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Autore: Spensieratezza    08/01/2019    1 recensioni
L'incantesimo creato da Ruben, ha riportato Sam e Dean nel passato, in un'altra epoca, a quando erano figli degli Dei, non si conoscevano e non erano fratelli. Di nuovo senza memoria, Dean, Sam e i loro amici, ripercorreranno di nuovo tutto da capo.
-Sequel della fanfiction The love of the Gods
Crossover con Harry Potter e Sailor Moon :)
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU | Avvertimenti: Incest | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sam, Dean e gli Dei '
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Avviso: anche qui, come in tutti i capitoli, lascerò i nomi di Sam e Dean, per facilitare la comprensione, ricordo anche qui che Dean è HERCULES, Iolao è Sam :)) grazie mille a Team che mi ha sistemato anche questo capitolo *_*
In questo capitolo viene raccontato il loro primo incontro :))
specifico che Sam e Dean siccome stanno facendo un viaggio nei ricordi si chiamano normalmente con i loro nomi senza rendersene conto, e dove scrivo Hercules, com qui, non è un errore, loro non si accorgono di passare a volte a usare i nomi veri :)






Il primo incontro



Sam si sentiva sempre più inutile, passeggiando nel suo piccolo paesello.
Era il più timido, lo era stato a scuola, quando ci andava e tutti in paese lo prendevano in giro perché era timido e perché non ci sapeva fare con le ragazze. O con i ragazzi..
 
La madre dava la colpa agli Dei o a Madre Natura, dicendo che era colpa loro, se era nato così timido e goffo in tutto; suo padre invece, diceva che era colpa unicamente del suo carattere e insisteva ad allenarlo come un guerriero per temprarlo, ma non lesinava di deriderlo per il suo poco coraggio e la sua poca tempra morale e forza fisica.
Avevano litigato anche quel giorno e Sam si sentiva sempre più inutile, aveva deciso di allontanarsi da casa per tutto il pomeriggio.
 
Non sarebbe mai stato qualcuno, non sarebbe mai stato importante nella Storia.
Non avrebbe mai avuto un vero amico.
 
E fu lì che lo vide.
Un ragazzo disteso a terra.
 
Sam si guardò intorno, spaesato, forse cercando un aiuto che non arrivò.
Non si era reso conto di essersi allontanato così tanto dal paese.
E il ragazzo era disteso a terra nel limitare dell’erba.
Oddio, non sarà mica morto?
“Ehi. Ehi. Svegliati. Mi senti?” lo scosse, appena si rese conto che il ragazzo era ancora vivo.
 
“Mmmmggghh..”
“Sveglia! Sveglia, mi senti??”
Lo schiaffeggiò.
 
“Ahia!! Potresti essere più gentile con un moribondo..”
“I moribondi non pensano di esserlo. Su, alzati.”
“No.”
 
Sam valutò per un attimo di lasciarlo lì, poi con uno sbuffo infastidito, lo sollevò.
“Noooo. Lasciami stare.”
“Quante lagne. Quanti anni hai?”
 
“V-Ventuno.”
“Sei più grande di me. Fai l’uomo.”
Dean finalmente si decise a guardare il ragazzino. Quel ragazzino che lo stava sfidando.
 
Lo guardò, vicinissimo al viso, il ragazzino distolse lo sguardo ma non la presa del suo braccio sul suo collo.
“Come ti chiami?”
“Sam.” Rispose Sam. “E tu?”
 
“Mmm..Veremith.”
Sam lo guardò scioccato.
“Se non lo avessi capito, sto cercando di aiutarti!” sbottò.
“Non capisco… cosa..”
 
“Credi non abbia capito che è un nome falso? Che razza di nome è Vermith?”
“Sono sicuro che ne hai sentiti di più strani. Quegli esseri che chiamiamo Dei, per esempio..”
 
“Schhh..” disse Sam, facendosi più vicino. “Non farti sentire! O Giove potrebbe fulminarti in questo istante. Non è molto tollerante con i bestemmiatori.”
 
“Sì, mi hanno detto che non danno diritto di parola, né di pensiero.”
“Sii gentile! Loro ci hanno dato la vita, il che qualcuno direbbe che è più di quello che meritano esseri come noi.”
Dean guardò Sam basito.
 
“Non puoi dire sul serio. Tutti gli esseri meritano di vivere allo stesso modo.”
“La tua rabbia mi sta impedendo ora di aiutarti. Che ne diresti di rimandarla a dopo, mh?”
 
Dean guardò Sam negli occhi e lo sguardo cocciuto del moro, disse a Sam che Dean aveva ancora intenzione di continuare a dirne sull’argomento, ma decise di non farlo.
“Va bene. Io..che vuoi fare?”
“Accompagnarti a casa, per esempio. Spero che tu sia in grado di camminare.”
 
“Lo sono. Grazie.”
“Sostieniti a me.”
“Sam.. Perché mi aiuti?”
“Qualcuno disse che non si aiutano le persone perché loro aiutino noi, le si aiuta e basta.”
Dean restò di stucco.
“Io..okay..”
 
