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Autore: DhakiraHijikatasouji    11/01/2019    1 recensioni
*DALLA STORIA*
~ Bill si sedette sulle sue ginocchia. - Io posso essere anche quella rosa dalla quale un giorno tornerai- Gli sussurrò guardandolo dritto negli occhi. - E tu sei quel piccolo principe che ha viaggiato in lungo e in largo per salvarmi dai Baobab che crescevano sempre di più sul nostro asteroide e che avrebbero finito per uccidermi...ma alla fine, anche se non ce la farai, è l'amore che proviamo che conta davvero- Tom gli accarezzò la guancia.
- Ciao, mia bella rosa- Bill sorrise poggiando a sua volta la mano sul suo di viso.
- Ciao, mio piccolo principe- ~
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Questa storia affronta la tematica di una malattia, pertanto è abbastanza tosto come racconto. È bello, ci ho messo davvero tutta me stessa. Spero che vi piaccia e che arriviate fino alla fine.
Hijikatasouji🖤👽
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate
Capitoli:
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Leukämie

- Mamma, ti prego-

- No, Bill, è fuori discussione! Tu non puoi andare con quei ragazzi!- Bill era da più di un'ora che stava cercando di convincere sua madre a mandarlo con Tom e gli altri al Luna Park. Stava bene, si sentiva al cento per cento, e poi non era mai stato a nessun Luna Park, fin da quando era piccolo. Era curioso di sapere come fosse, ma cazzo, pure quello volevano impedirgli! - Ascolta, se tuo padre lo venisse a sapere, hai idea di quanto si arrabbierebbe?! Soprattutto con me che ti ho permesso di farlo-

- Ma mamma, non potete tenermi imprigionato qui dentro! Io ho una vita là fuori! Mi sento più vivo quando esco da questa casa, piuttosto che quando ci rimango!- Vedendo che Christine non lo calcolava, decise di calmare i toni. Fece qualche respiro. - La verità...è che qui dentro io mi sento già morto- La vide sussultare e finalmente voltarsi per ascoltarlo. - Mamma, ti prego...almeno tu, almeno la persona che mi ha pianto tra le braccia...non rendere gli ultimi momenti della mia vita inutili. Io voglio vivere, ci sarà tempo per morire, e lo sai anche tu- Christine non poté fare altro che rimanere sorpresa dai discorsi del figlio. Sapevano fare breccia nel suo cuore come una pugnalata. Si sentiva impotente e a volte si domandava che cosa avesse mai fatto per creare una creatura mistica come quella. Aveva sempre pensato che suo figlio fosse particolare, ma a volte stupiva anche lei e non poco. Sospirò abbassando lo sguardo.

- Tu...vuoi rivedere quel tale, Tom, giusto?- Questa volta fu Bill ad essere colto di sospresa.

- Co-come lo...?-

- Quando ti sei sentito male, Tom ti ha portato a casa...ed ho sentito delle parole e visto delle cose...- Bill pareva confuso, ma stava solo avendo un lento quanto asfissiante infarto. - Bill, lui ti ama...e anche tu- Aveva capito tutto. E adesso che voleva fare? Lo avrebbe detto a papà? - Tranquillo, tuo padre non saprà niente- Disse lasciando trasparire un sorriso. - Però, Bill, dio santo...proprio lui?- Domandò ridendo e anche Bill allora rise annuendo.

- Sì-

- Ma i capelli...come fa a tenerli in quel modo?- Bill scoppiò letteralmente in una risata.

- Non lo so, ma...a me piace anche così- Era bello poter parlare con sua madre così serenamente di Tom. Adesso non doveva più nasconderlo e ne era felice.

- E com'è?-

- Beh, mamma...lui è...l'unica persona che è riuscita e sta riuscendo a farmi affrontare la malattia con il sorriso. E' grazie a lui, mamma, se mi vedi sorridere...solo e soltanto grazie a lui- Christine sorrise commossa prendendo la mano al figlio per poi stringerlo in un abbraccio.

- Se io non ti lasciassi andare?-

- Scapperei- Rispose sincero, non temendo per niente che alla madre potesse prendere la pazzia di sbarrare le finestre e la porta di casa. Christine interruppe l'abbraccio lentamente.

