Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Evali    10/01/2019    2 recensioni
Spin off che scaverà in profondità nei personaggi di Rhaegar Targaryen e Lyanna Stark; un'ipotesi, o meglio, una mia versione, di come potrebbero essere andate le cose al tempo, una storia che non tratterà strettamente solo l'amore scoppiato tra i due, ma anche l'intero contesto in cui il nostro eroe e la nostra eroina vivevano, nonché gli anni del regno del Re Folle. Potrebbe esserci qualche piccola modifica rispetto alle informazioni rivelate nei libri.
Appartenente ad una saga, ma non è necessario aver letto le altre due storie per iniziarla.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aerys II Targaryen, Arthur Dayne, Elia Martell, Lyanna Stark, Rhaegar Targaryen
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Odio e amore
 
- Preferite aroma di arancia speziata o limone e cannella, milady? – chiese lady Ashara alla piccola Rhaenys, avvicinando la raffinata teiera al bicchierino da the della principessina.
- Limone e cannella! – esclamò la bambina osservando il liquido caldo e colorato riempire il suo bicchierino. A ciò, afferrò il piattino con all’interno la scorza di arancia, e ne versò un po’ nel suo the con il cucchiaino.
Ashara sorrise mentre la guardava incantata. – State imparando velocemente tutte le regole del galateo e i comportamenti di una perfetta e rinomata lady, mia principessa.
Rhaenys sorrise e la guardò, disattenzione che le costò cara, dato che, senza accorgersene, con il gomito colpì la tazzina e versò tutto il the caldo sul suo vestitino di pregiata stoffa rossa.
Restò in silenzio a guardare il misfatto, poi alzò gli occhi tristi e delusi verso Ashara. – Lo sapevo! Succede ogni volta! Non riesco mai a finire la merenda con l’ora del the senza combinare qualche pasticcio. Adesso arriveranno le balie e mi costringeranno a cambiare vestito prima che io finisca la mia torta alle carote – disse mettendo su un adorabile broncio e ponendo le braccine conserte.
Ashara sorrise divertita, per poi farsi venire in mente una trovata che potesse eliminare quell’espressione imbronciata dal bel visino della principessa: prese il piattino con la fetta di torta sopra e se lo fece cadere addosso mormorando un poco credibile “ops”, neanche sforzandosi di fingere di averlo fatto accidentalmente.
A ciò, Rhaenys riprese a sorridere.
Da lì, al momento in cui presero a tirarsi fette di torta e di limone, sporcandosi i capelli e i vestiti di crema e panna, trascorsero pochi secondi.
Le loro risate spensierate si udirono sin dentro il palazzo.
- Cosa sono queste splendide risate che si levano dal giardino? Oh, ma guarda! Sono due pulcini dispettosi! – intervenne Arthur raggiungendole. – Non dovevi darle lezione di buone maniere? – chiese il cavaliere a sua sorella, divertito.
- La cosa è degenerata – rispose Ashara ammiccando alla principessina.
A ciò, la Spada dell’Alba si sedette sulla sedia rimasta libera attorno al tavolino, accavallando comodamente una gamba e strisciando un dito sulla guancia di sua sorella per raccogliere un po’ di crema al limone, per poi porselo in bocca e gustare il sapore dolce e aspro. – Eliana sta diventando sempre più brava a cucinare, non credi? – disse emettendo versi di estasi e approvazione.
- Arthur, questo è un tavolino per signore … - lo rimproverò Ashara guardandolo semi esasperata.
- Cos’è, non posso aggiungermi all’ora del the insieme alle due donne più belle di Roccia del Drago?
- Ma questo è il tavolo delle signore, zio Arthur! – aggiunse Rhaenys sorridendo e sostenendo Ashara.
- Visto? Te lo ha detto anche la principessa. Sparisci, Arthur.
- Non se ne parla. Io rimango qui a godermi l’ora del the e vi lusingherò fino allo sfinimento fino a quando voi due pulcini non vi arrenderete – disse il cavaliere mettendosi ancora più comodo e prendendo un po’ di crema anche dalla fronte di Rhaenys.
- Arthur! La vuoi smettere?? Vai a cercare Balerion – gli ordinò Ashara.
- Sì, vai a cercare Balerion! Non lo vedo da tutta la mattina! – esclamò Rhaenys alzandosi in piedi.
- Quel micetto pestifero si sarà infilato in qualche buca in giardino.
- Zio Arthur! Balerion non si infila nelle buche! Balerion è un potente drago sputa fuoco che non si nasconde mai! – affermò decisa la bambina.
- Sì, ma a Balerion non piacciono le lezioni di buone maniere di zia Ashara. Oppure potrebbero piacergli, dato che le trascorrete a fare le lotte con il cibo – disse Arthur.
- Ringrazia che la principessina abiti qui a Roccia del Drago e abbia me come insegnante, poiché se avesse una delle insegnanti designate dal re folle ad Approdo, passerebbe tutta la giornata a ripetere tutti i nomi dei teschi dei draghi della dinastia Targaryen nella Fortezza Rossa – rispose Ashara.
- Chi è il re folle? Il nonno?
- Nessuno, tesoro – rispose Arthur alla piccola, prendendola in braccio e schioccandole qualche bacio sulle guanciotte. – Adesso andremo a cercare insieme Balerion, principessina. Così zia Ashara può finire di tirarsi il cibo addosso da sola – continuò beccandosi un calcio da sotto il tavolo da sua sorella.
- Sì! Può aiutarci anche mio padre a cercarlo? Lui lo trova sempre!
- Ehi pulcina, guarda che anche il sottoscritto zio Arthur è molto abile nel trovare draghi sputa fuoco. Anche più di tuo padre! – le disse in tono finto offeso, pizzicandola per farle il solletico.
