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Autore: Yurha    10/01/2019    1 recensioni
Il Natale era ormai alle porte nella città di New York.
Tutto si trasformò, infondendo un'atmosfera di gioia e festa in ogni suo abitante ma, sfortunatamente, un serial killer chiamato dalla polizia 'lo Strangolatore' fece la sua comparsa in una notte di inizio Dicembre, esattamente come un predatore in cerca delle sue prede indifese.
I Detective Lupo e Bernard, insieme ai Procuratori Cutter e Rubirosa, riusciranno a catturarlo prima che mieta altre vite e prima della Magica Notte dell'Avvento?
Genere: Mistero, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mike Cutter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 7

Totalmente immersi nel lavoro al 27° Distretto, non si resero minimamente conto che il tempo volò via velocemente.
Il freddo molto umido e pungente della sera scese sulla città, quando il Sostituto Procuratore Esecutivo Michael Cutter e la sua Assistente lasciarono il Distretto diretto dal Tenente Anita Van Buren.
Connie trovò che, nonostante la rigida temperatura, l’intera città era ancora in vena di festeggiamenti, cosa che loro due dopo quella lunga giornata, non erano affatto ma grazie all’aiuto dell' agente neodiplomato James Stanton, andarono via con un’altra importante, forse decisiva traccia per poter finalmente fare luce sull’identità dello Strangolatore.
Mike sospirò. «Allora, ricapitolando: tutte le vittime avevano indosso delle scarpe datate ma comprate molto recentemente.» disse facendo il punto della situazione, mentre camminavano verso l’automobile. «Cosa ci dice tutto ciò?»
Connie pensò per un momento poi rispose. «Ci dice che.. Che magari non sono state comprate nei maggiori rivenditori di articoli sportivi ma piuttosto, a qualche svendita.»
Lui annuì. «Esattamente e se tutto ciò corrisponde a verità, dobbiamo rivedere ogni cosa, guardare le prove e i fatti che abbiamo in mano sotto un altro aspetto, ricontrollare le vite delle nostre vittime istante per istante e chiedere ai Detective di recarsi in qualunque negozio che abbia in stock articoli vecchi fino a due anni. Se devo essere sincero, questa è una delle poche volte in cui adoro il lavoro d'ufficio..»
«Però c’è anche il fatto che non si riscontrano pagamenti in addebito.»
«Allora potrebbe essere che le abbiano comprate direttamente in un magazzino, senza essere passate per il negozio.» disse lui facendo altre congetture.
«Forse, ma anche quelli accettano carte di credito, magari non tutti ma molti.»
«Okay.» cominciò di nuovo Mike, sempre pensando. «Potrebbe essere uno di quelli che non accettano carte o magari costano così poco che bastano i soli contanti. Domattina dirò ai Detective di iniziare le ricerche proprio da questo punto.»
«Sai Mike, ci sono fin troppi 'potrebbe' in questa storia..»
«Già, hai ragione..»

