza non voleva capire i guai in cui lo metteva con quella richiesta assurda “E non girarmi in tondo a questa maniera, con la scollatura che ti ritrovi mi fai venire strani pensieri”.

Julia di scattò arretrò portandosi le braccia al petto “Sei un pervertito!”. Il platinato ghignò in risposta, finalmente era riuscito a liberarsi di quella piattola spagnola, ancora non si capacitava di come fosse l’unica a mostrare quella confidenza con tutta la squadra russa. “Vinta la resistenza del capitano, cosa vuoi che siano gli altri” gli rispose una vocina nella sua testa.

Raul si sbracciò al di sotto delle piccole file di spettatori attirando l’attenzione della ragazza che dopo aver rivolto un’occhiataccia al suo avversario raggiunse il centro della stanza. Da quell’angolazione vedeva tutti i blader e i bambini del monastero riuniti lì per vederli, ma lui ancora non c’era.

Rimasto solo nel corridoio che portava alla palestra, il centro di quei pensieri ripensava alle parole della madrilena chiedendosi cosa intendesse per “affascinante”. Non che in passato si fosse interessato molto al parere delle donne su di lui, ma in questo caso ne era incuriosito. Marjia al suo fianco saltellava allegra tirandolo per la mano intimandogli di far presto, avevano perso già abbastanza tempo aspettando che il russo si ripulisse il viso.

Dei rumori provenienti dalla stanza di Boris attirarono la sua attenzione e sperò di non trovarlo mascherato di nuovo come iettatore o nell’atto di uccidere l’italiano, aveva pur sempre una bambina con sé. Abbassò la maniglia sotto l’invito della piccola che voleva tutti presenti allo spettacolo, ormai era stata totalmente corrotta dai giochi degli spagnoli.

Davanti a suoi occhi Yuri vide Emily sul letto intenta a tirare velocemente il lenzuolo fin sotto il mento per coprirsi mentre Michel a torso nudo cercava di darsi un contegno coprendosi le parti intime con la coperta.

“Cosa succ-“ le parole della piccola sportasi oltre il ragazzo vennero interrotte dalla mano del russo che repentinamente le aveva coperto gli occhi attirandola a sé.

“Non è come sembra” sussurrò la ragazza nel panico cercando con le mani gli occhiali mentre Marjia provava a scostare il peso dai suoi occhi. “No?” rispose il rosso ironico di rimando guardando il letto aggrovigliato del suo amico, pregustando la sua reazione quando gli avrebbe detto quella piccola storiella.

“Yuri perché mi hai coperto gli occhi?” chiese ingenuamente la piccola sbuffando e alzando la testolina verso di lui procurandogli quasi un attacco di panico.

“Vedete di sistemare tutto qui dentro” intimò lui in risposta ai due americani sbattendosi la porta alle spalle e lasciando finalmente libera la piccola.

“Che stavano facendo lì dentro?” domandò nuovamente con la curiosità tipica dei bambini. Il russo la prese in braccio guardandola con estrema serietà “Cose brutte. Stavano tradendo Babbo Natale con cose che a lui non piacciono. Tu volevi far arrabbiare Babbo Natale?” Marjia spaventata scosse il capo con furia e chiese preoccupata “Quindi ora babbo natale è arrabbiato con loro?”

Yuri annui maledicendosi per non aver trovato una scusa migliore. “Non sei nei guai anche tu?!” aggiunse preoccupata dopo poco “No tranquilla”

La bambina rincuorata sgusciò via dalle sue braccia riprendendo la corsa con più foga “Muoviamoci!”

Nella palestra il capitano della Neoborg si deliziò del siparietto due file sottostanti rispetto alla sua, Gianni semi svenuto e con gli abiti malridotti sbiascicava parole senza senso mentre Olivier gli faceva aria con un foglio. “Cosa gli hai fatto?” chiese verso Boris seduto accanto a lui a braccia conserte con l’aria contrariata “Io niente. Ha fatto tutto da solo, si è spaventato a morte cadendo dalle scale senza che io potessi toccarlo con un dito”.

