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Autore: Nemesis01    10/01/2019    4 recensioni
[ Personaggi: Nico Kim / Levi Schmitt ]
Dal testo:
Non so quanto tempo sia passato da quando mi sono addormentato. L’adrenalina deve aver abbandonato le mie membra perché ora inizio anche ad accusare dei dolori alle ossa. Non ho la più pallida idea di cosa mi sia successo, né di cosa è capitato a Levi, e le mie endorfine sono praticamente assenti.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro, Contesto generale/vago
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Fandom: Grey’s anatomy

Personaggi: Levi Schmitt / Nico Kim

 

 

 

Incubi d’inverno

 

 

Non ricordo come ho fatto ad arrivare fin qui. Credo di essere in un forte stato di shock, avverto il sangue scivolarmi lentamente lungo la fronte; i miei capelli sono appiccicosi e puzzo di bruciato. Sono vivo e in piedi, mentre Levi giace tra le mie braccia completamente inerme.

Un attimo prima ci stavamo baciando, potevo sentire la sua pelle nuda vibrare sotto al mio tocco, e quello dopo… non ricordo. C’è stato un rumore metallico, forte come un’esplosione, e tutto intorno puzzava di plastica e fumo.

Quando mi sono reso conto di essere ancora vivo ho notato che Levi era fermo, immobile; i suoi parametri vitali sembravano essere completamente azzerati e non so come ho fatto, non ne ho memoria, ma ora sono in piedi davanti all’ingresso del Pronto Soccorso. Lo tengo tra le braccia e urlo cercando di attirare l’attenzione di qualcuno.

 

Il capo, la dottoressa Bailey, mi intercetta subito; ha l’aria preoccupata e sgrana gli occhi nel rendersi conto delle mie condizioni. O forse di quelle di Levi e, maledizione, deve essere sottoposto alle cure migliori. Tremo e non riesco ad ascoltare la voce del capo, lei mi parla ma il suono delle sue parole mi arriva ovattato: sarà colpa del pesante acufene che mi penetra nel cervello.

 

- Dottor Kim! – Lei urla.

- Levi, - dico soltanto, quasi come se queste parole le avessi vomitate, come se mi fossero uscite da sole, - Levi, lui è… cazzo… sta male, l’ambulanza, la botta e… -

- Di cosa stai blaterando, dottor Kim? –

Lei chiama qualcuno, devono portare una barella con estrema urgenza. Mentre attendiamo un infermiere lei prova a visitarmi, a calmarmi, ma io mi ribello con costanza. – Io sto bene, cazzo. È Levi che non apre gli occhi, non parla, non risponde agli stimoli e avrà sicuramente una saturazione bassa. Dovete pensare a lui, è stato preso in pieno da qualcosa e… - la dottoressa Bailey mi interrompe urlandomi contro qualcosa che non mi importa sul serio. Forse anche io sono ferito e sono in evidente stato di shock ma ci sono delle priorità e io non sono tra queste. Non ora.

 

Probabilmente devo aver alzato i toni e sento che l’adrenalina sta per abbandonarmi; qualcosa mi pulsa nel cervello e il sangue mi cola sulle sopracciglia. Non riesco a capire cosa sto dicendo e di cosa mi stanno parlando, tutto si confonde all’interno del mio cervello, almeno fino a quando la dottoressa Bailey non mi afferra il polso. Mi guarda con aria risoluta e mi rivolge un tono addolcito.

- Ci prenderemo cura del dottor Schmitt, non preoccuparti. Andrà tutto bene, gli riserveremo le cure migliori dell’ospedale. Ora, dottor Kim, aiutami a poggiarlo sul lettino. –

 

Annuisco piano e assecondo quella richiesta tanto logica; curare Levi è il motivo per cui mi trovo qui in questo momento. Non mi arriva ossigeno al cervello ma lascio che Schmitt si stenda sul lettino d’emergenza e guardo il mio capo.

- Dottoressa Bailey, per favore, mi dica che non è morto. –

- Starà bene, dottor Kim, oggi non morirà nessuno dei membri di quest’ospedale. Sono stata chiara? –

Lei mi guarda e io annuisco di nuovo. Accarezzo la testa di Levi e lo guardo mentre gli infermieri portano via quella barella, seguiti dalla dottoressa.

Starà meglio e andrà tutto bene.

Tiro un respiro di sollievo.

