Nevicava.
Piccoli fiocchi di neve fresca scendevano dal cielo e si posavano sul cemento, sugli alberi spogli, sui tetti delle case, sui marciapiedi, sul mio cappellino di lana nero, persino sul mio naso.
Alzai lo sguardo e stesi le mani per accogliere qualche cristallo fresco fra le mani, protette dai guanti abbinati al cappello.
Non mi
sentivo sola seduta su quella panchina in
mezzo ad un
parco, di fronte ad un laghetto ghiacciato, ma sicuramente mi mancava
qualcosa.
Sapevo esattamente cos’era, quella cosa che mi mancava, ma
volevo provare a farne a meno almeno per un po’.
Non
avevo mai sofferto di solitudine, anzi a volte
la
ricercavo appositamente, ma da quando era entrata lei nella mia vita
non potevo
più farne a meno. E questo un po’ mi scombussolava
il mio
equilibrio interiore.
Era una cosa bella però, perché anche solo
sentirla per
due
minuti mi rendeva… felice, sì, è
questo il termine
adatto. Quindi, ne valeva la
pena di sconvolgere il mio equilibrio fatto di silenzi e riflessioni,
se quelli
erano gli effetti direi molto positivi.
Mi strinsi nel cappotto.
Non avevo freddo, ma mi mancava il calore della sua presenza, del suo affetto, del suo semplice “ciao” detto con la voce, il cuore e la mente.
«Sempre la solita», sospirò.
Non mi girai, anzi chiusi gli occhi lasciando che i fiocchi di neve si posassero sul mio viso e sul sorriso che mi era comparso appena l’avevo sentita arrivare.
«Che cosa intendi dire?»
«Lo sai benissimo quello che intendo dire.»
«Uhm… forse…»
«Solo una pazzoide come te potrebbe uscire con cinque gradi sottozero per venire qui! A far cosa poi? A stare da sola. Certo se ci fossi stata io sarebbe stata un’altra cosa, ma –»
«Tu ci sei.»
«Sì, ma… adesso! Prima no.»
«Ha qualche importanza? Prima, dopo, adesso… Anni, mesi, giorni, minuti, secondi… Che senso ha? Tu ci sei. In qualsiasi caso.»
Girai il viso verso di lei e le sorrisi, lei mi guardò spaesata e con le guance e il naso rossi per il freddo ricambiò il mio sorriso.
Dopo tutto non faceva così freddo, e ora che quel calore era al mio fianco mi sentivo come se fossi a casa, di fronte al camino scoppiettante e con una tazza di cioccolata calda fra le mani. E senza di lei non sarebbe stato così infinitamente speciale.
Ogni
secondo con lei era speciale, senza motivo o
forse sì,
ma non me l’ero mai chiesta più di tanto.
Preferivo
accettare le cose così come
stavano, perché non potevo volere di più.
Avevo tutto quello che mi serviva per sopravvivere in quel
mondo infame.
E tutto ciò che mi serviva era un po’ di calore,
tutto qui.
Ma non un calore qualunque, un calore artificiale,
costruito, falso, momentaneo, precario… Un calore speciale
come
lei, vero,
sincero, giusto, onesto, guadagnato, lacerato, consumato, solido.
Il calore di un’amica.
***
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