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Autore: Eevaa    06/01/2019    8 recensioni
...perché Kaarot, del resto, era l'unico che avrebbe potuto capirlo veramente, era l'unico il quale, per altri motivi, stava subendo il suo stesso identico destino. E, proprio come lui, aveva un'altra vita intera da vivere, da scrivere. Per un attimo, per qualche breve secondo, provò compassione per quell'uomo così come l'aveva per se stesso.
Erano entrambi sulla stessa barca e, volenti o nolenti, avrebbero dovuto cominciare a remare.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Goku, Vegeta | Coppie: Goku/Vegeta
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©. 

Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale su EFP.
La fanart della copertina non mi appartiene.
Nessun copyright si intende violato.
 
 

-AFTER ALL -
CAPITOLO 63 - OMBRE DAL PASSATO



Fratellino.
Di spiriti maligni selvaggi, gente morta deambulante come se nulla fosse, resurrezioni inaspettate e fantasmi dei Natali passati, Goku ne aveva visti parecchi. Ma mai, mai si sarebbe aspettato di poter contemplare ancora una volta quegli occhi neri così simili, quasi identici ai suoi. Quegli occhi che non avevano tardato a squadrarlo con una strafottenza intollerabile, traboccante di sdegno dalle dita dei piedi alla punta dei lunghissimi capelli d'ebano.
Fratellino, così l'aveva chiamato.
Quante volte l'aveva sognato, quante volte quell'uomo era apparso nei suoi incubi, facendogli risuonare le urla terrorizzate di Gohan quando, più di cinquantanni prima, era stato rapito dall'alieno atterrato sulla Terra una tiepida mattina di primavera. Non avrebbe potuto contare sulle dita di una mano le innumerevoli notti trascorse a pensare a come sarebbe stato se l'avesse convinto a non essere un tale farabutto, specialmente dopo aver vissuto sulla propria pelle il cambiamento di Vegeta il quale, se possibile, era stato ben più bastardo di lui. E quante altre volte aveva immaginato come sarebbe potuto essere se Freezer non avesse distrutto Vegeta Sei, se qualcuno fosse andato a recuperarlo sulla Terra da bambino, se avesse potuto vivere a fianco dei saiyan. Sarebbe stato tutto diverso e lui... beh, lui sarebbe stato il suo maestro.
«Radish...» si appellò a lui con sguardo severo. Erano passati tanti, troppi anni, eppure era come se fosse passato un giorno solo. Ma cosa ci faceva lì? Che i Draghi avessero chiamato nuovi rinforzi dall'inferno?
«Che piacere rivederti, Kaarot» rispose egli continuando a stringere tra le mani la Sfera del Drago, rivolgendosi poi a Vegeta nominando la sua alta carica nella loro lingua natia. «Kuhun'shi, qual buon vento!»
Vostra maestà.
«Pochi convenevoli, Radish. Sappiamo che non hai buone intenzioni» sentenziò il principe dei saiyan, spazientito.
No, Vegeta non si sarebbe certo aspettato di vederlo da quelle parti ma, per la poca stima che aveva provato per lui nella loro precedente vita, non gliene poteva importare di meno che fosse lì. Anche se, in realtà, non si ricordava nemmeno più del perché lo stimasse così poco, così come aveva stimato poco Nappa.
Si era ritrovato a rifletterci su più e più volte nel corso degli anni e, forse, era persino giunto ad apprendere che in realtà non avessero fatto proprio nulla di male per farsi trattare così da lui. L'avevano cresciuto, servito e riverito fedelmente, in fondo. Che fosse stato lui stesso troppo severo con quei due, di quello ne aveva preso coscienza. Ma, del resto, era cresciuto tra le menzogne e gli aguzzini, non gli era mai stato facile fidarsi davvero di qualcuno e, sebbene i due scagnozzi non gli avessero mai dato modo di pensare che lo avrebbero tradito, aveva sempre preferito mantenere una certa distanza da loro. Non li aveva considerati amici, non aveva mai considerato amico proprio nessuno. Il primo... il primo era stato Kaarot. Era sempre stato Kaarot.
