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Autore: Sinden    03/01/2019    1 recensioni
FF basata su film Il Signore degli Anelli - Le due Torri, genere fantasy/avventuroso
Storia di un esercito mercenario di Uomini dell'Est, comandati da una donna senza passato e senza scrupoli. Il suo arrivo nel regno di Rohan, oppresso da Saruman, porterà molte cose alla luce...non solo sul suo passato.
Estratto:
"Taci." le disse Éomer. "O i tuoi soldati non ti vedranno mai più."
"Spiacente, figlio di Éomund. Non mi impressioni. Non hai credibilità se lasci quel plebeo untuoso guidare il vostro reame. Ora sei tu il principe, non è cosí? Bene, guarda i tuoi sudditi." gli disse Goneril, indicando con un dito inanellato le abitazioni tutt'intorno. "È tua precisa responsabilità proteggerli. Per prima cosa, dovresti andare là dentro e mandare all'altro mondo quel Grima, o farlo imprigionare. Poi, dovresti galoppare con i tuoi Rohirrim verso Isengard, e spedire anche quel vecchio incartapecorito di Saruman dritto da Eru, e che se la veda lui. Allora tuo zio sarà libero, e anche tutti voi. Ma non farai né una, né l'altra cosa." Goneril fece una smorfia di disprezzo. "Invece, prendertela con una donna é più facile. Meno pericoloso."
⚜️⚜️⚜️
Capitolo conclusivo della saga Roswehn/Thranduil
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Eomer, Eowyn, Gandalf, Legolas
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Goneril era solita tracciarsi una linea nera attorno agli occhi. Utilizzava il Kohl, una polvere minerale derivata dal piombo, per dare risalto alle bellissime iridi verdi. Un trucco imparato dagli Haradrim.

Quell'espediente dava al suo volto un'aria ancora più feroce e intimidatoria.

Sotto la pioggia che scrosciava impietosa e ghiacciata, il trucco inizió a sciogliersi. Il viso della donna venne allora solcato da diverse linee nerastre, che attraversavano le sue guance come piccoli ruscelletti.

Fu questa la maschera grottesca che Haldir si trovó ad osservare, quando si giró.

"Ti piacciono le donne umane?" chiese quella accanto a lui.

L'Elfo non ribatté subito. Lasció che la strana domanda risuonasse per qualche secondo nella sua mente, prima di formulare un risposta coerente.

"Ti manca la tua amichetta mortale?" chiese ancora la guerriera alla sua sinistra. "La donna di Dale?"

A quel punto, Haldir si giró completamente verso di lei. Di fronte a loro c'erano quasi due legioni di Uruk-Hai, di cinquemila unità ciascuna. Pronti all'attacco. Improvvisamente, peró, l'Elfo aveva perso tutto l'interesse verso gli eserciti di Sauron.

"Cosa sai di Roswehn?" chiese Haldir. "Chi sei tu?"

"Roswehn...così si chiama, dunque." ripeté Goneril, sorniona. "Sapevo quasi tutto...tranne il suo nome."

Haldir continuava a fissarla incredulo. Non aveva più parlato con nessuno di lei da almeno dieci anni. Da quando era andato di persona a Dale a cercarla, e nel regno degli uomini aveva trovato tanta di quella ignoranza e ostilità da spingerlo ad andarsene alla svelta.

"Ho saputo che l'hai amata molto...e insisti, vedo." proseguì Goneril. "Struggente, non c'é che dire. Qualcuno dovrebbe informarla della tua devozione per lei."

"Non é più in vita. Cosí mi fu detto." rispose Haldir.

"E invece sí. Il principe Legolas se l'é lasciato sfuggire. É viva, mio caro." gli disse la ragazza. "E tu invece morirai qui. Triste destino."

Haldir reagí alla notizia diversamente da come si era aspettata. Non vide nessuna emozione sul suo viso slavato, nessuna luce di gioia negli occhi azzurri, nessun moto di felicità. Sembrava quasi rassegnato.

"Bene. Mi auguro che i suoi ultimi anni siano felici. Ho sempre desiderato il meglio per lei." commentò l'Elfo.

"Sono sicura che la sua vita sia trascorsa nella serenità. In fondo, è stata accolta per trent'anni in un grande reame elfico, trattata con tutti gli onori. Certo, Thranduil le avrà dato tutto ció di cui poteva aver bisogno per esser felice. Incluso un figlio." continuó Goneril.

Si giró di nuovo per studiare la reazione dell'Elfo di Lórien, che stavolta non nascose un fremito. "Un...figlio?!" chiese Haldir.

"Eh già. Un principino, che diventerà il prossimo Re degli Elfi Silvani dell'Est. Peró che ingiustizia, non trovi? Elevare un mezzosangue al rango di erede diretto al trono." continuó Goneril, mentre la soddisfazione di spifferare tutto le provocó dei piccoli brividi alla base del collo. La stessa sensazione che provava quando infieriva sui nemici con la spada. "Povero Legolas."

Niente ferisce più di certe verità, le aveva detto Amon. Bastava guardare Haldir in faccia per capire che il suo amico guaritore aveva ragione. Il Guardiano di Lórien pareva frastornato.

