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Autore: vamp91    06/01/2019    1 recensioni
La stanza intorno a me iniziò a vorticare; tutto si fece confuso. L'unica cosa ben definita era il palco. Tutto il resto scomparve; c'eravamo solo io, lui e la musica. La sua voce roca, profonda e sensuale era qualcosa di indescrivibile. Ne avevo sentite tante, ma mai come quella. Stava risvegliando in me emozioni che avevo deciso di reprimere da tempo. Le note mi penetrarono fin nelle ossa, facendomi fremere...
(Se le mie storie vi piacciono commentate e fatemi sapere cosa ne pensate. Grazie a tutti)
Genere: Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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“Scusa se te lo ripeto, ma sei davvero bellissima”. Dylan mi lanciava qualche occhiata mentre guidava nel traffico serale.
“Grazie” risposi ancora una volta sorridendo.
Guardavo fuori dal finestrino, scervellandomi per trovare qualche argomento di conversazione. Ma era inutile. Ero completamente bloccata.
Mi sentivo un po’ a disagio, ma sapevo che era del tutto normale. La mia unica speranza era che la serata prendesse una piega migliore.
Quando finalmente arrivammo al ristorante, Dylan si precipitò ad aprirmi lo sportello. La cosa mi fece un po’ piacere; ormai non lo faceva quasi nessuno.
Il ristorante era davvero elegante, il che mi fece sentire sollevata; avevo scelto il vestito adatto.
Mentre il cameriere ci accompagnava al tavolo, sentii un improvviso senso di dejà vu. Vedevo me stessa sedermi in un posto chic come quello, obbligata dai miei a fingere di essere quello che non eravamo... una famiglia.
Deglutì, cercando di far sparire il nodo che sentivo in gola.
“Tutto bene?” chiese Dylan “ sei un po’ pallida”.
“Sto bene” risposi subito “Ho avuto così tanto da fare ultimamente... devo essermi affaticata un po’” sorrisi cercando di mascherare il nervosismo.
“Forse era meglio rimandare la serata allora”
“Ma no! Che dici” la mia mano cercò la sua per rassicurarlo.
Ma Dylan lo interpretò come un gesto diverso da quello che era e strinse la mia mano a sua volta, illuminandosi. Abbozzando un leggero sorriso la tirai via delicatamente. Non volevo che interpretasse male il mio gesto facendosi da subito delle illusioni.
La cena fu abbastanza tranquilla e trascorse senza nessun imbarazzo particolare. Non parlammo moltissimo. Gli argomenti che facevamo finivano sempre e la conversazione non riusciva mai fluida. Tuttavia più il tempo passava più mi rendevo conto che tra me e lui non avrebbe mai potuto esserci niente di più che una amicizia.
Era un tipo molto calmo, sulle sue. Aveva un cuore gentile ed era sempre pronto verso gli altri. Tutto l’opposto di qualcun’altro... no non dovevo fare paragoni.
Quando uscimmo dal ristorante Dylan fece un’altra strada, il che mi fece capire che la serata non era ancora finita. Ma dove voleva portarmi conciata in quel modo? La sua mano destra lasciò il volante, incerta se avvicinarsi alla mia. Senza pensarci ritirai la mia e le strinsi tra loro sulle gambe. Era stato un gesto involontario. Non avevo voluto che mi toccasse, non mi andava di lasciarglielo fare.
Lo vidi tornare con la mano sul volante e stringerlo leggermente. Capivo cosa provava. Si dava dello stupido per non essere stato più risoluto nel fare quello che gli andava in quel momento.
Fu allora che il mio cellulare squillò, come se volesse togliermi da quel momento imbarazzante. Chris? Sapeva che ero all’appuntamento, non avrebbe mai chiamato senza un buon motivo.
“Pronto, Chris?”
“Lei é Megan?” chiese una voce femminile molto formale.
“Si sono io. Ma chi parla?” cominciavo ad agitarmi.