E così era stato lui stesso a tradirli, a lasciarli morire come se niente fosse. Non si sentiva in colpa, Vegeta, quello mai. Ma, nel vedere quell'infima terza classe dopo così tanti anni e, soprattutto, nel vederlo faccia a faccia con quell'altro imbecille di terza classe, non poté fare a meno di essere indulgente e di evitare di ucciderlo seduta stante. Forse si era davvero rammollito.
«Come siamo acidi... è questo il tuo modo di salutarmi dopo tutto questo tempo?» asserì Radish con tono amaro. Non si era certo dimenticato del trattamento che il suo principe gli aveva riservato o meglio, ciò che egli non aveva fatto. Non gli era mai passato per l'anticamera del cervello di resuscitarlo e per questo, Radish, non poteva fare a meno di portare rancore.
«Dacci la sfera, Radish, e nessuno si farà male» ordinò Goku facendo un passo verso di lui, aprendo la mano con il palmo rivolto verso l'alto, intimandogli con un gesto del mento di posarvi sopra la piccola sfera dalle sei stelle.
L'uomo rise, rise sguaiatamente, poi contemplò l'oggetto del desiderio studiandolo come se fosse un diamante grezzo. Era piccola, molto piccola, delle dimensioni leggermente inferiori di una pallina da ping-pong. Lucente, di un arancione caldo e dalle sei stelle dello stesso colore di un praticello primaverile.
«Temo di non poterlo fare, fratellino. Ho ordini differenti» spiegò Radish indicando con il pollice un punto imprecisato, là dove il buio della caverna lasciava intravedere solo delle ombre scure. E dal buio apparvero altre figure, tante, minacciose, con i denti digrignati e l'odore acre di chi era stato rinchiuso all'inferno per troppo tempo.
I due saiyan si misero in posizione di difesa, osservando i nemici disporsi disordinatamente alle spalle del loro interlocutore.
«Ordini di chi, razza di venduto?!» sibilò Vegeta con disprezzo. «Non sai nemmeno quale sia la causa di tutta questa battaglia».
«Ordini da coloro che mi hanno ridato la vita. La vita stessa che voi mi avete tolto» gracchiò Radish con tono velenoso, prima di venire preso per la tuta da battaglia dal principe in persona il quale, ringhiandogli in volto, iniziò a percepire la rabbia attecchire ai suoi neuroni, puntando poi la mano libera sulla folla nelle retrovie.
«Non ti conviene farmi girare le scatole, bayn srih. Dai la sfera al tuo principe e levati dai piedi, se non vuoi che ti riporti via la tua tanto agognata vita».
Goku riconobbe quella parola. Del resto Vegeta si era appellato a lui in quel modo per anni. Terza classe.
«Principe?! Ahahah! Non farmi ridere! Non ti sei fatto scrupoli a lasciar morire gli ultimi membri della tua specie, quando eravamo in difficoltà» lo incalzò il saiyan con risentimento, mormorando poi una frase di sdegno nella loro lingua natia (che Goku non seppe decifrare), cosa che fece andare in escandescenza Vegeta. Lo sbatté contro una delle pareti e uccise poi tutti i suoi uomini con dei raggi di energia. La caverna tremò e lasciò cadere dal soffitto delle macerie che ricoprirono i corpi dei cadaveri.
Radish sogghignò nonostante la schiena premuta con vigore contro la roccia appuntita e, schioccando la lingua con disgusto, fissò il suo vecchio comandante innervosirsi ancor di più quando, alle sue spalle, avvertì la vita riprendere possesso delle vittime da lui mietute.
