Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: weareonmars    08/01/2019    1 recensioni
[AU ispirato al capolavoro di Miyazaki, "Il castello errante di Howl", con rielaborazioni]
"Perdonami se ti ho fatto aspettare così tanto".
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kim Taehyung/ V, Park Jimin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3

Testa di rapa



Quella mattina faceva veramente freddo, nonostante la primavera stesse lentamente lasciando il proprio posto all'estate. Infatti il profumo dei fiori che si stavano svegliando con il sorgere del sole, regalò a Jimin una dolce sensazione di pace e tranquillità.

Si strinse maggiormente nel suo mantello, afferrato al volo prima di uscire per l'ultima volta di casa, e continuò a camminare verso il confine del Paese. Voleva arrivare nelle Lande prima che il sole tramontasse, in modo da poter avere il tempo di trovare un rifugio in cui passare la notte.

Sulla strada non vi erano molti viandanti come lui, più che altro contadini e montanari che andavano e venivano, con i loro carri colmi oppure completamente vuoti.
Alcuni di loro, quando passavano accanto all'anziano Jimin, chinavano il capo in segno di saluto e proseguivano con il loro viaggio, fino a che non capitò un uomo che fermò il carro poco più avanti e, dopo essere sceso e aver detto al figlio di aspettarlo tenendo a bada i cavalli, raggiunse l'anziano.

"Nonnetto, per caso ti serve un passaggio?" gli domandò con voce gentile.

"Se non le arreca troppo disturbo" rispose Jimin, con una voce bassa e roca, leggermente graffiata dai segni dell'età.

"Dove sei diretto?".

"Verso le Lande, o almeno al confine del paese, lì si trova il minore dei miei fratelli e ho deciso di andare a fargli visita" disse. L'uomo annuì, dicendogli che andavano nella stessa direzione. Lo aiutò quindi a salire sul carretto pieno di paglia e tornò da suo figlio, facendo ripartire i cavalli per riprendere il loro viaggio.

Jimin lasciò andare un respiro profondo, sentendo il suo corpo riprendere un po' del sollievo perduto durante quella lunga camminata.
Guardava davanti a sé la città allontanarsi a mano a mano che il carro avanzava nella direzione opposta. Il primo pensiero andò a Mei che aveva visto proprio il giorno precedente, mentre era ancora lui, nel suo corpo da diciottenne. Le loro mani unite, i sorrisi di lei. Chissà se gli sarebbe stato possibile rivederla un giorno, o se avrebbe dovuto passare il resto della sua esistenza al margine della sua vita, guardandola crescere finché non sarebbe giunta la sua ultima ora.
Prese a mangiare un pezzo di pane e del formaggio che aveva portato via con sé prima di lasciare la sua casa, rallegrandosi che almeno i denti erano rimasti quelli di un tempo e che non doveva avere molti problemi.
Poi pensò a Jinwoo, chiedendosi che cosa avrebbe pensato quando sarebbe tornato finalmente in città e non lo avrebbe trovato. Avrebbe tanto voluto rivedere anche lui, riabbraccialo proprio come aveva fatto con Mei e vedere il suo volto sorridente.
Si decise che sarebbe tornato quello di sempre per loro, avrebbe riacquistato ciò che aveva perduto, facendo nuovamente ritorno a casa per poter stare con la sua famiglia.

Quando il carro si fermò, notò che era ormai il primo pomeriggio, la città – anche se molto lontana – era ancora appena visibile e lui doveva percorrere molta altra strada, alla ricerca di una locanda in cui fermarsi per poter riposare.
Il montanaro lo raggiunse, aiutandolo a scendere dal carro e gli domandò se volesse fermarsi a casa loro per recuperare le energie, ma Jimin, sorridendo dolcemente, lo ringraziò per la sua gentilezza e riprese il suo viaggio, augurando a lui e alla sua famiglia ogni bene.

"Basta, ho bisogno di trovare un bastone" si lamentò Jimin, continuando a camminare su per le montagne, per quei sentieri scoscesi e dissestati, arrancando un passo dopo l'altro, tenendo a malapena gli occhi ancora aperti.
Era stanco e affaticato, se avesse trovato quello che cercava, sarebbe stato un aiuto in più per continuare ad andare avanti e non fermarsi proprio in quel momento.

Un fruscio del vento contro un cespuglio lo fece voltare, rivelandogli quello che doveva essere proprio un bel bastone per poterlo aiutare a camminare meglio. Sorrise trionfante, avvicinandosi al cespuglio in cui era impigliato il bastone e posò a terra il fagotto con i suoi averi per poter avere entrambe le mani libere. Si rimboccò le maniche.

"Vieni qui, fai vedere al nonnetto Jimin che sei perfetto". E così cominciò a tirare e tirare, cercando di liberare quel grosso bastone dalla sua posizione. Con tutta quella fatica, c'era qualcosa che non gli tornava. Continuò a tirare, finché non riuscì a liberarlo dalla sua "prigionia", al che il bastone prese un balzo, rimettendosi in piedi da solo, cominciando a saltellare su se stesso per mantenere l'equilibrio.

