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Autore: Spensieratezza    07/01/2019    1 recensioni
Elijah ha un pessimo rapporto con i suoi fratelli e un unico rimpianto. Un unico fratello, che non ha mai conosciuto. Klaus. Forse se lo trovasse, se si conoscessero, Elijah può ancora scoprire cosa significa essere un fratello maggiore, può ancora scoprire l'affetto fraterno, può ancora riscattarsi per gli sbagli commessi e perdonarsi per non esser riuscito a essere un bravo fratello.
Genere: Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Elijah, Klaus
Note: AU | Avvertimenti: Incest
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- Questa storia fa parte della serie 'Famiglia di vampiri'
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Klaus aveva fatto un errore.
E anche Elijah.
Lo sbaglio di Elijah era stato quello di non considerare che Klaus ricordasse tutto quello che gli veniva detto e che faceva poi le sue riflessioni.
Lo sbaglio di Klaus era stato quello di parlare.
Si ricordava il loro discorso sul fatto di amare e di come le persone amavano.

E un giorno, sul lettino dello psicoterapeuta, aveva chiesto:

“Tu mi ami, Elijah?”
“C-come?”
“Tu mi vuoi bene?”

“Che..che domande sono, Klaus?”

Klaus aveva scosso le spalle. “Una domanda semplicissima.”
“C-certo che te ne voglio..ma..non capisco cosa..”
“E perché mi vuoi bene, Elijah?”
Elijah l’aveva fissato allibito.
“Ma cosa diavolo ti prende oggi?”

“Ricordi il nostro discorsetto sull’amore, tu hai detto che le persone amano l’altro perché l’altro da loro quello che vogliono o che cercano, e lo odiano di rimando quando trasmette loro dei sentimenti che lo fanno sentire in colpa o disgustato da se stesso..pressapoco..”

“Pressappoco è riduttivo per spiegare quel discorso, Niklaus.”

“Tu mi hai spiegato perché mio padre mi odia, però perché tu mi hai a cuore? Mi consigli, ti preoccupi per me..forse perché ti senti inutile?”
“Stai esagerando Niklaus.”

“Perché? Me l’hai detto te stesso una volta, ricordi? Ti senti inutile, la tua famiglia ti fa sentire tale, ti aggrappi a me per sentirti finalmente utile a qualcosa..”

“Molto bene, assecondando la tua follia, perché tu allora mi permetti di farlo e sei accondiscendente con me? è pietà o cosa?”
Klaus sembrò spiazzato e parve rifletterci un po'.

“Non mi sono mai sentito generoso e ho deciso di esserlo per la prima volta, permettendoti di studiarmi e psicanalizzarmi, se hai l’idea che sei riuscito a salvarmi, ti sentirai un essere utile e dotato di belle speranze, un gran colpo per il mio ego narcisistico.
Elijah annuì.
“Va bene, adesso esci.”

“Che cosa??” chiese Klaus, scoppiando in una sonora risata.
“Hai sentito bene, esci. La seduta termina qui.”

“Quindi le cose stanno così? Tu puoi giocare con la mia mente ma se mi azzardo a dire una parola io..”
“Ho sopportato la tua impertinenza e il tuo caratteraccio fino adesso..”

“Oh/ohhh, eccolo li come viene fuori, sopportato, eh?”
“Ma adesso sei andato troppo oltre.”

“Ma certo!” alzò la voce Klaus alzandosi in piedi. “Tu decidi quando inizia, quando finisce, tu decidi cosa devo provare, cosa devo sentire e anche quando devo parlare!! Sembri un sociopatico.. anzi.. Sembri…sembri MIO PADRE.”


Elijah alzò lo sguardo. Era diventato bianco come un cencio.

Klaus lo guardò, bianco anche lui, poi distolse lo sguardo e prese il suo portafogli dalla giacca.

“Ecco..” disse Klaus prendendo le banconote dal suo portafoglio e mettendogliele sulla scrivania con un tonfo. “Prendi l’unica cosa di me per cui provi affetto!”
E se n’era andato, sbattendosi la porta alle spalle.

Elijah aveva chinato la testa, con le mani sopra la fronte, desolato.
 
 
 
 
 
*

Erano state due le settimane.
Due le settimane di piena vergogna, in cui Elijah si era chiuso in se stesso e non l’aveva chiamato.
Doveva chiamarlo per fisare un appuntamento. Sapeva che Klaus non l’avrebbe mai fatto, altrimenti.
Neanche se lo avesse vouto.

Ma anche Elijah era un essere umano e gli esseri umani eccellevano sempre in una cosa fantastica.
Fare schifo e provare vergogna.

