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Autore: Nihal_Dubhe    05/01/2019    1 recensioni
"Non poteva perdonare Malfoy per aver cercato di maledirlo per un motivo del genere, (...) ma non poteva perdonare nemmeno se stesso per quello che aveva fatto. E se sapeva che Malfoy non gli avrebbe mai chiesto scusa, sapeva anche di non essere come lui. Quel pomeriggio aveva agito per difendersi, non per attaccare, ma aveva commesso uno sbaglio e doveva pagare per questo."
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[Drarry - durante il 6° anno #whatif]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
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«Cruci...»

«SECTUMSEMPRA!»

E poi il sangue, che schizzava ovunque, il terrore per quello che aveva fatto e Mirtilla, che non la smetteva di urlare. Infine Severus Piton, la litania dell'incantesimo e Draco Malfoy, che veniva rimesso in piedi a forza per essere portato in infermeria.

 

A questo continuava a ripensare Harry, ora che era sdraiato nel suo letto a baldacchino. Non voleva rimuginare su quello che era successo dopo, lui che recuperava il suo libro di "Pozioni Avanzate" e quello di Ron per nascondere il proprio nella Stanza delle Necessità e consegnare invece quello dell'amico a Piton, perché altrimenti avrebbe dovuto anche rimuginare nuovamente sul Principe. Nonostante tutto quello che aveva ripetuto a Hermione sul fatto che il Principe non avesse scritto da nessuna parte che quell'incantesimo fosse ottimo da usare, in realtà dentro di sé si sentiva profondamente tradito da quello sconosciuto che tanto gli aveva insegnato quell'anno. Come già aveva detto, lui non aveva mai, in tutta la sua vita, scagliato un incantesimo del genere su nessuno. L'estate prima aveva cercato di colpire Bellatrix con la maledizione Cruciatus, lo stesso incantesimo da cui si era difeso quel pomeriggio, ma nonostante il dolore per la perdita di Sirius, non aveva avuto la forza di sostenere quella magia. Nemmeno quando si era ritrovato faccia a faccia con Voldemort alla fine del quarto anno era stato in grado di scagliare qualcosa di più offensivo di un "Expelliarmus", e Voldemort era colui che Harry aveva giurato a se stesso di ammazzare da quando aveva scoperto che era stato lui ad infliggergli la cicatrice sulla sua fronte.

 

«Può darsi che restino delle cicatrici, ma se prendi subito del dittamo forse riusciamo ad evitarlo... vieni...» aveva detto Piton a Malfoy prima di accompagnarlo fuori da quel bagno del sesto piano.

 

Anche a Malfoy sarebbero rimaste delle cicatrici per colpa sua? Anche lui avrebbe giurato a se stesso di far fuori Harry?

Il ragazzo rabbrividì nonostante le pesanti coperte. Quel giorno era stato lui ad averlo quasi ammazzato. Si era coperto le mani e le vesti del sangue di Malfoy. Lo stomaco gli si contrasse in modo doloroso facendogli avvertire un senso di nausea. Non poteva credere di aver davvero pensato e parlato della prossima partita di Quidditch dopo quello che aveva fatto. Certo, Malfoy non era stato in pericolo di vita per più di una manciata di secondi, ma se Piton non fosse intervenuto immediatamente forse...

 

Scosse con forza la testa. Harry non aveva mai cercato di fargli male. Si stava difendendo da lui che aveva cercato di attaccarlo usando una Maledizione Senza Perdono solo perché era entrato in quel bagno e lo aveva visto piangere. Malfoy che piangeva: fino a poco tempo prima, se qualcuno gli avesse detto che avrebbe visto il suo nemico lì a scuola piangere, probabilmente sarebbe scoppiato a ridere immaginando quanto gli sarebbe apparso ridicolo. Invece in quel momento non aveva assolutamente voglia di ridere. Non poteva perdonare Malfoy per aver cercato di maledirlo per un motivo del genere, invece di usare come spesso accadeva la sua irritantissima abilità oratoria per mandarlo via, ma non poteva perdonare nemmeno se stesso per quello che aveva fatto. E se sapeva che Malfoy non gli avrebbe mai chiesto scusa, sapeva anche di non essere come lui. Quel pomeriggio aveva agito per difendersi, non per attaccare, ma aveva commesso uno sbaglio e doveva pagare per questo. Non pensava che la punizione di Piton fosse così giusta, come invece sembrava credere la professoressa McGranitt che lo aveva sgridato per venti orribili minuti, ma sapeva che avrebbe dovuto fare ammenda. 

