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Autore: DhakiraHijikatasouji    11/01/2019    1 recensioni
*DALLA STORIA*
~ Bill si sedette sulle sue ginocchia. - Io posso essere anche quella rosa dalla quale un giorno tornerai- Gli sussurrò guardandolo dritto negli occhi. - E tu sei quel piccolo principe che ha viaggiato in lungo e in largo per salvarmi dai Baobab che crescevano sempre di più sul nostro asteroide e che avrebbero finito per uccidermi...ma alla fine, anche se non ce la farai, è l'amore che proviamo che conta davvero- Tom gli accarezzò la guancia.
- Ciao, mia bella rosa- Bill sorrise poggiando a sua volta la mano sul suo di viso.
- Ciao, mio piccolo principe- ~
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Questa storia affronta la tematica di una malattia, pertanto è abbastanza tosto come racconto. È bello, ci ho messo davvero tutta me stessa. Spero che vi piaccia e che arriviate fino alla fine.
Hijikatasouji🖤👽
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate
Capitoli:
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Il Piccolo Principe e la Rosa (il Sole e la Luna)

Ancora una volta in quella casa buia udiva solo i grilli cantare, ma su quel letto non desiderava più la morte. Suo padre, una volta rientrato, per tutto il giorno non lo aveva considerato. Ce l'aveva con lui, ma ugualmente Bill non poteva fare a meno di sorridere, di cominciare a ridere tra le lenzuola prima di addormentarsi, nascondere il viso rosso nel cuscino, e tutto perché pensava a Tom. Era follemente innamorato di lui, e la paura della morte non si stava facendo neanche più sentire. Intendiamoci, sapeva tutto, era a conoscienza che l'amore che provava per il rasta non sarebbe bastato a salvarlo dalla morte, ma dalla vita sì, e poteva constatarlo. Ecco, quella era una delle tante sere in cui pensando a lui si mordeva le labbra, solo che quella sera aveva adottato pensieri ben poco casti. Non sapeva perché gli fosse presa così. Era partito con loro che si baciavano ed era finito con loro a letto. Film mentali su film mentali, non stava riuscendo più a smettere. Ogni tanto si portava la penna alle labbra e la mordicchiava distrattamente. Il suo quadernino rimaneva per lunghi minuti senza che lui vi imprimesse l'inchiostro, e lui pensava pensava e pensava...ma no a quello che stava facendo. Abbassando poi lo sguardo, si rendeva spesso conto di dover continuare i suoi manoscritti, e si era accorto pure che mai li aveva scritti in quel modo. Era sempre stato bravo e rapido, ma adesso era lento e bravissimo. Cioè, la differenza sostanzialmente è di tempo, il tempo che si prendeva per pensare a cosa davvero fosse l'amore, per riportarlo poi su quel misero quadernino, che per lui era come una preziosa reliquia. Aveva ripreso a scrivere quando sentì un discreto rumore alla porta finestra, nel suo terrazzo. Si alzò camminando lentamente e discostando le tende per riuscire a vedere l'esterno. Deglutì. Improvvisamente gli era presa la paura. I suoi non erano nemmeno a casa! Ebbe il coraggio di aprire e affacciarsi dal balcone. Il rumore di qualcosa che batté sul cornicione lo fece sussultare.

- Ehi...sono io- Guardò i basso riconoscendo quella voce. Tom gli stava sorridendo e stava impugnando una scala che aveva provveduto ad appoggiare al balcone per salire.

- Che ci fai qui?- Chiese mentre Tom stava salendo.

- Come che ci faccio qui?-

- Non puoi entrare in questa casa, i miei non vogliono- Gli sussurrò Bill una volta che lo ebbe viso viso.

- E chi ha detto che non ci posso entrare? Io posso fare quello che voglio-

- No, non puoi, Tom...i miei possono tornare da un momento all'altro- Quel comportamento di Bill fece solo ridere Tom. - Dai, Tom, prendila seriamente, ti prego- Lo implorò Bill, ma Tom non lo stava per niente assecondando.

- Io non prendo seriamente proprio niente- Saltò dall'altra parte ponendosi davanti a lui. - Adesso che hai recitato la parte del ragazzo corretto, me lo dai un bacio?- Chiese avvicinandosi pericolosamente a lui, e Bill arrossì come una fragola, ma non se lo fece ripetere e si gettò tra le sue braccia assaporando le sue labbra. - Così mi piaci- Disse tra un bacio e l'altro facendo sorridere Bill.

