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Autore: Jeo 95    07/01/2019    3 recensioni
(All27-Family centic)
Disperati. Distrutti. Pronti a tutto pur di riavere ciò che hanno perduto, ciò che gli è stato tolto ingiustamente, e che non sono disposti a lasciarsi alle spalle.
A costo di perdere sè stessi, faranno tutto ciò che è in loro potere per salvare la vita di colui senza il quale non possono vivere.
Perchè un Cielo senza Elementi può vivere ugualmente.
Ma gli Elementi senza un Cielo non possono far altro che perire.
***
(Titolo provvisorio)
Genere: Angst, Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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N.d.A.- Chaossu! So di non aggiornare da un po', ma ho avuto diversi problemi.
Le feste, il lavoro, un lutto in famiglia che ci ha colti completamente alla sprovvista... si insomma, non il miglior periodo della mia vita davvero. 
Ma con la fine del 2018 e l'inizio dell'anno nuovo, sono tornata più in forma e attiva che mai! Se tutto va come previsto avrete un capitolo ogni lunedì (o ogni due settimane, a seconda di come riesco ad organizzarmi) ma bando alle ciance, vi lascio al capitolo!
A fine capitolo lascerò una curiosità su due personaggi apparsi in questo capitolo, per non spoilerare ora i loro nomi e la loro fazione!
Spero sia valsa l'attesa!
Grazie a tutti
Buona lettura e alla prossima!
Baci


Jeo95/ArhiShay


p.s.

«.» -dialoghi
"." -pensieri
corsivo -I discorsi dei Guardiani che solo Hayato può sentire.

 

Enjoy the reading!
 

*w*w*w*w*w*


 

Lanciando piccoli sguardi fugaci alle sue spalle, Iemitsu ancora si chiedeva come riuscisse ogni volta ad infilarsi in situazioni che rischiavano seriamente di farlo finire ammazzato -e prima o poi sarebbe morto sul serio, ne era certo.

Il Guardiano di Luce Giglionero -Hayato, un ragazzo che non poteva essere più vecchio di lui- lo seguiva a pochi passi di distanza, lungo i corridoi del quartier generale della Consulenza Esterna della Famiglia, verso l'ufficio che da poche settimane era diventato suo.

Con scarsopreavviso aveva chiamato Cumino -il suo amico più fidato, la calma e pacifica Nuvola che volava nel suo Cielo- comunicandogli che stava tornando con un ospite, che avevano importanti cose su cui discutere, e che aveva bisogno della presenza di Lal Mirch e Colonnello per poter affrontare la questione.

Iemitsu avrebbe preferito trovarsi da qualsiasi altra parte, lontano dal pandemonio che stavano per scatenare nel suo ufficio -pregò che ne uscisse intatto, non potevano permettersi riparazioni troppo costose, non era a quello che servivano i fondi del CEDEF- non appena avessero mostrato ai due ex-arcobaleno i ciucciotti.

In confronto, poteva scommetterci la carriera, la reazione di Reborn sarebbe stata nulla.

Non poteva parlare per Colonnello -si erano incontrati la prima volta solo pochi mesi prima, non potevano ancora definirsi amici- ma conosceva Lal, e sapeva che avrebbe urlato, gli avrebbe dato dell'irresponsabile, forse addirittura l'avrebbe schiaffeggiato. Poteva già sentire la guancia pulsargli, un dolore che avrebbe preferito evitare.

E tutto perché il Nono gli aveva dato l'ordine di affiancare Hayato in questa folle missione suicida di ritrovare gli Arcobaleno e proporre loro di riprendere i ciucciotti che un tempo li avevano maledetti. Se ne fossero usciti vivi Iemitsu avrebbe considerato la missione un successo -perchè anche solo pensare di scamparla illesi era pura fantascienza.

Un ennesimo inconscio sospiro gli scappò dalle labbra, mentre analizzava a mente ogni possibile maniera in cui Lal l'avrebbe torturato prima di metterlo a tacere per sempre.

«Se la cosa ti crea tanti problemi, non c'è bisogno che mi accompagni, posso fare da solo.»

