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Autore: Yurha    07/01/2019    1 recensioni
Il Natale era ormai alle porte nella città di New York.
Tutto si trasformò, infondendo un'atmosfera di gioia e festa in ogni suo abitante ma, sfortunatamente, un serial killer chiamato dalla polizia 'lo Strangolatore' fece la sua comparsa in una notte di inizio Dicembre, esattamente come un predatore in cerca delle sue prede indifese.
I Detective Lupo e Bernard, insieme ai Procuratori Cutter e Rubirosa, riusciranno a catturarlo prima che mieta altre vite e prima della Magica Notte dell'Avvento?
Genere: Mistero, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mike Cutter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 4

«Connie, io sono sicuro che esista uno schema dietro a tutto ciò e di solito il mio istinto ha sempre ragione. Jack dice sempre che la soluzione agli enigmi più difficili, spesso è la teoria più ovvia, più facile, quella che sembra più idiota.» disse risolutamente, tornando a parlare del caso. «Magari la soluzione è nella scarpa e nel calzino che si porta via. Tu sai di che tipo si scarpe indossavano le vittime?» chiese lui così, su due piedi.
Lei scosse la testa. «Dovrei rileggere gli atti, però la tua teoria non è male come punto di partenza. Forse è proprio questa la connessione tra tutte le vittime. Chissà, magari una volta catturato e condannato daranno il suo nome ad un nuovo brand..» concluse scherzandoci sopra.
Lui sorrise divertito ma fece di tutto per nasconderglielo, abbassando lo sguardo. «È una teoria tutta da provare. La scorsa notte, quando ho visto il corpo, ho notato che indossava un paio di Nike bianche.»
Connie si stupì. «Fermo, fermo. Aspetta un secondo.» disse facendo una pausa. «TU.. Hai visto il cadavere ieri notte a Central Park?!»
«Bhè, si.. I Detective mi hanno chiamato verso le nove e trenta e, dato che ero ancora qui in ufficio, sono andato a dare un’occhiata.» le rispose, spiegandole alla veloce. «Perchè sei così stupita?»
Connie continuava a guardarlo in modo strano, leggermente corrucciata. «E così sei andato su una scena del crimine.. È strano che tu faccia queste cose, ti danno fastidio i cadaveri  freschi e la cosa ancora più strana è che non hai pensato di chiamarmi.»
Mike si sentì a disagio. «Bhè, sei scappata dall’ufficio in tutta fretta e prima del solito orario.» rispose cercando di difendersi.
Connie lo guardò socchiudendo gli occhi nel suo solito modo, facendogli capire benissimo che era meglio stare zitto per non peggiorare le cose. «Mike, me ne sono andata alle sei e non è esattamente ciò che comunemente si chiama ‘anticipo’, soprattutto se sei arrivato a lavoro dodici ore prima!»
«..Okay, scusami. Hai ragione.» concluse cercando la via diplomatica. «Comunque quello che stavo cercando di dirti è che sei andata via di corsa, così ho pensato che avessi.. Ehm.. Qualcosa da fare, qualcosa d’importante o speciale e non volevo rovinarti la serata.»
«Non ho mai detto che avessi un appuntamento o qualcosa da fare. Potevi almeno chiamare o mandarmi un messaggio per avvertire della nuova scoperta. Lo sai che non sopporto quando qualcuno decide al posto mio. Questo è un caso d’alto profilo, voglio essere partecipe al 100%, Michael!» rispose incrociando le braccia al petto.
Lui sospirò frustrato.
Quella mattina diventò decisamente incasinata..
Connie s’irritò per quel fatto e non poteva assolutamente biasimarla, in fondo aveva la piena ragione, anche se il proposito era farle un favore.
«Ti chiedo umilmente scusa, ma se ne stiamo parlando vuol dire che tu sei partecipe al 100%, ma nel caso te ne fossi dimenticata, io sono il tuo capo e come tale, sono io quello che deve essere sempre reperibile, non tu. È giusto che tu ti prenda una pausa ogni tanto.» disse appoggiandosi una mano sul petto, in segno di scuse.
Connie aveva sempre odiato quella stupida scusa, il fatto che fossero colleghi alla pari ma quando gli conveniva tirava fuori la storia del capo..
«No, non l’ho dimenticato, Procuratore Cutter.» rispose formale, abbassando il tono di voce. «Ma, come Sua Assistente, gradirei essere informata la prossima volta.» concluse prima di alzarsi ed uscire dall’ufficio di Mike a passi lunghi.
Appena Connie arrivò alla sua scrivania, le si avvicinò una ragazza molto giovane che faceva le consegne per conto di un fioraio.
«Oh mio Dio.» disse Connie guardando l’enorme bouquet di rose rosse e bianche che teneva in braccio.
«Lei è la signorina Rubirosa?» chiese la giovane guardando il foglietto delle consegne.
«Si, sono io.»
«Allora lasci che le dica che è una donna fortunata.» disse ancora con un sorriso gentile, che Connie ricambiò.
Mike, dal suo ufficio, notò ciò che stava succedendo, quindi si alzò dalla sua poltrona un momento per osservare.
Connie firmò il registro lasciando poi una generosa mancia alla ragazza.
Sorrideva come non l’aveva mai vista fare, quasi si aspettava anche della commozione da parte sua, poi lei gli lanciò uno sguardo compiaciuto, quindi si abbassò leggermente per sentire il profumo di quelle curatissime rose, poi prese in mano il bigliettino che era appuntato nel centro.
La vide aprirlo e leggerlo portandosi una mano al petto, con stampato sul viso un sorriso dolce, pieno d’amore.
Il cuore di Mike si fermò esattamente in quell’istante, quando realizzò che fu l’amante di Connie a farle quel regalo.
L’uomo che le mandò quei fiori, stava facendo tutte le mosse giuste per conquistarla, mentre lui aveva passato l’ultima ora a farla sentire frustrata, giocando a uno pseudo gioco di potere e di ruoli.
Completamente disarmato, scosse la testa, pensando che molto probabilmente aveva perso delle opportunità che l’uomo dal nome a lui ignoto era riuscito a cogliere perfettamente.

  
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