Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Samiko    03/01/2019    0 recensioni
Eren troverà la canzone che lega lui e il suo compagno Rivaille in un loro appuntamento. Quale sarà la ricompensa di Eren per aver trovato la canzone? Eren si farà strappare un bacio dal suo compagno? Lo scoprirete leggendo questa piccola fanfiction raccontata dal punto di vista dell’Ackerman.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Nota: Ciao a tutti voi, grazie per il vostro interesse per questo corto scritto. Spero che il mio testo vi piaccia come a me. Bye bye alla prossima mia fanfiction (che non so di cosa sarà).

 

 

«Rivaille», mi voltai sentendomi chiamare da Eren che si trovava seduto a fianco a me. Eren mi porgeva una cuffietta del suo mp3.

«Cosa c’è?».

«Ti va di ascoltarlo con me?», mi domandò sorridendomi e arrossendo quel poco che bastava per farmi sussultare il cuore, ma presi la cuffietta e la guardai per vedere se era pulita.

«E’ pulita non te la darei mai sporca», replicò lui. Mi fece ancora sussultare con quegli occhi verdi che mi guardavano e riscontrare che mi conosceva ormai, misi la cuffietta nel mio orecchio sinistro.

Eren, il mio compagno, accese la musica, io sospirai e chiusi gli occhi sentendo la base elettronica.

«Ah, merda», esclamò il ragazzo dagli occhi verdi.

«L’hai sbagliata?».

«Si, scusa».

«Muoviti a mettere la giusta, non abbiamo tutto il tempo, tra poco saremo a destinazione», dissi facendolo sbrigare, guardandolo rosso in viso come un pomodoro.

«Scusa, scusa», replicò lui cercando nel suo mp3 la canzone.

Sospirai guardando il metrò pieno di poche persone dove mi trovavo con il mio compagno che ci avrebbe portato nel centro città per il nostro appuntamento.

«Trovata».

«Ok», replicai ritornando a guardarlo, mentre lui mi sorrideva, chiusi gli occhi sentendo che era partita e che era di mio apprezzamento.

Eren voleva avere una canzone che ci legava anche se gli avevo già detto  che mi sembrava una stupidata, ma il mio compagno aveva insistito e mi aveva fatto cambiare idea.

Sussultai e aprii gli occhi sentendo prendermi la mano da Eren, che quando lo guardai mi sorrise rimanendo rosso in viso.

«Per adesso non è male», dissi distogliendo lo sguardo da lui sentendomi arrossire per il suo contatto.

Eren capendolo rise e mi coccolò con il suo pollice la mia mano, cercando quasi di farmi calmare dai miei battiti che in quel momento erano a mille.

                   --------dopo un paio di minuti--------

«Ti è piaciuta?», mi chiese Eren mentre io gli porgevo la cuffietta.

«Si l’hai trovata».

Il ragazzo sodisfatto sorrise, sentimmo la nostra fermata e ci alzammo dal nostro posto per andare alla porta del mezzo, il metrò si fermò, aprimmo le porte e scendemmo tenendoci ancora per mano come dei cretini.

Eren superò la riga gialla poi si fermò e mi sorrise.

«Che hai?», chiesi guardandolo scocciato di quella sua aria raggiante come se aveva scoperto una formula per cambiare il mondo.

«Niente è che ora abbiamo una canzone, sono felice».

«Ti accontenti facilmente».

«Lo so, lo so, però ora potresti ringraziarmi con un bacio, almeno per lo sforzo che ho fatto per cercarla», propose il mio compagno sorridendomi ancora con quell’aria.

«In pubblico, te lo sogni», replicai mettendomi a braccia conserte lasciando la mano di Eren.

«Dai per favore, per favore», pregò il ragazzo dagli occhi verdi, vestito con dei jeans stracciati e una camicia con fantasia a quadretti  e una giacca-felpa marrone.

«No», replicai precedendolo di un passo, bordeaux in viso.

«Ma dai Rivaille, mi basta anche solo sulla guancia», insistette prendendomi per il polso e facendomi fermare ancora.

«Non siamo dei bambini per baciarci sulle guance».

«Scusa», disse il ragazzo notando il mio rossore e arrossendo di conseguenza.

«Tsk, che palle», replicai mettendomi davanti a lui sapendo che ci stava rimanendo male, lo baciai in pubblico.

Avevo fatto diventare il bacio appassionato e di fatti Eren mi sorrise bordeaux.

«Tsk che palle», ripetè il ragazzo ridendo.

«Idiota, andiamo ora», replicai io precedendolo ancora, mentre lui mi prendeva ancora per mano.

Riprendemmo a camminare, per andare in città, per il nostro appuntamento.

   
 
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