La piccola rise, poi si guardò intorno. – Dov’è mio padre? Pensavo che fosse venuto con te. Tu e mio padre siete sempre insieme, zio Arthur. Posso andare da lui prima di cercare Balerion?
- Ci sono momenti in cui anche il Principe drago deve rimanere solo, principessina. Per ora, è meglio lasciare tuo padre e tua madre soli. Poi andrai da loro.
- Che succede? Nulla di grave spero – commentò Ashara lievemente allarmata.
- Non temere, Shar, sai come sono le discussioni tra loro: Elia si agita e si calma a ritmi inumani, e Rhaegar inizia a parlare a sproposito e a dire sciocchezze. Tra un’oretta ritorneranno una famiglia felice.
- C’entra qualcosa l’imminente arrivo di “Ser Vipera beota” qui a Roccia del Drago? – chiese Ashara con evidente fastidio nella voce mentre toglieva un po’ di crema dal suo vestito e se la infilava in bocca.
Arthur rise mentre un sorriso si allargò anche sul visino di Rhaenys. – Oggi viene zio Oberyn! Me ne ero dimenticata! Zio Arthur, zia Ashara! Dobbiamo salutarlo come si deve! – esclamò la piccola scendendo dalle ginocchia di Arthur e osservando il proprio vestitino sporco. – Devo chiedere alle balie di cambiarmi abito. Anche tu, zia Ashara! Voglio scegliere io i nuovi abiti! Poi troverò Balerion! Devo presentarlo a zio Oberyn – disse cominciando a riflettere su altre cose da fare.
- Tutta sua madre, questa piccola figlia del sole. Non so definire quanto sia ironico equiparare l’immensa felicità sua e di sua madre per l’arrivo di Oberyn, alla totale indisposizione di suo padre nei confronti di quell’uomo.
- Oh, zio Arthur, non preoccuparti! Un giorno zio Oberyn e mio padre riusciranno ad andare d’accordo!
- La tua infinita positività nei confronti della vita dà quasi speranza anche a me, principessina.
- Dobbiamo solo aspettare, zio Arthur. Quando zio Oberyn vedrà Balerion e la sua bocca sputa fuoco chiusa, capirà che noi draghi siamo troppo nobili per piegare gli altri con la paura. La nostra forza non è quella – disse fiera la piccola, provocando degli sguardi reciproci tra i due Dayne.
- Cosa dicevi? Che era tutta sua madre? – disse Ashara.
- Forse non proprio tutta, effettivamente. Ad ogni modo, dovrò essere presente quando il Principe della depravazione approderà qui, non lascerò mai che quei due rimangano soli insieme: sarebbe come rinchiudere in una stanza una tigre e un pitone.
- Aspettami, Rhaenys e non correre, ci sono delle buche in giardino! – si raccomandò a distanza Ashara rivolgendosi alla piccola, la quale si stava già dirigendo a gran velocità verso il palazzo.
- E tu, mi raccomando, sai cosa devi fare: voglio vederti lontana da lui prima che le sue dita o i suoi occhi ti sfiorino – la avvertì Arthur.
- Oh, ma per chi mi hai presa, caro fratello? Non credo che dovresti essere tu a fare a me tali raccomandazioni: tra noi due, la Vipera è molto più interessata a te – disse Ashara accennando un sorriso provocatorio che, ogni volta, donava al suo bellissimo viso allungato un’aria ancor più ricercata e accattivante.
- Non ricordarmelo, cara sorella. Ti prego di non farlo. Ogni volta è uno strazio e posso ringraziare gli dèi solamente che Oberyn odi troppo Rhaegar per lasciare spazio ad altri istinti primordiali, altrimenti dovrei proteggere anche lui oltre a noi e ad una ventina di dame da compagnia.
- Ci penseremo a tempo debito. Non mi hai ancora detto se il motivo della disputa tra il nostro principe e la nostra principessa riguarda l’arrivo di Oberyn o altro.
- No, non riguarda quello. Si tratta di una questione un po’ più complessa …
 
- Hai davvero intenzione di fare una cosa del genere?? Hai preso una decisione simile senza consultarmi?? – esclamò Elia addolorata, cercando di trattenere il suo tono di voce e di controllarsi, come era solita fare.
 Rhaegar si sedette sul letto senza guardarla. – Se aspettassi ancora, non cogliendo l’occasione che il fato mi ha sbattuto dinnanzi agli occhi, i sette regni subirebbero dei lutti sempre più atroci e ingiusti a causa della famelica e incontrollabile tirannia di mio padre. Te l’ho ripetuto almeno tre volte, Elia.
- Oh, perdonami se sono troppo stupida per capire le tue nobili ragioni, mio principe! – ribatté lei con sarcasmo. – Perdonami se penso che sia solo un suicidio inutile!
- Inutile? – ripeté lui alzandosi in piedi e avvicinandosele. – Elia, se non fosse per il tuo ventre fertile per quanto debole, tu ora saresti morta bruciata. Lo sai, vero? Ti avrebbe uccisa solo per sfregio verso Dorne e per aver preteso di aver potuto regnare al mio fianco – le disse gelido.
- Ne sono consapevole – rispose lei cercando di reggere quello sguardo e riuscendovi grazie all’esperienza. – Ma organizzare una ribellione, significa coinvolgere anche la vita di nostra figlia, oltre che la nostra. Organizzare una cospirazione richiede degli alleati fedeli, un potere fuori dal comune, un nemico fattibile, dunque non un tiranno folle che ama pranzare con un sottofondo di urla umane. Organizzare una cospirazione vuol dire essere disposti a morire da un momento all’altro per la causa. Significa non avere niente da perdere.