Il rumore dei sassi che, lentamente, scivolarono giù dalle vesti dei nemici per infrangersi sul terreno rimbombò contro le pareti, riempiendo l'aria di ulteriore tensione. Vegeta spinse il nemico ancor più forte contro la roccia, premendogli il petto con le mani nodose nel tentativo di impedirgli di respirare.
«Radish, ascolta... ragiona! Stai perdendo solo il tuo tempo, non puoi batterci, non costringerci a ucciderti di nuovo» tentò nuovamente di convincerlo Goku con le maniere delicate, avvicinandosi solo di un passo nella loro direzione per poter intravedere i suoi occhi scuri socchiudersi nell'ombra. «Dacci la sfera e vai via da qui, collabora! Siamo più forti di te».
«Hah! Non mi interessa! È questione di orgoglio!» lo rimbeccò il fratello maggiore. Strinse ancor più forte nella mano la sfera luccicante, sentendo poi le forti mani del principe sbatterlo più forte contro la parete per poi lasciarlo andare.
«Tsk! Orgoglio?» sibilò Vegeta velenoso. «Che ne sai tu dell'orgoglio?»
«E tu che ne sai?! Sei diventato mite come un agnellino a furia di frequentare i terrestri. Si vociferano tante cose di te, all'inferno» lo provocò Radish senza staccare la schiena dalla parete, ridacchiando tra sé e sé. «Quanti saiyan bastardi hai procreato mischiando il nostro genoma con una specie inferiore? Due o t-» ma Radish non riuscì a concludere la frase perché, con l'ira e la forza di un uragano, il principe si abbatté su di lui con una testata.
«NON OSARE!» abbaiò Vegeta mettendogli entrambe le mani al collo, sentendolo annaspare. Gli altri nemici tentarono di avvicinarsi, ma il principe riuscì a tenerli alla larga aumentando così tanto la sua aura da trasformarsi in Super Saiyan di quarto livello. La caverna tremò di nuovo.
«VEGETA, ASPETTA!» tentò di frenarlo Goku nel vedere che suo fratello, sotto le possenti dita del suo re, stava divenendo di un colore cianotico. Ma si sorprese. Eccome se si sorprese di se stesso, perché non aveva la benché minima idea del perché non volesse vederlo morire di nuovo. E anche Vegeta rimase di stucco, voltando di scatto il viso per incrociare quello del suo rivale.
Si guardarono per qualche istante, istante pregno di confusione. Non sapeva proprio cosa dire, Goku. Non sapeva perché lo avesse fermato, ma il principe non si fece troppe domande. Senza pensarci troppo su, allentò di poco la presa sul collo tarchiato del nemico, consentendogli a malapena di annaspare.
«Non osare parlare così dei miei figli» continuò il principe. Percepì una forte scossa elettrica lungo la schiena e allargò il viso con un sorriso perfido, voltandosi nuovamente per attanagliare l'avversario al suo volere. «Anche perché forse i tuoi amichetti degli inferi non te l'hanno raccontato...»
Goku spalancò gli occhi. Veramente gliel'avrebbe detto? Davvero si sarebbe spinto fino a quel punto?
«D-di cosa p-arli?» gracchiò Radish, con l'ultimo fiato rimasto.
«Anche tu ne hai avuta una...» lo incalzò il principe, con una strana luce negli occhi, beffardo come il suo sottoposto lo ricordava. «Una figlia mezza terrestre. Una combattente di gran lunga più forte di te».
«COS-» provò ad urlare Radish, ma le parole gli morirono in gola.
Successe tutto in un attimo: Radish si sentì pietrificare, il suo cuore mancò di un battito. Di tutto si sarebbe aspettato, ma non quello. Non quelle parole, non quella rivelazione, non una cosa così grande. Il suo orgoglio si piegò. Si sentì morire per un attimo, l'istante nel quale, privo di forze e di cognizione, lasciò scivolare dalla mano la piccola sfera del colore del sole, lasciandola cadere e rimbalzare sul pavimento.
