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Autore: Magic_potterhead    04/01/2019    1 recensioni
Stiles è un ragazzo che ha appena compiuto diciott'anni iperattivo e logorroico. Derek è il batterista perennemente imbronciato della sua band preferita. E se i due si incontrassero durante un viaggio che sarà determinante per la vita di entrambi?
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Derek/Stiles, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SPAZIO AUTRICE
Ciao a tuttiii! In questo capitolo vedremo ancora un passo avanti tra la nostra Sterek (yeee). Sono super grata a chi ha speso qualche minuto per lasciarmi una recensione, mi aiuta davvero molto a credere in me stessa e a continuare a scrivere, e ringrazio anche chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate, e a chi legge silenziosamente. Ci sentiamo al prossimo aggiornamento, baci Alessia.
 
CHAPTER VIII
Dopo una sana e rigenerante doccia, Stiles andò verso il suo armadio, ripensando a tutta la situazione in cui si trovava. Solo qualche giorno prima non si sarebbe mai sognato che avrebbe conosciuto di persona la sua band preferita, e che addirittura sarebbe uscito con uno della suddetta band; era felice però di aver conosciuto Isaac, che gli sembrava un bravissimo ragazzo, e che era sicuro sarebbe piaciuto anche a suo padre. Si accorse di star correndo troppo, pensando già ad un futuro col riccio al di fuori di quella assurda situazione, perciò si riscosse dai suoi pensieri ed aprì le ante dell’armadio. Lo sguardo gli cadde su un maglioncino verde foresta di Scott, colore che gli riportò alla mente due occhi ben precisi, occhi che da due notti a quella parte stavano popolando i suoi sogni; attratto come mai era stato, decise che non sarebbe stato un problema per l’amico prestarglielo, perciò, staccato dalla stampella, lo indossò. Stava pensando di andare a cercare i suoi amici, ma questi fecero irruzione nella stanza, con i volti molto più rilassati di come li aveva lasciati. Scott notò il suo maglioncino, ma non disse nulla, e Stiles interpretò quel gesto come un via libera per tenerlo addosso:- Allora, abbiamo chiesto alla reception, e a quanto pare la maggior parte dei voli degli albergatori sono stati cancellati, compresi quelli dei clienti che dovevano arrivare, perciò per loro non è un problema se rimaniamo un altro po’- proruppe Lydia, gettandosi a capofitto sul letto e sospirando, annoiata. -Hanno anche detto che stanno organizzando non so quale festa per tirare su gli animi domani sera, e indovinate un po’? Non ho nulla da mettere!- i ragazzi sbuffarono una risata, rendendosi conto che la loro amica non sarebbe cambiata mai: anche nelle situazioni più disastrose, avrebbe comunque pensato sempre prima al suo look. Mentre tutti gli altri iniziavano a parlare tra di loro, in attesa della cena, Stiles si ricordò di dover ancora chiamare il padre per metterlo al corrente di tutto quello che stava accadendo, ed informarlo del suo ritorno posticipato.
