Buonasera a tutti. (:
Inizio con il dirvi che probabilmente se
sarete entrati in questa FF, avrete già letto l'altra che avevo scritto. Vi
voglio ricordare, prima di tutto, che la coppia di cui parlo e' composta da
Rick e Negan - quindi se avete una visione totalmente
differente, non iniziatela. In secondo luogo, prendo spunto dai fatti realmente avvenuti nella serie TV -
nell'ultima stagione. Se non avete ancora avuto il piacere di vederla, non
leggete - se non volete leggeri spoiler. Ovviamente tutto quello che accade tra
i due nella FF e' frutto della mia mente malata che non riesce a non amare un
personaggio come Negan e che dai loro ruoli di antagonisti non riesce a vederci
qualcosa di più.
Detto ciò, ringrazio con largo anticipo chi
dedicherà un pochino del suo tempo per buttarsi tra le righe da me scritte e chi
- se vorrà - farmi sapere cosa ne pensa. Sono ben accette anche le critiche -
altrimenti come potrei mai migliorare? Chiedo perdono se dovessi cadere
leggermente nel OOC.
Buona lettura. :3
***
"Mi resi conto che eravamo
in
un tempo preso in
prestito,
che il tempo è sempre in
prestito
e che la banca che ce l'ha
concesso
viene a riscuotere la rata
proprio
quando siamo meno preparati
a pagare e, anzi, ce ne
servirebbe dell'altro."
-
Chiamami col tuo Nome -
***
Occhi.
Un paio di liquidi occhi azzurri come il cielo estivo. Quello era tutto ciò che
riusciva a ricordare in quel momento, lì, costretto a giacere steso in quel
letto, le manette che gli stringevano i polsi per impedirgli di effettuare
qualunque tipo di movimento - come se avesse potuto, ormai. Forse gli sarebbe
mancata persino la voglia di reagire, dopo tutto quello che era successo.
Le
sue palpebre si alzarono leggermente, un fascio di luce che sfuggiva alle
persiane vecchie di chissà quanto riuscì a colpirlo direttamente nelle pupille,
causando un loro restringimento improvviso, portandolo istintivamente a
riabbassarle, data l'impossibilità di potersi coprire il volto con le dita
della mano. Una fasciatura gli stringeva la gola per proteggere i punti medici
che pizzicavano terribilmente sotto il bendaggio e avrebbe così tanto
desiderato potersi grattare, anche con il rischio di farli saltare uno ad uno e
morire dissanguato. La sorte che non era
stata. Una smorfia gli deturpò il viso.
Si
ritrovò ancora in un mondo buio, incapace di riaprire gli occhi e nella sua
mente si ripresentò, senza troppi complimenti, quell'immagine, prima che il suo
mondo finisse del tutto - come l'era di un Imperatore.
Correva,
il fiato corto ed i polmoni che bruciavano ossigeno ad ogni passo, consapevole
di averlo alle calcagna. La mano gli faceva terribilmente male: mai aveva
provato un dolore così forte come in quel momento, anche se, forse, tutto era
amplificato dal suo ego terribilmente andato in frantumi, in mille pezzi come
quel vetro a cui Rick aveva appena sparato con la pistola, facendo cadere cocci
a terra, sparsi nell'erba ormai secca ed ingiallita da quel sole che continuava
a bruciare, fregandosene di quanto la vita, su quella Terra, fosse quasi vicina
all'estinzione.
Quel
maledetto vigliacco. Eugene. Quel fottuto bastardo traditore. Cosa si
aspettava? Quell'uomo gli aveva voltato le spalle, così come in precedenza
aveva fatto con i suoi stessi ex-compagni. E lui? Lui si era fatto fottere come
un dannato moccioso, un principiante. Lui, proprio lui, che in tutto quel tempo
non si era mai permesso di affidare la propria fiducia ad altri, la cui vita lo
aveva portato a credere che chiunque fosse ancora vivo, su quel pianeta che
ormai ospitava solamente morte, nascondesse solo infamia dentro di sé.. Si era
lasciato tradire così, come se nulla fosse.
Si
appoggiò pesantemente con la schiena al tronco di un albero, masticando una
bestemmia tra i denti, la mano che a malapena riusciva a reggere Lucille, una
smorfia di dolore sul volto contratto. Inspirò una boccata d'aria umida,
cercando di non fare rumore. Si sporse leggermente, giusto quei pochi secondi
che gli permisero di vedere Rick lì, a pochi metri da lui, un braccio malamente
piegato, probabilmente leso: forse aveva qualche possibilità dato che anche
l'eterno rivale sembrava parecchio provato e ferito dalla battaglia. Socchiuse
gli occhi, attendendo in religioso silenzio che i passi sul suolo si facessero
più vicini, sbucando poi fuori all'improvviso e lanciandosi addosso all'altro
uomo, facendoli capitombolare a terra entrambi, perdendo ognuno uno la pistola
e l'altro la mazza da baseball. Finirono sul terreno arido a picchiarsi come
animali, con le uniche armi che la Natura gli aveva donato, i propri pugni,
incapaci di fermarsi anche di fronte al dolore fisico che provavano, messo da
parte da una buona dose di adrenalina e di consapevolezza: dovevano continuare
finché uno dei due non avesse perso perché così doveva essere.
Si
ridestò qualche minuto dopo, o forse era passata mezz'ora, non era in grado di
dirlo. Non esistevano orologi in quella piccola costruzione. Riuscì ad aprire
lentamente gli occhi dato che il lieve fascio di luce che fino a poco prima lo
colpiva direttamente in volto si era mosso a causa dello spostamento delle
lancette e del tempo passato. La mancanza di un oggetto che scandisse il tempo
non voleva dire che, purtroppo, lo stesso non progredisse, inesorabile.
Nella
piccola stanza regnava il silenzio. Vi si trovava ormai da qualche giorno, ma
oltre al medico che lo aveva ricucito diligentemente, c'era solamente una
persona che continuava a tornare, sempre e comunque. Ormai Negan sapeva
perfettamente dove trovarlo ed era quasi diventato il suo porto sicuro, la
certezza di far parte ancora di quel mondo di vivi e non-morti.
Girò
il volto verso sinistra e lo vide: il capo leggermente chinato che andava
poggiandosi contro la parete; i capelli pettinati completamente indietro che
gli lasciavano la fronte libera erano diventati troppo lunghi, andando a
formare quasi dei boccoli nella parte finale; la barba di qualche giorno che
iniziava a diventare ispida; le braccia conserte, poggiate leggere sul petto
anche se le dita artigliavano sempre la carne degli avambracci lasciati
scoperti dalle maniche della camicia piegate all'insù scompostamente; gli occhi
chiusi... Lo trovava sempre lì, immobile. Non si erano ancora parlati da quella volta. Nessuna parola. Negan si
svegliava, lo trovava lì, sempre nella stessa posizione addormentato e rimaneva
a fissarlo per ore finché - ahimé! - il sonno
riusciva a prendere il controllo del suo corpo ancora in convalescenza e, nel
momento in cui riusciva a riemergere nel mondo, Rick non c'era più.
«
Carl.. »
Non
era la prima volta che lo sentiva sussurrare nel sonno ed era sempre il nome
del figlio quello che usciva dalle sue labbra, le palpebre che si muovevano
fulminee mentre immaginava al di sotto di esse i suoi occhi che si spostavano a
velocità disumana, persi negli incubi di quel momento. Negan strinse le labbra,
contraendo la mascella, distogliendo lo sguardo quasi turbato dal suono del suo
cuore che aveva accelerato i battiti. Quel
fottuto moccioso. Quel mondo non era fatto per lui o, forse, Carl Grimes
era stato superiore a quello stesso mondo dove viveva, sfidando Dio e la morte
stessa per salvare un suo simile che nemmeno conosceva. Quel ragazzino aveva
messo da parte l'egoismo che l'intera umanità sembrava essersi cucita addosso e
aveva messo da parte la paura del prossimo, tirando fuori più coraggio di tutti
loro messi insieme che, invece, sapevano solamente farsi la guerra, anziché
aiutarsi.
***
Aveva
appena terminato di discutere con Maggie, un'altra
volta, l'ennesima nel giro di pochi giorni.