Il suo tintinnio scosse le membra di tutti facendoli sussultare. Essa rotolò sul pavimento dissestato, raggiungendo i piedi del saiyan di terza classe che prendeva il nome di Kaarot. E, come un esplosione, il silenzio calato in quella grotta si infranse tra le urla di guerra di tutti i presenti.
Non vi era tempo per pensare, ma solo di agire: Goku prese la piccolissima sfera infilandosela in tasca, intimando Vegeta di raggiungerlo nell'immediato prima che, inferociti come bufali, i nemici si scagliassero su di loro tentando di fermarli. Il principe, dopo aver ringhiato in faccia a Radish, balzò nella direzione del suo alleato e Kibitoshin, puntando poi la mano aperta in direzione degli avversari. Ancora un colpo e la caverna sarebbe crollata, lasciando sotterrati tutti loro, compreso Radish il quale, frastornato, non si era mosso di un centimetro dalla parete.
Vegeta fece per lasciare andare una potente sfera di energia ma Goku, con il cuore in gola e l'orgoglio sotto i piedi, posò una mano sul suo braccio, costringendolo ad abbassarlo. Si guardarono di nuovo con occhi gravi, e il principe incurvò le sopracciglia basito. Era la seconda volta che quell'idiota gli impediva di uccidere quel decerebrato del suo sottoposto. Perché ci teneva tanto a risparmiargli la vita? Oltretutto i Draghi ci avrebbero messo meno di due secondi a resuscitarlo. Goku chiuse gli occhi per un secondo, percependo la mano di Kibitoshin afferrargli l'avambraccio libero per teletrasportarli immediatamente via da quella situazione.
Ma prima, senza ancora capacitarsi di come e perché avesse concesso la pietà al fratello maggiore, gli rivolse un ultimo sguardo disperato.
«Addio, Radish».


In un battito di ciglia lo scenario cambiò. Non vi era più umidità, odore di stantio e tenebra. Il sole di Namiub era pallido in quella zona, ma riusciva a intiepidire l'ambiente circostante. Vi erano piccoli arbusti color rame con le estremità filamentose mosse da un leggero venticello, e il terriccio secco si sollevava con uno sbuffo di polvere di tanto in tanto.
Nessuno osò fiatare, neppure il principe che, inizialmente, era giunto in quel luogo con tutte le intenzioni di comprendere cosa diavolo passasse nella mente del suo rivale. Ma, non appena poggiati i piedi in quel posto indicato da Gil come la posizione della sfera dalle quattro stelle, aveva dovuto tenere per sé i sentimenti contrastanti nei riguardi dell'idiota. Non aveva potuto fiatare perché, minacciosi come se li ricordava, dei visi conosciuti erano apparsi alla breve distanza. E come dimenticare delle facce così nauseabonde?
Uno era alto, con le spalle larghe e il tronco altrettanto possente. Un lungo mantello bianco ricadeva sferzato dal vento sulla tuta blu cobalto, in netto contrasto con il colorito singolare dell'essere spaventoso. La pelle rosso mattone, gli occhi più gialli di un felino e una barbetta corvina che ricopriva solo una piccola parte del mento allungato. Il Re degli Inferi sogghignava beffardo con le braccia incrociate, spalleggiato da un'altra figura ben conosciuta ai due super saiyan. Si era definito “l'essere perfetto”, che poi così perfetto non si era proprio dimostrato. Una spessa corazza verde circondava sia la muscolatura scattante che le ali violacee come gli occhi, occhi che Vegeta ricordava alla perfezione. Quel maledetto era esploso portandosi via con sé Kaarot per più di cinque anni.
«Non vedo una coppia così male assortita dai tempi di Zarbon e Dodoria» commentò aspramente il principe sgranchendosi le nocche, guardando Darbula e Cell squadrarli di rimando e, a tal proposito, Vegeta si domandò se mai avrebbe avuto l'occasione di rivedere anche i due scagnozzi appena citati.
