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Autore: DhakiraHijikatasouji    11/01/2019    1 recensioni
*DALLA STORIA*
~ Bill si sedette sulle sue ginocchia. - Io posso essere anche quella rosa dalla quale un giorno tornerai- Gli sussurrò guardandolo dritto negli occhi. - E tu sei quel piccolo principe che ha viaggiato in lungo e in largo per salvarmi dai Baobab che crescevano sempre di più sul nostro asteroide e che avrebbero finito per uccidermi...ma alla fine, anche se non ce la farai, è l'amore che proviamo che conta davvero- Tom gli accarezzò la guancia.
- Ciao, mia bella rosa- Bill sorrise poggiando a sua volta la mano sul suo di viso.
- Ciao, mio piccolo principe- ~
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Questa storia affronta la tematica di una malattia, pertanto è abbastanza tosto come racconto. È bello, ci ho messo davvero tutta me stessa. Spero che vi piaccia e che arriviate fino alla fine.
Hijikatasouji🖤👽
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate
Capitoli:
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La felicità uccide più della morte


Tom si era accorto, da quel giorno in poi, che la scuola stava cominciando ad essere pesante senza di lui. Bill lo aveva lasciato che stava male, e quello nemmeno si era curato di scrivergli per non farlo preoccupare. Non poteva avvicinarsi a quella casa, anche quando ci passava davanti e aveva una tentazione che pulsava nelle vene. Voleva poter fare qualcosa e invece...non ne aveva la possibilità, nessuno gliela dava questa benedetta possibilità!

- Ehi, Tom- Alzò lo sguardo dal banco distraendosi dai suoi pensieri e trovando Georg e Gustav che lo fissavano. Sospirò passandosi una mano sugli occhi.

- Ciao-

- E' da tanto che non ti si vede in giro...tutto a posto?- Chiese Gustav sedendosi al banco accanto. Tom annuì distrattamente. Era così stanco...voleva solo tornare a casa, spegnere le luci e risvegliarsi ad un'ora a caso del giorno o della notte senza rompimenti. - Tom, amico..- Il biondo cercò aiuto da parte di Georg con lo sguardo.

- Tom, vuoi parlarne?-

- Non ho nulla da dire- Rispose con un tono parecchio lamentoso.

- Dai, smettila di fare il bambino che hai 18 anni- Lo rimproverò amorevolmente il castano prendendosi una sedia e mettendosi accanto all'amico. - Tu hai un problema, ti si legge negli occhi, caro mio, e adesso ce ne parli- Tom sbuffò pesantemente accasciandosi sul banco. Voleva chiudere gli occhi, ci stava così bene...

- Bill- Solo quel nome, i due amici si guardarono complici.

- Che è successo?-

- Qualche giorno fa era venuto a casa mia per studiare, si è sentito male e l'ho accompagnato a casa sua. Era ridotto molto male, e poi non l'ho più sentito né visto, gli ho lasciato un sacco di messaggi che lui non ha nemmeno calcolato, avrò provato a chiamarlo cinquanta volte solo tra ieri e oggi, ma niente!- Georg e Gustav avevano capito da un po' i sentimenti tra i due. Bill e Tom si erano innamorati l'uno dell'altro, ormai era chiaro, però avevano intuito anche delle certe divergenze. Bill sembrava molto più prudente, senza affrettare le cose. Tom invece si era evidentemente complessato per questa mancanza e la voglia di sapere sempre di più che gli veniva negata. - Ammetto di essere preoccupato per lui, e forse...dico forse...non ho dormito molto in queste ultime notti, ma sto bene, non dovete adesso starmi qui a farmi la ramanzina, sono a posto- Non avevano intenzione di sgridarlo, ma solo di provare a chiarire le cose. Di aiutarlo, come i veri amici fanno. Non erano sua madre, potevano capirlo più di lei al riguardo. I sentimenti degli adolescenti vanno lasciati a loro, c'è poco da dire.