- Andiamo in casa-

- Oh adesso sì che mi piaci- Bill rise e Tom con lui facendosi prendere per mano e guidare all'interno della piccola stanza del moro illuminata solo dalla luce fievole di una bajour. - Che stavi facendo?- Chiese notando un quadernino aperto sul materasso. Bill lo prese come se fosse stata una bomba ad orologeria della quale doveva sbarazzarsi e lo chiuse nel cassetto.

- Nulla di particolare- Tom decise di non indagare. Glielo avrebbe detto anche quello un giorno.

- E così sei solo- Disse guardandosi intorno, trovando solo poster di Britney e foto del moro da piccolo. Sorrise a vedere quelle immagini, era dolce. Bill si inumidì le labbra non spostando lo sguardo dal cassettino nel quale aveva riposto i suoi manoscritti. Era nervoso, un po'...eppure era da così tanto che aspettava una cosa del genere. - Bill, tutto bene?- Bill rise nervosamente appoggiandosi una mano sul petto.

- Sì, solo...sono felice che tu sia qui- Era così emozionato dalla cosa che il suo respiro non ascoltava più i comandi del cervello. - Davvero molto felice- Tom tuttavia si preoccupava. Lo prese per le spalle guidandolo a sedere sul letto e mettendosi accanto a lui.

- Anche io sono felice- Per la prima volta a guardarlo nel viso, notò quei tubi di silicone che aveva       

- Anche io sono felice- Per la prima volta a guardarlo nel viso, notò quei tubi di silicone che aveva. Essi passavano da dietro le sue orecchie e concludevano nelle sue narici. Non resistette e allungò una mano per toccarli accarezzandolo contemporaneamente. Bill rimase inizialmente un po' stranito, ma poi capì la curiosità e lo lasciò fare. Sorrise intenerito. Tom sembrava un bambino bisognoso di sapere a cosa servissero quelle cannule.

- Wow...ti danno fastidio?-

- All'inizio abbastanza, ma poi mi sono abituato...questi mi servono per..-

- Respirare- Concluse lui e Bill annuì tenendo lo sguardo basso e altrove.

- Già..- Tom si rattristì. Erano stati costretti ad applicarglieli, sennò Bill non sarebbe sopravvissuto. - E da te come va?-

- Tutto bene. Mamma ogni volta mi chiede di te, ma è difficile risponderle se non ti vedo mai- Disse con un po' di rammarico, ma senza avere intenzione di dare la colpa a Bill. Non era colpa sua. - A scuola non ti fai più vivo da settimane, esci raramente...quindi sono costretto a risponderle sempre che non so niente, ed è strano sai, perché se fossimo una vera coppia dovremmo sapere qualsiasi cosa...invece no. Io ti conosco poco e tu mi conosci poco, ma sai una cosa, Bill?- Il moro alzò lo sguardo. - Non mi interessa, perché non ho mai provato niente del genere, niente di così forte, e quindi mi va bene conoscere quel poco che basta, ma amarti quel tanto che non mi basta mai- Bill era rimasto senza parole ad osservarlo con sguardo indecifrabile. Sembrava triste, ma si scoprì ben presto che era commozione. Due lacrime caddero da quegli occhi. Tom giurava di non averne mai visti di più perfetti. Gli occhi di Bill erano unici, mistici...e si chiedeva sempre se prima non fossero appartenuti ad un angelo caduto dal paradiso, e se a Bill non fosse toccato lo stesso identico destino di quella creatura celeste e allo stesso tempo appartenente agli inferi e condannata a soffrire. - Bill...-

- Scusa, è che...- Stava singhiozzando. - Mi mancherai- Adesso era tristezza. Una profonda e assoluta tristezza. Anche gli occhi di Tom divennero improvvisamente lucidi, ma sospirò per non cedere.

- Anche tu mi mancherai- Rispose cercando di non far sentire il tono delle lacrime.