- Pensi davvero questo? Non credi che anche chi non abbia nulla da perdere, in realtà, possieda sempre qualcosa che rischia di perdere? Altrimenti per cosa un uomo o una donna dovrebbero lottare?  Parli spinta esclusivamente dalla paura, Elia.
La donna indietreggiò sedendosi ella sul materasso, questa volta, ma senza mai staccargli gli occhi di dosso. – Perché diventi così? – sibilò.
- Così come? Avanti, dillo.
- Preferirei che tu ti arrabbiassi, che urlassi, che perdessi le staffe, ma non fai niente di tutto questo. Queste discussioni mi danno i brividi perché tu diventi di pietra e la tua glacialità è agghiacciante.
- E questo ti fa paura.
- Non è quella paura. Non lo è mai stata. Temo solo che ti spenga completamente. Ho sempre l’impressione che tu possa spegnerti.
- Non posso farci niente. Tu non capisci perché ho deciso di farlo e per quale motivo le tue parole non mi convinceranno mai e poi mai a cambiare idea. Non c’è niente di innaturale nel vedere la realtà in maniera diversa. È così e basta. Dovremo accettarlo.
- E immagino che tu l’abbia già fatto – disse la dorniana rialzandosi in piedi e riavvicinandosi. – Riesci a comprendere per quale motivo io stia reagendo così, Rhaegar? Se dovessi perderti durante la ribellione, cosa farei?
- Arthur e tutti i miei alleati provvederebbero nel nascondere te e Rhaenys al sicuro, cosicché mio padre non potrebbe mai mettere le mani su di voi.
- Non intendevo quello. Cosa farei senza di te? – chiese ancora, alzando il tono di voce.
Vi furono alcuni secondi di silenzio in seguito a quella domanda. – Andresti avanti con la tua vita – rispose infine il Principe drago.
A ciò, la giovane donna sorrise dolorosamente distogliendo lo sguardo e stringendo i pugni per incanalare il nervosismo. – È esattamente dopo una risposta simile che comincio a chiedermi sul serio quanto tu reputi importante la tua vita e la tua presenza nella vita delle persone. Credi di essere stato scelto per un fine più alto? Credi di essere venuto al mondo esclusivamente per compiere il tuo dovere e poi dissolverti nell’aria senza lasciare traccia, portandoti via il tuo ricordo? Hai sempre visto la perdita e la morte di qualcuno a te caro in maniera distorta, considerandolo un processo naturale, un contrappasso al quale restare indifferenti. Ora ti chiedo: riesci a renderti conto di quanto il tuo modo di vedere la realtà sia deviato e disumano?
A ciò, Rhaegar le diede le spalle. – Solo adesso ti rendi conto di quanto siamo diversi? Puoi arrabbiarti, Elia, puoi smetterla di controllarti come fai sempre. So che vuoi urlarmi contro e piangere e stare male. Nessuno ti giudicherà per questo.
I due vennero interrotti dal bussare della porta.
- Mio principe, è permesso? Siamo venute per prendere le misure a voi e alla principessa. Da domani cominceremo a cucire nuovi abiti reali per le Vostre Maestà – disse una delle septe da dietro la porta.
- Non ce ne è bisogno, Septa Lucinde. Sono certo che le nostre misure siano uguali a quelle del mese scorso – rispose Rhaegar non spostandosi dalla sua posizione.
- Ma principe …
- Le septe hanno ragione: è importante prendere le misure – disse improvvisamente Elia con uno sguardo indefinibile, facendo voltare il Targaryen verso di lei.
La dorniana aprì la porta delle stanze reali e prese il nastro centimetrato dalle mani di Septa Lucinde. – Me ne occupo io – disse gentilmente loro, richiudendo la porta e dirigendosi verso suo marito.
- Mi hai detto di sfogarmi, ed è quello che farò - aggiunse semplicemente Elia allungando il nastro tra le mani e confondendo ancora di più Rhaegar, il quale la lasciò fare.
La giovane donna si inginocchiò e appoggiò le estremità del nastro sui pantaloni del principe con totale tranquillità, coprendo tutta la lunghezza della gamba e prendendo tutte le misure in religioso silenzio: prima le gambe, poi i fianchi, il collo, le spalle, le braccia, la schiena, il petto.
Quando giunse all’unica parte che le mancava, circondò il busto del Targaryen con il nastro cominciando a stringere volontariamente più del dovuto, fino a fargli male.
Egli non si scompose mentre la osservava stritolargli l’addome con il laccio.
A ciò, la dorniana alzò gli occhi per guardarlo fisso in volto. – Tu non immagini neanche lontanamente cosa voglia dire vivere una vita con un corpo come il mio, un involucro di ceramica ammaccata, pronta a rompersi e a spezzarsi in milioni di piccoli frammenti da un momento all’altro. Ma soprattutto, non potresti mai immaginare cosa voglia dire avere accanto uno come te. Quindi … - disse con voce roca e sussurrata, stringendo ancor più il nastro e non staccando mai gli occhi dai suoi mentre una sola lacrima scivolava via dal suo controllo. - … prima di esortarmi a lasciarmi andare e a tirare fuori tutto … pensa a quello che mi stai chiedendo – terminò mollando la presa sul nastro e allontanandosi di qualche passo.
Rhaegar la vide aprire un cassetto del tavolino, afferrare un foglio, prendere la penna, bagnarla con l’inchiostro e scrivervi qualcosa sopra a gran velocità.
Dopo di che, aprì la porta della camera e consegnò il foglio con le misure scritte ad una delle septe rimaste in attesa. Infine si voltò nuovamente a guardare suo marito. – Sbrigati a prepararti, caro: ti ricordo che tra poche ore arriverà mio fratello.
