Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Segui la storia  |       
Autore: DhakiraHijikatasouji    11/01/2019    1 recensioni
*DALLA STORIA*
~ Bill si sedette sulle sue ginocchia. - Io posso essere anche quella rosa dalla quale un giorno tornerai- Gli sussurrò guardandolo dritto negli occhi. - E tu sei quel piccolo principe che ha viaggiato in lungo e in largo per salvarmi dai Baobab che crescevano sempre di più sul nostro asteroide e che avrebbero finito per uccidermi...ma alla fine, anche se non ce la farai, è l'amore che proviamo che conta davvero- Tom gli accarezzò la guancia.
- Ciao, mia bella rosa- Bill sorrise poggiando a sua volta la mano sul suo di viso.
- Ciao, mio piccolo principe- ~
------------------------------------
Questa storia affronta la tematica di una malattia, pertanto è abbastanza tosto come racconto. È bello, ci ho messo davvero tutta me stessa. Spero che vi piaccia e che arriviate fino alla fine.
Hijikatasouji🖤👽
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Sommerabend auf der Trogbrücke

I hate my life...

Aprì gli occhi in quella stanza bianca del quale l'odore indigesto non faceva più lo stesso effetto. Era leggermente irrigidito, il corpo gli faceva un po' male anche se non lo aveva sottoposto a nessun sforzo. I tubi sul suo naso non si accorgeva neanche più di possederli, ma quella mattina notò la loro presenza per la mancanza di ossigeno improvvisa. Bill balzò a sedere in cerca di aria e la trovò. Anche sdraiato per lui poteva essere fatale, anche dormire poteva essere mortale. Si guardò attorno cercando di ricordarsi della notte appena trascorsa. Alla memoria gli sovvenne un sogno. Abbassò le sguardo sulle sue mani strette al lenzuolo freddo provando ad assimilare le scene con un ordine cronologico che infondo sapeva non avevano. Immerso nei suoi pensieri, non aveva sentito bussare alla porta.

- Bill, sei sveglio?- Si voltò, era l'infermiera. Ormai lo conosceva, non c'era bisogno di alcuna formalità. - Stenditi, per favore- I soliti controlli veloci, tutto regolare. Tutto regolare per una persona come Bill. La dottoressa si avvicino mettendosi lo stetoscopio alle orecchie e il moro si sollevò la maglietta scoprendosi l'addome. Fremette appena avvertendo il freddo del metallo dell'oggetto poggiarsi sulla sua pelle precedentemente scaldata dal tessuto della sua maglietta e delle coperte. - Respira piano, ma con grandi sospiri- Glielo dicevano tutti come se fosse la prima volta, ma d'altronde era la prassi. Per questo motivo eseguì cercando di non pensare a niente, di tenere la mente libera, di fare dei provini anticipati al non essere più niente da un momento all'altro. - Perfetto, il battito è un po' lento, ma comunque rimane nella norma. Dimmi, hai fame? Fuori sta passando la collega a distribuire la colazione: c'è latte, biscotti, thè, caffè, frutta e qualche brioches- Ma Bill scosse leggermente la testa con un sorriso gentile, come era solito fare a tutti. Aveva detto tanto degli altri, ma non si era mai soffermato su quanto i suoi fossero falsi. Bill...quante volte aveva mentito? A sé stesso e agli altri, quante? Non lo sapeva e nessuno lo avrebbe saputo mai. - Bill, dovresti mangiare, almeno una cosa, magari anche solo bere del latte con qualche biscotto...il thé, se lo preferisci di più- Aggiunse l'infermiera, ma Bill continuò a sorridere e a negare aspettando che cedesse ai suoi occhi. La donna sospirò. - Va bene, allora vuoi farti una doccia? Fra un'ora circa è orario di visita...- Sapeva quello che voleva dire e la ringraziava mentalmente per il pensiero.

- Sì, credo proprio di sì-

- Nel bagno c'è tutto, ma questo già lo sai- E con questo si congedò uscendo dalla stanza. Già, lo sapeva. Sapeva come erano fatti quei bagni all inclusive. Sua madre aveva provveduto a lasciargli un borsone con tutta la roba, anche il pigiama che si era scordato di mettere perché si era addormentato in un posto dove il pigiama non era necessario: tra le braccia di Tom.