 

D’improvviso i colori si fondono davanti ai miei occhi; tutto diventa una massa sfocata di colore blu che pian piano sfuma nel nero. Non vedo più nulla ma avverto il freddo del pavimento colpire la mia testa.

Chiudo gli occhi e rimango da solo con il mio acufene.

 

***

 

Non so quanto tempo sia passato da quando mi sono addormentato. L’adrenalina deve aver abbandonato le mie membra perché ora inizio anche ad accusare dei dolori alle ossa. Non ho la più pallida idea di cosa mi sia successo, né di cosa è capitato a Levi, e le mie endorfine sono praticamente assenti.

Sono da solo in questa camera e vorrei essere in grado di togliere l’ago della flebo, alzarmi, uscire e chiedere alla prima persona che mi capiti a tiro dove cazzo sta Levi ma, se solo provo a girarmi, ho mal di testa. Forse non mi sarei dovuto addormentare.

 

I miei occhi si chiudono; sono così pesanti che tenerli aperti è una fatica immane. Ho solo una domanda che mi ronza nel cervello: Levi, dove sei?

 

***

 

 

Quando riapro gli occhi ci impiego decisamente troppo tempo per fare mente locale e realizzare dove sono. Mi trovo al Grey Sloan Memorial Hospital e devo essere stato messo in osservazione in seguito… a cosa? La testa mi fa malissimo e... Levi? Dov’è Levi?

Questa è l’unica domanda seria che riesco a pormi e non so dove trovare risposta. Vorrei alzarmi e per farlo devo staccarmi questo stupido ago che mi hanno infilato nel braccio. Lo stacco, o almeno ci provo, ma mi interrompo quando una voce familiare mi chiama.

- Nico, che diavolo stai facendo? –

- Linc, - rispondo e mi volto verso di lui. Provo a mettere su un’espressione seriosa ma mi scoppia troppo la testa anche solo per sembrare credibile.

- Nico, hai avuto un pesante trauma cranico. Che credi di fare? –

- Levi come sta? –

 

Lincoln, il mio superiore, mi guarda più sorpreso del previsto; tuttavia si avvicina e mi rivolge uno sguardo premuroso, - lui è ancora in sala operatoria. –

 

Quanto tempo è passato? Che ore sono e che ore erano quando sono riuscito a portarlo qui? Devo aver messo su una faccia da ebete perché Linc mi poggia una mano sulla spalla nel vano tentativo di rassicurarmi. – Aveva delle lesioni interne e ha riportato una lussazione all’anca. Nulla di grave, ma al momento la Bailey e Meredith stanno facendo del loro meglio. Dovrebbe uscirne illeso. –

Dovrebbe, è quel maledetto condizionale che mi preoccupa.

 

- È il condizionale che mi preoccupa, -  e lo ripeto anche a voce alta. Sbuffo, perché avrei dovuto proteggerlo e fare qualcosa di utile; insomma, io non l’ho ascoltato e sono uscito da quello stramaledetto ambulatorio. Il vento mi ha fatto sbattere contro l’ambulanza e lui ha camminato rasoterra per soccorrermi, ha perso gli occhiali e… cazzo, come sta ora?

Le parole di Linc non sono state incoraggianti e forse non volevano esserlo. Mi scoppia la testa, l’ho già detto?

- Senti, Nico, riposa un po’. –

- Linc, mi farai sapere se ci sono degli aggiornamenti? –

- Non ti preoccupare, - mi dice, poi aggiunge, - invece tu hai avuto un trauma cranico, sei sicuro di star meglio? –

- Non ho neanche più gli acufeni, - mento. Si sono solo fatti meno insistenti. Levi ha avuto lesioni e lussazioni. Merda. Quel ragazzo è troppo sfortunato.

Cazzo Levi, ma non avevi detto che ti sentivi più forte con la tua spada del sole?

 

Ah, sì.

Sarei dovuto essere io la tua spada del sole o come cavolo si chiama.

Invece sono stato solo un idiota.

Se non mi fossi allontanato da quell’ambulatorio ora probabilmente saremmo ancora nudi e interi; invece sono qui e tu sei lì, a farti tagliuzzare su un tavolo operatorio. Aspetterò che Linc vada via e andrò a cercare altrove aggiornamenti su Levi.

Cazzo.

Avrei dovuto salvarlo.

 

***

 

 

Sono passate quasi due ore da quando Linc è andato via e io sono ancora qui. Mi sento molto meglio dopo aver riposato ma ho sempre bisogno di sapere come sta Levi.