Uscì
alla luce del sole, fermandosi pochi secondi, le dita andarono a tormentare gli
occhi che bruciavano terribilmente. Da quanto non riusciva a dormire la notte?
Era stufo di contare i giorni che passavano come se fosse stato un carcerato in
una cella che li segna, uno alla volta, incidendoli sulla parete. Alzò il volto
verso il cielo, limpido anche quella mattina. La popolazione di Hilltop aveva
già iniziato a destarsi, cominciando le varie attività umane che erano state
loro diligentemente assegnate. La guerra, ormai, era finita. O almeno, quella
contro i Salvatori. E lui si sentiva più di vecchio di troppi anni. Rick riusciva
a capire il punto di vista di Maggie, eppure c'era qualcosa che non poteva permetterle: quando se l'era ritrovato lì,
davanti a sé, in ginocchio con la mano grondante di sangue mentre si afferrava il
taglio sulla gola cercando in qualche modo di fermarne l'emorragia, aveva
capito. Lui non era come Negan e per quello aveva scelto di non ucciderlo.
Carl, il suo amato figlio, credeva in lui ed aveva fiducia nel padre e non
poteva tradire la sua memoria. Ogni giorno ripeteva a se stesso che era per
quel motivo, quello soltanto, che gli
aveva risparmiato la vita.
Una
leggera ombra si allungò ai suoi piedi, inducendolo a voltarsi e trovandosi al
fianco Siddiq.
«
Sono appena andato a controllargli la ferita. - iniziò, incrociando gli occhi
azzurri di Rick sebbene fossero contornati da un lieve rossore, segno che
ancora non aveva dormito - I punti stanno facendo il loro lavoro, se vuoi ora..
»
Rick
lo interruppe con un gesto secco della mano, annuendo. Ringraziandolo
flebilmente, gli diede le spalle, incamminandosi verso la piccola costruzione
che usavano come studio medico.
Siddiq
lo osservò mentre con passo caracollante si dirigeva in quell'unico posto dove
lo aveva scoperto dormire, da solo, perso in chissà quali mondi e pensieri.
Vide quelle spalle ricurve che sostenevano il peso della vita di tutte quelle
persone che era riuscito a salvare, ma schiacciate soprattutto da quelle che
purtroppo non ce l'avevano fatta. Siddiq si domandò quanti sensi di colpa
potesse contenere l'anima di una persona, prima di spezzarsi. E pensare che
all'inizio lo aveva catalogato quasi come un Tiranno, ma aveva presto cambiato idea, grazie a Carl. Rick Grimes
era una brava persona a cui erano successe cose indicibilmente brutali: la
vita, purtroppo, non stava risparmiando o guardando in faccia nessuno. Certe
volte si ritrovava a pensare che forse, in quel mondo, la morte fosse una lieta
amica. Come si poteva voler continuare a vivere, in una terra desolata e
distrutta da dei mostri? Perché ormai
quello erano, l'anima umana abbandonava il corpo fatto di ossa e carne. Si
chiedeva spesso, chissà, quante di quelle anime, da lassù, guardavano quello
che il loro stesso corpo ormai putrescente continuava a fare, uccidendo altri,
sempre di più e,magari, persone a loro care. Scosse il capo, decidendo di
lasciare a Rick quel momento di intimità con se stesso.
Dal
canto suo, l'ex sceriffo non si preoccupò di guardarsi attorno. Non gli
importava. Abbassò la maniglia, trovandosi in quella piccola stanza dalle cui
finestre non entrava molta luce, se non un leggero fascio che riusciva ad
illuminarla il necessario, l'odore quasi simile a quello degli ospedali che
c'erano prima di tutto quello. Non accese le luci artificiali, dovevano
risparmiare su qualunque cosa per i momenti veramente bui che sarebbero potuti
arrivare e, in ogni caso, il suo scopo non era nemmeno quello di svegliarlo. Si
chiuse la porta alle spalle, facendo il minor rumore possibile e rimase lì, in
piedi, ad osservarlo.
Negan
era disteso nello stesso letto dove lo aveva lasciato il giorno prima, e quello
prima ancora e così via dicendo, da quando lo avevano portato ad Hilltop.
Dormiva e sembrava quasi sereno. Sembrava quasi un uomo, come tanti altri. I
capelli corvini erano perfettamente in ordine a parte dove poggiavano sul
cuscino, spargendosi leggermente. La barba brizzolata gli riempiva il volto,
tratto che gli dava quella mascolinità perfetta da Leader. Le uniche cose che
stonavano erano la fasciatura che gli lambiva la gola e le manette che si
intravedevano a racchiudergli i polsi al letto. In quel preciso istante si
domandò se, in una versione contraria, Negan lo avrebbe ucciso oppure
risparmiato.
Si
lasciò pesantemente cadere sulla solita sedia e, cullato dal respiro flebile ma
calmo di Negan, le palpebre iniziarono a scendere finché non calò in un sonno
profondo, smosso solamente da vividi ricordi ed incubi.
Riusciva
a vederlo distintamente in quel punto là, qualche metro più avanti, la giacca
nera di pelle, conscio ormai di avere la capacità di riconoscere la sua figura
in mezzo ad una mandria intera di esseri umani. Perché? Perché ormai Negan era
il protagonista del suo mondo, da quando lo aveva conosciuto; l'uomo che, senza
battere ciglio, aveva stretto tra le dita, con piacere, quella mazza da
baseball alla quale aveva dato persino affettuosamente un nome - Lucille - e
aveva massacrato di fronte ai suoi occhi i suoi amici, la sua ormai famiglia.
Si era ritrovato a desiderare così a lungo la sua morte, che non si era nemmeno
reso conto di quanto lui stesso si stesse trasformando, pian piano, in una
figura quanto mai simile a quel suo stesso rivale, a quella sua stessa nemesi.
Forse funziona sempre così, però: non ci rendiamo mai conto di quanto i nostri stessi sentimenti e le nostre stesse
emozioni ci stiano portando a cambiare, seppur lentamente, finché la realtà non
ci viene brutalmente sbattuta in faccia.
Per
Rick Grimes, quel momento arrivò quando, dopo essersi azzuffato con Negan in
quel campo, di fronte a quell'unico albero, si era ritrovato a chiedergli lui
stesso una tregua, per Carl, consapevole di colpire una ferita, seppur lieve,
anche per l'uomo. Gli occhi di Negan erano diventati liquidi, velati da quel
senso di stanchezza che quella vita gli stava facendo provare, che quel ruolo
da mantenere che si era cucito addosso con le sue stesse mani - il Cattivo - lo stava portando a
diventare. Le labbra dischiuse alla ricerca spasmodica di ossigeno, il suo viso
si era improvvisamente deformato in una maschera di sofferenza, gli occhi color
verde/nocciola divenuti lucidi fissavano quelli color del cielo, velati
anch'essi da quelle lacrime che forse esibivano tutti i sentimenti che Rick
provava o forse.. Preannunciavano quello che sarebbe accaduto. E fu in quel
momento, quando il braccio di Rick si mosse alla velocità della luce lasciando
un taglio sulla bianca pelle del collo di Negan, che si accorse della verità:
lui stava diventando quello che non avrebbe mai voluto essere. L'uomo di fronte
cadde in ginocchio, tamponandosi la gola con la mano, cercando di bloccare il
fluido corposo e denso che aveva cominciato a fuoriuscire. Un senso di nausea
invase Rick, mentre osservava la pietà negli occhi di Negan, la pietà che Negan
stava provando non per se stesso, ma per lui, perché aveva usato subdolamente
il proprio figlio per colpirlo. Avrebbe tanto voluto potersi voltare per
smettere di avere davanti quello sguardo quasi ferito da tale codardia - ma per
nulla stupito.
Gli
diede le spalle solamente quando lo vide cadere pesantemente di lato sul prato,
macchiandolo con il vischioso liquido rosso. Trovò tutti lì a fissarli:
espressioni stupite, espressioni stanche... Nessuno, in fin dei conti, era
felice. Come si poteva esserlo? Loro, esseri
umani, si stavano massacrando l'un l'altro per un semplice gioco di potere,
per riuscire a capire chi fosse il più forte.
No,
lui non poteva essere come Negan.
Rick
Grimes era misericordioso, aveva un cuore, voleva che le persone vivessero, non
che morissero. Si guardò intorno, spaesato, il braccio dolorante.