I can't sit still for one more single day

Sospirò battendosi le mani sulle cosce e alzandosi prendendo il necessario per poi chiudersi nello spazioso bagno. C'era il WC per i disabili (beh, si apprezza) con l'apposito tubo ricurvo per reggersi, tubo che Bill sospettava avrebbe usato da lì a poco, c'era il lavandino e all'angolino una piccola doccia senza cabina, ma almeno c'erano le piccole mensole per mettere lo shampoo e il bagnoschiuma. Accese l'acqua una volta che si fu svestito e la lasciò scorrere mentre se ne stava accovacciato e nudo accanto aspettando che fosse arrivata alla temperatura che gradiva: bollente. Afferrò la doccia puntandosela sull'addome senza esitazioni e fremendo con un gemito per il bruciore. Strinse i denti, ma non accennava a spostare la traiettoria del getto con la mano che tremava. Se avesse urlato, qualcuno avrebbe probabilmente potuto sentirlo. Abituò la sua pelle bianca a diventare rossa prima si appendere la doccia all'apposito gancio lasciando che l'acqua scorresse il tutta la sua altezza bruciando tutto il suo corpo. La cute sembrava volersi scogliere in modo che il fuoco penetrasse nel cervello, la sua pelle si stava arrossendo gradualmente, gli occhi frizzavano, le labbra tremavano...ma ugualmente non si scostò. Amava quel dolore...
Tirò indietro la testa e la fronte fu colpita imperterrita. Gemette graffiandosi un braccio con le unghie gemendo ancora. Passò alle gambe graffiando anche quelle. La pelle era diventata così morbida, e perciò anche così disposta a staccarsi, che fu facile farle sanguinare. Perché stava facendo questo? Non lo sapeva. Nonostante tutto voleva forse essere morto prima del tempo. Stava inconsciamente provando ad uccidersi senza più pensare a niente. Voleva bruciarsi il cervello perché ormai inutile, e concluse che anche i suoi sorrisi erano stati falsi..lui non stava bene. Lui era un pazzo masochista, e Tom se ne sarebbe dovuto accorgere. L'acqua ardente lavò via il sangue che, copioso, non la smetteva di fuoriuscire. Bill si portò le mani al petto, appoggiò le unghie sulle clavicole scorrendo giù graffiando forte e lentamente. Urlò senza accorgersene. Stava piangendo dal dolore. Anche i suoi polmoni erano inutili. Il suo corpo non apparteneva a nessuno...a nessuno.
Se non appartiene a te, appartiene a me, così gli avrebbe risposto Tom. Oh, Tom...
Se solo avesse saputo che il suo fidanzato in quel momento si stava infliggendo tale dolore...
Urlò ancora...

***

Tom aveva preso un mazzo di fiori dalla fioraia Milda, che lo conosceva da quando era piccolo. Era un'anziana donna, amica di sua madre, e da quando aveva aperto quel posto non aveva mai chiuso. Tom voleva andare a fare visita a Bill e gli aveva chiesto dei fiori bianchi, che Bill adorava e lo sapeva. Bill amava i fiori bianchi. Tutto contento si diresse quindi in ospedale aspettando che cominciasse l'orario di visita per potersi fiondare nella stanza del moro, sperando che dormisse, magari di svegliarlo lui, in modo che se lo trovasse accanto. Appena gli dissero che poteva entrare, non perse tempo e andò a cercare il suo reparto. Stranamemte non si ricordava tanto bene la strada, si raccapezzò non appena lesse: "reparto di oncologia". Decise di tralasciare il significato della parola, proprio perché lo conosceva bene, e arrivò alla stanza di Bill. Aprì piano senza bussare, non era necessario. Non c'erano situazioni di Bill che dovessero implicare la sua assenza. Entrò ma stranamente la stanza la trovò vuota. Le coperte erano disfatte. Magari si era alzato ed era in bagno. Beh, addio risveglio sorpresa, ma gliel'avrebbe fatta appena sarebbe uscito.
U

n rumore ovattato e continuo lo fece sussultare. Un grido. Bill!
Fece cadere il mazzo di fiori per terra precipitandosi nel bagno avendo riconosciuto la sua voce. La porta era chiusa a chiave.