Meglio se ti riprendi velocemente, amico...perché adesso arriva la vera cannonata, pensó lei.

"E sai come l'hanno chiamato?" chiese ancora.

Haldir scosse la testa. No, non lo sapeva.

"L'hanno chiamato Haldir. Come te." disse Goneril. "Una cosa curiosa, no?"

"Tu menti." Haldir ribatté. "Stai dicendo assurdità. Thranduil non avrebbe mai...non possono aver avuto figli."

"Farai meglio a credermi. Scommetto che detesti il padre di Legolas. E ne hai ben diritto. Ti ha portato via tutto: l'amore, e con esso la tua vita. Ti ha lasciato solo sessant'anni di rimorsi, di ricordi, di sogni rimasti tali." continuò Goneril, imperterrita.

"Questo non é vero. Lui non mi ha portato via nulla. Si erano innamorati da prima che Roswehn mi incontrasse. Apparteneva già a lui." rispose Haldir.

"Peró l'umana ha chiamato il suo bambino come te. Forse desiderava in segreto che fossi tu il padre? Forse lo sei?" chiese la guerriera. I suoi occhi, circondati da quell'impiastro nero, brillavano.

"No. Io e lei non ci siamo amati in quel modo." ribatté Haldir. "Ma tu... cosa fai qua sopra? Non dovresti schierarti con noi. Dovresti combattere tra le fila di quei mostri." la guardò con disprezzo. "Tu sei malvagia, lo sento."

"Esatto, Elfo. Che più malvagia non si può." sorrise Goneril.

"Le tue parole sono piene di veleno. É l'invidia che ti consuma. Non so chi sei, ma mi basta guardarti negli occhi per capire che non sei mai stata amata da nessuno. Perciò detesti chi vive questo sentimento. Perché ti é sconosciuto." disse Haldir. 
"E provo pena per te."

Goneril si morse un labbro, per tenere a bada quel piccolo guizzo di rabbia che le salí dallo stomaco. "Mettila come ti pare, Elfo. Fatto sta che stanotte diremo addio a questa Terra e a tutte le gioie e i dolori che ci ha riservato. Ritenevo giusto che tu sapessi come stanno le cose, prima di trasformarti in una nuovola di polvere."

"Il mio spirito é pronto. E il tuo?" chiese Haldir.

Goneril non fece tempo a rispondere.

Uno degli uomini della sua linea, un anziano che poteva avere settant'anni, lasciò partire una freccia verso gli Uruk. Non era stato un gesto intenzionale: le sue vecchie mani artritiche non avevano una presa sufficientemente salda, non poteva reggere a lungo il flettente teso di un arco.

Il dardo colpí con inaspettata precisione uno dei mostri, proprio al centro del petto. Si accasciò come un sacco di farina. Alla vista del loro compagno colpito e ucciso, gli Uruk-Hai si lasciarono andare a ruggiti di rabbia. Era un rumore assordante, e sicuramente lo stavano sentendo anche nei sotterranei. Goneril si auguró che Éowyn avesse abbastanza sangue freddo da tenere calmi i suoi sudditi, specialmente i bambini che non avevano fatto altro che piagnucolare tutto il tempo.

"Fermi!" urlò Aragorn dalle retrovie.

L'attacco delle armate di Saruman fu improvviso e violento. Goneril osservó quella marea nera precipitarsi verso le alte mura che circondavano la Fortezza. Mai aveva visto un esercito di tali dimensioni.

"Armarsi!" comandó. 
Le prima schiera di arcieri incoccó le frecce, seguita dalle altre. "In bocca al lupo per il tuo viaggio ultraterreno, Elfo. É andata male a te, ed é andata male anche a me in questa vita." disse ad Haldir.

"Chi perde le speranze muore da vivo. Roswehn non si arrese mai all'idea di non poter avere l'amore di Thranduil. Di un Re. Andó a cercarlo da sola, attraversando un bosco oscuro. Riuscì a fargli dimenticare la sua Regina. Io dico che se un'umile ragazza umana é stata in grado di fare questo, tutto é possibile." rispose Haldir, scagliando la prima freccia. I soldati di Elrond lo imitarono.

"Già. E nel farlo ha travolto e calpestato il tuo povero cuore. Rilasciare!" urlò ai suoi arcieri. Le frecce degli Uomini volarono alte, per poi cadere in una parabola precisa e letale. Moltissimi furono gli Uruk uccisi. "Almeno non hanno catapulte." commentò Goneril.

Vide che gli Orchi stavano trasportando delle scale lunghissime verso la muraglia. "Aragorn!" si girò verso l'uomo di Gondor, che comprese immediatamente.

"Estrarre le spade!" gridò lui.

A quel punto tutti, inclusa la donna dell'Est, si prepararono a una delle più tremende battaglie che avrebbero mai avuto luogo nella Terra di Mezzo.

⚜️⚜️⚜️

Come predetto da Goneril, Saruman aveva un asso nella manica. Aveva fatto saltare le mura con la stessa polvere esplosiva che Degarre aveva utilizzato una volta per far crollare un ponte. Théoden era rimasto ai tempi delle picche e della cavalleria, ignorava che nuove tecniche di guerra nel frattempo erano nate. Quella di Saruman non era magia: era la scienza che si evolveva.