- Tom, è chiaro che lo ami- Andò giù Georg convinto di fare la mossa schiacciante. Infatti aveva fatto centro, e lo capì nel momento che Tom decise di dedicargli finalmente attenzione. - Non voglio prenderti in giro, sono felice per te e posso capire come ti senti..-

- Seh, certo- Sbuffò Gustav.

- Cosa stai insinuando?!-

- Georg, te non hai mai avuto una ragazza...neanche una!-

- Beh, perché, tu sì!?-

- Almeno alle elementari, dio santo!- Georg si offese.

- Sei un'ipocrita!- E si girò dall'altra parte. Gustav sospirò. Che pazienza gli toccava avere!

- Tom, la verità è che tu sei preoccupato così perché lo ami e vorresti sapere, ma credimi, la pazienza saprà ripagarti-

- Gus, non ho deciso di ascoltarti per sentirmi fare discorsi da evangelista!-

- Non sono discorsi da evangelista, Tom- Rispose calmo. - E' la verità pura e semplice. Tu devi solo continuare ad aspettare, per adesso hai fatto il possibile. Vedrai che se deve essere, sarà- In quel momento suonò la campanella di fine lezione e i due se ne andarono, o meglio, Gustav se ne andò con Georg dietro che insultava la sua religione con: "stupido evangelista che non sei altro", ma ormai ci aveva fatto l'abitudine. Il biondo non se la prendeva nemmeno, era una cosa per ridere tra amici, ai quali sembrava una religione così strana. Tom rise un po' a quella scena ma poi guardò l'orologio: ancora due ore e quel tormento sarebbe finito. Venne chiamato a tedesco come se non bastasse. Andò bene per fortuna, ma immagini di quel pomeriggio si fecero vivide nella sua mente, e più volte si era inceppato con la lingua rischiando di perdere il filo del discorso. Vabbé, la sufficienza almeno c'era. Si intascò anche quel voto e aspettò la fine delle lezioni senza più essere importunato. La campanella suonò e si alzò con lentezza. Non aveva motivo di fare più in fretta degli altri, infondo era una cosa stupida correre per uscire per primi.
Una volta per strada, le sue gambe le sentiva pesanti e le trascinava così tanto per. Arrivato a casa, non mangiò nemmeno e andò a dormire. Non calcolò nemmeno Simone che se ne andò subito nella sua stanza. Come toccò il letto, cadde in un sonno profondissimo.
Quando riaprì gli occhi, guardò l'orologio: le 16:00...AVEVA DORMITO SOLO DUE ORE!? Ma come era possibile!? Sembrava passato chissà quanto, e il bello era che non aveva nemmeno più sonno, come ricaricatosi. Si alzò pensando bene di andare a farsi un giro, tanto per schiarirsi le idee, per distrarsi oppure pensare ancora di più ai suoi problemi.

- Tom, dove vai?- Domandò Gordon seduto sul divano insieme a Simone a guardare un programma in tv.

- Esco a fare una passeggiata, torno tra qualche ora- I due annuirono e lui si sentì libero di andare. Il cielo era grigio, le nuvole erano a pecorelle, il che non era un buon segno ma non gliene importava nemmeno. Il vento soffiava e chiunque si sarebbe pentito di indossare un semplice giubbotto di pelle, ma lui non lo sentiva tutto quel freddo. Le strade improvvisamente sembravano deserte, ed i rumori, sia lontani che vicini, quelli che normalmente nessuno avrebbe sentito, adesso erano più chiari e udibili: il canto degli uccelli, qualche chiacchiericcio qua e là e il suo cuore battere non appena pensava a quegli occhi che gli mancavano da morire. Era triste, sì. Tom Kaulitz era triste, di una tristezza che non aveva mai provato. Una di quelle che non ti fa disperare, ma che ti fa sospirare al cielo senza che tu capisca realmente il perché, anche se dentro di te lo sai ma ti stanca ammetterlo. Appunto, quella tristezza che ti fa sentire stanco, che ti fa venire voglia di stare solo e di non parlare con nessuno. Quella tristezza vuota ma che aveva un mondo da raccontare. Praticamente quella tristezza che si prova quando si sente che un amore è irrealizzabile, quando si comincia a credere di non poter fare più nulla anche se vorresti farlo con tutto te stesso. Vorresti combattere, ma sai che senza una spada è un po' difficile vincere. Era senza armi, ma ugualmente voleva fare l'eroe. Si sentiva patetico.
Poi un'ombra...
Sussultò. Corse a perdi fiato. Era sicuro! Lo aveva visto! Era lì! - Bill!- Urlò svoltando l'angolo, ma esso era sparito. Si fermò a riflettere e riprendere fiato mentre si guardava attorno. Ma come era possibile, un attimo fa era lì. Improvvisamente ancora lo vide dall'altra parte della strada che svoltava in una stradina che potrava verso l'alto. Non perse tempo e gli andò dietro. - BILL!- Questo si fermò e si voltò. Il cuore di Tom prese a battere forte riconoscendo quel viso. Aveva solo una felpa addosso, era pazzo ad uscire così? - Ehi...- Il suo sorriso si spense. Perché Bill lo stava fissando senza accennare un movimento? Si avvicinò piano. - Bill, sono Tom-