Dentro di sé le parole di Klaus gli risuonavano nella mente.
“Perché? Me l’hai detto te stesso una volta, ricordi? Ti senti inutile, la tua famiglia ti fa sentire tale, ti aggrappi a me per sentirti finalmente utile a qualcosa..”

Si vergognava di quello che aveva detto perché al pensiero che Klaus potesse avere ragione, si vergognava.
E la cosa tremenda era che Klaus non sapeva che fosse suo fratello. Se lo avesse saputo, lo avrebbe odiato a morte per averglielo tenuto nascosto.

Perché, perché non trovava il coraggio di dirglielo?
La verità era che era un fallimento totale, come aveva sempre detto Esther, la verità era che aveva deluso un altro fratello. Deludeva ogni persona che incontrava e rovinava tutto quello che toccava.

Gli rimaneva solo da sparire anche da quella città e per sempre anche dalla vita di Niklaus.
 
 
 
 
*

“E-Elijah?”

Klaus lo guardava a bocca aperta.
Due settimane di pieno silenzio e l’uomo che gli aveva stravolto la vita, stava davanti a lui, bagnato fradicio per via della pioggia davanti alla porta di casa sua.

“Io..io pensavo che non ti avrei mai più rivisto..”
“Lo so.”
“Ti ho detto delle cose terribili.”

“E nonostante ciò, sei ancora qui, da me. Perché?”
“Perché ho scoperto..che ti voglio bene, davvero.”
Gli occhi di Klaus si fecero immediatamente lucidi.

“E come l’hai scoperto?”
“Non riuscivo a dormire più.”
 
 
 
 
*

Quella sera, Elijah aveva portato Klaus al ristorante e stavano mangiando un’ottima bistecca al sangue.
Klaus continuava a osservarlo, basito.

“Se non mangi la tua bistecca si raffredderà, Niklaus.”
“Lo so. Sì. È solo che.”
“Lo so che sono più bello e affascinante e..”

“Oh, smettila!” disse Klaus arrossendo. “è solo che..pensavo davvero che non ti avrei più rivisto.”

“E lo so, ora vuoi imprimere nella tua pupilla la mia immagine..”
“Smettila! Idiota.” Disse con uno sbuffo divertito addentando finalmente un boccone.

"Elijah.." "Mh.."

"Non avrei dovuto dire che sembri mio padre. Perdonami."

Silenzio.

"Mi hanno chiamato in modi peggiori." sbuffò, ma sperò che Klaus non potè sentire il suo turbamento.
"Ne dubito."

"Ah..lascia perdere."
Silenzio. “Elijah..”
“M-mh..”

“Quello che ho detto su di te..non era vero..”
“A che proposito?”
“Su..sul motivo per cui vengo da te.”
Elijah lo fissò.

“E perché vieni da me, Klaus?”

“Perché..” Klaus tentennò. “Ho l’impressione che solo tu..sei in grado di capirmi.”
“Capisco.” Disse Elijah masticando un altro morso.
“Ti aspettavi qualcosa di diverso?” investigò Klaus.

“Per esempio?” rise Elijah. “No, davvero, no. è quello che volevo sentire.”
“Elijah, io..”

“Klaus, va bene.” disse toccandogli una mano e facendo avvampare Klaus.

“Dopo come ti ho trattato, non devi preoccuparti di ferire i miei sentimenti.”
“S-sent..”
Elijah si rese conto di quello che sembrava e si affrettò a togliere la mano.

“Cioè, voglio dire, è chiaro che entrambi traiamo piacere dalla compagnia l’uno dell’altro, non è obbligatorio farlo presente.”

“Giusto.” Disse Klaus ma non lo stava più guardando, tutto concentrato a fissare il pavimento.
“Tra parentesi, so che ci avrai pensato ogni giorno di ogni notte d questi giorni..e volevo dirtelo..”
“Cosa?”
“Non ti ho a cuore solo perché mi fai sentire utile.”
 
Silenzio. Klaus era arrossito furiosamente. Sperò solo non si notasse.

“Sì, certo, era OVVIO. Ma scusa se puntualizzo..ogni giorno di ogni notte..neanche se fossi la mia ragazza dai..ti stai dando troppe arie..”
Elijah rise.
“Vado..vado in bagno..VANESIO.” disse facendogli la linguaccia.
 
 
Quando fu in bagno, Klaus si appoggiò alla porta ansimando forte con una mano premuta sul cuore.
Batteva incontrollato e furioso nel petto.

Doveva controllarsi e calmarsi.
Elijah. Elijah. Perché gli faceva quest’effetto? Solo lui. Soltanto lui.
   
 
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