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Autore: time_wings    26/12/2018    0 recensioni
[High School!AU]
La scuola è appena ricominciata e, numerose e spiazzanti novità, non tardano a palesarsi. Il cammino di un adolescente, si sa, può essere tortuoso e pieno di pericoli. Un anno scolastico servirà a mettere a posto antichi conflitti? L’amore tanto atteso sboccerà per tutti? I sette della profezia che avete tanto amato trapiantati nell’impresa più difficile di sempre: la vita di tutti i giorni fino all’estate successiva. Mettetevi comodi e buona lettura.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Esperanza Valdez, I sette della Profezia, Nico di Angelo, Sally Jackson, Will Solace
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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IL BALLO
 
Maggio era appena iniziato e l’aria fresca della primavera regalava un po’ di gioia e spensieratezza a tutti.
Le cose andavano ormai tranquillamente, nel gruppo, se non si contavano le battutine acide, ma in un certo senso dolci, di Annabeth nei confronti dei gesti carini di Percy, o il fatto che Frank e Hazel arrossissero praticamente per ogni fatterello che li vedesse coinvolti per più di quattro secondi. A proposito di Hazel, Piper era felice di poter dire che aveva dato un gran bel consiglio a Leo e, quella sera di fine marzo, il messicano era riuscito a dire una volta per tutte cosa pensasse davvero della ragazza. Era partito dall’inizio. Dal fatto che sì, lei gli piaceva, ma aveva anche capito che semplicemente non erano ingranaggi funzionanti, insieme. A modo suo le aveva spiegato delle sue paure, del fatto che quello che c’era stato tra loro non era stata un’occasione che Leo aveva colto per sfruttare un suo momento di debolezza. Hazel gli aveva sorriso e lo aveva rassicurato sul fatto che non l’avesse mai pensato, nemmeno per un secondo. La cosa sollevò un grande peso dal petto di Leo. Da allora i due erano grandi amici e, la gelosia che Frank di tanto in tanto si lasciava sfuggire, per Hazel non era altro che un incentivo a sperare ancora in una ripresa del rapporto.
Per quanto riguardava il suo rapporto con Jason, Piper era fiera di dire che procedeva a gonfie vele, nonostante gli sguardi annoiati di Luke nei corridoi e quelli tristi di Reyna, che a Piper sembrava una brava ragazza. Ma la grande notizia, che aveva fatto scoppiare a ridere il gruppo, era che quando Drew aveva chiesto a Jason di andare all’imminente ballo con lei, lui l’aveva elegantemente piantata in asso. Peccato che poi, il giorno dopo le divertenti battute, Percy aveva accettato il suo invito, certo che la bionda l’avrebbe tristemente rifiutato e lui ci teneva troppo a riconquistarla per sprecare così la sua occasione. Ecco come, quindi, il giorno prima del ballo, Annabeth si trovava con Hazel davanti all’armadietto di Piper, a sfogarsi sull’accaduto.
“Insomma, ti rendi conto? Drew Tanaka? Ma l’hai vista? Farebbe prima a venire a scuola nuda, risparmierebbe soldi e tempo.” Sbottò la bionda.
“Beh, c’è chi dice che sia molto più sensuale un velo trasparente che la sua totale assenza.” Considerò Piper, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Hazel, che s’intromise per evitare un’imminente rissa: “Questo vale per le statue, Piper.”
“Sì, ma il problema resta lo stesso. Se lui l’avesse chiesto a te tu l’avresti fatto tornare a casa con la coda fra le gambe.” Continuò Piper, che quel giorno sembrava avere una gran voglia di essere percossa dalla sua migliore amica: “Questo non è vero. Gli avrei detto di sì.”
“Lui questo non lo sa.” Ribatté veloce la mora. Hazel seguiva la conversazione come una partita di tennis, conscia del fatto che quando partivano per queste tangenti era meglio non intromettersi.
“Non lo sa perché ha accettato l’invito di Drew.”
“No, non lo sa perché ogni volta che ti rivolgi a lui sembra tu voglia ammazzarlo.”
“Questo non è vero!” Ripetè sconcertata Annabeth, guardando Hazel per avere conferma. Quando la ragazza scosse la testa timidamente, quasi timorosa di dare ragione a Piper, la bionda le guardò entrambe preoccupata per qualche secondo: “Lo è?” Le due annuirono in contemporanea: “Oh, merda.”
“Ecco perché devi starmi a sentire e…”
“Oh, andiamo. Lui me l'ha chiesto qualche mese fa!” L’interruppe Annabeth.
"Ma era fatto e tu gli hai detto che ne avreste riparlato!" Ribattè Piper. Per fortuna, Hazel intravide una testa riccia a qualche metro di distanza: era l’occasione perfetta per far smettere di battibeccare le due: “Ohi, Leo!” Chiamò la ragazza.
Il messicano sorrise e le raggiunse raggiante: “Ehi, donzelle, trovato il vostro cavaliere?”
Piper gli fece segno di tagliare corto, Annabeth lo guardò male e Hazel per poco non scoppiò a ridere. Leo si trovò un po’ confuso a guardare le diverse reazioni delle ragazze e, quando decise che no, non avevano alcun filo logico, pensò bene che ripetere la domanda fosse l’unica soluzione: “Dico: sapete con chi andrete al ballo, domani?”
“Oh, mio Dio!” Sbuffò Piper, alzando gli occhi al cielo, mentre Hazel lasciava finalmente libera la sua risata ed Annabeth replicava con un sussurro che a Leo sembrò tanto un “Non verrò con nessuno.” Il messicano si aggrappò alle uniche parole che gli sembravano sensate e scrollò le spalle tranquillo: “Oh, grande, neanch’io. Ci vieni con me o devo inginocchiarmi?” Propose il ragazzo. Annabeth scrollò le spalle a sua volta e accettò, inaugurando la coppia più disfunzionale del pianeta Terra.
 