«
Salvatelo. », un sussurro flebile, ma che a tutti parve un urlo, in quel
silenzio.
L'ultima
cosa che ricordava di aver udito era stato l'urlo straziante e contrariato di
Maggie.
Riaprì
gli occhi muovendosi leggermente sulla sedia, percependo ogni centimetro del
suo corpo dolente. Si fermò per qualche secondo, giusto per capire come avrebbe
potuto stiracchiarsi senza sentire ulteriori fitte indesiderate, ma la sua
attenzione fu prontamente attirata dal volto di Negan che lo stava fissando
pacatamente da quel letto.
«
Buongiorno, bell'addormentato. », lo schernì con la voce roca, abbozzando un
mezzo sorriso che si concluse con una leggera smorfia di fastidio -
probabilmente la pelle gli tirava ancora sui punti. Rick non gli rispose,
continuando a fissarlo, alzandosi e ritrovandosi completamente storto, come se
un treno gli fosse deragliato su tutto il corpo. Il collo scricchiolò quando
riuscì a muoverlo piegandolo prima a destra e poi a sinistra. Con passo lento e
caracollante, si avvicinò a quella figura che in quei precedenti giorni aveva
visto sempre sonnecchiare - probabilmente si stava semplicemente rimettendo in
sesto grazie anche agli antidolorifici.
«
Ti fa' sentire forte, eh? - ricominciò lui, osservandolo dal basso della sua
posizione - Guardarmi da lassù. »
«
Noto con piacere che non hai perso la tua parlantina. » gli rispose Rick senza
cambiare espressione.
«
Forse avresti dovuto tagliare un po' più in profondità, sai.. Per le corde
vocali. »
Calò
il silenzio, finché non fu Rick, questa volta, che si ritrovò a ridacchiare
coprendosi istintivamente gli occhi con una mano. Negan rimase zitto ad
osservarlo, ad osservare la figura di quell'uomo distrutto, provandone quasi
compassione, o forse, similitudine. In fin dei conti non erano poi così
diversi, no?
L'ex
sceriffo avvicinò un'altra sedia che si trovava ai piedi del letto, sedendovisi sopra pesantemente. Con qualche difficoltà,
Negan riuscì comunque a mettersi in una posizione tale da riuscire a guardarlo
in faccia. Rick sapeva perfettamente quanto in quel momento il moro si stesse
sforzando nel trattenere le smorfie causate dalla scomodità della posizione, ma
era forse una delle caratteristiche che apprezzava maggiormente di lui, il non
lamentarsi per orgoglio, quello sconfinato che lo predominava.
«
Dai, sputa il rospo. Non sono menomato, riesco a sentirlo il tuo cazzo di
cervello che continua a rigirarsi quella domanda. Fammela - iniziò allora - o
hai troppa paura di sentirne la risposta? »
Perché?
Perché quell'uomo aveva il potere di metterlo sempre con le spalle al muro? Nella
sua testa risuonava continuamente la frase che Negan gli aveva detto giorni
addietro, quando si erano trovati là, uno di fronte all'altro: "Forse quella volta avrei dovuto ucciderti.
Forse Carl, allora, sarebbe ancora vivo". Forse. Chi lo sa'. I dubbi
lo tormentavano ogni notte. Non riusciva più nemmeno a provare sentimenti o
emozioni in quel mondo dove il figlio non esisteva più, accanto a lui.
Continuava a ripetersi di doversi fare forza per Judith, per Michionne, per Daryl.. Per tutti loro, ma Carl.. Lui era tutto ciò che gli
rimaneva di Lori, della sua famiglia, della sua precedente vita, del suo cuore.
Paradossalmente, in quel mondo senza il figlio, l'unica persona che riusciva a
causargli emozioni - seppur negative per la maggior parte - era proprio Negan.
Abbandonò
la sedia, scostandola e avvicinandosi ulteriormente, le dita della mano destra
andarono ad artigliare nella tasca dei pantaloni un piccolo mazzo di chiavi,
delle quali ne scelse una piccola.
L'uomo
dai capelli corvini osservò attentamente ogni minimo gesto dell'ex sceriffo,
totalmente spiazzato. Pochi secondi dopo, si ritrovò i polsi liberi, doloranti.
Rick fece un passo indietro, lasciandogli lo spazio e la possibilità di tirarsi
su con il busto, un leggero capogiro lo invase - erano troppi giorni che si trovava
sdraiato.
Negan
si alzò in posizione eretta, trovandosi di fronte all'altro uomo, a qualche
centimetro di distanza. Erano occhi negli occhi e solo in quel preciso istante,
Rick aprì bocca: « Se fossi stato al mio posto, cos'avresti fatto? »
Negan
gli puntò un dito della mano rimasta sana contro il petto, all'altezza del
cuore.
«
Ti avrei ucciso. »
Ma
entrambi si resero conto che quella non era la verità. Negan ci aveva impiegato
troppo tempo a rispondere, tentennando, cercando più che altri un minimo di
contatto tramite quel semplice gesto di puntargli il dito contro, sfiorandone i
vestiti. Rick fece un ulteriore passo avanti, scansando con un gesto secco la
mano dell'altro uomo, per poi afferrargli un lembo di maglietta all'altezza
del, quasi con rabbia, senza preoccuparsi minimamente di causargli dolore, il
viso vicino al suo, Negan poteva sentire il suo fiato caldo addosso.
«
Avresti dovuto uccidermi quando ne avevi l'occasione! - il tono di voce si era
leggermente alzato - Se lo avessi fatto, Carl.. Lui.. Probabilmente sarebbe
potuto essere ancora.. »
La
voce gli si ruppe in gola, così come si stava sgretolando il suo intero essere.
La presa sulla maglietta di Negan si fece sempre più debole, il volto si
abbassò, la sua fronte andò a posarsi sulla sua spalla. Il tempo sembrò
fermarsi totalmente. Negan si ritrovò senza sapere come comportarsi. Avrebbe
dovuto esserci Daryl al suo posto. Oppure quella
donna là. No, forse meglio Daryl perché aveva visto
come i due si guardavano, aveva visto e sentito il legame che scorreva tra di
loro: due fratelli seppur non di sangue. Chi aveva invece davanti a sé? Era
davvero Rick Grimes - colui che aveva fronteggiato con coraggio fino a pochi
giorni prima? No. Un'ombra. L'ombra di Rick. Un uomo distrutto da quello che
gli era successo, un uomo pieno di crepe, il cui colpo di grazia era stata la
morte dell'amato figlio.
Perché
il mondo si stava ribaltando in quel modo? Perché Lui?
«
Rick... »
Per
la prima volta non aveva detto quel nome con scherno o rabbia. Si sentiva le
gambe assurdamente molli e pronunciarlo non fu poi così strano come invece se
lo sarebbe immaginato. Si ritrovò quasi a sospirare, lasciando che il suo corpo
si rilassasse, la mano destra si alzò, rimanendo in bilico, indecisa su cosa
fare, per poi rinunciare e ritornare lungo il suo stesso fianco. Calò il
silenzio tra i due, un silenzio nemmeno poi così pesante.
Dentro
di sé, Rick si sentiva quasi più tranquillo, senza saperne apparentemente il
motivo. Aveva così bisogno di dire quelle parole che lo avevano internamente
ucciso e fatto regredire ad uno stato di non-vita, se non all'apparenza. Si
sentiva colpevole ed ora lo aveva ammesso e non si era stupito nemmeno più di
tanto del fatto che il suo cuore avesse deciso di fargliele pronunciare proprio
di fronte a quell'uomo, perché sapeva che sarebbe stato l'unico in grado di
capirlo, l'unico che non gli avrebbe detto: "Non è colpa tua". Qualcuno, da lassù, aveva bellamente deciso
di far intrecciare i loro cammini e forse un motivo doveva pur esistere: Negan
e Rick erano così simili nelle loro
diversità. Inspirò e l'odore di quella pelle si insinuò nei meandri dei suoi
sensi, ritrovandoci quasi un profumo di casa,
mischiato e bendaggio e anestetici.
Dopo
forse qualche minuto, Rick si convinse a fare un passo indietro, alzando il
volto verso Negan. Gli occhi del suo nemico lo scrutarono in profondità notando
che, in tutto quel tempo, non aveva pianto, nemmeno una lacrima era scesa da
quegli occhi che, nonostante ciò, mostravano un animo profondamente spezzato.
