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Autore: Teemo Omegasquad    26/12/2018    2 recensioni
Due esistenze collisero l'uno contro l'altro, dando vita a un evento storico che cambiò il mondo: la scoperta delle razze magiche.
Si pensò che si potesse coesistere insieme, all'inizio.
Portò a grandiose scoperte, ma purtroppo, anche disgrazie. Questo portò a crisi sparse a livello globale e continui conflitti, facendo capire che gli umani non erano più la razza dominante.
Per fortuna qualcuna non rimase ferma, muovendosi di conseguenza per porre fine a tutto ciò. I suoi ideali non si fermarono di fronte a nulla, appoggiata da persone a lei fidate.
Questo portò alla pace e fondazione di un ordine di cavalieri e paladini, votati a mantenere la tregua tra le razze, passando da testimone a testimone.
Però non tutti erano d'accordo su questo, trovandosi scomodi, pensando anche di essere nel giusto.
Questa storia racconta della nuova generazione e delle loro avventure e di quello a cui andranno incontro, lungo il loro cammino.
Genere: Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 4
Quarta radice: sole nascente


-Allora mister perfezione? è tutto pronto?- Thomas chiese all'elfo, con un ghigno di divertimento prendendolo in giro.

-Almeno io faccio qualcosa a differenza tua, scansafatiche.- si girò di scatto verso il ragazzo del fulmine, guardandolo con aria severa.

Aveva il viso di un giovane uomo, ma il suo carattere faceva sembrare che ne aveva molti di più. I suoi lunghi capelli biondi gli pendevano lungo la schiena fino alle scapole e gli occhi azzurri tentavano di folgorare Thomas, non aveva un buon legame loro due, perché non piaceva il suo modo di fare spensierato che gli rutava spesso i nervi.
Indossava un mantello che celava il suo ambigliamento, col colletto alto che gli arrivava quasi fino al naso, mostrando solamente degli stivali lunghi fino alle ginocchia color terra.
E sulla testa aveva un riccio.

-E quello come ha fa...OH MIO DIO! AIUTO!- il riccio saltò sulla faccia di Thomas, aggredendolo e graffiandolo. Il suo padrone sorrise appena, godendo della scena.

-Allora Lignas? è tutto pronto?- gli chiese Iris sorridendo.

-Tutto quanto è operativo, Preside.- Lignas si fece da parte, lasciandole la scena.

In quel momento stava ricordando il loro incontro.
Successe molto tempo fa, ancor prima che la guerra iniziasse.
A quel tempo Lignas era un principe, o meglio il secondo in quanto era il più giovane tra i due, sembrava quasi un bambino. spensierato, nonostante la sfortunata che gli era accaduta alla nascita.
Ma l'età funzionava in modo diverso per gli elfi.
Viveva nella sua casa, nel palazzo reale di uno dei paesi elfici, ed era appoggiato al balcone della sua stanza scrutando fuori, come se fosse in attesa di qualcosa.
Si era stufato di aspettare, ma poi vide in lontananza un convoglio e si precipitò nella sala del trono.

-Mamma! Papà! è tornato! è tornato Amdir!- tutto estasiato e sprizzante di energia, andò dai propri genitori a informarli, per poi andare di fronte ai grandi portoni del palazzo.

Quando si aprirono si gettò subito su un elfo in particolare, vestito da una raffinata armatura elfica e un elmo particolare che gli copriva solamente gli occhi.
Quasi caddero all'indietro e l'elmo cadde all'uomo a cui era saltato quasi in braccio.
L'aspetto era quasi uguale a quello di Lignas, se non per i capelli corti e che era più anziano di lui, con l'aspetto da guerriero.

-Calmati Lignas! Dammi almeno il tempo di posare l'elmo...!- Amdir ridacchiò, ricambiando l'abbraccio del piccolo fratello sorridendo.

-Ma è a terra! Quindi è come se lo avessi posato!- controbattè, senza lasciarlo andare.

-Che piccolo furbastro che sei. Adesso però devo andare da mamma e papà. è una questione molto importante, perciò devo farla subito. Dopo però sarò tutto tuo. Vai in camera, forza.- gli promise di stare con lui non appena aveva finito una questione importante.

-Mh!- annuì entusiasta che era tornato, facendo come diceva subito.

-Bentornato Amdir. Lignas ti ha già torchiato eh?- il re sorrise ad aver assistito a quella scena tra fratelli, sempre così tenera.