Camminando verso l’auto, Connie riuscì a sentire il rumore dei loro passi nella neve fresca.
Si strinse un pò di più nel cappotto per riuscire a scaldarsi meglio, poi guardò Mike e gli vide sul volto un accenno di sorriso mentre guardava dritto davanti a sè.
Pensò che probabilmente anche lui amava camminare in mezzo alla neve, sentire affossare i piedi nel primo strato fresco.
«Sei consapevole che in città ci sono migliaia di negozi e magazzini, senza contare che potrebbero aver comprato quelle scarpe in qualunque altro luogo negli Stati Uniti.» disse lei ad un certo punto.
«I Detective hanno mostrato le loro foto solo ai titolari e dipendenti di alcuni negozi, non sappiamo se qualche magazziniere potrebbe riconoscere almeno una di loro.» rispose guardando sempre avanti. «Oppure se abbiamo fortuna, uno questi potrebbe essere lo Strangolatore.. Chissà..»
«Allora speriamo che il negozio non chiuda per le feste..»
Mike si girò per guardarla, trovando che fosse particolarmente bella in mezzo a tutto il candore della neve.
Gli spuntò un leggero sorriso, che lei notò immediatamente.
«Bene, a giudicare dall’orario, possiamo considerarci finalmente fuori servizio, quindi basta parlare di quel maniaco.» disse Mike dopo aver dato una veloce occhiata all’orologio al suo polso per poi tornare a posare gli occhi su di lei.
«Concordo.»
«Allora, Connie, dato che almeno fino a domattina siamo due amici e non capo e assistente, posso chiederti se questa sera esci a cena con il tuo amante misterioso?» chiese cambiando l’oggetto del discorso con molta naturalezza.
Connie lo guardò confusa ma anche un pò stupita.
Non era mai entrato nella sua vita privata con la scusa dell'amico.
«Non sono così stupido da non riuscire ad unire i puntini che ti lasci alle spalle. Per esempio non ti accorgi dei tuoi cambiamenti d’espressione quando ti arriva un messaggio che non riguarda il lavoro, oppure il tuo ottimo umore la mattina e poi il bouquet di rose ed il tuo sorriso nel leggere il bigliettino di ieri.. Ecco, questi sono stati gli ultimi due per completare un disegno fino ad allora indefinito.» rispose, facendo una gran fatica a trattenere il suo classico tono sarcastico, quasi infastidito, che usava come protezione in situazioni come quella.
Dopo tutto non voleva apparire come l’amico geloso o possessivo, in fondo Connie era solo una cara amica e collega.
«Devo ammettere che hai ragione. Io e Graham avevamo programmato di cenare insieme.» ammise in fine, sentendosi però a disagio, quasi in colpa nel rivelargli certe cose e non ne capiva il motivo.
Nei giorni passati fu facile chiedere il permesso a Jack per andare via prima, dicendogli di avere un appuntamento ma con Mike fu dannatamente difficile il solo pronunciare il nome del suo uomo..
Lui in fondo si aspettava che lei avesse qualcuno ma sicuramente, una volta confermati i suoi sospetti, non si aspettava di sentirsi esattamente come se avesse ricevuto un pugno ben assestato allo stomaco.

«È.. Fantastico Connie. Davvero. Sono.. felice per te.» rispose fingendo un sorriso, mandando giù un’enorme rospo e sentendo la gelosia crescere sempre di più dentro di sè. «È una cosa fantastica riuscire ad avere una vita al di fuori dell'ufficio, almeno non ti ridurrai come me: sola e troppo attaccata al lavoro.» aggiunse ma solo perchè stava cercando una via per convincersi che lei meritasse di vivere la vita che lui non ebbe e che non avrebbe avuto mai.
«Hai ragione. È fantastico avere una specie di.. Normalità.» rispose cercando di concludere quel discorso molto scomodo con colui che avrebbe dovuto solo essere il suo capo.
Arrivati all’auto di Mike e seduti uno di fianco all’altra, Connie si sentì molto a disagio ma in realtà, non si aspettava di provare così tante emozioni tutte insieme.
Nei momenti in cui si trovava con Mike, desiderava essere insieme a Graham mentre, nei momenti in cui si trovava col suo uomo, desiderava solo essere in ufficio a fare le ore piccole e con Mike, insieme ai suoi malumori, i suoi sorrisi innocenti e i suoi occhi azzurri che quasi costantemente la cercavano.
Connie lo guardò con la coda dell’occhio. Sembrava determinato e vulnerabile allo stesso tempo.
Erano colleghi e amici da tre anni e conosceva benissimo il suo ferreo self-control, la sua sempre invidiabile aria distaccata, solitaria, fredda ma anche il suo lato molto dolce e sincero che nel complesso, lo rendevano un uomo affascinante e carismatico.
Ammirava tutte queste qualità, ci conviveva da lungo tempo ma allora perchè si sentiva così strana?
Perchè il suo cuore batteva forte nelle sue orecchie, solo trovandosi accanto a lui?

Ma la domanda più importante tra tutte quelle che affollavano la mente di lei fu: perchè, tra le più di otto milioni di persone presenti solo a New York City, proprio Michael Cutter le provocava tutto quel subbuglio interiore e non il suo uomo Graham Michael Magnusson?

  
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