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Autore: maraman    01/01/2019    2 recensioni
Girò il volto verso sinistra e lo vide: il capo leggermente chinato che andava poggiandosi contro la parete; i capelli pettinati completamente indietro che gli lasciavano la fronte libera erano diventati troppo lunghi, andando a formare quasi dei boccoli nella parte finale; la barba di qualche giorno che iniziava a diventare ispida; le braccia conserte, poggiate leggere sul petto anche se le dita artigliavano sempre la carne degli avambracci lasciati scoperti dalle maniche della camicia piegate all'insù scompostamente; gli occhi chiusi... Lo trovava sempre lì, immobile. Non si erano ancora parlati da quella volta. - NeganRick SPOILER
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Negan, Rick Grimes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Buonasera a tutti. (:

Inizio con il dirvi che probabilmente se sarete entrati in questa FF, avrete già letto l'altra che avevo scritto. Vi voglio ricordare, prima di tutto, che la coppia di cui parlo e' composta da Rick e Negan - quindi se avete una visione totalmente differente, non iniziatela. In secondo luogo, prendo spunto dai fatti realmente avvenuti nella serie TV - nell'ultima stagione. Se non avete ancora avuto il piacere di vederla, non leggete - se non volete leggeri spoiler. Ovviamente tutto quello che accade tra i due nella FF e' frutto della mia mente malata che non riesce a non amare un personaggio come Negan e che dai loro ruoli di antagonisti non riesce a vederci qualcosa di più.

Detto ciò, ringrazio con largo anticipo chi dedicherà un pochino del suo tempo per buttarsi tra le righe da me scritte e chi - se vorrà - farmi sapere cosa ne pensa. Sono ben accette anche le critiche - altrimenti come potrei mai migliorare? Chiedo perdono se dovessi cadere leggermente nel OOC.

 

Buona lettura. :3

 

***

 

"Mi resi conto che eravamo in

un tempo preso in prestito,

che il tempo è sempre in prestito

e che la banca che ce l'ha concesso

viene a riscuotere la rata proprio

quando siamo meno preparati

a pagare e, anzi, ce ne

servirebbe dell'altro."

- Chiamami col tuo Nome -

 

***

 

Occhi. Un paio di liquidi occhi azzurri come il cielo estivo. Quello era tutto ciò che riusciva a ricordare in quel momento, lì, costretto a giacere steso in quel letto, le manette che gli stringevano i polsi per impedirgli di effettuare qualunque tipo di movimento - come se avesse potuto, ormai. Forse gli sarebbe mancata persino la voglia di reagire, dopo tutto quello che era successo.

Le sue palpebre si alzarono leggermente, un fascio di luce che sfuggiva alle persiane vecchie di chissà quanto riuscì a colpirlo direttamente nelle pupille, causando un loro restringimento improvviso, portandolo istintivamente a riabbassarle, data l'impossibilità di potersi coprire il volto con le dita della mano. Una fasciatura gli stringeva la gola per proteggere i punti medici che pizzicavano terribilmente sotto il bendaggio e avrebbe così tanto desiderato potersi grattare, anche con il rischio di farli saltare uno ad uno e morire dissanguato. La sorte che non era stata. Una smorfia gli deturpò il viso.

Si ritrovò ancora in un mondo buio, incapace di riaprire gli occhi e nella sua mente si ripresentò, senza troppi complimenti, quell'immagine, prima che il suo mondo finisse del tutto - come l'era di un Imperatore.

 

Correva, il fiato corto ed i polmoni che bruciavano ossigeno ad ogni passo, consapevole di averlo alle calcagna. La mano gli faceva terribilmente male: mai aveva provato un dolore così forte come in quel momento, anche se, forse, tutto era amplificato dal suo ego terribilmente andato in frantumi, in mille pezzi come quel vetro a cui Rick aveva appena sparato con la pistola, facendo cadere cocci a terra, sparsi nell'erba ormai secca ed ingiallita da quel sole che continuava a bruciare, fregandosene di quanto la vita, su quella Terra, fosse quasi vicina all'estinzione.

Quel maledetto vigliacco. Eugene. Quel fottuto bastardo traditore. Cosa si aspettava? Quell'uomo gli aveva voltato le spalle, così come in precedenza aveva fatto con i suoi stessi ex-compagni. E lui? Lui si era fatto fottere come un dannato moccioso, un principiante. Lui, proprio lui, che in tutto quel tempo non si era mai permesso di affidare la propria fiducia ad altri, la cui vita lo aveva portato a credere che chiunque fosse ancora vivo, su quel pianeta che ormai ospitava solamente morte, nascondesse solo infamia dentro di sé.. Si era lasciato tradire così, come se nulla fosse.

Si appoggiò pesantemente con la schiena al tronco di un albero, masticando una bestemmia tra i denti, la mano che a malapena riusciva a reggere Lucille, una smorfia di dolore sul volto contratto. Inspirò una boccata d'aria umida, cercando di non fare rumore. Si sporse leggermente, giusto quei pochi secondi che gli permisero di vedere Rick lì, a pochi metri da lui, un braccio malamente piegato, probabilmente leso: forse aveva qualche possibilità dato che anche l'eterno rivale sembrava parecchio provato e ferito dalla battaglia. Socchiuse gli occhi, attendendo in religioso silenzio che i passi sul suolo si facessero più vicini, sbucando poi fuori all'improvviso e lanciandosi addosso all'altro uomo, facendoli capitombolare a terra entrambi, perdendo ognuno uno la pistola e l'altro la mazza da baseball. Finirono sul terreno arido a picchiarsi come animali, con le uniche armi che la Natura gli aveva donato, i propri pugni, incapaci di fermarsi anche di fronte al dolore fisico che provavano, messo da parte da una buona dose di adrenalina e di consapevolezza: dovevano continuare finché uno dei due non avesse perso perché così doveva essere.

 

Si ridestò qualche minuto dopo, o forse era passata mezz'ora, non era in grado di dirlo. Non esistevano orologi in quella piccola costruzione. Riuscì ad aprire lentamente gli occhi dato che il lieve fascio di luce che fino a poco prima lo colpiva direttamente in volto si era mosso a causa dello spostamento delle lancette e del tempo passato. La mancanza di un oggetto che scandisse il tempo non voleva dire che, purtroppo, lo stesso non progredisse, inesorabile.

Nella piccola stanza regnava il silenzio. Vi si trovava ormai da qualche giorno, ma oltre al medico che lo aveva ricucito diligentemente, c'era solamente una persona che continuava a tornare, sempre e comunque. Ormai Negan sapeva perfettamente dove trovarlo ed era quasi diventato il suo porto sicuro, la certezza di far parte ancora di quel mondo di vivi e non-morti.

Girò il volto verso sinistra e lo vide: il capo leggermente chinato che andava poggiandosi contro la parete; i capelli pettinati completamente indietro che gli lasciavano la fronte libera erano diventati troppo lunghi, andando a formare quasi dei boccoli nella parte finale; la barba di qualche giorno che iniziava a diventare ispida; le braccia conserte, poggiate leggere sul petto anche se le dita artigliavano sempre la carne degli avambracci lasciati scoperti dalle maniche della camicia piegate all'insù scompostamente; gli occhi chiusi... Lo trovava sempre lì, immobile. Non si erano ancora parlati da quella volta. Nessuna parola. Negan si svegliava, lo trovava lì, sempre nella stessa posizione addormentato e rimaneva a fissarlo per ore finché - ahimé! - il sonno riusciva a prendere il controllo del suo corpo ancora in convalescenza e, nel momento in cui riusciva a riemergere nel mondo, Rick non c'era più.

« Carl.. »

Non era la prima volta che lo sentiva sussurrare nel sonno ed era sempre il nome del figlio quello che usciva dalle sue labbra, le palpebre che si muovevano fulminee mentre immaginava al di sotto di esse i suoi occhi che si spostavano a velocità disumana, persi negli incubi di quel momento. Negan strinse le labbra, contraendo la mascella, distogliendo lo sguardo quasi turbato dal suono del suo cuore che aveva accelerato i battiti. Quel fottuto moccioso. Quel mondo non era fatto per lui o, forse, Carl Grimes era stato superiore a quello stesso mondo dove viveva, sfidando Dio e la morte stessa per salvare un suo simile che nemmeno conosceva. Quel ragazzino aveva messo da parte l'egoismo che l'intera umanità sembrava essersi cucita addosso e aveva messo da parte la paura del prossimo, tirando fuori più coraggio di tutti loro messi insieme che, invece, sapevano solamente farsi la guerra, anziché aiutarsi.

