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Autore: lili90love    17/07/2009    0 recensioni
Questa fanfiction non ha nulla a che vedere con Twilight tranne i personaggi: un mix di fantasy, romantico e azione vi prego di leggerla
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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1.        Un pianto dal passato



“ Una grande macchina rovesciata, altre macchine tamponate, ambulanze, dottori ,poliziotti e sangue tanto sangue ,persone ferite che corrono, gente spaventata .
In mezzo a tutto questo caos  una coppia di sposi  distesi al suolo , una donna di appena trenta anni abbracciata al suo sposo  lui , di trentacinque anni, che sembravano che dormissero  un sonno profondo, già un sonno eterno”
All’improvviso tutto si annebbiò , tutto fini  nell’ oscurità  delle tenebre . Ad un tratto si svegliò, le lacrime agli occhi ,sudata fradicia. Eppure fuori era ancora notte . In quella notte gelida alle tre di mattina, lei, una ragazza sedicenne in pigiama , un vestito candido che le arrivava fino al ginocchio,  i capelli raccolti in un morbida treccia che le arrivava fino alla fine della schiena, stava guardando come nevicava .
 I fiocchi cadevano a terra e si univano agli  altri caduti formando uno strato di candore.  I fiocchi di neve che cadevano dal cielo  sembravano petali di rosa bianca . Quel incubo la tormentava ogni notte ormai da quattro anni, da quando i suoi genitori morirono sotto i suoi occhi in un grave incidente. Il nome della ragazza era Isabella. Ormai mancavano quattro ore e tutto sarebbe finito , però per il momento doveva dormire per essere in forma .  Si distese sul letto aspettando l’alba. Ma ancora quella scena di sangue la tormentava.
Niente da fare,avrebbe passato un’altra notte in bianco. Si alzò dal letto,bagnato,da quanto si era agitata durante il sonno. Si avviò da sola per il corridoio solitario di quella casa piena di ricordi felici e non. D’altronde,era stata Isabella a decidere di vivere così. Quando i suoi genitori perirono nell’incidente che avrebbe segnato la sua vita,aveva solo dieci anni,ma le idee molto chiare.
 Mai,mai avrebbe accettato di vivere in casa di estranei. I suoi genitori l’avevano cresciuta in quella casa,e lei ci sarebbe rimasta. Nessuno poteva sostituirli. Sfruttando la sua abilità nel disegno,era riuscita a vendere un po’ di quadretti fatti da lei. Certo,dopo, Isabella si ritrovava alla fine del mese senza più un soldo. Ma si era specializzata nel fare economia,e con quei soldi riusciva persino a pagarsi la scuola. E quando,alcuni clienti,mossi a compassione,le offrivano una famiglia,la risposta era sempre “no”. Ce ne aveva già una. Morta,ma ce l’aveva.
Entrò nella cucina buia. Da quando non era riuscita a pagare la bolletta della luce,tutta la casa aveva una spaventosa aria tetra. Isabella accese una candela e,alla luce di quella fiammella,riuscì a trovare la credenza.
 La aprì. Dentro c’erano solo un sacchetto di biscotti,un pacco di pasta,due o tre mele e del pesce,forse scaduto. Mangiò qualche biscotto. Aprì la finestra. A quell’ora della notte la luce non entrava,perciò l’illuminazione rimaneva sempre uguale,ma almeno si cambiava l’aria. Dopo aver fatto questo,Isabella si accasciò su una sedia,immobile,aspettando il sorgere del sole. L’unica sua compagnia era il ticchettio dell’orologio,che segnava il tempo,inesorabile e lento. Troppo lento. Non riusciva a stare senza far niente per troppo tempo. Così decise di preparare le valigie in camera sua. Riattraversò il corridoio deserto,e non poté fare a meno di fermarsi davanti alla camera dei suoi genitori.
 Bella non vi era più rientrata dal giorno dell’incidente,ma qualcosa la spingeva ad introdursi in quella stanza. Raccogliendo tutto il suo coraggio,spinse la porta. Questa si aprì con un cigolio,rivelando una camera da letto ben rifatta,con un letto matrimoniale in ferro battuto,impreziosito da una coperta di rose bianche. La libreria era proprio come Bella se la ricordava,piena di libri sentimentali.