- BILL!! BILL, APRI!!- Urlò allarmato. Sentiva il rumore l'acqua scorrere e che scrosciava a terra. Sentiva Bill singhiozzare e piangere. Cominciò a prendere a spallate la porta con un'energia che mai aveva provato in vita sua. Nessuno sarebbe mai riuscito a buttare giù quella porta...ma lui ce la fece.
Quello che vide lo lasciò letteralmente di sasso.
Bill era inginocchiate a terra, l'acqua scorreva sulla sua schiena rossa. Il suo corpo grondava di rosso e l'odore ferroso di sangue si era mischiato al vapore dell'acqua. Bill si stava autolesionando. Bill si voleva suicidare.
Tom corse da lui spegnendo l'acqua. - AIUTO!!- Gridò avvolgendo Bill ormai svenuto con un grosso asciugamano che aveva trovato nel lavandino adiacente alla doccia. Tom percepì le proprie lacrime calde scorrere sulle sue guance. Coprì meglio Bill. Quell'asciugamano si stava tingendo di rosso sempre di più.

I've been waiting for something to live and die for

- Bill...Bill, amore mio...- Sussurrava nel pianto accarezzandogli il viso caldo a causa dell'acqua. - AIUTO!!- Gridò nuovamente. Strinse Bill a sé. Non si domandò neanche il perché lo avesse fatto. Ormai conosceva tutto di lui, tutto quello che gli passava per la testa. Bill aveva delle maschere che indossava con la gente che non lo capiva e nel momento che questa non c'era, si rivelava per ciò che era davvero: un ragazzo malato di cancro che voleva solo scivolare via dalla vita come un soffio di vento. - Non è il momento...fa' che non lo sia, ti prego- Si diceva baciandogli la mano e cullandolo. Si appoggiò il palmo di essa sulla guancia bagnata. - Bill sono qui, per favore rispondimi, di' qualcosa- Sentì la porta aprirsi e circa quattro medici accorsero accerchiandoli. Allontanarono Tom e presero Bill intimandogli di lasciare la stanza, ma Tom si impose. Era il suo ragazzo, e intendeva rimanere. Lo amava, e intendeva restare. Non vide molto, solo metri e metri di fasce e garze. Poteva solo starsene seduto in un angolino a tremare riflettendo su quello che era appena successo. Lo capiva, ma non lo accettava. Bill non doveva morire, non adesso, non così. Non senza lui accanto.
Riprese a singhiozzare premendosi gli occhi con le dita cercando di reprimere le lacrime. La sua anima però non voleva sentire ragioni e i suoi occhi tornarono nuovamente rossi. Si morse il labbro inferiore e con rabbia si batté un pugno sul ginocchio. - Cazzo!- Imprecò, fregandosene se alcuni medici avessero potuto sentirlo. Piangeva perché doveva andare in questo modo e lui cosa poteva fare? Il tempo scorreva, le lancette correvano e lui poteva solo aspettare e sperare solo di allungare ancora un po' quello che restava a Bill...di allungare il loro tempo insieme. 
I medici lasciarono la stanza così come erano entrati: fulminei. Bill aveva le bende che gli percorrevano il torace, le braccia e le cosce. Era svenuto, ma sembrava morto. I dottori avevano di nuovo riattivato l'elettrocardiogramma che aveva ripreso a funzionare con la sua lentezza. Il cuore di Bill non poteva battere al suo stesso ritmo, lo sapeva. Tom era consapevole che il suo cuore avrebbe dovuto aspettarlo per battere all'unisono con quello di Bill. Avrebbe aspettato, avrebbe rallentato il ritmo. Quando lo aveva visto in quel lago di sangue era sicuro si fosse perfino fermato.
Si avvicinò lentamente e con la mano tremante afferrò la sua. Fredda come sempre. Nemmeno la temperatura di Bill sarebbe stata come la sua, avrebbe voluto dire che doveva riscaldarlo. Si sedette sulla sedia lì vicino. - Bill...non cercare di andare via, rimani con me...io non sto andando via- Gli posò un bacio delicato sul dorso. - Io non ti lascerò mai- Si morse il labbro tremulo. - In queste parole rimarrà la tua promessa...e la mia...per sempre- Si accorse poi dei fiori ancora sul pavimento. Sospirò andando a raccoglierli e ponendoli nel vaso apposito. Fece poi avanti e indietro per distrarsi con la camminata, ma gli era impossibile, era fottutamente difficile non pensare che il proprio ragazzo aveva rischiato la morte quello stesso giorno.