Iemitsu gelò sul posto, voltandosi lentamente verso il giovane uomo che l'aveva silenziosamente seguito fino a quel momento, troncando ogni tipo di conversazione con cui il neo-Boss del CEDEF aveva cercato di approcciarlo. Lo fissò per diversi secondi, occhi spalancati e sorpresi -quindi sapeva anche parlare, oltre che gelare con lo sguardo- cercando di carpire ogni significato nascosto dietro a quella frase inaspettatamente gentile.

Grattandosi nervosamente il capo, Iemitsu rise appena, negando ogni sua -effettiva- voglia di fuggire quanto più lontano possibile dal suo stesso ufficio.

«Ahahah ma figurati, nessun problema.»

In verità di problemi ce n'erano eccome -gli schiaffi di Lal, le scartoffie nel suo ufficio, le difficoltà e le responsabilità che venivano con il titolo di Boss, aveva già detto le scartoffie?- e Iemistu era semplicemente stanco.

Stanco di pretendere, di mostrarsi agli altri composto e autorevole, di quel titolo che aveva ereditato troppo presto e che lo stava lentamente soffocando.

Tutto ciò che Iemitsu voleva era togliersi dalle spalle quel carico e tornare a Namimori quanto prima possibile -dai suoi amici, nella città in cui poteva essere semplicemente sé stesso- ma come poteva disobbedire ad un ordine diretto del Nono?

Senza possibilità di ribattere in altro modo, aveva fatto l'unica cosa che faceva sempre: mentire e pretendere.

«Ohi ohi... che diavolo è quel sorriso per niente estremo?»

Un pugno ben piazzato lo scaraventò a terra. Faceva male -diavolo, aveva la guancia in fiamme!- ma Iemitsu aveva come la sensazione che Hayato si fosse trattenuto, che quel pugno carico di energia e determinazione non fosse stato sferrato con l'intento di ferire.

Lo guardò negli occhi grigi -non erano verdi fino a qualche secondo prima?- infiammati di pura energia, calda e splendente come... come un sole ardente e ristoratore.

«Piantala di raccontare balle, non è per nulla estremo!»

Iemitsu non sapeva come ribattere, completamente spiazzato dal fatto che qualcuno avesse effettivamente smascherato la sua recida. Nessuno ci era mai riuscito, né Enrico né il Nono. I suoi Guardiani avevano capito che qualcosa non andava, ma Iemitsu aveva allontanato ogni sospetto con una risata, sminuendo il tutto -non era però sicuro che Cumino e Mersin ci avessero creduto veramente.

Ed ora ecco che dal nulla spuntava questo mafioso -di una Famiglia alleata, si ricordò di appuntare il suo cervello- che con una sola frase aveva smascherato la sua perfetta recita. Iemitsu era rimasto esterrefatto.

«Pensi forse che le persone possano seguire un capitano che fa finta di essere qualcun altro?!» aveva continuato Hayato, afferrandolo per la calotta e scuotendolo avanti e indietro con irruenza.«Te lo dico io, OVVIO CHE NO! Un capitano che finge non è per nulla estremo!» e Iemitsu finì di nuovo a terra.

Chinandosi sulle ginocchia, Hayato si abbassò abbastanza per fissare con i suoi occhi grigi -no seriamente, non erano verdi?- Iemitsu, una scintilla di fuoco dorato a dar loro una scarica di quella che sembrava essere pura energia.

E all'improvviso non riuscì più a fingere.

«M-Ma... e se il vero me non fosse abbastanza?» riuscì a balbettare, mentre lasciava che le paure salissero a galla e gli togliessero il respiro.

Hayato sorrise raggiante. Iemitsu non aveva mai visto un sorriso tanto rovente e confortante prima, che sciolse il nodo formatoglisi in gola.

«Allora non dovrai far altro che mostrare a tutti quanto tu sia estremo! Non importa cosa, ci sarà sempre qualcuno pronto a sostenerti se sarai te stesso!» e allungando la mano verso di lui, Hayato non smise mai di sorridere.«Ed io sarò sempre dalla tua parte all'estremo!»

Ed era tutto ciò di cui Iemitsu aveva bisogno.



 

Quando Iemitsu e quel tipo -Hayato dei Giglio Nero- varcarono la porta dell'ufficio, Cumino già sapeva che c'era qualcosa di diverso.