Yuri scosse la testa divertito, se Boris non faceva soffrire qualcuno non era contento nemmeno a Natale ma lui non era da meno, doveva vendicarsi ancora per il casino da lui creato “Ho io una bella scusa per te, dopo te la dico”. L’argenteo incuriosito chiese con aria ammiccante “Cos’è che non puoi dirmi ora? Vuoi portarmi in un letto?”.

“No!” Marjia lì accanto balzò in piedi terrorizzata “Non si fa! Sono cose brutte che non piacciono a Babbo Natale!”.

Yuri si batté una mano sulla fronte disperato per la scusa improvvisata poco prima mentre Boris credeva di essersi perso un pezzo importante vedendo il capitano accampare strane spiegazioni per la bambina “Cosa è successo?”

“La ragazza dai capelli arancioni insieme al suo compagno di squadra erano insieme sul tuo letto e Yuri mi ha detto che è una cosa scorretta nei confronti di Babbo Natale! Quindi è meglio non portarti Yuri” il moscovita preso in causa fece spallucce giustificandosi per la scarsa fantasia mentre l’altro era improvvisamente impallidito, inorridito da quella notizia.

“Io li amma-“ si bloccò notando lo sguardo della piccola puntato su di sé “Io li ammonirò per questa cosa, sì!”. Marjia annui convinta in risposta prima di prendere nuovamente posto accanto a Yuri, era stato annunciato l’inizio dello spettacolo.

Nel momento in cui Julia alzò nuovamente l’attenzione verso gli spalti sì scontrò con quelle pozze ghiacciate puntate nella sua direzione, continuando a volteggiare con il nastro fece tintinnare i bracciali dorati per la gioia dei bambini. Il russo era rimasto completamente rapito dall’effetto vedo non vedo del vestito e dai sinuosi movimenti delle braccia della ragazza intenta in quel momento a lanciare i birilli con il fratello. Aveva la sensazione che il suo sguardo fosse indirizzato verso di lui o forse semplicemente desiderava che fosse così. Non credeva che quelle poco prima definite mere frivolezze ora tenessero il suo sguardo incollato e la sua completa attenzione.

Bori infatti sbuffò all’ennesimo tentativo di attirare l’attenzione del capitano, aveva fatto una serie di commenti sullo spettacolo senza ottenere risposta “Ma ti sei incantato?”. La testa castana di Marjia seduta accanto a Yuri fece capolino sporgendosi in avanti “Secondo me si” disse con aria vispa guardando prima la ragazza poi il ragazzo “Anche prima si è messo a ridere per una cosa fatta da lei!”. L’argento strabuzzo gli occhi, Yuri che rideva? Evento più unico che raro. “Dici davvero?” si sentiva come una vecchia di paese pronto a fare gossip sul suo compagno di squadra che a quanto pare sembrava non sentirli “Sì! Ho le prove!” esclamò la piccola contenta mostrandogli la piccola videocamera “Era ancora accesa quando sono entrata in cucina!”

Boris la prese con foga e avidamente guardò il filmato mentre Marjia aveva nuovamente rivolto la sua attenzione ai piccoli giochi ottici messi in atto dai due fratelli. Il platinato mise in pausa il video proprio nel momento in cui c’era il primo piano del suo capitano “E meno male che non li voleva qui” sussurrò scettico attirando involontariamente l’attenzione del capitano con il movimento della videocamera.

I due si guardarono negli occhi prima che il rosso facesse due più due nella sua testa scattando verso la mano repentinamente allontanata da Boris con l’intento di appropriarsi di quel filmato.

“Boris, mollala.” Il tono perentorio non intimidì l’altro che si liberò dalla presa alzandosi in piedi con l’intento di allontanarsi ma lo sgambetto di Yuri gli fece perdere l’equilibrio ritrovandosi a terra, ciò che il rosso non aveva considerato era l’eccessiva lunghezza delle gambe di Boris e a sua volta cadde addossò all’amico che emise un gemito.

