“Questa storia partecipa a
“Una Challenge sotto l’Albero”
indetta dal gruppo facebook Il Giardino di Efp.
Prompt: 24) A non sa pattinare e B
prova a insegnarglielo.
Scritta sentendo: Imagine Dragons
– Believer; https://www.youtube.com/watch?v=7wtfhZwyrcc;
http://www.testimania.com/testitradotti/29118.html.
Cap.2 Pattinaggio
Prima di tutto,
Dirò tutte
le parole che ho dentro la mia testa.
“Watson, mi lasci dire
ciò che penso di questa idea…” disse
Holmes.
Watson si strinse nella sciarpa di
una misura più grande,
fatta a maglia, e si raddrizzò il cilindro che portava in
testa.
“Lei non poteva rimanere
ancora rinchiuso nel suo
appartamento…” lo richiamò.
“Il nostro”
ribatté Holmes e rischiò di cadere.
Watson gli passò le
braccia sotto le ascelle e lo sostenne,
appoggiandosi alla transenna.
“Il suo, ormai. Io mi sono
trasferito” lo richiamò.
“Lo ammetta, tutto questo
è solo per insegnarmi un altro
sport su cui vuole scommettere i suoi guadagni” lo
richiamò Sherlock.
“Sono sei mesi che
è rinchiuso. Come suo medico, come suo
amico, le impongo di prendere una boccata d’aria”
lo richiamò Watson.
Pattinò più
indietro sulla spessa lastra di ghiaccio,
raddrizzando Holmes, che indossava dei bianchi e sgualciti stivaletti
da
pattinatore.
“L’unica cura
alla mia malattia, il tedio, è un nuovo caso.
Se lei li seguisse insieme a me, saprebbe che al momento che non ce ne
sono d’interessanti”
lo richiamò Holmes.
“Si lasci insegnare a
pattinare” lo pregò Watson.
Holmes assottigliò gli
occhi, notò il bastone di John
appoggiato su uno dei gradini di legno oltre il parapetto, il sorriso
sotto i
suoi baffi e le sue gote arrossate dal freddo, il fiato che si
condensava
davanti al suo viso.
< Per prima cosa, come sempre,
ho detto tutte le parole
che mi passavano in testa. Nei suoi confronti sono assai più
infantile e
polemico di quanto mi appartiene.
La presenza di Mary è
deleteria per il nostro rapporto!
Ora, però, è
tempo di arrivare alle giuste conclusioni.
Avete dimenticato il conflittuale
rapporto con la vostra
gamba e mi state rallegrando in queste tetre feste prive di omicidi
interessanti. Per il vostro bene, posso anche lasciarmi convincere a
proseguire
quest’arte ludica assolutamente insensata >
pensò.
“Mi faccia vedere come devo
fare” disse, richiudendosi uno
dei bottoni della giacca che gli si era sciolto. I capelli scuri gli
ricadevano
disordinati ai lati del viso.
Watson gli porse il braccio e Holmes
gli passò intorno il
suo. John lo condusse con sé lungo la pista, sollevandolo le
diverse volte in
cui rischiava di cadere.
“Si lasci andare e
vedrà che si divertirà” lo
spronò John.
“Lei è un
inguaribile ottimista se pensa che riusciremo in
questa folle impresa” disse Holmes, lasciandosi guidare.
John ridacchiò, il suo
uscì di gola, leggermente gracchiante.
Il freddo gli faceva pizzicare il naso.
“Lei è riuscito
a insegnarmi a ballare il valzer egregiamente,
forse un giorno a seguire scimmiescamente le sue orme. Non vedo
perché io non
debba riuscire in questa impresa” lo rassicurò.
Holmes gli sorrise.
“Vedremo” disse.
< Anche se sono più
propenso a credere che in questo caleidoscopio
d’informazioni, tra gli altri clienti e le innumerevoli
sfaccettature e crepe
del ghiaccio, cadrò a terra schiantata e sopraffatto.
Però, per averla vista
così contenta e fiduciosa, ne sarà valsa la pena
> pensò.
Watson gli fece fare alcuni giri, se
lo appoggiò contro per non
farlo precipitare, ed entrambi arrossirono con aria impacciata.