Frank non era mai morto, ma era sicuro che quello che stava per fare l’avrebbe sicuramente messo su una soglia pericolosa. Eccola, Hazel era lì, davanti a lui, sola, gli dava le spalle perché si stava avviando in classe. Frank urtava alcuni ragazzi mentre camminava, ma a stento riusciva a sentirli. Hazel, però, sembrò sentire qualcuno imprecare contro di lui, perché si girò a guardarlo sorpresa, prima di regalargli un sorriso che lo dichiarò ufficialmente defunto.
Guardandolo in faccia, però, la ragazza sembrò notare il suo colorito preoccupante perché il suo sorriso lasciò subito posto ad uno sguardo preoccupato: “Che c’è? È successo qualcosa di grave?”
Quel po’ di buonsenso che gli era rimasto, suggerì a Frank di rispondere qualcosa che somigliava tanto a: “No, no, tutto a posto, volevo solo chiederti una cosa.”
“Ah, certo, dimmi pure.” Ecco. Doveva farlo.
“Io… ecco, sì, sai… Io pensavo…”
Hazel rise, cosa che non aiutò certo il ragazzo: “Frank, non hai detto una parola sensata.”
Vuoivenirealballoconme?” Sussurrò, velocissimo.
Hazel lo guardò per un attimo, confusa: “Cosa?”
Il ragazzo trasse un respiro profondo, prima di dire, davvero timidamente: “Vuoi… Ti andrebbe di venire al ballo con me, domani?”
Hazel lo guardò sorpresa per quelli che al ragazzo sembrarono secondi infiniti. Dopo un po’ si riscosse e cercò di correggere la sua frase: “Solo se vuoi, eh, l’ho detto così, tanto per dire, non devi sentirti…”
“Certo!” Lo interruppe entusiasta la ragazza. Frank trasse un sospiro di sollievo: ora gli bastava solo aspettare domani… forse.
 
“E quindi vai al ballo con Annabeth?” Domandò Percy, mentre andava verso casa di Drew con Leo, pronto, invece, a dirigersi dalla bionda.
“Oh, sì.” Replicò il messicano disinteressato, dando un calcio ad un sassolino per strada. Percy seguì il suo percorso con lo sguardo: “Senti, tu come la trovi Drew?”
“Una bomba!” Si affrettò a rispondere Leo.
“Quindi se facessi un solo ballo con Annabeth per te non sarebbe un problema ballare con lei?” Leo sembrò strozzarsi con la sua stessa saliva: “Puoi ballare anche tutta la sera con Annabeth, amico!”
“Beh, grazie. Davvero. Non so proprio cosa mi abbia fatto accettare.”
“Io ho qualche idea.” Disse Leo, più tra sé e sé che al suo amico e gesticolando verso il suo petto. Percy rise: “Sì, ma tralasciando quello, Drew non è altro che una riccona fastidiosa e arrogante.” Si sfogò il moro, che non sembrava poi tanto uno che stava portando al ballo quella ragazza, a sentirlo.
A quel punto Leo annuì deciso: “No, su questo non posso darti torto. È un atteggiamento che mi irrita. Ad esempio, uno dei miei più grandi sogni è sempre stato quello di farmi un bagno nelle piscine lussuose di una casa a caso.” Buttò lì il messicano. Percy lo guardò fisso negli occhi. Leo ricambiò lo sguardo, intuendo al volo.
 