-Non faceva altro che chiederci quando saresti tornato. Ha solamente te.- la regina tirò un sospiro di sollievo, pensando alle notti in cui potrà finalmente dormire, senza che Lignas venga a disturbarli.

-Non si è ancora fatto nessun amico...?- chiese serio Amdir.

-Purtroppo no, per via del fatto che è privo di magia...nessuno lo vuole.- gli rispose triste il padre, sempre più preoccupato

-Non preoccuparti padre, prima o poi ne troverà almeno uno. Comunque ho fatto ciò che mi ha chiesto. Ho preso in custodia le 3 magie che l'Ordine della magia ha voluto affidare a noi elfi dopo lo sterminio di quel popolo.- dal carro prese una cassa di metallo rinforzata, come se contenesse qualcosa di prezioso, ma al tempo stesso pericoloso.

-Ottimo lavoro figliolo. Con quella riunione segreta nessuno saprà che sono qui. Portali nella stanza isolante.-

-Sì, padre.- Amdir portò quella cassa al sicuro, in un posto in cui nessuno ne era a conoscenza, se non per la famiglia reale.

Dopo aver compiuto il suo ultimo dovere fu finalmente libero, andando a riposarsi.
Posò l'elmo sul suo comodino, ma si sentì osservato ad un tratto, preparandosi per l'intruso.
Una rapida ombra gli saltò addosso, ma Amdir si girò all'improvviso precendendolo, prendendolo per le ascelle.

-Fratellino, non sei anti-sgamo, lo sai vero?- ridacchiò sorridendo.

-Ma uffa! Non ho avuto nessuno finora con cui allenarmi!- mise il broncio, dimenandosi.

-Tranquillo, per molto tempo ci sarò a casa. Contento?-

-Sìììììì!- gli saltò in braccio, abbracciandolo felice.

Dopo un po' di tempo ebbero modo di recuperare il tempo perso e stare insieme.
Da allora passarono alcuni anni. La guerra era iniziata all'incirca da un anno.
Si stava facendo sempre più movimentata. Il rischio che il suo paese dovette scendere in guerra era sempre più alto, nonostante si erano dichiarati neutrali.
Lignas si fece sempre più grande, diventando un giovane uomo, ligio alle regole e severo, sopratutto verso se stesso quando sbagliava per via del ruolo di principe che rivestiva.
Era in biblioteca a studiare, per poi incontrare il fratello maggiore in compagnia di una donna elfa con cui stava conersando.
Notò il fratellino e si congedette da lei, andandogli incontro.

-Ehi fratellino. Sempre a studiare eh?-

-Te invece vedo che ti vuoi sposare.- controbattè il fratello.

-Eh sì, in quanto primogenito è anche mio dovere dare un erede, anche se vorrei poterla scegliere io sinceramente...- sospira angosciato.

-Ci metteresti troppo tempo e sai come sono fatti mamma e papà. E poi ti ci troverai bene, la conosco quell'elfa. Non devi preoccuparti.- mantenne un'espressione seria, ma gli sorrise.

-Dio mio Lignas! Tu si che sai come aiutarmi!- rise di gusto, dandogli una pacca sulla spalla.

In quel momento si fecero compagnia a vicenda per un po' sul balacone del palazzo, godendosi la magnifica vista che dava sul paese.
Ad un tratto videro una strana figura nera che si stava avvicinando lentamente verso il palazzo, era incappucciato e avvolto da una strana tunica, seguita poco più lontana da una strana mandria di oscurità, accorgendosi che erano zombie.
Le guardie gli dissero di allontanarsi, ma quando alzò la mani vennero scaraventate da qualcosa di invisibile, aprendo il portone.
Amdir e Lignas si alzarono in piedi, dando l'allarme di intrusione.
Il maggiore preparò prontamente le difese, indossando il proprio fido elmo, insieme al fratellino che era al suo fianco.

-Chiunque tu sia, faresti bene ad andartene!- lo intimò di tornare indietro siccome era solo uno.

-Solo quando ci ridarete ciò che ci appartiene...ridatemi il re, la lancia e il martello.- parlò con voce rocca e anziana.

-Non so nemmeno di cosa stai parlando! Ti prego, non voglio usare la forza.- Amdir voleva assolutamente evitarla perché, giudicando dalla voce, sembrerebbe essere un vecchio.

-Allora dovrò chiedere direttamente ai vostri cari genitori. Andate miei zombie! Come a Zakhar!- schioccò le dita, scatenando l'orda non-morta contro di loro con furia.

