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Autore: Noa    30/12/2018    0 recensioni
Al Principe Noctis viene notificato il nuovo assetto politico derivato dagli accordi di Re Regis ed il consigliere Izunia del Niflheim, una pace non proprio serena suggellata da un matrimonio di forma con Lady Lunafreya di Tenebrae. Analisi del giovane erede al trono prima dell'inizio della sua avventura da una prospettiva differente, i saggi e malinconici occhi di Ignis.
lievi spoilers sulla trama del videogioco
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Shonen-ai | Personaggi: Gladiolus Amicitia, Ignis Stupeo Scientia, Noctis Lucis Caelum, Prompto Argentum, Regis Lucis Caelum
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Lo studio di Re Regis profumava di mogano e libri di pergamena antica, il suo scrittoio era un ordinato guazzabuglio di documenti ufficiali e nonostante le ampie vetrate sembrava sempre in penombra. Noctis aveva una percezione di disagio in quella stanza del palazzo, la maggior parte dei suoi colloqui qui erano stati rimproveri, brutte notizie o biasimi.
Da bambino il volto del principe mostrava ogni incertezza del so animo dipinto nel suo sguardo, con l’aiuto di Ignis aveva smesso di portare appuntate sul bavero le sue emozioni, in bella mostra per tutti, lentamente aveva creato un muro tra sé e il mondo, una maschera che gli dava un perpetuo tono di profondo disinteresse imperturbabile, dove palesava un se stesso indifferente a tutto e tutti al punto da risultare distaccato.
- La tua guardia reale saranno i tuoi testimoni, sempre che tu voglia davvero anche quel… come si chiama? – indaffarato, troppi eventi, troppo poco tempo.
- Prompto, Prompto Argentum – aiutò Noctis, seguiva il padre stando in piedi davanti alla sua scrivania. Posa rigida, nervoso.
- Si, lui… – concluse il Re con indifferenza su chi potesse mai essere costui, vivida noncuranza. La stessa che palesò meno di un anno prima quando il Principe aveva presentato il terzo nome per la sua guardia personale. Un nome che non apparteneva alle famiglie nobiliari di Lucis, nessun retaggio nel ragazzino biondo con le efelidi e un retrogusto di lacrime negli occhi.
- Non credo di capire… padre? -
- Tra una settimana lascerai Insomnia diretto ad Altissia, come concordato con il Consigliere Izunia le nozze saranno a breve, quindi è bene che tu parta in anticipo. Ti darò un congedo ufficiale quel giorno stesso. Hai molte cose di cui occuparti, ti consiglio di non perdere tempo – falsamente calmo e sbrigativo, il tono di voce profondo e carismatico.
C’era un muro tra loro, invalicabile, come la barriera che aveva protetto Insomnia per tanti anni.
-Aspetta… perché? Il trattato verrà firmato tra nove giorni perché dovrei andarmene due giorni prima? La nostra Lucis, io…- voglio esserci, avrebbe detto, ma non finì la frase, lo sguardo del Re di Lucis glielo impedì.
- Ti ho dato un ordine Noctis, non stiamo negoziando. Io sono il tuo re! – veemente, imperativo, non c’era appello, non c’era dialogo.
- Certo, mio re – parole forzate, un inchino teso, - prendo commiato-
La maggior parte dei loro dialoghi era di questo tipo nell’ultimo anno, da quando le domande sullo zoppicare del re erano diventate proibite a tavola e il concetto di re e padre si erano confusi un controverso miscuglio di intenti.
Regis era un uomo saggio, per il ruolo che il fato gli aveva riservato, amava suo figlio, ma era anche braccato dal dubbio e dalla paura. Aver rischiato di perderlo una volta, quando questi era solo un bambino, aveva scatenato nel sovrano qualcosa di irreparabile: proteggere suo figlio era diventata un’ossessione, non solo una necessità tipica in ogni genitore.
