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Autore: Zikiki98    26/12/2018    2 recensioni
- Avevo iniziato a scrivere questa storia qualche anno fa, lasciandola incompleta. La sto modificando e sto aggiungendo delle parti per renderla più piacevole e completa. Potete trovarla sia su Wattpad sia qui su Efp. I primi 9 capitoli li ho pubblicati tutti insieme, in modo che la storia segua lo stesso ritmo della pubblicazione su Wattpad. Spero vi piaccia -
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E se Bella provenisse da un mondo diverso da quello in cui siamo abituati a vederla?
Dopo la battaglia terrificante contro i demoni, avvenuta circa cento anni fa, non si è più sentito parlare di Shadowhunters, ovvero, di Cacciatori di Demoni. Da quella strage di Nephilim, tutte le creature del mondo invisibile, vale a dire vampiri, licantropi, maghi e fate, hanno creduto che si fossero estinti.
E se non fosse così? E se si fossero solo nascosti?
I demoni stanno ripopolando il mondo e la vita, non solo degli esseri umani, ma anche delle creature mitologiche presenti nelle favole dei bambini e nei racconti terrificanti degli adulti, è a rischio.
Chi li manda? Come possono uscire dalla loro dimensione? La terra potrà tornare ad essere un pianeta "sicuro"?
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Instagram: _.sunnyellow._
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FanFiction su Twilight e Shadowhunters.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Clan Cullen, Edward Cullen, Emmett Cullen, Isabella Swan, Quileute | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza | Contesto: Più libri/film
Capitoli:
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THE WORLD OF DEMONS
IL PORTALE DEI DEMONI
12. LOOKS

[POV BELLA]

La lezione di biologia trascorse davvero molto lentamente. Io ero tesa e anche il vampiro lo era, lo sentivo. Il suono della campanella che determinava la fine della lezione, fu un sollievo per me.
Il professor Banner, nonostante i suoi studenti non lo stessero più ascoltando, aggiunse velocemente che a breve ci avrebbe assegnato un lavoro di gruppo e che la prossima lezione saremmo andati a fare una piccola gita, avvertendoci di ritirare i moduli per il consenso in segreteria, da riportare compilati dai propri genitori il giorno seguente.
Nel frattempo, cercai, in fretta e furia, di sistemare tutte le mie cose nello zaino per andarmene alla lezione successiva, ma il professor Banner si avvicinò al nostro banco.
- Signor Cullen, sono felice di rivederla alle mie lezioni. Come si sente? – chiese gentilmente.
Il mio sguardo era mantenuto rigorosamente basso, intenta a non attirare l’attenzione. Tecnicamente, avevo messo in ordine tutto, ma la mia curiosità ebbe la meglio, così alla fine decisi di rimanere per ascoltare la risposta del vampiro.
- Sì, sto molto meglio, grazie – lo sentii annunciare con aria serena – Sono contento di essere tornato, mi mancava la scuola -.
La sua voce mi causò dei brividi che si propagarono per tutto il corpo. Era la prima volta che lo sentivo parlare e aveva un tono talmente dolce, pacato ed elegante… Non lo stavo guardando, eppure soltanto quel suono, mi attirava a lui. Era talmente suadente…
Ero quasi sicura che avesse qualche capacità particolare legata a questo, perché nessun altro di quei vampiri mi provocava quello che mi causava lui. Certo, erano attraenti, come tutti quelli della loro specie, ma Edward era nettamente superiore. Aveva qualcosa in più.
Per l’Angelo, che pensieri sto facendo!
- Mi rende felice saperlo – rispose sincero il professor Banner – È tornato proprio in tempo per svolgere il lavoro di gruppo, almeno la signorina Durwood non sarà costretta a svolgerlo da sola! -.
Quando sentii pronunciare il mio nome, alzai il volto e, regalando un sorriso cordiale al prof, uscii di scena, augurando un generico “buona giornata”.
Una volta varcata la porta dell’aula di biologia, tirai un lungo sospiro e mi sistemai al meglio la cartella sulla spalla.
Secondo l’orario, ora dovevo andare alla lezione di spagnolo, per la gioia della professoressa Goff. L’ultima cosa che volevo era arrivare tardi anche alla sua lezione, così decisi di velocizzare il passo, soprattutto per non darle modo di rimproverarmi, almeno su questo.
Non sapevo esattamente quando fosse cominciato ad importarmi della scuola e dell’opinione altrui, ma a quanto pare questa esperienza mi stava cambiando, senza che me ne rendessi realmente conto. Su questo non sapevo cosa pensare. I cambiamenti non mi piacevano. Eppure vivere qui, frequentare una scuola mondana, mi stava inevitabilmente rendendo una Bella diversa rispetto a quella di qualche mese fa, quella di Iris.
