Eccomi di ritorno, nel primo giorno sacro. OiIwa day!
Potevo mai mancare ad onorare i nostri amati?
Questa è una piccola storia che prende ispirazione da alcune official art e all’oav 3, coinvolgerà anche altri membri dell’Aoba Johsai.
Ci sono riferimenti alla cultura tradizionale giapponese, che spiegherò a fine storia.
Buona lettura!
 
 
 
 
 
 
 
Il Capodanno della vittoria

 
 
Superata l’amarezza della sconfitta e con la voglia di rivincita, pronti ad affrontare il futuro a testa alta, i ragazzi della Seijoh si rimboccarono le maniche.
Oikawa, nel discorso ufficiale alla squadra, aveva affidato ai kouhai l’obiettivo dei ragazzi che si stavano per diplomare, e sapeva che non lo avrebbero deluso.
Dopo le feste natalizie trascorse, come sempre, in compagnia del suo Iwa-chan, era arrivato il primo dell’anno. Andarono al tempio di Hashimote, il tempio Oosaki,e i ragazzi si divertirono a vedere Iwaizumi tirare un calcio ad Oikawa, quando questi stava andando altrove con delle fan incontrate sul treno.
Pregarono, lasciando la tradizionale monetina, e comprarono i portafortuna.
Sogghignarono, vedendo la scritta. “Vittoria sicura”.
All’improvviso a Tooru ebbe un fremito.
“Iwa-chan, dammi una moneta!”
“Ah?”
“Devo chiedere una cosa, per favore, sono rimasto senza uno yen!”
“No! Tu e le tue fisse del cavolo!”
“Dai, Iwa-chan!”
Hajime lo guardò storto, tenendo il mano il suo portamonete e guardando l’unica banconota da 50 yen rimastagli, e due monete da 100 yen…
Dopo aver passato un pomeriggio insieme, Hanamaki e Matsukawa annunciarono che avevano incontrato i ragazzi della Karasuno e avevano accettato di partecipare ad una piccola festa tra amici.
Ovviamente, trascinando anche gli altri.
Watari accettò subito, e Yahaba promise che avrebbe trascinato Kyotani.
Kunimi, con un sospiro, accettò, pensando che avrebbe, come sempre, parlato con poche persone. Magari lui e Kindaichi potevano parlare e chiarire meglio con Kageyama.
Oikawa fece una smorfia contrariata, ma in fondo non sarebbe stato poi così male. O almeno così pensava.
E dire che voleva stare insieme al suo ragazzo…
E si, perché il giorno di Natale il nostro caro alzatore, complice l’atmosfera, si era dichiarato… beccandosi una testata.
Hajime voleva dichiararsi per primo, e alla fine, con un bacio, si misero insieme.
 
 
Tooru, in seguito, avrebbe ripensato a quella festa con un misto di emozioni.
Alla festa non c’era solo la Karasuno…
“CHE CI FANNO TUTTI QUI?! PURE QUELLI DELLA SHIRATORIZAWA!”
“Ushiwaka e pure Tendou… questa è bella, ohi”
Oikawa quasi fumava, ma decise di godersi la festa stando vicino ad Iwa-chan.
Avevano indossato un kimono abbinato (Hajime era stato obbligato quando Tooru glielo aveva visto nell’armadio) e non si sarebbe fatto rovinare la giornata.
Da buon senpai (che ironia), decise anche di fare un mochi più grande di quello di Kageyama, rubandogli la pastella. Quei giochi tradizionali gli piacevano.
Fu tremendamente orgoglioso quando il suo Hajime, partecipando alle sfide di braccio di ferro, aveva battuto tutti, sedendo fiero con la sua fascia con la scritta “campione”.
C’erano anche dei ragazzi che non conosceva, ma non era poi male, stare con quei tipi.
Intanto, Bokuto e Ushiwaka stavano conducendo il loro incontro.
Un po’ gli faceva pena come l’asso nazionale, non potendo usare la mano dominante, stesse perdendo ogni singolo incontro.
Il suo Iwa-chan poteva battere Bokuto, ne era certo.
E difatti, così fu.
 
 
Una volta terminata la festa (con saké solo per gli adulti), Hajime e Tooru si allontanarono dagli altri per stare un po’ soli e girare la fiera che si teneva nella piccola cittadina.
Tra luci, colori, suoni soffusi, qualche bacio di nascosto, vissero quei piccoli momenti come in una loro bolla, lontani dal resto del  mondo.
Il nuovo anno era iniziato, portandosi dietro qualche certezza e con avanti tante incognite.
Ma la certezza di restare uniti, quella non sarebbe mai scomparsa.
Avrebbero scritto il loro futuro con le loro proprie scelte.
E loro avevano già scelto.
 
 
Tooru dormì a casa di Hajime, e lì, un piccolo pacchetto lo attendeva.
Con un po’ di imbarazzo, Iwaizumi gli regalò quei piccoli cerchietti argentati che avrebbero simboleggiato, anche ad occhi altrui, il loro legame.
Per renderli loro, c’erano incisi i loro caratteri iniziali in romaji (H e T).
Tooru si sorprese quando notò che c’era anche una catenina per appenderli.
Il suo Hajime aveva pensato anche allo sport che li univa, la pallavolo, per tenerli sempre insieme anche sul campo.
Non sapevano cosa sarebbe successo loro, ma sapevano che sarebbero sempre stati insieme, comunque vada.
 


 
Eccoci alla fine della storia!
Una piccola cosa senza pretese, per onorarli in questo giorno sacro.
Ho voluto farlo dedicandomi anche alle tradizioni e calandomi nel contesto.
Ci sono i giochi tipici giapponesi, come il badmington, ancora molto diffuso, che ha come penitenza una scritta sul corpo di chi perde punto, o proprio la preparazione del mochi.
Il taglio di monete e di banconote che ha Hajime è il più piccolo in circolazione in Giappone.
Il mochi è un tipico dolce giapponese, una tortina a base di riso che per tradizione è un buon augurio per festeggiare l’arrivo del nuovo anno. Sono fatti con del riso glutinoso, un riso tipico giapponese dalla forma allungata che, se cotto, diventa simile a colla, formando una pastella dal sapore zuccherino. Sono tipici quelli con gli azuki, i fagioli rossi ( si chiamano “daifuku mochi”, grande fortuna) e quelli con i pezzi di frutta intera, come la fragola (gli “ichigo daifuku”, che tagliati a metà mostrano il frutto come fosse un cuore).
 
Alla prossima IwaOi!