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Autore: IamNotPrinceHamlet    02/01/2019    1 recensioni
Seattle, 1990. Angela Pacifico, detta Angie, è una quasi 18enne italoamericana, appassionata di film, musica e cartoni animati. Timida e imbranata, sopravvive grazie a cinismo e ironia, che non risparmia nemmeno a sé stessa. Si trasferisce nell'Emerald City per frequentare il college, ma l'incontro con una ragazza apparentemente molto diversa da lei le cambia la vita: si ritrova catapultata nel bel mezzo della scena musicale più interessante, eterogenea e folle del momento, ma soprattutto trova nuovi bizzarri amici. E non solo.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nel capitolo precedente: Eddie lascia San Diego e la sua casa a malincuore, ma deve partire con la band per proseguire il tour. Chiama Meg per avere notizie di Angie e quando scopre che la ragazza si è fatta sentire con la sua amica, ma non con lui, ci rimane un po’ male, ma non pensa ci sia altro sotto. Matt e Meg hanno una conversazione chiarificatrice in cui lui le chiede scusa per il suo comportamento e le rivela di avere una nuova ragazza, notizia che Meg non prende benissimo. Angie torna finalmente a Seattle, viene a sapere che Eddie l'ha cercata, ma non lo richiama e cerca di non pensare a ciò che è successo e al bacio, di cui non dice nulla a Meg. Tornata al lavoro da Roxy, Angie riceve la visita inaspettata di Kurt e Dave, che le chiede di nuovo di uscire. 

***

“Comunque i capelli ti stanno da Dio. E’ una cosa permanente o…?” Dave è al bancone per salutarmi prima di andare via, il suo amabile socio pochi passi più indietro.

“E’ solo uno shampoo colorante con dei colpi di sole, poi vanno via”

“Beh ti donano un casino!”

“Seeh e in questo contesto fanno molto psychobilly.” Kurt dice la sua, alza un indice e lo fa girare a indicare lo stile della tavola calda “La parte psycho è quella che ti si addice di più ovviamente”

“Ah-ah”

“Va beh, tornando alle cose serie: hai deciso?” mi incalza Dave ed è come se stesse saltellando sul posto, ma coi piedi ben fissi a terra.

“Come posso dirti di no?”

“Beh, tipo come quando l'hai scaricato, per esempio?” Cobain risponde alla domanda retorica e si finge smarrito quando sia io che il suo amico lo guardiamo male “Cosa? Ho detto che era un esempio!”

“Allora ci vieni, grande!” Dave si scrolla il fastidio di dosso in un nanosecondo e torna ad abbagliarmi col suo sorrisone, che mi fa pensare che forse sarebbe tutto più facile se non lo avessi scaricato. Oppure no?

“Sì, ma non voglio fare troppo tardi, ok?”

“Non temere, l'importante è che resti per il concerto… e un pochino dopo il concerto, va bene?”

“Tutti questi buoni sentimenti… le mie orecchie stanno sanguinando, se vi interessa”

“No, Kurt, non ci interessa. Ci vediamo alle otto all'Off Ramp allora” mi rivolgo prima al cantante che si sta arrotolando la sciarpa attorno alle orecchie e agli occhi e poi a Dave.

“Ti passo a prendere se vuoi”

“No, tranquillo, ci vediamo lì”

 

**

 

La serata alla tavola calda passa insolitamente in fretta. Forse perché era una di quelle poche volte in cui avrei voluto non passasse. Meno sto a casa meno probabilità ho di ricevere direttamente certe telefonate… Torno a casa e quando entro nell'appartamento e vedo tutto buio penso di averla fatta franca, almeno finché la porta della stanza della mia coinquilina non si spalanca proprio nel momento in cui ci passo davanti.

“Ehi Meg, ancora sveglia?”

“Mmm” mugugna prima di dirigersi abbastanza spedita verso la cucina.

Coincidenza? Non credo. Rimango incredula nel bel mezzo del corridoio, finché non la sento aprire il rubinetto. Semplice sete. Scrollo le spalle e vado in camera mia.

“Buona notte” mormoro quando sento i suoi passi scalzi avvicinarsi di nuovo e la sua risposta consiste nell'entrare nella mia stanza e prendermi per un braccio mentre sto tirando fuori il mio pigiama da sotto il cuscino. Ovviamente rischio un infarto.

“CRISTO SANTO!”

“Angie non puoi fare così”

“Certo che posso? Mi hai spaventata a morte!”

“Intendo dire con Eddie. Tieni” Meg molla la presa solo dopo avermi messo in mano il cordless.

“Che diavolo significa?”

“Ho capito che ci sei rimasta male per San Diego, ma non puoi evitarlo per sempre”

“Meg, ma che… guarda che stai facendo un casino per niente” cerco di mantenere la calma, mentre guardo il telefono come se mi avesse appena dato un ordigno nucleare innescato. Avrà chiamato di nuovo?

“Sta’ zitta e chiama Eddie” mi intima risultando tuttavia poco minacciosa, dati gli occhi semi-chiusi e il tono di chi sta praticamente ancora dormendo.

“Ma… guarda che l'ho già chiamato” mento spudoratamente e in genere mi viene abbastanza bene. Confido anche nei suoi sensi offuscati dal sonno.

“Quando?”

“Stasera” faccio per ridarle il telefono, ma non si scompone.

“Quando?”

“Stasera! Durante la pausa sigaretta”

“Dal lavoro?”

“Sì”

“Allora tutto ok?”

“Sì, gli ho lasciato un messaggio, così sta tranquillo” le restituisco il telefono e a questo punto lo prende, seppur scettica.

“Uhm… bene”

“Ok, notte Meg” acchiappo il pigiama e fuggo in bagno alla velocità della luce.

Non mi piace mentire a Meg. No, non è vero, mi piace. Cioè, non è che mi piaccia, ma lo faccio volentieri. Oddio, volentieri… Diciamo che lo faccio tranquillamente e non mi sento affatto in colpa per non averle detto del bacio. Il bacio. Ma poi sono sicura che sia successo veramente? Magari me lo sono sognato, come il sedano, Eddie che affogava, i Depeche Mode e tutto il resto. Potrebbe essere stato tutto un parto della mia mente, dalla sveglia Sonic Youth alla compagna di viaggio sul pullman. E se stessi ancora sognando? Forse andare a letto e dormirci su è il miglior modo di svegliarsi, sempre che voglia farlo.

 

Tanto non chiamerà più.

 

Esco dal bagno e verifico che la via sia libera. Mi infilo nel mio letto e appoggio la testa sul cuscino, crollando all'istante. Quando riapro gli occhi non so dire se siano passati cinque minuti o cinque giorni, ma so per certo che non è più notte per via della luce del sole che filtra dalle tendine. E dopo qualche secondo so anche che non deve essere tanto tardi perché sento la voce di Meg e questo significa che non è ancora uscita. Vado in fissa su una ragnatela nell'angolo vicino alla porta e sto quasi per fare l'equazione ragnatela = ragno, quando un pericolo maggiore e più imminente si fa largo tra i miei pensieri e la voce della mia amica si fa più chiara.

“Ma non ha chiamato ieri?”

Merda.

“Ah. Allora ho capito male. Eh? No, non è che mi abbia proprio detto così… sono io che… cioè, io l'ho vista andare in camera sua col telefono in mano, quindi ho pensato che ti avrebbe chiamato. Sicuramente voleva farlo, si sarà addormentata prima eheh. Come? No, io ti sto parlando dal telefono fisso” blatera Meg e riesco quasi a vederla mentre fa dietrofront e torna verso l'ingresso, dove sta il telefono col filo. Guarda che non ti vede, ma fidati che non gli serve per capire che stai raccontando un mare di cazzate. Meg non sa mentire, ma apprezzo il fatto che voglia pararmi il culo pur avendo scoperto che le ho raccontato una bugia.

“Aspetta che vado a chiamarla. Ma no, figurati! Tanto si deve alzare comunque. Dai, aspetta che te la passo, un secondo!” sposto il piumone con poca delicatezza, praticamente lanciandolo a terra, e dopo due secondi sono in piedi, dritta di fronte alla porta, con Patti Smith che mi guarda perplessa dal poster. Lo so, lo so, sono ridicola e infantile, ma ne possiamo discutere dopo, zietta?