L'esercito si divise in due, tenendo a bada le guardie e al tempo stesso andare a "prelevare" il re e la regina.
Ebbero grandi difficoltà, sopratutto Amdir, ferendoli gravemente.
Lignas, in preda al panico e alla paura di perdere la persona che più amava, provò a far qualcosa come meglio poteva, ma il fatto di essere privo di magia lo metteva in estrema difficoltà.
Un non-morto lo pugnolò alle spalle, venendo poi bloccato a terra sanguinante.

-Lignas! No!- il fratello lo soccorse liberandolo con un colpo di bastone, tentando di portarlo via, ma una gamba gli saltò via dal resto del corpo, azzoppandolo, senza capire come sia successo.

Lo stregone oscuro gliela aveva strappata via di netto, ma nonostante ciò continuò a rimanere in piedi tenendo appoggiato a se il proprio fratellino.
Stava per colpirlo di nuovo, ma Lignas lo strattonò verso il basso facendogli evitare quel colpo fatale.
Provavano a collaborare insieme in quella situazione, pensando a un modo per uscirne.
Il necromante stufo procedette con una miriade di aghi oscuri contro il minore, capendone la pericolosità, ma il maggiore, stavolta, si mise lui in mezzo facendogli da scudo e venendo trafitto da parte a parte, facendo anche cadere l'elmo a terra.

-NO! FRATELLONE!- si disperò di fronte a quella sanguinolenta scena.

-V-va tutto bene fratellino...va tutto...bene.- respirava molto a fatica, anaspando aria disperatamente.

Posò delicatamente il fratello a terra per non aggravare la situazione, per gettarsi con rabbia contro lo stregone impugnando una spada che gliela puntò contro, ma gliela fece in barba amputandogli entrambe le gambe quasi fino al bacino con precisione chirurgica, aprendo dei getti di sangue che sembravano inarrestabili.
Con il segno della mano ordinò di lasciarli in vita, per poi sollevare entrambi da terra come per tenerli in ostaggio.
Li fece riunire ai genitori, anch'essi bloccati e imprigionati da una strana catena grigia al collo che li impedì di usare la magia.

-Cos'hai fatto ai nostri figli, mostro?!- il re gli urlò contro con rabbia e preoccupazione vedendo le condizioni in cui erano.

-Sono qui perché voglio che ridiate indietro le magie che avete preso.-

-Voi...voi appartenete a quel popolo?!- rimase stupito.

-Allora? Dove sono il Martello, il Re e la Lancia?- non cambiò discorso.

-Va bene, allora ci penserà il Requiem a stanarli...- capì che non voleva parlare dal silenzio che dimostrava.
Prese da una tasca della tunica uno strano flauto particolare, quasi impossibile da descrivere, ma per gli occhi del morente Lignas sembravano due radici attorigliate insieme dall'aspetto metallico.
Cominciò a suonare lo strano strumento e si sentì una scossa colpire il palazzo. Il trono si frantumò in mille pezzi e ne uscirono 3 figure umanoidi, fatte di pura essenza di energia magica.
Una brandiva un grosso martello che teneva appoggiato sulla spalla, una teneva sulla testa una corona fluttuante e un mantello, mentre l'ultima brandiva una lancia che sembrava dall'aspetto semplice.
Sembravano tentar opporre resistenza a quella melodia, di ribellarsi pur di non ascoltarla, come se possedessero una propria volontà e coscienza.

-I vostri possessori hanno osato tradirci, ma ora ci tornerete utili...-

Amdir fece l'occhiolino a Lignas, confondendolo, e si liberò con un rapido e secco colpo di braccia, prendendo il fratellino per poi lanciarlo contro il necromante.
Quasi gli prese un colpo, ma riuscì a raggiungerlo riuscendo a sottrargli il flauto, quasi rompendolo e di conseguenza liberando le 3 strane creature.

-No! Dannato moccioso!- in un attacco d'ira lo trafisse alla spalla con un grosso ago di materia oscura, infettandogli con rapidità il corpo, che gli passò anche attraverso.