Jason non voleva ammetterlo, né darlo troppo a vedere, ma l’idea di portare al ballo Piper lo rendeva felice e nervoso allo stesso tempo. Era terrorizzato all’idea di andare a prenderla a casa per due motivi. Il primo era che aveva fatto tardi perché ci aveva messo un’eternità ad infilare il vestito di suo padre, per paura di sporcarlo. Il secondo era che l’idea della mamma di Piper, pronta a scattare foto e fare battutine sporche, lo metteva a disagio. Gli avevano sempre detto che le foto del ballo erano folli ed esagerate solo nei film, ma, conoscendo la madre di Piper, Jason non era certo di essere del tutto al sicuro.
Arrivò trafelato a casa della sua ragazza. Stava iniziando a sudare, il che non era il meglio per il suo abito. Bussò alla porta col fiatone, quando sentì delle voci provenire al di là della porta.
“Piper, cara, non puoi aprire tu la porta. Devo farlo io!” Stava dicendo la mamma di Piper.
“Mamma, ma a chi vuoi che importi chi apre la porta?”
“No!”
“Ma dai.”
“Nooooooo.” Piper spalancò la porta, mentre sua madre si affrettava a raggiungerla, ma ormai era troppo tardi.
“Oh, ehi, Jason, portami via da lei, ti prego.” Lo salutò Piper, con un pizzico di ironia.
“Dovevi scendere le scale, graziosa e leggiadra.”
“Mamma, noi non abbiamo delle scale.”
Jason doveva ammettere di essere un po’ confuso, ma mai quanto lo fu quando Afrodite iniziò a guidarli verso il posto perfetto per fare le foto (a detta sua), ordinando pose ed espressioni e puntando loro la lampada della cucina in faccia in un rudimentale tentativo di imitare i fari professionali. Peccato che dopo il primo scatto, ahimè, mosso, il telefono di Jason squillò per la terza volta in due minuti, dato che la mamma di Piper gli aveva impedito categoricamente di interrompere la loro sessione fotografica. Jason sbuffò scusandosi e recuperò il telefono dalla tasca dei suoi pantaloni rivelando tre messaggi agghiaccianti da parte di Leo: “Oh, merda.” Esalò Jason, dimenticandosi momentaneamente di dove fosse e di cosa stesse facendo: “Devo andare. Piper, tu vai a scuola, ci vediamo lì tra mezz’ora.” Disse salutando distrattamente la madre della sua ragazza e chiudendosi la porta alle spalle.
In cucina, la mamma di Piper si avvicinò a sua figlia, con ancora la macchina fotografica tra le mani e, poggiandole una mano su una spalla, le disse: “Niente da fare. Gli uomini sono tutti uguali, figliola. Peccato, però, quella cicatrice sul labbro era davvero sexy.”
"Mamma!" Piper alzò gli occhi al cielo e finì di prepararsi per uscire.
 