- Sei cresciuto tanto, Bill- Gli accarezzò i capelli e il viso. - Vai, amore mio, vai e non voltarti indietro, però se dovesse succedere qualcosa, anche la minima, ti prego di chiamarmi. Non potrei vivere con un senso di colpa enorme- Bill annuì e andò a mettersi il giubbotto di pelle per uscire. Sentì un clackson e sorrise al vedere Tom al volante di una macchina che lo stava aspettando. Christine affacciandosi rimase un po' scossa, ma poi sbuffò arresa. Era già tutto pronto, mancava solo il suo sì. Bill corse dentro la vettura facendo a cambio con Georg per andare nel posto del passeggero, e sfrecciarono via.

- Questa macchina? E' la prima volta che la vedo- Fece Bill dopo avergli dato un bacio per salutarlo con tanto di occhiatina complice tra Georg e Gustav.

- E' mia- Rispose fiero.

- E' tua!? Wow, finalmente tua madre si è decisa-

- Beh, in realtà l'ha convinta Gordon. Diceva che sembravo John Lennon prima che diventasse famoso e camminava ancora per le strade, ma non so bene cosa intendesse dire- Bill rise. Beh, in effetti vedere un ragazzo che camminava con la chitarra sulla schiena per strada, era una cosa che non si vedeva più dagli anni '60. - Comunque questo gioiellino è una splendida Audi R8, proprio quella che volevo- Fece con occhi sognanti.

- Ehi, McQueen, guarda la strada o non si sa se saluti prima la tua R8 o noi- Lo riprese Georg, e Tom lo ammonì con una pacca sul ginocchio. Bill si sentiva già euforico, e il tutto era appena cominciato. Non gli importava se tornato a casa suo padre lo avrebbe sgridato. Non gli importava proprio di niente. Avrebbe difeso sua madre perché doveva ringraziarla per il permesso. Appena intravide le giostre luminose a distanza, balzò sul sedile tutto contento. - Bill..- Georg lo vide, ma non aveva il coraggio di dirgli niente. Capì da solo quella reazione così spontanea e felice: Bill non era mai stato in un posto del genere, mentre per loro era abituale quasi rispetto a lui. Appena Tom parcheggiò, tutti scesero tranne lui.

- Amore, dai, muoviti- Lo supplicò Bill che saltellava come una bambina in attesa del suo zucchero filato. Ma Tom doveva fare i "dovuti controlli" prima di abbandonare l'altra sua bambina. Poi finalmente scese e Bill lo prese sotto braccio trascinandolo letteralmente all'interno della fiera sotto le risatine di Georg e Gustav. Bill era estasiato. Vedeva le persone, vedeva i sorrisi, vedeva vita in un posto che agli altri sarebbe sembrato un normalissimo Luna Park per passare qualche ora. Vedeva i bambini correre di qua e di là, le montagne russe dalle quali provenivano urla di adrenalina, le luci accecanti e il profumo di qualsiasi leccornia desideravi. Tom lo osservava: il suo sguardo assorto e sorpreso, i suoi sorrisi senza un apparente motivo, e si domandava perché. Sapeva che non era mai stato ad un Luna Park, ma una reazione del genere gli sembrava esagerata quanto affascinante. Sì, perché Bill pareva uno di quei bambini nati ieri in fatto ad esperienze, e che doveva ancora scoprire il mondo. Sorrise e lo tirò a sé baciandolo di sorpresa. - Grazie, Tom- Gli sussurrò. Un punto interrogativo si formò nella sua mente, ma lo mandò via: non doveva chiedere. Se non chiedeva era meglio. Un giorno avrebbe saputo e allora tutto sarebbe stato più chiaro, ma adesso era meglio vivere e basta. - Che facciamo per prima?!- Chiese saltellando. La gente lo guardava, ma non gliene poteva fregare di meno. Lui adesso era felice...e la paura della felicità si era ridotta ad un briciolo nel suo cuore.

- Quella che vuoi...- Bill lo tirò da un'altra parte mentre Georg e Gustav stavano loro dietro aspettando la decisione di sua maestà Queen B.

- Questa mi sembra bellissima- Fece tutto fiero e convinto della sua scelta. Tom alzò lo sguardo accorgendosi che c'era solo il cielo. Allora lo abbassò di qualche centimetro trovando davanti a sé un treno a forma di bruco...no...NO! TUTTO MA IL BRUCO MELA NO!
Georg e Gustav cominciarono a ridere con la paura di non fermarsi più, beccandosi una fulminata da parte di Bill che li fece smettere solo con lo sguardo. - Tom, mi stanno prendendo in giro!- Fece falsamente offeso dalla cosa. Tom era ancora rosso in viso...doveva salire lì? - TOM!- Si risvegliò con una pacca da parte del moro che lo fissava aspettando una qualsiasi reazione.