Sfortunatamente amare qualcuno non sempre significa saper prendere le decisioni migliori a suo nome, il suo proteggerlo per tanti anni ad ogni costo aveva creato ombre nella visuale del principe. Aveva reso suo figlio ignaro, come un tesoro troppo prezioso che tenuto in uno scrigno diventa leggenda invece che amalgamarsi nella semplice realtà conscio del presente e delle sue sfaccettature. Troppo inconsapevole per comprendere i disegni più ampi dietro le grandi tradizioni dei Re di Lucis, troppo al sicuro per percepire il sano sentore di paura dato da un reale pericolo e così facendo cieco davanti al gretto presente di guerra... gli aveva tolto la possibilità di combattere per superare i propri timori in prima persona tramite la magia della banale esperienza.



Noctis sbatté la porta con violenza alle sue spalle e scagliò il “programma organizzativo” contro una libreria, furioso, ma mai in pubblico. Non era riuscito a ribattere a suo padre, il suo re, un pupazzo senza volontà che semplicemente seguiva le direttive, tutta la sua vita era un immenso piano di qualcun altro. C’erano le lezioni di spada, c’erano le lezioni accademiche e quelle diplomatiche e politiche, c’era un progetto per ogni settore della sua esistenza, c’era persino un matrimonio deciso da due nazioni e non era servita nemmeno una sua opinione per tutto questo. Lucis stava capitolando sotto i festeggiamenti del suo fidanzamento e nessuno si poneva neppure il dubbio di che cosa potesse pensare il principe, come se un suo pensiero di fatto non fosse neppure necessario.
-Noct?- rassicuramente e posata, flessuosa la voce di Ignis, calmante per il giovane erede al trono, che tuttavia palesò imbarazzo per la scena a cui si era prestato.
-Iggy...- mormorò senza guardarlo, - sono già le cinque? Sono in ritardo?- un cercare di ignorare l’elefante nella stanza a tutti i costi, mentre la vampata di imbarazzo sfiammava.
- Sono io in anticipo – serafico ancora il cavaliere, - vuoi i tuoi quindici minuti da solo?- nessun sottotesto, una diretta ed onesta proposta.
-Sì… no, non serve… non mi troverai in uno stato migliore- confessò con un che di incerto nella voce. Si passò una mano sul viso, tirandosi indietro i capelli, un gesto lento che mostrava frustrazione, abitudini che Ignis conosceva troppo bene.
- Suppongo che il nostro ragguaglio non avverrà, vuoi parlarne? – elegante nell’offrirsi all’ascolto, non impositivo, non prorompente. Nessuna delle invadenti qualità di Gladio lo toccavano quando si trattava di Noctis.
- A che scopo? –
- Semplicemente per dargli voce, non prometto soluzioni, solo di ascoltarti. Per davvero e senza giudizio-
Il principe si accasciò sgraziato, come spesso nel suo privato, su una delle poltrone vicino alle librerie, la verità è che voleva parlare, voleva urlare, ma soprattutto voleva che pronunciare le parole che teneva per sé nell’animo potesse cambiare le cose… ma si sa le marionette ubbidiscono solo ai fili del marionettista.
-Partiamo due giorni prima della firma del Trattato, come ladri nella notte – la voce vibrava, irritazione, umiliazione, aveva così tante domande per suo padre, ma il suo Re lo bloccava, annichiliva in un angolo. Ignis fu cauto, si appoggiò alla parete di fronte, conosceva lo stato in cui il ragazzo versava, il dramma di osservarlo con troppa minuzia lo aveva reso un maestro a riconoscere i segnali, di contro però restava ferito a sua volta da come Noctis di fatto non accettava nessuno vicino a sé. Per quanto unico fosse il loro rapporto c’era un muro dietro cui nessuno poteva passare, il muro che era stato eretto per gestire la parte del Principe di Lucis.
-Sua maestà vuole essere cauto probabilmente…-
-Di qualcosa d’altro! - inveì.
-Vuoi che menta?- Ribatté di forza questa volta, la voce flessa come un giunco, severo, un precettore non solo un amico. Un ruolo assai ingrato.
-Voglio una motivazione, qualcosa di più delle precauzioni ossessive di mio padre. Lucis cederà tutto quel giorno e io non sarò li a vederlo, io sarò… una decalcomania poggiata sulla giusta carta da parati- sospirò svilito, nel gesto sembrò spirare la rabbia, lasciando solo la delusione e la mortificazione.
