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Autore: kinokochan    17/07/2009    10 recensioni
“Il peggior modo di sentire la mancanza di qualcuno è esserci seduto accanto e sapere che non l’avrai mai.”
[Gabriel Garcìa Màrqez]
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Aoi, Kai, Uruha
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Si ringrazia Shinushio per avermi convinta a pubblicare ed avermi aiutata col titolo^^ e la mamiH OkuChan che come al solito ha controllato i vari errori idioti che faccio sempre u.u
Voglio pubblicare questa storia anche perchè domenica partirò e non potrò lavorare al pc e quindi finire il capitolo di Itoshii su cui sto lavorando >w<
Dedicata con tanto affetto al mio pioppo preferito che non so quando tornerà a regnare su internet u.u -gestorock-

I gazette non mi appartengono e con questo mio scritto non intendo riportare fatti realmente accaduti o che accadranno.



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Aveva combinato un disastro, l’ennesimo.
Adesso sedeva in ginocchio sul pavimento bagnato, tra i cocci di quello che prima era stato un vaso e i fiori ormai appassiti che necessitavano essere cambiati.
Le orchidee che aveva acquistato solo qualche minuto prima erano ancora delicatamente avvolte nella carta azzurra che il fioraio aveva usato per confezionare un piccolo bouquet, convinto che dovesse consegnarle a chi sa chi, e sistemate sul tavolo accanto ad un paio di forbici.

Lui amava le orchidee.

Si morse il labbro inferiore, cominciando a raccogliere i vari pezzi di porcellana azzurra decorata di piccole foglioline dipinte con un verde brillante, che erano sparsi un po’ ovunque sulle piastrelle candide.
L’acqua gli stava bagnando i pantaloni sulle ginocchia e sulle gambe ma decise di non darci troppa importanza, voleva solo finire di pulire al più presto per poter terminare di preparare il pranzo.

A che serviva, poi, indaffararsi così tanto?

Una lacrima silenziosa scivolò veloce lungo la guancia, ma non se ne accorse finché non avvertì il leggero sapore salato di quella, che era andata a morire sulle sue labbra. La asciugò col dorso della mano, dandosi mille volte dello stupido e tornò alla sua occupazione, sperando di fare in fretta.
Speranza vana, dato che nemmeno un minuto dopo il leggero scattare della serratura e alcuni passi nell’ingresso lo informarono che era tornato.
E lui era in condizioni pietose.
Tentò velocemente di alzarsi, raccogliendo la maggior parte dei cocci in una sola mano e aiutandosi con l’altra a rimettersi in piedi, ma scivolò pietosamente sull’acqua battendo rumorosamente il ginocchio sul pavimento e attirando in questo modo l’attenzione del nuovo arrivato, che entrò di corsa in cucina.
“Kouyou, che diavolo hai combinato…?”
Il biondino voltò di poco la testa e la alzò in modo da incontrare lo sguardo freddo e severo dell’altro che, a braccia conserte, studiava il macello che era riuscito a combinare in cucina, soffermandosi in particolar modo sui fiori ancora sul tavolo.
“Mi dispiace Yuu… mi sono voltato un attimo… e…”
L’altro lo zittì con un cenno della mano e uno sbuffo seccato, sistemandosi una ciocca di capelli corvini dietro l’orecchio.
Aveva sbagliato ancora, si era dimostrato un patetico idiota ai suoi occhi per l’ennesima volta.
Voleva solo fare qualcosa di carino per lui… lui che da mesi ormai non lo degnava della più piccola attenzione.
Ancora inginocchiato nel piccolo laghetto d’acqua e foglioline marcite cercò in tutti i modi che conosceva di trattenere il pianto e i singhiozzi, sforzandosi di non apparire più ridicolo di quanto già non fosse mentre si grattava nervoso e imbarazzato una guancia.
“Io vado a farmi una doccia” cominciò, avanzando di qualche passo all’interno della stanza, in modo da raggiungere la porta che dava sul corridoio “c’è un caldo assurdo di fuori…”
Proseguì calciando via un pezzo di vaso e sbuffando, nell’aria dietro di lui si diffuse un lieve profumo, Kouyou non aveva nemmeno il coraggio di rispondergli.
“Ripulisci questo macello, di grazia, e fa in fretta che ti si brucia la cena”
Con questo ultimo commento seccato sparì nel corridoio, lasciandolo solo.