- Ehm...sei sicuro?- Fu l'unica domanda che gli venne in mente. Sperava in tutti i modi cambiasse idea, ma davvero! Però l'annuire di Bill distrusse totalmente le sue speranze. Sospirò. Guardò il bruco, poi Bill, poi di nuovo il bruco...rabbrividì. Sospirò ancora. -...sicuro sicuro?-

- Eddai, Tom! Sennò che siamo venuti a fare, a guardarci intorno?-

- No, ma...-

- Perfetto, vedi che siamo d'accordo? Andiamo- Lo prese nuovamente sotto braccio e Tom si stava sentendo un cane da passeggio, mentre intanto voleva tagliare le gole a Georg e Gustav che non la smettevano di ridere. Si ritrovò davanti alla cassa in un nano secondo con un omone sulla cinquantina che lo fissava.

- Ehm...no, io non posso farlo- Fece retro front. - No, Bill, è inutile che mi guardi così, non lo faccio!-

Cinque minuti dopo...

- Bene, siamo tutti a bordo, quindi si parteeee- Disse la voce che annunciava la partenza del bruco mela. Tom per tutto il tempo si tenne la visiera del cappellino abbassata sugli occhi. Si vergognava così tanto...però lo aveva fatto per lui. Bill al contrario era contentissimo, guardava fuori come se da lassù, che saranno stati quei 5 metri di altezza, potesse già vedere il mondo. Tom aveva provato a fare lo stesso, ma era impossibile! Dio, era su una giostra per poppanti! Già...era su una giostra per poppanti...con Bill...che rideva...e gli bastava questo. Bill si divertiva perché non aveva mai avuto niente dalla vita. Lo capì in quel momento lì. Che mostri i suoi genitori, si ritrovò a pensare. - La corsa è finita- I suoi pensieri vennero interrotti da quella stessa voce che adesso aveva annunciato l'arrivo.

- E' stata bellissima, dillo che ti è piaciuta!- Fece tutto contento Bill.

- Sì...- Non lo disse per farlo contento, lo disse perché in fin dei conti non era stato male. Scesero da quel trenino, e nonostante tutto Tom lo guardò promettendosi che quella sarebbe stata la prima e l'ultima volta.

- Beh? Piaciuta?- Disse Gustav ancora con le lacrime agli occhi, mentre Georg stava trattenendo un'altra risata da sbattergli in faccia.

- Ehi! Non lo prendete in giro!- Si voltarono tutti e tre verso Bill che aveva goffiato le guanciotte come un bambino di tre anni e li guardava male. - E senti, Tom, se non ti è piaciuto puoi dirmelo, non c'è bisogno di mentire- Fece poi a lui con una presenza più consona alla sua età.

- Bill, ammetto che questo non è esattamente il mio tipo di giostra, e prometto qui davanti a te che la farò chiudere se la rimettono l'anno prossimo...- Bill tuttavia rise. - Però mi è piaciuta, perché nonostante non vedessi l'ora di scendere, c'eri tu lì con me...e comunque sono convinto che la gente guardava più te che me-

- E come mai ne sei così sicuro?- Chiese Bill con le mani sui fianchi. Tom chinò lo sguardo indicando in direzione della cassa dove si vedevano le foto scattate alle persone che avevano appena fatto la giostra. - BEH!?- Tom era come sempre con la visiera davanti e non gli si vedeva il viso, Bill invece aveva le braccia alzate e sembrava esultare come se la Germania avesse vinto i mondiali. - NON E' DIVERTENTE!- Era stato inutile. La risata delle due G stava ormai espandendosi una seconda volta. Bill non ne poteva più, così se ne andò alla cassa con passo deciso e tornò sbattendo loro un foglio plasticato in faccia. Era la foto fatta formato A4.

- AHAHAAHAHAHAHH!!!- Perfino Tom non si trattenne dal ridere, quindi alla fine anche Bill sciolse il broncio scoppiando anche lui in una risata.

No, non sarebbero mai cambiati...

***

Bill guardava con timore l'ultima giostra che avrebbero dovuto fare. Le aveva rette tutte, ma su quella sentiva che ci sarebbe morto. Aveva questa specie di...sensazione, presentimento, PROFEZIA!? Era ansia la sua, nulla di più. Era una palla enorme che veniva lanciata a oltre trenta metri di altezza. Una fionda per esseri umani. Due posti, una morte assicurata almeno. Bill deglutì. Essere rinchiuso in una gabbia a forma di palla, tenuta da due corde elastiche, ed essere fiondato ad un'altezza da capogiro...no, addio Bill.