- Tom...- La sua voce debole lo ridestò da quel refrain di movimenti e si voltò verso il letto. -...non dirmelo, Tom- Il rasta lo fissava sconvolto. Bill stava piangendo. - Sono ancora qui, vero?-

- Ma certo che sei ancora qui- Si avvicinò sedendosi nuovamente e prendendo ancora la sua mano.

- Non doveva andare così...- Sussurrò con le labbra che tremavano.

- Ma cosa dici..?-

- Tom, io dovevo morire, io...scusa, ma non ce la faccio più- Tom dovette trattenersi dallo scoppiare nuovamente in lacrime.

- Tu sei una persona forte, sei...tutto quello che ho, Bill-

- Non è vero, non sono forte e non sono tutto quello che hai. Tu hai la musica, tu hai la salute, tu hai due amici che non dovrai mai lasciare e che non ti lasceranno mai..-

- Ma non avrei avuto te se non fossi accorso in tempo- Bill sospirò, come si sospira con un cane che non molla l'osso.

- Forse sarebbe stato meglio se non ci fossimo mai conosciuti-

- Bill, non puoi dirmi così adesso, non puoi...-

- Tom, non fare così. Sappiamo entrambi che è giusto-

- No, non lo è! Tu vorresti farmi credere di punto in bianco...che avresti intenzione di...?- Tom non voleva neanche pensarci. Bill non poteva dire sul serio, non poteva stare per commettere quell'errore. Bill singhiozzò per i residui del pianto senza parlare. - Bill, guardami- Gli occhi del moro tornarono su di lui. - Mi stai dicendo che non mi vuoi qui, è questo?-

- Sì, è questo, non ti voglio ora...non...ho mai...voluto che...io e te...ci conoscessimo, io...io voglio andarmene ma tu...tu sei l'unica persona che ancora mi tiene legato qui e...non lo sopporto...- Aveva detto piangendo. Tom fece mentalmente un sospiro di sollievo. Allora non voleva lasciarlo...per un attimo gli era presa malissimo. - Però...però sei anche quell'unica persona che è riuscita a togliermi quella maschera anche solo per un'istante- Bill guardava davanti a sé, un punto indefinito. - E ti amo, Kaulitz...ti amo-

- Anche io ti amo- Bill aveva tirato su con il naso.

- Abbracciami, ti prego- Tom non ci aveva pensato due volte e si era sporto non stringendolo troppo per non fargli male e facendo attenzione. La pelle di Bill era ancora molto sensibile. Lo lasciò sfogare, lasciò che gli bagnasse la felpa, che la stringesse così forte da sgualcire il tessuto. Tom era onorato di poter essere quella persona, l'unica, che vedeva piangere Bill così...l'unica alla quale Bill non mentiva mai. - Usciamo un po'?-

- Cosa..? Ma Bill, hai visto cosa ti sei appena fatto? Come ti viene in mente!?- Bill non replicò, semplicemente rimase a fissarlo negli occhi, certamente senza pentirsi di quello che aveva detto, sicuramente impuntandosi. - E' inutile che fai così, e poi non puoi uscire da questo posto-

- Io non ci sono mai voluto entrare-

- Lo so, Bill, lo so!- Tom si era staccato da lui. Stavano di nuovo riprendendo a discutere. - Ma che dobbiamo farci!? Mi spieghi cosa ci vuoi fare!?-

- Non lo so, forse ho voglia di sbagliare per esempio- Aveva risposto sostenendo il suo sguardo. - Ho voglia per una volta di non stare alle regole-

- Tu sei completamente pazzo- Più lo guardava e più lo credeva. Bill era pazzo, ma ugualmente non poteva trattenere il respiro accelerato ogni volta che che posava gli occhi sulla sua figura.