 
- Non posso crederci! Cosa stanno vedendo i miei occhi?? Per caso è la stella più bella di Dorne?? – esclamò il ragazzo spavaldo e carismatico, secondo principe di Dorne, nonché prestante Vipera Rossa.
- Zio Oberyn! – esclamò Rhaenys scendendo dalle braccia di suo padre e correndo verso suo zio, il quale scese dalla barca con un salto.
Egli la riempì di baci per poi fiondarsi su sua sorella.
- Non immagini quanto io sia contenta di vederti, fratello! – esclamò Elia stringendolo forte a sé e affondando il viso nella sua spalla.
- Problemi nell’Olimpo? – chiese pungente il dorniano facendo saettare subito gli occhi sul Principe Drago alla spalle di sua sorella e a pochi metri da loro.
Arthur rivolse alla Vipera uno sguardo più truce di quello che gli riservò Rhaegar, sempre cento volte più bravo di lui nel dimostrare il suo disprezzo nobilmente.
- Va tutto bene, Oberyn. Non cominciare già da adesso. Fallo per me, fratellino. Cerca di contenerti, d’accordo? – lo supplicò la ragazza ancora abbracciata a lui.
- Lo faccio solo per te. E sai che per te farei di tutto. Anche provare ad andare d’accordo con lo splendore lì dietro - le rispose cedevole, inspirando il profumo familiare e tanto amato dei suoi capelli.
- Avevo così tanta voglia di vederti!
- Figurati io! Resterei qui in questo buco roccioso dimenticato dagli dèi anche per trenta lune, pur di passare più tempo con te! – concluse distanziandosi da lei e donandole un dolce bacio sulle labbra, per poi prendersi tutto il tempo per soffermarsi a guardarla. – Non sfiorisci mai, nonostante il parto, nonostante le tue condizioni. Sei sempre la donna più bella dei due continenti. Le dee del cielo ucciderebbero per possedere un briciolo della luce che emani – le sussurrò accarezzandole la pelle morbida come seta e olivastra, passando per i ciuffi dei capelli ricci, per ogni piega del mento sottile, della mascella delicata, della fronte alta e delle conche definite e accoglienti che contenevano i suoi grandi occhi luminosi. La bellezza esotica più ricercata abbinata alla leggiadria e al bagliore che sovrastava chiunque ogni volta che sorrideva. Elia era la perla di Dorne, prima che i draghi la annebbiassero con i loro accecanti e argentei raggi di falsa maestosità e di corrosiva perfezione.
L’atmosfera era così tesa, che avrebbe potuto essere tagliata con una lama, come accadeva ogni volta che il Principe Drago, la Vipera di Dorne e la principessa Elia erano a pochi metri di distanza tra loro.
- Smettila di lusingarmi continuamente e di dire scemenze, Oberyn – disse Elia sorridendo ancor di più con le guance imporporate. – Spero che tutti i sublimi complimenti che mi rivolgi in abbondanza, non li usi anche per far cadere ai tuoi piedi decine di povere lady .. – aggiunse assottigliando lo sguardo furbo, quello che la accomunava così tanto a lui.
- Mai a nessuna. E poi, le mie rigogliose amanti non sono mai povere lady indifese, cara sorella! Sai che prediligo un certo tipo di energia e di caratteristiche nelle mie prede – disse eloquente, per poi staccarsi da sua sorella e proseguire con i saluti.
Il sorriso che rivolse ad Arthur fu molto diverso da quello che riservava solo e solamente ad Elia. Fu uno sguardo che, suo malgrado, la Spada dell’Alba tradusse fin troppo bene. – Lieto di rincontrarvi, ser Dayne. Strano non vedervi appiccicato al nostro Principe d’Argento dato che, da quando siete al servizio dei Targaryen, voi due siete diventati una cosa sola. Devo dire che mi aggrada riuscire a scorgervi finalmente lontano dalla sua ingombrante ombra – disse provocatorio come suo solito, senza mai togliersi dal volto quel sorrisino che tutto lasciava trasparire.
- Attento, Vipera di Dorne: se io e il principe ereditario non andiamo in giro a braccetto come due donzellette, non vuol dire che non  siamo costantemente uno la spalla dell’altro. Fareste bene a tenerlo a mente.
Oberyn alzò le mani in segno di innocenza, per poi passare all’ultimo ancora da salutare, il punto critico.
- Spero che la permanenza qui possa esservi gradita, Oberyn – lo anticipò cordialmente Rhaegar accennando un finto sorriso.
- È sempre un ineguagliabile piacere vedervi, mio principe. Ho lasciato il meglio per ultimo – disse utilizzando il suo tono più sferzante e prendendosi tutto il suo tempo per inchinarsi al suo cospetto.
- Vieni, ti accompagno dentro. Il banchetto ci attende – interruppe il momento Elia, eliminando l’atmosfera tesa.
Dopo ciò, il principe dorniano si rialzò in piedi, riprese in braccio Rhaenys e si lasciò condurre a braccetto da sua sorella, ritrovando la pace dei sensi.
La principessina, la quale aveva il visino appoggiato nella spalla di suo zio, puntò gli occhioni su suo padre rimasto indietro con Arthur. Alzò la manina e gli tirò prima un bacio e poi un altro, fino a quando non lo vide sorriderle a distanza.
Rhaegar, accortosi dei gesti di dolcezza della sua piccola, rispose mandandole a sua volta un bacio tra quelli di lei.
A ciò, la bambina, felice di aver suscitato l’effetto sperato, gli sorrise arricciando il nasino, riappoggiando la testa sulla spalla di Oberyn e continuando a guardare suo padre fino a quando non fu troppo lontana dalla sua vista.
