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Autore: Aagainst    27/12/2018    0 recensioni
Una serie di omicidi sconvolge Washington. Le vittime sono tutti ragazzi, pestati a sangue. La squadra è chiamata a risolvere il caso, ma il rischio di rimanere intrappolati in un gioco mortale sarà altissimo
Genere: Azione, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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12.

Spesso si fa del bene solo per poter fare impunemente del male.
François de La Rochefoucauld)


JJ si svegliò di soprassalto. Balzò giù dal letto, sotto lo sguardo assopito di Will e si precipitò in camera di Elizabeth. La ragazzina stava urlando disperatamente, in preda agli incubi.
-Elizabeth! Elizabeth, sveglia!- la chiamò JJ. Dopo qualche minuto, la diciassettenne si svegliò. Scoppiò a piangere, rintanandosi sotto le coperte. Non voleva farsi vedere in quello stato, si vergognava.
-È tutto a posto, è stato solo un brutto sogno, tranquilla.- cercò di rassicurarla JJ. Elizabeth annuì, poco convinta. Jennifer provò a stringerla a sé, ma la ragazza si ritrasse. La federale sospirò. Si sedette sul letto, aspettando che la ragazzina si calmasse. Will le osservava sulla soglia, con Michael in braccio. 
-Papà mi ha detto di portare questa.-. JJ si voltò. Henry era entrato in camera con una tazza fumante di camomilla. Jennifer aiutò il bambino a posare il tutto sul comodino e lanciò un’occhiata colma di gratitudine al marito, mimando un “Grazie” con le labbra. Aiutò Elizabeth a sedersi e le porse la camomilla. 
-Mi dispiace.- mormorò la ragazzina. 
-Non è nulla.- la rassicurò JJ, carezzandole il capo. Elizabeth bevve un sorso di camomilla, scuotendo la testa. Una lacrima le rigò il viso.
-Non voglio finire in prigione.- mormorò. Jennifer sospirò. Riuscì a stringerla a sé, continuando a fissare Will. Il marito fece cenno a Henry di tornare a dormire e di accompagnare il fratellino a fare lo stesso, poi si avvicinò alla moglie e alla ragazzina. 
-Ho paura. Tanta paura.- confessò Elizabeth. 
-Andrà tutto bene, te lo prometto.- provò a rassicurarla JJ. 
-Fidati di Jennifer. Non lasceremo che qualcuno ti faccia del male.- esordì Will. Elizabeth accennò un sorriso.
-Ce la fai a dormire?- le chiese JJ.
-Ci provo.-.

 

