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Autore: 4Punny    29/12/2018    0 recensioni
Izuku e Bakugo si sono lasciati, ma una serata non prevista riuscirà a farli tornare insieme.
«La tua festa di Capodanno sarebbe una serata in un gay bar?!»
«Beh, a mezzanotte fanno il countdown!»
[Una ff per una persona speciale.]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tirò su la cerniera del piumino, fin sotto al mento, si calcò sulla testa il cappello di lana e uscì. Non ne aveva voglia. Gli aveva telefonato Eijiro mezz’ora prima. Gli aveva chiesto, no, gli aveva imposto di raggiungerlo. Era da un mese che lo avvertiva del fatto che avrebbero passato la notte di Capodanno insieme, ora che erano di nuovo single tutti e due, e aveva concluso la telefonata con un Allora ti aspetto.
Bakugo stava male, non c’era ombra di dubbio. Non si sarebbe piegato così, altrimenti. Non faceva mai le cose che non voleva fare, ed era solito rovesciare insulti ed esplosioni su chiunque avesse provato ad insistere. Ma non aveva voglia, incredibile a dirsi, di discutere. Non più.

Non era stato così fin da subito, ovviamente. Prima c’era stata la rabbia. Aveva urlato contro Izuku mentre litigavano ed aveva urlato parlando da solo dopo essere tornato a casa. Aveva urlato nei giorni successivi, odiando Izuku e sé stesso per aver permesso allo screzio di ingoiare quasi un anno di relazione. Aveva fatto esplodere le lattine che aveva bevuto, i pezzi di carta che aveva trovato per casa. Aveva rilasciato esplosioni a vuoto facendo avanti e indietro dalla camera da letto alla cucina con una mano, mentre con l’altra controllava il cellulare, e quando era diventato chiaro che Izuku non l’avrebbe più chiamato aveva fatto esplodere il cellulare. Aveva attaccato briga col postino, coi compagni di corso, col suo tutor e con sua madre. Era stato incazzato nero.

Ma adesso si sentiva soltanto vuoto. Non faceva esplodere nulla da almeno due settimane, nemmeno il pacchetto delle patatine per aprirlo, com’era sua abitudine fin da bambino. Non litigava con nessuno, non aveva voglia di alzare la voce. Il solo pensiero di aprire la bocca gli si prospettava di una fatica immane, come se, da quando Izuku l’aveva lasciato, ogni suo osso avesse assunto un peso esagerato per pensare di muoverlo.
Tutto ciò era un grandissimo smacco, e Bakugo se ne rendeva conto. Era pieno di persone che venivano lasciate. Mezzo mondo veniva lasciato, prima o dopo. Ripensava ad alcune sue compagne di classe, a come le aveva viste in lacrime, a come le aveva prese in giro… per poi rivelarsi tale e quale a loro. Katsuki Bakugo, un grande quirk, un grande cervello, e tuttavia vittima di un impietoso quanto banale sentimento. Era addestrato a combattere qualsiasi cattivo e si sentiva pronto a farlo da ben prima di entrare alla UA, ma erano bastate poche parole per metterlo in ginocchio. Quelle sue compagne di classe, almeno, potevano rifarsi il trucco e sembrare belle di nuovo. Lui no. Avrebbe avuto bisogno di una nuova faccia, un nuovo cuore, un nuovo Izuku, e solo allora sarebbe potuto tornare ad essere quel che era.

Si fermò davanti alla porta di casa della famiglia Kirishima, sorpreso di vedere le luci spente dietro i vetri. Eijiro uscì quasi subito.
«Fai una festa di Capodanno al buio?» domandò stancamente Bakugo.
Eijiro sorrise e replicò: «Chi ha mai detto che la festa fosse a casa mia? Vieni, non è distante!»
Bakugo scosse la testa e prese a camminargli dietro senza particolare entusiasmo. Di nuovo, non ne aveva voglia. Se fossero stati a casa avrebbe potuto bere e confidarsi alla signora Kirishima che, forse, sarebbe stata più comprensiva di sua madre.
Ah, sua madre, avevano lo stesso caratteraccio. Chissà se era mai stata male quanto lui in quel momento. Bakugo pensò di no, perché suo padre era troppo buono per dare alla moglie un dolore di alcun tipo. Quante volte li avevano paragonati a lui ed Izuku, ma non sapevano quanto si sbagliavano. Izuku era buono, ma non era un sottomesso. Bakugo l’aveva sempre saputo. Era stata prima una sua forte paura, e poi un’intuizione che aveva contribuito a farlo innamorare. Un mese prima, Izuku aveva dato prova della verdicità della sua intuizone una volta per tutte.
E, a ben pensarci, lui era davvero così simile a sua madre? Il caratteraccio era lo stesso, senza dubbio, ma lei aveva un fondo tanto vulnerabile quanto quello che Bakugo si era scoperto dentro? Aveva bisogno di suo padre quanto Bakugo aveva bisogno di Izuku? Pendeva segretamente dalle sue labbra, si abbeverava alla luce dei suoi occhi?