E l'unica cosa che gli venne in mente di fare fu quella di chiedere scusa. Malfoy non lo avrebbe fatto, ma lui si. 

 

Di scatto Harry si alzò dal letto e infilò le scarpe nei piedi. Era ancora vestito di tutto punto, calzini e occhiali compresi, perché non aveva avuto la forza di cambiarsi e infilare il pigiama. Alla flebile luce della luna recuperò il mantello dell'invisibilità e se lo gettò sulle spalle con un gesto fluido, che tante altre volte prima di allora aveva compiuto. Attraversò allora il dormitorio cercando di fare meno rumore possibile per non svegliare i suoi compagni e scese veloce la scala a chiocciola. La Sala Comune era vuota vista l'ora tarda e nessuno vide il buco del ritratto aprirsi quando uscì. Nel percorrere tutti i piani di Hogwarts fino all'infermeria non incontrò quasi nessuno, se non Mrs Purr che come al solito sembrava quasi avvertire la sua presenza, e Pix che lo sorpassò in volo canticchiando oscenità. Per tutto il tragitto Harry cercò di non pensare alla stupidaggine che stava per fare. Quando era ancora nel suo letto quell'idea gli era parsa fantastica: avrebbe chiesto scusa a Malfoy e tutto sarebbe stato a posto, avrebbe potuto anche ricominciare a pensare a cosa stesse tramando in quel periodo il Serpeverde senza sentirsi più in colpa. Ora però che si ritrovava davanti alle porte dell'infermeria iniziava a vedere tutte le falle in quel piano. Probabilmente Malfoy al momento stava dormendo e non sarebbe stato affatto felice di veder comparire la persona che lo aveva fatto finire lì ai piedi del suo letto. Forse avrebbe addirittura urlato finendo per svegliare Madama Chips. O ancora peggio gli avrebbe scagliato addosso una maledizione, assicurandogli un posto accanto a lui in uno dei letti dell'infermeria.

 

Respirò a fondo. Anche se la sua mente continuava a suggerirgli infiniti motivi per cui quella era l'idea più stupida che avesse mai avuto, il suo tenace orgoglio Grifondoro alla fine ebbe la meglio. Harry riuscì finalmente a programmare le sue prossime mosse, convinto che, nel caso le cose si fossero messe male, sarebbe sempre potuto scomparire sotto il mantello. Con l'ennesimo silenzioso sospirone, infine, schiuse la porta dell'infermeria, ma solo quanto bastava per guardare dentro e far passare un braccio nell'apertura.

 