 

***

 

Aveva appena terminato di discutere con Maggie, un'altra volta, l'ennesima nel giro di pochi giorni.

Uscì alla luce del sole, fermandosi pochi secondi, le dita andarono a tormentare gli occhi che bruciavano terribilmente. Da quanto non riusciva a dormire la notte? Era stufo di contare i giorni che passavano come se fosse stato un carcerato in una cella che li segna, uno alla volta, incidendoli sulla parete. Alzò il volto verso il cielo, limpido anche quella mattina. La popolazione di Hilltop aveva già iniziato a destarsi, cominciando le varie attività umane che erano state loro diligentemente assegnate. La guerra, ormai, era finita. O almeno, quella contro i Salvatori. E lui si sentiva più di vecchio di troppi anni. Rick riusciva a capire il punto di vista di Maggie, eppure c'era qualcosa che non poteva permetterle: quando se l'era ritrovato lì, davanti a sé, in ginocchio con la mano grondante di sangue mentre si afferrava il taglio sulla gola cercando in qualche modo di fermarne l'emorragia, aveva capito. Lui non era come Negan e per quello aveva scelto di non ucciderlo. Carl, il suo amato figlio, credeva in lui ed aveva fiducia nel padre e non poteva tradire la sua memoria. Ogni giorno ripeteva a se stesso che era per quel motivo, quello soltanto, che gli aveva risparmiato la vita.

Una leggera ombra si allungò ai suoi piedi, inducendolo a voltarsi e trovandosi al fianco Siddiq.

« Sono appena andato a controllargli la ferita. - iniziò, incrociando gli occhi azzurri di Rick sebbene fossero contornati da un lieve rossore, segno che ancora non aveva dormito - I punti stanno facendo il loro lavoro, se vuoi ora.. »

Rick lo interruppe con un gesto secco della mano, annuendo. Ringraziandolo flebilmente, gli diede le spalle, incamminandosi verso la piccola costruzione che usavano come studio medico.

Siddiq lo osservò mentre con passo caracollante si dirigeva in quell'unico posto dove lo aveva scoperto dormire, da solo, perso in chissà quali mondi e pensieri. Vide quelle spalle ricurve che sostenevano il peso della vita di tutte quelle persone che era riuscito a salvare, ma schiacciate soprattutto da quelle che purtroppo non ce l'avevano fatta. Siddiq si domandò quanti sensi di colpa potesse contenere l'anima di una persona, prima di spezzarsi. E pensare che all'inizio lo aveva catalogato quasi come un Tiranno, ma aveva presto cambiato idea, grazie a Carl. Rick Grimes era una brava persona a cui erano successe cose indicibilmente brutali: la vita, purtroppo, non stava risparmiando o guardando in faccia nessuno. Certe volte si ritrovava a pensare che forse, in quel mondo, la morte fosse una lieta amica. Come si poteva voler continuare a vivere, in una terra desolata e distrutta da dei mostri? Perché ormai quello erano, l'anima umana abbandonava il corpo fatto di ossa e carne. Si chiedeva spesso, chissà, quante di quelle anime, da lassù, guardavano quello che il loro stesso corpo ormai putrescente continuava a fare, uccidendo altri, sempre di più e,magari, persone a loro care. Scosse il capo, decidendo di lasciare a Rick quel momento di intimità con se stesso.

Dal canto suo, l'ex sceriffo non si preoccupò di guardarsi attorno. Non gli importava. Abbassò la maniglia, trovandosi in quella piccola stanza dalle cui finestre non entrava molta luce, se non un leggero fascio che riusciva ad illuminarla il necessario, l'odore quasi simile a quello degli ospedali che c'erano prima di tutto quello. Non accese le luci artificiali, dovevano risparmiare su qualunque cosa per i momenti veramente bui che sarebbero potuti arrivare e, in ogni caso, il suo scopo non era nemmeno quello di svegliarlo. Si chiuse la porta alle spalle, facendo il minor rumore possibile e rimase lì, in piedi, ad osservarlo.

Negan era disteso nello stesso letto dove lo aveva lasciato il giorno prima, e quello prima ancora e così via dicendo, da quando lo avevano portato ad Hilltop. Dormiva e sembrava quasi sereno. Sembrava quasi un uomo, come tanti altri. I capelli corvini erano perfettamente in ordine a parte dove poggiavano sul cuscino, spargendosi leggermente. La barba brizzolata gli riempiva il volto, tratto che gli dava quella mascolinità perfetta da Leader. Le uniche cose che stonavano erano la fasciatura che gli lambiva la gola e le manette che si intravedevano a racchiudergli i polsi al letto. In quel preciso istante si domandò se, in una versione contraria, Negan lo avrebbe ucciso oppure risparmiato.

Si lasciò pesantemente cadere sulla solita sedia e, cullato dal respiro flebile ma calmo di Negan, le palpebre iniziarono a scendere finché non calò in un sonno profondo, smosso solamente da vividi ricordi ed incubi.

 

Riusciva a vederlo distintamente in quel punto là, qualche metro più avanti, la giacca nera di pelle, conscio ormai di avere la capacità di riconoscere la sua figura in mezzo ad una mandria intera di esseri umani. Perché? Perché ormai Negan era il protagonista del suo mondo, da quando lo aveva conosciuto; l'uomo che, senza battere ciglio, aveva stretto tra le dita, con piacere, quella mazza da baseball alla quale aveva dato persino affettuosamente un nome - Lucille - e aveva massacrato di fronte ai suoi occhi i suoi amici, la sua ormai famiglia. Si era ritrovato a desiderare così a lungo la sua morte, che non si era nemmeno reso conto di quanto lui stesso si stesse trasformando, pian piano, in una figura quanto mai simile a quel suo stesso rivale, a quella sua stessa nemesi. Forse funziona sempre così, però: non ci rendiamo mai conto di quanto i nostri stessi sentimenti e le nostre stesse emozioni ci stiano portando a cambiare, seppur lentamente, finché la realtà non ci viene brutalmente sbattuta in faccia.

Per Rick Grimes, quel momento arrivò quando, dopo essersi azzuffato con Negan in quel campo, di fronte a quell'unico albero, si era ritrovato a chiedergli lui stesso una tregua, per Carl, consapevole di colpire una ferita, seppur lieve, anche per l'uomo. Gli occhi di Negan erano diventati liquidi, velati da quel senso di stanchezza che quella vita gli stava facendo provare, che quel ruolo da mantenere che si era cucito addosso con le sue stesse mani - il Cattivo - lo stava portando a diventare. Le labbra dischiuse alla ricerca spasmodica di ossigeno, il suo viso si era improvvisamente deformato in una maschera di sofferenza, gli occhi color verde/nocciola divenuti lucidi fissavano quelli color del cielo, velati anch'essi da quelle lacrime che forse esibivano tutti i sentimenti che Rick provava o forse.. Preannunciavano quello che sarebbe accaduto. E fu in quel momento, quando il braccio di Rick si mosse alla velocità della luce lasciando un taglio sulla bianca pelle del collo di Negan, che si accorse della verità: lui stava diventando quello che non avrebbe mai voluto essere. L'uomo di fronte cadde in ginocchio, tamponandosi la gola con la mano, cercando di bloccare il fluido corposo e denso che aveva cominciato a fuoriuscire. Un senso di nausea invase Rick, mentre osservava la pietà negli occhi di Negan, la pietà che Negan stava provando non per se stesso, ma per lui, perché aveva usato subdolamente il proprio figlio per colpirlo. Avrebbe tanto voluto potersi voltare per smettere di avere davanti quello sguardo quasi ferito da tale codardia - ma per nulla stupito.