-Il tuo cuore sarà con Insomnia però, con sua maestà-
- Davvero?-
-Noctis...- nessun rimprovero reale nella voce.
-Perché così? Perché?- l’ira vampò di nuovo, tanto che scattò in piedi, -era così disperata la situazione al confine? Con gli Angoni? Serviva proprio una resa? E’ per il cristallo, per come lo sta consumando?– voli pindarici, intrecci di problemi e dubbi.
- Re Regis è il sovrano di Lucis, non di Insomnia. Chiedere al popolo di sopportare il proseguo della guerra è ingiusto, soprattutto davanti l’innegabile situazione con la barriera – ponderata la risposta, gli occhi di Ignis seguivano i movimenti del principe con attenzione dietro le lenti perfette. Ombre nello sguardo, guidarlo significava tante cose, consolarlo per il solo scopo di dargli un attimo di tregua non era tra queste però.
- Ho sempre sognato di andarmene da questa prigione, e ora che sta per succedere, ma potrei non tornare… ora che non so se rivedrò mai la cittadella… o avrò mai scelta di rivederla io…- le parole morirono, di nuovo a disagio per la confessione, mosse qualche passo verso le vetrate, guardare altrove pur di non incrociare lo sguardo dell’amico.
- Puoi provare inquietudine, mio principe- disse Ignis dopo una lunga pausa di silenzio, raggiungendolo, non lo guardava, come lui fissava i giardini del palazzo, - puoi sentirti smarrito ed incerto per un passo che non sai dove ti poterà, fuori dalle certezze del tuo quotidiano. E puoi provare tutto questo senza vergogna, è lecito e francamente è per questo che sono qui no?-
- Per vedere quanto sono debole, stolto e pacchiano? – mugugnò l’altro sospirando, la voce più calma, più dominata. Ignis aveva un potere unico su di lui.
- Se è così che ti definisci, certo perché no? Ma io preferirei dire… umano- sorrise il cavaliere, volgendo lo sguardo al giovane principe costretto a diventare uomo. I suoi occhi verdi lo tradirono solo un per un secondo, un istante troppo breve per essere decifrato dall’altro, che tuttavia colse l’errore come un sottotesto che gli stava sfuggendo.
- Ignis, sono…-
- Testardo, impetuoso e certamente non pacchiano, principe – sdrammatizzò di corsa, infrangendo quel singolo attimo che avrebbe potuto essere compromettente. – Non pensare di cancellare completamente il ragguaglio, abbiamo un piano fastidiosamente affrettato da valutare-
Noctis rise, le ombre sul suo viso leggermente dissolte, il segnale che la crisi stava tornando sotto controllo e la certezza per il consigliere che l’attimo era stato gestito.
-Accidenti, non molli proprio!- commentò divertito il principe, scostandosi dalle finestre, - hey Ignis, e tu? Tu mi dirai cosa provi nel lasciare Insomnia? Non posso garantire nemmeno a te ritorno… a nessuno di voi- eccolo, un colpo di coda, inatteso, il tutore sorpreso dalla ingiusta dolcezza dell’allievo, crudele proprio perché innocente. Scese il silenzio.
- Non potete e non dovete – molto, molto formale, irrigidito dietro la facciata distesa, - sarà un onore essere prigioniero a Tenebrae, ad Altissia o ovunque l'impero deciderà, se gli eventi lo renderanno necessario- sorrise malinconico, incapace di nascondere ogni sfaccettatura.
- Non c’è onore nell’essere una marionetta in uno scambio-
- Ho giurato di proteggerti a qualunque costo ed in qualunque luogo. -
- Non…- le parole di Noct vennero fermate dalla presa sulla spalla di Ignis e uno sguardo intricato.
Raramente lo sfiorava, non era mai cosa saggia da fare.
- Essere con te è un onore per me. Tu sei la mia Insomnia, Noctis- tono solenne, troppo intenso.
Ignis non gli concesse tempo per una replica, un lieve stringere della presa alla spalla per poi lasciarlo andare ed incamminarsi alla porta.

  
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