La stanza era quasi buia, tranne per quella che poteva essere una candela accesa, mascherata da una delle tende tese che dividevano l'unico letto occupato dagli altri vuoti. Malfoy, al di là di essa, doveva essere ancora sveglio. La porta che divideva la spaziosa stanza principale da quella privata dell'infermiera della scuola era chiusa, segno che invece la donna si era già ritirata per la notte. Solo a quel punto Harry si arrischiò a far uscire un braccio da sotto il mantello e ad infilarlo dentro per puntarlo verso la porta della stanzetta di Madama Chips, tendendo ben salda in mano la bacchetta. Intensamente nella sua testa pensò "Muffliato" e subito avvertì i soliti effetti dell'incantesimo di quando entrava in azione. Cercò di non fare il minimo rumore mentre apriva un po' di più la porta per entrare e la richiudeva alle sue spalle, poiché, anche se ora era al sicuro dalle orecchie dell'infermiera, Malfoy era sveglio e l'avrebbe sentito. Di nuovo completamente sotto il mantello di suo padre, scivolò nel corridoio centrale formato dalle due file di letti fino ad arrivare all'ultimo sulla destra. La cortina era tirata solo dal lato che dava verso l'entrata della stanza, così appena la superò, Harry potè vedere Malfoy seduto sul letto appoggiato a morbidi cuscini, intento a leggere alla luce della candela. Il manuale tra le sue mani non sembrava tra i più interessanti, il cui titolo recitava: "Vecchi incantesimi per nuovi maghi", e Draco ne sfogliava svogliatamente le pagine con occhi stanchi.

 

Harry indietreggiò di qualche metro, stringendo forte la bacchetta. Ora era davvero tentato di far dietrofront, ma mentre ancora lo pensava si obbligò a togliersi di dosso il mantello dell'invisibilità con la mano libera e a riporlo in una tasca della veste. Questa volta avanzò di nuovo verso il letto facendo però rumore con le scarpe. Quasi subito seguì il tonfo di un libro che viene chiuso di scatto.

 

«Chi c'è?» chiese Malfoy in tono vagamente impaurito.

 

Harry si fece avanti e si parò davanti a Malfoy. L'altro ragazzo strabuzzò gli occhi e con la mano destra corse al comodino a recuperare la propria bacchetta, ma Harry, che già impugnava la sua, fu più svelto.

 

«Expelliarmus» e la bacchetta di Draco volò diritta nelle sue mani.

 

«Potter! Che diamine ci fai qui?!» urlò Malfoy, indietreggiando contro i cuscini con una smorfia di dolore. Rendendosi però conto di quanto spaventata fosse risultata la sua reazione, si tirò su a sedere un po' più dritto e sul suo volto non c'era più traccia del dolore provocato dalle ferite. «Sei venuto a concludere il lavoro e ad ammazzarmi davvero?» lo sfidò.

 

«No, al contrario Malfoy, sono venuto a scusarmi» pronunciò Harry con il tono più calmo e controllato che riuscisse ad ottenere, nonostante il cuore gli stesse martellando nel petto.

 

Malfoy scoppiò a ridere in segno di scherno e le sue spalle si rilassarono. «Scusarti? Ma fammi il piacere, Potter. Ridammi la bacchetta e sparisci di qui prima che decida di alzarmi a prenderti a cazzotti»

 

Harry non si mosse e sospirò. «Poserò le nostre bacchette a terra e poi tu mi ascolterai, chiudendo per una volta quella tua dannata boccaccia» la tentazione era stata di insultarlo di più, ma non gli sembrava il modo migliore di iniziare delle scuse.

 

«Potter vattene! Non me ne frega niente delle tue fottute scuse, vattene.» ma visto che Harry restava fermo al suo posto, Malfoy cambiò tattica: «Madama Chips! Infermiera!!» urlò verso la porticina chiusa, prima di guardarlo con una smorfia di trionfo.

 

«Non può sentirti, nessuno al di fuori di questa stanza può. Un piccolo, utile incantesimo» gli spiegò Harry pacato, mentre si chinava a posare a terra le loro bacchette senza smettere di tenerlo d'occhio. Malfoy fece immediatamente gesto di volersi alzare per recuperarle, così Harry fu costretto a rialzarsi di scatto brandendole entrambe in mano. «Fermo lì!» esclamò.

 

«Dai, colpiscimi Potter. Ora sono disarmato, no? Vediamo se ne hai le palle» lo canzonò nuovamente Malfoy, ma ora il suo sguardo era un po' più preoccupato.

 

«Non voglio farti niente, piantala. Sono venuto qui per scusarmi. L'incantesimo che ho...- ma non poté finire la frase.

