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Autore: WhiteLight Girl    07/01/2019    1 recensioni
Dopo gli eventi di Nella tela del ragno, Adrien non si dà pace e parte per la Cina. Il suo viaggio, però, prende una piega inaspettata quando un varco si apre sotto i suoi piedi e lui finisce in una dimensione sconosciuta. Rimasto solo con Plagg, osa sperare che questo l'abbia portato più vicino a Marinette di quanto lo sia stato nei mesi precendenti, per una volta la fortuna sembra girare a suo favore, ma è davvero così o c'è di nuovo qualcosa o qualcuno che manovra i fili di ciò che gli sta accadendo attorno?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA BESTIA 2

Strinse il pugno per sentire il freddo familiare del proprio anello contro la pelle e, senza esitare, gridò: «Plagg! Fuori gli artigli!»
Ignorò le grida di Emma che gli diceva di non farlo, le sue parole offuscate dal suono del vento arrivarono al suo cervello solo pochi istanti dopo, ma era troppo tardi.
Plagg fu trascinato fuori dal suo angolo sicuro all’interno della tasca, i vestiti di Adrien cambiarono lasciando il posto alla familiare tutta in pelle di Chat Noir, gli stivali premettero contro il terreno al passo successivo della corsa, invece lo zaino rimase dov’era.
Con un solo balzo, il ragazzo riuscì a raggiungere Emma. La afferrò per la vita e la sollevò, la gettò su una spalla ed usò il bastone per issarsi e prendere terreno. Sentì la ragazzina agitarsi contro la sua schiena, vide le sue gambe sollevarsi, probabilmente per il timore di cadere.
«Sentono la magia!» la sentì dire.
Anche quelle parole ci misero del tempo ad essere metabolizzate dal suo cervello. Lo fecero quando, una volta arrivati ai piedi del canyon, dove a poche decine di metri c’era l’insenatura oltre la quale forse avrebbero potuto trovare rifugio, numerose altre creature emersero dal terreno circostante e puntarono dritto contro di loro.
Chat Noir schivò la prima con un salto, trascinandosi dietro Emma e stringendola a sé per non perdere la presa, sollevò la spalla per tenere la ragazzina in equilibrio su essa e fece roteare il bastone, sperando che bastasse ad allontanare la creatura, ma quella esitò un solo istante e poi si tuffò verso di lui.
Puntò il bastone sul terreno e lo allungò, restandovisi aggrappato mentre esso gli dava lo slancio verso il cielo. Sentì Emma strillare e cercare un appiglio al suo vestito, quasi riuscire ad afferrare la sua coda e si lasciò cadere in avanti nel momento in cui il muso della bestia urtò contro la base del bastone sbilanciandolo. Poi ritirò il bastone, scendendo in caduta libera fino al dorso della creatura ed atterrando su un ginocchio. L’impatto lo destabilizzò, ma riuscì a rimanere in sella, mentre avvertiva l’eco del gemito di Emma nella propria testa. Il peso della ragazzina e dello zaino sulla propria schiena, combinato al fatto che fosse molto tempo che non si trasformava, lo rendeva quasi goffo; avrebbe dovuto trovare al più presto il modo di liberarsene, trovando un posto sicuro per loro fino alla fine del combattimento.
Rizzò le orecchie, oscillando per non cadere mentre un’altra creatura lo raggiungeva dalla sua destra a fauci spalancate. Aspettò l’ultimo istante, sentì Emma che si stringeva a lui e strillava ancora di terrore, e saltò via solo quando fu certo che la creatura che aveva preso la rincorsa non avrebbe potuto tirarsi indietro, in modo che le tenaglie affondassero nel guscio dell’altra.
Lo stridio di dolore gli trafisse il cervello, fu tanto forte da farlo incespicare all’atterraggio. Fu solo una fortuna che fosse riuscito a fermarsi a pochi metri dallo strapiombo che fino a poco prima non aveva notato, impegnato com’era a difendersi prima dalla terra portata dal vento e poi dagli attacchi di quelle enormi bestie disgustose.
Mise giù Emma, che ondeggiò pallida e si rimise in equilibrio stringendosi lo stomaco che fino ad allora era stato premuto contro la sua spalla, e fece scivolare lo zaino lungo il braccio per passarglielo. Lei lo afferrò per la bretella e lo guardò confusa.
«Tienilo al sicuro, non perderlo per nessuna ragione al mondo, ok?» le disse.
Non aspettò una risposta, ma si parò tra lei e le creature e strinse i palmi sul bastone.
Posso usare il Cataclisma su uno di loro, ma poi sarò inerme contro gli altri, se mi detrasformo, pensò. Forse, se fosse riuscito ad attirare l’attenzione di tutte le creature, Emma avrebbe potuto raggiungere l’insenatura da sola e mettersi in salvo.
«Stai indietro!» disse ad Emma. «Ti libero la strada, tu corri al riparo, poi ti raggiungo.»