Yuri protese il braccio riuscendo a sfiorare la videocamera ma la spinta del bacino dell’altro lo scaraventò sulla gradinata sottostante, non demordendo afferrò il suo braccio portandolo con sé nella caduta e perdendo quasi il respiro per i chili in più dell’altro. Le gradinate erano riempite ad alternanza e in quella successiva nel loro gioco di gambe e di braccia alimentate dalle imprecazioni in russo finirono per travolgere il povero Miguel che si beccò una ginocchiata nello stomaco mentre Lai una botta in testa. Alla fine a prevalere fu Yuri, messosi a cavalcioni su Boris gli aveva bloccato le braccia accanto alla testa in evidente affanno per lo sforzo non rendendosi conto di essersi spinto fin troppo oltre. Al colpo di tosse incerto di Raul e al silenzio piombato nella stanza i due si accorsero di essere giunti ormai ai piedi della coppia che si stava esibendo. Il moscovita alzò lo sguardo accanto a sé dove c’erano i piedi nudi della ragazza e da quell’angolazione il respiro si bloccò. Sentì le guance calde trovandosi quasi a guardare inavvertitamente sotto la gonna della ragazza. Boris approfittò di quell’attimo in cui la presa si era affievolita per scostarsi di dosso il suo capitano gettandolo di proposito verso Julia che in precedenza vedendo la direzione dello sguardo del russo aveva preferito inginocchiarsi. I due finirono a rotolare insieme mentre Boris non considerato da nessuno armeggiava con la videocamera.

La ragazza strizzò gli occhi per il dolore della botta, una volta fermatasi cercò di alzarsi facendo perno sulle braccia e quasi le venne un colpo quando capì di aver messo le mani sull’intimità del ragazzo. Si rizzò in piedi di scatto con il volto in fiamme sotto lo sguardo spaventato di Raoul preoccupato per le sue condizioni, rifiutandosi di voltarsi verso gli altri conscia di avere i loro sguardi su di sé per lo spettacolo fuori programma. Yuri ancora disteso per terra credeva di aver perso la capacità di respirare, la mano della ragazza gli aveva procurato un brivido lungo il corpo non indifferente, quella stessa ragazza intenta ad osservarlo anche in quel momento ma accortasi di essere stata scoperta aveva distolto lo sguardo imbarazzata. Il rosso si alzò con calma, misurando di proposito i movimenti e ringraziò mentalmente Sergey per il suo arrivo dove annunciava la pausa per fare uno spuntino. I bambini corsero contenti verso di lui e anche gli altri spostarono la loro attenzione altrove. Nessuno osava fare battutine dato lo sguardo omicida di Yuri rivolto a Boris.

“Me la pagherai” sussurrò a denti stretti puntandogli un dito al petto e strappandogli la videocamera dalle mani con poca grazia, “Come se ti fosse dispiaciuto!” rispose divertito l’altro facendo imporporare quel colorito niveo. Dopo un’ultima occhiataccia Yuri uscì dalla stanza senza guardare in faccia nessuno, quando non fu più nel suo campo visivo Julia si avvicinò come una furia verso il platinato “Cosa volevi fare eh?!”

Boris non arretrò sorridendo beffardo “Non mi avevi chiesto la foto che gli avevo scattato stamattina? Ho fatto di meglio dovresti ringraziarmi.” La spagnola era pronta a tiragli in testa uno dei birilli ma si fermò vedendo una piccola memory card nel palmo della mano che Boris le tendeva “E non si dica che non sono buono a Natale”

Infondo lui ringraziava quella ragazza, era riuscita a modo suo a tirare fuori quella parte d’animo del suo migliore segregata e chiusa da porte blindate da anni.

 

Vuota. Quella maledetta videocamera era vuota, la memory card era sparita. Strinse nervoso la presa sull’oggetto metallico rimanendo seduto sul parapetto intorno alla sommità del monastero dondolando le gambe penzoloni nel vuoto.

“Stai per tentare il suicidio?’” la voce melliflua di Kei giunse ovattata alle sue orecchie, Yuri era troppo impegnato a maledire il compagno di squadra per accorgersi della nuova presenza in anticipo.

“Ti piacerebbe”

L’altro fece spallucce, in realtà gli era passata la vena omicida nei confronti del russo. Hilary aveva affermato con gioia di adorare quel tema natalizio, secondo lei gli donava e lei dispiaceva vedere quella sciarpa distrutta per colpa di qualche scaramuccia. Improvvisamente aveva cambiato idea decidendo di tenerla addosso. “Se mi avvicino mi butti giù?”