“Non vorrei sembrarti invadente, ma..mi vuoi dire che ti è successo?”
“Ho..avuto uno scontro con mio fratello.” disse Dean cauto.
 
Sam lo guardò sorpreso. “Non ci credo!”
“Perché è così difficile da credere?”
 
“Credevo che i fratelli… insomma la famiglia. .Dai, mi stai prendendo in giro. Non può essere stato davvero tuo fratello a conciarti così.”
“Perché no?”
“Perché è la tua famiglia! Non lo farebbe mai!”
 
“Dai un sacco di cose per scontato, Sam. Tutti gli uomini non sono uguali e tutti i fratelli non sono amorevoli e gentili come pensi o dovrebbero esserlo."
 
Sam gli lanciò un’occhiata profondamente triste che fece sentire in colpa Dean che desiderò rimangiarsi tutto solo per non vedere quell’espressione così triste sul suo volto.
 
“Mi dispiace però.. Scusa se te lo dico, ma non vedo tracce di ferite sul tuo corpo …Eccetto un pugno li..” indicò il viso.
“Mio fratello è uno che non lascia segni.”
“E per cosa stavate litigando?”
 
“Differenze di vedute. Non la vediamo allo stesso modo. Scusa, ma non mi va di parlarne. Ahh..”
“Vermith!!” Sam si precipitò a sostenerlo.
“E’ tutto a posto. E’ che mi sento un po' debole.. Non so se riuscirò a tornare a casa. è ancora lontano..”
Sam sembrò pensarci un po'.
 
“C’è una locanda poco distante. Fermiamoci, così mangiamo e puoi riacquistare le forze.” Disse Sam sorridendo.
 
 
 
*
 
Alla fine Dean riacquistò le forze e lui e Sam si erano rimessi in cammino, parlando della popolazione e degli Dei, parlando delle regole, di tutto.
 
Parlarono anche del famoso figlio di Giove, Dean.
 
Dean rimase stranito di sentire che Sam a differenza delle altre persone, non vedeva il figlio di Giove come un appestato. In tanti infatti lo pensavano e vedevano con diffidenza, certo, chi lo aveva conosciuto. Non si fidavano perché era figlio di un Dio. Un Semi dio.
Sam invece non era così. Non pensava il male di lui, anche se non lo conosceva.
 
“Trovo stupido e ignobile giudicare qualcuno dagli errori dei padri. Penso che questo ragazzo, sempre ammesso che esista, viva una vita difficile, con una discendenza così importante, dover sentirsi parte addirittura di DUE MONDI così diversi. È già dura far parte di un solo mondo, figurati di due. Solo per questo ha la mia stima.”
 
Dean sorrise a quelle parole, mentre viaggiavano su un carretto.
“Anche se immagino non se ne farebbe niente.”
Dean restò stupito.
“Perché parli così?”
Sam corrugò le sopracciglia.
 
“Mi prendi in giro? Un Semidio? Cosa vuoi che gli importi di un parere di un comune mortale? Può avere tutto quello che vuole, senza occuparsi di quisquilie come queste.”
“Ora sei tu che stai giudicando troppo in fretta. Come fai a sapere quello che è importante per un semidio?”
 
“Uhh.. non lo so infatti. Ma una differenza di priorità deve esserci per forza. Non penserai mica che dei semidei si mettano a fraternizzare con gli UMANI?”
Dean scrollò le spalle.
“Non saprei.”
 
 
 
*
 
Quando finalmente arrivarono alla porta della casa di Dean, la madre arrivò alla porta urlando e abbracciando il figlio.
“HERCULES! Sei tornato!!”
 
Sam restò paralizzato dall’orrore e dalla sorpresa, vedendo la scena.
“E’ uno scherzo?” disse.
Dean si volse verso di lui.
 
“Non è uno scherzo, umano.” Disse Dean sorridendo.



L'odio tra Marte e Hercules



Sam era così felice. Dean era passato a trovarlo a casa e insieme ad altri amici avevano fatto un barbecue tutti insieme.
Sam era sempre contento di farsi raccontare le storie che Dean aveva da raccontare.
 
Storie di minacce di sirene, piovre giganti, dee cattive che ce l’avevano con lui.
Era una bella giornata di sole, quella.
 
Sam si era appoggiato ad un albero a sentire Dean narrare le sue gesta.
 
Dopo un po', Dean gli venne incontro.
 
“Sai, in più di un’occasione me la sono vista brutta. Ero solo. A volte penso, come farò la prossima volta? Sarò sempre così fortunato?”
“Cosa intendi? Sei Hercules! Te la cavi sempre.”
 
“Ma non sono immortale. Anch’io a volte avrei bisogno di un aiuto.”
Sam lo guardò ammutolito.
 
“Un partner, un amico, una spalla. Ogni eroe ha bisogno di una spalla.”
 