- Isabella! -.
La sua voce idilliaca, alle mie spalle, aveva iniziato a chiamarmi. Con il cuore in gola mi voltai verso di lui.
I capelli rossicci erano spettinati per via del vento e i suoi occhi dorati sembravano molto più chiari sotto la luce naturale che traspariva comunque dagli immensi nuvoloni grigi di quella mattina.
Quando mi raggiunse, con quella sua camminata cadenzata, mi sorrise.
- Volevo solo cogliere l’occasione e presentarmi – disse, guardandomi direttamente negli occhi e facendomi trasalire – Io sono Edward Cullen -.
- So già chi sei – mormoro con una calcolata indifferenza, per poi dargli le spalle e continuare a camminare per la mia strada – Tutta la scuola parla di te e della tua famiglia -.
Naturalmente, mi seguì e mantenne senza troppi problemi il mio passo.
Non so perché, ma mi immaginai le sue labbra piegarsi leggermente in un sorriso divertito, mentre aggiunse – Non sempre le voci che girano su di me, su di noi, sono veritiere -.
- Questo è indubbiamente vero – concordai.
Perché sto perdendo tempo a parlare con lui?! Sono forse diventata stupida?!
- Che lezione hai adesso? – chiese cordialmente.
Probabilmente mi voleva accompagnare all’aula. Probabilmente voleva fare amicizia e, probabilmente, avrebbe sfruttato questa nostra amicizia a suo favore per scoprire informazioni sul mio conto. Non avrò avuto secoli e secoli di esperienza, come lui forse, ma di certo non ero stupida e non sarei caduta in quel suo tranello infantile.
Perciò, mi bloccai e mi voltai verso di lui, guardandolo fissa negli occhi, per quanto mi fosse costato mantenere la concentrazione – Nessuna in comune con la tua. Ti auguro buona giornata, Edward -.
Quella fu la prima volta in cui il suo nome uscì dalle mie labbra. Soltanto nominarlo, smosse qualcosa dentro di me.
Una volta ripreso il controllo delle mie facoltà mentali, mi voltai, ottenendo ciò che volevo, cioè che il vampiro non mi seguisse.
Mi indirizzai verso la lezione di spagnolo, con una strana sensazione alla bocca dello stomaco. Era preoccupazione, ma non riuscivo a capire a chi o a cosa fosse rivolta. Quando finalmente trovai la risposta, dentro di me, avrei preferito non saperla. Ero preoccupata che il mio atteggiamento avesse potuto offendere il vampiro.
Appena lo capii, cercai in tutti i modi di cancellare questo mio stupido pensiero e concentrarmi su quella che ero un tempo. La Bella di una volta non si sarebbe preoccupata di niente e di nessuno, se non della sua famiglia. La missione, dovevo pensare solo ed unicamente alla nostra missione.
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- Vediamo… - pensai ad alta voce, mentre l’addetta alla mensa attendeva impazientemente soltanto che io mi dessi una mossa – Voglio la pasta al sugo, la carne con le patate, l’insalata mista e un pezzo di torta al cioccolato, per favore – subito dopo aggiunsi – Ah, dimenticavo! Anche una bottiglietta d’acqua e una mela, grazie -.
Angela, che si trovava accanto a me e mi stava aspettando con il suo vassoio in mano, carico solo di una misera insalata, una mela e una bottiglietta d’acqua, mi guardava sbigottita. Diciamo che non si era ancora abituata alla mia ricca e abbondante alimentazione. Ma se posso dire la mia opinione, nemmeno io ero abituata a vedere mangiare qualcuno così poco.
Una volta che la donna dall’altra parte del bancone accontentò tutte le mie richieste, riempiendomi il vassoio, la pagai e, insieme alla mia amica, mi allontanai per trovare il tavolo a cui avremmo preso posto quel giorno.
- Io ancora non riesco a capacitarmene – mi disse per l’ennesima volta, facendo lo slalom tra gli studenti – Hai preso talmente tanta di quella roba che sta in bilico sul vassoio! -.
Risi divertita – Esagerata! -.
- Sai, è davvero demoralizzante – continuò, ignorando il mio commento – Io devo stare attenta a qualsiasi cosa mangio, rischiando comunque di assumere due chili in un colpo solo! -.
Mi venne nuovamente da ridere, ma stavolta cercai di trattenermi.
– Ho sempre fame – mi giustificai, semplicemente – Non è colpa mia -.
- Ma a casa mangi? – investigò curiosa.