- Tom, io non ho ancora fatto il testamento, però- Disse non staccando gli occhi dall'attrazione. Tom rise. Ormai avevano i due biglietti, non potevano più tornare indietro. - Ho paura- Ammise sinceramente, e Tom smise di ridere. Bill stava letteralmente tremando. - Ho paura- Ripeté, come se Tom non lo avesse già sentito alla prima. Il rasta lo abbracciò. Erano ormai in mezzo alla fila, neanche volendo sarebbero potuti retrocedere: era pieno!

- Ehi, ascolta, ci sono Georg e Gustav prima di noi. Quando scendono ci facciamo dire come è andata e se si sono divertiti, vedrai che ti divertirai anche tu- Bill tirò su con il naso.

- E se non si divertiranno?-

- Tu non ci metterai piede, torniamo indietro...mh?- Bill annuì, ma non si staccò da lui.

- Pss- Tom alzò lo sguardo. Georg davanti a lui li guardava e gli mimò con le labbra: "paura?". Lo chiedeva seriamente, non voleva prendere in giro Bill, lo capiva. Tom annuì e Georg sospirò. Si avvicinò abbassandosi un po' in modo che il moro lo vedesse. - Bill, tutto a posto? Hai paura?- Bill annuì ancora. - Anche io ce l'avevo la prima volta, ma stai sicuro che la amerai- Bill sorrise sentendosi rassicurato e si rimise accanto a Tom. Non era ancora convinto, ma lo avrebbe fatto per Tom. - Andiamo prima io e Gustav...oh, sta a noi, a dopo!- Corse sulla piattaforma e si mise su un posto e Gustav a quello accanto. L'uomo addetto controllò che fossero ben assicurati e poi chiuse la gabbia palla. Le corde presero a tirarsi e a Bill stava crescendo la tensione. Nel momento che vennero sparati in aria sussultò e si tappò quasi la bocca con la mano per non urlare. La palla si era quasi ridotta ad un punto da quanto era arrivata in alto. Girava su sé stessa, rimbalzava circa un tre volte e poi la giostra era finita. Era la giostra più costosa del Luna Park, ma nessuno se ne lamentava perché dicevano tutti che il brivido ne valesse la pena. Georg e Gustav scesero un po' traballanti. - Aiutatemi a tenermi in piedi- Rise il castano andando verso l'uscita e facendo un occhiolino a Bill. L'uomo fece scorrere la fila e loro salirono. Bill entrò un po' titubante e appena gli fu abbassata la protezione si sentì come in trappola, quasi senza ossigeno. Gli venne messa anche una cintura che venne stretta abbastanza.

- Ehi...tutto a posto?-

- No- Rispose con la paura che gli stava facendo quasi salire le lacrime. La gabbia era ormai chiusa e le corde avrebbero cominciato a tendersi ai momenti.

- Siamo ancora in tempo, se vuoi fermo tutto e scendiamo-

- No...va bene così. Dimmi...la prima volta che ci sei salito tu-

- La prima volta mia è stata epica, Georg dovette trascinarmici a forza! Ho urlato tutto il tempo, ma una volta sceso mi sono detto che la dovevo assolutamente rifare, e da quel momento in poi...per tutti gli anni sono passato di qui- Bill rise lasciando che una lacrima abbandonasse il suo occhio.

- Tom...vorrei tenerti la mano, ma...- Le corde stavano già tirando. -...ho paura- Il rasta vide che le sue mani candide stringevano sulla protezione e tremavano. Allungò quindi una sua mano e prese quella di Bill.

- A maggior ragione devi tenermi la mano allora- Bill la strinse forte e chiuse gli occhi. Al momento del lancio gli mancò il respiro letteralmente, la pancia era così piena di farfalle che temeva gli uscissero dalla gola. I capelli gli si mischiavano davanti al viso, il mondo sembrava girare così forte che non stava capendo più niente. Riusciva solo a sentire le grida felici di Tom che nonostante questo, nonostante la botta della partenza era stata assurda, non aveva pensato minimamente di lasciargli la mano. Rimbalzarono un paio di volte per poi fermarsi sospesi mentre le corde lentamente si allungavano per farli scendere. - Bill...stai bene?- Il ragazzo annuì. - Ti è piaciuta?- Bill rimase un po' senza parlare prima di sgranare gli occhi e rispondere.