Il Martello intervenne spiazzando con un sol colpo gli zombie scatenando delle piccole scintille, insieme alla Lancia.
Il necromante iniziò a combattere seriamente, scatenando tempeste oscure che lanciò contro di loro.
Riuscivano a difendersi, ma con fatica, non riuscivano a fare molto senza un "contenitore" e senza un elemento di cui usufruire. Erano, come dire, in una specie di semplice forma base limitante.
Lignas ignorò tutto quel casinò, trascinandosi per le braccia verso Amdir col corpo che era quasi del tutto infetto, ma la volontà del ragazzo del voler salvare il proprio fratello era più forte.
La materia oscura era conosciuta per le sue proprietà tossiche e nocive, distruggendo il corpo con cui entrava in contatto, senza riuscire a capire come funzionava esattamente, ma a quanto pare il giovane elfo riusciva a rallentarne l'infezione in una qualche maniera.
La Lancia rimase colpito dal suo spirito, avvicinandosi a loro due.

-T-ti prego...sal...salvalo...- Amdir implorò lo strano essere a salvare Lignas, ormai il suo corpo era compromesso, perduto in quanto completamente infetto, ma rimase in silenzio.

Si girò verso il minore, chinandosi e porgendogli la mano.

-L-lignas! Prendigli la mano! Così potrai...potrai salvarci tutti!- il maggiore fece leva sul senso del dovere, lo conosceva bene il proprio amato fratellino e sapeva su cosa fare leva per motivarlo.

Non esitò, prendendogli la mano e ad un tratto si scatenò un'esplosione di luce che investì tutti quanti, accecandoli.
Quando sparì delle fiamme scaturirono dall'elfo, formando un grosso sole incadescente, l'infezione del tutto sparita, aveva delle gambe fatte di fiamme e brandiva una lancia di fuoco con dalla forma che richiamava la cultura elfica.
L'occhio destro si fece più luminoso e gli apparve il simbolo del sole nella pupilla.

-Tu! Come ti sei permesso, ladro?!- il necromante si concentrò su di lui, lanciandogli contro un'ondata di materia oscura.

Mosse lentamente la lancia, scatenando delle fiamme che incenerirono ogni cosa che toccarono, lasciando il nemico spiazzato.

-Vattene...DA CASA NOSTRA!- sfruttò la rabbia che aveva dentro, cacciandolo via.

Finalmente tornò la pace e le altre due figure umanoidi erano sparite.
L'arma e le fiamme sparirono, lasciando solamente le gambe fittizze per raggiungere il fratello, perdendole dopo essersi seduto vicino al maggiore.
Lo prese con se, vedendo che aveva gli occhi chiuse e ipotizzò che si stava riposando. Tentò di svegliarlo, ma notò che aveva un buco sul petto e vide che non c'era più il cuore.
Gli tornò in mente quando gli aveva trafitto la spalla che gli era pure passato attraverso, cominciando ad avere degli attacchi di panico.
Era colpa sua, colpa sua se suo fratello era stato trafitto al cuore, si sentì responsabile della sua morte.
Lentamente delle lacrime gli rigarono il viso, stringendolo a se come faceva da piccolo, dando sfogò alla tristezza urlando, ormai privo di ogni cosa.
Sorrideva, Amdir stava sorridendo come faceva sempre, quel sorriso, quel dannato sorriso contagioso che solo lui faceva...non sarebbe più stato presente nella sua vita.

Da quel giorno la sua vita passava tra le pene dell'inferno per via del suo handicap alle gambe.
Ogni singolo anno della guerra lo passava tra la vita e la morte, combattendo con i denti e con le unghie solamente per un piccolo tozzo di pane.
Finì per essere catturato e reso schiavo da un ricco mercante, che a volte li usava per la servitù e altri per semplice divertimento.
Ogni giorno che passava era sempre peggio, uno dopo l'altro. L'unico piacere che aveva era un piccolo riccio che, per qualche strano motivo, lo seguiva da un po' di tempo.
Ad un tratto, il suo "proprietario" si era stufato di lui e decise di venderlo al mercato.
Erano passati moltissimi anni, la guerra era appena finita, ma attività di quel genere, purtroppo, erano ancora in voga per il puro scrupolo di far soldi.
Per Lignas invece quegli anni erano passati molto in fretta, passati solamente a soffrire e patire.
L'asta cominciò, iniziando proprio da lui per via delle pressioni del mercante che se ne voleva sbarazzare subito, ritenendo che era noioso aspettare.
Nessuno faceva offerte, nessuno lo voleva proprio perché gli mancavano le gambe ed era ridotto molto male.
Gli schiavi, che sarebbero venuti dopo, erano preoccupati per lui, i "non-voluti" facevano sempre una brutta fine, se non addirittura uccisi in quanto ritenuti non più utili a nessuno.
Lignas invece erano nel suo mondo dei ricordi, si ricordava della sua famiglia, della sua casa, di suo fratello, degli assurdi eventi accaduti quel giorno, di come aveva perduto tutto in un singolo istante. Si riteneva almeno fortunato di essersi salvato dalla materia oscura, nonostante sapesse che non esisteva cura, ma non volle approfondire tale cosa, in quanto stava finalmente per arrivare alla sua presunta fine del suo viaggio.