«Mi sembra una scena già vissuta» commentò Goku, riferito palesemente al giorno in cui tutti i nemici erano usciti dalle porte degli inferi invadendo di nuovo la Terra.
«Già, che seccatura» rispose Vegeta, mettendosi in posizione di attacco. «Non vi è bastato morire una seconda volta, dobbiamo farvi fuori di nuovo, a quanto vedo!»
In tutta riposta entrambi i nemici scattarono in avanti con furia e voglia di distruzione. I quattro contendenti della sfera dalle quattro stelle si scontrarono a mezz'aria, pugno contro pugno, calcio contro calcio. Vegeta contro Cell, Goku contro Darbula il quale, immediatamente, non mancò di sfoderare la sua tecnica più infima tentando di pietrificare il saiyan il quale, però, evitò prontamente il suo attacco teletrasportandosi dietro di lui, colpendogli la base del collo con una gomitata. Vegeta, invece, preferì attaccare direttamente allo stomaco. Troppo rimorso nei confronti di quell'insetto fuori misura, troppi ricordi di un passato tormentato. Ma i Draghi avrebbero potuto resuscitare anche il più becero dei combattenti dell'inferno, anche il più infimo suddito del male; loro avrebbero sconfitto chiunque. Qualunque nemico che gli si fosse parato davanti loro lo avrebbero distrutto, annientato. Sarebbero andati avanti anche per giorni pur di estirpare quella minaccia alla radice, seppur stanchi, seppur stremati.
E così fecero perché, nelle successive tre ore, i due saiyan vennero teletrasportati qua e là per tutto il perimetro del pianeta Namiub, incontrando volti nuovi e volti vecchi – sì, anche Zarbon e Dodoria, i quali vennero fatti saltare in aria da un principe piuttosto risoluto – e annientando personaggi dalla dubbia provenienza per recuperare due, quattro, sei, sette sfere. Non ci volle poco tempo, nemmeno con le preziose informazioni di Gil e il teletrasporto immediato di Kibitoshin. Gli avversari da debellare erano tanti, alcuni di loro non erano stati così generosi come Radish da lasciarsi scivolare via la sfera dalle mani. Ci volle pazienza, costanza, resistenza e pelo sullo stomaco. Le loro mani erano dipinte del sangue secco dei loro nemici, nelle loro menti vennero impresse le urla di rabbia, di sofferenza. E, anche se il principe avrebbe dovuto essere abituato a mietere tutte quelle vittime, non fu propriamente così. Ogni vita spezzata non provocava più in lui orgoglio ed eccitazione ma, al contrario, pesava sulle proprie spalle come un macigno esattamente come pesava a Goku. Nonostante fossero insulsi, infimi, malvagi e perfidi, il costo di strappare via una vita era sempre alto. L'odore acre delle interiora nelle narici, il rumore delle ossa infrante martellava contro i timpani. No, non era e non sarebbe stata mai una passeggiata, ma alla fine riuscirono a recuperare tutte e sette le sfere.
«Gil è stato bravo?» trillò il robottino facendo due capovolte su se stesso, venendo immediatamente preso per uno degli arti inferiori da Goku il quale, con un sorriso forzato, lo trascinò verso di sé per compiere l'ultimo spostamento su quel pianeta desolato.
«Sì, sì, bravissimo» tagliò corto, rivolto poi a Kibitoshin dopo essersi messo il piccolo sacchetto contenente le sfere nella tasca della tuta. «Ora andiamo subito a portarle al capo dei saggi! Per quanto ne sappiamo ha accettato di distruggerle, sarà semplice».
Tutti annuirono, ancorandosi saldamente al tessuto della tunica rossa della divinità e, in un istante, scomparvero nell'aria per atterrare in una ventosa cittadina.