- Non è la morte a spaventarmi...ma il fatto di non rivederti, il fatto di non sentirti più pronunciare il mio nome...Tom...scusa ma io ho bisogno di piangere, e mi dispiace se sto facendo soffrire anche te, è l'ultima cosa che vorrei, ma poi tu mi chiederesti il motivo delle mie lacrime ed io non avrei saputo cosa dirti- Cercò di scusarsi ormai in lacrime, in ginocchio davanti alla persona che amava. Tom lo guardava e piangeva. La morte di Bill era sicuro che lo avrebbe distrutto, gli avrebbe dilaniato il cuore, e forse gli avrebbe anche fatto perdere il lume della ragione. E lui non piangeva mai...

- Bill...Bill, Bill, Bill, Bill- Ripeté singhiozzando. Bill alzò lo sguardo e Tom lo prese abbracciandolo stretto. - Finché potrai sentirmi, io dirò il tuo nome...hai capito?- Bill annuì nascondendo il viso nella sua spalla.

- Dillo ancora-

- Bill...Bill..-

- Dimmi che mi ami-

- Ti amo, Bill..ti amo da morire, dio se ti amo!- Rimasero così. Abbracciati nella penombra a piangere. Tom fece leva e si sdraiò portandosi Bill con sé e continuando a singhiozzare nel letto, a tenersi stretti, a respirarsi addosso, a mordersi le labbra per non urlare. Bill non aveva mai visto Tom piangere in quel modo, e si sentiva in colpa da morire. Provò in tutti i modi ad asciugargli le lacrime ma era inutile. Tom gli stringeva la maglietta, nascondeva il viso nel suo petto e stringeva i denti così forte da sentire male alle ossa della mandibola. Bill ad un certo punto se lo staccò di dosso, ma Tom lottava per rimanere appeso a lui, e Bill lo respingeva. In quel letto si era scatenata una lotta disperata. Stavano piangendo e si stavano respingendo senza volerlo davvero. Bill gli era salito sopra cercando di bloccargli i polsi e Tom che non voleva saperne di lasciarselo fare, ma con un ultimo grido Bill riuscì a bloccarlo con le mani ai lati della testa. Entrambi respiravano affannati, le guance rosse e bagnate di lacrime salate. Bill sentì che Tom non stava più opponendo resistenza e gli liberò un polso lentamente. La mano scese da sola sul suo viso. Gli accarezzò la guancia con il pollice sulle sue labbra. Tremavano. Bill era ipnotizzato: Tom era bellissimo così fragile. Si morse il labbro scendendo per il suo petto, accarezzando il tessuto della sua felpa, prima di abbassare piano la cerniera. Tom rimaneva fermo ansimante lasciando quelle mani inesperte muoversi. Bill gli alzò la maglietta sottostante abbassandosi a baciare il suo addome. Tom aveva una faccia a dir poco sconvolta. Non poteva credere a quello che stava succedendo...
Bill risalì baciandolo ancora e mollando la presa anche all'altro polso prendendogli il viso. La sua mano destra scivolò nuovamente per il corpo del rasta fino a toccare il cavallo dei suoi pantaloni. Tom prese ad ansimare ancora. Se stava davvero accadendo quello che stava pensando...dio, ne sarebbe stato felice.
Ma non doveva essere così, non in questo modo. Fermò quindi la sua mano.

- Tom, cos..??- Tom ribaltò le posizioni mettendosi sopra e questa volta bloccandolo lui. - Perché?-

- Perché almeno ti spoglio prima- Disse con uno sguardo così serio che Bill arrossì all'invero simile. - E perché...voglio ricordarmi di te così- Sussurrò abbassandosi a baciargli il collo. Bill aprì la bocca in un gemito muto, mentre Tom lo stava anche privando della maglietta. - Lo vogliamo tutti e due, vero?- Chiese prima di farlo e Bill annuì sentendo il tessuto della maglia accarezzarlo per essere sfilato. Tornò a baciarlo con possessione, e adorava sentire le mani di Tom scorrere sulle sue braccia, sui suoi fianchi, sulla sua pelle in generale. Era felice che Tom non si fosse soffermato sulle sue costole sporgenti, sulla sua pancia troppo magra o le gambe esageratamente esili. Lo aveva preso così com'era. Tom lo amava anche con quell'aspetto. - Sei bellissimo, Bill- Gli diceva leccandogli le labbra.

- No..- Rispondeva lui godendosi quei languidi tocchi.