Jimin alzò lo sguardo e notò che non era semplicemente un bastone, era uno spaventapasseri con la testa di rapa. Rimase a guardarlo per un solo istante, capendo subito che era sotto l'effetto di un incantesimo anche lui. Piegò verso il basso gli angoli della bocca, pensando che erano nella stessa situazione e avrebbe tanto voluto aiutarlo; ma come avrebbe potuto, se non sapeva nemmeno come aiutare se stesso?

"Sono felice almeno di averti liberato, amico mio, ora puoi andare e girare il mondo di nuovo" disse Jimin, sorridendogli ampiamente.

Ti ringrazio davvero molto, disse a sua volta lo spaventapasseri.

Jimin rimase per un momento completamente basito. Eppure lo stava guardando in volto, come era possibile che avesse parlato senza muovere la bocca? Era forse anche un ventriloquo?

Una risata cristallina si disperse per la testa di Jimin. Non spaventarti, quando mi hai toccato, siamo entrati in contatto, quindi ora posso comunicare con te.

L'anziano rimase completamente senza parole, sorridendo leggermente, felice di avere un nuovo amico con cui poter conversare. "Sei sotto incantesimo anche tu, vero?" gli domandò.

Lo spaventapasseri continuò a saltellare, tenendo la testa rivolta verso di lui. Esatto, ma non posso dire per quale motivo o chi sia stato, però posso dirti che il mio vero nome è Namjoon.

"Lo stesso vale per me – disse il nonnetto, sospirando pesantemente – io comunque sono Jimin, non è che per caso potresti aiutarmi? Avrei proprio bisogno di un bastone". A quelle parole, lo spaventapasseri cominciò a saltellare nella direzione opposta a quella in cui si trovava Jimin, allontanandosi velocemente, lasciando l'anziano a chiedersi che cosa avesse detto di male per farlo andare via così.

Rimase a guardare l'orizzonte, prima di riprendere in mano il fagotto, sistemare il mantello e riprendere a camminare vero una meta ancora non precisa. Prima o poi, da qualche parte, sarebbe sicuramente arrivato.
La solitudine, in realtà, non gli dispiaceva, ma l'incontro con lo spaventapasseri lo aveva rincuorato, tanto da sperare potesse diventare suo compagno di viaggio. Portandolo con sé, avrebbe avuto la possibilità di liberare anche lui dal suo incantesimo.

Qualche minuto dopo, riparandosi dal vento fresco che aveva preso a soffiare con più forza, Jimin cominciò a sentire come il rumore di un bastone battere contro il terreno, con un'andatura regolare.

"Namjoon?" domandò Jimin, voltandosi, spiando in quella direzione tramite la piccola fessura che si era lasciato tramite il mantello. Era davvero tornato? Strinse appena gli occhi, notando che su uno dei legni che aveva al posto delle braccia, dondolava quello che sembrava essere un bastone.
Arrivato davanti all'anziano, lo spaventapasseri lasciò cadere ciò che aveva recuperato e portato con sé.

Ho trovato solo questo, spero che possa andare bene. Jimin sollevò lo sguardo verso il suo, trovando la stessa inespressività che aveva anche prima, ma sapeva che, in quel momento, lui stava sorridendo gentilmente.

"Andrà benissimo, ti ringrazio infinitamente – disse il nonnetto, prendendo il bastone, provandolo davanti a lui per dimostrargli che era perfetto – non è che sei esperto di questa zona e sai dove potrei trovare una locanda?".

Ancora una volta, Namjoon cominciò a saltellare via, nella direzione opposta a quella precedente, lasciandolo nuovamente da solo. Jimin sospirò, riprendendo il suo cammino, alleviato anche dalla presenza del suo nuovo bastone.
Sentiva che avrebbe potuto continuare per qualche altra ora, nonostante non avesse altra luce che quella sella luna che stava salendo sempre di più in cielo.

"Non troverò mai quello che sto cercando" mormorò, mettendosi a sedere a terra, sfinito dal viaggio e dagli avvenimenti che il giorno precedente avevano portato. La sua vita era stata sconvolta nel giro di meno di ventiquattro ore e lui, per quante prove avesse di ciò, ancora faceva fatica a capacitarsene.

Sarebbe rimasto ancora perso nei suoi pensieri, se uno strano odore di fumo non fece capolino nelle sue narici, facendolo voltare verso la direzione da cui proveniva quell'odore di legna bruciata. Magari nei dintorni c'era una locanda, finalmente si sarebbe potuto riposare. 
Si alzò, aiutandosi con il bastone e fece due passi avanti, ritrovandosi faccia a faccia con una delle più imponenti e strane strutture che i suoi occhi avessero mai visto in tutta la sua vita.

   
 
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