“Sono l’infermiera dell’ospedale, il suo numero era il primo nelle chiamate rapide”
“È successo qualcosa al mio amico? Chris sta bene?”
“Il suo amico ha avuto un incidente, dovrà passare la notte qui, ha qualche ferita ma non é grave”.
“La ringrazio, arrivo subito”. Riagganciai fissando il vuoto, incapace di muovermi. Anche questo mi sembrava un dejà vu.
“Megan stai bene? Cos’é successo?”
Mi ero del tutto dimenticata di Dylan.
“Era l’ospedale; Chris ha avuto un incidente. Devo andarci subito”
Lui stava per dire qualcosa ma il mio sguardo lo zittì.
Quando arrivai chiesi in fretta dove si trovasse senza nemmeno aspettare che Dylan parcheggiasse.
Spalancai la porta della stanza senza bussare.
“Chris!” urlai correndo verso il letto.
“Cazzo! Tu che ci fai qui?” era incredulo.
“Mi ha chiamata una delle infermiere, sono corsa appena ho saputo. Cos’é successo?”
“Ok, ok.. che ne dici di calmarti?”
In quel momento sentii una risatina. Mi girai di scatto, gelando. Lì, in piedi accanto alla finestra c’era Ian, con il solito ghigno di scherno sulle labbra.
“Ciao piccoletta” disse squadrandomi dalla testa ai piedi.
Il mio corpo si infiammò in meno di un secondo sotto il suo sguardo lussurioso.
“Che ci fa lui qui?” chiesi stizzita.
“Non sei felice di vedermi?” ribatté lui.
“Per niente!”
Rise. Sapeva che mentivo. Cercai di ignorarlo e mi concentrai su Chris.
“Allora?”
“Non é successo niente di grave. Dei tizi ubriachi mi hanno infastidito, una parola tira l’altra e mi sono ritrovato a dovermi difendere. Erano di più quindi mi hanno conciato per le feste, ma poi é arrivato Ian e quei due sono scappati dopo averle prese”.
Mi girai a guardalo. Aveva fatto a botte eppure non aveva un graffio.
“Ci sono cresciuto in mezzo a queste cose tesoro”.
Sembrava leggermi sempre nel pensiero.
“Quindi ti ho rovinato la serata, avevo detto alle infermiere di non chiamare nessuno. Mi dispiace tanto”
“Stai tranquillo, non hai rovinato niente. E poi tu sei più importante di qualsiasi altro ragazzo” gli feci l’occhiolino.
Dietro di me sentivo due occhi perforarmi la schiena. Chissà cosa stava pensando in quel momento.
“Vado a parlare con il dottore”mi alzai andando dritta verso la porta.
Il medico mi rassicurò sulle condizioni di Chris, il che servì a calmarmi.
Feci un lungo sospiro e chiusi gli occhi.
“Megan?” Dylan si dirigeva verso di me “ allora come sta?”
“Ha un leggero trauma cranico e qualche escoriazione. Lo tengono qui stanotte, per sicurezza”.
“Beh, é una fortuna che non sia nulla di grave”mi sorrise gentile.
In quel momento Ian uscì dalla stanza e fissò lo sguardo su di noi. Alzò un sopracciglio e ghignò impercettibilmente; solo io me ne accorsi. Non disse nulla però. Lo vidi dirigersi verso un altro corridoio; chissà dove andava.
“Allora che vuoi fare? Io ho il turno tra qualche ora e devo prima cambiarmi. Torni con me?” sembrava sperarci.
“Preferisco restare qui ancora un po’; prenderò un taxi. Grazie della serata Dylan, sono stata bene”.
“Beh, mi fa piacere...” era indeciso, come se aspettasse che io gli dessi un qualche tipo di segnale. Ma non successe nulla.
“Allora ciao...” mormorò allontanandosi a testa bassa.
Sospirai. Forse accettare l’appuntamento non era stata una buona idea.
In quel momento Ian mi apparve davanti porgendomi una tazza fumante.
“É per me?” chiesi stupita.
“Sembri averne bisogno” il suo viso era serio.