Gli diede le spalle solamente quando lo vide cadere pesantemente di lato sul prato, macchiandolo con il vischioso liquido rosso. Trovò tutti lì a fissarli: espressioni stupite, espressioni stanche... Nessuno, in fin dei conti, era felice. Come si poteva esserlo? Loro, esseri umani, si stavano massacrando l'un l'altro per un semplice gioco di potere, per riuscire a capire chi fosse il più forte.

No, lui non poteva essere come Negan.

Rick Grimes era misericordioso, aveva un cuore, voleva che le persone vivessero, non che morissero. Si guardò intorno, spaesato, il braccio dolorante.

« Salvatelo. », un sussurro flebile, ma che a tutti parve un urlo, in quel silenzio.

L'ultima cosa che ricordava di aver udito era stato l'urlo straziante e contrariato di Maggie.

 

Riaprì gli occhi muovendosi leggermente sulla sedia, percependo ogni centimetro del suo corpo dolente. Si fermò per qualche secondo, giusto per capire come avrebbe potuto stiracchiarsi senza sentire ulteriori fitte indesiderate, ma la sua attenzione fu prontamente attirata dal volto di Negan che lo stava fissando pacatamente da quel letto.

« Buongiorno, bell'addormentato. », lo schernì con la voce roca, abbozzando un mezzo sorriso che si concluse con una leggera smorfia di fastidio - probabilmente la pelle gli tirava ancora sui punti. Rick non gli rispose, continuando a fissarlo, alzandosi e ritrovandosi completamente storto, come se un treno gli fosse deragliato su tutto il corpo. Il collo scricchiolò quando riuscì a muoverlo piegandolo prima a destra e poi a sinistra. Con passo lento e caracollante, si avvicinò a quella figura che in quei precedenti giorni aveva visto sempre sonnecchiare - probabilmente si stava semplicemente rimettendo in sesto grazie anche agli antidolorifici.

« Ti fa' sentire forte, eh? - ricominciò lui, osservandolo dal basso della sua posizione - Guardarmi da lassù. »

« Noto con piacere che non hai perso la tua parlantina. » gli rispose Rick senza cambiare espressione.

« Forse avresti dovuto tagliare un po' più in profondità, sai.. Per le corde vocali. »

Calò il silenzio, finché non fu Rick, questa volta, che si ritrovò a ridacchiare coprendosi istintivamente gli occhi con una mano. Negan rimase zitto ad osservarlo, ad osservare la figura di quell'uomo distrutto, provandone quasi compassione, o forse, similitudine. In fin dei conti non erano poi così diversi, no?

L'ex sceriffo avvicinò un'altra sedia che si trovava ai piedi del letto, sedendovisi sopra pesantemente. Con qualche difficoltà, Negan riuscì comunque a mettersi in una posizione tale da riuscire a guardarlo in faccia. Rick sapeva perfettamente quanto in quel momento il moro si stesse sforzando nel trattenere le smorfie causate dalla scomodità della posizione, ma era forse una delle caratteristiche che apprezzava maggiormente di lui, il non lamentarsi per orgoglio, quello sconfinato che lo predominava.

« Dai, sputa il rospo. Non sono menomato, riesco a sentirlo il tuo cazzo di cervello che continua a rigirarsi quella domanda. Fammela - iniziò allora - o hai troppa paura di sentirne la risposta? »

Perché? Perché quell'uomo aveva il potere di metterlo sempre con le spalle al muro? Nella sua testa risuonava continuamente la frase che Negan gli aveva detto giorni addietro, quando si erano trovati là, uno di fronte all'altro: "Forse quella volta avrei dovuto ucciderti. Forse Carl, allora, sarebbe ancora vivo". Forse. Chi lo sa'. I dubbi lo tormentavano ogni notte. Non riusciva più nemmeno a provare sentimenti o emozioni in quel mondo dove il figlio non esisteva più, accanto a lui. Continuava a ripetersi di doversi fare forza per Judith, per Michionne, per Daryl.. Per tutti loro, ma Carl.. Lui era tutto ciò che gli rimaneva di Lori, della sua famiglia, della sua precedente vita, del suo cuore. Paradossalmente, in quel mondo senza il figlio, l'unica persona che riusciva a causargli emozioni - seppur negative per la maggior parte - era proprio Negan.

Abbandonò la sedia, scostandola e avvicinandosi ulteriormente, le dita della mano destra andarono ad artigliare nella tasca dei pantaloni un piccolo mazzo di chiavi, delle quali ne scelse una piccola.

L'uomo dai capelli corvini osservò attentamente ogni minimo gesto dell'ex sceriffo, totalmente spiazzato. Pochi secondi dopo, si ritrovò i polsi liberi, doloranti. Rick fece un passo indietro, lasciandogli lo spazio e la possibilità di tirarsi su con il busto, un leggero capogiro lo invase - erano troppi giorni che si trovava sdraiato.

Negan si alzò in posizione eretta, trovandosi di fronte all'altro uomo, a qualche centimetro di distanza. Erano occhi negli occhi e solo in quel preciso istante, Rick aprì bocca: « Se fossi stato al mio posto, cos'avresti fatto? »

Negan gli puntò un dito della mano rimasta sana contro il petto, all'altezza del cuore.

« Ti avrei ucciso. »

Ma entrambi si resero conto che quella non era la verità. Negan ci aveva impiegato troppo tempo a rispondere, tentennando, cercando più che altri un minimo di contatto tramite quel semplice gesto di puntargli il dito contro, sfiorandone i vestiti. Rick fece un ulteriore passo avanti, scansando con un gesto secco la mano dell'altro uomo, per poi afferrargli un lembo di maglietta all'altezza del, quasi con rabbia, senza preoccuparsi minimamente di causargli dolore, il viso vicino al suo, Negan poteva sentire il suo fiato caldo addosso.

« Avresti dovuto uccidermi quando ne avevi l'occasione! - il tono di voce si era leggermente alzato - Se lo avessi fatto, Carl.. Lui.. Probabilmente sarebbe potuto essere ancora.. »

La voce gli si ruppe in gola, così come si stava sgretolando il suo intero essere. La presa sulla maglietta di Negan si fece sempre più debole, il volto si abbassò, la sua fronte andò a posarsi sulla sua spalla. Il tempo sembrò fermarsi totalmente. Negan si ritrovò senza sapere come comportarsi. Avrebbe dovuto esserci Daryl al suo posto. Oppure quella donna là. No, forse meglio Daryl perché aveva visto come i due si guardavano, aveva visto e sentito il legame che scorreva tra di loro: due fratelli seppur non di sangue. Chi aveva invece davanti a sé? Era davvero Rick Grimes - colui che aveva fronteggiato con coraggio fino a pochi giorni prima? No. Un'ombra. L'ombra di Rick. Un uomo distrutto da quello che gli era successo, un uomo pieno di crepe, il cui colpo di grazia era stata la morte dell'amato figlio.

Perché il mondo si stava ribaltando in quel modo? Perché Lui?

« Rick... »

Per la prima volta non aveva detto quel nome con scherno o rabbia. Si sentiva le gambe assurdamente molli e pronunciarlo non fu poi così strano come invece se lo sarebbe immaginato. Si ritrovò quasi a sospirare, lasciando che il suo corpo si rilassasse, la mano destra si alzò, rimanendo in bilico, indecisa su cosa fare, per poi rinunciare e ritornare lungo il suo stesso fianco. Calò il silenzio tra i due, un silenzio nemmeno poi così pesante.

Dentro di sé, Rick si sentiva quasi più tranquillo, senza saperne apparentemente il motivo. Aveva così bisogno di dire quelle parole che lo avevano internamente ucciso e fatto regredire ad uno stato di non-vita, se non all'apparenza. Si sentiva colpevole ed ora lo aveva ammesso e non si era stupito nemmeno più di tanto del fatto che il suo cuore avesse deciso di fargliele pronunciare proprio di fronte a quell'uomo, perché sapeva che sarebbe stato l'unico in grado di capirlo, l'unico che non gli avrebbe detto: "Non è colpa tua". Qualcuno, da lassù, aveva bellamente deciso di far intrecciare i loro cammini e forse un motivo doveva pur esistere: Negan e Rick erano così simili nelle loro diversità. Inspirò e l'odore di quella pelle si insinuò nei meandri dei suoi sensi, ritrovandoci quasi un profumo di casa, mischiato e bendaggio e anestetici.