- E ME LO CHIEDI!? L'HO ADORATO!- Tom scoppiò in una risata che riempì il cuore di entrambi. Fecero fare una copia anche della foto scattata lì. Tom stava gridando con un sorriso e Bill era ad occhi chiusi strettissimi. E le loro mani intrecciate. Ci stavano ancora scherzando su quando Bill si sentì palpare il sedere. Si voltò vedendo un gruppo di ragazzi ridacchiare poco più indietro di loro. Tom smise di camminare voltandosi un secondo dopo di lui. - Tom...possiamo andare via?-

- Perché?-

- Loro, uno di loro mi ha...toccato il sedere- Bill sentì le mani di Tom stringersi sulle sue spalle.

- Ehi, bella signorina! Lascia perdere quegli sfigati e vieni a divertirti un po' con noi- Gridò uno di loro. Le mani del rasta furono successivamente sostituite da quelle di Georg senza che Bill se ne rendesse conto.

- Fatti più indietro, qui si mette male- Gli sussurrò. Bill se ne accorse solo ora che Tom era partito in direzione di quei ragazzi. Voleva fermarlo, ma Gustav e Georg non glielo permisero.

- Ehi, tu, cerchi guai?- Chiese quello di prima a Tom che non accennò a fermare il suo passo.

- Oh, tu li hai appena trovati, stanne certo- Ringhiò minaccioso prima di scagliargli un pugno in pieno viso facendolo cadere per terra. Gli altri intervennero per proteggere il loro capo, ma Tom, dopo essersi preso qualche pugno, ne atterrò altri due senza difficoltà. Ormai lo temevano. Si fermò ad osservarli bloccando le loro intenzioni di rivolta sul nascere. - Provateci e finite tutti come loro, se non peggio. Non ho mica paura! Forza! AVANTI!- Quelli invece di avanzare, indietreggiarono impauriti. Tom allora tornò indietro prendendosi Bill e stringendolo a sé con un ultimo sguardo che intimava loro di non provarci mai più. - Andiamo- Disse e basta con Bill che lo guardava incantato domandandogli: "Hai davvero fatto a pugni per me?" con un fare così innocente che Tom non poté non sorridere e baciarlo. - Certo, nessuno si deve permettere di toccarti. Solo io posso- Arrossirono entrambi pensando esattamente alla stessa identica cosa: rapporti intimi. Loro ancora non ne avevano avuti, neanche uno. E il solo fatto che Tom abbia accennato un minimo a quello, li aveva un po' destabilizzati. Tuttavia Bill sorrise timidamente seguito da Tom.

- Grazie...ti fa male?- Domandò prendendogli il viso.

- No, sto bene. Non mi fanno niente un paio di pugni- Stettero un po' in silenzio continuando a camminare come se nulla fosse successo, quando Gustav si mise davanti a loro camminando all'indietro per guardarli.

- Visto che Bill ha superato la prova della giostra più tosta di questa fiera, io direi che si è meritato un premio...ti offro una cosa a tua scelta, tutto quello che vuoi, non fare complimenti- Bill balzò contento abbracciandolo, per poi prenderlo sotto braccio e fare come aveva fatto con Tom fin dall'inizio della serata: trascinarlo, in direzione di un carretto che faceva lo zucchero filato. Georg e Tom cercarono posto ai tavoli davanti e si sedettero.

- Sono felice per voi- Disse sinceramente Georg rompendo il silenzio. - Si vede che vi amate molto. Sai, ti confesserò che molte volte ho desiderato essere guardato da una persona...come te guardi lui- Tom non sapeva cosa rispondere. Arrossì e basta sorridendo. Non ci pensava nemmeno quando guardava Bill a come lo stesse facendo! Non sapeva cosa sembrasse agli occhi delle altre persone, ma andava bene così, infondo non doveva rendere conto a nessuno cosa lui e Bill effettivamente fossero: o la gente lo capiva, o sennò non si scervellava più di tanto.

- Tom! TOM!- Gustav arrivò correndo nella loro direzione, e dalla sua faccia Tom stava temendo già il peggio. - Bill...eravamo in fila e ad un certo punto ha iniziato ad ansimare! NON SO CHE FARE!!- Tom era scattato in piedi correndo verso il carretto dello zucchero filato trovando già una cerchia di persone che provvide a spostarle di malagrazia. Bill era a terra che ansimava, come in iperventilazione.