“Ehi Angie? Sei sve-” Meg entra lentamente e io le metto al volo una mano davanti alla bocca, mi accerto che abbia lasciato il telefono di là e la tiro dentro richiudendole la porta alle spalle al volo.

“Io non sono qui, ok?” le dico

“Mm?” può solo mugugnare lei, con gli occhi strabuzzati.

“Ti prego, reggimi il gioco” la imploro, mentre lei cerca di liberarsi dalla stretta e rispondere.

“P..ché?”

“Dopo ti spiego tutto, per favore…” Meg alza gli occhi al cielo e annuisce. A quel segnale non posso che lasciarla andare.

“Che cazzo” riesco a leggere il suo labiale un attimo prima che sparisca di nuovo attraverso il corridoio.

Seguo con circospezione i suoi passi… metti che ci ripensa e me lo passa. Nel frattempo cerco di riorganizzare le idee per lo spiegone che mi aspetta a breve. Perché ovviamente adesso le dovrò dire tutto e lei mi prenderà per deficiente perché tutto questo non ha molto senso. O meglio, per me è perfettamente logico, ma diventa automaticamente assurdo nel momento in cui cerco di tradurlo mentalmente in parole da comunicare a un altro essere umano.

“Sì, deve essere uscita presto, non l'ho proprio sentita…” spero tanto di non commettere mai un crimine, ma in caso contrario spero di non avere Meg come unico alibi perché è talmente poco credibile che farebbe condannare persino un innocente.

“Ok, dimmi tutto. No, aspetta, la penna non scrive, ne prendo un'altra. Arrivo eh!” Meg esce dalla cucina e mi passa davanti scuotendo la testa per poi infilarsi in camera sua, uscendone con una biro blu tra le dita subito dopo.

“Eccomi. Huh-uh… Fino a domattina? Ok, glielo dico. Ma no, figurati! Lo sai come ragiona, è che lei fa orari del cazzo e magari pensa di romperti le palle. Ok, le dico anche questo. Guarda, lo scrivo! Angie non rompe mai. Va bene? Eheh ciao Eddie, buona giornata. Sì, tranquillo! Ciao!”

Faccio un bel respiro e vado incontro al mio destino. Entro in cucina già con le mani alzate.

“Che cazzo è successo, me lo vuoi dire?” Meg mi sta già aspettando, seduta sul tavolo a braccia conserte.

“E’… è complicato”

“Ti ha fatto del male?” chiede serissima e io praticamente le scoppio a ridere in faccia, per poi lasciarmi cadere sulla sedia.

“Ma chi Eddie? Ma figurati, no!”

“Ha fatto lo stronzo? Si è rivisto con la sua ex?”

“No, almeno, non credo, non finché ero lì…”

“Ma qualcosa deve essere successo, no?”

“Beh sì…”

“Avete litigato?”

“No”

“Gli hai confessato i tuoi sentimenti e-”

“Ahah quali sentimenti?”

“Taci. Gliel'hai detto e lui ti ha rifiutata?”

“Io non gli ho detto un bel niente!”

“Ne ha parlato lui di sua iniziativa?”

“Non abbiamo discusso di… quello”

“E di che avete parlato allora?”

“Non abbiamo parlato”

“Te l'ha fatto capire? Guarda, Eddie ti vuole bene, è palese. Forse ha dei dubbi per la differenza di età e lo potrei anche comprendere, anzi, è una cosa positiva. E’ segno che è un ragazzo maturo e responsabile”

“Non c'è stato nessun discorso e nessun rifiuto, Meg”

“Ti ha detto Ti amo e poi ha ritrattato come Jerry?”

“No!”

“Angie, mi vuoi dire che cazzo è successo o devo tirare a indovinare per altre due ore?”

“Lui… beh…”

“Ti ha detto che è gay?”

“No!”

“E allora si può sapere che cazzo ha fatto?!”

“Mi ha baciata”

“COSA?!” Meg salta giù dal tavolo in maniera così repentina che quasi lo ribalta, assieme alla mia sedia.

“Mi ha dato un bacio. Beh, più di uno in realtà, ma tutti insieme, nella stessa occasione, quindi credo si possa parlare di un bacio solo, credo valgano come un atto singolo, ecco”

“EDDIE TI HA BACIATA?! E me lo dici così?”

“Come te lo devo dire?”

“E, soprattutto, me lo dici solo adesso?!”

“Non sono nemmeno sicura sia successo veramente…”

“ANGIE, IO TI AMMAZZO, GIURO SU DIO”

“E’ stato un momento un po’ strano”

“Ti ha baciata sì o no?”

“Penso di sì”

“PENSI?!”

“Sì, cioè, a questo punto, dopo aver rielaborato tutto, penso di poter dire che al 90% mi ha baciata sul serio”

“Che cazzo significa, cioè, eri fatta? Eri bendata e non sai chi ti ha messo la lingua in bocca?”

“Io non ho parlato di lingua”

“Ti ha baciata senza lingua?”

“Beh, no, cioè, sia con che senza”

“OMMIODDIO”

“Perché? Non credevo fosse un dettaglio così importante”

“Non è imporante il dettaglio, razza di imbecille! Insomma ti ha baciata? Tu ed Eddie vi siete baciati?”

“Sì”

“E quando? Cos'è successo? Com'è andata? Racconta!”

“Non hai mica detto che il dettaglio non è importante?”

“Non rompere i coglioni e racconta”

 

Le spiattello tutto, anche perché non mi resta altra scelta. Parto dall'inizio, cioè dal mio arrivo a San Diego.

“Ti ha baciata sulla spiaggia davanti a Jerry Cantrell? Dimmi di sì”

“No”

Le racconto del giro turistico.

“Ti ha baciata da Subway? Sulla panchina al parco?”

“No”

Aggiungo i dettagli della serata in discoteca che non le avevo riferito in precedenza.

“Ti ha baciata mentre ballavate l’Hustle?”

“Noo!”

Cerco di non perdermi in chiacchiere riassumendo la giornata con Dina, il concerto e la festa.

“Ti ha baciata nel backstage? In spiaggia al chiaro di luna mentre gli altri si bagnavano le chiappe nell'oceano?”

“No”

“Bacio della buona notte quando siete tornati a casa?”

“No, Meg”

“Angie, sto perdendo la pazienza, quando cazzo ti ha baciata?”

“Ci sto arrivando!”

“Dimmelo e basta, per favore”

“Uff alla stazione dei pullman, prima che partissi”

“Cioè, ha avuto due giorni a disposizione e ti ha baciata un minuto prima di salutarti?”

“Sì…”

“Che testa di cazzo”

“Va beh, si vede che gli è venuto così in quel momento!”

“Sì ma è un coglione, ti ha fatta penare fino all'ultimo”

“Non è vero”

“Sì che è vero”

“Non ho penato, sono stati due giorni fantastici. Ehm, sì insomma, belli, due belle giornate, serene”

“E il bacio? Com'è stato?”

“Beh…”

“Fantastico? O sereno? O anche questo solo carino?” mi prende per il culo citando una nostra conversazione di mesi prima.

“Non è stato carino, è stato… è stato… non lo so, non saprei come descriverlo, è come se avessi perso i sensi per alcuni minuti”

“Oh Angie”

“Cioè, non proprio tutti i sensi, non come in un'anestesia, perché comunque ho sentito tutto benissimo”

“Ahahah immagino”

“Era… era elettricità, calore, confusione, vento”

“Vento?”

“Sì, come quando il vento ti fa perdere il controllo dei tuoi passi e ti soffia così forte in faccia da toglierti il respiro per un secondo e quasi lo senti nello stomaco… Come quando scendi in picchiata sulle montagne russe”

“Ti sei fatta un bel giretto su Eddie La Giostra insomma”

“Però lì te lo aspetti. Invece è stato più come quando stai scendendo le scale tranquilla e metti un piede in fallo e senza accorgertene ti trovi per terra.  Solo che io non arrivavo mai a terra, Eddie mi baciava e io continuavo a cadere e basta”

“E Tom l'hai sentito?”

“Tom?”

“Jones”

“No”

“Ahahah ecco, se no sì che mi sarei preoccupata”

“Ho sentito Dave”

“Dave? Il tuo ex?”

“Gahan, dei Depeche Mode. L'ho anche visto ballare in realtà…”

“Non è che tu e Vedder vi siete scambiati anche degli allucinogeni assieme alla saliva?”