Lo ammirò, come si ammira una persona per cui si prova rispetto. Aveva davanti
a sé un grande uomo e si sentì quasi piccolo, di fronte a tutta quella
magnificenza.
«
Ti faccio togliere quei punti. »
Gli
diede le spalle, avviandosi verso la porta.
«
Chi te lo dice che rimarrò qui ad aspettarti? »
Rick
posò la mano sulla maniglia per uscire e girò solamente il capo, uno stanco
sorriso steso sul volto che sembrava invecchiato di una decina di anni rispetto
all'età reale.
«
Nessuno, ma sei consapevole del fatto che qui tu sei vivo solamente perché ci
sono io. »
Osservò
con attenzione la porta che si richiuse alle sue spalle, mordendosi l'interno
guancia. Si era bevuto il cervello? Compì quei pochi passi che lo separavano
dall'ingresso, allungando il braccio ed arrivando persino a posare anch'egli la
mano sulla maniglia, stringendola, ma senza aprirla.
Cosa
lo fermava dall'andarsene? Probabilmente, si ritrovò a pensare, non appena
avesse messo piede al di fuori di quella misera struttura improvvisata, lo
avrebbero circondato ed ucciso. Sì, di sicuro. E solo quel pensiero lo fece
desistere, o almeno, così stava raccontando a se stesso.
Fece
marcia indietro, tornando a sedersi su quel letto che aveva occupato. Non
dovette tuttavia attendere poi così a lungo, perché, pochi minuti dopo, la
porta si aprì, facendo compire ancora la figura di Rick seguita da quella del
medico che ricordava di aver visto curargli la ferita e da quella della
donna-katana.
«
Felice di ritrovarti dove ti avevo lasciato. »
« E
dove mai sarei potuto scappare? »
«
Non saprei, non eri tu l'uomo dai mille piani? »
«
Non prendermi per il culo, potrei ucciderti seduta stante. »
Michionne
rimase in disparte, notando con disaccordo che Negan non era più legato al
letto, osservando con le labbra dischiuse quel leggero scambio di battute,
sorprendendosi quando i due uomini finirono per concedersi un sorriso di sfida.
Negan fece spallucce, cedendo per primo, rimanendo in silenzio mentre Siddiq
gli si avvicinava per togliergli il bendaggio che gli copriva la gola e
controllarne la ferita.
«
Si è rimarginata bene, penso di poterglieli togliere. » mormorò, voltando il
capo verso Rick, alla ricerca della sua approvazione, che non tardò ad arrivare
con un veloce cenno del capo.
Il
giovane recuperò un piccolo paio di forbicine dalla punta particolare che lo
avrebbero aiutato a terminare il lavoro, tornando quindi a sedersi di fronte a
Negan. Incrociò velocemente il suo sguardo e l'uomo dai capelli corvini si
accorse che gli tremò impercettibilmente la mano.
«
Ehi, medico della mutua, non ho intenzione di mangiarti, quindi vedi di
calmarti e non squarciarmi di nuovo. »
Siddiq
inspirò, lanciandogli un'occhiata indispettita, ritrovando la calma e lavorando
come aveva imparato a fare. Gli occhi di Negan, nel frattempo, si spostarono
verso le due figure che erano rimaste in disparte a parlottare tra di loro
vicino alla porta, senza però riuscire ad afferrarne l'intero discorso,
comprendendo solamente di esserne il protagonista.
***
La
nebbia si stava lentamente alzando, lasciando lo spazio ai raggi del sole del
mattino. I sentieri ormai erano lasciati a se stessi, senza nessuna più umana
attività che sistemasse la vegetazione e le strade, facendo sì che l'erba
tornasse a prendere possesso di qualunque cosa.
Le
due figure avanzavano al passo sui loro destrieri in assoluto silenzio, le
orecchie sempre tese per captare qualunque tipo di suono, dal più innocuo a
quello più pericoloso, ma pareva proprio che a quell'ora del mattino ci fossero
solamente loro due - neppure un Vagante. Il baio di Rick dalla lunga criniera
nera avanzava sicuro in mezzo a tutta quella desolazione, le redini tenute in
una sola mano lasciate leggermente lunghe - ormai si fidava del senso
dell'orientamento di quell'animale. Con l'altra, Rick tratteneva la corda che
guidava il secondo cavallo, un grigio dall'andatura quasi allegra, come se si
fosse ormai stufato di rimanere chiuso nelle mura della cittadina che ormai era
diventata di Maggie, voglioso di poter solcare altre strade.
«
Se tutto va bene, domani dovremmo arrivare ad Alexandria. » proruppe Rick.
I
due cavalli procedevano perpendicolarmente. Negan teneva posate le mani
sull'arcione della sella, le redini abbandonate a loro stesse qualche
centimetro più avanti. Non aveva mai amato particolarmente montare a cavallo,
ma pareva che ormai fosse quello il mezzo con cui quei reduci di guerra si
spostavano da un fortino all'altro - per risparmiare gasolio.
«
Beh non ho niente di meglio da fare, comunque, - gli rispose, meritandosi
un'occhiata storta da parte dell'ex sceriffo - ma dimmi.. Come mai la
donna-katana non è venuta con noi? »
«
Michionne. »
« Mh? »
«
Il suo nome è Michionne. »
«
Oh, scusa. Non volevo ferire il tuo cuore. »
«
Puoi smetterla una buona volta di essere così stronzo? »
« Nope. »
Calò
nuovamente il silenzio.
Toc
toc.
«
Avanti. »
La
porta si aprì il giusto per far sì che Rick potesse accedere alla stanza dove
Maggie, seduta dietro la scrivania che un tempo era appartenuta a Gregory,
stava conversando tranquillamente con Jesus. Rick non si preoccupò di
interrompere qualunque cosa si stessero dicendo, introducendosi con passo
sicuro all'interno e lasciando che la porta alle proprie spalle si richiudesse.
Jesus si fece da parte, mettendosi in un angolo, mentre Maggie alzava lo
sguardo verso l'amico.
«
Domattina partirò per tornare ad Alexandria. »
«
Lui resta finché non decido cosa farne. » replicò categorica.
«
No, Maggie. Negan viene via con me. Lo terremo rinchiuso ad Alexandria. »
Jesus
osservò i nervi della donna tendersi, l'espressione contrita sul volto, mentre
la mano si chiudeva istintivamente a formare un pugno mentre era ancora posata
sui documenti di cui si stava occupando. Sarebbe dovuta rimanere tranquilla,
per il bambino che portava ancora in grembo, ma quando si trattava del capo dei
Salvatori, niente avrebbe potuto farla stare meglio.
Come
darle torto, le aveva pur ucciso l'uomo che amava, lasciandola sola, facendo sì
che quel bambino nascesse in un mondo buio senza neppure conoscere suo padre.
«
Perché? Perché non posso ucciderlo? Qui ed ora. »
Rick
sospirò, passandosi una mano tra i capelli.
«
Noi non siamo come loro. »
Maggie
si alzò di scatto, facendo sbattere il palmo della mano aperta sulla scrivania,
il suono rimbombò in tutta la stanza.
«
Non me ne frega un cazzo, Rick! Glenn dovrebbe essere qui, con noi. GLENN! »
Un
misto di rabbia e dolore le stava deformando il volto dai lineamenti ormai
induriti dalla vita che erano costretti a condurre. I capelli castani le
stavano ricrescendo pian piano dandole quel fascino che aveva sempre avuto.
Maggie era sempre stata la più bella, tutti lo sapevano e Glenn era stato un
uomo fortunato a poter passare dei momenti con lei, amandola e lasciandosi
amare. Rick si chiese cosa pensasse da lassù vedendo la sua famiglia che si
stava man mano sgretolando.
«
Maggie, lo so che sei arrabbiata. Lo so e lo capisco, ma se lo uccidessimo.. »
La
donna socchiuse gli occhi, inspirando e posando in un gesto automatico e dolce
la mano che poco prima aveva sbattuto sul legno, sulla pancia. Quando li
riaprì, non faticarono molto a trovare quelli azzurri come l'oceano di Rick
Grimes.