- Sì, non potrei mai non riconoscerti- Disse. Sembrava triste di questo, però. Cioè...lui era triste perché sarebbe stato in grado di riconscerlo. - Che vuoi?-

- Bill, come che voglio!? Voglio parlarti, voglio vederti, voglio stare con te! Ti senti male a casa mia e poi sparisci per quasi due settimane, e mi chiedi cosa voglio!?-

- Quello che vuoi non è possibile- No, era stanco di sentirlo, basta. Lo prese per le spalle costringendolo a voltarsi verso di lui completamente, in modo che vedesse che adesso ne era pieno fino alle scarpe di questa cosa.

- Perché!? Mi vuoi dire perché!?-

- Non ti basta sapere che non possiamo e basta!? A cosa ti servirebbe una giustificazione!?-

- Magari a dormire la notte! E questa sarebbe una cosa inutile rispetto a tante altre cose per le quali mi servirebbe! Ma non capisci che non puoi giocare con le persone così!? Prima dici di amarle, poi in un minimo momento di difficoltà, paura o sconforto, lasci tutto, e pretendi pure che questa suddetta persona capisca e ti lasci stare! Beh, fino a prova contraria ho anche io un cervello e un livello di sopportazione che hai già superato da un pezzo, Bill Trümper!!- Le parole erano venute fuori da sole, impetuose come un fiume privato improvvisamente della diga e pronto a scorrere nuovamente senza un freno. Gli occhi di Bill divennero lucidi e Tom sussultò accorgendosi troppo tardi del suo errore.

- Allora vattene- Sussurrò con disprezzo Bill prima di girare i tacchi e continuare per la sua strada. Tom in quel momento si rese conto di aver avuto sempre delle armi a sua disposizione, ma l'aveva appena utilizzate sulla persona sbagliata. Gli corse dietro, non poteva lasciarlo andare via così. Lo prende per un braccio.

- Bill, aspetta!-

- Lasciami, Tom...adesso sei tu a non capire-

- Sì, è vero non capisco. Non capisco perché mi vuoi respingere, non capisco perché piangi quando me lo dici...però...però capisco che ti amo troppo e che mi dispiace. Ti amo così tanto che mi sono tormentato fino a credere di odiarti, ma io non ti odio, Bill, non potrei neanche se volessi- Bill abbassò lo sguardo.

- Neanche io ti odio..- Stava piangendo. - Ti amo da morire- Continuò singhiozzando.

- Allora perché vuoi che me ne vada?-

- Perché la felicità mi ucciderebbe- E tu sei la mia felicità, Tom...

Il rasta non se la sentiva di insistere. Aveva rischiato di perderlo, e non voleva più una cosa simile. Bill non era pronto per parlare e Tom non aveva quella stronzaggine per lasciar perdere e andarsene, mollandolo sotto la tempesta di vento e di gocce di pioggia che avevano cominciato a cadere. Questo perché lo amava ancora, lo aveva sempre amato, anche quando pensava di odiarlo. Si sentì prendere per mano e alzò lo sguardo. - Finché saremo insieme, finché saremo felici, tu non avrai bisogno di sapere. Io non ti chiederò niente e tu non mi chiederai niente...e staremo bene- Fino a quel momento staremo bene, Tom.

