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Autore: ViolaClegane    06/01/2019    0 recensioni
Viktor, il guardiano della Torre dell'Orologio, veglia sulle lancette e sulla luna, mentre una ragazzina ostinata cerca di scappare di casa. In un mondo notturno e allusivo, strani fiori bianchi inducono il sonno e i sogni intrecciati dei personaggi svelano un inquietante mistero. Una favola notturna sul senso del perdersi e ritrovarsi, fra innocenza e disincanto.
Genere: Malinconico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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Martina era dell’idea che fosse necessario distruggere il fiore. Io ero d’accordo con lei, ma non mi era sembrata davvero convinta. C’era qualcosa che la tratteneva, che le impediva di desiderare veramente la sua estinzione. Tutto sommato, il fiore era una possibilità. Forse giusta, forse no. Ma distruggerlo significava privarsene completamente, una volta per tutte: nessun ripensamento.
 
Voi cosa fareste, di fronte alla possibilità di sapere come sono state le vostre vite passate e, soprattutto, come saranno quelle future? Io non ho dubbi: rinuncio. A cosa mai potrebbe servire? Quando rinascerò, non ricorderò nulla di oggi, di adesso. Nemmeno di aver sbirciato avanti. L’unica vita su cui avrebbe effetto è questa e non è detto che sarebbe un effetto positivo. Se sarò felice, gioirò. Ma se sarò infelice, non voglio guastarmi questi giorni presenti per colpa di un fantasma futuro.
Temevo che Martina la pensasse allo stesso modo ma non sapesse resistere alla tentazione.
 
- Questa storia del fiore è assolutamente pazzesca. Assurda, inverosimile. Tu credi che sia tutto vero? E se lo zio avesse inventato ogni cosa? Se fosse uno scherzo di cattivo gusto? - aveva chiesto dubbiosa, davanti alla terrazza di fiori che avevamo di fronte a noi e che non sarebbero sopravvissuti ancora a lungo, per lo meno nelle nostre intenzioni.
 
- Se così fosse, come spieghi i nostri sogni?
 
- Non lo so. Potrebbero esserci molte spiegazioni, non necessariamente deve essere come scrive lo zio. Solo che non siamo in grado di trovarla. Potrebbe avere inventato tutto, no?
 
- Sì, potrebbe. Potrebbe essere tutta un’invenzione. Un fiore allucinogeno, niente più.
 
- No, niente più.
 
- Ma anche se fosse, dobbiamo disfarcene. Non possiamo tenerlo qui. Non credi?
- Sì, hai ragione. Lo distruggeremo. E se lo zio invece non avesse inventato nulla? Se fosse tutto vero?
 
- Se fosse tutto vero, sarebbe una ben strana cosa. Strana davvero. Rinascere? Cosa vuol dire? Insomma, chi ti dice che saresti proprio tu? Non mi convince.
 
- Lo sai e basta, no? Che domande! Come se ci fosse un modo per stabilire se una persona è proprio lei. Allora, come fai a sapere che sarai proprio tu, a svegliarti domani nel letto dove ti sei addormentato?
 
C’era qualcosa che non mi convinceva, ma non sapevo cosa. Pensare mi stancava: arrivavo a un certo punto, seguendo il filo, dove questo si attorcigliava e diventava una matassa indistricabile. Per questo pensare non era la cosa che mi riuscisse meglio: quando arrivavo alla matassa, per quanto provassi a sbrogliarla, non c’era niente da fare. E così io, alto quasi due metri, mi fermavo davanti a un gomitolo che mi era impossibile sciogliere, piccolo o grande che fosse, e mi toccava fermarmi o tornare indietro.
 
- Hai ragione -  ammisi.
 
- Come sempre.
 
- Come sempre. Stavo solo pensando a questo. Tu sai cosa significhi la parola infinito e anche la parola eterno, giusto? Però quando provi a immaginarlo, a capire pienamente, come è fatto questo infinito, non ci riesci. L’universo è infinito? Cosa vuol dire? Un vuoto che non finisce mai? Un pieno che non finisce mai? E mai cosa vuol dire? La verità è che il tempo non esiste, e forse lo spazio nemmeno. Può esserci un istante in cui tutto è iniziato? Ma se è un istante, c’è un prima. Quindi prima c’era il tempo. E anche prima del prima, all’infinito. Ma cosa sia l’infinito, non riusciamo a capirlo. E l’eternità nemmeno. Se vogliamo essere logici, è tutto un tremendo controsenso.
 
- Mi gira la testa! Che cose assurde dici!
 
- Perché la nostra testa è troppo piccola, per contenere tutte queste cose. Oltre il nostro limite c’è la verità. E forse, oltre quel limite, nemmeno più l’idea di verità ha senso. Perché sarebbe tutto e niente contemporaneamente. Che dici? È assurdo? Già, deve essere così. Tutto terribilmente assurdo. Ma non ci pensare. Adesso siamo qui. Abbiamo il faro, il mare. Non preoccupiamoci di quello che sarà. Essere qui e ora, questo è il segreto di tutto. Per lo meno, è tutto ciò che abbiamo.
 
- Tutto ciò che abbiamo – confermò pensosa Martina, cullando il Piccolo che era diventato Sebastian.
 
E poi distruggemmo il fiore bianco.
 
Io credo però che Martina ne abbia messo in salvo uno e che abbia continuato a guardare. A guardare avanti. Non so se l’abbia resa felice, ma non credo: gli spettri futuri hanno un non so che di cartilaginoso che è difficile da dissolvere come se fosse puro spirito. È più facile credere alla loro esistenza e sono più difficili da cacciare.
   
 
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