Di nuovo.

Solo con le sue lacrime mal trattenute, solo con i ricordi dei giorni in cui erano felici davvero, loro due insieme, e che sperava ardentemente di far tornare senza successo.
Ogni volta che tentava di fare qualcosa per lui era solo l’ultimo di una lunga serie di errori che non faceva altro che allontanarlo ancora di più, rendendolo freddo e distaccato.
Non aveva ancora imparato, Kouyou, non voleva imparare e non voleva arrendersi, nonostante sapesse che tutti i suoi sforzi alla fine non sarebbero stati ripagati.
Voleva vivere nell’illusione che il suo amore fosse ancora ricambiato anche se in minima parte, trovando la forza di andare avanti nella speranza di ritornare felice insieme alla persona che amava.
Era sempre stato convinto che fosse colpa sua se Yuu si era progressivamente allontanato da lui e tentava disperatamente e in ogni modo di riacciuffarlo, ma più stendeva le braccia più quello spariva nell’oscurità.
Si sollevò stancamente e andò a gettare i fiori appassiti e i resti del vaso nel cestino, asciugò con cura il pavimento in modo da non scivolare ancora e tornò ad occuparsi di preparare da mangiare, come lui aveva detto.

Era debole.

Lo era sempre stato ma aveva trovato in Yuu una spalla su cui appoggiarsi, una mano pronta ad afferrarlo quando fosse caduto.
Era debole perché non aveva la forza di far sentire la sua voce, perché si ostinava a voler proseguire in una storia che non aveva più un futuro già da un bel pezzo, perché aveva permesso che nelle loro vite entrasse lui molto più di quanto gli fosse concesso.
Yutaka.
Colui che l’aveva sempre aiutato, che l’aveva spinto a dichiararsi, che aveva sempre un consiglio ed un sorrisone per tirarlo su di morale.
Se n’era accorto nel momento in cui, una sera, gli aveva sentito addosso un profumo diverso e quanto mai familiare; Yuu aveva negato, dandogli dello sciocco e come al solito avevano fatto sesso, non amore, quello era morto da un bel po’ già al tempo.
Aveva cominciato ad indagare, cercando di scoprire qualcosa in più, complice lo strano comportamento di Yuu, e quando la verità era venuta fuori, triste, violenta, devastandolo in ogni sua parte, non aveva avuto il coraggio e la forza di fare il primo passo e parlare a quattr’occhi con Yuu.
Aveva sopportato per mesi e continuava a farlo, raccogliendo ogni volta i pezzi del suo cuore frantumato esattamente come aveva fatto con quel vaso, e incollandoli malamente uno all’altro.

Ancora.

Eppure lui faceva finta di non sapere nulla, continuava a provare e riprovare disperatamente a tenere in vita qualcosa che ormai era morto da tempo.
Yuu tornò proprio mentre lui finiva di cucinare e mettere il tutto nei piatti. Si accomodò senza dire una parola, degnando di un rapido sguardo i fiori freschi sistemati in un nuovo vaso, bianco.
Kouyou lo guardò a lungo, triste, affranto, aveva capito ma non lo avrebbe mai ammesso, mai.
Quello che era rimasto, del loro noi, erano solo dei bei ricordi da lasciarsi alle spalle.




“Il peggior modo di sentire la mancanza di qualcuno è esserci seduto accanto e sapere che non l’avrai mai.”
[Gabriel Garcìa Màrqez]

   
 
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