Bakugo era talmente assorto in questi pensieri che neppure si rese conto del locale dove entravano. Quando alzò gli occhi dalle proprie scarpe vide, come prima cosa, un paio di boxer argentati generosamente riempiti che si muovevano ad un ritmo frenetico, poi alcuni pali da pole dance e per finire un’infinità di teste maschili. La sorpresa fu tale da farlo sbottare, a dispetto dello stato apatico in cui versava:
«La tua festa di Capodanno sarebbe una serata in un gay bar?!»
«Beh, a mezzanotte fanno il countdown!» Eijiro fece spallucce «E poi potresti approfittarne per conoscere qualcuno di nuovo! Insomma, potremmo.»
Bakugo ringraziò che il locale fosse affollato e che questo gli permettesse di perdere velocemente di vista l’amico, perché se così non fosse stato avrebbe avuto grande difficoltà a restare calmo.
D’accordo che non aveva voglia di litigare, ma vedere tutti quegli uomini che si baciavano non faceva altro riacutizzare la sua ferita. Non voleva un altro fidanzato. Eppure era chiaro che Eijiro avesse organizzato la serata con la specifica speranza di trovargliene uno, perché sebbene fossero single entrambi, Eijiro non sembrava starci male, da solo. Diceva che era contento, che si divertiva, che aveva più tempo per sé, non capiva perché Bakugo non potesse provare a guardare la situazione da un altro punto di vista.

Bevve qualche bicchiere sperando che questo lo aiutasse a confondere i contorni di quella realtà deprimente, ma senza troppo successo. Aveva pensato di uscire, ma Eijiro lo cercava con lo sguardo ogni due per tre, e poi che differenza faceva? Restare dentro o uscire, “festeggiare” con l’amico o non festeggiare da solo? La realtà dei fatti non cambiava.
Decise di restare perché era più facile assecondare la stasi che gettarsi in un mare di corpi per tentare di recuperare il suo giubbotto, perché farsi strada sembrava faticoso, e perché tutto sommato, finché non era da solo ma circondato da persone, poteva sperare che Izuku fosse tra loro, di vedere la sua testa verde muoversi tra la gente verso di lui, poteva sperare che Izuku lo stesse cercando – anche se, in un locale gay, Izuku sarebbe anche potuto essere alla ricerca di altro.

Quando ormai mancavano una decina di minuti alla mezzanotte la calca di gente iniziò ad avvicinarsi al palco dove i ballerini avevano portato un grosso orologio. Lo carezzavano, vi gettavano una gamba sopra e la strusciavano, veneravano la lancetta che macinava i minuti. Cinque minuti, due minuti. Bakugo lasciò che la gente gli scivolasse addosso, che lo oltrepassasse e gli lasciasse spazio, un minuto, finché riuscì a guadagnarsi il fondo del locale ormai sgombro e ad appoggiarsi con la schiena alla parete. Meno di un minuto.

10!
La manica del suo piumino urtò quella di qualcun altro.

9!
Un tuffo al cuore. Bakugo giurò che qualcosa se lo fosse mangiato, il suo cuore, perché appena vide Izuku gli sembrò di non sentirselo più. Poi aprì la bocca per parlare e allora eccolo lì, più prepotente che mai, iniziò a battere all’impazzata.
«Ciao, Kacchan» fece Izuku. Sembrava a disagio.
«Sei qui con qualcuno?» replicò immediatamente l’altro, non riuscendo a tenere a bada la gelosia.
8!
Izuku scosse la testa con calma e rassegnazione. Qualcuno doveva averlo trascinato, proprio come era successo a Bakugo.
«E tu?»
«Ti sembra?»
Stettero zitti per un po’.
7!
«Volevo solo farti spaventare un po’» disse infine Izuku. Kacchan restò a bocca aperta.
6!
«Voglio dire, non volevo lasciarti. Non sul serio.»
Però l’hai fatto, coglione! Pensò Kacchan, senza trovare la forza di dire nulla. Quella rivelazione non faceva altro che privare di senso qualcosa che, ai suoi occhi, ne aveva già poco. Perché infierire così?
5!
«È che poi ho capito di aver esagerato…»
4!
«E che mi odiavi.»
3!
«Ma volevo chiarirlo, che io…»
2!
«… ti amo.»
1!

Quando Eijiro volse ancora lo sguardo dalla sua parte, Bakugo stava baciando Izuku.


 
   
 
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