Il suo Boss era diverso, ma di una differenza piacevole, come se gli scudi erti da Iemitsu per tenere tutto e tutti lontano dal vero sé fossero finalmente caduti. Poteva sentirlo nelle Fiamme della Nuvola che gli pulsavano nelle vene, il calore radioso del Cielo che finalmente apriva il suo cuore ai suoi stessi elementi.

Erano settimane che il suo Boss si era chiuso in sé stesso, da quando il peso di essere a capo del CEDEF era gravato sulle sue giovani spalle, troppo presto e improvviso.

Per quanto la Nuvola fosse il più distaccato tra gli elementi -proteggere la Famiglia avendo quanti meno legami possibili con essa, non dimenticare mai il tuo ruolo- Cumino voleva bene a Iemitsu, era un suo Guardiano, era parte del suo Cielo, e avrebbe voluto aiutarlo nel pieno delle sue possibilità.

Non aveva però saputo come fare, nemmeno parlarne con Mersin, l'irrequieta Tempesta, era servito a qualcosa.

«È come se nascondesse il vero sé stesso, come se pretendesse di essere qualcuno che in realtà non è.» erano state le parole di lei, quando le aveva esposto i suoi dubbi sull'improvvisa freddezza calata tra loro e Iemitsu.«Non possiamo forzarlo ad aprirsi, ma se Iemitsu non riuscirà a superare questa cosa, questo blocco... ho paura che finirà per collassare

Cumino non poteva permetterlo, ma cosa fare? Ogni approccio sembrava vano, e mentre le Fiamme di Iemitsu erano sempre più fredde, la Nuvola si stava lentamente arrendendo all'idea poter perdere non solo il suo Boss, ma anche un suo caro amico.

Erano entrati nel mondo della mala quasi allo stesso momento, avevano affrontato ogni avversità insieme, eppure non c'era stato nulla che Cumino avesse potuto fare.

Iemitsu era destinato a trasformarsi inesorabilmente in un Cielo incompleto.

Fino a quel momento.

Non sapeva come avesse fatto, se quell'Hayato fosse effettivamente l'artefice di quel cambiamento, ciò di cui era certo era la diversità positiva che aveva percepito in Iemitsu, del sorriso genuino che gli aveva rivolto quando l'aveva visto appoggiato al muro dietro la porta, posandogli una mano sulla spalla come era solito fare prima del cambiamento.

«Grazie Cumino, e scusa per il poco preavviso.» senza parole aveva soltanto beandosi del calore che le Fiamme di Iemitsu avevano finalmente ricominciato ad emanare.

Mentre i due si allontanavano per salutare Lal e Colonnello, Cumino non potè trattenere un sorriso: il suo Boss era finalmente tornato.

Forse -se fosse mai riuscito a restare solo con lui- un giorno avrebbe ringraziato Hayato per questo.


 


 

Seriamente, Hayato iniziava davvero a stufarsi delle prese d'iniziativa degli idioti con cui condivideva il corpo.

Prima il maniaco del baseball, ora testa a prato. Ed il risultato era sempre lo stesso: la continua crescita di problemi con cui poi era lui a dover convivere.

Non potevo lasciare che continuasse a pretendere! Era una questione di estrema necessità!

«Chiudi il becco! Non voglio sentire scuse!» e anche se da una parte capiva le reazioni di Ryohei, dovevano smetterla di agire impulsivamente.

Vedere Iemitsu a quel modo -educato e rispettoso, posato e rigido, Fiamme fredde e soppresse, incapace di adattarsi alla parte che si era auto imposto- aveva creato anche a lui un fastidioso disagio, specie conoscendo le conseguenze a cui una simile repressione di Fiamme poteva portare.

Tuttavia non era compito loro risolvere la situazione, tanto meno potevano continuare ad interferire con il passato, rischiando di cambiare drasticamente il futuro che loro conoscevano: sarebbe stata dura restare con le mani in mano, ma non certo impossibile.

Ovviamente, Ryohei non aveva resistito che pochi secondi.

Ed ora eccoli lì, nel bel mezzo dell'ufficio del Boss CEDEF, con Iemitsu attaccato al braccio che lo pregava di salvarlo dalla furia di una giovane e indiavolata Lal Mirch.

«Haya-chaaaan! Salvamiiiii!»

Ah sì e il soprannome, non dimentichiamo il fastidioso soprannome.