Il viso del suo amico era così vicino e Sam si trovava a chiedersi se gli aveva sempre fatto questo effetto.
 
L’effetto di sentire il viso in fiamme, quando si avvicinava troppo.
Forse gli Dei facevano tutti quell’effetto.
 
“E hai già in mente qualcuno?”
“Sì. TE.”
“COSA?”
 
“L’idea ti spaventa?” ridacchiò Dean, facendo finta di chinarsi ad allacciarsi uno stivale.
 
“Ma Dean! Certo che mi spaventa! Io non sono un eroe! Insomma... hai idea della fila che farebbero le persone a una tua proposta del genere?”
“Ne ho un’idea, sì.”
 
“E tu vieni a chiederlo a ME? A una persona che..non ha niente di speciale?”
Dean si avvicinò ancora a lui e Sam restò senza fiato. Il corpo appiccicato all’albero.
 
“Forse è perché non ti saresti mai proposto che ti voglio con me. Non ci pensi?”
Sam sbattè più volte gli occhi.
“Ma io non sono un eroe”
Dean sospirò.
 
“Quando ci siamo conosciuti non sapevi chi ero, ma mi hai salvato lo stesso. Mi hai aiutato.”
“L’avrebbe fatto chiunque.”
“No, Sam. Non è vero.”
 
 
Il sorriso di Dean e il suo sguardo intenso, lo abbagliò così tanto da farlo arrossire.
“Stasera. Appena tramonta il sole.” Disse con un sorriso Dean.
“Ehi, frena! Non ho detto di sì.”
 
“Non serve che tu lo faccia. I tuoi occhi l’hanno fatto per te.”
“Dean..” disse Sam con affanno.
“Sì, Sam?”
“Io..non so se posso..lasciare tutto..non lo so..”
 
“Non devi lasciare tutto, ma porterai tutto quello di cui hai bisogno. Te stesso.”
Sam deglutì, ma sorrise baldanzoso.
“E perché dovrei farlo?” lo provocò.
 
“Perché io ho bisogno di te.” Gli rispose l’altro, lasciandolo senza fiato.
 
 
 
 
*
 
Durante il tramonto, Sam stava correndo a tutta velocità con una sacca che si trascinava dietro.
 
“Dean!! Deannnnn! Deannnnnnnnn!”
 
“Piano, piccolino. Non sono ancora diventato sordo, ma non ci tengo a diventarlo.” Disse una figura dietro un albero con le braccia incociate.
 
“Tu..Razza di idiota!” gli disse colpendolo con un braccio.
“Ehi. Si parla così a un Dio? Ops, semidio.”
 
“Non rispondevi! Non eri in nessuna delle stanze. Credevo te ne fossi andato senza di me!”
Dean ridacchiò e gli cinse un braccio intorno al collo.
“Credevi di avermi perso, eh?”
Sam si divincolò, imbarazzato.
 
“Perché diavolo mi hai giocato questo scherzo? Sei stato tu a dire..”
“Lo so che avevo bisogno di te, ma volevo dimostrarti una cosa.”
“E cioè?”
“Che anche tu hai bisogno di me.”
 
“Io..non..cosa..io non ho bisogno di te..razza di presuntuoso.”
Dean rise.
“Come vuoi. Comunque i nostri cavalli sono poco più lontano.” disse Dean incamminandosi.
Sam restò a bocca aperta.
 
“Dai un mucchio di cose per scontate, Dean. E se non mi fossi presentato?” gli disse, inseguendolo.
“Naaa non l’avresti fatto.”
“Ma davvero, e perché mai??”
Dean scrollò le spalle.
 
“Sono bravo a conoscere le persone.”
 
 
 
 
Sono bravo a conoscere le persone, mi disse il mio amico Dean.
E lo era, lo era davvero.
Lui riusciva a vedere il buono in tutti..
 
Lui provava compassione per tutti, anche per l'individuo più spregevole.
Mi sono detto spesso che lui vedeva il buono che in realtà era in lui.
 
Poi piano piano la sua umanità mi conquistò, così come la sua bontà.
Volevo assomigliargli, emularlo. All’inizio ero anche un po' geloso di lui.
Invidioso anzi.
 
Poi ho cominciato anch’io a diventare come lui.
Ma mi sono sempre detto che lui, avrebbe dovuto essere più ferreo con suo fratello Marte.
Marte..lui lo odiava.
 
Anche se per Dean lui era come un fratello, Marte non sembrava vederla in questo modo.
E io avrei fatto qualsiasi cosa, per proteggerlo. Non solo da lui, da Marte, ma da tutti.
Tutti gli Dei del mondo.
 
A volte, mi dicevo che Dean si sbagliava su Marte.
 
Era troppo malvagio, non era rimasta bontà in lui.
Ma lui nonostante questo non perdeva le speranze.
 
 
“E’ mio fratello. Anche se lui mi odia.” Mi aveva detto.
 
“Allora non lo ucciderò. Per te. Solo per te.” Gli dissi io.
   
 
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