- Sì, invece- Bill non aveva replicato perché stava cominciando a crederci seriamente. Lui era bellissimo...era bellissimo se Tom lo amava.
Tom scese con le mani arrivando alla cintura dei jeans del ragazzo levandola di mezzo, e ben presto tolse anche i suoi pantaloni. Prima però che potesse fare altro, Bill si alzò avventandoglisi addosso. Tom rise. - Che fai?-

- Se stai fermo questa felpa magari te la tolgo- Aveva detto concentrato nel suo intento. Era così dolce che Tom pensò di aiutarlo e sfilò le braccia. Bill ebbe solo la soddisfazione di gettarla via, ma perlomeno la maglia era più semplice da levare. Vederla scorrere rivelando l'addome e il petto del rasta, per Bill era la migliore visione avesse mai avuto. Abbassò lo sguardo arrossendo. I pantaloni. Ok. 
Tom se ne accorse e sbuffò divertito.

- Cioè, fammi capire, prima mi volevi stuprare vivo e adesso ti è andato via il coraggio?-

- Non mi prendere in giro..io..non l'ho mai fatto prima- Ammise cercando di arrivare perlomeno alla cintura, ma le sue mani tremavano. Tom gliele prese in modo che lui alzasse lo sguardo e lo facesse incontrare con il suo.

- Bill, tranquillo...tutto quello che stiamo facendo è perché ci amiamo. Mi ami?-

- Tanto- Disse spontaneamente. Era dolcissimo. - E perciò devo farcela- Concluse da solo andando immediatamente a smanettare il cavallo dei pantaloni del rasta, con una determinazione improvvisamente ritrovata.

- Io non intendevo così, ma insomma se è la strada che preferisci...- Non voleva per niente fermarlo, era contento che avesse preso coraggio. Bill aveva tolto la cintura e tirando forte stava cercando di togliere anche i jeans. Tom rideva come un matto perché Bill lo stava trascinando per levarglieli. - Ehi, sei assatanato- Bill si fermò mollando tutto con uno sbuffo.

- Ascolta, è abbastanza difficile...e sì, Tom, ti voglio così tanto che sarei disposto a strapparteli questi jeans- Buttò fuori tutto insieme, senza ragionare. Tom rise arrossendo un po' per la confessione. Si sfilò da solo i jeans e si mise in ginocchio come Bill. Si guardarono negli occhi.

- Ti amo-

- Ti amo- Tornarono a baciarsi con più foga sdraiandosi come prima. In quel momento a nessuno dei due importava di niente. A nessuno importava se da un momento all'altro la porta di ingresso si sarebbe aperta, Bill non avrebbe risposto al richiamo dei suoi, per lui potevano darlo benissimo per morto. E Tom era con lui, lo appoggiava in tutto. Non importava se era giusto o no.
Le loro erezioni a contatto li fecero rabbrividire di piacere in un primo istante. Le loro labbra fameliche cercavano di esplorare un po' il corpo ognuno dell'altro, ma non potevano neanche smettere di cercarsi. Ben presto si ritrovarono totalmente nudi. Anche l'intimo era uscito di scena. - Non mi vergogno con te-

- Non devi- Mentre le lingue stavano sfiorandosi, la mano di Tom giunse in mezzo alle gambe di Bill, che istintivamente le chiuse un po', ma no perché non voleva. Semplicemente per proteggere quel tocco stupendo che gli stava dando. Bill cominciò e gemere piano, mordendosi il labbro inferiore, ansimando e sospirando se Tom aumentava la velocità. - Non devi vergognarti...- Gli sussurrò all'orecchio leccandogli il lobo facendo rabbrividire il moro. - Non di me, non di noi- Non lo fece venire e giunse direttamente alla sua apertura penetrandolo con un dito provocando un sussulto a Bill che gemette di dolore.

- Tom...-

- Ssshhh, scusa, amore...ero troppo preso- Disse sinceramente dispiaciuto, ma non accennando a ritirare il dito per paura di fargli male.