Sospirando, Hayato si massaggiava la testa, mentre Colonnello e Cumino -la Nuvola di Iemitsu- cercavano di trattenere Lal dal saltare alla gola del suo stesso Boss.

«Hai un bel coraggio a presentarti qui con quegli affari! Credi che sia tutto un gioco Iemitsu?! Come hai anche solo potuto pensare che fosse una buona idea?!»

Beh, non poteva darle tutti i torti -poteva capire i dubbi e la rabbia che i ciucciotti procuravano agli ex-Arcobaleno- tuttavia non riusciva a reprimere l'irritazione dell'essere stato interrotto: potevano almeno lasciarlo finire di parlare.

Passato, presente o futuro, ragionare con Lal Mirch era sempre un'impresa.

Adocchiò Colonello, e capì che anche lui era sul punto di esplodere: era chiaro che nessuno dei due volesse avere a che fare con quegli oggetti mai più. Sospirò ancora, cercando di pensare ad un modo per farsi ascoltare dai due ex-Arcobaleno, prima che distruggessero l'ufficio e si avventassero anche su di loro.

Non era bravo a rapportarsi con loro, con Fon era molto più semplice farsi ascoltare.

Lascia che ci parli io, testa a polpo!

«Scordatelo! Hai già fatto abbastanza danni!» sussurrò a denti stretti, senza farsi sentire dagli altri.

Col cavolo che lasciava una trattazione così importante nelle mani di testa a prato! Si sarebbe fidato più di Mukuro che non di quel fissato della box.

Kfufufufu è un invito a prendere in mano la situazione?

«Nemmeno per idea!» ora non sapeva decisamente chi fosse peggio.

Colonnello è stato il mio maestro, so come interagire con lui all'estremo! Hai sentito Kawahira no? I ciucciotti devono avere comunque un custode ad ogni costo, e sarà un estrema catastrofe se finiranno in mani sbagliate!

Le parole di Ryohei -per una volta- avevano senso, e benché fosse riluttante a lasciare tutto nelle sue mani, nemmeno la mente brillante di Hayato riusciva a trovare una soluzione migliore.

«E va bene... ma se fai disastri ti ammazzo!»

ESTREMO!

Chiuse gli occhi, dando libero sfogo alle Fiamme del Sole che si sostituirono lentamente a quelle della Tempesta, dando agli occhi verdi di Hayato quella tonalità grigia che invece era di Ryohei, intrisa con il giallo dorato delle sue Fiamme.

Una volta ottenuto il controllo, Ryohei fece l'unica cosa in cui nessuno avrebbe mai potuto batterlo: urlò.

«FATE TUTTI ESTREMAMENTE SILENZIO!»

Tutto si bloccò: le urla di Lal, i piagnistei di Iemitsu, l'aura omicida che Colonello aveva iniziato inconsciamente a rilasciare, le parole di Cumino che cercavano di calmare la situazione. Tutto si gelò, dando piena attenzione della figura di Ryohei che ora li fissava uno ad uno, ardente di determinazione.

«Sappiamo benissimo che quei cosi rappresentano per voi solo brutti ricordi, ma dovete estremamente considerare la situazione!» il suo sguardo era fisso su Colonnello -il bambino soldato, il suo amico e maestro, colui per il quale avrebbe dato tutto tranne che la vita, quella apparteneva a Sawada e a nessun altro- cercando di trasmettere con gli sguardi ciò che le parole non potevano.

Avrebbe preferito spiegarsi a pugni -tra loro era il metodo migliore all'estremo!- ma testa a polipo si sarebbe arrabbiato di sicuro, quindi doveva trovare un'alternativa.

Sentì Iemitsu rialzarsi in piedi, affiancando e guardando dispiaciuto Lal, che ancora lo fissava furiosa e delusa.«Lal, se avessi avuto anche il minimo dubbio che portare davanti a te questi cosi avrebbe potuto nuocere alla tua salute, ti giuro, ti giuro che non avrei mai acconsentito nemmeno a mostrarteli.»

E a quel punto, perfino Ryohei capì la situazione.

Lo vide negli occhi di Lal -si erano addolciti alle parole di Iemitsu, c'era ancora paura, me sembrava che la rabbia fosse scemata- nella velocità con cui sembrò ritrovare la compostezza e nella fiducia che sembrava riporre nelle parole del giovane Boss CEDEF.