«
Parti alle luci dell'alba, Rick, prima che io cambi idea. »
L'uomo
la osservò attentamente, rendendosi conto di quanto, anche lei come tutti loro,
era cambiata nel tempo.
La
giornata stava ormai volgendo al termine. Rick iniziò a guardarsi velocemente
intorno, cercando di registrare ciò che i suoi occhi riuscivano a scorgere. Le
loro ombre si stavano facendo sempre più lunghe ed i cavalli iniziavano ad
essere ormai stanchi. Si maledì per aver deciso di non portare con sé anche
Michionne e altre due o tre persone, ma necessitava che la donna si trattenesse
ancora per qualche giorno ad Hilltop per poi ripartire con delle scorte
gentilmente donate da Maggie per la sua gente.
«
Hai intenzione di continuare anche per tutta notte? »
Negan
spezzò quel silenzio che li aveva accompagnati per l'intera giornata, il tono
scocciato.
« Tsk. Ti preferivo quando stavi zitto. »
Perché
tutte le loro conversazioni dovevano ridursi sempre a quello? Uno scambio acido
di battute che poi finivano terribilmente nel nulla.
«
Comunque no. Nei paraggi dovrebbe esserci un vecchio fienile dove possiamo
fermarci per stanotte, così da tenere sotto controllo anche i cavalli e
permettergli di riposare. » decise, per quella volta, di dargli una
spiegazione, fermando nel contempo i due animali che sbuffarono sonoramente,
scuotendo il capo.
«
Che dolce animalista. »
L'aria
iniziava a rinfrescarsi, preannunciando una serata limpida, ma non
eccessivamente afosa. In lontananza, il silenzio rispose loro. Fortunatamente. Rick non aveva la benché
minima voglia di trovarsi a fronteggiare dei vaganti da solo e non aveva
nemmeno intenzione di fornire a Negan una qualsivoglia arma. Ciononostante non
aveva fatto tutta quella strada per poi vederselo morire davanti, sbranato da
un morto che cammina.
«
Saremmo già arrivati se solo avessimo preso un auto. »
«
Sì, hai ragione, ma abbiamo deciso di non sprecare carburante inutilmente. »
«
Mi fa' male il culo su questo coso. »
Come
se il grigio l'avesse sentito, pestò lo zoccolo anteriore sul terreno poco
prima che Rick li incitasse a riprendere il cammino, facendoli svoltare in
mezzo a delle sterpaglie già calpestate, riconoscendo il sentiero che, poco
dopo, li portò ad un vecchio edificio di campagna.
Dopo
aver velocemente controllato che, effettivamente, fossero da soli, si chiusero
all'interno e smontarono entrambi dai destrieri. Rick si preoccupò di togliere
loro i finimenti e riuscì a farli sistemare in quello che rimaneva di un
vecchio box. Negan osservava in silenzio ciò che l'altro uomo si prodigava a
fare dopo essersi accomodato - per così dire - su ciò che rimaneva di un po' di
pagliericcio.
La
poca luce che fino a poco prima entrava tra le travi si era esaurita, lasciando
spazio al buio della notte, cielo scuro rischiarato solamente dal debole
spicchio della luna. Grazie al cielo non faceva freddo. Rick si prodigò di
mettere tra di loro una piccola lanterna che conteneva un leggero fuocherello
al suo interno facendo sì che rischiarasse leggermente l'ambiente, ma stando
attento che non si notasse all'esterno per non attirare presenze indesiderate.
I cavalli erano tranquilli nel loro angolo.
«
Ho portato qualcosa da mangiare. Vuoi? » domandò l'ex sceriffo rompendo quella
pace.
Negan
lo ringraziò mentalmente: non aveva mai amato particolarmente il silenzio, gli
metteva in testa troppi ricordi e strane idee. Annuì, allungando il braccio e
sfiorando le dita di Rick per afferrare la scatoletta che l'uomo gli stava
passando. Una sensazione di strana tranquillità lo invase. Le spalle si
rilassarono improvvisamente. La situazione gli risultò alquanto ridicola: si
trovava chiuso in un ex fienile con l'uomo che paradossalmente fino a poco
tempo prima avrebbe voluto uccidere con le sue stesse mani. E si sentiva
ripetitivo a pensarlo continuamente, in quanto avrebbe potuto benissimo farlo
lì, in quel preciso istante. Sarebbe bastato così poco, ma ormai non gli
interessava quasi più. Forse il motivo di tutta quella pace che provava era il
rendersi conto di non dover più dimostrare niente a nessuno: non doveva più
essere il Leader forte e carismatico che era sempre stato, ma poteva
semplicemente essere se stesso, senza il peso di altre vite se non la sua.
Nonostante tutto era libero.
«
Come fai ad essere così tranquillo mentre ti trovi qui, da solo con me? » gli
domandò senza riuscire a trattenersi.
Rick
alzò il volto dalla sua cena, osservandolo con quegli occhi penetranti e
limpidi.
Quello
sguardo.
«
So' che non mi ucciderai. » esordì, alzando leggermente le spalle.
La
tranquillità con la quale gli aveva risposto, lo aveva leggermente sorpreso.
Perché? Come poteva essere così sicuro? Rick aveva ripreso a mangiare senza
degnarlo di un ulteriore sguardo e Negan si perse ad osservarlo minuziosamente.
Da
quando gli erano comparse quelle rughe, sul volto? Le aveva sempre avute, da
quando lo conosceva? O erano state le infinite perdite a segnare così il suo
viso? L'ultima delle quali, ricordò, era il figlio. Come aveva potuto quel Dio
che tanti credevano ancora che esistesse, prendersi un ragazzo così giovane e
pieno di vita? Forse.. Forse sarebbe dovuto morire lui stesso, al posto di
Carl. Quel ragazzo...
«
Mi piaceva molto, sai? »
Rick
rialzò il volto con un'espressione interrogativa, senza bisogno alcuno di
parlare: sapeva che Negan avrebbe continuato senza che lui lo incitasse.
«
Tuo figlio, Carl. »
Negan
notò l'ombra che gli passò sul volto, segno che quella perdita non l'aveva
ancora accettata, nel profondo, come gli aveva ben già dimostrato. Si rese
conto di quanto quello che tutti vedevano all'esterno di quell'uomo fosse
solamente una corazza. Un'armatura. Rick doveva essere forte per gli altri, ma
non per se stesso. E si ritrovò così tanto in quella figura, da sentirsi
stringere lo stomaco. Quante persone dovevano vedersi morire di fronte prima
che quel mondo fosse sazio della loro sofferenza?
«
Scusa, non volevo toccare un tasto dolente. », si ritrovò a mormorare Negan,
stupendo persino se stesso, senza però distogliere lo sguardo dall'altro uomo,
che sorrise quasi imbarazzato, facendo un veloce gesto con la mano che
stringeva il cucchiaio.
«
Era un bravo ragazzo - iniziò con lo sguardo fiero da padre - ma da quando tu
chiedi scusa? »
Si
ritrovarono entrambi a ridacchiare.
«
Sono un essere umano anche io, nonostante spesso io non lo abbia dimostrato. -
fece una breve pausa, sorridendo nostalgico - Ho un cuore anche io. »
Non
c'era bisogno che rispondesse e lo sapevano entrambi. Senza dire una parola,
Rick iniziò decise di alzarsi e Negan intuì che il loro strano momento era terminato.
Dopo
quel breve scambio di confidenze, Rick si rese conto di aver bisogno di
allontanarsi da lui per un attimo, per rimettere in sesto i suoi pensieri ed
iniziò quindi ad esplorare l'ambiente alla ricerca di qualunque cosa lo
portasse a debita distanza da lui. Il ricordo di Carl non lo abbandonava mai,
ma cercava di dissimulare tutto quello che provava al riguardo. Eppure Negan
era riuscito a scavare sotto quell'inutile facciata che si era costruito
arrivando a chiedergli persino scusa quando si era reso conto che suo figlio
era parte integrante della sua vita e non averlo più lì gli faceva
indicibilmente male.
Si
passò una mano tra i capelli: quanto avrebbe dato per potersi fare una doccia
in quel momento. Controllò distrattamente i cavalli che si erano avvicinati
l'un l'altro in un abbraccio animale per riposare e decise di tornare dove
aveva lasciato Negan, sicuro lo avrebbe ritrovato. Infatti lo vide steso sul
pagliericcio che era riuscito ad accumulare, gli occhi socchiusi, le labbra
dischiuse: il sonno vinceva anche lui, quindi. Sorrise tra sé, osservandolo:
così umano, così normale, così fragile. Avrebbe fatto lui la guardia, tanto
avrebbe solamente avuto incubi se avesse provato a dormire.