A sua madre piacevano tantissimo i romanzi rosa,e aveva un modo tutto suo di leggerli. Ad ogni bacio,ad ogni rivelazione,un sospiro,un gemito. Suo padre era sempre un po’seccato da queste esclamazioni,ma non lo diceva apertamente. Però lei capiva che tutte quelle interruzioni non gli piacevano e,ad essere sincera,davano noia anche a lei. Ma ora quei libri rappresentavano per Bella uno dei pochi ricordi di sua madre,e avrebbe dato milioni per poter riascoltare quei sospiri. Un altro ricordo era legato a quella stanza.
Ogni sera,prima di addormentarsi,lei spiava i genitori nel loro letto. Era bello vederli,mentre dormivano,abbracciati teneramente. Nessuno di loro poteva sapere che,in quella stessa posizione,sarebbero morti. E poco importava se,la mattina dopo,la madre chiedeva a Talya:”Allora,cosa hai visto ieri sera?”. Per lei era solo un gioco infantile,e ogni sera continuava imperterrita nel rifarlo. Negli ultimi tempi,però,l’atmosfera in casa si era fatta tesa. I suoi genitori non dormivano più,anzi,parevano sempre all’erta. E parlavano.
 I loro discorsi riguardavano sempre Aro. Poi,chi fosse questo Aro ,la ragazza non lo sapeva. Ma il nome le era familiare e le incuteva anche paura. Il suo nome era scritto,con il pennarello rosso,sulla camera accanto a quella di Bella. Aveva più volte provato a cancellarlo col solvente,ma restava sempre lì. Era troppo resistente,anche per un pennarello indelebile. Poi aveva capito che si trattava di sangue.
 Chiunque fosse,di sicuro Aro provava piacere nel farsi del male. La ragazza era entrata tante volte in quella stanza,per cercare di risolvere il mistero legato a quella figura. Il letto era sfatto e il lenzuolo giaceva sul pavimento da chissà quanto tempo. Per il resto,la stanza era vuota.
 Evidentemente,Aro aveva avuto fretta di andarsene. Vani erano gli sforzi di Bella di rimettere a posto quella camera. Ogni volta che vi rientrava,il disordine regnava di nuovo. Come se i mobili volessero stare in quella posizione,per far ricordare,in qualche modo,quel ragazzo di cui non si sapeva nulla. Col tempo,la ragazza aveva rinunciato a ripulire quella stanza. Nonostante tutto,quella figura misteriosa non turbava Bella. Non più di tanto. Aprì l’armadio e tirò giù la vecchia valigia una volta appartenuta a suo padre. Poi rientrò in camera sua e aprì il suo armadio. Desolazione. C’era solo l’ultimo vestito che aveva comprato,il vecchio abitino di quando era piccola,e un cappello con le tese. La ragazza scoppiò in pianto. Possibile,vivere sempre con la preoccupazione di razionare i cibi e asciugare il vestito in fretta perché ce ne sono pochi altri? Povertà,ecco cosa era quella.
Ma,tra solo un’ora,tutto sarebbe finito. Niente più apprensioni del genere,almeno Bella sperava. Tutto era cominciato due settimane prima,quando,guardando nella buca delle lettere,la ragazza vi aveva trovato un messaggio,il primo da diversi anni. Si era insospettita vedendo quella lettera,ma,nonostante ciò,la aprì. La calligrafia era impeccabile e il messaggio era il seguente:
Gentile signorina Isabella Swan,Le scrivo per offrirLe, ne sono certa,un’opportunità che non potrà rifiutare. Le propongo l’occasione di dare una svolta alla Sua vita trasferendosi a New York. E Le dico di più:ho una sorpresa per Lei che Le piacerà. Se accetterà la mia proposta,sarò ad aspettarLa all’aeroporto il giorno 14 settembre.”Firmato:DarkAngel.