Arthur restò a guardare la scena a metà tra l’intenerito e il vomitevolmente intenerito, cominciando a camminare al fianco del Targaryen per raggiungere a loro volta il palazzo. – Potrei vomitare farfalle ora – commentò.
- È il suo modo per farsi “perdonare” tutte le volte che si sente innocentemente in colpa per qualcosa, quando, in realtà, non avrebbe nulla da farsi perdonare. Rhaenys è così.
- Si sente in colpa?
- Le mancava tanto suo zio Oberyn, così è scesa dalle mie braccia per andare da lui e dedicargli le sue attenzioni, togliendole a me. Evidentemente si è sentita in colpa, così ha voluto rimediare in qualche modo.
- Quella bambina è assurda.
- Lo so. È la mia bambina.
- L’ho vista crescere qui a Roccia del Drago ma non ho mai notato una cosa come questa.
- Questo perché non presti mai l’attenzione necessaria ai dettagli, Arthur.
- Un attimo fa avevo intenzione di sparlare male della Vipera beota. Adesso mi stai facendo venire voglia di insultare te.
Rhaegar sorrise a quelle parole. – Sei diventato addirittura più suscettibile di me. Ti ho influenzato a tal punto?
- “Oh, che razza di insulto! Sei stato capace di intrappolare persino la nobile Spada dell’Alba di sangue dorniano nella tua morsa letale, dannato Targaryen! L’hai rovinato!” – disse Arthur simulando la voce e il tono di Oberyn.
- Ci andrebbe anche più pesante.
- Giuro che lo strangolo prima di farlo ritornare a Dorne se continua così.
- Perché mai? Anzi, si sta trattenendo.
- Deve imparare a contenersi di più. Soprattutto nella zona del cavallo dei pantaloni.
- Apprezzo come tu ti stia trattenendo dallo sbrigliare il tuo vocabolario da scaricatore di porto dinnanzi a me, quando si tratta di argomenti che ti istigano maggiormente ad usarlo.
- Quando c’è lui, l’argomento non si può evitare. Ma mi trattengo anche perché il vocabolario da scaricatore di porto “inebrierà” le tue orecchie in abbondanza tra oggi e domani grazie al nostro ospite. Giuro che se prova a mettere quelle mani anche solo sullo strascico del vestito di Ashara, gli taglio le palle con Alba e dato che ci sono, anche le gambe, così non devo neanche prendere le misure precise. Faccio tutto in un solo colpo. Così gli passa la voglia di scoparsi anche le capre che intravede per strada.
Rhaegar si voltò a guardarlo con uno sguardo gelidamente fulminante, di quelli che solo Arthur aveva modo di assaporare fino a farsi accapponare la pelle. – È più forte di te, vero?
- Lo sai come funziona, è una reazione involontaria e naturale in me: più tu mi fai notare un mio miglioramento, più io sono tentato di annullarlo un secondo dopo. È così.
- Sa che non deve toccare Ashara. Al massimo si divertirà con le altre dame di Elia.
A ciò, Arthur si voltò a guardarlo. – Le dame di Elia non scenderebbero a tanto.
- Sono scese a tanto da cedersi a te saltuariamente pur di farsi lusingare e abbandonarsi a delle notti di piacere.
- Ora sei perfidamente cinico, oltre che acido. Mi chiedo come faccia quella povera ragazza a ripararsi da tutto l’acido che sputi addosso.
Ora erano pari. Rhaegar sapeva che Arthur sapeva essere tagliente quanto lui se lo voleva. Sapeva difendersi egregiamente, a parole come in battaglia. Un vanto che in pochissimi avevano il privilegio di possedere dinnanzi ad uno come il Principe Drago.
- A proposito – proseguì Arthur dopo qualche secondo di silenzio. – Come si è conclusa la discussione tra te e la principessa oggi pomeriggio?
- Non mi va di parlarne ora. Non è successo nulla di grave. Siamo sereni tra noi.
- Sereni come due bambini stanchi dopo essersi accapigliati e che attendono che uno degli adulti risolva la situazione?
- Arthur, se non la smetti di fare tutto il contrario di quello che ti dico, ti giuro sui sette dèi che ti chiudo in una stanza con la Vipera e butto via la chiave. Lo sai che attende solo quello.
- Per “solo quello” cosa intendi, esattamente?
- Non farmelo dire ad alta voce. Lo sai che non lo farò. Non ti darò questa soddisfazione, né a te, né a nessun altro.
- Il privilegio di udire il nobilissimo principe ereditario utilizzare termini “poco appropriati” all’aura che emana la sua intera figura? Sarebbe un’esperienza mistica, sia per te che per chi ti udirebbe.
- Sai cosa, Arthur? Forse dovrei farlo davvero.
- Che cosa?
- Chiuderti in una stanza solo con lui. Però ti drogherei prima, almeno renderei ad Oberyn le cose molto più facili. Sai, non vorrei farlo affaticare troppo, sicuramente è già stanco per il lungo viaggio. Sto seriamente valutando l’idea: sono certo che dopo aver visto realizzarsi tutte le squallide e impudiche fantasie che si è fatto sul prode cavaliere dalla bianca armatura in tutti questi anni, sarà sicuramente più calmo e docile, di conseguenza, avrà meno voglia di farmi saltare tutti i nervi che ho in corpo ogni volta che comparirò nel suo campo visivo.
- Oh, sì continua pure, è facile per te parlare e continuare a parlare in abbondanza, ma sappiamo entrambi che i sensi di colpa ti divorerebbero come vermi.
I due entrarono finalmente a palazzo.