- Non preoccuparti..sta iniziando a piacermi, ma fai piano, ok?- Tom annuì rassicurandolo e arretrando piano la mano. Si posizionò con il viso tra le gambe del moro tenendole aperte e inumidendo con la lingua la sua apertura. Bill gemette di un insolito piacere. Non aveva mai provato niente di tutto quello. Questo perché nessuno lo aveva mai attratto davvero, nessuno gli era mai interessato, maschio o femmina che fosse, nessuno del quale valesse la pena fare pensieri un po' più spinti. Solo Tom. Lui stava aspettando Tom.
Il dito tornò imperterrito dentro di lui, ma questa volta se lo aspettava e lo accolse con un sospiro compiaciuto. Tom a vederlo così sudato e quasi completamente immerso nel piacere, sentì il sangue ribollire al suo inguine e si morse il labbro. Si mosse subito ad immettere anche un altro dito e poi un altro ancora. Bill si abituò abbastanza in fretta. Tom sentiva che era arrivato il momento ma come un ebete rimase lì a fissare Bill boccheggiando senza sapere che dire e come dirlo. Bill se ne accorse e sorrise. - Ehi..che c'è?- Chiese con un sorriso accarezzandogli la guancia calda.

- C'è che ti amo e..che ho paura di farti male ma ho anche così tanta voglia di fare questo con te..- Cercò di spiegarsi e Bill rise. - Perché stai ridendo?-

- Sei nervoso-

- No, ma che dici...?-

- Sì, Tom Kaulitz, sei nervoso...e sei bellissimo- Si sollevò per posargli un bacio sulle labbra. - Ah e se stai pensando al preservativo non ne ho- Tom lo guardò un po' stranito. - Ma tanto non serve...con me non serve- Tom annuì esitante avendo capito perfettamente quello che intendesse dire. - Se invece stai pensando al mio dolore...beh, se mi ami allora non sentirò mai male, non preoccuparti- Si ridistese con un braccio di Tom che lo teneva da dietro la testa. Era sempre così protettivo nei suoi confronti. Tom osservava tutto, anche quelle cannule sul suo viso che si muovevano a seconda delle sue espressioni. Bill era felice adesso...e sorrideva, e voleva lui, voleva farlo con lui.

- Neanche io sentirò male se mi ami- Gli sussurrò sulle labbra lasciandogli un bacio posato dolcemente. Bill sapeva quello che voleva dire, non c'era bisogno di spiegazioni. Tom si posizionò per bene e vide Bill inarcarsi non appena entrò anche solo con la punta del suo membro.

- Continua- Gli disse ansimante. Tom entrò di più e vide Bill stringere i denti, ma senza emettere un suono. Bill stava bene, o almeno così gli avrebbe detto. Bill non lo avrebbe fermato.

- Bill...mi dispiace, mi dispiace-

- Sssshh, non sto sentendo male, tranquillo...voglio che finisci quello che hai iniziato- Disse ansimante. In realtà stava sentendo male, ma non gliene importava niente, e di conseguenza non lo sentiva...emotivamente non lo percepiva. Tom entrò tutto e Bill gemette senza trattenersi mordendosi forte le labbra. Era arrivato ad un punto meraviglioso. Tom stava toccando un punto che lo stava facendo impazzire, ma per fare in modo che risuccedesse, Tom doveva muoversi. - Tom, ho solo una richiesta..- Disse accarezzandogli le labbra schiuse con un dito. - Fammi dimenticare di tutto, tranne di questo momento insieme a te...voglio, anche solo per un'istante sentirmi più di una malattia- Tom non rispose. Si chinò semplicemente su di lui, come per proteggerlo, poi diede la prima spinta e lo sentì gemere forte. Bill si artigliò alla sua schiena subito dopo la seconda ed iniziò piano piano a dimenticare tutto. Sapeva che quando sarebbe finito e avrebbe ricordato, non sarebbe stata una sensazione piacevole, ma poco importava.
Cinse i fianchi di Tom con le gambe e piegò la testa all'indietro lasciando scoperto il collo che Tom prese a baciare e a mordere piano. Si baciarono respirandosi addosso, le loro lingue si sfioravano per poi toccarsi più voracemente, le loro mani scorrevano le une sul corpo dell'altro.