“Ero presente e assente allo stesso tempo, c'ero, ma in una forma diversa. Come l'acqua che evapora o il ghiaccio che si scioglie. Però più la prima, perché mi sentivo leggera. Evaporavo. O forse sarebbe più corretto dire che sublimavo…”

“E hai ancora il coraggio di dire che non provi sentimenti per Eddie?” Meg interrompe la mia dissertazione senza senso con qualcosa che di senso ne ha ancora meno.

“Io… io li provo, solo che, beh, ancora non ho ben chiaro quali sono”

“Non hai ben chiaro?”

“Sto… cercando di capire!”

“Penso si veda bene anche dallo spazio cosa cazzo provi, Angie”

“Allora sono io ad essere limitata perché non ci arrivo”

“Sai benissimo di che sentimenti si tratta, è solo che non vuoi ammetterlo”

“E’ tutto un gran casino”

“Cos'è? Hai paura? Per quello lo stai evitando?”

“Non lo sto evitando…”

“Mi hai esplicitamente chiesto di dirgli che non c'eri, come me lo chiami?”

“Sto solo rimandando una conversazione che nessuno dei due vuole affrontare”

“Certo, ha chiamato dieci volte perché non vuole assolutamente parlare con te, mi sembra ovvio”

“Non vuole, ma sente di doverlo fare, perché è un bravo ragazzo”

“Bravo ragazzo? Scusa, cosa pensi voglia dirti?”

“Secondo te? Che è stato un errore e di dimenticare tutto”

“AHAHAHAHAHAH”

“Che c'è da ridere?”

“Ahahah sarò scema io, ma secondo me vuole dirti che non vede l'ora di fare un altro giro sulle montagne russe” Meg mima con la mano un ottovolante che va a finire dritto sul mio fianco destro.

“Piantala!”

“O sui mulini a vento” continua e si avvicina fingendo per scherzo di volermi baciare, per poi soffiarmi in faccia.

“Non sei divertente”

“Tu invece fai un sacco ridere, lo sai?”

“Io con Eddie… non esiste! E’ una cosa impossibile” mi alzo e mi allontano verso il corridoio, seguita a ruota dalla mia coinquilina che non vuole proprio capire.

“Perché?”

“Perché è così”

“Non è una risposta”

“Perché… perché non c'entriamo niente”

“Oh signore…” sospira Meg, sorpassandomi proprio all'ingresso della mia stanza, per poi buttarsi sul mio letto a faccia in giù.

“Non sto dicendo che lui sia migliore di me. Tralasciamo per un momento il fatto che lo sia. Non sto parlando del fatto che io sono… boh, un pigliamosche caposcuro e lui un albatro beccogiallo dell'Atlantico. E’ che siamo proprio due cose diverse, come… come… un paracarro e una poesia di Robert Frost”

“Eh?” Meg risolleva la testa dal mio piumone e mi guarda interrogativa.

“Un biglietto dell'autobus timbrato e… gli anelli di Saturno”

“Il fatto che, in entrambe le affermazioni, non fatico a capire per te chi dei due sia cosa è un brutto segno, vero?”

“Stai entrando nella mia logica”

“Ti prego, fammi uscire! Ho già mal di testa” Meg tende le braccia verso di me, ancora in piedi al centro della stanza, intenta a convincere il mio pubblico formato da un'unica persona.

“Che dovrebbe farci Eddie con me?”

“Non so, scrivere una poesia di Robert Frost sul paracarro a pennarello?”

“Usare le mie pessime metafore contro di me non mi farà cambiare idea”

“Eddie sa benissimo cosa vuole farci con te e te ne ha anche già dato un assaggio mi pare”

“Eddie ha confuso un'amicizia con qualcos'altro, tutto qui”

“No, sei tu che hai preso una persona innamorata per una persona confusa”

“Innamorata?! Buahahah addirittura?”

“Tu il vapore ce l'hai nel cervello, Angie, lasciatelo dire”

“Scommettiamo che Eddie è convinto di aver fatto una cazzata?” le propongo porgendole la mano, che lei schiaffeggia via.

“Ovvio che lo sia! Lo stai evitando. Se baciassi un tipo e questo non mi cagasse più per giorni, lo penserei pure io”

“Io dico che lo ha pensato indipendentemente dalle mie azioni successive”

“Io dico che continui a ripeterti questa storia per cercare di autoconvincerti, quando in realtà sai benissimo che esiste anche l'altra possibilità”

“Certo che lo so” Meg è riuscita a zittirmi e ci metto un po’ a risponderle.

“Ha! Vedi?”

“Le due possibilità coesistono”

“Esattamente”

“E continueranno a coesistere ed essere entrambe valide, almeno finché non osservo il sistema

“Che sistema?”

“Questa parte di universo”

“Di che cazzo stai parlando, Angie?”

“Fisica quantistica. Hai presente il paradosso del gatto di Schroedinger?” le domando sedendomi accanto a lei sul letto.

“Il gatto vivo o morto nella scatola?”

“Più precisamente, sia vivo che morto, finché non si apre la scatola”

“E il gatto sei tu o Eddie?”

“Eddie mi ha baciata, dopodiché sono partita e non l'ho più visto né sentito. E’ come se lo avessi chiuso nella scatola, no? E ora siamo in una situazione di sovrapposizione quantistica, cioè due possibilità che si sovrappongono”

“Eddie pentito ed Eddie innamorato?”

“Sì… beh, più o meno”

“Il gatto è sia vivo che morto finché non apri la scatola, perciò allo stesso modo…”

“Eddie è sia pentito che, ehm, infatuato finché non ci parlo”

“Mi sembra ovvio”

“E allora dovresti aver capito perché voglio affrontarlo il più tardi possibile”

“In realtà no”

“Oh cazzo, Meg, seguimi. E’ il bacio di Schroedinger, ok? In questo scenario il bacio è contemporaneamente una cosa che ha un valore e un errore che invece non significa niente”

“Ok…”

“E se io non parlo con Eddie continuerà ad essere così, giusto?”

“Giusto”

“E magari una mezza alternativa è tutto quello che mi resta, no? Se fosse il massimo a cui posso aspirare? Meglio tenersela stretta, non credi?”

“Cioè non lo chiami perché vuoi rimandare la delusione?”

“Bingo!”

“E non potevi dirla così invece di fare tutto questo discorso del cazzo?” scherza spintonandomi.

“Dimentichi che qualcuno qui fa fatica ad ammettere le cose in maniera lineare…”

“Se hai paura di rimanere delusa… vuol dire che una speranza ce l'hai!”

“Ovvio che ce l'ho! Se non ce l'avessi, sarebbe tutto così semplice. Invece no, c'è sempre una piccola stronzissima parte di me che spera in queste assurdità, è quella che mi frega”

“Quando ti metterai con Eddie riderai di tutte queste seghe mentali, Angie” Meg scuote la testa e si alza dal mio letto, avvicinandosi al quadretto del collage fatto proprio da Eddie e indicandolo in una delle foto, su cui il mio sguardo si fissa per un paio di minuti buoni.

“Cercare di alimentare le mie false speranze non mi è di nessun aiuto”

“E allora? Meglio crogiolarsi nel 50% di probabilità?”

“Sempre meglio del 100% di certezza”

“Dipende da qual è la certezza”

“Quella più logica”

“E a Eddie non pensi?”

“A cosa credi stia pensando da due giorni a questa parte? E di chi stiamo parlando da mezz'ora?”

“Intendo dire che, cazzate quantistiche a parte, e tralasciando le possibili implicazioni sentimentali, voi due siete amici e agli amici si deve sincerità e rispetto”

“Sì, lo so…”

“Un amico ti sta cercando e tu non ti fai trovare e ti neghi con delle bugie, ti sembra un comportamento corretto?”

“No, infatti non mi volevo giustificare, ma solo spiegare come ragiono”

“Ragioni col culo. Qualsiasi sia la ragione per cui ti vuole parlare, gli stai mancando di rispetto”

“E’ difficile…”

“Fare la cosa giusta non è mai facile.” Meg esce di nuovo dalla mia camera, per farci ritorno subito dopo “Ora prendi il telefono, fai il numero dell'albergo di Santa Rosa che mi ha dato Eddie e scoperchi questa cazzo di scatola” Meg mi mette fisicamente in mano il cordless e il blocchetto su cui ha preso appunti mentre era al telefono con Ed.

“Adesso?”