Lo percepì nella voce di Iemitsu, nel disperato urlo delle sue Fiamme del Cielo di aggrapparsi alla Pioggia, nello sforzo che il giovane uomo accanto a lui stava imprimendo sul suo potere per sopprimere quella necessità soffocante che loro stessi avevano provato sulla propria pelle.

Lo intuì dallo sguardo di Cumino -preoccupato, speranzoso, avvilito- mentre passava lo sguardo dalla giovane donna al suo Boss.

Iemitsu e Lal erano compatibili su livelli che Ryohei aveva visto poche volte, e si chiese per quale ragione non avessero ancora armonizzato, quando era chiaro che entrambi bramassero quell'unione come ne valesse della loro vita. Forse l'improvviso gelo nelle Fiamme di Iemitsu poteva essere la causa, ma non aveva tempo per concentrarsi anche su quello: un problema alla volta, prima dovevano pensare ai ciucciotti -troppi pensieri gli avrebbero fuso il cervello all'estremo!

«Vi assicuro che non correte alcun pericolo, nessuna maledizione o che altro. Dovete soltanto custodirli, usarli come catalizzatori delle vostre Fiamme, proteggerli da chi li userebbe per fare del male!»

Non tolse gli occhi da Colonnello per tutto il discorso, fino a quando non vide il bambino sospirare, abbassare la testa e scompigliarsi i capelli, quasi sconfitto dall'energia che Ryohei aveva messo nel suo sguardo.

«Sicuro che non resterò un bambino per il resto della mia vita, kora?»

Ryohei sorrise.«No all'estremo! Kawahira ha blaterato qualcosa sul cambiare l'età a piacimento una volta che i corpi avranno raggiunto la loro vecchia età, ma era tutto troppo complicato e non ho capito molto. Probabilmente testa a polipo vi spiegherà poi!» e rise, ignorando gli sguardi perplessi e dubbiosi dei presenti.«Inoltre Reborn e Luce-san hanno già accettato all'estremo! Non correte alcun pericolo!» concluse, beandosi dello stupore negli occhi degli ex-Arcobaleno.

Incrociando le braccia sotto il seno, Lal Mirch sospirò, arresasi alla follia degli uomini che la circondavano.«E va bene, avete vinto. Ma ho una domanda.»guardò intensamente Ryohei.«Perchè anche io? Io ero solo un fallimento, un Arcobaleno incompleto, perché ridare anche a me il ciucciotto?»

Bella domanda. Ryohei non sapeva davvero come risponderle -era compito di testa a polipo pensare ad usare il cervello!- visto e considerato che quando Kawahira aveva fatto loro visita e spiegato le ragioni dietro la sua richiesta, non aveva prestato attenzione.

Erbivoro, ti morderò a morte per la tua stupidità.

«Sono discorsi estremamente noiosi! Non è colpa mia se mi sono addormentato!» forse aveva parlato troppo forte, siccome gli occupanti della stanza ora lo fissavano come se fosse pazzo.

Per l'amor del... sei senza speranza, testa a prato! Ripeti quello che ti dico, e abbassa la voce quando parli con noi! Idiota!

«Kawahira ha detto che anche se la tua maledizione era incompleta, il ciucciotto ha comunque assorbito abbastanza Fiamme da diventare una reliquia. Non potente come le altre, ma comunque pericolosa se non tenuta estremamente sotto controllo.»

Sembrò convincerli, poiché Lal annuì, mentre afferrava dalla scatola l'oggetto in vetro e lo studiava con sospetto, estraendo dalla tasca dei pantaloni una catena e legandosi il ciuccio al collo. Colonnello fece lo stesso.

«Come vi sentite?» domandò Iemitsu, apprensivo e preoccupato.

Lal gli concesse un piccolo sorriso rassicurante.«È strano, benché averlo di nuovo al collo rievochi brutti ricordi, sembra quasi come se tutto fosse tornato al proprio posto, come se...»

«Come se fosse giusto che questi cosi fosse con noi, kora!» concluse frustrato Colonnello, rigirandosi tra le dita il ciuccio azzurro, pensando a quanto fosse ironico che l'oggetto che più odiava al mondo sembrasse così giusto addosso a lui.