Alzai gli occhi al cielo, sempre più divertita – Certo! -.
Non sarei mai riuscita a resistere più di qualche ora senza mangiare.
- E allora come… -.
La anticipai – Faccio tanto movimento -.
Annuì tra sé e sé, trovando così una risposta convincente a tutte le sue domande, fortunatamente.
Finalmente, trovammo alcuni suoi amici, Mike, Ben e Tyler, seduti ad un tavolo che si trovava esattamente al centro di tutta la mensa. Non feci in tempo ad avvicinarmi e ad accomodarmi, che Angela si bloccò sul posto. Dato che i ragazzi non mi avevano ancora notata, feci qualche passo indietro per raggiungere la mia amica.
- Che ti prende? – chiesi, palesemente confusa.
Deglutì a fatica – C’è Ben… -.
- E allora? – continuai, non capendo dove volesse andare a parare.
Davvero, non riuscivo a seguire e a comprendere la sua reazione. Ben faceva parte del suo vecchio gruppo di amici, perché si meravigliava così della sua presenza? Era successo qualcosa anche con lui? Dovevo intervenire?
Alla mia domanda, arrossì violentemente, per poi ammettere a voce alta – Ben mi piace -.
Sorrisi leggermente alla sua rivelazione – E dov’è il problema? -.
Abbassò lo sguardo sul suo vassoio – Con tutte le voci che sono girate su di me negli scorsi mesi, a causa di Luke, temo che lui abbia una brutta immagine di me -.
Mi spostai leggermente per mettermi esattamente davanti a lei – Angela, guardami -.
Non si mosse, allora usai un tono un po’ più prepotente – Ti ho detto di guardarmi -.
Aveva gli occhi lucidi e questo mi fece capire quanto ancora soffrisse, quanto ancora si sentisse a disagio, per tutto quello che era successo nei mesi precedenti al mio arrivo.
- Tu non hai niente di cui vergognarti. La colpa di tutto quello che è successo non è tua, ma della persona che ti ha preso in giro – cerco di rassicurarla – L’unico errore che si può dire tu abbia fatto è quello di esserti fidata della persona sbagliata, ma non potevi immaginarlo, non potevi pensare che ti avrebbe trattata in quel modo. Troveremo sempre qualcuno che vorrà avere a che fare con noi per secondi fini, ma la brutta figura la fa chi pensa di poterci prendere per stupide e tutti quelli che danno loro corda. Perciò, togliti dalla testa queste idee malsane, che non sei inferiore proprio a nessuno -.
La vidi fare un lungo respiro profondo, mordicchiandosi il labbro inferiore – Okay, grazie. Quindi, che faccio? -.
- Direi che per prima cosa ci accomodiamo al loro tavolo e iniziamo a mangiare… - mormorai, immaginando già la sua reazione.
Spostai gli occhi sul suo gruppo di amici nello stesso istante in cui sentii il suo sguardo incenerirmi.
- Puoi smettere di pensare al cibo almeno per un secondo, per favore? - .
Annuii, trattenendo una risata mentre continuavo a guardare Ben che, indisturbato, rideva con i suoi amici. Doveva essere un bravo ragazzo, per forza, altrimenti gli avrei spezzato le ossa.
- Intendevo dire… – continuò Angela che, istintivamente, mi fece roteare gli occhi al cielo, senza che se ne accorgesse – mi siedo vicino a lui? Oppure lontana, per non destare sospetti? Lo saluto o faccio finta di niente? - .
L’amore per qualcuno che non facesse parte della mia famiglia non lo avevo mai provato. Non che mi interessasse scoprire che cosa si provasse nel sentirsi completati da un’altra persona, escluso il discorso parabatai ovviamente, ma mi incuriosiva il fatto che questo sentimento tra i mondani fosse così ricercato. Mi incuriosiva, perché non lo riuscivo a comprendere appieno.
Durante la mia vita ad Idris non avevo mai incontrato qualcuno che si fosse sposato e avesse messo su famiglia perché si amava. Il Conclave, dopo le numerose perdite della Battaglia di cento anni fa, decise di procedere con il metodo dell’eugenetica: selezionare i cacciatori più meritevoli e forti, farli sposare, per avere una prole e dei futuri shadowhunters degni di essere chiamati tali. Un altro obbligo che era stato stabilito sempre in quel periodo, era quello di dare alla luce minimo tre figli. Dopo l’Attentato però, non tutte le famiglie riuscirono a raggiungere almeno quel numero, come ad esempio i miei defunti genitori.