- Allora mi perdoni?- Bill annuì.

- Ti perdono, ma solo se tu perdoni anche me- Tom sorrise abbracciandolo stretto.

- Tutto...ti perdono tutto- Il freddo parevano non sentirlo. Non era una cosa rilevamente in quell'abbraccio che era mancato ad entrambi. - Dove stavi andando?-

- All'orfanotrofio qua sopra- Si guardò indietro e Tom alzò la sua visuale vedendo una costruzione abbastanza grandicella. - Vuoi accompagnarmi?- Non sapeva che cosa ci doveva andare a fare, ma non aveva alcun impegno, e se lo avesse avuto lo avrebbe buttato all'aria volentieri pur di stare con Bill qualche ora.

- Va bene- Salirono fino in cima e Bill suonò il campanello annunciando la sua presenza. Appena misero piede lì dentro, si sentirono un botto di voci di bambini e bambine che accorsero subito gridando: "C'è Bill!" "Ciao, Bill" "Evviva, è arrivato Bill!". Il moro si mise in ginocchio con un sorriso per abbracciare una di loro. Avrà avuto cinque anni. Erano così piccoli, abbandonati a loro stessi, senza né madre né padre.

- Ciao, piccoli, come state?-

- Bene!- Risposerò in coro.

- Ci leggi una storia? Katrin non vuole!- La ragazza si palesò.

- Oh, ciao, Bill. Meno male sei arrivato, mi dovresti dare una mano. Me li puoi tenere un po' mentre preparo loro la merenda?- Bill annuì.

- Certo, Katrin, fai pure tranquilla- Tom capì che per Bill quello era un ambiente abituale. Non era la prima volta che ci veniva, e dire che lui invece non lo aveva neanche mai visto questo orfanotrofio. - Andiamo in un'altra stanza e lasciamo Katrin in pace, mh?- I piccoli si incamminarono, e Bill li seguì con la stessa bambina di prima che lo teneva per mano. Chiusero la porta. - Fa freddo oggi, eh?-

- Infatti Katrin non ci ha fatti uscire!- Protestò uno di loro.

- Ma chi è lui?- Una bambina indicò Tom che si sentì chiamato in causa.

- Oh, lui si chiama Tom ed è una persona molto speciale, sapete?- Rispose Bill, e i bambini si incuriosirono.

- Ha i poteri?- Domandò uno.

- Qualcuno sì- Rispose Bill con un sorriso sghembo.

- Che poteri hai?- Tom si sentì un po' impacciato, perciò intervenne Bill.

- Beh, vedete, non potete capirlo finché non crescerete- Spiegò loro Bill e alcuni dei piccoli misero il broncio. - Ce lo avete anche voi questo potere, ma dovete prima trovare una persona per usarlo-

- Una cavia?- Chiese uno, e sia Tom che Bill scoppiarono a ridere.

- No, amore, no- Lo corresse subito Bill. - Una persona che ve lo farà usare senza che voi ve ne rendiate conto- Vedendo i bambini un po' confusi, Bill decise di spiegarsi meglio. Si sedette a terra. - Qualcuno vi ha mai detto cos'è l'amore?-

- L'amore...è quando due persone si vogliono bene-

- Bravo Klaus, esatto. Beh, l'amore è un potere molto forte e se lo possedete nel vostro cuore, siete già forti- Ai piccoli piaceva molto stare con Bill perché adoravano sentirlo parlare, le cose che insegnava loro, perché prima non capivano mai e alla fine tutto era loro più chiaro e capivano tutto. Bill parlava delle cose sempre in una maniera nuova e inesplorata, con un linguaggio che nessuno in quell'istituto aveva mai adottato con loro, ma Bill li riteneva dei bambini intelligenti, e lo erano davvero.

- Quindi lui ha il potere dell'amore?- Concluse Sarah, la piccola che teneva in braccio. Bill rise vedendo Tom arrossire e annuì. - Wow...quindi è una persona forte-

- Molto forte- Rise Bill.