Nel constatare che tutto sembrava essere filato liscio, Ryohei si rilassò, pronto a scambiarsi nuovamente con Hayato, se non che un particolare gli tornò alla mente, ricordandogli che il suo compito non era ancora finito.

Smettila di impicciarti degli affari loro! Hai almeno ascoltato UNA parola di quello che ho detto prima?!

Ma ormai non lo stava più ascoltando.

«Ora che ci penso, c'è qualcosa che mi sta estremamente infastidendo da un po'.» si voltarono a guardarlo, aspettando che continuasse.«Per quale estremo motivo voi due non avete ancora armonizzato?!» accusò, puntando il dito contro Lal e Iemitsu, colti alla sprovvista.

Sobbalzarono, rifiutando di incrociare lo sguardo l'uno con l'altro, ma il fremito che li percosse non sfuggi allo sguardo di Ryohei. Quei due idioti fremevano per armonizzare -diavolo era palese perfino per lui!- eppure si rifiutavano di farlo.

«D-Di che parli, Haya-chan?» un pugno ben piazzato colpì Iemitsu in viso, il secondo di quella giornata.

Cumino fremette per scattare al fianco del suo Boss, ma Colonnello lo trattenne: rimase in silenzio, osservando senza intervenire in quello scambio di battute che sapeva essere necessario.

«Non prendermi estremamente in giro! Ti ho detto di non fingere con me!»

Era furioso: come potevano negarsi una cosa così bella come il legame dell'armonizzazione?! Lui avrebbe dato tutto per poter tornare indietro, quando anche lui aveva quel legame speciale... e loro invece che facevano? Si rifiutavano! Ryohei questo non poteva proprio accettarlo.

«Non è così semplice...» ammise Lal, sospirando.

«Hai visto cosa ha dovuto fare Luce-san per avere Reborn no?» gli ricordò amaramente Iemitsu.«Non si può semplicemente prendere ed armonizzare con un Arcobaleno, ci sono regole e procedure e...»

«Beh, ma Lal non è un Arcobaleno vero e proprio no?» se ne uscì Ryohei all'improvviso, grattandosi il mento.«E comunque chi se ne importa? Arcobaleno o meno, nessuno può negare un'armonizzazione, specie quando due persone sono compatibili come voi, quindi smettetela di piagnucolare scuse all'estremo e armonizzate!»

Ormai aveva deciso, e non se ne sarebbe andato prima di averli visti creare il legame davanti ai suoi occhi.

«Ma... Luce-san...» provò ancora Iemitsu, ma Ryohei non gliene diede il tempo.

«Niente ma! Scommetto che Luce-san sarebbe felice all'estremo per voi! Non è una persona così egoista da negare un legame, non dopo che ha sperimentato lei stessa la sofferenza che si prova nel non potersi legare a qualcuno di così compatibile!»

Vide Iemitsu arretrare incerto, poi voltarsi a guardare Lal -conosceva quello sguardo, erano più simili di quanto non apparisse- e sospirare.«A te... a te andrebbe bene, Lal? Vorresti diventare la mia Pioggia?»

Lal Mirch si voltò a guardare il giovane, incerta, forse spaventata, ma alla fine sorrise, arresasi probabilmente alle sue stesse necessità. Non poteva più resistere, non quando il Cielo la stava chiamando a sé.

«Non ti renderò la vita facile, sappilo.»

Iemitsu rise.«Sono pronto. Se sarai al mio fianco, sono certo di poter diventare un buon Boss.»

E sotto gli occhi compiaciuti di Ryohei, il legame tra Pioggia e Cielo era finalmente stato stretto -lo confermò nel sorriso di Cumino, mentre si portava una mano al cuore, beandosi della sensazione crata da un nuovo legame.

Tetsa a polipo non sarebbe stato felice di quella sua intromissione, ma non gli importava: nessuno avrebbe sofferto per un legame mancato, non se poteva fare qualcosa per impedirlo.

Era una sofferenza che non augurava nemmeno al suo peggior nemico.

 


 

 


CURIOSITÀ: I due nuovi personaggi si chiamano Cumino e Mersin, rispettivamente nominati a seconda delle spezie (cumino in italiano e mirto in turco) per continuare la tradizione di Akira-sensei di dare ai membri del CEDEF nomi di spezie e piante culinarie!


 


 

   
 
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