***
«
Rick. »
Era la parola più bella che
avesse mai pronunciato. Quel nome, sussurrato. Un ansimo. Un disperato bisogno.
Le dita che artigliavano la maglia, le dita che accarezzavano le labbra
sottili, il polpastrello che raschiava contro i peli duri della barba che stava
ricrescendo. Gli occhi negli occhi. Il desiderio bruciante che avvertiva nella
pancia, nello stomaco. Perché lui era se stesso. Era come trovarsi di fronte ad
uno specchio. Il se stesso che avrebbe potuto essere, così come il contrario.
Se le loro vite fossero state ribaltate, probabilmente si sarebbero comunque
trovati a doversi combattere. Se Rick avesse perso tutti molto tempo prima e
Negan molto tempo dopo... Rick sarebbe potuto essere Negan e Negan sarebbe
potuto essere Rick. Il destino così aveva deciso, per loro.
Si
svegliò di soprassalto, rendendosi conto di essersi addormentato come un
poppante. Da fuori non giungeva ancora nessuna luce, quindi probabilmente era
stato un semplice pisolino durato alquanto poco, ma giusto il tempo per far sì
che il suo intero essere si rilassasse, permettendo al cervello di fargli
sognare una scena che lo sconvolse. Sbatté le palpebre più volte, accorgendosi
di avere addosso un lieve strato di sudore. E'
il caldo, sicuramente. Si passò una mano sul volto, sbadigliando
sonoramente.
«
Incubo? »
Sussultò
al suono della voce di Rick, mettendosi istintivamente a sedere sulla difensiva
e fissandolo.
«
Più o meno.. »
Rick
si ritrovò ad annuire.
«
Da quando Carl è... - s'interruppe, distogliendo lo sguardo, ma quando lo
riportò su Negan, si rese conto di poter parlare liberamente, senza capirne il
motivo perché quegli occhi non lo stavano giudicando, lo stavano capendo . ...continuo a rivivere quella
scena, nella speranza che non sia vero, che lui... - la voce si incrinò - ...arriverà
alla mia porta a chiedermi se tutto va bene e invece non c'è niente che va
bene, a partire da questo mondo maledetto. »
Si
passò velocemente una mano alla base del naso, guardando a terra. Solo quando
percepì la mano di Negan che gli stringeva la spalla si accorse che l'uomo si
era alzato per avvicinarsi a lui. Fu un contatto confortante che gli ricordò di
essere ancora vivo, nonostante tutto.
Rick
rise sommessamente, alzando il volto ed incrociando gli occhi di Negan.
«
Ridicolo: non ne avevo mai parlato nemmeno con Daryl
o Michionne. »
«
Strana la vita, eh? Ti ritrovi in questo posto dimenticato da Dio a parlare dei
tuoi fantasmi con me. Sei proprio un coglione. »
« E
tu sempre un signore nelle maniere. »
lo prese in giro e risero entrambi.
Perché
erano finiti col farsi la guerra, quei due? Forse nemmeno lo sapevano più.
Forse Carl aveva ragione. Forse era proprio quello che suo figlio intendeva: Tu
e Lui siete simili, potreste fare
grandi cose, insieme, se solo ve ne rendeste conto. O se solo non fosse troppo
tardi. Perché spesso la vita fa' così, ti fa' accorgere di poter avere qualcosa
di bello solamente per poi darti la lezione che ti meriti per tutto il male che
hai causato, togliendoti quell'unica pietra preziosa.
«
Ma almeno sono sincero, Grimes. »
Quando
la mano di Negan abbandonò la sua spalla, permettendogli di tornare a sedersi -
anche se non più dov'era poco prima, ma un po' più vicino all'ex sceriffo - una
fugace sensazione di mancanza lo
invase. Non si era mai sentito così scombussolato dagli eventi. Lui aveva
deciso di risparmiarlo, il perché non lo sapeva. Lui aveva deciso di portarlo
via da Hilltop ed il motivo lo sapeva benissimo: Maggie lo avrebbe ucciso non
appena Rick si fosse girato di spalle per andarsene. Lui aveva deciso di partire
per Alexandria solo, in sua compagnia. Perché.. Banalmente sperava di trovare qualcosa in Negan. Quel qualcosa che non
aveva mai mostrato a nessuno perché aveva un ruolo da mantenere. Sperava di
trovare un nuovo alleato? Un nuovo amico? In cosa sperava? Si diede una lieve
spinta in avanti con la mano posata sul terreno.
«
Negan? »
« Mmh? » mormorò il
diretto interessato, girando il capo verso di lui giusto in tempo per vedere la
scena quasi al rallentatore, giusto in tempo per non rendersi nemmeno conto di
quello che stava succedendo, trovandosi il volto di Rick attaccato al suo.
L'unica cosa che riuscì a pensare in quel momento fu un pensiero così stupido
che gli fece venir voglia di prendere a pugni da solo: "E' la prima volta
dopo così tanto tempo che mi chiama per nome". Il suo corpo non si era
nemmeno irrigidito per la sorpresa, ma si era subito rilassato, come se fosse
pronto da tempo per quel calore umano. Ne aveva bisogno. Ne avevano bisogno
entrambi. Per dimenticare tutto il male che avevano fatto, tutto il male che si
erano inflitti l'un l'altro. Le dita di Negan erano più sicure di quanto si
sarebbe mai immaginato quando si infilarono dietro la sua nuca per premerlo
contro di sé. Nonostante Rick avesse fatto la prima mossa, fu proprio l'altro
uomo ad essere più irruento, chiedendo di più, un contatto più profondo,
infilando la sua lingua nella sua bocca.
Cosa
stavano facendo? Nel silenzio di quella notte, in mezzo all'aperta campagna, in
un vecchio fienile, quei due uomini si dimenticarono improvvisamente di chi
fossero e del resto del mondo, cercando di scavare l'uno nell'altro, sotto
quegli strati di corazza che entrambi esibivano, mostrando le proprie debolezze
l'uno all'altro. Quando il sole sarebbe sorto di nuovo su quel mondo, tutto
sarebbe stato ancora uguale, ma diverso solamente per loro due. Unici
spettatori erano quei due cavalli che si stringevano tra di loro, come a
volersi proteggere a vicenda, mentre dormivano tranquilli: persino gli animali
avevano intuito che quella Terra, ormai, aveva solo pericoli e godevano dei
rari momenti di tranquillità.
L'odiarsi
li aveva portati a qualcosa di più, ad un livello superiore - oltre l'odio,
oltre qualunque cosa. Che poi... Si erano mai odiati veramente? O era stata
semplicemente la situazione a portarli a scontrarsi? Le persone? Le loro
famiglie? Il loro ego? Le loro decisioni.
«
Perché lo hai fatto? » domandò Negan, trovandosi assurdamente ridicolo nella
parte di un piccolo adolescente che chiede al ragazzino che ha di fronte il
motivo di un bacio. Un bacio che
significava tutto e niente.
«
E' così terribile seguire l'istinto? » sussurrò Rick in risposta, trovandosi a
dover affrontare un sorriso sghembo da parte dell'altro che non se lo fece
ripetere due volte e tornò a torturarlo, facendo sì che i loro corpi si
avvicinassero come non avevano mai fatto, come non avrebbero mai dovuto fare e
come, un giorno non lontano, non avrebbero più potuto fare.
In
fin dei conti il mondo era stato fin troppo crudele con gli esseri umani che,
in quel momento, anche Dio si sarà girato dall'altra parte, dando loro le
spalle per far sì che trovassero anche solo quel poco di pace e conforto che
riusciamo a scovare in un'altra persona.
***
«
Tutto questo non cambierà niente, Rick. »
Rick
si voltò ad osservarlo mentre lacerava il silenzio con quelle parole. Negan si
stava infilando la maglietta che scivolò dolcemente sul suo petto, fino ad
andare a coprire anche gli addominali dell'uomo. Come sempre riusciamo a
rovinare anche i momenti dove, forse, l'unico protagonista dovrebbe rimanerne
il silenzio.