Al contrario di ciò che si aspettarono, il paesaggio non era affatto brullo. Una piccola oasi felice di un centinaio di case bianche si ergeva su un promontorio e, poco distante, un lago dall'acqua cristallina portava nutrimento alle piante verdi alte una decina di metri. Un panorama singolare e alquanto piacevole, se non fosse stato per la densità di popolazione presente su quel territorio che, da una prima e veloce osservazione, era tutt'altro che benvoluta dagli autoctoni. Centinaia e centinaia di nemici sostavano sui tetti delle case in attesa di qualcosa – o meglio qualcuno – che, proprio in quell'istante, aveva appena fatto la sua comparsa. Sul punto più alto del promontorio, circondato da una folta folla di esseri minacciosi, il capo dei saggi implorava a gran voce pietà per la sua famiglia e il suo paese.
«Semplice, eh?» commentò sarcastico il principe dei saiyan rivolto al suo rivale il quale, sconsolato, sbuffò incurvando le spalle possenti in una posa affranta.
«Giuro, non parlo più!»
«Ma questa è una notizia meravigliosa!» gracchiò ironico il principe, proseguendo la sua ironia rivolgendosi al grande esercito di malfattori i quali, silenziosi e minacciosi, iniziarono a levitare per raggiungere i due saiyan. «Grazie, grazie a tutti voi per la mano che mi avete dato a raggiungere questo traguardo!»
Goku alzò gli occhi al cielo ma non nascose un sorriso. Era un bene, in fondo, che Vegeta avesse mantenuto la sua ironia pungente nei suoi riguardi. Almeno, in tutta quella situazione catastrofica, vi era ancora una parvenza di normalità.
«Ora, se non vi dispiace, però, è il momento di porre fine a questa FESTA!» aggiunse sua maestà urlando con sprezzo l'ultima parola, accendendosi di luce dorata. Gil, spaventato, andò immediatamente a nascondersi alle spalle di Kibitoshin il quale, anch'egli ben intento a non farsi travolgere dalla ressa, scappò il più lontano possibile, lasciando ai due saiyan l'ingrato compito di distruggere quell'esercito infernale.
C'erano tutti, proprio tutti, Freezer compreso. Quella dannata lucertola li avrebbe perseguitati fino alla fine, questo Vegeta lo sapeva bene. Evidentemente quei gran bastardi dei Draghi erano perfettamente a conoscenza dello scompenso di nervi che causava quell'essere nauseabondo al principe dei saiyan.
I due guerrieri iniziarono a combattere con tutte le loro forze, trasformandosi nella loro ultima forma completa, ma decisero sensatamente di non unirsi nella fusione in modo da trovare un diversivo per poter consegnare le sfere all'anziano saggio. I nemici erano tanti, tantissimi, alcuni deboli e alcuni più forti, ma tutti ben intenzionati a non farla passare liscia all'eretico della Dimora dei Draghi e al suo alleato.
Goku, ringhiando, strappò via la testa con forza a Darbula per la seconda volta in quella giornata tragica mentre Vegeta, non contento di aver ucciso Freezer una gran manciata di volte, si apprestò a operare la sua vendetta nuovamente. I corpi dei condannati all'inferno cadevano come pioggia sulle case della piccola città macchiandole di sangue ma, come pronosticabile, come zombie i nemici si rialzavano dopo pochi secondi tornando all'attacco.
Malcontento, rabbia, frustrazione. Dopo parecchi minuti nessuno dei due aveva trovato un modo per avvicinarsi indisturbato al capo dei saggi e oramai Vegeta stava iniziando a perdere la pazienza. Dovette lottare con se stesso per non far saltare in aria tutto, civili compresi. Ma, se non avessero trovato il modo entro breve, l'unica soluzione sarebbe stata quella di andare su quel dannato promontorio e porre fine alla vita del povero namecciano che aveva creato le sfere.