“Grazie” nel momento in cui l’afferrai le nostre dita si toccarono e il mio corpo fu scosso da una scarica di brividi. Sperai non se ne fosse accorto.
Chiusi gli occhi, inspirando l’aroma del caffè appena fatto, poi ne bevvi una lunga sorsata.
“É  molto buono”
“Davvero?” Non mi diede il tempo di rispondere.
Afferrò la tazza dalle mie mani e bevve anche lui.
“Si hai ragione, é davvero buono” sorrise mentre me lo offriva di nuovo. Io esitai. Da quando eravamo così in confidenza?
“Che c’è? Non dirmi che sei una di quelle che si schifa a bere dalla stessa tazza”ghignò.
Mi stava provocando di proposito. Bene, non avrei ceduto.
Gliela strappai dalle mani, guardandolo negli occhi mentre bevevo.
“Ehi, l’hai finito tutto!” replicò.
“Vorrei esserne dispiaciuta, ma mentirei”
Era incredibile il modo in cui reagivo alle sue provocazioni. Eppure mi sentivo sempre me stessa quando ero con Ian.
Rientrammo in camera, chiacchierando del più e del meno con Chris. Ero decisa a passare lì la notte ma lui si oppose categoricamente.
“Torna a casa, io sto bene”
“ok... devo comunque chiamare un taxi”.
Ian mi strappò il telefono dalle mani.
“Ma che fai?”
“Ho la macchina, ti accompagno io”.
Ero davvero incredula.
“Mi sembra una buona idea Megan, é più sicuro”.
“V- va bene” mi lasciai convincere.
Gli diedi un bacio sulla guancia prima di uscire. Quando salimmo in auto mi resi davvero conto di essere da sola con Ian in uno spazio ristretto.
“Quindi il tuo appuntamento é andato male”.
Lo guardai.  “No, non direi. Cosa te ne importa?”
“Credevo non ti piacessero i tipi ordinari. Chissà che noia. Riesco a vederlo... in preda al panico mentre cerca di trovare qualcosa di cui parlare” ghignò.
Come cavolo ci riusciva ogni volta?
“Ti sbagli” sussurrai.
“Certo...”
Sapeva fin troppo bene di avere ragione.
“Quello é un’idiota; però su una cosa dovrei ringraziarlo”
“Sarebbe a dire?” alzai un sopracciglio.
“Se non fossi uscita con lui non ti avrei mai vista con questo vestito...” si era avvicinato pericolosamente al mio viso pur continuando a tener d’occhio la strada. “Sei davvero eccitante vestita così”
Il suo tono languido mi fece rabbrividire. I miei occhi si incatenarono ai suoi. Lo immaginai mentre fermava la macchina per poi baciarmi... sentire le sue mani percorrere il mio corpo... ma non accadde nulla di tutto ciò. Continuò a guidare, pur consapevole di aver colto nel segno. Era un cacciatore e io ero alla sua mercé.
Quando arrivò davanti casa mia scese anche lui, accompagnandomi alla porta.
“Grazie del passaggio..” feci per entrare ma il suo braccio muscoloso mi bloccò la strada.
“Non mi inviti a salire? Mi devi un caffè” fece il suo solito sorriso ammaliatore.
“Ian...” iniziai “ sappiamo entrambi che io non sono niente per te; nel momento in cui ti avrò dato quello che vuoi tu te ne andrai, perché non sarò niente di più che l’ennesima conquista da aggiungere alla tua lista. Quindi no, non ti inviterò a entrare perché io merito di più. Buonanotte... e grazie ancora”.
Rimase li a fissarmi senza spiccicare una parola mentre io mi chiudevo la porta alle spalle. Mi lasciai scivolare sul pavimento. Il mio corpo avrebbe voluto spalancare quella porta e saltargli addosso ma dentro di me sapevo di aver fatto la scelta giusta.
Feci una lunga doccia, per lavare via tutta la tensione accumulata, poi esausta mi misi a letto. Quella serata era durata fin troppo.
  
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