Yuri accennò un sorrisetto continuando a dargli le spalle “No, al momento devo uccidere Boris. Uno per volta”

Il nippo-russo raggiunse l’altro poggiandosi di spalle al muretto “Per lo scherzetto con la spagnola? Non mi guardare così è il nuovo gossip del monastero”. Yuri sbuffò gettando malamente la videocamera sullo spiazzo del tetto inspirando a pieni polmoni quell’aria gelida mentre Kei si strinse nella sciarpa “Sembra scontato chiederti se hai freddo solo con quel maglioncino?”

Il moscovita inarcò scettico un sopracciglio voltandosi finalmente verso il suo interlocutore “Kei che cosa vuoi?”, il bicolore ricambiò lo sguardo sorridendo in modo criptico “Sei sparito da ore, Ivan pensa che lo hai preceduto in Norvegia, Sergey non si dà pace perché non hai assaggiato i suoi biscotti, Boris ha quasi ucciso Michael con uno sturalavandino e Julia decora la stessa pallina di natale da ore. Direi che è il caso tu ti faccia nuovamente vivo, a quanto pare non riescono a gestire il tutto e a stare senza di te”

Il rosso soppesò le parole concentrandosi soprattutto sulla figura della spagnola “Perché Kei l’aveva nominata? Cosa importava a quella ragazza se lui era o meno lì presente?”

“Devo prima trovare un modo per vendicarmi di Boris” rispose dopo attimi di silenzio guardando i piccoli fiocchi di neve da poco iniziati a cadere dal cielo sempre più buio.

“Oh per questo posso aiutarti” il sorriso sadico di Kei non ebbe nulla da invidiare a quello del russo una volta saputo il piano malefico da mettere in atto. Il russo non riusciva a capire il rapporto che avevano instaurato, probabilmente era una reciproca convenienza.

Dopo aver lasciato Kei preparare il piano si era diretto verso l’ingresso della stanza adibita a sala della guerra, ora addobbata anche sulla porta. Stava già pensando di ritornare più tardi quando Julia uscì con aria affrante e prima che la porta si chiudesse del tutto Yuri giurò di aver sentito una nuova canzoncina personale intonata all’interno.

Gli occhi verdi della ragazza si spalancarono per la sorpresa riacquistando vitalità trovandosi il russo a così poca distanza. Rimase immobile come una statua di sale a fissarlo senza dire una parola. Si sentiva una completa imbecille, infondo non aveva fatto chissà cosa, era stato tutto un errore di certo non voleva imbarazzare il russo di sua iniziativa, sempre che si fosse sentito a disagio, pensò spostando il peso da un piede all’altro.

“Yuri, scusami per prima non era mia intenzione” biascicò a disagio mentre il russo le si avvicinava ancora di più fermandosi con lei davanti la porta “Sono caduta e non ho fatto caso a dove mettevo le mani!”. Il russo la bloccò con un gesto prima che lei potesse continuare con quel fiume di parole “Non hai ucciso nessuno Fernandez”

“È tornato al cognome” in un solo gesto aveva mandato all’aria tuto il lavoro di quei mesi per avere più confidenza con lui. Non voleva di certo iniziare d’accapo tutto per una sciocchezza “Ce l’hai con me per caso?”

“No” Yuri non ce l’’aveva con la ragazza in quanto tale, non riusciva a capire in quale categoria di rapporto sociale dovesse inserirla. Quella in cui inseriva coloro a cui voleva bene l’aveva esclusa a priori, considerando la sua squadra probabilmente aveva distorto un po’ il significato generale del termine, sicuramente non l’odiava e ne andava fuori un’altra, non era una delle semplici conoscenze del campionato dato che appariva nella sua testa più volte del previsto, quindi dove collocarla? Da quando l’aveva rivista rimuginava sulla faccenda senza trovare una risposta soddisfacente e questo lo stava facendo impazzire facendolo essere scostante. Accanto a lei si sentiva bene. Una sensazione tanto banale quanto complicata per Yuri, aveva paura fosse effimera e da un momento all’altro potesse svanire rivelandosi un mero sogno a cui si era appigliato.