 

«Ma certo, prima Potterino fa il cattivo bambino e poi viene qui a implorare perdono. Che succede se non ti scusi, la mamma ti sculaccia? Ah no, giusto,- Malfoy lo guardò dritto negli occhi con un sorriso crudele, sollevando le sopracciglia- tu non ce l'hai. Sarà stata quella ciccio...» le ultime parole gli morirono in gola.

 

Harry si era lanciato contro di lui, afferrandolo con una mano per il bavero del pigiama e sollevandolo dai cuscini di forza, mentre gli puntava le loro due bacchette contro il petto. «Non osare mai più...» sibilò aggressivo, ad un palmo dal suo naso, ripercorrendo nella memoria la sensazione di tutte le volte in cui gli aveva scagliato un pugno. Un incantesimo stava già per salirgli alle labbra ora che Malfoy era lì davanti a lui, indifeso, ma poi notò la paura codarda nei suoi occhi e lo mollò di scatto, indietreggiando sconvolto. Senza nemmeno rendersene conto lasciò cadere a terra le bacchette che tintinnarono sul pavimento e rotolarono dietro di lui.

 

«Smettila Malfoy. Non sono venuto qui per scontrarmi con te di nuovo» dichiarò Harry, senza riuscire a guardarlo in faccia, ancora sconvolto da quella rabbia che lo aveva pervaso. Credeva di essersi ormai abituato alle battutine idiote di Malfoy, ma ancora cascava nelle sue stupide provocazioni, soprattutto quando nominava i suoi genitori.

 

«Vattene di qui, Potter, e non mi disturbare più» Malfoy parve quasi sputargliele addosso quelle parole. Poi, per un attimo, sembrò indeciso su cosa fare, come se stesse valutando di mettersi in piedi per fronteggiarlo, ma alla fine decise di allungare un braccio per recuperare il suo libro, caduto a terra poco prima, senza che Harry se ne rendesse nemmeno conto. Lo aprì con un gesto secco e finse di tornare a leggere, come se il Grifondoro fosse scomparso.

 

«Non me ne vado, Malfoy. Prima stavo cercando di dirti che non conoscevo i reali effetti dell'incantesimo che ti ho scagliato addosso» Harry respirò a fondo, immaginando che l'altro gli avrebbe nuovamente urlato contro, ma nessuna risposta venne. Così, incerto su cosa dire, proseguì: «L'ho usato per proteggermi dalla tua maledizione Cruciatus, come ben saprai, ma ho quasi rischiato di ammazzarti. Non era certo quello che avevo in mente, per quanto io ti odi. Volevo solo difendermi. Io...» Harry osservò l'altro ragazzo e la sua finta espressione annoiata, senza sapere come continuare. 

 

Più lo guardava e più gli montava la rabbia. Lui era lì, a cercare di chiedere perdono al suo nemico, se non proprio numero uno, quantomeno numero due, mentre l'altro ora lo ignorava bellamente. Non sopportava più quella faccia da schiaffi che aveva assunto. Voleva davvero colpirlo, ma poteva solo scagliarglisi contro a parole.

 

«Ascoltami! Non volevo cercare di ammazzarti! Io non sono come quegli schifosi... come...» Ecco! Finalmente Malfoy lo stava guardando e lo stava anche degnando della sua più totale attenzione, ma Harry aveva perso le parole.

 

«Non sei come chi, sfregiato? Come il Signore Oscuro? Come i suoi Mangiamorte? No, certo che no. Tu non ti sporcheresti mai le mani con il sangue di qualcuno» lo canzonò beffardo Malfoy. «San Potter non potrebbe mai sfregiare a sua volta qualcuno o non sarebbe più l'unico a potersi vantare della sua cicatrice»

 

Harry tremava lì in piedi davanti al letto dell'infermeria. Non sapeva in preda a quale emozione fosse. Rabbia, vergogna, tristezza: erano tutte lì, che ribollivano dentro di lui.