Dopo forse qualche minuto, Rick si convinse a fare un passo indietro, alzando il volto verso Negan. Gli occhi del suo nemico lo scrutarono in profondità notando che, in tutto quel tempo, non aveva pianto, nemmeno una lacrima era scesa da quegli occhi che, nonostante ciò, mostravano un animo profondamente spezzato. Lo ammirò, come si ammira una persona per cui si prova rispetto. Aveva davanti a sé un grande uomo e si sentì quasi piccolo, di fronte a tutta quella magnificenza.

« Ti faccio togliere quei punti. »

Gli diede le spalle, avviandosi verso la porta.

« Chi te lo dice che rimarrò qui ad aspettarti? »

Rick posò la mano sulla maniglia per uscire e girò solamente il capo, uno stanco sorriso steso sul volto che sembrava invecchiato di una decina di anni rispetto all'età reale.

« Nessuno, ma sei consapevole del fatto che qui tu sei vivo solamente perché ci sono io. »

Osservò con attenzione la porta che si richiuse alle sue spalle, mordendosi l'interno guancia. Si era bevuto il cervello? Compì quei pochi passi che lo separavano dall'ingresso, allungando il braccio ed arrivando persino a posare anch'egli la mano sulla maniglia, stringendola, ma senza aprirla.

Cosa lo fermava dall'andarsene? Probabilmente, si ritrovò a pensare, non appena avesse messo piede al di fuori di quella misera struttura improvvisata, lo avrebbero circondato ed ucciso. Sì, di sicuro. E solo quel pensiero lo fece desistere, o almeno, così stava raccontando a se stesso.

Fece marcia indietro, tornando a sedersi su quel letto che aveva occupato. Non dovette tuttavia attendere poi così a lungo, perché, pochi minuti dopo, la porta si aprì, facendo compire ancora la figura di Rick seguita da quella del medico che ricordava di aver visto curargli la ferita e da quella della donna-katana.

« Felice di ritrovarti dove ti avevo lasciato. »

« E dove mai sarei potuto scappare? »

« Non saprei, non eri tu l'uomo dai mille piani? »

« Non prendermi per il culo, potrei ucciderti seduta stante. »

Michionne rimase in disparte, notando con disaccordo che Negan non era più legato al letto, osservando con le labbra dischiuse quel leggero scambio di battute, sorprendendosi quando i due uomini finirono per concedersi un sorriso di sfida. Negan fece spallucce, cedendo per primo, rimanendo in silenzio mentre Siddiq gli si avvicinava per togliergli il bendaggio che gli copriva la gola e controllarne la ferita.

« Si è rimarginata bene, penso di poterglieli togliere. » mormorò, voltando il capo verso Rick, alla ricerca della sua approvazione, che non tardò ad arrivare con un veloce cenno del capo.

Il giovane recuperò un piccolo paio di forbicine dalla punta particolare che lo avrebbero aiutato a terminare il lavoro, tornando quindi a sedersi di fronte a Negan. Incrociò velocemente il suo sguardo e l'uomo dai capelli corvini si accorse che gli tremò impercettibilmente la mano.

« Ehi, medico della mutua, non ho intenzione di mangiarti, quindi vedi di calmarti e non squarciarmi di nuovo. »

Siddiq inspirò, lanciandogli un'occhiata indispettita, ritrovando la calma e lavorando come aveva imparato a fare. Gli occhi di Negan, nel frattempo, si spostarono verso le due figure che erano rimaste in disparte a parlottare tra di loro vicino alla porta, senza però riuscire ad afferrarne l'intero discorso, comprendendo solamente di esserne il protagonista.

 

***

 

La nebbia si stava lentamente alzando, lasciando lo spazio ai raggi del sole del mattino. I sentieri ormai erano lasciati a se stessi, senza nessuna più umana attività che sistemasse la vegetazione e le strade, facendo sì che l'erba tornasse a prendere possesso di qualunque cosa.

Le due figure avanzavano al passo sui loro destrieri in assoluto silenzio, le orecchie sempre tese per captare qualunque tipo di suono, dal più innocuo a quello più pericoloso, ma pareva proprio che a quell'ora del mattino ci fossero solamente loro due - neppure un Vagante. Il baio di Rick dalla lunga criniera nera avanzava sicuro in mezzo a tutta quella desolazione, le redini tenute in una sola mano lasciate leggermente lunghe - ormai si fidava del senso dell'orientamento di quell'animale. Con l'altra, Rick tratteneva la corda che guidava il secondo cavallo, un grigio dall'andatura quasi allegra, come se si fosse ormai stufato di rimanere chiuso nelle mura della cittadina che ormai era diventata di Maggie, voglioso di poter solcare altre strade.

« Se tutto va bene, domani dovremmo arrivare ad Alexandria. » proruppe Rick.

I due cavalli procedevano perpendicolarmente. Negan teneva posate le mani sull'arcione della sella, le redini abbandonate a loro stesse qualche centimetro più avanti. Non aveva mai amato particolarmente montare a cavallo, ma pareva che ormai fosse quello il mezzo con cui quei reduci di guerra si spostavano da un fortino all'altro - per risparmiare gasolio.

« Beh non ho niente di meglio da fare, comunque, - gli rispose, meritandosi un'occhiata storta da parte dell'ex sceriffo - ma dimmi.. Come mai la donna-katana non è venuta con noi? »

« Michionne. »

« Mh? »

« Il suo nome è Michionne. »

« Oh, scusa. Non volevo ferire il tuo cuore. »

« Puoi smetterla una buona volta di essere così stronzo? »

« Nope. »

Calò nuovamente il silenzio.

 

Toc toc.

« Avanti. »

La porta si aprì il giusto per far sì che Rick potesse accedere alla stanza dove Maggie, seduta dietro la scrivania che un tempo era appartenuta a Gregory, stava conversando tranquillamente con Jesus. Rick non si preoccupò di interrompere qualunque cosa si stessero dicendo, introducendosi con passo sicuro all'interno e lasciando che la porta alle proprie spalle si richiudesse. Jesus si fece da parte, mettendosi in un angolo, mentre Maggie alzava lo sguardo verso l'amico.

« Domattina partirò per tornare ad Alexandria. »

« Lui resta finché non decido cosa farne. » replicò categorica.

« No, Maggie. Negan viene via con me. Lo terremo rinchiuso ad Alexandria. »

Jesus osservò i nervi della donna tendersi, l'espressione contrita sul volto, mentre la mano si chiudeva istintivamente a formare un pugno mentre era ancora posata sui documenti di cui si stava occupando. Sarebbe dovuta rimanere tranquilla, per il bambino che portava ancora in grembo, ma quando si trattava del capo dei Salvatori, niente avrebbe potuto farla stare meglio.

Come darle torto, le aveva pur ucciso l'uomo che amava, lasciandola sola, facendo sì che quel bambino nascesse in un mondo buio senza neppure conoscere suo padre.

« Perché? Perché non posso ucciderlo? Qui ed ora. »

Rick sospirò, passandosi una mano tra i capelli.

« Noi non siamo come loro. »

Maggie si alzò di scatto, facendo sbattere il palmo della mano aperta sulla scrivania, il suono rimbombò in tutta la stanza.

« Non me ne frega un cazzo, Rick! Glenn dovrebbe essere qui, con noi. GLENN! »

Un misto di rabbia e dolore le stava deformando il volto dai lineamenti ormai induriti dalla vita che erano costretti a condurre. I capelli castani le stavano ricrescendo pian piano dandole quel fascino che aveva sempre avuto. Maggie era sempre stata la più bella, tutti lo sapevano e Glenn era stato un uomo fortunato a poter passare dei momenti con lei, amandola e lasciandosi amare. Rick si chiese cosa pensasse da lassù vedendo la sua famiglia che si stava man mano sgretolando.