- E tanto per riprendere il discorso di poco fa – proseguì il cavaliere. – Le dame di tua moglie sono delle forze della natura sotto le lenzuola.
- Non mi sembra di ricordare di avertelo chiesto.
- Non tutti hanno come uniche pulsioni la fame di conoscenza e l’ossessione per le profezie come te, Rhaegar. Devo pure occupare il mio tempo in qualche modo quando non fai di me un cittadino modello e non mi assilli con le ricerche riguardo i segreti e le tragedie del tuo passato – lo canzonò con sarcasmo. – Ad ogni modo, qualsiasi cosa sia successa tra te ed Elia, sai che lei ti difenderà sempre a comunque con Oberyn. L’affetto che nutre per suo fratello equivale all’ardore e al rispetto che prova nei tuoi confronti.
- Sì, lo so. Non mi preoccupo per quello. Saranno tre lunghi giorni, qualsiasi sarà la piega che prenderanno gli eventi – concluse il principe guardando il suo amico e accennandogli un sorriso che lasciava trasparire la sua rassegnazione.
 
 
La giornata trascorse placida, Oberyn venne rapito per ore e ore dalla sua nipotina che gli fece conoscere il suo gattino Balerion e lo tenne talmente impegnato da non lasciargli il tempo di fare altro.
Il momento del banchetto serale giunse in fretta.
L’orchestra di arpe suonò per tutta la durata della cena nello splendido salone allestito, un pasto composto di ben dieci portate.
Elia aveva preparato tutto al minimo dettaglio per l’arrivo del suo amato fratello minore.
- Lode alle vergini di Dorne! – esclamò il principe dorniano abbandonando loquacemente la schiena allo schienale della sedia e appoggiando una mano sulla sua pancia. – Non ti sei sprecata minimamente, cara sorella! Questa immensa aurea dorata e argentata immersa nella regalità più assoluta mi sta cullando dolcemente quasi fino a darmi la nausea – continuò sorridendo.
- Ti piace? – chiese conferma Elia.
- Sì, per qualche giorno è un idillio, ma per mesi, non credo che riuscirei a sopportarla – rispose osservando il salone occupato dai soli musicisti che dilettavano le loro orecchie. – In questo quadretto mancano delle sensuali danzatrici che mi ballano intorno durante il pasto, come sono abituato a Dorne. Non avete delle danzatrici qui a Roccia del Drago, Rhaegar? – domandò alzando il volto per guardare il Principe Drago ad un posto di distanza.
- Non è esattamente sul mio genere far preparare delle ballerine seminude che ballino sui presenti durante la cena – rispose il Targaryen.
- Padre, perché non suoni tu?? Sei molto più bravo di loro! – lo esortò Rhaenys avvicinandosi a lui.
- Sì, caro, potresti prendere la tua arpa e cantarci qualcosa.
- Non sono molto propenso a farlo, ora.
- Che peccato – commentò la Vipera Rossa terminando il suo calice di vino. – Per compensare l’intrattenimento che lascia a desiderare, avreste potuto fare un’eccezione e cantare qualcosa.
- Siete sempre libero di alzarvi dalla sedia e raggiungere le vostre stanze – rispose a tono il principe.
- Rhaegar, ti prego – gli sussurrò Elia in tono implorante. – Lui è la mia famiglia, colui che mi è più caro e a cuore, lo sai bene. Sono consapevole di quanto il suo carattere sia pessimo, specialmente quando ha alzato il gomito, ma ti prego, cerchiamo di convivere tranquillamente per questi pochi giorni.
 - Io, carattere pessimo?? – chiese divertito il giovane principe dorniano.
- Sì, hai un carattere pessimo, caro fratello. Ciò è risaputo in tutti i sette regni – confermò Elia sorridendogli a sua volta.
- Il drago non ha ancora tirato fuori gli artigli, sorella cara. Quando arriverà il momento, loderai il mio “pessimo” carattere.
- Oberyn … - richiamò anche suo fratello in tono semi esasperato.
- No, va bene. Vuole istigarmi, come lo diverte sempre fare. D’altronde, i suoi modi per raggiungere una qualche sorta di soddisfazione personale consistono solo in questo – rispose pacatamente il Targaryen.
A ciò, Oberyn si alzò dalla sedia e, lievemente barcollante, si avvicinò al posto a tavola occupato da Rhaegar. Sfoderò un pugnale e glielo puntò alla gola, scatenando la furia di Arthur e di altre guardie presenti nel salone, i quali si fiondarono verso di lui, oltre all’inorridito stupore di Elia, Rhaenys e delle ancelle.
- Fermi – ordinò il principe ai cavalieri che stavano per immobilizzare il dorniano. – Lasciatelo fare. Sono certo che il nostro ospite non abbia cattive intenzioni.
Oberyn sorrise divertito mantenendo la lama vicina al collo di Rhaegar. – Che c’è, mio principe? Avete timore di alzarvi da quella sedia e di affrontarmi?
- Siamo poppanti per caso? – rispose il Targaryen in totale calma.
- Oberyn, che diavolo ti salta in mente?! – cercò di farlo rinsavire Elia.
- Una semplice sfida, sorella cara. Sta’ tranquilla, non lo toccherò se non accetterà di battersi con me.
- State decisamente oltrepassando il limite – si decise ad intervenire Arthur facendo qualche altro passo avanti, ignorando l’ordine di Rhaegar.
- Ti ho detto di starne fuori, Arthur. A quanto pare, Oberyn ha qualcosa da dirmi. Sta letteralmente fremendo nell’attesa di sputarmela in faccia, a giudicare dalla mano tremante e sudata con la quale sta reggendo la lama – insistette il Principe Drago rimanendo seduto a guardare il dorniano dal basso.