- Bill...- Lo chiamò Tom e Bill rispose con un gemito ormai perso nel piacere più totale. - Di' anche tu il mio nome-

- Tom..!!- Ad ogni spinta. - Tom!- Ad ogni sospiro. - Tom!- Quel nome doveva essere a fior di labbra. Bill portò le mani sul lenzuolo bagnato del loro amore e lo strinse forte. Tom lo guardava e gemeva insieme a lui. Non credeva che sarebbero mai arrivati a farlo, non sapeva se il cuore di Bill avrebbe retto a tale impeto, era questa la sua paura più grande...di ucciderlo con il suo amore. Voleva che dicesse il suo nome per scacciare quei pensieri. - Tom...oddio...!!- Lo sentì gemere con una mano nei capelli. Stava letteralmente morendo di piacere e Tom non poteva negarsi tale visione, ma allo stesso tempo temeva per lui. Aumentò quindi la velocità delle spinte e Bill dovette reggersi alla testiera del letto artigliando le mani al legno freddo. Sentivano entrambi che non sarebbero durati moltissimo, che fra poco sarebbe successo di perdersi davvero...di perdersi insieme. 
E successe.
Bill venne con un grido e Tom con lui. Per un istante non avevano capito più chi è chi e cosa è cosa. Era sembrato loro di morire mano nella mano. Il cuore arrestato e ripartito tutto insieme come se volesse uscire dal loro petto. Erano accaldati, ma quando Tom riaprì gli occhi, vide Bill ancora lì sotto di lui e sorrideva. Poi aveva riso piangendo. Lui era uscito immediatamente e lo aveva abbracciato stretto. 
Bill stava piangendo di gioia.
Tom lo tenne stretto a sé cullandolo, aspettando che dicesse qualcosa, qualsiasi cosa. - Lo abbiamo fatto davvero...lo abbiamo fatto davvero- Lo sentì singhiozzare. Gli veniva da piangere anche a lui, ma cercò di reprimere gli occhi lucidi che si erano creati.

- Sì, Bill- Rispose accarezzandogli i capelli. Sì, finalmente avevano fatto l'amore. 
Bill si staccò dalla sua spalla e lo guardò negli occhi, si morse il labbro prima di gettarsi su di lui e baciarlo con possessione. Si abbracciarono stretti per scaldarsi dal gelido inverno che invadeva la Germania ancora autunnale. Aveva cominciato anche a piovere e le gocce battevano sulla porta finestra ancora aperta. Così presi dalla cosa si erano dimenticati di chiuderla, ma adesso avvertivano freddo. Bill tremò tra le braccia di Tom, e quest'ultimo si alzò andando a chiudere e osservando le gocce di pioggia che si stavano facendo gara tra loro. Sentì delle braccia cingergli il collo e si voltò trovando il viso di Bill. Sorrise dandogli un bacio a fior di labbra e tornarono a guardare fuori.

- Non voglio che tu te ne vada stanotte- Disse Bill. - Anzi, vorrei che tu rimanessi per sempre...nel mio per sempre- Tom gli prese la mano che stava sulla sua spalla sospirando. Anche lui avrebbe voluto tanto.

- Non sto andando via, Bill- Gli sussurrò nel silenzio della stanza. Tom non stava andando via, Tom adesso era con lui e anche quando non poteva vederlo, lui c'era sempre. - Adesso me lo dici cosa stavi facendo prima?- Chiese con un sorriso. Bill roteò gli occhi sorridendo sapendo a cosa si riferisse.

- Nulla di importante, te l'ho detto-

- Tutto quello che ti riguarda per me è importante. Voglio sapere tutto, ogni minima cosa di te-

- Allora sarebbe meglio partire dall'inizio..- Tom accettò di buon grado la cosa essendo che era stata anche una sua richiesta. Prese Bill per mano tornando a distendersi sul letto. Aspettava parlasse, sarebbe rimasto lì tutta la notte pur di ascoltare la sua storia.