- Bill!...Eccomi, sono qui- Si chinò e gli prese la mano. Bill guardava fisso un punto e non la smetteva di respirare. Tom appoggiò una mano sul suo petto: il cuore di Bill stava battendo così velocemente che non riusciva a contare i battiti neanche a mente. - CHE CI FATE LI' IMPALATI!? SERVE UN'AMBULANZA!!- Odiava quelle persone, erano inutili! - Bill...Bill, tranquillo...adesso ti portiamo in ospedale, tranquillo...- Gli sussurrava accarezzandogli la guancia improvvisamente caldissima. Adesso era lui ad avere paura, come l'aveva avuta quel giorno. Prese a cullarlo dolcemente. Bill aveva cominciato anche a tremare, sembrava quasi avesse delle convulsioni di tanto in tanto. - Dio...MA QUANTO CI VUOLE!?- Gridò ai limiti della disperazione più totale.

- Eccoci! Ci siamo! Spostatevi! Allontanatevi tutti!- L'ambulanza accorse presto con la barella sulla quale misero Bill. Nella testa del moro non si stava formando neanche un pensiero. Mentre veniva trasportato all'interno del veicolo vedeva tutto sfocato. Quello che prima lo aveva fatto sorridere, come le luci, i bambini e le persone in generale, adesso non riusciva più a vederli. - Ci siamo, parti pure!-

- To...Tom- Disse debolmente prima che gli venisse appoggiata una maschera dell'ossigeno sul volto che gli regolarizzò il respiro.

- Sono qui, amore- Tom era con lui. Voleva piangere. Non lo aveva lasciato solo grazie al cielo, ma non ne avrebbe mai dubitato. Si sentì libero di chiudere un po' gli occhi. Improvvisamente erano diventati pesanti. Gli bastava averlo visto lì con lui e sapere che gli era vicino. - Bill...BILL!-

- Non si preoccupi, gli abbiamo messo anche una specie di sedativo nel gas che sta respirando. Sta semplicemente dormendo, almeno il cuore prenderà un battito più normale- Tom annuì rimettendosi seduto lentamente. Si era preso un colpo! Maledetto sedativo!

***

- Tom! Tom, eccomi!- Tom era in sala d'attesa quando vide correre una donna verso di lui, che capì essere Christine. - Che cosa è successo?!-

- Ad un certo punto è andato in iperventilazione, aveva preso a tremare e a volte aveva perfino delle convulsioni. Adesso lo hanno portato dentro in codice giallo, ed io sono qui ad aspettare- Christine stette per andare, ma Tom la fermò. - Non fanno passare nessuno. Dobbiamo rimanere qui. E' asfissiante, lo so, ma non abbiamo altra scelta- Essa annuì mettendosi a sedere accanto al ragazzo. Rimasero in silenzio per alcuni minuti, la donna con la testa tra le mani, e Tom che si mordicchiava le labbra per l'ansia.

- Tom, ci siamo!- Georg e Gustav erano arrivati finalmente. - Come sta?-

- Non lo sappiamo...ah, dottore!- Christine si alzò seguita da tutti. - Come sta? E' peggiorato?- Tom a sentire quella domanda fece una smorfia: peggiorato?

- Purtroppo sì, signora. La leucemia si è espansa anche nei polmoni. Gli abbiamo applicato...- L'uomo conitinuava a parlare, ma già Tom non stava ascoltando più. Gli era preso un tuffo al cuore quando aveva sentito quella parola: Leucemia. Era confuso, non capiva. NON VOLEVA CAPIRE! COSA VOLEVA DIRE!? No, non era possibile! Bill non poteva avere il cancro, Bill non...Bill non poteva, non...
Quando a casa sua aveva avuto quell'improvviso attacco di vomito, o quando all'orfanotrofio stava avendo quasi un mancamento...quelli erano segnali che doveva cogliere! Il fatto che stesse sempre solo, il fatto che la famiglia lo proteggesse troppo...ora era tutto chiaro.
Bill aveva voluto tenergli nascosto tutto per non ferirlo, e lui voleva tanto sapere credendo che si sarebbe rivelato qualcosa che avrebbero potuto risolvere insieme...
Indietreggiò di qualche passo.
Ma non era così. Bill gli aveva mentito, e lui in quel momento si sentiva tradito, triste e ingiustamente punito! Questo voleva dire che tra un po' Bill sarebbe scomparso per sempre e lui non avrebbe potuto impedirlo...
Quando diceva che un giorno avrebbe scoperto tutto, e poi tutto sarebbe andato bene...
Un mare di sciocchezze...

- TOM!- Corse via.

Una mare di cazzate...

 
   
 
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