Leo non aveva compreso appieno quando lui e Percy avevano deciso di irrompere nella casa di un riccone lungo la strada solo per farsi un bagno nella sua piscina lussuosa. O meglio, l’aveva capito dallo sguardo d’intesa che si erano scambiati quando l’idea era improvvisamente balenata nella mente di entrambi, ma non era certo di quando avessero deciso che l’avrebbero messa in pratica lì e subito. Decise che avrebbero dato come spiegazione la loro iperattività.
Doveva essere questione di un’oretta, poi si sarebbero recati con nonchalance al ballo e avrebbero concluso in bellezza la loro serata. Percy avrebbe ballato con Annabeth, conquistando finalmente il suo cuore diffidente e Leo… Oh, Leo avrebbe fatto colpo su Drew con il suo fascino ispanico. Sarebbe andato tutto a meraviglia se solo Percy non avesse scavalcato il muro saltando su un cassonetto e avesse visto che c’erano delle telecamere e che non c’era un altro cassonetto per tornare indietro senza entrare nella visuale degli occhi elettronici. Beh, per Leo non era certo un problema, ma doveva ammettere che, in quel momento, al buio, il pannello di controllo gli stava dando del filo da torcere. Per cominciare, non riusciva a distinguere i colori dei fili che aveva di fronte, cosa che, come insegnano i film di spionaggio in cui si disinnescano bombe, non è mai un bene.
Il suo cellulare prese a squillare all’improvviso, facendolo sobbalzare: “Pronto? Percy?”
“Leo, fa’ presto, dannazione. Qualcuno ha acceso la luce al secondo piano.”
“Ma come? Non hai detto che non c’era nessuno? Ma poi come facevi a saperlo?” La domanda gli sorse solo in quel momento. Dall’altra parte del telefono, Percy sbuffò: “Ero sicuro fosse casa di Rachel, una volta mi ha scritto un messaggio con il suo indirizzo, non saremmo mica entrati in casa di uno sconosciuto, Leo!” Percy non ricevette risposta. Controllò che il ragazzo fosse ancora in linea: “Leo… tu… Voglio dire, tu non credevi che saremmo entrati davvero in casa di un completo sconosciuto, vero?” Silenzio, ancora: “Leo?”
“Ma certo.” Il messicano si lasciò sfuggire una risatina isterica. Percy per poco non scoppiò a ridere: “Be’, Rachel non può essere tornata a casa?”
“Abbiamo sbagliato indirizzo, Leo.”
“Merda… Be’, cerca un’uscita.” Cercò di improvvisare, il messicano.
“Ma come faccio con le telecamere?”
“Ah, giusto. Mi metto al lavoro.”
Quando Percy si rese conto che Leo ci stava mettendo troppo e che presto lo avrebbero scoperto, ebbe la brillante idea di farsi dare una mano, ovvero di coinvolgere qualche anima innocente. Furono dieci minuti interminabili, in cui Leo gli scriveva ogni tanto per assicurarsi che stesse bene e per comunicargli che il tutto procedeva per il meglio, ma lentamente, perchè "il genio è un dono che richiede tempo".
“Percy.” Un sussurro alle sue spalle lo fece sobbalzare. Jason era in piedi sul cassonetto dell’immondizia, dall’altro lato del muro, a qualche metro di distanza, nella visuale degli occhi elettronici. Il moro riusciva a vedere solo il suo ciuffo biondo. Era quasi esilarante: “Jason! Sono qui.” Gli fece segno. Era tutto perfetto. Percy sarebbe corso verso di lui e Jason l’avrebbe tirato. Doveva solo stare attento alle telecamere.
“Ma che state facendo? È violazione di domicilio, questa.”
Percy sentì Jason sbuffare, mentre si arrampicava sul muro mormorando qualcosa di simile a: “Che cazzo ci fate qui?” Una volta seduto sull’orlo, il biondo guardò giù: almeno tre metri lo separavano dal prato sotto di lui. Poi, per sua fortuna, avvistò un mattone sporgente: "Jason, no!" Il biondo sbuffò ancora e spostò il peso sul piede che poggiava sul mattone. Peccato che questo cedette sotto il suo peso, facendolo cadere rovinosamente a terra e graffiandogli la gamba. Percy cercò di zittirlo, mentre gli faceva segno di raggiungerlo. Cercare di fermarlo era stato inutile. Bene, adesso erano bloccati entrambi. Percy, però, non riuscì a fare molto, dato che era scoppiato a ridere e sembrava non essere in grado di smetterla.
Il biondo si rialzò spazzolandosi i vestiti e cercando di darsi un contegno: “Mi sono graffiato, accidenti. Vuoi spiegarmi che ci facciamo qui?”
“Se te lo dico mi aiuterai lo stesso?” Jason non lo rassicurò con lo sguardo, anzi sembrava volerlo uccidere, ma Percy gli concesse comunque la verità: “Volevamo farci un bagno in piscina.” A questo punto, il biondo si esibì in una serie infinita di versi rabbiosi che cercavano di trovare un loro senso in parole incomprensibili. Percy lo guardò confuso, per un po’, ma, all’improvviso, gli arrivò un messaggio da Leo. La telecamera alla loro sinistra era ufficialmente fuori uso. Se solo avessero aspettato qualche secondo in più! Percy non ebbe neanche il tempo di rispondere che, un attimo dopo, un fruscio, al qualche seguì qualche tonfo accompagnato da alcune imprecazioni, fece voltare Percy e Jason. Con un balzo Leo atterrò accovacciato accanto ai ragazzi, si passò un braccio sotto il naso e commentò, come fosse una spia dei film americani: “Missione compiuta.”
“Tu che cazzo ci fai qui?” Domandò Percy terrorizzato.
“Sono venuto a guidarvi verso l’uscita. Non volevo perdermi la parte bella della fuga.”
“Non ce ne facciamo nulla della telecamera di sinistra fuori uso. Era la destra che dovevi disattivare, Leo, la destra, l’uscita è a destra.”
“Ah.” Commentò il messicano: “Beh, almeno adesso abbiamo la piscina tutta per noi.” Considerò, visto che nessuna telecamera avrebbe potuto impedirglielo, grazie al suo lavoro.
Jason alzò gli occhi al cielo, mentre Percy si illuminava: “Idea. Chiamo Frank. Gli dirai cosa fare a distanza e lui disconnetterà la telecamera.” Jason sapeva che era l’unica cosa sensata da fare, dato che spostare la telecamera alla loro destra a mano era totalmente fuori discussione, visto che ce n’era un’altra di fronte.