« Maggie, lo so che sei arrabbiata. Lo so e lo capisco, ma se lo uccidessimo.. »

La donna socchiuse gli occhi, inspirando e posando in un gesto automatico e dolce la mano che poco prima aveva sbattuto sul legno, sulla pancia. Quando li riaprì, non faticarono molto a trovare quelli azzurri come l'oceano di Rick Grimes.

« Parti alle luci dell'alba, Rick, prima che io cambi idea. »

L'uomo la osservò attentamente, rendendosi conto di quanto, anche lei come tutti loro, era cambiata nel tempo.

 

La giornata stava ormai volgendo al termine. Rick iniziò a guardarsi velocemente intorno, cercando di registrare ciò che i suoi occhi riuscivano a scorgere. Le loro ombre si stavano facendo sempre più lunghe ed i cavalli iniziavano ad essere ormai stanchi. Si maledì per aver deciso di non portare con sé anche Michionne e altre due o tre persone, ma necessitava che la donna si trattenesse ancora per qualche giorno ad Hilltop per poi ripartire con delle scorte gentilmente donate da Maggie per la sua gente.

« Hai intenzione di continuare anche per tutta notte? »

Negan spezzò quel silenzio che li aveva accompagnati per l'intera giornata, il tono scocciato.

« Tsk. Ti preferivo quando stavi zitto. »

Perché tutte le loro conversazioni dovevano ridursi sempre a quello? Uno scambio acido di battute che poi finivano terribilmente nel nulla.

« Comunque no. Nei paraggi dovrebbe esserci un vecchio fienile dove possiamo fermarci per stanotte, così da tenere sotto controllo anche i cavalli e permettergli di riposare. » decise, per quella volta, di dargli una spiegazione, fermando nel contempo i due animali che sbuffarono sonoramente, scuotendo il capo.

« Che dolce animalista. »

L'aria iniziava a rinfrescarsi, preannunciando una serata limpida, ma non eccessivamente afosa. In lontananza, il silenzio rispose loro. Fortunatamente. Rick non aveva la benché minima voglia di trovarsi a fronteggiare dei vaganti da solo e non aveva nemmeno intenzione di fornire a Negan una qualsivoglia arma. Ciononostante non aveva fatto tutta quella strada per poi vederselo morire davanti, sbranato da un morto che cammina.

« Saremmo già arrivati se solo avessimo preso un auto. »

« Sì, hai ragione, ma abbiamo deciso di non sprecare carburante inutilmente. »

« Mi fa' male il culo su questo coso. »

Come se il grigio l'avesse sentito, pestò lo zoccolo anteriore sul terreno poco prima che Rick li incitasse a riprendere il cammino, facendoli svoltare in mezzo a delle sterpaglie già calpestate, riconoscendo il sentiero che, poco dopo, li portò ad un vecchio edificio di campagna.

Dopo aver velocemente controllato che, effettivamente, fossero da soli, si chiusero all'interno e smontarono entrambi dai destrieri. Rick si preoccupò di togliere loro i finimenti e riuscì a farli sistemare in quello che rimaneva di un vecchio box. Negan osservava in silenzio ciò che l'altro uomo si prodigava a fare dopo essersi accomodato - per così dire - su ciò che rimaneva di un po' di pagliericcio.

La poca luce che fino a poco prima entrava tra le travi si era esaurita, lasciando spazio al buio della notte, cielo scuro rischiarato solamente dal debole spicchio della luna. Grazie al cielo non faceva freddo. Rick si prodigò di mettere tra di loro una piccola lanterna che conteneva un leggero fuocherello al suo interno facendo sì che rischiarasse leggermente l'ambiente, ma stando attento che non si notasse all'esterno per non attirare presenze indesiderate. I cavalli erano tranquilli nel loro angolo.

« Ho portato qualcosa da mangiare. Vuoi? » domandò l'ex sceriffo rompendo quella pace.

Negan lo ringraziò mentalmente: non aveva mai amato particolarmente il silenzio, gli metteva in testa troppi ricordi e strane idee. Annuì, allungando il braccio e sfiorando le dita di Rick per afferrare la scatoletta che l'uomo gli stava passando. Una sensazione di strana tranquillità lo invase. Le spalle si rilassarono improvvisamente. La situazione gli risultò alquanto ridicola: si trovava chiuso in un ex fienile con l'uomo che paradossalmente fino a poco tempo prima avrebbe voluto uccidere con le sue stesse mani. E si sentiva ripetitivo a pensarlo continuamente, in quanto avrebbe potuto benissimo farlo lì, in quel preciso istante. Sarebbe bastato così poco, ma ormai non gli interessava quasi più. Forse il motivo di tutta quella pace che provava era il rendersi conto di non dover più dimostrare niente a nessuno: non doveva più essere il Leader forte e carismatico che era sempre stato, ma poteva semplicemente essere se stesso, senza il peso di altre vite se non la sua. Nonostante tutto era libero.

« Come fai ad essere così tranquillo mentre ti trovi qui, da solo con me? » gli domandò senza riuscire a trattenersi.

Rick alzò il volto dalla sua cena, osservandolo con quegli occhi penetranti e limpidi.

Quello sguardo.

« So' che non mi ucciderai. » esordì, alzando leggermente le spalle.

La tranquillità con la quale gli aveva risposto, lo aveva leggermente sorpreso. Perché? Come poteva essere così sicuro? Rick aveva ripreso a mangiare senza degnarlo di un ulteriore sguardo e Negan si perse ad osservarlo minuziosamente.

Da quando gli erano comparse quelle rughe, sul volto? Le aveva sempre avute, da quando lo conosceva? O erano state le infinite perdite a segnare così il suo viso? L'ultima delle quali, ricordò, era il figlio. Come aveva potuto quel Dio che tanti credevano ancora che esistesse, prendersi un ragazzo così giovane e pieno di vita? Forse.. Forse sarebbe dovuto morire lui stesso, al posto di Carl. Quel ragazzo...

« Mi piaceva molto, sai? »

Rick rialzò il volto con un'espressione interrogativa, senza bisogno alcuno di parlare: sapeva che Negan avrebbe continuato senza che lui lo incitasse.

« Tuo figlio, Carl. »

Negan notò l'ombra che gli passò sul volto, segno che quella perdita non l'aveva ancora accettata, nel profondo, come gli aveva ben già dimostrato. Si rese conto di quanto quello che tutti vedevano all'esterno di quell'uomo fosse solamente una corazza. Un'armatura. Rick doveva essere forte per gli altri, ma non per se stesso. E si ritrovò così tanto in quella figura, da sentirsi stringere lo stomaco. Quante persone dovevano vedersi morire di fronte prima che quel mondo fosse sazio della loro sofferenza?

« Scusa, non volevo toccare un tasto dolente. », si ritrovò a mormorare Negan, stupendo persino se stesso, senza però distogliere lo sguardo dall'altro uomo, che sorrise quasi imbarazzato, facendo un veloce gesto con la mano che stringeva il cucchiaio.

« Era un bravo ragazzo - iniziò con lo sguardo fiero da padre - ma da quando tu chiedi scusa? »

Si ritrovarono entrambi a ridacchiare.

« Sono un essere umano anche io, nonostante spesso io non lo abbia dimostrato. - fece una breve pausa, sorridendo nostalgico - Ho un cuore anche io. »

Non c'era bisogno che rispondesse e lo sapevano entrambi. Senza dire una parola, Rick iniziò decise di alzarsi e Negan intuì che il loro strano momento era terminato.

Dopo quel breve scambio di confidenze, Rick si rese conto di aver bisogno di allontanarsi da lui per un attimo, per rimettere in sesto i suoi pensieri ed iniziò quindi ad esplorare l'ambiente alla ricerca di qualunque cosa lo portasse a debita distanza da lui. Il ricordo di Carl non lo abbandonava mai, ma cercava di dissimulare tutto quello che provava al riguardo. Eppure Negan era riuscito a scavare sotto quell'inutile facciata che si era costruito arrivando a chiedergli persino scusa quando si era reso conto che suo figlio era parte integrante della sua vita e non averlo più lì gli faceva indicibilmente male.