“E per cosa allora?” Julia pensò alle parole d sua madre riguardo la sua eccessiva curiosità “Un giorno finirai nella bocca di un lupo impicciona come sei”, ironica come situazione dato che l’aveva davanti e voleva finirci sul serio.

“Odio il Natale” lo sguardo della spagnola si incupì a quelle parole assumendo però quella nota di dolcezza tanto diversa da quella che mostravano il resto delle persone alla medesima affermazione “Perché non sei abituato vero? Ora però ci sono dei bambini con la loro carica d’attesa per il regalo, l’atmosfera gioiosa per questa festa, il voler condividere insieme alla propria famiglia dei momenti e la loro famiglia siete tu e la tua squadra. Capisco che ti sia trovato scombussolato da tutto questo. Al di là dello scopo commerciale è una festa per stare insieme e so che il nostro arrivo è sembrato una sciagura sulle vostre vite, ma l’intento era farvi sentire meno soli.” “Farti sentire meno solo”

Julia si era fermata solo per riprendere fiato con un sorriso dolce sulle labbra “Il natale è amore, pace e felicità, basta un piccolo gesto volontario oppure no per migliorare la giornata a qualcuno.” Si attorcigliò nervosamente una ciocca di capelli “Sai ho visto il video girato in cucina dalla piccola, io sono felice di essere riuscita a farti ridere. Sei più bello quando sorridi” Arrossi alla sua ultima affermazione decisa a non abbassare lo sguardo davanti alla malcelata sorpresa negli occhi di Yuri.

Il russo pensava di essere in piena estate con il sole scottante dell’ora di punta, le parole della ragazza dette con così tanta sincerità senza malizia ma piene di dolcezza lo avevano scosso. Non ricordava di aver visto qualcun altro rivolgergli un sorriso così caldo e amorevole capace di fargli battere il cuore. “Quindi, in quale dannata categoria dove collocarla ora?”

La madrilena imperterrita anche se non riceveva risposta sapeva di essere ascoltata attentamente e continuò indicando un punto sopra le loro teste “Lo vedi quello? È vischio, una pianta tipica durante queste feste e ha le sue radici nella tradizione celtica. Si dice fosse in grado di allontanare sventure e malattie e ora si usa come buon augurio per il futuro. Vuoi un po’ di fortuna nella tua vita?” Yuri annui assorto rapito da tutte quelle parole, non aveva mai creduto nella fortuna ma avrebbe tanto voluto vivere una vita più rilassata e tranquilla. Julia colse la palla al balzo e con il cuore a mille si avvicinò al moscovita sussurrando “Come buon auspicio per il futuro se due persone si trovano sotto il vischio è consuetudine scambiarsi un bacio”, poggiò le sue labbra sulla guancia del ragazzo e si sorprese del calore rovente emanato dalla pelle candida.

Yuri non sentiva più nulla oltre il battito martellante del suo cuore, non era da lui farsi coinvolgere così tanto emotivamente con la sua parte razionale sparita ormai chissà dove.

Quando le labbra della spagnola si allontanarono si sentì perso, non voleva porre fine a quel contatto così presto “In Russia non ci si bacia così”. Le parole gli uscirono prima che il suo cervello potesse elaborale, dette con un fil di voce giunsero alle orecchie della ragazza provocandole un brivido. Julia inclinò la testa di lato rimanendo comunque a pochi centimetri dal russo, convinta di aver fatto un danno e estremamente curiosa “Ossia?”.

Gli occhi verdi si sgranarono quando sulle labbra sentì premere delicatamente quelle di Yuri, un semplice bacio a stampo certo ma avrebbe voluto urlare dalla gioia. Alzò le mani affondando nei capelli cremisi slanciandosi sulle punte aderendo meglio a quel corpo diafano che delicatamente la cingeva sui fianchi. Chiusero gli occhi persi in quel subbuglio emotivo congiungendosi in quel bacio tanto atteso segretamente quanto insperato.