Comunque, il crollo della cinta muraria aveva permesso alle schiere di Uruk-Hai di penetrare nella Fortezza, e adesso si trattava di combattere sul serio.

La pioggia non dava tregua, complicando ancora di più la faccenda. Nonostante l'agilità, Goneril stessa si era trovata a sdrucciolare sul terreno diverse volte.

Non vedeva Aragorn, né Gimli, né Legolas, né Haldir. Perfino il Re sembrava essersi ritirato. Ebbe la sensazione di essere rimasta da sola.

L'esplosione aveva fatto crollare il muro proprio nel punto in cui si trovava. Per un miracolo, le pietre non l'avevano travolta. Dopo un lungo volo era caduta a terra, in una pozzanghera piena di fango che aveva attutito il colpo. Aveva avuto appena tempo di pulirsi gli occhi che subito venne circondata da una decina di mostri.

Non fu facile nemmeno per lei. Gli Uruk erano alti e imponenti, non erano Orchetti da quattro soldi. Erano però anche creature goffe, che in uno scontro usavano la forza, ma non l'agilità. Goneril riuscí ad eliminarne almeno cinque, prima che sopraggiungessero alcuni Elfi a darle man forte.

Lo scontro sul campo durò diverse, terribili ore. Nel frattempo la pioggia era cessata, i nuovoloni neri avevano iniziato ad aprirsi. Osservando la posizione della luna in cielo, Goneril calcolò che dovevano essere le tre di notte. Ma ancora molto mancava all'alba.

"Ritirarsi!" qualcuno urlò d'improvviso. Le parve di riconoscere la voce di Aragorn. "Haldir! Ritirarsi!"
urlò ancora la voce in elfico.

Goneril riconobbe che non si poteva fare altro. Detestava la parola ritirata, ma in quella situazione gli atti di eroismo erano del tutto inutili. Era esausta. Nonostante fosse abituata a combattere anche diverse ore consecutive, quelle bestie la stavano sfiancando. Riuscí a sgattaiolare in una delle porticine che conducevano giù ai sotterranei. Era aperta, e non era un buon segno.

Corse giù per la stretta scalinata e difatti udí subito diverse donne urlare. Si aspettò di trovarsi di fronte alla scena di un massacro. Uno solo di quegli Orchi giganti poteva eliminare donne e bambini nel giro di pochi minuti.

Invece, lo scenario fu del tutto inaspettato. Tre Uruk si erano in effetti introdotti nei sotterranei, ma qualcuno li stava affrontando. 
Uno era già riverso a terra, immobile.

"Éowyn!" gridò Goneril.

"Aiutami!" rispose la ragazza bionda. "Colpisci quell'altro!"

Goneril girò lo sguardo fra quella moltitudine urlante. Donne e ragazzini si erano disposti a quadrato, nel tentativo disperato di difendersi. Un Uruk avanzava deciso verso di loro. "Fermo lí." gli disse Goneril, portandosi alle sue spalle.

Il mostro si girò a guardarla. La donna pensò che in Saruman doveva esserci un lato decisamente sadico, per aver creato creature simili. Il suo muso mutilato pareva la maschera della sofferenza. "Ti faccio un favore a ucciderti. Sappilo." gli disse.

La bestia provò ad alzare un braccio munito di mannaia per colpirla, ma fu fatica inutile. La spada dorata lo trafisse in un baleno. "Bleah. Sangue nero, sangue marcio." commentò Goneril, osservando le striature scure che macchiavano la sua lama.

Diverse donne urlarono di paura.

"State calmi. Li abbiamo uccisi. Tu!..." disse, rivolta a Éowyn. "... fatti aiutare a sbarrare tutte le possibile entrate a questo sotterraneo. Io ho sprangato la porta da cui sono entrata."

"Abbiamo già fatto il possibile." rispose le principessa.

"Sí, però quei tre sono entrati." ribatté Goneril. "Io vado a cercare tuo zio. Gli altri si saranno ritirati nelle sale della Fortezza."

"No! No, aspetta!" le urlò Éowyn, afferrandole il polso incrostato di fango. "Rimani qui, ti prego."

"No. Non entrerà più nessuno se state attenti." rispose lei e fece per dirigersi alla rampa di scale che conduceva di sopra. Poi venne presa da un piccolo scrupolo. Si fermò e tornò sui suoi passi. "Sei stata brava." disse a Éowyn. "Davvero." 
Un breve sguardo di intesa corse fra le due donne. "Dopo che me ne saró andata, chiudete anche questa uscita. E pregate."

Detto ciò, si precipitò al livello superiore, dove avrebbe cercato il Re di quel popolo e gli avrebbe chiesto: quali sarebbero adessi i vostri piani, Maestà?

Lei aveva avuto una pensata. Un'idea assurda, ma che in quel momento le pareva l'unica strada praticabile. Si augurò che Aldair fosse abbastanza forte da aiutare a realizzarla.

   
 
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