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Autore: Carme93    10/01/2019    2 recensioni
Tutti noi sappiamo che l'Ordine della Fenice fu fondato da Albus Silente in persona per contrastare Lord Voldermort, la prima volta che tentò di prendere il potere, ma ne conosciamo veramente i membri?
Chi erano coloro che misero in gioco la propria vita per la salvezza di tutta la comunità magica inglese? Quali erano i loro sogni e i loro desideri?
Benjamin Fenwick, Benji per gli amici, fece parte del primo Ordine della Fenice, ma, come ognuno di noi, è stato prima di tutto un ragazzino.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Benjy Fenwick, Caradoc Dearborn
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Volatili grassocci, futuri Mangiamorte e promesse coraggiose
 

 
«Chi sa dirmi che tipo di creatura è il diricawl?».
L’insegnante osservò attentamente gli allievi in attesa di una risposta. Dopo qualche secondo di assoluto silenzio, una mano si alzò.
«Sì, signor Fenwick?» disse il professore concedendo la parola al giovane Grifondoro.
«Il diricawl è un uccello grassoccio dalle piume vaporose. È incapace di volare, ma può scomparire e riapparire in altri luoghi».
«Corretto, signor Fenwick. Dieci punti a Grifondoro. Ebbene sì, queste sono le caratteristiche principali di questa creatura. Il diricawl è conosciuto anche tra i Babbani, come dodo. I Babbani, però, pensano che sia un animale estinto. Il diricawl è originario delle isole Mauritius. Infine si tratta di una creatura facilmente addomesticabile». Il professore si fermò e per un attimo osservò la classe. A parte Fenwick, nessuno stava prendendo appunti; la maggior parte aveva un volto annoiato e disinteressato. Probabilmente quei ragazzini, come molti primi di loro, avevano scelto Cura delle Creature Magiche perché pensavano che fosse una materia in cui avrebbero potuto ottenere facilmente un voto alto. Se ne sarebbero pentiti presto, su questo non c’erano dubbi. Con lui non si scherzava e l’avrebbero capito. Peccato che Dippett non gli avesse dato il permesso di portare una chimera all’interno del perimetro della Scuola.
Notò una mano alzata e sbuffò. Era solo la seconda lezione con i ragazzini del terzo anno e Fenwick già gli stava sulle pluffe.
«Che vuoi, Fenwick?».
«Il diricawl può portare con sé gli esseri umani?».
«Sì, proprio come le fenici e gli elfi domestici» rispose asciutto, pensando che, dopotutto, quella domanda non era stata terribile come si era aspettato.
«Allora perché ogni famiglia magica non ne possiede uno?» insisté il ragazzino.
Aveva parlato troppo presto. «Per quale assurdo motivo dovrebbe, Fenwick?» abbaiò scontroso.
Il ragazzino non si fece intimidire e rispose: «Stanno succedendo un sacco di cose brutte, si sentono strane voci… insomma il diricawl potrebbe salvare molte vite…».
Il professore osservò il ragazzino severamente. Se il suo Direttore non fosse stato Albus Silente probabilmente gliel’avrebbe spedito: quel matto del suo amico, perché lui e Albus erano molto amici, sicuramente avrebbe ascoltato e discusso le teorie strampalate con il ragazzino. Una perdita di tempo insomma. Durante la lezione precedente Fenwick aveva insistito per sapere l’utilità di studiare i vermicoli. Doveva ammetterlo: si era infuriato parecchio, perché aveva pensato che lo stesse prendendo in giro. Per Merlino, i vermicoli non avevano nessuna utilità se non fungere da pranzo a qualche creatura più grossa o essere utilizzati in varie pozioni. In quel caso si era lamentato con Silente, il quale candidamente, dopo avergli offerto strane caramelle babbane, come sua consuetudine, aveva affermato che Fenwick era semplicemente un ragazzino curioso e intelligente e che sicuramente non aveva avuto alcun intento irrispettoso.
«Sì, forse è come dici tu» concesse infine, sperando di chiudere lì la questione. «Stavo dicendo…» tentò di riprendere la spiegazione, ma Fenwick aveva alzato di nuovo la mano.
«Signore, avrei un’altra domanda».
Avrebbe voluto incenerirlo, ma probabilmente l’avrebbero arrestato e sbattuto ad Azkaban. Per quel ragazzino decisamente non ne valeva la pena. In fondo c’erano quelle uova illegali di drago che… insomma non era necessario attirare l’attenzione del Ministero su di lui.
«Sentiamo» sospirò.
«Quanto costa un diricawl?».
«Ma che razza di domanda è?» sbottò. «Cinque punti in meno per Grifondoro! Non ho tempo da perdere!».
«Mettila così Fenwick» intervenne un altro ragazzino con un certa superbia nella voce. «Dovresti ridurre la tua famiglia sul lastrico per comprare un diricawl e non sarebbe nemmeno sufficiente».