“Subito”

“Adesso devo prepararmi, non posso, devo andare a lezione”

“Chiamalo mentre ti prepari, è un telefono senza filo, lo dice la parola stessa, puoi portartelo dietro ovunque, pure al cesso”

“Senti, ti prometto che più tardi lo chiamo”

“Cazzate, non ti credo”

“Davvero, entro oggi lo chiamo, deciso, mi hai convinta”

“Lo chiami stasera davanti a me e Grace. E col vivavoce. Cazzo, Grace andrà fuori di testa quando saprà che tu ed Eddie vi siete baciati ahah! Questa serata tra ragazze capita proprio a fagiolo”

“Ecco, a tal proposito, volevo dirti che stasera purtroppo non ci sono”

“Che vuol dire che non ci sei? Non diciamo stronzate!”

“Ho un impegno”

“Guarda che scherzavo sul vivavoce! Senti, ho pensato che potremmo fare così: Grace chiama Stone per farci due chiacchiere, poi ci aggiungiamo io e te e gli chiediamo dove sono gli altri e la trasformiamo in una chiamata di gruppo come l'altra volta. Così tecnicamente avrai parlato con Eddie, ma non da soli”

“Esco con Dave”

“Così almeno rompete il ghiaccio e uscite da quest'impasse e poi del bacio ne potrete parlare in un secondo momento, magari dal vivo… Scusa, non ho capito bene, con chi esci?”

“Dave, andiamo a un concerto”

“Cioè per paura che il gatto sia morto, ne vai a ripescare un altro?”

“Ahahah ma no!”

“Resuscitiamo un micio che avevamo già sotterrato in precedenza?”

“Non è come credi”

“Ah quindi non esci col tuo ex lasciando il ragazzo che ti ha baciata a struggersi per te?”

“No, perché non è un appuntamento! E nessuno si sta struggendo…”

“Perché non chiami Jerry a questo punto? Potreste uscire a cena domani sera”

“Va beh, io vado a farmi la doccia, se hai voglia di sapere la verità aspettami e ti racconto, se no continua pure a pigliarmi per il culo”

“Mmm entrambe le cose mi tentano, penso che non ti rivolgerò mai più la parola per farle coesistere e godermele entrambe nel mio sistema quantistico di stocazzo” ironizza mentre esco dalla camera porgendole un sentito dito medio.

“Vaffanculo Meg”

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Certo che deve essere proprio figo. Avere il posto di lavoro sottocasa. Sarebbe il mio sogno, o forse no. Da un lato avrei la comodità, non arriverei mai più in ritardo, o quasi; ma dall'altro mi sembrerebbe di non staccare mai, la mia testa sarebbe sul lavoro anche quando non sarei di turno. Ti affacci alla finestra al mattino o esci di casa nel pomeriggio ed ecco che ti becchi l'insegna del minimarket e pensi alle prossime consegne in arrivo, agli espositori nuovi da montare e il tecnico da chiamare per il banco frigo. Che palle! In questo caso però la vicinanza risulta comoda, perché mi basta attraversare la strada e sono già col dito sul citofono di casa McDonald-Pacifico. Il dito praticamente si atrofizza su questo cazzo di citofono perché dopo un quarto d'ora non mi risponde ancora nessuno. Era oggi no? Magari Meg è uscita un secondo. Eppure le luci sono accese…

“Tutto inutile Grace, è rotto” sono così impegnata a scrutare le finestre illuminate del secondo piano che non mi accorgo di Angie, spuntata sulla soglia del portone.

“Ehi, bentornata… PACCARA!” mi avvicino spettinandola per poi abbracciarla velocemente.

“Grazie. Meg te l'ha detto?”

“Sì, mi ha anticipato che stasera ci avresti tradite”

“Ti ha anche detto che è per una buona causa?”

“Certo, altrimenti non ti avrei neanche rivolto la parola”

“Ti ha detto solo questo?” chiede abbassando improvvisamente la voce, chissà per quale motivo.

Proprio in quel momento un clacson risuona squillante per ben due volte alle nostre spalle e ci voltiamo in contemporanea.

“Mi sa che è arrivato il tuo cavaliere”

“Cioè il mio compagno di sventura. Vado, buona serata e non esagerare con le maschere purificanti di Meg, mi raccomando!” Angie alza gli occhi al cielo e mi sorride prima di allontanarsi verso la macchina che l'aspetta sul ciglio opposto della strada.

Entro dal portone lasciato aperto da Angie e prendo l'ascensore. Mi dispiace che stasera non sia dei nostri, però allo stesso tempo sento che l'uscita di stasera sarà fonte di aneddoti curiosi da discutere alla prossima occasione. Nel menù di oggi, Meg mi ha promesso aggiornamenti succulenti su di lei e su Angie, ma non ha voluto anticipare nulla. Staremo a vedere! In compenso, mi ha chiesto novità su Stone e me, ma non è che ci sia molto da dire. Me lo richiede ogni volta, ma, insomma, non capisce che non ci troviamo nemmeno nello stesso stato? La fiamma non si sta né accendendo né spegnendo, è solo in stand-by. Esco dall'ascensore e attraverso il lungo corridoio, reso un po’ inquietante da una delle lampadine del soffitto che sfarfalla. Giro l'angolo e mi ritrovo praticamente faccia a faccia con Meg, che sta uscendo dall'appartamento con il portafoglio in mano.

“Non dirmi che pacchi anche tu e la serata è annullata, perché in tal caso non vi parlo più, né a te né alla tua coinquilina rubacuori”

“Ahahah no, stavo scendendo ad aspettare te e il tipo delle pizze perché adesso non funziona nemmeno il citofono in questo condominio del cazzo”

“Sì, ho incontrato Angie che mi ha aperto, se no sarei ancora fuori al gelo”

“Dai, entra pure, tanto dovrebbe arrivare tra poco, io torno subito. E preparati psicologicamente perché ho un sacco di cose assurde da raccontarti!”

“Ho già capito che il film non lo guarderemo neanche” sorrido entrando in casa, mentre Meg si allontana stringendosi nella giacca.

“Non ci servirà il film, fidati… Arrivo!”

 

Salt lick dei Tad è il primo disco della serata che scelgo di mettere su, anche se la serata non è ancora iniziata, considerando che Meg è ancora di sotto ad aspettare il ragazzo delle consegne. Mi affaccio dalla finestra per vedere se arriva qualcuno, ma per ora niente. Mi siedo sul divano e comincio a giocare con le birre già sistemate sul tavolino di fronte, allineandole prima per due poi per tre, finché non ne avanza una, che apro subito per me. Mi rialzo e gironzolo per la casa per ingannare l'attesa. A dire il vero non guardo qua e là, ma vado diretta verso un punto, il frigorifero in cucina, e inizio a scrutarlo in cerca delle novità, che non tardo a scoprire. Una calamita che raffigura un panda, un'orca e un sole sorridente col cappello circondati da palme e dalla scritta SAN DIEGO. Attaccata con la stessa calamita c'è anche una cartolina dal gusto retrò, con una spiaggia al tramonto, una serie di auto d'epoca su cui sono legate delle tavole da surf e quattro sagome di surfisti, due ragazze e due ragazzi. Sapevo che avrebbe arricchito la sua collezione. Sto osservando con attenzione le lunghe ombre dei surfisti della cartolina quando vengo scossa dallo squillo improvviso del telefono. Ci penso un po’ prima di rispondere, dibattendo interiormente sul da farsi, dopotutto non sono a casa mia… ma se è una cosa importante? Magari è la pizzeria che avvisa del ritardo.

“Pronto?”

“Oh sia ringraziato il cielo! E io che mi ero già messo l'anima in pace pensando di dovermi sorbire le paturnie di Meg ed Angie prima di poter parlare finalmente con te” la voce dall'altra parte mi fa solo rimpiangere di non aver risposto al primo squillo.

“Ehi Stone”

“Ciao, amore. Come stai? Sei ancora sobria? Hai già lo smalto sui piedi?” ecco, non poteva fermarsi al semplice sarcasmo? Due frasi, due cose che stonano. Ci sto già ripensando, forse se non rispondevo era meglio.