 Era uno pseudonimo,Bella ne era certa. Chissà chi era l’autore di quella lettera. Una cosa,però era certa:se quello scritto non era solo uno scherzo da prete,questa era l’occasione per cambiare vita. Per dimenticare la sofferenza. E doveva essere così. Altrimenti,come si spiegava quel tono deferente,tanto da mettere le maiuscole su parole come Le,Sua e Lei? Così la decisione era stata presa.
Bella sarebbe partita il giorno 14 settembre,come riportato nella lettera. Quel giorno era arrivato. Bella si mise l’unico vestito che aveva nell’armadio. Quegli altri erano finiti chissà dove. Non era una grande rinuncia. In fondo,quell’unico vestito era presentabile. Poi cominciò a introdurre dentro la valigia tutte le cose che aveva sottomano:i vecchi giocattoli,la coperta di rose,quelle due o tre mele della credenza… La valigia era già piena. Quando la ragazza se ne accorse,notò che vi aveva messo dentro,soprattutto,cose inutili o vecchi ricordi del passato. “Uffa!! E’già piena! Certo,però,se mi porto dietro così tanti ricordi,come faccio a dimenticare,non lo so. Sarà meglio rifare la valigia daccapo.
E in fretta!”. Già,l’aereo sarebbe partito mezz’ora dopo,e Bella era già in ritardo. Questa volta la valigia riuscì bene,e la ragazza si affrettò a chiamare un taxi. Corse come non aveva mai fatto,e,dopo appena dieci minuti,era già all’aeroporto. Timbrò il biglietto in fretta e furia e,raggiunta una panchina,vi si distese sopra. Era stanca. Già aveva dormito poco,ora la corsa l’aveva sfiancata. Bella stava per essere vinta dal sonno. Spossata come era,aveva udito a malapena l’altoparlante che avvertiva l’arrivo imminente del suo aereo.”Ecco,ora arriva il mio aereo. Non devo dormire,non devo. Finalmente andrò via dal posto dove mi sono successe tutte queste sventure,da questo posto dove quattro anni fa i miei genitori morirono ,dimenticherei . Voglio dimenticare , basta soffrire per un passato maledetto  . Me ne andrò da questo paese. Sì,andrò a New York,la Grande Mela,come la chiamano tutti. Tra il chiasso,il rumore e la frenesia che lì regna,non avrò tempo per pensare a…alla mia vita. Solo così farò tacere il mio povero cuore .”
Aveva appena finito di pensare a queste cose,quando si accorse che aveva il volto rigato di lacrime. Un  piccolino le si avvicinò e le chiese:
-Signorina,si sente bene?
-S-sì,sì n-non ti preoccupare.
Bella si asciugò le lacrime proprio in tempo per sentire l’altoparlante. Il suo aereo era arrivato. La ragazza si affrettò a radunare i bagagli e partì verso la corsia.
Salì  nell’ aereo. Ormai era troppo tardi per cambiare idea,e in ogni caso non l’avrebbe mai fatto. Quando prendeva una decisione,nulla poteva indurla a dei ripensamenti.
“In questo luogo ho passato momenti felici della mia vita,ma nella maggior parte delle volte le emozioni che ho provato sono state non troppo felici . In questo luogo non mi ricordo le volte che ho sorriso ma , mi ricordo benissimo tutte le lacrime di  disperazione , di afflizione e di dolore che ho versato. Nella scuola in cui mi trovavo  tutti mi consideravano strana. In molti si prendevano gioco di me  . Nella mia breve vita non ho mai avuto amici. Va bene,in parte è colpa mia , colpa del mio carattere indifferente , non mi interessavo di nessuno  . Stavo tutto il giorno a guardare fuori dalla finestra , mi chiamavano “Il lupo solitario” . E’ strano, però questo soprannome mi descrive alla perfezione. Non mi è mai piaciuto parlare molto . Andrò in America a New York, spero che col passare del tempo dimentichi il mio dannato  passato .
D’altra parte anche quegli altri mi disdegnavano. All’inizio,forse,cercavano di avermi come amica,ma poi… Tanto,non ho bisogno di persone a cui voler bene. A che serve amare? Tutte le persone che ho amato se ne sono andate via, oppure, come nel caso dei miei genitori, sono morte . Per questo motivo non voglio amare,nè voler bene  a qualcuno .