-Nottataccia?-Chiese Rossi. 
-Elizabeth non ha chiuso occhio.- spiegò Jennifer.
-L’abbiamo spinta a parlare di cose pesanti, è normale.- asserì David. JJ non rispose ed entrò nel suo ufficio. Si sedette alla scrivania e iniziò a sfogliare le varie carte. Sospirò. La situazione le stava sfuggendo di mano. Si stava affezionando troppo a quella ragazzina e non era un bene. In fin dei conti, non erano nemmeno certi della sua innocenza.
-JJ, sono arrivati gli Smith. Con loro c’è anche Brenda Cornwell, l’assistente sociale che si occupava di Elizabeth.- la riportò alla realtà Hotch. La donna annuì. Si alzò e lo seguì. Si ritrovò davanti due coniugi sui cinquant’anni. La moglie era longilinea e arcigna, mentre il marito non aveva l’aria particolarmente intelligente. Brenda, invece, si presentava come una normale signora sui quarant’anni, raffinata e leggermente snob.
-Sono l’agente Jennifer Jareau. Mi occupo di Elizabeth, al momento.-
-Molto piacere. Io sono Brenda Cornwell, mentre loro sono Theodore e Helga Smith.- si presentò l’assistente sociale. 
-Possiamo vederla?- domandò la signora Smith. 
-Al momento no, mi dispiace.- rispose Hotch. 
-Vi abbiamo convocati qui perché abbiamo bisogno di capire meglio la storia di Elizabeth.- continuò Aaron. 
-i suoi genitori sono morti due anni fa. Incidente stradale. Siamo stati costretti a separarla dal fratello, purtroppo.- spiegò la Cornwell.
-E poi lei si è occupata di Elizabeth, giusto?- domandò JJ. Brenda annuì.
-Cercai una famiglia che potesse prendersi cura di lei, ma non fu semplice. Elizabeth è una ragazzina irrequieta, con una dote innata per il ficcarsi nei guai.-
-È una piantagrane di prima categoria.- affermò la signora Smith, acida. 
-Come, scusi?- la interruppe Jennifer. 
-Quando ci contattarono per prenderla con noi, pensavamo si trattasse di una comune ragazzina. Fin da subito, invece, ha mostrato la sua vera natura. Elizabeth è una bestia.-
-Mi permetta di dissentire.- replicò JJ. Hotch le fece cenno di stare tranquilla.
-Bigiava la scuola, tornava a casa di notte, completamente ubriaca o drogata, non ci voleva seguire alle funzioni domenicali.-
-Già, una vera bestia.- ribatté Jennifer, ironica. Avrebbe voluto saltare addosso a quella donna e strozzarla, ma non poteva. Quasi se ne rammaricò.
-Cosa avete fatto quando è scomparsa?- domandò Aaron, cercando di cambiare argomento.
-Abbiamo chiamato la polizia, poi ci siamo messi il cuore in pace.- rispose Helga. Hotch e JJ si scambiarono un’occhiata d’intesa.
-Va bene, potete andare. Vi ringraziamo per la disponibilità.- si congedò Aaron. I tre convocati si recarono verso l’uscita, sotto lo sguardo attento dei due agenti dell’FBI. 
-Ah, signora Cornwell, lei potrebbe fermarsi per qualche minuto?- la richiamò indietro Hotch. L’assistente sociale annuì, sorridente. 
-Dobbiamo sapere se sarà sempre lei a occuparsi di Elizabeth.- 
-Agente Hotchner, questo dipenderà dal tribunale dei minori. È molto probabile, ma non è scontato.- rispose la donna. 
-La ringraziamo ancora. Se dovesse venirle in mente qualcosa di importante, non esiti a chiamarci.- asserì Aaron. 
-Senza alcun dubbio.- affermò Brenda, uscendo. 
-Beh, ora sappiamo perché Elizabeth sia scappata di casa.- disse JJ.
-Non sono il massimo della simpatia, ma è stato utile convocarli. Non trovi strano che una ragazzina descritta come per nulla interessata all’aspetto religioso della vita, si sia fatta fare il lavaggio del cervello dal Pastore?-
-Non ci avevo pensato.- dichiarò Jennifer.
-Dobbiamo interrogarla ancora.-
-No Hotch, ti prego. Non ce la fa più, non dorme la notte, non mangia, ha continui attacchi di panico.- spiegò JJ. Aaron la guardò, stranito.
-JJ, è una sospettata. La stai ospitando, ma non è tua figlia.-
-Lo so. Ma quello che sto cercando di dire è che, secondo me, un interrogatorio in senso classico è controproducente. Tende solo a chiudersi a riccio.-. Hotch sospirò, sedendosi. Iniziò a picchiettare la scrivania con le dita. 
-E come pensi di fare? Non abbiamo altre piste.-
-Posso provare io, capo.-. Jennifer e Hotch si voltarono. Emily era appoggiata sulla porta e si grattava nervosamente il collo.
-Posso venire a cena o a pranzo da te, JJ, e tirare fuori gli argomenti gradualmente. L’importante è farla sentire a proprio agio. Dobbiamo anche riuscire a far sì che ricordi cosa è successo la sera della morte di Pete Riddle.-
-Emily ha ragione.- osservò Rossi, entrato di soppiatto. JJ chinò il capo. 
-Sì. Va bene. Ma ne devo parlare con Will, prima.- asserì. Prentiss le sorrise.
-È la scelta giusta. Lo sai.-.


Blake si guardava intorno. L’avevano rinchiuso in una stanza in chissà che posto. 
-Elizabeth.- mormorò. Sapeva che lei si trovava da qualche altra parte, in un luogo più confortevole. Di lei si fidavano. Pensò a quell’agente dai capelli biondi. Lo aveva trattato con diffidenza, quasi paura. Un ghigno comparve sul suo volto.
-E fa bene.-.



Angolo dell'Autrice

Eccomi tornata. Se ne avete voglia, una recensione mi farebbe molto piacere. Alla prossima

   
 
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