“Eheh no. Cioè, sì sono sobria e no, le mie unghie sono… sono come prima, tutto uguale”

“Tutto bene? Ti sento strana… Meg ti sta minacciando con una pinzetta per le sopracciglia? Se non puoi parlare non rischiare, dimmi una frase in codice, qualcosa che passi del tutto inosservato in una conversazione tra fidanzati, tipo Gli avevano sparato in faccia, così la madre non poteva fargli il funerale con la bara aperta…

“Eheh no, tutto tranquillo, solo un po’ spaesata. Comunque Meg non c'è, è di sotto che aspetta il ragazzo delle pizze. Citofono rotto”

“Sì beh, in effetti questa frase passerebbe molto più inosservata. Chiamo il 911”

“Tu come stai? Non devi suonare stasera?”

“Sì, infatti siamo nei camerini, che poi sarebbero una specie di succursale dei bagni”

“O viceversa” la sento appena, ma la voce che interviene è inconfondibile.

“O viceversa, come dice giustamente Eddie, non l'abbiamo ancora capito”

“Guarda! Qui c'è il numero di telefono di Mike Patton” anche Jeffrey dice la sua in questa telefonata incasinata.

“Ora metto giù con te, tesoro, e lo chiamo subito. Sicuramente sarà il suo, dopotutto una scritta nei bagni di un locale di Sacramento mi sembra una fonte più che attendibile”

“Ma non erano i camerini?” chiedo sghignazzando e per un attimo contemplo l'idea di chiederglielo anch'io quel numero. La prenderebbe male?

“Eh te l'ho detto che non l'abbiamo ancora capito!”

“Ci hanno suonato i Faith No More, non deve essere un brutto posto comunque”

“Credo più i Mr Bungle. Però non è male, a parte gli scherzi credo sia uno dei locali più fighi in cui siamo stati finora, anche se è grande quanto il tuo appartamento”

“Ed è pieno di gente!” urla Jeff, probabilmente ingoiando la cornetta.

“Confermo quanto detto dal cavernicolo. Gente che è qui per gli Alice ovviamente”

“Che ne sai? Non buttarti giù così” provo a consolarlo, anche se so benissimo che non ne ha bisogno.

“Mica mi butto giù, è la verità. Al 99% non ci conoscono, siamo noi che ce li dobbiamo conquistare”

“E allora vai e conquistali!” lo incito e solo dopo mi accorgo che potrebbe suonare come se volessi chiudere la chiamata subito. Ma non voglio. Davvero! Quando non mi ricorda ogni cinque minuti che è il mio ragazzo, mi trovo perfettamente a mio agio in questa conversazione.

“Sarà fatto, cara. E’ arrivata la pizza? E l'alcol? Sei ancora sobria?”

“Ahah i tuoi compagni penseranno che sono un alcolizzata! Comunque niente pizza. E ora che ci penso, ho una fame assurda”

“Dai resisti. A me si è chiuso lo stomaco, sai che è sempre così per me prima di salire sul palco”

“Eheh sì, me l'avevi detto. Non essere nervoso”

“Non sono nervoso, sono realista. Io faccio il mio, ma ci sono altre quattro variabili per la riuscita di un concerto, hai presente?”

“Eheh quattro variabili in carne ed ossa, che ti disturbano mentre mi chiami?”

“Esatto. Però adesso mi hanno lasciato solo, saranno andati a cercare l'altro nostro chitarrista visto che tra poco tocca a noi”

“Si parlava di sobrietà…”

“Appunto. Comunque sarebbe troppo melenso e fuori luogo da parte mia dirti che mi manchi e vorrei fossi qui con me?”

“Sì, decisamente, Stone” ho l'impressione di aver trattenuto il respiro prima di parlare, sarà stato troppo lungo il mio silenzio? Riuscirò a farla passare come una pausa comica?

“Ok, allora non te lo dico. Ops, sta tornando una variabile. C'è Eddie, dobbiamo fermarci col sesso estremo al telefono per ora, scusa piccola”

“Cazzo, Stone” sento Vedder borbottare qualcosa che sa di imbarazzo, mentre Stone ridacchia nella cornetta.

“Stavo evidentemente scherzando, credi che se facessi sesso telefonico estremo con la mia ragazza verrei a dirlo a te?”

La mia ragazza, ribadiamolo ancora, perché forse non si era capito.

“Lascia stare Eddie, non metterlo in imbarazzo”

“Come? Adesso?” Stone parla, ma chiaramente non con me “Che le devi dire? Ah aspetta, ho capito! Grace, scusami, Eddie ti vuole parlare un secondo, te lo passo”

“Vuole parlare… con me?” non credo proprio di essere io l'oggetto del suo interesse, ma probabilmente è la grande assente della serata quella con cui vorrebbe parlare. Da quanto mi ha anticipato Meg, né la visita a sopresa di Angie né il cambio di look sono bastati a scuotere il bel surfista dal suo torpore. E adesso lei lo sta un po’ evitando. E io la capisco, cioè, so come ragiona e ovviamente lei farà finta di nulla perché ‘tanto, figurati, a me Eddie mica piace’ 'sono andata a San Diego per vedere i ragazzi’ e altre stronzate simili. Ma è chiaro che lei un po’ ci sperava e invece lui niente. Ci sarà rimasta malissimo. E se si fosse messa in mezzo la ex di lui? Quello sì che sarebbe stato un colpo duro da digerire, persino per la sempre (all'apparenza) impassibile Angie.

“Se ti propone sesso estremo al telefono dimmelo eh?”

“Ahahah piantala e passamelo”

“Buona serata, amore”

“Anche a te… e in bocca al lupo” perché cazzo deve sempre aggiungerci qualcosa alla fine?!

“Ehm ciao Grace” la voce profonda di Eddie suona un po’ più acuta, sarà l'imbarazzo. O l'impazienza? Sicuramente vorrà chiedermi di Angie. E per la diciottesima volta si sentirà dire che non c'è. E gli sta bene! Insomma, ok la timidezza e i dubbi, ma qui si tratta di tenere sulle spine una ragazza che comunque ha un debole per lui. Perché voglio pensare siano solo dubbi e non che la stia bellamente prendendo per il culo, perché in quel caso sarebbe una vera merda umana.

“Ciao Eddie, come va? Che mi racconti?” adesso lo tengo al telefono un'ora facendogli domande a caso, voglio vedere quanto tempo ci mette prima di chiedermi di Angie.

“Oh tutto bene, a parte la fifa da palcoscenico, ma quella è una costante per me” no dai, non è giusto torturarlo così.

“Non ti preoccupare, andrete alla grande. Immagino tu voglia parlare con Angie, giusto?” infatti mi è appena venuto in mente un altro sistema perfetto per punirlo.

“Uhm ecco, sì, in effetti. Pare sia diventata introvabile ultimamente”

“E infatti non la trovi neanche stasera, non c'è”

“Oh davvero? Fantastico, eheh, chissà perché me lo sentivo…” risponde nervosamente e quasi quasi mi dispiace fare quello che sto per fare. Ho detto quasi.

“Sei un po’ sfortunato, Eddie”

“Già, me ne sono accorto. Va beh, magari provo a chiamarla alla tavola calda, non volevo romperle le scatole al lavoro, ma almeno lì la trovo per forza”

“Oh ma non è da Roxy”

“Ha il turno al Westlake di sabato? Ma poi a quest'ora?” Eddie suona sinceramente confuso e a me sembra di giocare come il gatto col topo.

“Eheh no, Eddie, non sta lavorando. Non ha giustificazioni, ci ha proprio bidonate e basta, la stronzetta”

“Ah! Capisco, e… ehm, dove-”

“E per un ragazzo poi!”

“Cosa?” credo di aver individuato il momento esatto in cui è scattato l'interruttore della gelosia.

“Le amiche non si piantano mai in asso, per nessun ragazzo al mondo, non credi?”

“Che ragazzo?”

“Ma sì, lo conosci! Il suo ex o giù di lì, quello che suona la batteria…”

“Dave?” il tono con cui pronuncia quel nome spaventa anche me: allarme rosso!

“Sì! Andavano a un concerto, se non sbaglio”

“Capito. Grazie, ti ripasso Stone, ok? Ciao”

“Ok, cia… ciao Ed?” mentre rispondo, un tonfo mi sfonda un timpano. Spero non abbia lanciato la cornetta in testa a Stone. Comunque voglio proprio vedere, se nemmeno adesso si smuovono le acque!

“Tesoro, scusami, esattamente, cos'hai detto al mio cantante? E’ schizzato via come una furia…” la sua non è la voce di chi ha appena preso una botta da oggetto contundente, quindi mi tranquillizzo.