«Nott, il tuo parere non era richiesto. Dieci punti in meno a Serpeverde» disse sempre più irritato il professore. Avere Serpeverde e Grifondoro in classe era un enorme fastidio. Eccoli lì a squadrarsi pronti a saltarsi addosso. Sperò che almeno avessero il buon senso di evitare una lite. Anche perché se Horace cercava costantemente il modo di giustificare i suoi pupilli, tra cui c’era anche Nott, Albus non era altrettanto benevolo quando si trattava di zuffe o simili. E lui si sarebbe rivolto prima di tutto ad Albus. Su questo non c’erano dubbi.
Riprese la lezione sperando di non essere più interrotto da Fenwick e dalle sue domande assurde.
«Benji» sussurrò un ragazzino dai capelli scuri. Fenwick si voltò verso il suo migliore amico, che l’aveva trattenuto dal saltare addosso a Nott. «Devi lasciarlo perdere. Vuole solo provocarti. Quante volte te lo deve dire Silente?».
«Non sopporto che insulti la mia famiglia! Tu non puoi capire, Doc. Nessuno si permetterebbe di fare battute sulla tua!».
«Per forza, sono dei vili i Serpeverde. Tu, però, non ti devi far trascinare da loro!».
Benji prese un bel respiro e tentò di calmarsi. «Comunque», disse dopo un po’, «che dicano quello che vogliono, ma io, se sarà necessario, proteggerò la mia famiglia anche con il diricawl!».
L’altro ragazzino si limitò ad annuire, non comprendendo fino in fondo quella fissazione che l’amico si era appena messa in testa.
Conclusasi la lezione, i ragazzi si mossero verso il castello, ma una voce li fermò.
«Ehi, Fenwick».
Benji si irrigidì.
«Ignoralo» sussurrò Doc.
«E c’è anche Dearbon. Dì un po’ Dearbon, come fai a stare con una feccia del genere? La tua famiglia non si vergogna?».
I due Grifondoro si voltarono, ritrovandosi faccia a faccia con Nott e i suoi amici, che ridevano sguaiatamente.
«Fermo» sussurrò Doc a Benji, che stava estraendo la bacchetta.
«Non eravate voi Grifondoro quelli coraggiosi? Avete paura perché c’è il professore?» li provocò ancora Nott.
«Forza, andiamo» insisté Doc spingendo Benji verso il castello. «Abbiamo Trasfigurazione».
Benji si riscosse e lo seguì, consapevole che ignorare le provocazioni fosse la scelta migliore.
«Fenwick, fa’ pure il superiore, ma quando il Signore Oscuro prenderà il potere la tua famiglia sarà la prima a essere spazzata via!» gridò Nott.
«Stupeficium!».
L’incantesimo di Doc prese di sorpresa anche Benji. «Nott, se hai il coraggio vai a piangere da Lumacorno. Stai tranquillo, però, che non mi farò problemi a raccontare a Silente quello che hai appena detto!».
Doc era furioso, mentre percorrevano silenziosamente i corridoi del castello.
«Doc, chi è il Signore Oscuro?» chiese confuso Benji.
«Per quello che mi hanno detto i miei, è il pazzo che c’è dietro i vari disordini e soprattutto agli attacchi ai danni dei Babbani. Non si sa chi sia e da dove venga. Si muove nell’ombra. Stai tranquillo, però, gli Auror lo acciufferanno in men che non si dica».
«Ti sei messo in un bel guaio solo per difendermi» mormorò Benji.
«Sei il mio migliore amico e comunque non sono in nessun guaio. Quel verme di Nott non avrà mai il coraggio di lamentarsi con qualche professore, nemmeno con Lumacorno. Silente odia la magia oscura e, come potrai immaginare, questo fantomatico Signore Oscuro ci sguazza nelle arti oscure. Nott sa che Silente non approverebbe mai che uno dei suo studenti inneggi a certe figure».
«Grazie. Sono fortunato ad avere un amico come te. Da solo non valgo un granché».
Doc si fermò di scatto e lo fissò quasi con rabbia.
«Siamo in ritardo» disse incerto Benji.
«Ascoltami bene, Benjamin Fenwick. Nott e i suoi amichetti sono solo degli stupidi. Tu sei lo studente migliore del terzo anno!».
«Sarà pure così, ma quello che dice sulla mia famiglia è vero. I miei genitori sono Babbani e possono a malapena mantenermi gli studi» sospirò toccandosi eloquentemente la divisa di seconda mano.
«A quanto pare non sono l’unico in ritardo oggi» disse una voce profonda alle loro spalle.
I due ragazzi si voltarono di scatto. «Professor Silente» disse Doc sorpreso.
«Signor Dearbon, perché non ci precede?».
Doc titubante assentì. «Sì, signore».
«Benjamin, sei un ragazzo intelligente, spero che capirai da solo che devi dare ascolto a chi vuole il tuo bene, come il signor Dearbon» disse semplicemente Silente, avviandosi immediatamente verso la classe.
«Professore» lo richiamò Benji, rimasto bloccato in mezzo al corridoio. «I miei genitori sono in pericolo per il fatto di essere dei Babbani?».
L’insegnante si voltò e lo fissò con quelli occhi azzurri, che parevano passarti da parte a parte. Come sempre Benji non distolse lo sguardo, mostrando di non aver nulla da nascondere all’uomo che tanto ammirava.
«Quando sarà il momento, sarai perfettamente in grado di proteggere la tua famiglia. Ne sono sicuro».

 
 
   
 
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