Si passò una mano tra i capelli: quanto avrebbe dato per potersi fare una doccia in quel momento. Controllò distrattamente i cavalli che si erano avvicinati l'un l'altro in un abbraccio animale per riposare e decise di tornare dove aveva lasciato Negan, sicuro lo avrebbe ritrovato. Infatti lo vide steso sul pagliericcio che era riuscito ad accumulare, gli occhi socchiusi, le labbra dischiuse: il sonno vinceva anche lui, quindi. Sorrise tra sé, osservandolo: così umano, così normale, così fragile. Avrebbe fatto lui la guardia, tanto avrebbe solamente avuto incubi se avesse provato a dormire.

 

***

 

« Rick. »

Era la parola più bella che avesse mai pronunciato. Quel nome, sussurrato. Un ansimo. Un disperato bisogno. Le dita che artigliavano la maglia, le dita che accarezzavano le labbra sottili, il polpastrello che raschiava contro i peli duri della barba che stava ricrescendo. Gli occhi negli occhi. Il desiderio bruciante che avvertiva nella pancia, nello stomaco. Perché lui era se stesso. Era come trovarsi di fronte ad uno specchio. Il se stesso che avrebbe potuto essere, così come il contrario. Se le loro vite fossero state ribaltate, probabilmente si sarebbero comunque trovati a doversi combattere. Se Rick avesse perso tutti molto tempo prima e Negan molto tempo dopo... Rick sarebbe potuto essere Negan e Negan sarebbe potuto essere Rick. Il destino così aveva deciso, per loro.

 

Si svegliò di soprassalto, rendendosi conto di essersi addormentato come un poppante. Da fuori non giungeva ancora nessuna luce, quindi probabilmente era stato un semplice pisolino durato alquanto poco, ma giusto il tempo per far sì che il suo intero essere si rilassasse, permettendo al cervello di fargli sognare una scena che lo sconvolse. Sbatté le palpebre più volte, accorgendosi di avere addosso un lieve strato di sudore. E' il caldo, sicuramente. Si passò una mano sul volto, sbadigliando sonoramente.

« Incubo? »

Sussultò al suono della voce di Rick, mettendosi istintivamente a sedere sulla difensiva e fissandolo.

« Più o meno.. »

Rick si ritrovò ad annuire.

« Da quando Carl è... - s'interruppe, distogliendo lo sguardo, ma quando lo riportò su Negan, si rese conto di poter parlare liberamente, senza capirne il motivo perché quegli occhi non lo stavano giudicando, lo stavano capendo . ...continuo a rivivere quella scena, nella speranza che non sia vero, che lui... - la voce si incrinò - ...arriverà alla mia porta a chiedermi se tutto va bene e invece non c'è niente che va bene, a partire da questo mondo maledetto. »

Si passò velocemente una mano alla base del naso, guardando a terra. Solo quando percepì la mano di Negan che gli stringeva la spalla si accorse che l'uomo si era alzato per avvicinarsi a lui. Fu un contatto confortante che gli ricordò di essere ancora vivo, nonostante tutto.

Rick rise sommessamente, alzando il volto ed incrociando gli occhi di Negan.

« Ridicolo: non ne avevo mai parlato nemmeno con Daryl o Michionne. »

« Strana la vita, eh? Ti ritrovi in questo posto dimenticato da Dio a parlare dei tuoi fantasmi con me. Sei proprio un coglione. »

« E tu sempre un signore nelle maniere. » lo prese in giro e risero entrambi.

Perché erano finiti col farsi la guerra, quei due? Forse nemmeno lo sapevano più. Forse Carl aveva ragione. Forse era proprio quello che suo figlio intendeva: Tu e Lui siete simili, potreste fare grandi cose, insieme, se solo ve ne rendeste conto. O se solo non fosse troppo tardi. Perché spesso la vita fa' così, ti fa' accorgere di poter avere qualcosa di bello solamente per poi darti la lezione che ti meriti per tutto il male che hai causato, togliendoti quell'unica pietra preziosa.

« Ma almeno sono sincero, Grimes. »

Quando la mano di Negan abbandonò la sua spalla, permettendogli di tornare a sedersi - anche se non più dov'era poco prima, ma un po' più vicino all'ex sceriffo - una fugace sensazione di mancanza lo invase. Non si era mai sentito così scombussolato dagli eventi. Lui aveva deciso di risparmiarlo, il perché non lo sapeva. Lui aveva deciso di portarlo via da Hilltop ed il motivo lo sapeva benissimo: Maggie lo avrebbe ucciso non appena Rick si fosse girato di spalle per andarsene. Lui aveva deciso di partire per Alexandria solo, in sua compagnia. Perché.. Banalmente sperava di trovare qualcosa in Negan. Quel qualcosa che non aveva mai mostrato a nessuno perché aveva un ruolo da mantenere. Sperava di trovare un nuovo alleato? Un nuovo amico? In cosa sperava? Si diede una lieve spinta in avanti con la mano posata sul terreno.

« Negan? »

« Mmh? »  mormorò il diretto interessato, girando il capo verso di lui giusto in tempo per vedere la scena quasi al rallentatore, giusto in tempo per non rendersi nemmeno conto di quello che stava succedendo, trovandosi il volto di Rick attaccato al suo. L'unica cosa che riuscì a pensare in quel momento fu un pensiero così stupido che gli fece venir voglia di prendere a pugni da solo: "E' la prima volta dopo così tanto tempo che mi chiama per nome". Il suo corpo non si era nemmeno irrigidito per la sorpresa, ma si era subito rilassato, come se fosse pronto da tempo per quel calore umano. Ne aveva bisogno. Ne avevano bisogno entrambi. Per dimenticare tutto il male che avevano fatto, tutto il male che si erano inflitti l'un l'altro. Le dita di Negan erano più sicure di quanto si sarebbe mai immaginato quando si infilarono dietro la sua nuca per premerlo contro di sé. Nonostante Rick avesse fatto la prima mossa, fu proprio l'altro uomo ad essere più irruento, chiedendo di più, un contatto più profondo, infilando la sua lingua nella sua bocca.

Cosa stavano facendo? Nel silenzio di quella notte, in mezzo all'aperta campagna, in un vecchio fienile, quei due uomini si dimenticarono improvvisamente di chi fossero e del resto del mondo, cercando di scavare l'uno nell'altro, sotto quegli strati di corazza che entrambi esibivano, mostrando le proprie debolezze l'uno all'altro. Quando il sole sarebbe sorto di nuovo su quel mondo, tutto sarebbe stato ancora uguale, ma diverso solamente per loro due. Unici spettatori erano quei due cavalli che si stringevano tra di loro, come a volersi proteggere a vicenda, mentre dormivano tranquilli: persino gli animali avevano intuito che quella Terra, ormai, aveva solo pericoli e godevano dei rari momenti di tranquillità.

L'odiarsi li aveva portati a qualcosa di più, ad un livello superiore - oltre l'odio, oltre qualunque cosa. Che poi... Si erano mai odiati veramente? O era stata semplicemente la situazione a portarli a scontrarsi? Le persone? Le loro famiglie? Il loro ego? Le loro decisioni.

« Perché lo hai fatto? » domandò Negan, trovandosi assurdamente ridicolo nella parte di un piccolo adolescente che chiede al ragazzino che ha di fronte il motivo di un bacio. Un bacio che significava tutto e niente.

« E' così terribile seguire l'istinto? » sussurrò Rick in risposta, trovandosi a dover affrontare un sorriso sghembo da parte dell'altro che non se lo fece ripetere due volte e tornò a torturarlo, facendo sì che i loro corpi si avvicinassero come non avevano mai fatto, come non avrebbero mai dovuto fare e come, un giorno non lontano, non avrebbero più potuto fare.

In fin dei conti il mondo era stato fin troppo crudele con gli esseri umani che, in quel momento, anche Dio si sarà girato dall'altra parte, dando loro le spalle per far sì che trovassero anche solo quel poco di pace e conforto che riusciamo a scovare in un'altra persona.

 

***

 

« Tutto questo non cambierà niente, Rick. »

Rick si voltò ad osservarlo mentre lacerava il silenzio con quelle parole. Negan si stava infilando la maglietta che scivolò dolcemente sul suo petto, fino ad andare a coprire anche gli addominali dell'uomo. Come sempre riusciamo a rovinare anche i momenti dove, forse, l'unico protagonista dovrebbe rimanerne il silenzio.