Sentirsi dire quelle parole da qualcuno era stato peggio di uno schiaffo in faccia. Una parte di lui sapeva che Malfoy le aveva dette solo per provocarlo l'ennesima volta, che era stato lui stesso a servirgli quella provocazione su un piatto d'argento. Sentirselo dire a voce, però, lo aveva comunque fatto star male. Non era più solo un'insinuante voce nella sua testa, ma un altro essere umano aveva affermato che lui non era poi tanto diverso da Voldemort. Per anni si era reso via via più conto delle loro somiglianze, ma fino a quel momento aveva sempre potuto affermare con orgoglio che lui era dalla parte del bene, dalla parte del giusto.

 

Quella riflessione gli riportò alla mente un ricordo doloroso, una frase che il suo padrino gli aveva detto.

"Il mondo non è diviso tra brava gente e Mangiamorte."

Lungi dall'essersi perdonato, Harry si sentì come sgonfiato, svuotato di tutte le sue emozioni. Non sapeva più cosa pensare. Perché era andato lì? Forse, in cuor suo, aveva davvero sperato che Malfoy lo perdonasse per avere così il coraggio lui stesso di perdonarsi.

 

«Quella maledizione... ti ha davvero lasciato delle cicatrici?» mormorò Harry rivolto all'altro ragazzo.

 

Malfoy ridacchiò. «Allora ti importa davvero di essere l'unico ad avere una bella cicatrice da esibire»

 

Harry non si arrabbiò per quel commento, ma continuò a fissarlo dritto negli occhi, con espressione rattristata. «Dico sul serio, Malfoy»

 

Il Serpeverde lo guardò come se fosse impazzito. Mai prima di allora Potter si era interessato ad una cosa del genere e quella non era di certo la prima volta in cui Draco finiva in infermeria, talvolta anche a causa dello stesso Potter. Perché quella storia della cicatrice ora era tanto importante?

Alla fine decise di rispondere la verità, forse così Potter si sarebbe levato di torno. Per qualche glorioso minuto gli era sembrato di essere tornato indietro nel tempo, a quando provocare Potter era uno dei suoi passatempi preferiti. Ma ora non era più così, ora aveva capito cosa volesse dire avere delle responsabilità più grandi di lui, e se nemmeno Potter rispondeva più a tono, non aveva senso continuare. Aveva già passato una pessima giornata, coronata nel più orribile dei modi grazie a lui. Voleva solo dormire e smettere di pensare a ciò che ormai da mesi lo tormentava sempre di più e che lo aveva portato a ritrovarsi a piangere in quel bagno del sesto piano, in compagnia di un fantasma frignone che credeva di essere simile a lui.

 

«Sì, sono rimaste delle cicatrici in corrispondenza dei tagli più profondi. Ora cosa devo fare Potter? Mostrartele e vantarmi come fai tu? Ecco qui» e si tirò su la manica destra, mostrando una paio di linee ancora arrossate che gli attraversavano l'avambraccio.

 

Harry si avvicinò al letto per vederle meglio. Non gli aveva lasciato una sola cicatrice, gliene aveva lasciate tantissime. I tagli provocati dall'incantesimo si erano aperti ovunque sul corpo di Malfoy. Harry rabbrividì e, senza riflettere, fece per allungare una mano per afferrargli il polso. Un'altra linea biancastra correva lungo quel braccio pallido, ma ormai si vedeva a fatica.

 

Malfoy a quel gesto si ritrasse quasi schifato, afferrandosi con la mano però l'avambraccio sinistro. «Giù le mani! Cosa credi di fare Potter? Anzi, no, so io cosa devi fare: devi andartene. Se davvero vuoi qualcuno che ti dica che sei ancora un bravo bambino, vai a piagnucolare dalla Sanguemarcio o da quello sfigato di Lenticchia»

 

Harry lo ignorò meglio che poté, mentre parte del suo cervello analizzava la strana reazione di Malfoy. Non aveva avuto problemi a mostrargli il braccio destro, ma appena aveva cercato di avvicinarsi, aveva nascosto quello sinistro. Quella era decisamente un'ulteriore prova a favore della sua ipotesi e ormai ne era praticamente certo: Voldemort aveva marchiato per sempre anche Draco Malfoy, ammettendolo così tra le fila dei Mangiamorte. Questo significava, però, anche un'altra cosa, ossia che Harry lo aveva appena definito "schifoso".