«
Cosa? » chiese, stringendo il sottopancia del suo cavallo e facendogli una
dolce carezza sul collo, al di sotto della lunga criniera. L'animale, quasi
come se volesse ringraziarlo, indirizzò il muso verso la sua schiena, dandogli
una leggera spinta, facendolo ridere.
Negan
osservò quella piccola scena che poteva risultare di vita quotidiana: sembrava
quasi tutto normale. Normale, se non fosse stato che erano Rick e Negan.
Normale, se non fosse stato per il mondo esterno. Avrebbero dovuto sbrigarsi,
altrimenti le varie orde di Vaganti avrebbero potuto raggiungerli ed in due non
avrebbero potuto difendersi granché bene.
«
Tutto. »
Rick
sospirò, andando a sistemare anche il cavallo grigio - cosa che mai avrebbe
fatto l'altro - per poi avvicinarsi a Negan. Non ci sarebbero stati gesti
d'affetto tra loro due perché ormai il sole era sorto, come uno spezza
incantesimo, ma sapevano entrambi che quello che era successo tra loro non era
stato un caso. Sapevano entrambi che quel Dio burlone li aveva fatti incontrare
fin dall'inizio per un motivo, o forse più di uno, ma in primis per fargli
capire che loro due si sarebbero inseguiti per troppo tempo per farsi la guerra
quando sarebbe bastato semplicemente fare ... La pace.
«
Non cambia niente, Negan. Ti porterò con me ad Alexandria, dove dovrò tenerti
rinchiuso, per tutto quello che hai fatto. Tutti se lo aspettano, anzi... Tutti
si sarebbero aspettati che io ti uccidessi, quel giorno, perché così sarebbe
dovuta andare, tuttavia... »
«
Questo mondo non fa' per te, Rick Grimes. » scherzò Negan, avvicinandosi a lui
per montare a cavallo.
Rick
gli sorrise, tenendogli fermo l'animale e osservandolo. Una volta montato in sella,
gli consegnò le redini ed un coltello, ricevendo in risposta uno sguardo
interrogativo.
«
Mi fido di te. »
Furono
le parole più belle che si era mai sentito dire da quando quella vita era così
cambiata per tutti loro. Quelle parole ebbero il potere di fargli tornare
voglia di vivere, in quel mondo. Di
combattere, ma dalla parte giusta, questa volta.
Avrebbe
tanto voluto rispondergli ironicamente o con il suo solito tono piccato, ma
sapeva che la voce lo avrebbe tradito, quindi decise di rimanere zitto ed
insieme, dopo aver controllato che all'esterno non ci fossero pericoli
imminenti, si misero in cammino, uno al fianco dell'altro, azzardando anche a
qualche cambio di andatura per velocizzare il viaggio, nonostante sapessero
che, una volta messo piede ad Alexandria, niente sarebbe stato come quella
notte, o forse tutto.
Quando
giunsero finalmente alle mura della ormai cittadina, Negan percepì tutti gli
sguardo ostili puntati su di sé. Si premurò di nascondere il coltello che Rick
gli aveva dato per la seconda parte del viaggio per difendersi in caso di
attacco. Percepì quell'odio che gli perforò la schiena, anche quando smontarono
da cavallo.
«
Non è legato. » constatò una voce alle loro spalle.
Negan
riconobbe il tono basso, carico di sentimenti negativi. Nonostante quella frase
carica di odio, quando si voltò vide che le braccia di Rick strinsero Daryl e viceversa in un saluto fraterno.
«
Sarebbe stato difficoltoso montare a cavallo, se fosse stato legato,
soprattutto in caso di attacco. » gli rispose pragmatico Rick.
«
Non sarebbe stata una grande perdita, se dei Vaganti lo avessero smembrato. »
annunciò un'altra voce di cui però Negan non seppe ricondurre a nessun viso.
La
folla che si era raggruppata intorno a loro iniziò a borbottare.
Rick
fece un passo avanti, sicuro e Negan si ritrovò a fissargli la schiena, le spalle
dritte, il portamento fiero - il Rick
Grimes di cui tutti avevano bisogno.
«
Per cortesia, ne abbiamo già discusso. »
«
In realtà, non ne abbiamo discusso per niente. Tu hai deciso per tutti. »
I
sentimenti di fratellanza erano durati ben poco, notò Negan. Fu proprio Daryl a dar voce ai pensieri di tutti, probabilmente anche
perché nessun altro sarebbe andato contro all'ex sceriffo. Non dopo tutto
quello che lui aveva fatto per loro. Parlavano di lui come se non fosse lì
presente e la cosa iniziava a dargli fastidio.
« Daryl, pensavo ne avessimo parlato. »
«
Maggie non è l'unica voce in capitolo quando si parla della merda che lui ci ha fatto passare. »
Il
tono di voce si era leggermente alzato - strano. Negan non ricordava di averlo
mai sentito gridare quell'uomo. Daryl gli rivolse uno
sguardo pieno di disprezzo.
Rick
non tentennò di un centimetro.
«
Non cambierò idea: non lo uccideremo. Verrà rinchiuso e questa è giustizia. » proruppe, facendo passare
lo sguardo su tutte le persone che erano presenti E così fu.
Negan
trovò molto ironico come nessuno riuscisse a mettersi davvero contro Rick
Grimes, nonostante tutti fossero in disaccordo con la sua idea. Nessuno provò
ad ucciderlo, nemmeno a colpirlo. Forse, in fin dei conti, erano tutti dei
codardi e avevano sperato che sarebbe stato Rick a stringere l'arma che lo
avrebbe fatto spirare. Gli essere umani.
Alla fine erano tutti uguali, uno all'altro. Tutti in grado di parlare, ma
nessuno di agire.
***
La
luce lo colpì direttamente sul volto, come ogni mattina da quando si trovava in
quell'angusto metro quadro di spazio ad Alexandria. Paradossalmente gli ritornò
in mente quando si trovava ad Hilltop, sdraiato in quel letto con la fasciatura
sul collo ed i punti che tiravano la pelle e l'unico compagno di stanza era la
presenza di Rick quando andava lì a dormire. Sorrise tra sé, smosso dal suono
ben conosciuto della chiave che veniva inserita nella serratura e girata, anche
se meno energicamente del solito. Quanti giorni erano passati dall'ultima volta
che Rick era passato da lui? Percepì una leggera stretta allo stomaco quando
intuì che quel giorno c'era qualcosa di diverso, nell'aria. Non sapeva
spiegarselo. Da quella notte le cose
tra loro era ben cambiate, seppure lo dimostrassero solamente in quella cella
dove Rick andava a portargli da mangiare e rimaneva lì, seduto ad osservarlo e
a parlare dei suoi pensieri, delle sue idee, dei suoi progetti. E Negan era
quasi diventato un confidente. Quel giorno, però, sarebbe stato diverso. E la
conferma arrivò quando vide che, una volta apertasi la porta, era una donna e
non il suo solito "carceriere" ad entrare.
Michionne
sembrava diversa: il volto dalla bellissima pelle nera risultava quasi tirato,
le occhiaie, nonostante la carnagione, si vedevano lontano due chilometri.
Avrebbe tanto voluto accoglierla con una battuta volgare, com'era suo solito
fare quando chiunque altro entrava lì, ma quegli occhi spenti gli fecero quasi
fermare il cuore. Si alzò, raggiungendo le sbarre di quella cella.
«
Dov'è quello sceriffo di merda? » domandò, cercando di ostentare un tono di
voce sicuro.
Michionne
lo fulminò dapprima con lo sguardo, per poi abbassare gli occhi, mordendosi il
labbro inferiore: fino a quel momento non aveva mai notato quanto fossero
carnose, quelle labbra. Chissà cosa provava Rick, quando le baciava.
«
Spostati che ti do' la tua razione. » ordinò, secca.
Le
nocche delle mani di Negan sbiancarono mentre le dita si artigliavano contro il
gelido materiale che componevano quelle sbarre.