- Io non sono nato qui, sono nato a Magdeburgo-

- Che sta un po' più giù-

- Che sta un po' più giù, sì- Ripeté ridendo. - E non ricordo nulla prima dei miei dieci anni, quando mi hanno diagnosticato il cancro. Ero piccolo, ricordo che ero in vacanza con i miei e non mi sentii tanto bene, così mi portarono all'ospedale della zona, quello più vicino. Mi fecero vari esami e controlli, e alla fine lo trovarono. Era una piccola macchia nel mio corpo...o almeno così me la spiegarono i medici a quell'età. Una macchia che sarebbe diventata sempre più grande se non avessero provveduto a fare qualcosa. Non mi dissero ovviamente cosa sarebbe successo se avessero lasciato correre, o se le loro cure non avessero avuto l'effetto sperato. Io quindi andavo tranquillo, anche trovando figa questa cosa della macchia..cioè mi sentivo in qualche modo unico al mondo, sai? Andavo alla scuola e dicevo a tutti questa cosa senza rendermi effettivamente conto di cosa realmente mi stesse succedendo. Le insegnanti non capivano e mi guardavano stranite, i miei compagni neppure...perché una macchia dentro una persona era una cosa che non si sente tutti i giorni- Fino a quel momento tenne il sorriso a fior di labbra, ma poi scomparse. - Però...però quando sei vicino alla morte non scherzi più. Una notte mi svegliai di soprassalto e andai a vomitare in bagno. Vomitai sangue. Mi spaventai e mi misi a piangere. Mia madre mi disse che era colpa della macchia e allora non la credetti più una bella cosa, bensì il contrario. Avevo paura di lei. Mi fecero vari esami e giunsero alla conclusione di tentare con la chemio. I miei capelli se ne andarono tutti in un puff, li vidi cascare ai miei piedi uno ad uno giorno dopo giorno. Come sicuramente saprai, la chemio non è facile, indebolisce molto chi ha il cancro e arrivai ad un punto nel quale dissi ai miei genitori di andare pure avanti, che io mi sarei fermato lì. Per me la chemio divenne il mio capolinea in quel momento. Fortunatamente riuscii a recuperare le forze pian piano, ma i medici dissero ai miei che non c'era più nessuna possibilità di salvarmi. In quel momento sentii e mi nascosi a piangere avendo capito ormai che tutto avrebbe avuto una fine. Fino ad allora sono riuscito a sopravvivere per 8 anni...non so per quanto ancora andrò avanti, ma intendo farlo il più possibile. La questione del quaderno è molto semplice. Quando i miei genitori mi trovarono in lacrime, me lo regalarono dicendomi di scriverci tutto quello che sentivo, come una sorta di diario liberatorio. E' il miglior regalo che avrebbero mai potuto farmi. Da quel momento cominciai a scrivere cose...che io vorrei tanto chiamare canzoni, ma senza una base o che non possono essere definite tali- Tom non parlò. La storia di Bill lo aveva colpito molto, la sua deve essere stata un'infanzia orribile.

- Mi sarei preso io tutto, Bill...lo sai?- Bill annuì piano.

- Ma preferisco averlo io- Alzò lo sguardo e sorrise facendo sorridere anche lui.

- Mi faresti leggere una canzone?- Bill arrossì leggermente, ma non vide ragione di respingere tale richiesta.

- Okay..- Si alzò e Tom lo guardò camminare piano verso la scrivania. Erano ancora nudi, potevano godere l'uno della visione del corpo dell'altro...e a Tom piaceva quello che vedeva. Bill aprì il cassetto estraendo il quaderno porgendoglielo. - Ecco...ehm..sono in inglese-

- Scrivi in inglese?- Chiese sorpreso e Bill annuì timidamente. Tom aprì le pagine sfogliandole fino a trovarne una che dal titolo poteva ispirarlo. Si fermò non appena scorse una frase: "In your shadow I can shine". Cominciò a leggere il testo in silenzio, mentre Bill lo osservava inumidendosi le labbra per il nervosismo. Temeva che non gli sarebbero piaciuti. Tom finì presto di leggere quel lyrics, essendo che era abbastanza breve. Breve ma essenziale. Chiuse piano il quadernino e si passò una mano sugli occhi reprimendo il nodo alla gola che si era venuto a formare man mano che andava avanti con le righe. - Bill...non so cosa dire- Gli riporse il quaderno. - Questa canzone parla di te al cento per cento, di quello che senti in questo momento, di quello che hai provato in un'intera vita...-

- Io aspettavo solo il mio sole, Tom- Disse Bill abbassando timidamente lo sguardo. - Solo il sole che mi illuminasse la vita...io sono quella luna bianca e triste, lasciata da sola al buio, una luna senza stelle...così mi sono interpretato. E tu, Tom, sei il mio sole, quello che tutti notano e amano, ma che per un istante, quando tramonti, vieni a trovare la tua luna, anche solo per un momento, perchè hai bisogno di vederla...- Spiegò con un nodo alla gola anche lui. - ...e sai che solo nell'ombra della luna tu puoi illuminarti davvero- Concluse rimanendo lì in piedi con il quaderno al petto che provvide poi a posarlo sulla scrivania. Rimasero in silenzio. Tom lo fissava e Bill si mise un ciuffo dietro l'orecchio un po' imbarazzato da quello che aveva appena detto.