 Non capisco ,  le persone dicono che l’ amore è un sentimento profondo,bello , e chi lo sente viene baciato dalla fortuna . Secondo me tutti questi concetti sono solo delle stupidaggini . Chi dice che l’amore e un sentimento eterno , sacro , santo , divino forse non ha mai sofferto delle pene uguali alle mie. Io credo che l’amore non esiste  affatto e anche se esistesse questo sentimento non consente a chi lo prova di  gioire, anzi, di provare un dolore immenso. L’amore e una maledizione  , una maledizione a cui si è incatenati per tutta la vita . Questo sentimento dà fastidio . Ho visto persone che per amore sono morte , si sono sacrificate per un sentimento che non esiste .
 Uno dei pochi ricordi di mia madre che conservo,è quello della sua frase preferita:l’amore vince su tutto. Eppure l’amore che ho provato per lei e mio padre,non è bastato a salvarli. Molti dicono che sono insensibile , altri che sono egoista,ma  non mi interessa che dicono di me. Sono prepotente? Sono crudele? Ebbene,allora lasciatemi nella mia prepotenza , nella mia crudeltà  , abbandonatemi così nel mio stesso dolore . Per forza si diventa insensibili,se le persone che ami di più muoiono sotto i tuoi occhi . “

_ Signori fra pochi istanti  atterreremo , quindi vi preghiamo di allacciare le cinture di sicurezza . _
Appena l’hostess finì di parlare la ragazza si sottrasse ai pensieri che le davano tormento . Solo ora si accorgeva della bellezza di quello spettacolo,che la attirava e allo stesso tempo le dava la nausea. Si ricordò sua madre. Appena sentiva nominare la parola aereo,faceva delle smorfie disumane. E,quando Talya le chiedeva il perché,lei rispondeva”Il primo volo non si scorda mai,piccola mia. Ricordatelo!”. Adesso capiva il perché di quella frase. Ma cercò ugualmente di farsi piacere quella trasvolata. Era l’ultimo passo per dare una svolta alla sua vita. Doveva essere contenta. Dopo cinque minuti  era già nel aeroporto americano  .Una donna di più di trent’anni si avvicinò alla sedicenne che aspettava  su una sedia . La guardava fisso negli occhi e mostrava un cartello con la scritta DarkAngel. “Ah,adesso capisco chi era il mittente della lettera! Beh,almeno non era uno scherzo. Però,chi si aspettava una signora anche un molto bella? Con tutte quelle parole strane… E poi,chi la conosce? Mah.”. La signora non smetteva di guardare Bella ,ma non era la sola che la stava osservando. Bella attraeva l’attenzione di molti ragazzi  , grazie al suo bel viso e al suo abbigliamento.
Indossava una minigonna nera senza nessun ornamento aderente sulle gambe che li arrivava fino a due o un centimetro dalla meta coscia . Una camicia rosa aderente anche essa , scollata ,ma solo un po’,per far vedere una catenina con una croce in mezzo. E sopra a questa camicia un soprabito leggero rosso e dei stivali neri .i suoi capelli castani colti in una delicata coda che le ricadeva su una spalla , il laccino era di un colore oro ed era in perfetta armonia con  gli occhi della ragazza, marroni come il cioccolato fuso. La coda era la pettinatura preferita di sua madre,e Bella pensava che,anche di lassù,lei sarebbe stata felice che sua figlia l’avesse portata.
L’unica imperfezione nel suo corpo,che ad alcuni appariva addirittura divino,era una piccola voglia rosata sul dorso della mano destra,somigliante ad una piccola ala.


Oh beh che dire mi ci è voluto un po' per plubbicare questa e non lo so se mai la finirò anche perchè ho altre due fanfic in corso da scrivere ...questa fanfic mi sembra la più impegnativa di tutte perchè Isabella in questa ff molto ooc ...scardatevi la Isabella goffa che viene a vivere con il padre e incontra edward  poi tutto love love ...i personaggi qui non ci saranno tutti e quelli che ci saranno avrano ruoli strambi, ah la famiglia cullen non esiste quindi ...vabbè vi sto annoiando ciau ciau....AH E' RECENSITE VI SUPPLICO!!!

  
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