Quindi sì, Renée e Charlie non si amavano, erano stati costretti, come tutti gli altri cacciatori, a sposarsi per la patria, unendosi con l’obiettivo di essere degli abili insegnanti ed esempi, crescendo dei figli valorosi e degni del ruolo che successivamente avrebbero dovuto ricoprire nel mondo. Solo con il tempo avevano imparato a volersi bene. Infine, avrebbero dovuto darci un altro fratello, ma purtroppo non fecero in tempo.
Sapevo che un giorno, neanche troppo lontano, sarebbe toccato anche a me: il Conclave avrebbe scelto il mio futuro marito, con il quale poco dopo avrei dovuto cominciare a cercare di avere un figlio. Per quanto l’idea non mi entusiasmasse, ero pronta a farlo, in qualsiasi momento. D’altronde, che cosa potevo farci? Era la mia cultura, questo era quello che fin da piccola mi era stato insegnato, perciò, tutto sommato, lo sentivo giusto. L’idea che il mio destino fosse già stato scritto da altri non mi disturbava semplicemente perché lo avevo accettato già da tempo.
Per questi motivi, non mi interessava scoprire l’amore. O forse, non volevo e basta, perché se fosse stato qualcosa di bello, probabilmente proseguire per la mia strada in favore della patria sarebbe stato più difficile.
- Siediti dove vuoi e salutalo come tutti gli altri – le risposi ad un certo punto, quando il suo gomito incontrò la mia costola per farmi tornare alla realtà.
Non mi fece male, ma fu abbastanza per farmi riprendere lucidità.
Con la coda dell’occhio, notai che stava facendo dei respiri profondi. Ad un certo punto, mi prese alla sprovvista quando iniziò ad incamminarsi a grandi passi, senza di me, al tavolo dove erano seduti Ben e i suoi amici.
Restai totalmente senza parole per la sua reazione improvvisa. Fui costretta a rincorrerla, cercando di non far cadere nulla dal vassoio, nel tentativo di raggiungerla. Non ci misi molto.
Una volta arrivate, ci accomodammo entrambe con disinvoltura ai posti che avevamo scelto e salutammo il resto del gruppo cordialmente.
- Ehi ragazze! – esclamò Mike, per poi aggiungere – Come mai qui? -.
Il mio sguardo tagliente era fisso nei suoi occhi celesti, mentre afferrai una carota dalla mia insalata mista per iniziare a sgranocchiarla – Perché? Non possiamo? Non mi pare che questi posti siano stati occupati da qualcun altro -.
Il povero Mike arrossì violentemente, causando la risata del suo “amicone” Tyler.
Sentii qualcosa schiacciarmi il piede: era Angela.
La guardai confusa. Cosa avevo fatto? Che avevo detto di male?
- Quello che sta cercando di dire – iniziò a spiegare, lanciandomi qualche sguardo di sottecchi – è che Jessica ci ha invitate. È un problema per voi? -.
- Certo che no, ragazze. Siete le benvenute! – rispose Ben regalandoci un caldo sorriso, al quale solo Angela cercò di rispondere, nonostante l’imbarazzo.
Notai che aveva tutto il viso arrossato, come se avesse la febbre, mentre Ben si beccò una forte gomitata nelle costole da Tyler. Quel tizio stava cominciando a darmi sui nervi…
Mi fermai a pensare quanto sarebbe stato soddisfacente afferrargli la testa e spiaccicargliela nel piatto pieno di pasta al sugo davanti a sé. Invece, afferrai la forchetta, abbassai lo sguardo, e inizia a mangiare tentando, al contempo, di isolarmi dai discorsi di quelle persone.
Proprio quando pensai che, forse, fortunatamente, Jessica non sarebbe più arrivata, la ragazza comparì al mio fianco, sedendosi proprio nel posto libero accanto al mio. Perché non avevo pensato a occupare la sedia?
- Ciao ragazzi, scusate il ritardo! – esclamò con la sua vocetta odiosa.
Immediatamente, il mio sguardo supplicante si alzò verso Angela, che mi stava già guardando. Probabilmente, il mio viso doveva esprimere per me tutta l’irritazione che sentivo, perché la ragazza iniziò a scuotere la testa divertita, prima di rispondere alla sua amica – Ciao Jess, non ti preoccupare -.
- La professoressa Brown non voleva lasciarmi andare! – continuò, appoggiando il suo vassoio vicino al mio, troppo vicino.
Sentivo lo sguardo di Angela costantemente su di me, come se ciò potesse bastare a controllare le mie reazioni.
- Come mai? – si interessò Mike.
- Interrogazione a sorpresa, ma alla fine mi è andata bene! – esultò, alzando la voce di qualche ottava.
Per l’Angelo Raziel...
