Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: daphtrvnks_    04/01/2019    1 recensioni
... - un dolore acuto e profondo si espanse per tutto il suo candido collo, esso imbrattato poi dal liquido cremisi del suo stesso sangue. Si sentì morire mentre i battiti del suo cuore aumentavano e le gambe diventavano molli, le dita esili delle sue mani, dalla bellezza pura come facessero parte di un quadro, si contorsero. -
.... -Quanti contrasti in un solo essere, luce e tenebre in un'unica persona. Qualcosa le era sfuggita alla vista ma la notò solo successivamente; dei bianchi guanti alle mani. 
'So cosa pensate, il mio nome è Kim Taehyung e sì, non appartengo a questo secolo.' -
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Kim Taehyung/ V, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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C'erano incubi che tagliavano la tranquillità della notte, il bagliore delle stelle scemava diventando un flebile ricordo e dava spazio alle paure più profonde, rendevano inquieti e insicuri, spesso essi non era altro che spezzoni di vita vissuta che cauti bussavano alla porta della mente e senza aspettare risposta si infilavano maldestri, spesso sfocati e confusi, distruggevano e poi andavano via.
Solitamente le creature come lui non avevano bisogno di riposo eppure uno strappo alla regola c'era sempre e quello era il suo caso; amava, egli, rimanere al riparo tra le lenzuola con il capo sul cuscino morbido a divagare tra i pensieri con occhi chiusi, si abbandonava infine tra le braccia di Morfeo lontano dai mostri.

La neve si nascondeva in ogni fessura, quella che aveva considerato come meraviglia si era rivelata in quel paese ostile come qualcosa di orribile. Entrava perfino negli stivali, alti e neri, arrivavano fino al polpaccio e dei suoi piedi ormai non ne sentiva più neanche le dita. Il fucile poggiato sulla spalla destra non era altro che un impiccio per le sue mani gelate - non credeva lì in Russia facesse così tanto freddo.
La punta del suo naso era rossa, un torpore sulle guance provocato dal suo fiato caldo che appariva come un nuvola lieve spazzata via dal vento che portava con sé i fiocchi.
Lo stomaco chiuso per la fame.
Affondava passo dopo passo e le iridi scure osservavano metro dopo metro i disgraziati crollare nel soffice manto colti dalla morte improvvisa.
Si faceva coraggio lui che lì non avrebbe dovuto esserci, perché un orientale a proteggere un paese occidentale non si era mai visto ma il suo giovane animo era stato rapito dalle fluenti parole di un uomo, che solo in seguito avrebbe definito egoista e tiranno, il quale governava ora la Francia.
Perché gli ideali di rivoluzione avevano sorpreso tutti, perfino un semplice coreano che felice di viaggiare per il mondo seppur con pochi spiccioli, si era prestato a quella gloriosa missione.
Era stato felice poi di trovare altri stranieri, anch'essi coreani ed unitesi all'armata napoleonica ma era stato sfuggente quel sentimento, un nulla.

'Non arriveremo mai a Mosca...'

Quelle parole rimbombavano nei suoi timpani in un eco incessante, ma non servirono a un granché perché a Mosca ci arrivarono e questa era in fiamme.
Si alzavano alte con zampilli di fuoco, le case disabitate e le scorte di cibo assenti, tutto crollava in boati incontenibili e si percepivano le urla dei soldati sorpresi da attacchi.
Si era inginocchiato tra la coltre bianca attendendo un proiettile, assieme a lui i suoi due nuovi conoscenti, amici in quel viaggio che conduceva in un'unica direzione e le lacrime di Jungkook le ricordava, sentiva ancora i suoi singhiozzi scostanti e i borbottì di Hoseok che stringeva con forza il tessuto della sua divisa con le falangi insanguinate e i crini che venivano bagnati dalla neve, gli si appiccicavano al volto e lui ringhiava con le labbra screpolate.
Restava in silenzio, in quello scempio che pareva gli inferi.
Quando poi si presentò a loro uno sconosciuto, reggeva tra le mani un'arma e la sua era una divisa nemica; un cappotto verde e lungo, una cintura nera e spessa e il cappello tipico di quel popolo dei ghiacci ma i suoi occhi, riconobbe la forma simile alla sua, a quella di Hoseok e di Jungkook.
Parlò poi, il tono fermo e apatico, ciuffi di un castano chiaro a contornargli la fronte e di nuovo quelle parole rimbombarono ma più forti e minacciose che mai:

'Vi propongo un accordo, è semplice e spero accettiate, anzi, siete obbligati a farlo. Dunque, l'immortalità in cambio del vostro aiuto.'