- E allora?- Erano faccia a faccia, i loro respiri si toccavano. - Che cosa vorresti farci? Spiegamelo- Che bastarduncolo che era. Tom non poté fare a meno di sorridere, si avvicinò per baciarlo, ma Bill gli pose una mano davanti. - No, ehi...lo sai che non puoi-

- Zitto e lascia sbagliare anche me- Tom gliela scostò e lo bacio con una leggera irruenza, irruenza che a Bill piaceva. Il moro rise sulle sue labbra tra un bacio e l'altro.

- Quindi? Mi porti fuori?-

***

Tirava vento, ma non importava. La loro pelle non lo percepiva mentre scappavano. Tom teneva sulle spalle Bill e correva più veloce che poteva. I dottori avevano cercato di fermarli, di prenderli arrivando a minacciarli, ma erano sordi al riguardo. Per quello che vale, anche Tom poteva ammalarsi di sordità per la persona che amava. Bill rideva, come un bambino sulle spalle del fratellone. Il rasta corse lontano perdendosi nei sobborghi della città. Appena si resero conto di essersi allontanati a sufficienza, Tom si fermò facendo scendere Bill. Si presero per mano e cominciarono a camminare per una strada senza sfondo. O meglio, loro non sapevano dove stavano andando ma era ok, era tutto ok. Poter finalmente uscire come una coppia normale, ignorando i pregiudizi delle persone, era quello che di più bello poteva esserci al mondo, nel loro piccolo mondo.

- Se dovessi sentirti male, dimmelo- Bill annuì senza ascoltarlo davvero. Se si fosse sentito male non ci sarebbe stato bisogno di dirlo, lo sapevano entrambi. Erano attacchi improvvisi che ti impedivano di parlare. Il moro si appoggiò con la testa sulla sua spalla afferrando il suo braccio e lasciando che il vento freddo li accarezzasse. Si era tirato su il cappuccio della sua felpa grigia tanto amata e camminavano lentamente, come se stessero percorrendo la via per il Paradiso insieme. Solo che Tom ad un certo punto si sarebbe fermato, lo avrebbe guardato negli occhi e gli avrebbe lasciato lentamente la mano scomparendo: Bill avrebbe dovuto così continuare da solo. Ma abbassando lo sguardo, vedeva le loro dita intrecciate per riscaldarsi. Strinse più forte la presa. Tom lo aveva guardato senza dire niente posandogli un bacio sulla testa.

- Non lasciarmi-

- Mai-

- Sul serio, Tomi...stringimi più forte, guardami negli occhi e dimmi che non mi lascerai...neanche quando io sarò...!!- Sussultò quando si sentì afferrato per le spalle. Tom lo guardava penetrando la sua anima con i suoi occhi dorati.

- Se ci fosse un modo per cambiare le cose, se ci fosse la possibilità di seguirti giuro che lo farei...ma finché siamo entrambi su questa terra io te lo giuro, Bill, che la tua mano rimarrà nella mia...e lo rimarrà ancora per molto tempo- Bill si sentì uno sciocco ad aver preteso anche solo per un istante che Tom lo potesse seguire nella morte...Tom doveva vivere.

- Oh Tomi..- Il rasta lo aveva stretto per i fianchi e lo aveva baciato. Erano in una strada dove di macchine ne passavano davvero poche, le persone altrettanto. Erano vicini al ponte che dava sul fiume di Loitsche. Quel ponte generalmente era trafficato, ma quel giorno no. Quel giorno la città pareva essersi fermata, ed in quel bacio perfino il tempo. Quelle lancette avevano rallentato il ritmo. Appena si staccono Bill si morse il labbro in un sorriso. - Che vuoi fare?-

- Quello che vuoi fare tu, possiamo andare ovunque tu voglia- Bill si guardò attorno adocchiando subito un negozio di vestiti. Non ci entrava da molto tempo, sembrava quasi un'eternità. Afferrò Tom come quando erano al Luna Park trascinandolo letteralmente all'interno. C'era di tutto: roba per donna, uomo, bambino, intimo, scarpe...era pieno di indumenti di ogni genere. Era enorme e se Bill avesse potuto scegliere il suo paradiso, avrebbe optato per una cosa del genere. Sgattaiolò subito tra le corsie cominciando a toccare di qua e di là. Tom ai momenti lo aveva perso di vista, però era felice a vederlo così. Bill non doveva piangere, Bill aveva ancora tempo, Bill con lui sarebbe stato sempre felice.