- E chi è la cavia?- Azzardò quello di prima facendo ridere nuovamente i presenti. Tom a guardarlo gli ricordava Georg: cocciuto come un mulo, proprio. Solo che la differenza è che quello era un bambino di massimo 7 anni, lui ne aveva 18...

- E' qui tra di voi, piccoli- Bill diede loro un indizio e i bambini cominciarono a guardarsi intorno, finché Sarah concluse sgranando gli occhi.

- Sei tu!- Lo indicò. Bill annuì.

- Indovinato-

- Tom ha usato il potere dell'amore su di te?- Domandò Sebastian.

- Tom non ha fatto proprio niente, sono io che mi sono innamorato di lui. Quando avete l'amore dentro, anche gli altri vi ameranno...capito? Non dimenticatelo mai. Se voi odiate, sarete odiati; se voi amate, sarete amati- I piccoli erano contenti di avere imparato una nuova cosa. - Poi ci saranno delle persone che vi odieranno anche senza conoscervi- Disse con un certo dispiacere nel vedere quelle facce dolci rattristirsi.

- E noi cosa dobbiamo fare?-

- Ignorarli, tesoro. Chi vi odia non vi merita- Tom si sedette accanto a lui e i bambini concentrarono la loro attenzione su entrambi.

- Ma quindi lui è il tuo ragazzo?- Chiese Kaila.

- Sì-

- Due maschi insieme?-

- E chi ha detto che solo un maschio e una femmina possono stare insieme?- Chiese con un sorriso. Non era un rimprovero, voleva sapere solo cosa pensavano.

- E' che Katrin mi ha detto che i miei genitori erano un maschio e una femmina...- Rispose la piccola.

- Anche a me-

- Anche a me-

- Ehm...- Si palesò un altro. - I miei erano due maschi..me lo ha detto Katrin- Disse timido. Doveva essere un segreto che teneva dentro per non essere preso in giro, Bill lo aveva capito.

- Visto? Lukas aveva due papà- I bambini si voltarono verso Lukas emettendo un verso stupito e sorpreso, quasi ammirato. Per loro era una cosa nuova.

- Ma anche il vostro bambino avrà due papà?- Chiese Melika. Bill e Tom arrossirono.

- Ehm...probabilmente sì- Rispose Bill.

- Ma se siete due maschi come lo fate il bambino?- Bill era a corto di risposte sinceramente.

- Noi non possiamo- Rispose Tom per lui. Bill non se l'aspettava essendo che era rimasto taciturno per tutto il tempo. - Bill ed io non abbiamo gli organi dentro di noi per avere un bambino, ma a cosa ci serve un altro bambino? Abbiamo voi, direi che bastano- Bill sorrise teneramente e si sporse lasciandogli un bacio sulla guancia. I bambini non rimasero straniti, ma anzi, li avevano trovati adorabili.

- Possiamo essere i vostri bambini?- Chiese Lukas. Bill annuì.

- Certo, per tutto il tempo che volete- I piccoli esultarono e per poco i due non si commossero. Questi bambini erano così felici di avere finalmente qualcuno... - Fosse per me, vi porterei tutti a casa- Disse Bill fermando il baccano. Allargò le braccia e cercò di abbracciarli tutti per quanto possibile. Si stupì vedendo Tom inginocchiato dall'altra parte a chiudere il cerchio. - Vi amo a tutti-

- Anche noi ti vogliamo tanto bene, Bill...e vogliamo bene anche a Tom- Rimasero così. Tom ormai si era sentito parte di quel piccolo cerchio di cui fino a quel momento aveva ignorato l'esistenza. Dopo quell'enorme abbraccio, cominciarono i giochi. Tom e Bill si divertirono un mondo con i bambini. Katrin portò loro la merenda e si misero a mangiarla seduti.

- Qual'è il vostro più grande desiderio?- Chiese Bill ai piccoli. Gli piaceva vederli creativi, vederli riflettere. Non importava cosa tiravano fuori, ma era importante invece che fossero loro stessi.