La forchetta mi scivolò dalle mani e in quel momento Jessica si accorse della mia presenza.
– Oh… Ciao Isabella! – disse, passando lo sguardo tra me e la mia amica Angela.
Di sicuro non si aspettava di vedermi e, inoltre, non dovevo nemmeno starle molto simpatica. Fortunatamente, la cosa era reciproca e, a prescindere, anche se così non fosse stato, non me ne sarebbe importato proprio per niente.
- L’ho invitata io – spiegò Angie – Spero non ti dispiaccia -.
Portai gli occhi sulla Stanley semplicemente per godermi la bellezza del sorriso falso che avrebbe fatto di lì a poco.
Come volevasi dimostrare, la mia previsione si realizzò. Sforzò gli angoli della sua bocca in un sorriso e aggiunse – No, assolutamente nessun problema -.
Dopo quell’ultimo intervento di Jessica, io non parlai più con nessuno e nessuno tentò di approcciare un discorso con me, se non Angela naturalmente.
L’ora di pranzo, tutto sommato, trascorse abbastanza rapidamente e arrivò il momento delle lezioni pomeridiane. Avevo trigonometria e matematica. Ovviamente, trascorsi entrambe le due ore a scarabocchiare sul quaderno. Al professore importava così poco che seguissimo, che non si prese nemmeno la briga di rimproverarmi, nonostante avesse notato la mia scarsa attenzione.
Quando finalmente l’ultima campanella suonò, trovai Angela ad aspettarmi fuori dalla classe. Come sempre, mi accompagnò fino alla moto di mio fratello e parlammo del più e del meno. Una volta arrivate al parcheggio, insistette per aspettare con me l’arrivo di Stephan.
Mi appoggiai leggermente con la schiena alla Yamaha per stare più comoda, ma senza sbilanciarla troppo.
Improvvisamente, Angela disse – I Cullen ti stanno fissando -.
Mi voltai per verificare la cosa ed immediatamente incontrai gli occhi dorati e lucenti di Edward. Era vero, l’intero clan mi stava fissando, ma ero troppo occupata ad ammirare la bellezza del mio compagno di biologia per preoccuparmi degli altri.
Ci guardammo per un tempo che sembrò non finire mai. Nessuno dei due voleva arrendersi.
Ma la voce di Angela mi fece nuovamente tornare alla realtà – Che cosa vorranno? -.
Mi girai di scatto verso di lei e, fingendo disinteresse, risposi – Non ne ho idea -.
- È come… - iniziò a parlare pensierosa, passando lo sguardo tra me e loro – È come se stessero aspettando che tu faccia qualcosa… -.
Improvvisamente, la paura che potessero fare del male ad Angela prese il sopravvento, e le intimai – Stagli alla larga -.
Sapevo che potevano sentirmi.
- Come? – chiese Angela, naturalmente confusa.
- Ti ho detto di stargli lontana – la avvertii nuovamente, tenendo un tono di voce moderato per evitare che altri mondani mi sentissero – Non mi piacciono – conclusi, lasciando un’ultima occhiata poco carina all’intera famiglia.
Annuì velocemente senza fare ulteriori domande, come se dentro di se sapesse di non poterne fare. Proprio in quell’istante arrivò mio fratello.
- Chi non ti piace? – si intromise gentilmente, essendo riuscito solamente ad ascoltare l’ultima parte del nostro discorso.
Mentre mi porse il casco, che mi curai di allacciare attentamente, lanciai uno sguardo d’intesa ad Angela, rispondendo a mio fratello – Niente di rilevante -.
Mentre salì sulla sella della moto, spalancò la bocca sorpreso prima di indossare il suo casco, facendo ridere Angela – Non hai mai avuto dei segreti con me! -.
- È ora che cominci ad averne, allora – stetti al gioco, salendo a mia volta sulla moto e allacciando le mie braccia intorno alla sua vita.

Salutammo Angela e, una volta che si fu allontanata, Ste fece ringhiare il motore della moto un paio di volte, facendomi ridere. Gli piaceva troppo mettersi in mostra con quel mezzo. Subito dopo, partì per tornare a casa e, finché non sparimmo totalmente dalla loro visuale, sentii lo sguardo dei Cullen perforarmi la schiena.


#IlMioAngolo
Buonasera e buone feste!!!
Vi avviso che il prossimo capitolo sarà anche... POV. EDWARD e succederà qualcosa che nell'idea originale non era prevista.
Anyway, mi scuso come al solito se ci metto sempre troppo ad aggiornare, ma come vi ho già detto sono piena di impegni, come tutti, e faccio del mio meglio.
Un beso <3
Zikiki98

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