Nessuno credette alle sue parole ma la canna del fucile era così vicina ai loro visi che ognuno di loro, poi, si vide costretto ad accettare ignaro delle conseguenze che arrivarono a fiotti di sangue.
Ciò che ne seguì fu un massacro; mutati, trasformati in vampiri la voglia di bere era così travolgente che i soldati della loro stessa armata furono presi indistintamente.
Quelli con cui avevano condiviso le pene del freddo vennero uccisi, dissanguati uno ad uno.
Chissà se non avessero accettato, se lui non si fosse offerto per primo lasciandosi ingannare dal sorriso sincero di quel ragazzo, scoperto infine essere Namjoon, leader e capo di una delle più grandi progenie di vampiri in Russia e dintorni.
In Francia ne tornarono 100.000 ma quelli arrivati a Mosca ed uccisi da loro ne cantavano ben 307 nel giro di tre giorni.

Non c'era luce quando si svegliò, regnava indistinta la completa oscurità e il suo pensiero andò ai due: con Hoseok aveva perso i contatti da mezzo secolo, dopo quella faida che aveva diviso i sei irrimediabilmente, un errore umano, sì, era stato definito così il suo amore per una delle Clayer.
Jungkook al contrario spesso mandava delle lettere, particolari, ognuna di queste possedeva un odore e francobolli dai colori sgargianti, gli riferiva qualsiasi cosa e di buon grado da fratello maggiore gli rispondeva con consigli e rassicurazioni.
Pensandoci bene nell'ultimo mese non aveva ricevuto nulla ma si tranquillizzò sapendo che anche Seokjin, padrone di casa e vampiro da quasi cinque secoli nonchè suo amico più fidato e maestro, scambiasse lettere con lui e che non ci fosse motivo di allarmarsi.
Il filo dei suoi pensieri era veloce, difficile da stare al passo perché subito esso andò a Kassava, la sua voce era acuta e le sue risa arrivavano fin lì.
Controvoglia si alzò, frastornato e barcollante si diresse verso il fulcro di quei rumori trovando a sua sorpresa un Seokjin intento a raccontare una delle sue strabilianti avventure; tra le mani un bicchiere in cristallo a coppa che faceva muovere avanti e indietro alzando ed abbassando il tono per imitare messeri d'altri tempi per rendere la sua storia il più realistica possibile ed ella poggiata al tavolo lo ammirava estasiata ridendo.

'Perciò risposi: " Messere quello che portate è un mulo non un cavallo!" e la sua faccia, avresti dovuto vederla!'

Altre risa si alzarono e i due scossero il capo cercando di calmare i respiri, il bicchiere venne posato e quando Seokjin alzò lo sguardo tentò di tornar serio, inutilmente, dato il lato delle labbra tendente ancora verso l'alto.

'Vi divertite noto.'

Kassava spostò la sua attenzione sul viso del soldato notando quanto esso fosse impeccabile, nessuna imperfezione nonostante si vedesse chiaramente si fosse appena destato.
I crini erano al loro posto rendendolo ammaliante e le iridi verdi percorsero con troppa audacia le forme del corpo dell'uomo finché nuovamente Seokjin non interruppe:

'Jungkook scrive ancora, è sul tavolo in salotto... sarebbe opportuno la leggeste per prendere al più presto provvedimenti e quasi scordavo - sospirò appena per poi riprendere con lineamenti più seri - Namjoon desidera incontrarvi.'

// Yay!
Una precisazione all'Alberto Angela e sparisco giuro ; L'armata Napoleonica cercò invano di invadere la Russia nel 1812 ma il clima era così rigido che la campagna finì con la disfatta francese.  Mosca, appunto, venne bruciata dai russi stessi in modo da non lasciar nulla e sorprenderli.
Ovviamente Namjoon è un soldato 'russo' e Hoseok, Jungkook e Taehyung fanno parte dell'armata francese.
Bye! 

  
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