« Cosa? » chiese, stringendo il sottopancia del suo cavallo e facendogli una dolce carezza sul collo, al di sotto della lunga criniera. L'animale, quasi come se volesse ringraziarlo, indirizzò il muso verso la sua schiena, dandogli una leggera spinta, facendolo ridere.

Negan osservò quella piccola scena che poteva risultare di vita quotidiana: sembrava quasi tutto normale. Normale, se non fosse stato che erano Rick e Negan. Normale, se non fosse stato per il mondo esterno. Avrebbero dovuto sbrigarsi, altrimenti le varie orde di Vaganti avrebbero potuto raggiungerli ed in due non avrebbero potuto difendersi granché bene.

« Tutto. »

Rick sospirò, andando a sistemare anche il cavallo grigio - cosa che mai avrebbe fatto l'altro - per poi avvicinarsi a Negan. Non ci sarebbero stati gesti d'affetto tra loro due perché ormai il sole era sorto, come uno spezza incantesimo, ma sapevano entrambi che quello che era successo tra loro non era stato un caso. Sapevano entrambi che quel Dio burlone li aveva fatti incontrare fin dall'inizio per un motivo, o forse più di uno, ma in primis per fargli capire che loro due si sarebbero inseguiti per troppo tempo per farsi la guerra quando sarebbe bastato semplicemente fare ... La pace.

« Non cambia niente, Negan. Ti porterò con me ad Alexandria, dove dovrò tenerti rinchiuso, per tutto quello che hai fatto. Tutti se lo aspettano, anzi... Tutti si sarebbero aspettati che io ti uccidessi, quel giorno, perché così sarebbe dovuta andare, tuttavia... »

« Questo mondo non fa' per te, Rick Grimes. » scherzò Negan, avvicinandosi a lui per montare a cavallo.

Rick gli sorrise, tenendogli fermo l'animale e osservandolo. Una volta montato in sella, gli consegnò le redini ed un coltello, ricevendo in risposta uno sguardo interrogativo.

« Mi fido di te. »

Furono le parole più belle che si era mai sentito dire da quando quella vita era così cambiata per tutti loro. Quelle parole ebbero il potere di fargli tornare voglia di vivere, in quel mondo. Di combattere, ma dalla parte giusta, questa volta.

Avrebbe tanto voluto rispondergli ironicamente o con il suo solito tono piccato, ma sapeva che la voce lo avrebbe tradito, quindi decise di rimanere zitto ed insieme, dopo aver controllato che all'esterno non ci fossero pericoli imminenti, si misero in cammino, uno al fianco dell'altro, azzardando anche a qualche cambio di andatura per velocizzare il viaggio, nonostante sapessero che, una volta messo piede ad Alexandria, niente sarebbe stato come quella notte, o forse tutto.

Quando giunsero finalmente alle mura della ormai cittadina, Negan percepì tutti gli sguardo ostili puntati su di sé. Si premurò di nascondere il coltello che Rick gli aveva dato per la seconda parte del viaggio per difendersi in caso di attacco. Percepì quell'odio che gli perforò la schiena, anche quando smontarono da cavallo.

« Non è legato. » constatò una voce alle loro spalle.

Negan riconobbe il tono basso, carico di sentimenti negativi. Nonostante quella frase carica di odio, quando si voltò vide che le braccia di Rick strinsero Daryl e viceversa in un saluto fraterno.

« Sarebbe stato difficoltoso montare a cavallo, se fosse stato legato, soprattutto in caso di attacco. » gli rispose pragmatico Rick.

« Non sarebbe stata una grande perdita, se dei Vaganti lo avessero smembrato. » annunciò un'altra voce di cui però Negan non seppe ricondurre a nessun viso.

La folla che si era raggruppata intorno a loro iniziò a borbottare.

Rick fece un passo avanti, sicuro e Negan si ritrovò a fissargli la schiena, le spalle dritte, il portamento fiero - il Rick Grimes di cui tutti avevano bisogno.

« Per cortesia, ne abbiamo già discusso. »

« In realtà, non ne abbiamo discusso per niente. Tu hai deciso per tutti. »

I sentimenti di fratellanza erano durati ben poco, notò Negan. Fu proprio Daryl a dar voce ai pensieri di tutti, probabilmente anche perché nessun altro sarebbe andato contro all'ex sceriffo. Non dopo tutto quello che lui aveva fatto per loro. Parlavano di lui come se non fosse lì presente e la cosa iniziava a dargli fastidio.

« Daryl, pensavo ne avessimo parlato. »

« Maggie non è l'unica voce in capitolo quando si parla della merda che lui ci ha fatto passare. »

Il tono di voce si era leggermente alzato - strano. Negan non ricordava di averlo mai sentito gridare quell'uomo. Daryl gli rivolse uno sguardo pieno di disprezzo.

Rick non tentennò di un centimetro.

« Non cambierò idea: non lo uccideremo. Verrà rinchiuso e questa è giustizia. » proruppe, facendo passare lo sguardo su tutte le persone che erano presenti E così fu.

Negan trovò molto ironico come nessuno riuscisse a mettersi davvero contro Rick Grimes, nonostante tutti fossero in disaccordo con la sua idea. Nessuno provò ad ucciderlo, nemmeno a colpirlo. Forse, in fin dei conti, erano tutti dei codardi e avevano sperato che sarebbe stato Rick a stringere l'arma che lo avrebbe fatto spirare. Gli essere umani. Alla fine erano tutti uguali, uno all'altro. Tutti in grado di parlare, ma nessuno di agire.

 

***

 

La luce lo colpì direttamente sul volto, come ogni mattina da quando si trovava in quell'angusto metro quadro di spazio ad Alexandria. Paradossalmente gli ritornò in mente quando si trovava ad Hilltop, sdraiato in quel letto con la fasciatura sul collo ed i punti che tiravano la pelle e l'unico compagno di stanza era la presenza di Rick quando andava lì a dormire. Sorrise tra sé, smosso dal suono ben conosciuto della chiave che veniva inserita nella serratura e girata, anche se meno energicamente del solito. Quanti giorni erano passati dall'ultima volta che Rick era passato da lui? Percepì una leggera stretta allo stomaco quando intuì che quel giorno c'era qualcosa di diverso, nell'aria. Non sapeva spiegarselo. Da quella notte le cose tra loro era ben cambiate, seppure lo dimostrassero solamente in quella cella dove Rick andava a portargli da mangiare e rimaneva lì, seduto ad osservarlo e a parlare dei suoi pensieri, delle sue idee, dei suoi progetti. E Negan era quasi diventato un confidente. Quel giorno, però, sarebbe stato diverso. E la conferma arrivò quando vide che, una volta apertasi la porta, era una donna e non il suo solito "carceriere" ad entrare.

Michionne sembrava diversa: il volto dalla bellissima pelle nera risultava quasi tirato, le occhiaie, nonostante la carnagione, si vedevano lontano due chilometri. Avrebbe tanto voluto accoglierla con una battuta volgare, com'era suo solito fare quando chiunque altro entrava lì, ma quegli occhi spenti gli fecero quasi fermare il cuore. Si alzò, raggiungendo le sbarre di quella cella.

« Dov'è quello sceriffo di merda? » domandò, cercando di ostentare un tono di voce sicuro.

Michionne lo fulminò dapprima con lo sguardo, per poi abbassare gli occhi, mordendosi il labbro inferiore: fino a quel momento non aveva mai notato quanto fossero carnose, quelle labbra. Chissà cosa provava Rick, quando le baciava.

« Spostati che ti do' la tua razione. » ordinò, secca.

Le nocche delle mani di Negan sbiancarono mentre le dita si artigliavano contro il gelido materiale che componevano quelle sbarre.