“Ma niente, voleva parlare con Angie, ma…”

“Fammi indovinare: non c'è”

“Esatto”

“Ti prego, personalmente non me ne può fregare di meno, ma fatelo parlare con Angie. Non mi dispiace quando è aggressivo sul palco, ma sta diventando intrattabile anche il resto del tempo…”

“Non è colpa nostra se non si trovano mai…” rispondo innocentemente. Non me la sento di condividere le mie macchinazioni diaboliche con Stone, anche se credo le apprezzerebbe.

“Va beh, sticazzi, si arrangiano. Torniamo a noi. Volevi sapere cosa indosso, giusto?”

“Ahah no. E tra l'altro è appena arrivata Meg con le pizze, ti devo lasciare” la mia amica entra finalmente in casa con i due cartoni fumanti e li appoggia sul tavolino, proprio davanti a me.

“CIAO STONE!” urla nella mia direzione “Ho interrotto qualcosa?” aggiunge sottovoce.

Dopo i convenevoli con Stone, riattacco il telefono e osservo in silenzio Meg che si leva la giacca e si butta sul divano accanto a me, apre i cartoni e stappa una birra.

“Che c'è? Perché hai quel sorriso stampato sulla faccia? Stone ti fa questo effetto eh?” mi domanda facendomi l'occhiolino.

“Ahah no, cara. In questo caso Stone non c'entra. Sono io ad aver esercitato un certo effetto. E prima che pensi a cose strane, no, non su di lui. Su qualcun altro

“E su chi?”

“Credo di aver messo in moto un bel meccanismo, stavolta mi faccio i complimenti da sola” aggiungo dandomi delle auto-pacche sulla spalla.

“Quante ne hai bevute di quelle?” domanda sospettosa indicando la bottiglia che tengo nella mano destra.

“E’ la prima e unica! Comunque lascia che ti spieghi perché sono un genio…”

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“Eccola! E’ arrivata!” Grace finalmente si scolla dal davanzale e richiude la finestra.

“Era ora, almeno la finisci di far entrare il freddo. Qua già si gela di suo…” borbotto riavvolgendomi meglio la coperta attorno alle spalle.

“Tecnicamente non è il freddo che entra, ma il calore che esce, comunque…”

“Non serve che fai la Angie della situazione, sta arrivando l'originale” scherzo alzandomi dal divano.

“Menomale, quest'ansia mi sta uccidendo. Non vedo l'ora di risolvere questo casino” Grace cammina avanti e indietro per il soggiorno, come fa da qualche ora a questa parte, praticamente ininterrottamente.

“Va beh, dai, mica è colpa tua. Cioè, non solo. Anch'io potevo essere più chiara e dirti cos'era successo tra Eddie e Angie”

“Che c'entra? Mica eri tenuta a raccontarmi tutto, dopotutto sono cazzi di Angie. Sono io che non mi dovevo intromettere. Cosa cazzo mi è venuto in mente?”

“Avevi buone intenzioni, l'hai fatto a fin di bene”

“Certo, fare ingelosire Eddie per farlo uscire allo scoperto una volta per tutte… Peccato che si era già dichiarato alla grande e io gli sono andata a dire che la sua bella invece è uscita con un altro!”

“E mica un altro qualsiasi!” lo so, sto rigirando il coltello nella piaga, ma non posso fare a meno di prendere per il culo Gracie. E’ così tenera nel suo sentirsi una merda.

“Il suo cazzo di ex! Ma quanto ci mette a salire?” la ragazza guarda l'orologio, come se stesse cronometrando la salita della nostra amica.

“Lo sai che non prende l'ascensore, dipende quanto fiato le è rimasto dopo il concerto”

“E se Eddie si è fatto un'altra per ripicca? O se torna con la sua ex?” Grace continua il suo soliloquio disperato, mentre il rumore della chiave nella toppa è il segnale del ritorno di Angie.

“Eccola, grazie a dio. Così risolviamo questa cosa e ti calmi, non ti si regge più” non faccio in tempo a finire la frase che Grace si è già lanciata verso l'ingresso senza aspettarmi.

“ANGIE HO FATTO UN CASINO!”

“Ciao anche a te Grace… che hai fatto? Meg si è spinta troppo in là con la ceretta?” Angie rivolge uno sguardo più che perplesso alla ragazza che le ha piazzato le mani sulle spalle, praticamente spingendola contro la porta appena chiusa.

“Ahahah no, niente di tutto questo”

“MAGARI, ANGIE, MAGARI!” ribadisce Grace urlandole in faccia.

“Stone di certo ne sarebbe felice” aggiungo io avvicinandomi.

“MEG, TI PREGO, NON E’ IL MOMENTO”

“Si può sapere che vi prende? Cos'avete fumato? E soprattutto, perché non mi avete aspettata?”

“Vieni, Angie, ti spiego io, Grace non è capace di intendere e di volere in questo momento” metto un braccio attorno al collo di Angie e automaticamente trascino lei e l'altra in soggiorno e sul divano.

“Se va tutto a puttane è solo colpa mia. Ma non può andare a finire così, ti prometto che se c'è qualcosa ci parlo io con lui” Grace prende la mano di Angie, che la guarda sempre più stranita.

“Ma lui chi?”

“Eddie, e chi se no?” rivela ed è a quel punto che Angie ritira la mano dalla sua.

“Perché? Che è successo con Eddie?”

“E’ successo che-” provo a iniziare a spiegare, ma vengo interrotta dall'ansia fatta persona.

“Adesso te lo diciamo, però devi stare calma. Qualsiasi cosa accada l'affronteremo assieme, ok?”

“Ok… Mi posso togliere il cappotto prima o…?”

“Oh ma certo! Certo, toglilo, mettiti a tuo agio! Mettiti comoda”

“Certo, Angie! Mettiti pure comoda, fai come se fossi a casa tua eheh” non riesco a trattenermi, anzi, cerco intenzionalmente di stemperare la tensione.

“Meg, non prendermi in giro, sto già abbastanza male così” Grace mette il broncio e Angie si leva cappotto e stivali sempre con diffidenza.

“Perché stai male? Si può sapere cos'hai fatto? E che c'entra Eddie?”

“Se state buone e zitte tutte e due un minuto, te lo spiego subito”

 

“Tutto qua?” Angie fa spallucce dopo aver ascoltato il dettagliato racconto della cazzata combinata da Grace.

“COME TUTTO QUA? NON CAPISCI? LUI PENSA CHE TU SIA USCITA CON DAVE!” l'autrice della cazzata scatta in piedi, stupita dall'imperturbabilità di Angie, che ovviamente fa la parte di quella a cui non frega niente.

“Beh è la verità, no?”

“Ma tu non ci sei uscita uscita…” ribatte Grace.

“Non fare finta di non capire, Angie. Lui avrà pensato fosse un appuntamento” la rimprovero io.

“Un vero appuntamento” aggiunge Grace.

“In piena regola”

“Non è che l'ha pensato lui, sono io che gliel'ho detto. Cioè, gliel'ho fatto capire, ma praticamente gliel'ho detto”

“E allora?” le alzate di spalle di Angie sono quasi più irritanti del senso di colpa di Grace.

“Come allora? Allora sarà incazzato nero!” sbotto cercando di scuoterla.

“Dovevi sentirlo, sembrava diventato di ghiaccio tutto di colpo. Mi ha fatto paura” annuisce Grace, in contrapposizione a Angie che invece fa di no con la testa.

“Figurati, sai cosa gliene frega”

“Angie, non serve che reciti, guarda che gliel'ho detto del bacio” spiego indicando Grace, che continua ad annuire a caso.

“Non avevo dubbi. E comunque ribadisco che non credo la cosa lo turbi più di tanto” Angie si alza col cappotto sottobraccio, afferra gli stivali con l'altra mano ed esce dalla sala come se niente fosse.

“No, infatti, sembrava solo uno pronto a uccidere il primo essere umano che gli capitasse a tiro!” Grace indossa i panni del sarcasmo, forse presi momentaneamente in prestito da Stone, per reagire alla finta indifferenza di Angie “Ma che fa, se ne va?” chiede poi rivolta a me.

“Lasciale mettere il pigiama, dopo le rompiamo ancora le palle”

 

Quando Angie riappare attraversando il soggiorno per andare in cucina, ci trova qui, esattamente dove e come ci ha lasciate: io su un divano e Grace sull'altro, a fissarla incredule.