“Ma tu hai idea di che fine abbiano fatto gli altri?” Domandò Piper, mentre raggiungeva Annabeth, che versava del Punch nel suo bicchiere.
“Già, non c’è neanche Leo.” Considerò Annabeth, guardandosi attorno. Piper prese a fissarla, come a chiederle se facesse sul serio: “Che c’è?” Domandò infatti la bionda, che si sentiva sotto pressione.
“Non vorrai farmi credere che è Leo la ragione per cui fissi la porta della palestra più o meno ogni due secondi.”
“Che cosa? Non è vero!” Gridò Annabeth, grata della presenza delle luci soffuse a nascondere il suo viso ormai rosso.
“Ah, no?”
“No.” Concluse Annabeth, girandosi a guardare la grossa porta aperta. Piper si lasciò andare ad una sonora risata.
“Che c’è da ridere?” Domandò Hazel, intromettendosi nella conversazione, mentre Frank le salutava timidamente.
“Ragazze, avete idea di dove si siano cacciati gli altri?”
“No, ce lo stavamo giusto chiedendo.” Rispose Piper, guadagnandosi una gomitata del costato da parte della bionda, mentre Hazel ridacchiava. A Frank, invece, squillò il telefono. Si affrettò a leggere il messaggio che gli era arrivato.
“Oh, credo che stiamo per scoprirlo.” Considerò Frank, preoccupatissimo. Un attimo dopo, aveva infilato di corsa la porta della palestra, imprecando per non essere riuscito a passare una bella serata con Hazel, per colpa dei suoi stupidi amici. Chissà cosa avevano combinato, questa volta.
 
Note di El: Buonnnnnn Natale, vecchi miei! Sbaglio o sono in anticipo, per i miei standard? Torno tra poco?
Mi sono dilungata in cose dementi, come mio solito, tipo il mattone. Ed ecco che ho dovuto dividere il capitolo, prolungando di poco questa storia che ormai iniziate ad odiare, immagino. Beh, sappiate che dovevo far fare loro questa cosa dall’inizio, adoro l'idea di Percy e Leo che fanno cose stupide. Sappiate che questa sarà l’ultima grande avventura prima del finale. Il resto del capitolo è già pronto, quindi pensavo di pubblicarlo tra una settimana, per dare una parvenza di produttività verso la fine eheheh.
Fatemi sapere cosa ne pensate (anche se non è finito).
Ringrazio come al solito tutti ecc, ma un grazie speciale a ­_Viola02_ che continua a commentare imperterrita questa storia allo sbando. Grazie anche a te, lettore silente!
Ci vediamo davvero prestissimoooo!
Adieu,
 
El.
   
 
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