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Autore: Penelope Guerrano    02/01/2019    0 recensioni
Ambientato nella bellissima cornice di Gaeta. Quante storie nascondono gli oggetti dimenticati o persi, una camicia, un portachiavi, una cornice di un quadro.Un viaggio in un luogo romantico Gaeta, dove la storia è il presente ed il presente è il passato, amori che nascono, esistono ma possono finire e gli oggetti dimenticati ne svelano la vita.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Non-con, PWP, Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
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Mateusz, con i suoi due amici, Paul e Sabrine si svegliò di buon'ora, l'odore del caffè usciva dalla cialda che aveva inserito in una nota macchinetta italiana e che era posta in un angolino del monolocale. La calda mattinata di luglio già faceva presagire che la giornata sarebbe stata molto pesante, Mateusz tirò fuori la sua bella e fresca inamidata camicia di lino bianca, profumava ancora di appretto e indossandola, immaginò la madre mentre gliela accarezzava stirandola. Zaini in spalla, i ragazzi si diressero verso Monte Orlando,dapprima i 140 scalini che conducevano al Porto di Gaeta, poi, una bella passeggiata per il lungomare, fino a giungere alla strada che conduceva alla Montagna Spaccata . Percorrendo la Riviera di Ulisse, ansimavano dalla fatica: una strada in salita, da cui si intravvedeva un panorama mozzafiato, sul lato destro, oltre ad alberi folti di ogni specie, tra cui primeggiavano olmi e platani, faceva capolino il lungomare di Serapo, una spiaggia dalla sabbia fine e dorata con un mare di un colore azzurro laguna. Sulla sinistra il Porto di Formia, con le sue acque di un profondo blu intenso, sulle quali si affaccia l'elegante cittadina. In lontananza Mateusz e i suoi amici, affannati e con rivoli di sudore che percorrevano tutto il loro corpo, intravvedono il Santuario della S.S. Trinità, fondato dai monaci benedettini e affidato in epoca moderna ai missionari del P.I.M.E., in una cornice spettacolare, punta di diamante della Montagna Spaccata. Giungono alla sommità e seguono l'itinerario classico, Mateusz e i suoi amici hanno profondi occhi di stupore nell'attraversare la fenditura della montagna che la leggenda narra che si sia aperta in seguito al terremoto procurato dalla morte di Gesù. Rocce frastagliate di un colore aureo e liscio nei punti sottoposti allo sfregolío delle persone che scendendo e risalendo, si appoggiano su di esse. La loro attenzione cade su una scritta: " Qui la mano del turco che non credette dove la roccia fu liquefatta dalla sua incredulità". Si, proprio lì, si narra che un marinaio turco non credendo che la montagna si fosse spaccata creando una profonda fenditura in seguito ad un terremoto avvenuto durante l'utimo respiro di Cristo, appoggiò la mano e la roccia si sciolse proprio in quel punto facendo ricredere il marinaio.Scendendo per l'impervia via, in una continua instabilità nel camminare, per quei ciottoli lisci e sconnessi del suolo, i tre ragazzi giungono al " letto" di San Filippo Neri, un masso dove il Santo pregava, fino ad addormentarsi su di esso, guardando il crocifisso ligneo dell'adiacente Cappella, sospesa sul mare. Salendo per una piccola scalinata, fino alla terrazza dove dall'alto, la fenditura della montagna era attraversata dal mare, ritornando in Polonia non avrebbero mai più dimenticato lo spettacolo generato da quella forza della natura.La bella camicia di lino bianco che aveva accompagnato Mateusz nell'escursione, rimase lì a Gaeta, confondendosi tra le asciugamani bianche del monolocale lasciate sul letto di Chiaromonte.
  
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