-100 monete d'oro!- ad un tratto, una voce femminile si alzò in mezzo alla folla, riuscendo a farsi spazio.

Era una donna dai lunghi capelli neri selvaggi, che le coprivano gli occhi e delle piccolissime corna le sbucavano dalla folta frangia, che indossava una tenuta da avventuriera.
Insieme a lei c'erano pure un ragazzo umano dai capelli castani raccolti all'indietro da un piccolo codino, vestito anche lui da avventuriero, un'elfa vestita da infermiera, ma era talmente consumato che sembrava preso da un cassonetto, dai capelli rossi raccolti in parte all'indietro e infine un grosso uomo-dragone, circa un armadio a due ante, dalle scaglie nere, in divisa militare con un lungo cappotto di pelle nera che faceva capire che era una persona con cui non si scherza, occhiali da sole e dei corti capelli bianchi, che sembravano stonare con tutto il resto del suo abbigliamento.
Il piccolo gruppo si fece largo tra la folla, salendo addirittura sul piccolo palco.
Il banditore tentò di fermarli, ma il dragone lo bloccò con una mnao spingendolo fuori dal palco, lanciandogli poi in faccia il sacchetto con le monete.

-Non valgo così tanto signora...perché...?- con la poca voce che aveva, cercando di capire.

-Mio caro, io penso l'esatto opposto. Non vali nemmeno l'oro che abbiamo speso da quanto sei prezioso.-

-Io non ero d'accordo sull'acquisto. Ok, ok cazzo...!- la rossa disse la propria nel momento sbagliato, mugolando infastidita dalla reazione della mora.

-Dicevo...ti sottostimi. Lo capisco dai tuoi occhi. Una volta avevi tutto. Una famiglia, una casa, ma ti è stato portato via all'improvviso. è successo a tutti noi. Siamo come te.- con la mano punta il resto del suo gruppo.

-Noi vogliamo cambiare le cose, vogliamo che tutto questo smetta! E per questo ho bisogno di gente come te, di gente che ha provato sulla propria pelle cosa significa perdere qualcosa di veramente prezioso. Ora sei libero e ti faccio una proposta. Vieni con noi, per fare in modo di cambiare le cose.- gli porse la mano, sorridendo.

Ormai non aveva più nulla di nulla, lo zero assoluto, ma era rimasto affascinato e motivato dalle sue parole, che le strinse la mano, felice di accettare.
All'improvviso il riccio che aveva tenuto compagnia Lignas fece la sua apparizione, poggiandosi sulla sua spalla.

-Può venire anche lui...?-

-Ahahahah! Certo! è il benvenuto pure lui, avevamo bisogno di una mascotte! Io sono Iris e loro sono Dante, Thomas e Scarlett!- Iris si mise a ridere di gusto, accogliendolo con loro.

******

Alcuni giorni prima degli eventi attuali.
I capitani delle 7 compagnie, che in realtà erano presenti solo in 4, si erano riuniti nel salone delle conferenze della Sede centrale della Convocazione per discuterne, in una sala talmente bianca che sembrava risplendere, riguardo la cerimonia della Braveheart.
Su ogni sedia c'era simboleggiata sopra il disegno di un animale diverso, che simboleggiavano ogni compagnia e i relativi posti.

-Bisogna decidere chi dovrà presenziare alla cerimonia e anniversario della Braveheart. Chi si vuole offrire volontario?- il più anziano, che sembrava una specie di Gandalf corazzato, fu il primo a parlare, con la testa da gufo che gli sbucava dall'armatura e munito di occhiali, nonchè il capitano, per l'appunto, della compagnia del Gufo.

Sembrava tenere gli occhi perennemente chiusi. Alcuni pensavano che fosse cieco, ma allora perché portare degli occhiali?
Era sempre seduto e fermo al proprio posto, come se non avesse voglia di alzarsi o magari non fare del male a nessuno, nemmeno a una mosca. Era chiamato "Il Sapiente", per via della vasta conoscenza del mondo della magia che possedeva, nonchè bibliotecario della Convocazione e della biblioteca che essa possedeva.