 

«Che cos'era l'altra cicatrice?» chiese in tono distaccato.

 

«Non so di cosa parli, Potter» replicò Malfoy tornando alla sua solita voce strascicata, come se non fosse successo nulla.

 

«Lì, sul braccio destro. Si intravedeva un altro taglio, molto più vecchio»

 

Malfoy lanciò involontariamente un veloce sguardo al braccio prima di rispondere. «È stato quello stupido pennuto al terzo anno. Anche se, in effetti, grazie a questa ferita ho potuto comandarti a bacchetta per tre mesi durante tutte le lezioni di pozioni» ghignò al ricordo. Harry alzò gli occhi. «Tuttavia ora quella bella cicatrice è coperta da quelle che mi hai lasciato tu oggi pomeriggio» riprese Malfoy.

 

«Ho già detto che mi dispiace. Credevo che il dittamo avrebbe risolto, come ha detto Piton»

 

«Ti dispiace eh, ma non abbastanza da levarti di torno una volta per tutte. Vattene prima che decida di lasciarti anche io una seconda bella cicatrice su quella tua faccia» lo minacciò il Serpeverde.

 

«Oh, sul serio? Pensi davvero che questa sia l'unica cicatrice che ho?- disse Harry in tono canzonatorio sfiorandosi la fronte -Non siamo tutti così codardi da aver ricevuto ferite solo da un quasi innocuo ippogrifo dopo averlo insultato»

 

«Povero, povero Potter e il suo stupido, infantile orgoglio Grifondoro. In quanti guai ti sei cacciato, sfregiato?»

 

Harry rise sfacciato. Non sapeva cosa lo stesse spingendo a continuare a dar retta a Malfoy, ma quel battibecco lo stava divertendo. Era tutto l'anno che Malfoy lo evitava, troppo preso dalla sua missione qualunque essa fosse. E anche lui aveva la sua missione, quella con Silente, e le sue responsabilità. Ma quel gioco tra di loro lo stava facendo sentire come se fosse tornato indietro nel tempo, a prima di scoprire il suo destino e che cosa dicesse la profezia.

 

«Questa» e si tirò su anch'egli la manica destra della veste, rivelando una cicatrice lungo l'incavo del braccio «me l'ha procurata il pugnale di Codaliscia quando ha preso il mio sangue per far rinascere Voldemort»

Dopo quelle parole tacque per osservare la reazione di Malfoy che non tardò ad arrivare. Il ragazzo, infatti, rabbrividì e si ritrasse un po' di più contro i cuscini del suo letto.

 

«Questa» proseguì, mostrando ora il dorso della mano sinistra «è opera della Umbridge. Ho dovuto scrivere centinaia di volte le parole "Non devo dire bugie" con una penna che utilizzava il mio stesso sangue come inchiostro, solo perché ho cercato di dire a tutti che Voldemort era tornato»

 

Malfoy sembrava paralizzato. Non osava rispondere e fissava con un misto di orrore e incredulità appena visibili la mano di Harry.

 

«Qui, invece,- e sbottonò di quel tanto che bastava la veste nera per poter mostrare la porzione di pelle poco sotto la spalla sinistra -è dove la zanna di un basilisco mi ha perforato il braccio al secondo anno» concluse.

 

«Ti stai divertendo a metterti in mostra, Potter? Perché già che ci sei non ti denudi per farmi vedere anche di quella volta in cui ti sei sbucciato le ginocchia da bambino cadendo dalla scopa?» commentò Malfoy con voce strascicata e annoiata, anche se Harry era sicuro che fino a poco prima fosse rimasto suo malgrado impressionato.