Goku sperò con tutto il cuore di non doverlo fare, provò e riprovò ad avvicinarsi alla sua casa con cautela ma, a ogni tentativo, un nuovo nemico gli si parava di fronte e gli altri andavano a radunarsi proprio lì, per circondare il capo dei saggi. E, a un certo punto, un nemico inaspettato tornò in auge sorprendendo negativamente l'eroe della Terra. Goku ringhiò, affranto e arrabbiato.
«Radish, dannazione! Ti ho dato l'occasione di fuggire» soffiò Goku con estremo rammarico. Cosa diamine ci faceva lì? L'aveva risparmiato, aveva sperato che se ne andasse e non si facesse più vedere e invece era lì, pronto a combattere di nuovo, per una causa con la quale non c'entrava niente. A fianco di Freezer, per giunta, colui che aveva distrutto il loro pianeta.
«Dammi le sfere!» disse imperativo suo fratello colpendolo con un calcio che, però, non sortì alcun effetto su Goku.
«... speravo davvero di non doverlo fare, Radish. Speravo davvero di non doverti uccidere!» lo rimproverò con un tono amaro nella voce, facendosi colpire un'altra volta. Eppure quei calci e quei pugni non gli provocavano dolore, nemmeno un po'. Certo, suo fratello era debole, ma era davvero così debole da non causargli neanche un graffio?
«No, fratellino. Ho detto dammi le sfere» sottolineò il saiyan lanciandogli un'occhiata eloquente, quasi come a sottolineare un concetto in apparenza evidente, ma che evidente non era. Lo colpì di nuovo, piano. Molto piano. E allora Goku sbarrò gli occhi facendosi attraversare la mente da un pensiero insano. Suo fratello stava trattenendo la sua energia, stava quasi azzerando la sua aura.
«...R-Radish?» balbettò e, in quell'istante, germogliò il seme del dubbio che l'uomo che aveva di fronte gli aveva piantato in mente.
«Fidati di un saiyan, Kaarot» sussurrò Radish al suo orecchio, colpendolo svogliatamente con un pugno alla bocca dello stomaco.
E in quel momento Goku comprese, Goku capì cosa gli stava chiedendo suo fratello tra le righe. Perché il legame di sangue che li univa era sufficiente per capirsi, perché tra fratelli, in qualche modo, ci si capisce sempre nonostante tutto. Radish non avrebbe voluto sottrargli le sfere, non più.
Radish avrebbe voluto aiutarlo.

Continua...
 


ANGOLO AUTRICE:
Ciao gente! Eccomi tornata con un nuovo aggiornamento ravvicinato. Che dire? Questo pianeta Namiub è più tosto del previsto, ed è sopratutto pieno di sorprese.
Tra Radish e Vegeta, inutile, non corre buon sangue, eppure Goku ha deciso di salvarlo. Che diamine gli è preso? Eppure... eppure la sua scelta sembra dimostrarsi utile perché, a quanto pare, Radish gli sta proponendo un aiuto. Che la notizia della figlia l'abbia fatto smattare? O, rendendosi conto di essere alleato con Freezer, ha cambiato rotta? Oppure semplicemente, come ha ampiamente dimostrato in passato, sta mentendo?
Una cosa è certa. La missione dei nostri eroi sarà sia psicologicamente che fisicamente impegnativa. Siamo solo al secondo pianeta e già hanno dovuto affrontare parecchi fantasmi del passato. La distruzione di Neo Namek che ha fatto rivivere a Vegeta il suo pianeta, il ritorno di Radish, di tutti gli altri nemici. Dovranno compiere scelte non sempre etiche e non condivisibili, prendere decisioni complesse... tutte cose che potrebbero compromettere l'integrità psicologica dei due saiyan. Insomma, ve l'ho detto: ne vedremo delle belle. 

Vi lascio con una domandona: voi vi fidereste di Radish?

Ora che le vacanze sono finite non avrò purtroppo più tempo per la pubblicazione infrasettimanale. Tornerò a pubblicare ogni domenica, puntuale come sempre! :)
A presto!
Eevaa
  
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