«
Cos'è successo? Si è fatto fottere da qualche bella parolina e ci è rimasto
secco? » dissimulò quel sorriso sghembo che Rick, in realtà, aveva imparato a
conoscere così bene in quell'ultimo periodo e come unica risposta vide due
occhi scuri dai quali iniziarono a scendere lacrime silenziose, perché
Michionne non emise nemmeno un suono. Niente di niente. Quella donna, così
forte, così solitaria un tempo, così segnata dalle perdite come tutti loro,
piangeva in silenzio di fronte a quell'uomo che aveva ucciso tante persone a
lei care, che aveva cercato di uccidere persino Rick, che era stato risparmiato
da Rick e che sapeva benissimo essere cambiato da quando era giunto ad
Alexandria.
«
Mi dispiace. », mormorò lei, abbandonando a terra il vassoio con il cibo,
lasciandolo all'esterno della cella, sicura che comunque lo stomaco di Negan
non avrebbe avuto bisogno di tutto quello e, senza guardarlo, gli diede le
spalle, lasciandolo solo.
Quello
stupido Rick.
Le
ginocchia non riuscirono a reggerlo per molto, portandolo ad accasciarsi per
terra, sentendo quanto fosse freddo quel pavimento, ma mai quanto si sentiva
lui. Ringraziò mentalmente quella donna per averlo lasciato solo. Avrebbe
voluto farle così tante domande, ma sapeva che non ce l'avrebbe fatta a
rimanere lucido. Non poteva essere successo. Osservò il vassoio contenente il
cibo ed un conato di vomito lo investì. Quando si era ridotto così? Socchiuse
gli occhi per qualche secondo per poi riaprirli con la voglia di spaccare
qualcosa. Allungò il braccio oltre le sbarre per afferrare quel maledetto
vassoio che tutti i giorni precedeva Rick quando entrava in quel posto angusto
dove, purtroppo, aveva dovuto
rinchiuderlo per non far agitare gli animi. E lui... Lui lo aveva capito e
glielo aveva concesso. Strinse le dita. Nel momento in cui lo sollevò
lentamente per poterlo scaraventare contro la parete di fronte a lui, notò un
breve luccichio che attirò il suo sguardo: una chiave, poggiata sopra un
piccolo pezzo di carta ripiegato. Abbandonò il tutto a terra producendo un
rumore sordo, afferrando sia una che l'altro e dispiegandolo lentamente. Era
una piccola lettera scritta di fretta dove gli fu' raccontato cos'era successo
e del sacrificio di Rick, lettera che terminò con le seguenti parole:
"Farò
in modo che stanotte non ci siano guardie.
Così
lui avrebbe voluto."
Negan
sapeva benissimo cos'avrebbe fatto di quell'opportunità che Michionne gli aveva
donato.
***
La
porta cigolò leggermente quando venne aperta e poi richiuse alle spalle di
Rick.
«
Sei sveglio? » si sentì domandare.
E
come poteva non essersi svegliato quando quella fottuta porta aveva fatto tutto
quel casino quando lui l'aveva aperta?
«
Sì, grazie alla tua delicatezza. » borbottò, stiracchiandosi e stropicciandosi
gli occhi. Si mise a sedere su quel letto scomodo, dando un'occhiata alle sue
spalle osservando che, dalla piccola finestrella, gli rispondeva solamente il
buio.
Era
ancora notte: strano. Solitamente Rick passava da lui durante il giorno a
portargli da mangiare e a far due chiacchiere.
«
Cosa ci fai qui nel bel mezzo della notte, Rick? »
L'uomo
aprì la cella, entrando lui stesso, rimanendo però in piedi all'ingresso,
fissando in silenzio Negan, quasi come se gli stesse chiedendo il permesso di
passare la soglia. Consenso che fu dato con un gesto della mano quasi ironico.
«
Non riuscivo a dormire stanotte. »
«
Incubi? » domandò, sbadigliando.
Sapeva
che erano soli perché ultimamente le guardie alla sua porta erano sempre meno
frequenti.
«
Pensieri, più che altro. »
Negan
gli fece spazio, permettendo anche all'altro uomo di sedersi, le mani posate
sulle ginocchia che stringevano leggermente, quasi fosse ansioso.
Non
disse niente: sapeva che Rick quando sarebbe stato pronto, avrebbe iniziato a
parlare, cosa che successe poco dopo. Iniziò ad illustrargli i suoi problemi
con quel maledetto ponte, con le persone che aveva riunito per lavorarci -
specialmente con gli ex-Salvatori.
Negan
sapeva benissimo quanto quelle persone fossero complicate da gestire e gli si
strinse quasi il cuore a vedere come Rick avrebbe voluto che tutti - nessuno
escluso - fosse collaborativo e felice, ma era nella natura umana lo scontento
e, purtroppo, tra quelle persone c'era chi sapeva gestirlo e fomentarlo più che
bene, più del dovuto.
La
questione non sarebbe finita idillicamente.
Negan
si ritrovò a posargli la mano sulla spalla, stringendola leggermente.
I
due rimasero per qualche minuto in silenzio, felici di poter godere di quel
breve contatto.
Dopo
quella notte non erano mai stati così vicini.
«
Lo sai che posso aiutarti, con quelle persone. »
«
Lo so, Negan. Lo so.. Ma purtroppo non posso ancora.. »
Rick
lo guardò come se volesse chiedergli scusa solamente con quegli occhi e Negan
capì. Sì, capì. Rick ormai si fidava di lui, ma aveva azzardato già troppo
portandolo ad Alexandria e rinchiudendolo, senza ucciderlo. Non poteva ancora
chiedere all'intera popolazione di accoglierlo come una persona qualunque, come
se non fosse stato quel Negan che andava in giro a massacrare la gente con
Lucille - una mazza da baseball con del filo spinato.
Nonostante
questo, si fiondò sulla sua bocca perché era tempo che voleva farlo e non
poteva.
E
non era affetto, non era amore, non era niente, se non bisogno, se non
similitudine.
Rick
si allontanò di qualche centimetro, chiedendogliene il motivo.
«
Una volta un uomo altamente stupido e che odio mi ha chiesto: "E' così
terribile seguire l'istinto?". »
Sorrisero
entrambi e anche per quella notte dimenticarono qualunque cosa: non si capiva
più dove iniziasse uno e finisse l'altro. Erano un insieme di emozioni e rabbia
che sfogavano l'uno sull'altro. Uno perché non poteva essere liberato e l'altro
perché non poteva liberarlo. E tutto quello era loro, in segreto. Forse era per
quello che tutto era così eccitante: il bisogno di avere e condividere un
segreto che nessuno avrebbe mai scoperto o saputo.
Rick
percepì il duro della pietra contro la sua schiena nuda che raschiava, ma il
freddo lo indusse solamente a provare quel brivido di piacere che solamente
quelle dita sapevano dargli. Mani calde, mani rovinate, mani sporche del sangue
di troppe persone, mani che avevano ucciso, mani che - nonostante tutto quello
- gli facevano perdere la testa.
Infilò
le sue dita nei morbidi capelli spingendolo contro di sé, spasmodicamente e
rimasero insieme, per tutta la notte, come se fossero stati in un mondo
parallelo, il loro.
«
Fai attenzione, ok? »
«
Ti preoccupi per me? »
«
Vaffanculo, Rick. »
Rick
rise quando si ritrovò a dover girare ancora quella chiave per rinchiuderlo
dentro.
«
Tornerò sano e salvo, come tutte le altre volte. »
«
Non vado da nessuna parte, io. », fece spallucce.
«
Un giorno, Negan. Un giorno.. »
Sorrise.
Negan osservò fino all'ultimo dettaglio di quella schiena che ora si stava
allontanando. Si salutarono, senza sapere che quella era l'ultima volta che si
sarebbero visti.
Perché
non lo sappiamo mai, in realtà.
***
Inspirò
l'aria della notte con quell'ultimo incontro che aveva avuto con Rick nella
testa. Era libero. Avrebbe potuto fare qualunque
cosa, ma sapeva benissimo che, una volta riuscito ad eludere qualunque guardia
di Alexandria, sarebbe andato là, dove quel ponte aveva portato via una persona
troppo importante per tutti. Per Daryl. Per
Michionne. Per la piccola Judith. Per Maggie. Per tutte quelle persone che
avevano bisogno di credere in qualcuno.
Per se stesso.
Rick
non poteva essere morto così e Negan ne era così convinto da volerlo vedere con
i propri occhi: sarebbe andato a cercarlo, sì. Fosse l'ultima cose che avrebbe
fatto su quel pianeta di merda.