 

«Quindi vorresti che mi denudassi, Malfoy? Non credevo avessi certi... gusti» chiese sarcastico, mentre risistemava lentamente la veste.

 

Le guance pallide del coetaneo avvamparono immediatamente e in modo assolutamente visibile anche alla sola luce della torcia. Il vecchio libro di incantesimi che ancora reggeva in mano venne scagliato contro Harry con cattiveria, senza che quest'ultimo avesse i riflessi abbastanza pronti per scansarsi. Riuscì quantomeno a proteggersi il volto alzando all'ultimo le mani, evitando che il libro gli spiaccicasse gli occhiali sul naso. Anche così l'impatto fu comunque doloroso.

 

«Sparisci Potter!» Ora Malfoy si era alzato in piedi, con tutta l'intenzione di recuperare la sua bacchetta.

 

Harry, quando lo vide parato di fronte a sé, indietreggiò di riflesso, ma non abbastanza in fretta, ritrovandosi così piuttosto vicino all'altro.

 

«Ti sei addirittura alzato anche se ancora ferito per denudarmi tu stesso?» lo schernì Harry senza riuscire a trattenersi.

 

Che cavolo gli prendeva? Cos'erano quelle stupide battutine che continuavano ad uscirgli dalla bocca?

Ma la risposta al perché continuava a farle fu per la seconda volta ben palese sul viso di Malfoy, che si era chiazzato nuovamente di rosso. Senza più libri a disposizione, il Serpeverde lo colpì direttamente con entrambe le mani al petto, spingendolo malamente e costringendolo ad indietreggiare ancora. Quando caricò il secondo colpo, distratto dal fatto che la sua bacchetta era ormai a portata di mano se solo si fosse chinato a terra, Malfoy non vide subito le mani dell'altro che correvano ad afferrargli i polsi e il suo attacco finì nel vuoto.

 

«Dovresti restare a letto, sei ferito» disse Harry, talmente vicino ormai all'altro che Malfoy poté sentire il suo fiato sulla faccia.

 

«Fottiti, Potter. È colpa tua» sibilò in risposta Malfoy cercando di divincolarsi dalla presa di Harry.

 

«Scusami» rispose Harry in modo dannatamente serio.

 

Il Serpeverde lo fissava sconvolto, così vicino a lui da poter vedere il riflesso della luce della torcia su una delle lenti dei suoi occhiali e poi, ancor più in là, in uno dei suoi occhi verdi. Harry Potter, le cui uniche volte in cui si era ritrovato così vicino a lui era stato durante le risse, gli stava chiedendo scusa ad un palmo dal suo naso. Draco strattonò nuovamente le braccia, ma la presa non fece altro che diventare più ferrea.

 

«Lasciami» il suo sussurro era risultato quasi supplicante e Malfoy si vergognò di questo.

 

«No» rispose il Grifondoro.

 

Nessuno dei due sapeva esattamente come fossero finiti in quella situazione. Era tutto così surreale da far quasi credere ad entrambi che il tempo in quella stanza avesse cominciato a scorrere in modo bizzarro. Era come se fossero tornati indietro, a quando si battibeccavano per i corridoio senza troppi problemi per la testa, ma allo stesso tempo erano sempre loro, due ragazzi sulla soglia dell'età adulta, che avevano smesso di litigare continuamente come ragazzini, ma che ancora consideravano l'altro come un nemico, come un punto fermo in quel mondo che cambiava troppo in fretta.

 

Harry non era sicuro di poter spiegare cosa provasse in quel momento o perché si stesse comportando così, ma in quell'atmosfera surreale si sentiva come se tutto potesse accadere. Dopotutto, qualcosa di assurdo era già successo: quella era stata probabilmente la conversazione più lunga che avesse mai avuto con Draco Malfoy.