Uscì dalla camera per fuggire dal caos che erano i suoi amici, e si fece scivolare sulla parete del corridoio vicino alla porta della sua camera, sedendosi a terra. Prese il cellulare e compose il numero che era ormai impresso nella sua memoria, aspettando che il padre rispondesse. Cosa che ovviamente avvenne quasi subito :-Stiles! Che bello sentirti, ho visto al telegiornale che non ve la state passando molto bene lì a New York. Come è stato il concerto? Vi stanno trattando bene all’hotel? Avete visto se potete tornare come previsto?- Stiles sorrise rassegnato all’interrogatorio a cui lo stava sottoponendo il padre, e prima che arrivasse a chiedergli persino cosa avesse mangiato lo bloccò. -Ecco papà, è proprio di questo che volevo parlarti. La tempesta ha messo fuori gioco gli aeroporti, perciò non possiamo partire prima di un paio di giorni; l’hotel ha detto che possiamo rimanere fino a quando non avranno sistemato le piste, perciò penso che dovrai stare ancora un po’ da solo- non gli piaceva dover lasciare il padre senza compagnia; da quando era morta sua madre, ogni volta che Stiles andava al campeggio, oppure stava fuori qualche giorno, lui tendeva a chiudersi nel lavoro, e Stiles sapeva che troppo stress non faceva bene al suo cuore. : -Stai tranquillo per me, anche Melissa si sente sola senza Scott, quindi ci stiamo facendo compagnia a vicenda, ed anche tu sarai felice visto che mi permette di mangiare solo verdure bollite! Il tacchino di oggi è stata una mano santa per il mio stomaco.- :-Melissa eh?- disse Stiles felice che il padre non stesse solo in quei giorni -Sono felice che ti stia tenendo compagnia. Devo fare una statua a quella donna, davvero non so come farei senza di lei che ti controlla quando non ci sono. A proposito del concerto, non puoi capire cosa è successo…- e Stiles partì in una attenta descrizione di tutto quello che era successo, mentre il padre lo ascoltava attentamente. - Derek Hale hai detto?- lo interruppe mentre stava dicendo di essere rimasto bloccato in ascensore col batterista :-Sì, il cognome del famoso Derek è Hale, non te l’ho mai detto?- disse Stiles, stranito di non aver mai fornito quell’informazione al genitore. :-Non mi pare…è strano, c’era una famiglia a Beacon Hills che gestiva un’importante agenzia, e viveva in una villa nel bosco. Mi pare che il loro cognome fosse proprio Hale; purtroppo, quando ero ancora vicesceriffo, vi fu un misterioso incendio che sterminò la maggior parte della famiglia. Mi sembra di ricordare che a sopravvivere furono solo il figlio maschio, e la sorella più piccola, insieme a loro zio che li stava accompagnando a scuola. È sempre stato un caso che mi ha molto incuriosito, ed ancora è incerto se sia stato un incendio doloso o colposo; fatto sta che non vi erano segni di malfunzionamenti vari, e porte e finestre apparivano aperte, tuttavia la famiglia fu trovata ammassata vicino agli infissi. Mi sono sempre chiesto perché nessuno sia riuscito a scappare, fatto sta che quei poveri ragazzi sono rimasti orfani, deve essere stato difficile per loro vivere con quel peso sulle spalle, qualsiasi ragazzo ne sarebbe rimasto fortemente traumatizzato. Se questo Derek di cui mi parli è lo stesso ragazzo sopravvissuto, non mi meraviglio del fatto che sia così scontroso. - Stiles rimase in religioso silenzio mentre suo padre raccontava tutta la storia. Non poteva credere che forse dietro Derek Hale si nascondesse una storia così terribile, ma decise che avrebbe scoperto la verità. Se davvero quella era la storia del batterista allora lui proveniva da Beacon Hills come lui, e a quel punto sarebbe stato ben disposto a perdonarlo di tutto quello che gli aveva detto, o fatto per lo più capire. Ancora sconvolto per il racconto, augurò al padre Buon Natale, e riattaccò, raggiungendo nuovamente i suoi amici. Quella sera avrebbe chiesto ad Isaac più informazioni su Derek, per riuscire finalmente a risolvere il mistero che era diventato il ragazzo.

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 Arrivate le otto e mezza capirono che era ora di scendere a mangiare e, con l’umore sotto ai piedi, si diressero verso la sala. Ma naturalmente non potevano aspirare ad una cena tranquilla e rilassante, perché in fondo loro erano loro, e Stiles credeva di aver calamitato tutta la sfiga dell’universo su di lui. Infatti, non appena superata la grande porta del salone, vennero accolti da un allegro, anzi troppo allegro, chiacchierare di almeno duecento persone, che occupavano tutti i tavoli disponibili, ma proprio tutti.