“Che c'è?” domanda infastidita, col bicchierone d'acqua in mano, pronto per essere appoggiato sul suo comodino per la notte.

“Devi chiamare Eddie” Grace mi precede di un nanosecondo.

“Perché?”

“Perché devi spiegargli come stanno le cose” stavolta sono io la prima.

“Ci hai già pensato tu, no? Anzi, così mi hai risolto un bel problema, grazie Grace” Angie mima un brindisi verso la nostra amica.

“Col cazzo! Non mi puoi far vivere con questo senso di colpa, tu adesso lo chiami e gli dici la verità” la passività aggressiva (o aggressività passiva?) di Grace non mi dispiace affatto.

“E gli dici anche il resto” aggiungo io, tanto per essere chiari.

“Il resto? Che resto?”

“Beh, per esempio potresti dirgli cosa provi e cos'hai provato quando ti ha baciata descrivendolo con le stesse parole che hai usato con me”

“Tu sei scema”

“Uh! Le voglio sentire anch'io le parole!” Grace smette i panni dell'angosciata cronica per entrare in modalità gossippara.

“E allora spiegagli solo la storia di Dave e digli che il bacio è stato bello, ma sei in un momento difficile e non sai cosa vuoi e ci devi pensare”

“Io non devo pensare a un cazzo”

“Digli che ti manca e basta, no?” suggerisce ancora Gracie.

“Non mi manca”

“Angie, Cristo di un Dio!” mi alzo urlando così forte che quasi mi spavento da sola “Non me ne frega un cazzo di che gli dirai, digli quello che cazzo vuoi, ma tu ora lo chiami, punto. Chiamalo. E la finiamo qui”

“Ok… va bene… Ora lo chiamo! Non c'è bisogno di scaldarsi tanto” Angie finalmente cede, appoggia il bicchiere sul tavolino e prende il cordless che stava proprio lì accanto.

“Oh finalmente!” Grace batte le mani e mi strizza l'occhio.

“E metti in vivavoce”

“A che serve il vivavoce se gli lascio un messaggio in segreteria?” ribatte Angie componendo velocemente il numero a memoria.

“Ahahah seeeee come no!” rido e sfilo il telefono dalle mani della mia coinquilina che pensa di essere tanto furba.

“Che c'è?”

“C'è che sul mobiletto dell'ingresso trovi il numero dell'albergo dove sta Eddie, lo prendi e lo chiami lì, così ci parli” le spiego meglio, visto che fa la finta tonta.

“E metti in vivavoce!” Grace non sta nella pelle ed è ormai seduta sull'orlo del divano.

“Avevano il concerto stasera, secondo voi lo trovo in albergo?” domanda guardandoci entrambe con sufficienza.

“Certo” rispondo tranquilla.

“Solo in camera a soffrire per te” aggiunge Grace.

“E a prendere a pugni il muro”

“Su cui ha appeso una foto di Dave”

“E a ubriacarsi per dimenticare”

“Solo e ubriaco con le nocche doloranti”

“Sì ok, ho capito, avete reso l'idea” Angie allarga le braccia e si allontana verso l'ingresso, tornando con il fantomatico blocchetto.

“Dai chiama, su!” la incita Grace.

“Un attimo… però il vivavoce no”

“Il vivavoce sì” mi spiace, ma su questo non transigo.

“Uff…” Angie sbuffa e fa il numero, osservando più del dovuto il telefono prima di premere invio e far partire la chiamata “Tanto non sarà in camera… Ehm ehm… pronto? Eddie? Sì, ciao, sono io” gli occhi di Angie sono di puro terrore, quelli di Grace sono a forma di cuoricino. I miei, invece, sono fissi sul telefono appoggiato all'orecchio di Angie e individuano il tasto del vivavoce, che viene da me prontamente premuto mentre lei parla.

 

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Non aveva detto niente musicisti? Beh, anch'io sono un musicista, ma che c'entra? La legge deve essere uguale per tutti, no? Né io né lui, che cazzo. E comunque aveva detto che erano solo amici. Io pensavo fosse in imbarazzo per quanto accaduto, che non sapesse come comportarsi con me, cosa dirmi. Invece era solo che non gliene fregava un cazzo. E va beh, ci può stare. Non sempre si è ricambiati. Anzi, qualcuno, uno scrittore, non ricordo chi, diceva che l'unico vero amore è quello non corrisposto. Bella merda. Comunque, posso accettare di essere ignorato e scaricato, ma non puoi baciarmi e poi non cagarmi di striscio e uscire con un altro senza dirmi un cazzo. Cioè, lo puoi fare, insomma, puoi fare quello che vuoi, non mi devi nulla, non mi hai mai promesso nulla e, anche se lo avessi fatto, avresti ugualmente il diritto di ritrattare e sfancularmi come preferisci. Lo puoi fare, ma non posso fare a meno di essere deluso. Balle. Sono incazzato come una iena e se avessi per le mani quel Dave gli spaccherei la faccia. Anzi, se avessi per le mani chiunque gli spaccherei la faccia. Ecco perché ho pensato bene di prendere un taxi per tornare subito in albergo dopo lo show. Il concerto non è stato male, l'incazzatura è sempre un buon carburante da palco. Abbiamo tirato giù il posto e quella trentina di persone che ci hanno cagato hanno visto uno spettacolo che non dimenticheranno tanto facilmente. Angie invece ci ha messo poco più di un giorno per dimenticarmi. Io quanto ci metterò a scordarmi di lei? E delle sue labbra? E della maniera deliziosa in cui bacia? E dei piccoli scatti delle sue palpebre chiuse che ho sbirciato mentre ci baciavamo? E di come mi stringeva? Dio, ma ti senti?! Svegliati! Non ti ha più richiamato ed è uscita con un altro, non ti basta per capire che te la devi levare dalla testa?

 

Il trillo gracchiante del telefono mi fa sussultare sul letto. Sarà Jeff che vuole sapere se sono arrivato sano e salvo. Mi metto a sedere e sollevo la cornetta.

“Sì pronto”

“Pronto?” mi fa lei dopo essersi schiarita la voce.

Lei.

Cazzo.

“Angie. Sei tu.”

“Eddie? Sì, sono io” lo so che sei tu, non era una cazzo di domanda.

“Non ci posso credere, allora esisti, cominciavo a pensare fossi solo un'entità astratta”

“Eheh sì, scusami, è che sono stata un po’ incasinata, tra il viaggio e il resto”

“Sì, mi hanno detto dei tuoi impegni” rispondo freddamente, o meglio, cerco di essere freddo, ma probabilmente risulto soltanto inacidito.

“Insomma, quando potevo chiamarti pensavo non fosse il momento adatto e quando arrivava il momento giusto, non avevo mai tempo o ero troppo stanca. Sono imperdonabile”

“Fa niente” se devi chiamarmi per dirmi che ti sei messa con un altro, puoi anche evitare del tutto. Sicuramente mi sta chiamando per quello. Grace deve averle detto della nostra conversazione e lei ora si è sentita in dovere di chiarire le cose. Ma non c'è niente da chiarire, mi sembra tutto piuttosto limpido.

“Scusami”

“Ho detto che non fa niente!” ribadisco forse con troppa veemenza, visto che Angie non parla più per lunghissimi secondi.

“Grace mi ha detto che hai chiamato anche stasera e mi sono decisa. Adesso o mai più. Non pensavo di trovarti in albergo a quest'ora”

“Infatti sei impegnata anche adesso, mi pare”

“P-perché?”

“Il vivavoce”

“Ah! No, è che sto sistemando un po’ la mia camera, mi sto preparando per andare a letto. Come… come va? Com'è andato il concerto?” in un'altra situazione l'idea di lei in un letto mi avrebbe fatto un effetto totalmente diverso.

“Bene”

“Bene nel senso che tu stai bene o che il concerto è andato bene?”

“Tutt'e due” sto una meraviglia.

“Bene!”

“Bene, già”

Altro silenzio.

“E’… è per caso un brutto momento?”

“No. Perché?” è un momento bellissimo, il più bello della mia vita.

“Boh, così… sei di poche parole”

“L'hai scoperto adesso? Eri un po’ distratta a quanto pare” d'altronde perché avresti dovuto prestarmi attenzione se non ti interesso neanche un po’?