-Tsk! Io non c'ho voglia di andarci per nulla, vecchiaccio! Sono tutti pazzi lì! Specialmente quella rossa sclerotica!- parlò con arroganza Siegfald, era uno dei più giovani dei presenti, mettendosi in una posizione sulla poltrona che dire che fosse scandaloso era poco, capitano della compagnia dell'orso.

Già i capelli rossi alludevano in parte al suo carattere, con indosso una vistosa armatura elegante, che cozzavano contro la sua personalità bellicosa. Gli occhi, sempre ingrottati e all'ingiù, sprizzavano fuoco e fiamme dalle viscere della terra, di cui erano del emedesimo colore.

-Mio caro Siegfald, vedi di parlare con rispetto quando ti rivolgi a qualcuno con più esperienza di te.- Xidra era diventata capitano della compagnia del corvo e parlò con calma e pacatezza, tenendo unite le dita delle mani, guardandolo coi suoi occhi oscuri.

Indossava solamente un mantello nero ricamato con disegni che richiamavano la morte e il malaugurio, con attorno al colletto delle piume nere.

-Taci donna demone! Non mi piaci e mai mi piacerai! Anzi, fatti sotto ora se ne hai il coraggio!- Siegfald si alzò di scatto rabbioso, mettendosi in piedi sui braccioli, per poi lanciarle contro una lancia.

-Voi umani siete sempre così impulsivi?- Xidra non si scompose minimamente e prese la lancia al volo con due dita, disgregandola in polvere di oscurità nera.

-Tsk! Quanto mi stai sul cazzo tu!-

-Quanto mi dispiace.- lo prese in giro per puro piacere di farlo, rimanendo sempre ferma e calma.

Stava per attacarla ancora, ma qualcosa attira la sua attenzione, più una risata quasi infantile.

-Ahahahahah! è sempre divertente vederti arrabbiato Siegfald!- un ragazzo, circa sui 17 anni, sedeva sulla poltrona col simbolo dell'avvoltoio, mentre dimenava i piedi in preda all'irralità del momento.

Non indossava alcuna armatura, ma solamente una camicia bianca con sopra un gilet nero, talmente elegante fa far sembrare un barbone Siegfald, con abbinati pantaloni e le scarpe, e sulle mani aveva dei guanti di pelle, sempre neri, che gli arrivavano a malapena fino alla fine del palmo.
Aveva uno spallaccio di metallo scintillante sulla spalla sinistra con sotto una piccola mantella col simbolo della propria compagnia.
Aveva dei corti capelli bianchi, con sulla punta della testa degli inizi di colore nero come se stessero contaminando il bianco, e splendenti occhi come due ametisti. Dalla fronte gli spuntavano due piccole corna blu.
Lui era Calien, capitano della compagnia dell'avvoltoio, nonchè il demone della sfortuna. Il suo soprannome fece capire che era estremamente abile, rispetto ai suoi colleghi e al suo coetaneo. Ma alcuni capitani odiavano avere un soprannome.

-Vedi di tacere Calien! Altrimenti...!-

-Altrimenti cosa?- si fa all'improvviso serio e a Siegfald comincia a mancare il respiro, come se gli incutesse timore. -Vedi di stare a cuccia, che più stai calmo e meno attenzione attiri da parte dei 4 Saggi.- gli fa segno di sedersi, accavallando le gambe con fare superiore.

-Comunque ci voglio andare io! Mi manca già quella scuola e i miei genitori volevano vederla anche. Unirò l'utile al dilettevole!- Calien se la rise mettendosi comodo sulla poltrona.


ANGOLO AUTORE
E anche questo capitolo è finalmente finito gente! è stato un parto fare questi capitoli e farli nel giusto tempo cronologico! Ma dal prossimo inizierà la storia vera e proprio, prima o voluto mostrare alcune cose che serviranno in futuro.
Alcune scene però non sono venute come me le immaginavo, qquindi se non vi piaceranno lo comprendero pienamente.
Mi ritengo soddisfatto da quersto lavoro, anche se non sempre completamente, come in questo caso. Però ora inizia la vera storia, quindi preparatevi, perché potrete vederne di belle con gli altri personaggi in arrivo.
E io mi preparo alla montagna di lavoro in arrivo...qualcuno mi aiuti...
   
 
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