- Se questo può essere un ricordo, Bill..- Cominciò attirando la sua attenzione. - ...allora io e te faremo questa canzone insieme, te lo prometto...perché hai ragione: solo nella tua ombra io posso splendere. Semmai un giorno dovessi diventare qualcuno nel mondo della musica, io guardando la luna, dedicherò a te questa canzone-

- Ed io la sentirò tutte le volte che me la canterai, piccolo principe- Si sedette sulle sue ginocchia. - Io posso essere anche quella rosa dalla quale un giorno tornerai- Gli sussurrò guardandolo dritto negli occhi. - E tu sei quel piccolo principe che ha viaggiato in lungo e in largo per salvarmi dai Baobab che crescevano sempre di più sul nostro asteroide e che avrebbero finito per uccidermi...ma alla fine, anche se non ce la farai, è l'amore che proviamo che conta davvero- Tom gli accarezzò la guancia.

- Ciao, mia bella rosa- Bill sorrise poggiando a sua volta la mano sul suo di viso.

- Ciao, mio piccolo principe- Si accostarono nuovamente per baciarsi quando sentirono la porta di ingresso aprirsi e scattarono in piedi.

- BILL! CI SEI!?- Lo chiamò a gran voce sua madre.

- Sì, CI SONO! STAVO PER DORMIRE!-

- OK, NON FARE TARDI!!-

- VA BENE!- Bill sospirò tristemente. - Mi sa che devi andare...- Tom lo voltò verso di lui.

- Ci rivedremo presto, tutte le volte che vuoi, chiamami ed io ci sarò-

- Va bene domani l'altro? Mio padre non è a casa, c'è solo mia madre, e lei ti apprezza- Tom intanto si stava rivestendo.

- Va benissimo- Gli diede un bacio veloce e prese la scala che aveva lasciato sul balcone per riposizionarla in modo da poter scendere. Bill lo seguì mettendosi inavvertitamente la sua felpa per non prendere freddo.

- Stai attento...e buonanotte- Tom riuscì a scendere e si riprese la scala di legno alzando lo sguardo un'ultima volta. Aveva notato il suo indumento addosso a Bill, ma ne era felice. Era bello vederlo con i suoi vestiti. - Oh no..la felpa..-

- Non preoccuparti...buonanotte- Gli buttò un bacio e se ne andò via. Bill rimase qualche secondo fuori, quando la porta si aprì e sussultò voltandosi. Era sua madre, perciò fece un sospiro di sollievo.

- Bill, non sei a letto? Che ci fai lì fuori?- Poi guardò le lenzuola e le vide sfatte totalmente, inoltre notò la felpa che aveva addosso e già aveva una vaga idea di chi potesse essere.

- Mamma, io..-

- Intanto torna dentro che fa freddo- Bill obbedì chiudendo la porta finestra alle sue spalle. - Bill...-

- Mamma, non è successo niente, lo giuro...-

- Bill, ehi...come ti senti?- Bill si strinse nella felpa.

- Bene..- Rispose balbettando e Christine gli sorrise avvicinandosi e baciandogli la fronte.

- Se tu sei felice, io sono felice- Gli disse semplicemente prima di andarsene dandogli la buonanotte. Ora però Bill era tornato ad essere quella rosa che aspettava soltanto il ritorno del suo piccolo principe. Quella notte era stata fantastica, l'unica in cui si era sentito davvero bene e senza vergogna di mostrarsi totalmente per quello che era, per il corpo che possedeva. Si buttò sul letto odorando ancora le lenzuola, sentendo il suo profumo, l'odore del sesso che insieme avevano fatto, e sospirò felice. La felpa che aveva addosso sapeva di lui e decise di tenerla per tutta la notte. Sarebbe bastata a coprirlo. E adesso si stava svolgendo l'eclissi al contrario. Quella notte era stato il sole a proteggere la luna e a coprirla, non viceversa.

Tom si era innamorato della luna che non poteva vedere...
Ma nella sua canzone il sole e la luna tramontavano insieme...

   
 
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