« Cos'è successo? Si è fatto fottere da qualche bella parolina e ci è rimasto secco? » dissimulò quel sorriso sghembo che Rick, in realtà, aveva imparato a conoscere così bene in quell'ultimo periodo e come unica risposta vide due occhi scuri dai quali iniziarono a scendere lacrime silenziose, perché Michionne non emise nemmeno un suono. Niente di niente. Quella donna, così forte, così solitaria un tempo, così segnata dalle perdite come tutti loro, piangeva in silenzio di fronte a quell'uomo che aveva ucciso tante persone a lei care, che aveva cercato di uccidere persino Rick, che era stato risparmiato da Rick e che sapeva benissimo essere cambiato da quando era giunto ad Alexandria.

« Mi dispiace. », mormorò lei, abbandonando a terra il vassoio con il cibo, lasciandolo all'esterno della cella, sicura che comunque lo stomaco di Negan non avrebbe avuto bisogno di tutto quello e, senza guardarlo, gli diede le spalle, lasciandolo solo.

Quello stupido Rick.

Le ginocchia non riuscirono a reggerlo per molto, portandolo ad accasciarsi per terra, sentendo quanto fosse freddo quel pavimento, ma mai quanto si sentiva lui. Ringraziò mentalmente quella donna per averlo lasciato solo. Avrebbe voluto farle così tante domande, ma sapeva che non ce l'avrebbe fatta a rimanere lucido. Non poteva essere successo. Osservò il vassoio contenente il cibo ed un conato di vomito lo investì. Quando si era ridotto così? Socchiuse gli occhi per qualche secondo per poi riaprirli con la voglia di spaccare qualcosa. Allungò il braccio oltre le sbarre per afferrare quel maledetto vassoio che tutti i giorni precedeva Rick quando entrava in quel posto angusto dove, purtroppo, aveva dovuto rinchiuderlo per non far agitare gli animi. E lui... Lui lo aveva capito e glielo aveva concesso. Strinse le dita. Nel momento in cui lo sollevò lentamente per poterlo scaraventare contro la parete di fronte a lui, notò un breve luccichio che attirò il suo sguardo: una chiave, poggiata sopra un piccolo pezzo di carta ripiegato. Abbandonò il tutto a terra producendo un rumore sordo, afferrando sia una che l'altro e dispiegandolo lentamente. Era una piccola lettera scritta di fretta dove gli fu' raccontato cos'era successo e del sacrificio di Rick, lettera che terminò con le seguenti parole:

 

"Farò in modo che stanotte non ci siano guardie.

Così lui avrebbe voluto."

 

Negan sapeva benissimo cos'avrebbe fatto di quell'opportunità che Michionne gli aveva donato.

 

***

 

La porta cigolò leggermente quando venne aperta e poi richiuse alle spalle di Rick.

« Sei sveglio? » si sentì domandare.

E come poteva non essersi svegliato quando quella fottuta porta aveva fatto tutto quel casino quando lui l'aveva aperta?

« Sì, grazie alla tua delicatezza. » borbottò, stiracchiandosi e stropicciandosi gli occhi. Si mise a sedere su quel letto scomodo, dando un'occhiata alle sue spalle osservando che, dalla piccola finestrella, gli rispondeva solamente il buio.

Era ancora notte: strano. Solitamente Rick passava da lui durante il giorno a portargli da mangiare e a far due chiacchiere.

« Cosa ci fai qui nel bel mezzo della notte, Rick? »

L'uomo aprì la cella, entrando lui stesso, rimanendo però in piedi all'ingresso, fissando in silenzio Negan, quasi come se gli stesse chiedendo il permesso di passare la soglia. Consenso che fu dato con un gesto della mano quasi ironico.

« Non riuscivo a dormire stanotte. »

« Incubi? » domandò, sbadigliando.

Sapeva che erano soli perché ultimamente le guardie alla sua porta erano sempre meno frequenti.

« Pensieri, più che altro. »

Negan gli fece spazio, permettendo anche all'altro uomo di sedersi, le mani posate sulle ginocchia che stringevano leggermente, quasi fosse ansioso.

Non disse niente: sapeva che Rick quando sarebbe stato pronto, avrebbe iniziato a parlare, cosa che successe poco dopo. Iniziò ad illustrargli i suoi problemi con quel maledetto ponte, con le persone che aveva riunito per lavorarci - specialmente con gli ex-Salvatori.

Negan sapeva benissimo quanto quelle persone fossero complicate da gestire e gli si strinse quasi il cuore a vedere come Rick avrebbe voluto che tutti - nessuno escluso - fosse collaborativo e felice, ma era nella natura umana lo scontento e, purtroppo, tra quelle persone c'era chi sapeva gestirlo e fomentarlo più che bene, più del dovuto.

La questione non sarebbe finita idillicamente.

Negan si ritrovò a posargli la mano sulla spalla, stringendola leggermente.

I due rimasero per qualche minuto in silenzio, felici di poter godere di quel breve contatto.

Dopo quella notte non erano mai stati così vicini.

« Lo sai che posso aiutarti, con quelle persone. »

« Lo so, Negan. Lo so.. Ma purtroppo non posso ancora.. »

Rick lo guardò come se volesse chiedergli scusa solamente con quegli occhi e Negan capì. Sì, capì. Rick ormai si fidava di lui, ma aveva azzardato già troppo portandolo ad Alexandria e rinchiudendolo, senza ucciderlo. Non poteva ancora chiedere all'intera popolazione di accoglierlo come una persona qualunque, come se non fosse stato quel Negan che andava in giro a massacrare la gente con Lucille - una mazza da baseball con del filo spinato.

Nonostante questo, si fiondò sulla sua bocca perché era tempo che voleva farlo e non poteva.

E non era affetto, non era amore, non era niente, se non bisogno, se non similitudine.

Rick si allontanò di qualche centimetro, chiedendogliene il motivo.

« Una volta un uomo altamente stupido e che odio mi ha chiesto: "E' così terribile seguire l'istinto?". »

Sorrisero entrambi e anche per quella notte dimenticarono qualunque cosa: non si capiva più dove iniziasse uno e finisse l'altro. Erano un insieme di emozioni e rabbia che sfogavano l'uno sull'altro. Uno perché non poteva essere liberato e l'altro perché non poteva liberarlo. E tutto quello era loro, in segreto. Forse era per quello che tutto era così eccitante: il bisogno di avere e condividere un segreto che nessuno avrebbe mai scoperto o saputo.

Rick percepì il duro della pietra contro la sua schiena nuda che raschiava, ma il freddo lo indusse solamente a provare quel brivido di piacere che solamente quelle dita sapevano dargli. Mani calde, mani rovinate, mani sporche del sangue di troppe persone, mani che avevano ucciso, mani che - nonostante tutto quello - gli facevano perdere la testa.

Infilò le sue dita nei morbidi capelli spingendolo contro di sé, spasmodicamente e rimasero insieme, per tutta la notte, come se fossero stati in un mondo parallelo, il loro.

« Fai attenzione, ok? »

« Ti preoccupi per me? »

« Vaffanculo, Rick. »

Rick rise quando si ritrovò a dover girare ancora quella chiave per rinchiuderlo dentro.

« Tornerò sano e salvo, come tutte le altre volte. »

« Non vado da nessuna parte, io. », fece spallucce.

« Un giorno, Negan. Un giorno.. »

Sorrise. Negan osservò fino all'ultimo dettaglio di quella schiena che ora si stava allontanando. Si salutarono, senza sapere che quella era l'ultima volta che si sarebbero visti.

Perché non lo sappiamo mai, in realtà.

 

***

 

Inspirò l'aria della notte con quell'ultimo incontro che aveva avuto con Rick nella testa. Era libero. Avrebbe potuto fare qualunque cosa, ma sapeva benissimo che, una volta riuscito ad eludere qualunque guardia di Alexandria, sarebbe andato là, dove quel ponte aveva portato via una persona troppo importante per tutti. Per Daryl. Per Michionne. Per la piccola Judith. Per Maggie. Per tutte quelle persone che avevano bisogno di credere in qualcuno. Per se stesso.

Rick non poteva essere morto così e Negan ne era così convinto da volerlo vedere con i propri occhi: sarebbe andato a cercarlo, sì. Fosse l'ultima cose che avrebbe fatto su quel pianeta di merda.

 

 

 

  
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