Mi guardo intorno furtivamente e il trambusto della tempesta non si è ancora placato; il corridoio è pieno di personale medico che corre e sono sicuro di poter passare inosservato. Tolgo la flebo dal braccio con un gesto secco e mi sedio con le gambe fuori dal letto.

A giudicare da come mi gira la testa credo di essermi alzato troppo velocemente.

Non mi frega nulla e mi infilo le ciabatte; ora che sono sceso mi dirigo verso il corridoio, dove nessuno sembra accorgersi di me. Non mi resta che raggiungere un tablet e controllare dove sia ricoverato Levi Schmitt.

Una cosa facile, no? Peccato che non so dove sia il mio badge e questa specie di vestito mi sta facendo innervosire.

- Dottor Kim, cosa crede di fare? - la voce della Bailey mi fa trasalire; tuttavia, cerco di mostrarmi impassibile e mi volto verso di lei.

- Io… vorrei sapere come sta Smith, - ok, ho fatto la figura dell’idiota. Non mi interessa cosa penserà il capo, può intendere la mia ostinazione come effetto del trauma, come espiazione del senso di colpa, come la disperazione di chi ha paura e come un’ossessione bella e buona: ormai gliel'ho detto. Mi rendo conto solo in una frazione successiva che era lei che lo stava operando e allora aggiungo, - quindi come sta? –

 

Lei non sembra proprio convinta della mia salute psicologica e mi prende la saturazione col suo saturimetro nero. – Dottoressa… -

- Sta bene, - dice lei, - il dottor Schmitt si rimetterà senza troppi intoppi: gli basterà un mesetto di convalescenza! –

- E dov'è ora? –

Mi rendo conto di essere stato brusco, irriverente: lei si è sempre dimostrata gentile nei miei confronti e si è presa cura di Levi. Provo ad addolcire la richiesta e il tono nel dirle - vorrei solo vederlo, accertarmi che è ancora vivo e poi tornerò qui. –

La Bailey non sembra molto convinta del mio fare e il suo sopracciglio destro ancora alzato in segno di disappunto ne è la prova.

- La prego… sono solo preoccupato. –

- È al piano di sopra, nella stanza 217. –

- Grazie mille, - le rispondo e, senza indugiare ulteriormente, corro verso la camera 217.

 

Non so cosa pensare e, se da un lato sono felice di star per rivedere quell’esserino adorabile, dall'altro sono spaventato neanche stessi per affrontare un mostro.

Cosa farò? Dovrei dirgli qualcosa mentre dorme?

E se fosse sveglio? Se non volesse parlarmi? Se non si ricordasse di me?

Poggio la mia mano destra sulla maniglia della porta e deglutisco con difficoltà; l'aria inizia a mancarmi e non riesco ad aprire questa porta. Quand’è che sono diventato così patetico? Ho quasi rischiato che la Bailey mi mozzasse la testa per avermi beccato fuori dalla mia camera, per venire qui, e ora sono davanti a questa porta e mi manca il coraggio di aprirla.

Devo farlo, so che potrei accettare tutte le conseguenze con maturità. Ma devo, anzi, voglio vedere come sta. Mi faccio coraggio, abbasso la maniglia e un attimo dopo sono nella sua camera: non è molto diversa dalla mia ma Levi è messo decisamente peggio. Ha delle bende sulla testa, la flebo al braccio e sembra respirare poco e male. Almeno respira, quindi mi sento già meglio.

Faccio qualche passo e mi avvicino a lui per poi accarezzare la sua mano destra; al solo sfiorare la sua pelle rabbrividisco. Poche ore fa eravamo praticamente nudi, potevo carezzare la sua schiena e pizzicare il sedere, e ora devo accontentarmi della delle sue dita esili.

Mi dispiace Levi. Volevo essere la tua spada del sole.

 

***

 

 

- Nico… Nico, mi senti? –

Non è possibile, devo star sognando: questa non è la sua voce. Levi è ancora sotto l'effetto dell'anestesia, ne sono sicuro, questa voce però… è così reale che posso perfino sentire il tepore del suo respiro riscaldarmi le orecchie. Mi sento tranquillo e rilassato, come se ci fosse la sua mano tra i miei capelli. Devo star sognando, i miei occhi sono ancora chiusi e non voglio aprirli, non voglio allontanarmi dalle sue mani e non voglio che smetta di parlare.