“No, ero molto attenta invece. E comunque non è tanto il numero di parole, quanto come le dici” insomma, vuole proprio sentirmi dire che sono geloso e che mi ha spezzato il cuore. Non possiamo limitarci a fare finta di niente, come ha fatto lei per quasi tre giorni?

“Perché, come le dico?”

“Non lo so… sei strano… forse sei stanco”

“Sì, può essere, i concerti sfiancano, una volta che ti scende l'adrenalina crolli” ma io l'adrenalina ce l'ho ancora a mille, potrei prendere e tornare a Sacramento a piedi e poi tornare qui e sarei ancora carico. Potrei arrivare fino a Seattle e prendere a calci in culo Grohl, sempre con gli stessi piedi.

“Eheh è vero. Che poi non è tanto diverso da quando il concerto lo guardi. Stasera ne ho visto uno e sono praticamente ko” ed eccola che cerca di portarmi sull'argomento prendendola larghissima.

“Ah sì, sei andata a un concerto?” decido di andarle dietro, dopotutto via il dente via il dolore, no? Prima dice quello che mi vuole dire e prima chiudiamo questa assurda telefonata. Però mi mancava sentire la sua voce…

“Sì! Mi sono divertita un sacco, ma me ne ricorderò la prossima volta che qualcuno mi proporrà di pogare” dopotutto non è mica colpa sua se non le piaccio. Però non posso evitare di farmi salire il sangue al cervello pensandola nel moshpit insieme a quello stronzo.

“Che gruppo sei andata a vedere?” cambiamo discorso, che è meglio.

“Una band tutta al femminile, sono fortissime! Tra l'altro sono di San Diego, sicuro che le conosci. Si chiamano L7”

“Certo che le conosco, sono vecchie amiche! Ci ho suonato anche assieme con la mia vecchia band” io sono in California e loro sono a Seattle, ironia della sorte.

“Lo so, me l'ha detto la bassista”

“Hai conosciuto Jennifer? Aspetta, tu che vai a socializzare con una band? Dovevi essere proprio in buona stasera” la parentesi sulle mie vecchie conoscenze non mi fa dimenticare che si è messa con un altro.

“Diciamo che sono stata obbligata, praticamente era il motivo stesso per cui sono uscita”

“Obbligata?”

“Sì, Dave è venuto a pregarmi in ginocchio alla tavola calda” e me lo dici pure? Come se non mi fosse bastata la scena della pseudo-serenata dell'altra volta…

“E non gli hai saputo dire di no…”

“Mi ha incastrata! Praticamente lui e Jennifer si stanno frequentando, anche se non ufficialmente, insomma, sono usciti qualche volta. Lei è impegnata con la band e non si sta facendo sentire e lui non vuole starle addosso, però allo stesso tempo vuole vederla di più. Quando ha saputo che avrebbero suonato all'Off Ramp, ha pensato che doveva assolutamente andare al concerto, ma se si fosse presentato da solo avrebbe fatto la figura del tipo assillante, almeno, così la pensava lui. E voleva evitarsi l'umiliazione di non essere cagato, nel caso lei si fosse mostrata poco interessata, perché lui non aveva idea di cosa pensasse lei in quel momento, dato che non si sentivano più come prima. Insomma, morale della favola: ha chiesto a un po’ di gente di accompagnarlo per non dare nell'occhio” Angie parla a raffica e io non ci sto capendo niente, o meglio, ho capito quello che dovevo capire, ma ho quasi paura a chiederle ulteriori spiegazioni che potrebbero farmi incazzare di nuovo.

“Dave e Jennifer?”

“Sì, si frequentano. E secondo me sono una bella coppia”

“Ed è andato al concerto con un po’ di gente, tra cui tu…”

“Beh, in realtà Kurt l'ha paccato perché doveva uscire con una ragazza. Chi se lo piglia uno così insopportabile non ne ho idea, ma tant'è. Krist è fuori città. Calcola che non conosce ancora molte persone qui, perciò restavamo io e il suo coinquilino. Mi sono portata dietro anche Brian della tavola calda per fare numero. Se avessi saputo che quel coglione poga coi gomiti alti non lo avrei invitato!”

“Quindi non eravate da soli?”

“No, fortunatamente Brian ha avuto la sfiga di andare a pestare i piedi al tipo sbagliato, che gli ha fatto passare la voglia…”

“No, intendo tu e Dave. Io… io pensavo… cazzo, mi sento un perfetto idiota, scusami” perché lo sono, sono un idiota, un coglione.

“Io e Dave?”

“Pensavo fossi uscita con lui. Pensavo stessi con lui. Di nuovo” non so come ma mi ritrovo in piedi accanto al letto.

“Ahahahah ma figurati!”

“Ma che ne so, Grace ha detto-”

“Grace ha tratto delle sue conclusioni sbagliate. Oppure hai capito male”

“Ma no, sono io che ho capito male, non ho capito proprio un cazzo. Non capisco mai un cazzo, specialmente quando si tratta di te, Angie” sono ancora incazzato? Sono felice? Sono confuso? Boh, non lo so nemmeno io.

“Che… che vuoi dire?”

“Voglio dire… Insomma, non ti sei fatta più sentire dopo che… E poi Grace mi dice che sei uscita con quello… Ho pensato che non ne volessi più sapere, ecco”

“Che non ne volessi più sapere di cosa?”

“Di me” di chi se no?

“Ahahah e perché?” ma perché è così difficile parlare con questa ragazza?

“Boh non lo so… Magari per quello che è successo l'altra mattina, prima che partissi…”

“Eddie… non ti preoccupare. Non è successo niente, stai tranquillo, ok?”

Niente? Come niente? Che cazzo dici? Meglio risedersi sul letto.

“Beh, proprio niente non direi…”

“Va beh, facciamo finta che non sia successo niente, no?”

Ma col cazzo!

“Non mi sembra fattibile, Angie”

“E allora facciamo che è successo, ma che ce lo dimentichiamo, ok?” continua nervosa, ostentando determinazione.

“Perché, tu riesci a dimenticarlo? Io non penso ad altro da quando sei andata via” le confesso e mi pare di sentire uno strano rumore subito dopo, come un gemito, un miagolio strozzato.

“Non… non lo so, Eddie”

“Io so di aver sbagliato, non me lo perdonerò mai”

“Non è grave, sei tu che la stai ingigantendo. Ti ripeto che per me non è successo niente”

“L'altra mattina, alla stazione dei pullman, non avrei mai dovuto baciarti”

“Appunto”

“Avrei dovuto farlo molto prima”

“Eddie non… eh?”

“In tre giorni avrei potuto baciarti mille volte e non l'ho fatto perché sono un cagasotto. Ma anche prima, ne ho avute di occasioni. Dovevo baciarti quando eravamo sullo Space Needle, con quel panorama coi controcazzi. O sul tetto di Pike Place. O mentre ti specchiavi provando quel cappello rosso e non mi guardavi ed eri così bella. Oppure sul portico di Crowe a Capodanno, quando mi raccontavi di Schopenhauer, dei ricci e di Woodstock e sapevi di arancia e sarei rimasto ad ascoltarti per ore”

“Anche perché eri fatto” commenta lei e se s'illude di spezzare il discorso si sbaglia di grosso.

“No, in quel momento non ancora. Comunque avrei potuto anche darti un bacio assieme alla cioccolata, quella volta che sei scesa al mini market in pigiama per comprare gli assorbenti e ti vergognavi. O quando mi hai sorpreso da solo alla galleria e mi hai portato da mangiare, mentre io mi sarei accontentato di divorarti di baci. Per non parlare di quando ho dormito da te e mi sono svegliato tra le tue braccia e invece di svegliarti con un bacio, come si addice alle principesse, ti ho preso per una spalla e ti ho scrollato un po’. Che coglione!”

“Eddie non… Forse non dovremmo parlarne al telefono, cioè…”

“Lo so, lo so, è per questo che dico che ho sbagliato. Perché se lo avessi fatto prima avremmo avuto tempo per parlarne, invece ora dobbiamo aspettare finché non torno a Seattle e io non ce la faccio perché vorrei farlo ora. Ti vorrei qui, ora. Anche senza parlare”

“Io… Io non so cosa dire, Eddie”

“Non dire niente, ti ho detto che va bene anche senza parlare, no?”

“Eheh stiamo zitti al telefono?”

“Sì. Lo sai che sono un tipo di poche parole”

“Lo so bene”

E che voglio stare zitto al telefono solo con te e con nessun altra? Sai anche questo?

  
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