- Potrete ingannare chi volete. Trascorrerete la vostra intera vita ad ingannare chiunque in questi sette regni. Ma io sono diverso. Ogni volta che vi vedo o che sento pronunciare il vostro nome, sento qualcosa agitarsi nelle mie viscere, fino a farmi contorcere. Quando vi osservo, vedo la rovina della mia famiglia e dell’intero reame. Non chiedetemi il perché. Lo so e basta. Il mio istinto mi ha sempre guidato e continuerà a farlo. Non temo diventerete come vostro padre, bensì peggio: un uomo che spinge le masse a seguirlo volontariamente, che agisce pensando solo e unicamente a se stesso, venendo sempre incessantemente ricordato come un modello, l’esemplare al quale l’umanità dovrebbe aspirare, e tutto ciò perché?? Perché gli dèi hanno voluto che venisse al mondo il giorno in cui una tragedia ha avuto luogo, perché ha tutto ciò che ognuno possa desiderare di possedere, perché sa come usarlo e come usare gli altri. Voi siete questo.
Il silenzio calò nella sala.
Rhaegar si alzò in piedi, cominciando a guardarlo dall’alto data la differenza d’altezza.
– Che cosa stai aspettando, allora? Avanti. Poni fine ad ogni sofferenza e tragedia di cui io sarò la causa, prima che queste abbiano inizio. Ti sacrificheresti per salvare molte vite, non ne varrebbe la pena, nobile principe? – gli domandò tagliente, avvicinandosi ancor di più.
La lama tenuta stretta da Oberyn vacillò sempre più, fin quando non si decise a ritirarla indietro.
- Ti credevo più audace di così – gli disse infine il Principe drago riservandogli il sorriso più disgustato del suo repertorio, e uscendo dalla sala.
A ciò, Elia si alzò in fretta e in furia dalla tavolata e si diresse anch’ella verso l’uscita, fermandosi prima dinnanzi a suo fratello. – Non voglio vederti mai più – gli disse secca, per poi continuare la sua marcia serrata verso la porta.
Ashara prese immediatamente Rhaenys in braccio e la portò via con sé, mentre Arthur si pose davanti alla Vipera con uno sguardo che avrebbe intimorito qualsiasi uomo con un po’ di buon senso. – Prova ancora una volta a sfiorarlo con quella lama e ti ritroverai a testa in giù, appeso per le viscere su una picca, con Alba conficcata dritta nelle tue cervella – lo minacciò, per poi riallontanarsi.
 
Il principe Targaryen saliva deciso le scalinate che lo avrebbero condotto alle sue stanze, sentendo la voce di Elia rincorrerlo. – Rhaegar, aspetta!
- Resta con lui, Elia. Desideravi tanto rivederlo. Non consumare così il poco tempo che avete a disposizione da trascorrere insieme.
- Smettila, ti prego!
Ma egli era troppo veloce, le sue falcate troppo lunghe, per permettere alla principessa anche solo di sperare di riuscire a tenere il suo passo.
- Fermati! – esclamò ansante, costretta dalla sua quasi nulla resistenza, dal suo fiato debole, dal suo corpo affaticato e dall’impiccio del lungo vestito che di certo non aiutava.
Rhaegar obbedì non appena udì quel tono di voce roco e indebolito che riconosceva bene. Si voltò verso di lei e la guardò da lontano, in cima alla rampa che li separava.
La vide appoggiarsi distrutta alla ringhiera, respirare ad ansiti, neanche avesse appena corso per chilometri senza fermarsi.
A ciò, allarmato da quel fragile corpo imprevedibile, il principe riscese le scale di corsa, avvicinandosi a sua moglie, poggiandole una mano sulla schiena e mostrandosi premuroso. – Ehi, Elia? Tutto bene?? Elia?
Quando ella riuscì a riacquisire un respiro regolare e non si sentì più svenire, si voltò a guardarlo. – Mi dispiace. Mi dispiace per come sono io, per come è lui … mi dispiace tanto – disse trattenendo le lacrime che scalpitavano per uscirle.
- Va tutto bene, Elia. Non devi scusarti di nulla – la rassicurò accennandole un sorriso dolce.
- No, non fare così. Non fingere che quello che ti abbia detto non abbia avuto alcun effetto su di te …
- Mi hanno detto molto di peggio, Elia. Va tutto bene – le disse abbracciandola e dandole un bacio sulla fronte.
Ella si strinse a lui permettendo a qualche lacrima di bagnare il suo bel volto caldo e gli abiti di suo marito.
- Sono così arrabbiata per quello che ti ha detto e che stava per fare … forse dovrei lasciarmi invadere dalla rabbia come hai detto tu – disse con la voce distorta a causa della bocca premuta sul suo petto.
- Era ubriaco, Elia, e mi odia. Non puoi fargliene una colpa. Non è colpa di nessuno. Ora, vieni, ti accompagno a letto, così ti rilasserai un po’.
- No. Se lui non è capace di comportarsi da uomo e di mettere da parte il suo infantile e ridicolo odio tronfio di orgoglio e rancore per il mio bene, allora non mi merita. Non merita nulla da me – disse stringendolo.
- Non ti chiederò di farlo. Lui è la tua famiglia.
A ciò, la donna alzò il volto per guardarlo. – Lo sei anche tu. E lo è anche quella meravigliosa bambina che illumina ogni giorno questo luogo con la sua dolcezza e bellezza – gli disse poggiandogli le mani accanto al viso, spingendolo delicatamente giù, vicino al suo, e baciandolo.