Non la vide annuire o dare qualunque altro cenno di assenso, ma sperò che avesse capito e corse verso le creature che gli correvano incontro con il bastone teso davanti a sé. Saltò per arrivare all’altezza della prima, sferrò un colpo dritto in mezzo ai suoi piccoli occhietti scuri e raggiunse la successiva scivolandole sul dorso. Entrambe lo seguirono, sgusciando una contro l’altra come serpenti che hanno puntato la stessa preda.
Si sforzò di non voltarsi a controllare che Emma stesse bene, ogni distrazione avrebbe potuto essere fatale, udì uno scatto, ne cercò la fonte con lo sguardo e trovò una terza creatura a pochi metri da lui, le numerose file di denti ben esposti verso di lui. Grossa com’era, avrebbe potuto ingoiarlo in un boccone.
Emma urlò, riscuotendolo dal suo momentaneo stato di stordimento, questo gli permise di realizzare ciò che stava accadendo e scansarsi, allora si chinò per scivolare sotto il corpo viscido della creatura ed evitare di essere preso in pieno dalla sua bocca. Sollevando gli occhi mentre slittava via, scorse un sottile strato di peluria lungo tutto il ventre dell’animale. La corazza era solo lungo la parte superiore, realizzò allora, pensando con sollievo che non ci sarebbe stato bisogno di spingerli tutti ad attaccarsi a vicenda. Sollevò il bastone e lo piantò contro il petto dell’animale, domandandosi dove fosse il cuore e se sarebbe mai stato in grado di trovarlo. La creatura stridette, si ripiegò su sé stessa ed ondeggiò per liberarsi dell’arma, che quasi sfuggì dalla presa di Adrien.
«Lasciali stare! Raggiungi il canyon!» gli urlò Emma.
Le lanciò un’occhiata e la vide correre lungo il ciglio del burrone con lo zaino in spalla, sapeva di doversi fidare di lei, ma il suo istinto lo spingeva a combattere così come aveva fatto con tutti gli Akuma nel corso degli anni.
Aveva scoperto tramite i diari di Marinette che Ladybug dava facilmente ordini, che lui era sempre stato bravo a eseguirli, ma forse qualcosa in lui si era rotto quando l’avevano privato dei ricordi di lei o forse, in fondo, era solo stato propenso a seguire le indicazioni di lei e di nessun altro, perché non le diede ascolto.
Diede uno strattone al bastone per sfilarlo dal ventre della creatura e scivolò a terra, le gambe tremarono per il brusco atterraggio, la sabbia su cui era posato per i numerosi passi dei mostri che correvano verso di lui. Deglutì, chiedendosi cosa fare.
«Il canyon!» gli ripeté Emma.
Ma lui non sapeva più in quale direzione fosse, all’ombra del muro di roccia il vento non era impetuoso come lo era stato poco prima, ma lui aveva corso e saltato così tanto da aver perso il senso dell’orientamento; non era certo di riuscire a trovarlo a colpo sicuro con quei mostri alle calcagna.
Una rapida occhiata per individuare il varco gli fece capire di essere circondato, che forse avrebbe dovuto fare prima quello che Emma gli aveva suggerito, ma piangere sul latte versato non l’avrebbe aiutato a salvare entrambi.
«Dov’è?» domandò ad Emma. Non sentì la sua risposta, evitò le zanne di una creatura infilandosi sotto il corpo teso di un’altra e cercò di tornare dalla ragazzina, ma lei non era più sola. Aveva pensato, forse stupidamente, che avrebbe potuto attirare i giganteschi mostri lontani da lei, ma alcuni la stavano accerchiando, bramandola come formiche attirate da una zolletta di zucchero. Solo pochi metri e lei sarebbe rimasta bloccata tra loro e il precipizio, Chat Noir usò ancora una volta il bastone per issarsi, deciso a superarli e raggiungerla. Era ancora a mezz’aria quando lei tese le mani avanti per indicargli di fermarsi.
«Trova la resistenza, farò il giro lungo e ti raggiungerò!» gli disse.
La vide lanciarsi nel burrone, spalancando le braccia e lasciandosi cadere all’indietro con una sicurezza tale che, dopo che il cuore gli si fu fermato per un istante, fu certo che in qualche modo sarebbe sopravvissuta.
Le creature che erano state più vicine a lei si tesero in avanti per afferrarla, alcune di loro urtarono contro quella che gli parve essere una barriera invisibile, che le respinse indietro con una specie di scarica elettrica, le altre si fermarono.
Devo trovare l’ingresso del canyon, si disse Chat Noir. Poi realizzò che probabilmente non lo vedeva perché ne era già all’interno, che seguendo la parete di roccia avrebbe trovato un punto abbastanza stretto per mettersi al riparo, allora si diede lo slancio di lato, lasciandosi cadere e ritirando il bastone, poi corse senza fermarsi e senza voltarsi indietro.
   
 
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