Fu con quel marasma di pensieri in testa che agì. Mai prima di allora aveva pensato di poter fare una cosa simile né avrebbe mai nemmeno sospettato che ci sarebbe stato un giorno in cui ne avrebbe sentito l'impulso irrefrenabile, ma in quell'infermeria, dove il tempo si era fermato, accadde.

 

Harry, tenendolo ancora per i polsi, trasse a sé Malfoy. La distanza era così minima che, Harry ne era sicuro, se ci fosse stata più luce avrebbe potuto vedere le vene bluastre sotto quella pelle pallida. Per un attimo si guardarono: nessuno dei due era più spaventato o arrabbiato. Era come se entrambi sapessero cosa stava per succedere.

Harry annullò del tutto lo spazio che ancora li separava posando la sua bocca su quella di Draco. Il bacio che ne seguì fu rude, bisognoso, uno scontrarsi di labbra e un intrecciarsi di lingue che mai Harry aveva sperimentato prima. Malfoy, con i polsi ancora imprigionati, si appoggiò contro il suo petto con le mani rispondendo come al solito colpo su colpo al suo bacio. Attraverso la stoffa nera della divisa scolastica, Harry era conscio fosse ben avvertibile il battito accelerato del suo cuore, così come lo era quello di Malfoy attraverso le vene pulsanti dei suoi polsi.

 

Harry era confuso, totalmente preda delle sensazioni che stava vivendo. Per mesi aveva creduto di provare qualcosa per Ginny, la proibita sorella del suo migliore amico, e spesso aveva immaginato di baciarla. Quelli con lei nella sua mente erano sempre baci soffici, gentili, al profumo di fiori: un dolce sogno.

Quello che stava vivendo ora con Draco Malfoy invece era aggressivo, passionale, tutt'altro che sognante. Era qualcosa di inaspettato, che aveva risvegliato in Harry bisogni e sensazioni che nemmeno sapeva di provare. Era un bacio assurdo, fuori dal tempo, ma anche dannatamente reale.

 

Qualcos'altro, però, fu ugualmente reale e strappò completamente Harry dai suoi pensieri. La ginocchiata in mezzo alle gambe non arrivò troppo forte, ma fu del tutto inaspettata. Harry strabuzzò gli occhi incredulo, staccando finalmente le labbra da quelle di Draco. Poi arrivò il dolore. Gemendo, Harry lasciò andare i polsi di Malfoy che lo guardava sghignazzando apertamente.

 

«Mai abbassare la guardia, Potter» gli sibilò Malfoy in faccia prima di schioccargli un altro, veloce, bacio sulle labbra. «Ora vattene» lo congedò voltandogli le spalle per recuperare la propria bacchetta e il libro da terra.

 

Harry rimase lì impalato, ancora in preda al dolore alle parti intime, ad osservare Malfoy che si rimetteva con calma a letto e posava libro e bacchetta sul comodino. Anche lui alla fine si decise a recuperare la sua, odiando Malfoy per quella ginocchiata che ora gli rendeva difficile anche solo chinarsi. Quando riuscì a rimettersi dritto, infilò la bacchetta magica nella tasca vuota della veste ed estrasse dall'altra il mantello dell'invisibilità ancora ripiegato.

 

«Sei davvero uno stronzo» disse a Malfoy cercando di risultare arrabbiato, ma senza riuscire a nascondere, nonostante tutto, un certo divertimento.

 

Malfoy gli sorrise trionfante, come se dimostrargli di essere uno stronzo fosse stato lo scopo della sua esistenza. 

«Sparisci Potter, e non tornare» e Harry non se lo fece ripetere più. Indietreggiò di qualche passo oltre la tenda tirata a lato del letto e infilò il mantello, sparendo alla vista. Ripercorse a ritroso la stanza e, prima di chiudersi alle spalle le porte dell'infermeria, annullò l'effetto del "Muffliato". In quello stesso momento Draco spense la candela sul suo comodino.

  
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