- Il mio era di avere una famiglia, ma adesso ce l'ho- Rispose Sarah addentando il pane e nutella. Bill le diede un bacio sulla fronte e Tom sorrise intenerito.

- Il mio è diventare uno scienziato, fare tantissimi esperimenti- Disse Sebastian...quello della cavia.

- Io vorrei tanto essere una principessa con castello tutto mio-

- Io desidero di poter andare sulla Luna-

- A me piacerebbe mangiare tutti i dolci che voglio senza che mi faccia male la pancia- Alcuni fecero ridere, altri erano seri e ben pensati. Bill apprezzò molto questo sforzo e spontaneità da parte loro. - E tu, Bill?-

- Io?- I bambini annuirono. - Beh...- In quell'istante gli venne un capogiro abbastanza forte, e stava rischiando di cadere perfino dalla sedia, se Tom non se ne fosse accorto prendendolo appena in tempo. I piccoli si erano spaventati. - Sto bene, sto bene..- Sussurrò a Tom rimettendosi seduto composto. - Tranquilli, bambini, solo un giramento di testa. Cosa dovevo dire? Ah, il mio sogno. Ho sempre sognato di innamorarmi...e come vedete il mio sogno si è avverato- Tom sorrise arrossendo un po'.

- E il tuo, Tom?- Si sentì un po' preso di sorpresa, ma in verità se lo aspettava.

- Mmh...sapete, io ho una chitarra a casa che so suonare, se avessi saputo che sarei venuto qui ve l'avrei portata. Comunque fin da piccolo mi sono sempre immaginato su un palco a poter suonare, a fare un po' di Rock'n'roll. Infatti dopo il liceo mi iscriverò all'università di musica- Fece tutto soddisfatto. Era l'ora di cena, dovevano andare. - Bill, io credo di dover...-

- Anche io, non preoccuparti- Salutarono i bambini, promettendo loro di tornare presto. Uscirono dall'edificio ridendo ignorando il freddo gelido che li avvolse e pensando alla giornata bizzarra che avevano appena trascorso.

- Tu...tu sei assurdo, Bill Truemper- Bill rise e lo guardò.

- Io assurdo?-

- Sì, non avevo mai conosciuto una persona come te prima d'ora...e ti amo- La risata lusingata di Bill si arrestò di colpo voltandosi verso Tom che lo guardava con occhi sinceri. - Hai sentito bene, ti amo- Tom gli prese le mani. Bill aveva il cuore che gli stava esplodendo nel petto. - Quei bambini non potevano trovare persona migliore di te...- Bill sorrise arrossendo. Tom lo trovò adorabile. Bill era stato adorabile tutto il giorno. Non poteva immaginare che l'orfanotrofio fosse uno dei suoi passatempi...lo aveva sorpreso, ma d'altronde lo faceva ogni giorno.

- Ed io non potevo trovare persona migliore di te...e ti amo- Si avvicinarono per baciarsi, ma un rumore dietro di loro glielo impedì. Alzarono lo sguardo verso le finestre dell'istituto: una fila di bambini a guardarli. Bill roteò gli occhi al cielo con un sorriso mimando loro con le labbra un "andate a mangiare". Fu subito ascoltato, un attimo dopo non c'erano più. - Dove eravamo rimasti?- Tom sorrise e lo baciò sollevandolo per prenderlo in braccio. - Ehi, che ti viene in mente?- Chiese ridendo.

- Ti porto a casa-

- Tu sei pazzo, Tom Kaulitz-

- Pazzo di te-

- Smettila con queste frasi ad effetto, non ne hai bisogno- Fece Bill con un sorriso sghembo. Tom fece il finto offeso.

- Frase ad effetto? Vuoi vedere se è davvero una frase ad effetto!?-

- Tom cosa vuoi...AH!- Cacciò un urletto non appena Tom cominciò a correre con lui in braccio. Si tenne più stretto mentre il vento gli scompigliava i capelli. Lo amava troppo. Non poteva rinunciare alla sua felicità...anche se ne aveva paura.

   
 
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