Boris poggiato al muro si sentiva tanto il terzo incomodo, doveva passare da quella porta ma non voleva rovinare quel momento. Li aveva trovati lì avvinghiati l’un l’altro anche dopo essersi staccati da quel lungo bacio, ansanti intenti a osservarsi negli occhi senza dire una parola. Tossicchiò a malincuore facendoli sobbalzare e dividere frettolosamente sotto l’occhiata stralunata della spagnola e l’improvviso quanto misterioso interesse del capitano per la muratura. “Scusate il disturbo piccoli polipi ma babbo natale deve fare il suo lavoro! Oh oh oh !” esclamò ironico dondolandosi come un pinguino con quel vestito rosso sgargiante e la barba finta mentre il cappello gli scivolava sugli occhi.

“Perché sei ve-” le parole della madrilena vennero bloccate da un’occhiataccia del russo che le ringhiò contro facendola avvampare “Chiedilo al tuo fidanzato”.

“Noi non siamo fidanzati!” esclamarono in coro minacciosi verso il povero babbo natale che se la rideva tra sé “Oh oh oh! E io che giuravo di aver visto un groviglio di lingue! Oh okok Yuri non incenerirmi con quegli occhi, sei diventato quasi del colore dei tuoi capelli”

Julia aveva cercato di porre rimedio alla situazione spiegando che era stato un bacio dettato dal vischio sopra le loro teste, anche se avrebbe preferito dire di volerne un altro. Nel momento in cui la brutta copia di Santa Claus si era però avvicinata al rosso con fare accattivante chiedendo un bacio la situazione era degenerata. Yuri senza troppi complimenti gli aveva mollato un pugno in mezzo allo sterno con il risultato di deviare il baciatore verso la ragazza impietrita sul posto “Non provare a baciarmi!” Boris sorrise enigmatico “Non lo vuoi perché io non sono Yuri?”

“Boris Kuznestov” quando Yuri aggiungeva il cognome significava soltanto: grossi guai. Il Falborg blader arretrò di qualche passo deviando dietro la spagnola e aggiungendo prima di entrare “Ricorda, non fate le cose brutte che non piacciono a babbo natale”. Aprì di colpo la porta annunciando la sua venuta alle piccole pesti che urlavano allegre, bloccando gli istinti omicidi del rosso. Di certo non poteva mutilare Babbo Natale davanti ai bambini.

Julia sorrise nel vedere il quadretto urlante assaltare babbo natale da ogni parte mentre gli altri erano intenti a chiacchierare e giocare, bere e ridere fra loro. Si voltò verso Yuri invitandolo ad entrare con lei per unirsi agli altri, sospirando sconfitto il blader decise di unirsi alla confusione generale, per una volta poteva festeggiare.

 “Julia, dopo dobbiamo chiarire una cosa” disse serio rivolto verso la ragazza impaniata pensando a qualche frecciatina malefica per quello accaduto fra loro, di certo non voleva dimenticarlo o lasciarlo come un episodio vago “Come ci si bacia in Spagna?”

Julia sentì il macigno cadutole addosso affievolirsi e con un sorriso enorme prendendo una porzione di dolce gliela porse in tono dispiaciuto “Nulla di speciale” aggiungendo poi in tono molto più malizioso “Però posso farti vedere com’è quello in Francia”

Dal fondo della sala Boris gridò “Oh oh oh! Buon Natale!”

 

 

Note dell’autrice:

(E ora? ndYuri in cerca di risposte) (Ai posteri l’ardua sentenza! ndAutrice)

Salve a tutti! Prima di tutto due piccole precisazioni:

(*) so che in Russia non festeggiano il 25 dicembre ma ai fini della storia mi sono presa questa piccola libertà

(**) i kozuli sono dei biscotti russi tipici del periodo natalizio generalmente a forma di animali, esteticamente per le immagini trovate in rete devo dire sono molto carini

Con questa piccola fanfiction volevo cogliere l’occasione per fare i miei auguri di natale a tutti voi che frequentate il forum e leggete, recensite, aggiungete le mie storie fra le preferite/ricordate/seguite, grazie davvero. <3

Mi fa davvero molto piacere e spero di avere una vostra piccola considerazione positiva o negativa (ricordate che a natale si è tutti più buoni!) soprattutto per questo genere positivo e idilliaco che non mi appartiene utilizzando coppie e personaggi da me mai sfiorati.

Buone feste a tutti e alla prossima!

La vostra Aky

 

 

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Takao Aoki, questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

   
 
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