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Autore: zenzero    03/01/2019    1 recensioni
Una storia interattiva.
Un padre di famiglia come tanti. Una giornalista pronta al prossimo scoop. Un detective privato che fa domande. Un agente dell'FBI. Tutti coinvolti in un inquietante caso di rapimenti di bambini. Tutti vittima del Killer degli Origami, che quando inizia a piovere li lascia annegare. Piccoli cadaveri, con un origami in una mano, e un'orchidea sul petto. E quando il figlio di Ethan Mars scompare, questi farà qualsiasi cosa per riaverlo. Costi quel che costi.
"Quanto sei disposto a spingerti per salvare qualcuno che ami?"
È la versione romanzata del videogame Heavy Rain. Con qualche differenza.
Genere: Azione, Drammatico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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heavy rain part 2

Due Anni Dopo.

 

Nonostante non ci fosse traffico, arrivò comunque in ritardo. La maledetta pioggia che tentava forse di inondare Philadelphia rendeva difficoltoso vedere qualcosa, anche coi fanali spianati. L'umidità creava una patina fumosa sul vetro della sua auto di seconda mano.
Parcheggiò, notando che gli ultimi bambini ritardatari stavano tornando a casa coi genitori. Ethan scese dall'auto, cominciando subito a bagnarsi nella fitta pioggia. Si era nuovamente scordato l'ombrello. Poco importava.
Shaun lo vide, unico bambino rimasto accanto alle maestre, e uscì in fretta per raggiungerlo, i piedi che sciacquettavano tra le pozzanghere, lo zaino che pesava sulla sua piccola schiena.
"Ciao, Shaun" lo salutò il padre aprendogli la portiera.
Il bambino rispose al saluto, più per abitudine che altro, e si mise in auto guardando il finestrino. 
Non dissero una parola mentre la macchina sfrecciava verso le stradine di periferia.

Una volta a casa Shaun si lanciò sul divanetto e accese la tv, rilassandosi dopo quello che evidentemente era stato un lunedì intenso.
Ethan lo vide mentre cercava la posizione più comoda sul vecchio divano. Sicuramente quello a casa di sua madre era ben più spazioso. Avrebbe dovuto dirgli di fare i compiti ma preferì dargli del tempo per rilassarsi. Anche perchè, una volta davanti ai cartoni animati, non aveva molte speranze di coinvolgerlo in altre attività.
Senza grosso interesse cominciò a controllare la sua posta. Bollette vicino alla scadenza. Il giornale del giorno prima, su cui capeggiava un titolo minaccioso. "Il Killer degli Origami colpisce ancora: settima vittima identificata."
Lo mise via senza leggere altro. Poi tra i manifesti pubblicitari, trovò una lettera.
Era diretta a lui, ma non c’era un mittente. La aprì con una certa curiosità. Nel centro del foglio piegato in quattro, battuto evidentemente a macchina, c'era scritto:

 

Quando i genitori rientrarono a casa dopo la messa tutti i loro bambini erano scomparsi.
Li cercarono e li chiamarono a gran voce, piansero e implorarono ma fu tutto inutile. Nessuno rivide mai più i bambini.

 

Si chiese se si fosse trattato di uno strano scherzo, ma non credeva di conoscere nessuno con un tale senso dell'umorismo. Poteva anche essere arrivata a lui per errore. Avrebbe potuto rimuginarci su ancora per un po', ma Shaun gli chiese a gran voce la merenda e le sue preoccupazioni si riversarono sul figlio.

Quella sera riuscì a metterlo a letto presto. Grace si lamentava sempre di come Shaun dormisse poco nei giorni in cui stava da lui, ma gli piaceva dare un minimo di libertà al figlio. Quella sera comunque, dopo aver mangiato una pizza scongelata davanti alla tv (altra libertà concessa in gran segreto) lo aveva convinto a salire in camera in un orario decente. Era perfino riuscito a ritrovare il suo orsacchiotto di pelouche preferito, dall’innaturale pelo verde, che per qualche strano motivo era sulla lavatrice.

Lo confortava che ormai gli bastasse solamente il pelouche e la lucina accesa per dormire serenamente. Nell’ultimo anno aveva smesso di intrufolarsi nel letto dei genitori, o di bagnarlo, e da pochi mesi dormiva senza svegliarsi urlando. Disegnava ancora quei crudeli disegni, quelli con la mamma che piangeva, con papà triste, con Jason steso in orizzontale, anche a scuola. Lo psicologo diceva che era normale. Bisognava dargli tempo.
Ethan abbassò le tende della cameretta e dandogli il pelouche, gli rimboccò le coperte.

“’Notte, Shaun” sospirò.
“Notte, Papà” fece lui, tranquillo.
Ethan stava per andarsene quando il ragazzino lo chiamò di nuovo.
“Papà?”
“Sì?”
“Perché sei così triste?” chiese, mentre gli occhi castani lo guardavano con innocenza.
Non c’era una vera risposta che avrebbe voluto dargli. O forse, ce ne erano troppe. “Credo che mi serva un po’ di tempo… Per tornare come prima.” si limitò a dire.
“Papà, quello che è successo a Jason non è colpa tua!” disse Shaun, con una sincerità tale da lasciarlo spiazzato. Avrebbe tanto voluto che fosse così semplice. Davvero.
“Buonanotte, Shaun” disse semplicemente Ethan. Gli baciò la testolina bruna, gli sistemò meglio le coperte e stavolta si accomiatò davvero.

Non voleva causare altra ansia al bambino. Aveva ancora tutta la notta per restare a rimuginare, e forse bere qualcosa. Stava per scendere le scale quando il suo intero corpo si bloccò. Le scale si duplicarono ai suoi occhi. L’intero corridoio prese ad ondeggiare. Cercò inspirare ma non gli fu possibile.

Poi il buio.



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Riemerse.
Pioveva parecchio e le uniche fonti di luce erano quelle dei lampioni, in una strada deserta. Ethan si ritrovò completamente fradicio. Ma il freddo e la luce lo aiutarono a riprendersi. Doveva essere notte fonda. Si guardò attorno, riprendendo a respirare. Carnaby Corner, diceva un cartello. Era ad almeno tre chilometri da casa sua, o forse quattro. Come ci fosse finito, non lo sapeva. Non aveva alcun senso.
Con stupore, trovò nella sua mano destra un origami, che ricordava vagamente la forma di un cane. Lo guardò per un lungo istante senza capire.

Doveva essere un incubo.
Non poteva stare accadendo a lui.
Non di nuovo…
Senza trovare alcuna risposta, cominciò a camminare verso casa.

 

note:

sì, dopo anni mi ritrovo a lavorare di nuovo su quella che è letteralmente la versione romanzata del videogame Heavy Rain. Da poco mi è tornata la voglia di riaggiornare vecchie storie. Credo che sarà molto difficile terminare una trama simile ma tenterò almeno di andare a buon punto. 
I punti e le linee sono un linguaggio esistente, e vi sfido a tradurre cosa c'è scritto. Nel prossimo capitolo ci sarà la prima scelta da fare! Non dovrei impiegare anni per scriverlo, quindi alla prossima!



   
 
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