I ragazzi cominciarono a guardarsi intorno, alla ricerca di un posto dove sedersi, quando udirono uno “Stiles! Ehi Stiles!”. Il diretto interessato si voltò verso la direzione da cui proveniva la voce, e vide Isaac tendere una mano verso l’alto e fare segno di avvicinarsi al tavolo dove era seduto con i suoi amici. Mentre si dirigeva verso di lui Stiles poté sentire Derek dire all’amico -Idiota! Che fai? - e l’amico rispondergli un sorridente -Smettila di fare l’acido, non vedi che non sanno dove mettersi?- prima di girarsi verso di lui e rivolgergli il suo solito, enorme sorriso. -Che bello vederti di nuovo! Ho notato che non trovate un posto, se volete potete sedervi con noi, in fondo siamo solo quattro e come puoi notare, abbiamo abbastanza spazio per tutti voi- Stiles sorrise grato all’altro, e fece segno agli amici di avvicinarsi, mentre accettava l’invito di Isaac di sedersi accanto a lui. -Siete molto gentili, davvero. Stavamo quasi per decidere di tornare nelle camere e magari svaligiare il frigo bar- disse Allison, una volta arrivata al tavolo; -Ma figurati tesoro, nessuno si è seduto con noi, non so se perché mettiamo timore, o perché credono che siamo tutti scontrosi come il nostro adorato Derek- le rispose Erika, scatenando le risate del tavolo, ovviamente escluso il batterista, che da quando erano arrivati i nuovi occupanti, aveva preferito mantenere lo sguardo fisso sul piatto, con la sua solita espressione seria. Stiles si perse un attimo a guardarlo, immaginandolo più giovane, mentre un agente gli diceva la tragedia che era accaduta alla sua famiglia, e per la prima volta si sentì in empatia con il ragazzo che gli sedeva di fronte, anche se questo non aveva detto una parola. Fu costretto a distogliere lo sguardo quando Derek, probabilmente sentendosi osservato, alzò la testa, perciò si perse lo sguardo confuso ma anche un po’ curioso che gli riservò.
Si persero un po’ in chiacchiere con i ragazzi della band, che fin da subito si rivelarono persone molto simpatiche e con le quali era piacevole parlare. Vennero a conoscenza che anche il loro volo era stato cancellato, e Stiles, ricordandosi la domanda che voleva fare ad Isaac dopo la telefonata con il padre, chiese agli altri da dove venissero, visto che di pubblico si sapeva solo che in quel momento vivevano a Chicago. -Io e Isaac veniamo da Miami baby!- rispose la bionda, cacciando la lingua e facendo l’occhiolino, -Anche se so che può non sembrare visto che del gruppo siamo quelli meno abbronzati- controbatté Isaac, ed in effetti i due apparivano stranamente pallidi :-Io vengo da Nashville, ma i miei nonni sono originari dell’Africa.- parlò per la prima volta Boyd. L’unico che non aveva ancora parlato da tutta la serata era Derek e Stiles, raccogliendo tutto il coraggio di cui era capace, gli pose la fatidica domanda: - E tu Derek? Da dove vieni?- il moro sollevò lo sguardo e lo puntò in quello miele dell’altro, e per qualche secondo Stiles poté vedere la battaglia interiore che stava avvenendo nella mente del batterista, che non sapeva se ignorare il ragazzino o fare un passo avanti e rispondergli. A quanto pareva la seconda opzione fu quella che sembrò più adatta al ragazzo, che rispose: - Da una piccola cittadina della California, Beacon Hills.- la consapevolezza cadde addosso a Stiles in un attimo, come un grosso macigno. Se prima l’idea che Derek fosse lo stesso ragazzo del racconto del padre era solo un’ipotesi, ora era diventata una certezza. Si ritrovò a guardare tristemente l’altro, ricevendo per risposta solo uno sguardo confuso, che distolse quando Lydia gli chiese -Anche noi veniamo da Beacon Hills! Che coincidenza, dimmi la tua famiglia si trova ancora lì?- ma dopo quella domanda Derek si alzò di scatto, salutando tutti con un mezzo grugnito e dicendo di aver sonno, dirigendosi verso la porta. Stiles fulminò con lo sguardo l’amica, che ora si guardava intorno per capire cosa avesse sbagliato, ma in fondo capiva come fosse stato un errore involontario, dettato dall’ignoranza sulla storia dietro Derek. Istintivamente si alzò anche lui, scusandosi con gli altri e dirigendosi verso l’uscita del salone. Non sapeva perché lo stesse facendo, ma in quel momento l’unica cosa a cui pensava era di raggiungere Derek.
 
   
 
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