Un tocco dolce che nascondeva un bisogno interno, vorace, del quale il principe si rese conto immediatamente, nel momento in cui il contatto di labbra tenero e poco approfondito, venne trasformato in qualcosa di lento, passionale e sensualmente intimo dalla dorniana. – E lo sarà anche lo splendido maschietto che nascerà … - gli sussurrò la donna accaldata sulle labbra, distaccandosi solo il minimo indispensabile per dirlo, e poi ricominciando a baciarlo.
- Elia, no – le rispose distaccandosi lui questa volta, e guardandola serio.
A quelle parole, la dorniana lo incastrò tra ella e il muro, fissandolo caparbia e imperterrita. – Invece sì. Non farlo per te. Fallo per me – gli chiese con uno sguardo di fuoco, lontano dall’implorante. – Non ti supplicherò di farlo … - gli sussurrò addolcendo nuovamente la voce e riavvicinandosi a lui, poggiandogli le mani sui fianchi e cominciando a baciargli il collo. – Lasciati andare anche tu, questa volta, Rhaegar. Se deciderai di farlo, tutto quanto andrà per il meglio.
- Non se ti vedrò morire davanti a me – disse allontanandola ancora.
- Io ti amo.
- Elia …
- Ti amo, e anche se non ti amassi, se fossi al tuo posto, lo farei per te. Lo farei – la sua voce divenne rotta, più cupa.
Trascorsero alcuni minuti a guardarsi negli occhi in silenzio, da quella distanza ristretta.
- Ho bisogno del tuo conforto e del tuo sostegno ora, e tu hai bisogno del mio. Smettila di scappare da me e amiamoci prima che sia troppo tardi. Amiamoci soltanto. Poi, se accadrà, accadrà, altrimenti, andrà bene lo stesso. Ma ora, amiamoci. Perché … sento che … qualcosa dentro di me mi dice che, presto, arriverà un giorno in cui non potremo più farlo … arriverà un giorno in cui crollerà la terra sotto ai miei piedi … - sussurrò la giovane donna a voce spezzata questa volta, una voce che sarebbe stata capace di logorare e piegare qualsiasi animo.
– E quando arriverà quel giorno, io … - fu in  quel momento che le parole della principessa vennero interrotte dal bacio del Principe Drago.
- Va bene – le sussurrò a fior di labbra mentre ella si aggrappava stretta a lui, come se ne andasse della sua vita.
Mentre continuavano a baciarsi e a toccarsi con trasporto aumentando il ritmo, Rhaegar percepì le lacrime calde e salate di lei bagnargli gli zigomi e la bocca, costantemente. – Ehi – bisbigliò baciandole le guance e sorridendole rassicurante. – Sono qui. Sono qui con te, Elia.
Ella annuì lasciandosi coccolare, per poi circondargli il collo con le braccia lunghe e sottili, impaziente di riprendere da dove le loro bocche si erano interrotte.
A ciò, il principe la sollevò da terra e percorse i pochi gradini che li separavano dalle loro stanze, mentre erano ancora stretti e ormai incapaci di fermarsi o tornare indietro.
Erano mesi che non si concedevano un contatto intimo come quello al di là di baci sporadici, a causa del timore del futuro erede al trono di nuocere alla salute divenuta più cagionevole della sua sposa, oltre al terrore di piantare una nuova vita in lei che potesse farla morire tra atroci sofferenze come stava per accadere durante il suo primo parto.
Si lasciarono andare entrambi dopo tanto tempo e consumarono un rapporto capace di alleviare ogni loro dolore, che fu allo stesso tempo dolce, frenetico, ardente e molto lungo, occupando quasi l’intera nottata.
- È come se lo sentissi già dentro di me – sussurrò felice la principessa con la morbida pelle olivastra illuminata dalla luna che entrava dalla finestra, mentre baciava un punto tra il collo e la clavicola del suo consorte steso stretto a lei.
 Il clima tiepido e mite li cullava generoso in quella notte ricca di stelle.
Lui sorrise amaramente, non potendo farne a meno, considerando le conseguenze a cui ciò avrebbe potuto portare e che tanto aveva cercato di evitare fino a quel momento. Fortunatamente Elia, con il viso nascosto tra il suo collo e il cuscino, non avrebbe potuto vederlo.
Improvvisamente, un dolore non troppo lieve alla fine del collo lo ridestò dai suoi pensieri. – Ehi, non con i denti – la rimproverò accennandole un sorriso.
- Ti rimane il segno con un nulla – sussurrò ella sfiorando con le dita la lieve forma rossa dei suoi denti rimasta sulla pelle chiarissima del giovane uomo.
Dopo di che, si strinse di più a quel corpo che tanto amava stringendogli le braccia intorno alla schiena, mentre lui si sistemava meglio contro di lei, avvolgendola con delicatezza.
- Mi sei mancato.
- Mi sei mancata molto anche tu.
Temendo di aver compreso male, la donna alzò il viso dal suo petto e lo guardò incredula e provocatoria. – Allora lo hai ammesso!
Egli sorrise volgendo le iridi cristalline verso l’alto. – Sì, sei contenta ora?
Elia rispose stringendolo più forte.
- Aegon – disse ella dopo un po’, sul punto di assopirsi con la testa sprofondata sulla spalla di Rhaegar.
- Cosa?
- Il nostro bambino si chiamerà Aegon.
- Non dobbiamo per forza chiamarlo con il nome di uno dei componenti della stirpe Targaryen – le rispose con le labbra poggiate sui suoi capelli scuri.
- Perché no? Sono così belli.
- Sembrano tutti uguali – controbatté lui.
- A me piacciono molto. “Aegon Targaryen, Re degli Andali e dei Primi Uomini, seconda testa del drago”. Non suona meravigliosamente?
 
 
 
 
   
 
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