- Nico… - la sua voce è come una carezza leggera sulla guancia, premurosa e rassicurante. Se fino a poco fa ero in ospedale a pregare che non gli succedesse nulla ora sono davanti a un caminetto acceso, fuori piove ma io e Levi siamo abbracciati, nudi sotto il plaid di Toy Story. Dovrei guardarlo Toy Story; dovrei guardare tutti i tuoi film preferiti, imparare a giocare a Dungeons & Dragons, fare tutte quelle cose che ti piacciono… devo conoscerti Levi, devo carpire le sfaccettature della tua personalità, devo amarti, prenderti in giro e lamentarmi perché lasci le tue cose sempre in mezzo. Devo prepararti la cena, dobbiamo discutere e fare pace, Levi non te ne andare. Levi…

- Nico mi senti? –

 

No, Nico, no, non aprire gli occhi, continua a dormire, Nico, fatti cullare dalla sua voce…

- Hey… -

I miei occhi si scontrano con la luce tiepida e debole della mia camera da letto. Sono confuso e mi siedo al centro del materasso; mi guardo intorno, sono nudo, il piumone nero copre le mie gambe e…

- Levi… -  e capisco.

- Di nuovo quel sogno? –

Il suo sorriso è dolce e rassicurante; gli annuisco e sbuffo. – Quello della tempesta. –

- Vieni qui, - mi dice. Si poggia le mani sulle cosce per indicarmi dove poggiare la testa. Adoro le sue gambe, non solo perché gliele farei tenere aperte per ore, ma anche perché sono sempre calde e accoglienti qualsiasi ne sia l'utilizzo. Lui mi accarezza la testa, mi infila le dita tra i capelli corvini e io mi stringo alla sua gamba destra.

La sua pelle è liscia e profumata, sento il suo odore sotto le mie narici e mi rilasso.

- Era solo un incubo, - ribadisce e io annuisco di nuovo. Socchiudo gli occhi nel tentativo di rilassarmi.

- Era così reale, è sempre più reale. Ho avuto così paura quella sera… pensavo saresti morto, e poi che sarei morto anche io. –

- È il tuo molliccio, - ridacchia. Come fa trovare sempre qualcosa di nerd adatta ad ogni situazione?

- Il mio… cosa? –

- Molliccio. Non hai neanche mai letto Harry Potter? –

- Guardiamo Toy Story, adesso, subito, - glielo ordino quasi, senza rendermi conto che sembra che io non l'abbia ascoltato. – No, non l'ho visto. Aspettavo te per guardarli, - metto su un sorriso sornione.

Lui mi pizzica la guancia e ride piano, - ti perdono perché sembrava tanto romantico. –

Levi sorride e io, finalmente, mi rilasso allontanandomi da quei pensieri, il tutto senza smettere di abbracciare la sua gamba. Questo momento sembra così fragile e delicato che temo di distruggerlo con una parola fuori posto. Dovrei farmi una cultura su Harry Potter, sulla Disney, sui giochi di ruolo…

 

- Nico, - mi chiama. Lui si china a baciarmi la fronte e io riprendo a respirare normalmente. Mi giro un po’, quanto basta per far sì che le sue labbra incontrino le mie. È un bacio dolce, delicato come un petalo di rosa; e quando Levi si scosta un po’ sorrido.

Il mio mondo è completo; sto così bene con lui e voglio restare qui per sempre. Allungo le braccia verso di lui, lo stringo a me; il suo corpo è caldo, lo voglio. Ogni fibra del mio essere vuole congiungersi con lui, voglio sentirlo mio, voglio fare accarezzare e baciare ogni centimetro del suo corpo.

Lo bacio ancora, stavolta famelico, e poi mi stacco.

- Ripetimelo un'altra volta, - gli chiedo.

- Era solo un incubo d'inverno, - lui sorride.

È estate dentro me, e lui è la mia spada del sole.

Le nostre labbra si toccano ancora, voluttuose, e io non voglio addormentarmi; voglio solo restare così, per sempre, tra le cosce di Levi.

 

***

 

 

Note d’autore:

Una OS che ho iniziato a scrivere di getto. L’ho intesa come un esperimento per migliorare l’utilizzo della prima persona. Non so se interesserà a qualcuno, ma io questi due li amo e niente, ve li beccate.

Se non sapete chi sono, se vi siete persi qualche stagione di Grey’s Anatomy, vi consiglio di dare un’occhiata a questo video!

Nel frattempo grazie a tutti per aver letto; spero di ricevere un vostro parere!

 

PS: per aggiornamenti, scleri e altro, date un’occhiata alla mia pagina facebook!

 

   
 
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