- Guarda, Tomi! Ho preso questi! Ti piacciono?- Gli fece vedere un giacchetto rosso di pelle, una maglietta nera tutta bucherellata, e dei pantaloni zebrati che su nessuno sarebbero stati bene...tranne che a una modella o a lui. Tom li guardò tutti.

- Vuoi provarli?-

- Posso!?- Si guardò intorno in cerca dei camerini e una volta visto il cartello che li indicava, si dissolse in una nuvola e scomparve nuovamente. Una volta giunto dentro, Tom si appostò fuori appoggiando le spalle al muro. Ci avrebbe messo un po', già lo premeditava. Era la donna che era in lui d'altronde. 
Bill intanto si stava togliendo i jeans e la felpa. Gli bruciava ancora la pelle e a vedere quelle bende fermò l'euforia portando una mano a sfiorarle. Le labbra presero a tremare e appoggiò la fronte alla parete del camerino sospirando. Si sentiva uno stupido ora, ma prima era sicuro che non era stato così. Prima era giusto, prima sarebbe morto senza pensarci più di tanto, ora la paura dell'ignoto era tornata. Ormai quello che era fatto era fatto, così pensò bene di indossare quello che aveva preso senza meditare troppo al riguardo.
Tom sbadigliò osservando l'orologio. Cominciava a trovare l'ambiente poco interessante. Se fosse stato lì da solo molto probabilmente si sarebbe addormentato sugli invitanti divanetti là infondo. Sentì il rumore della tendina del camerino scostarsi e si voltò. Bill era lì, un sorriso timido sul volto, i pantaloni zebrati che gli fasciavano le gambe lunghe, quella maglia nera con sopra il giacchetto rosso di pelle che gli arrivava ai fianchi come lunghiezza. Sembrava una star di Hollywood. Né Bill né Tom credevano fosse possibile: che un ragazzo malato di cancro potesse avere certe trasformazioni. Tom sorrise ammirandolo da cima a fondo. Bill non sapeva dove guardare. Non aveva mai chiesto il parere a nessuno su quello che metteva e adesso era lì, appoggiato allo stipite cercando di fare l'espressione più...niente più! Gli bastava fosse decente! Aveva paura di no...

- Bill, mi dici come fai?- Bill rise.

- Come faccio a fare cosa, amore?-

- Cioè diciamocelo, quei pantaloni sono orrendi, o meglio, io non li metterei nemmeno a pagarli, ma su di te...sta bene tutto, qualsiasi cosa metti sul tuo corpo sembra fatto apposta...in sostanza, sei perfetto- Sospirò. - Come sempre- Bill lo osservò prima di scoppiare in uno sbuffo divertito.

- Dimmi la verità, quanto hai pensato ad un copione come questo mentre ero dentro?-

- Molto, in effetti- Rise con lui. - Ma seriamente, Bill, stai benissimo-

- Ok...e..?-

- Mi ecciti da morire anche così- Bill alzò gli occhi al cielo e chiuse la tendina con un sorriso per rimettersi gli indumenti di prima. Poi uscì andando a rimetterli apposto. - Che fai?-

- Sto riappendendo tutto. Non posso permettermeli...-

- Ehmbeh? E che ci sto a fare io qui? Tieni- Gli ridette tutto con lo sguardo perplesso di Bill.

- Tom, non essere sciocco! A che credi potrebbero servire questi vestiti!? Sono veramente troppo per me, io non avrò occasione di metterli- Tom ci rifletté meglio scoprendo che aveva ragione, ma non del tutto.

- E in questa occasione con me?- Bill non rispose rigirandosi i capi tra le mani. - Pensaci, quando ci ricapiterà un'uscita insieme? Forse mai più, ed io voglio che tu, Bill, sia la cosa più perfetta a questo mondo oggi-

- Ma...Tom, io non voglio che tu spenda soldi per me, io non li merito- Tom gli baciò la fronte dolcemente.

- Meriti questo e altro. Aspetta qui, li pago e torni subito a cambiarti- Non gli lasciò neanche il tempo di replicare che se ne andò alla cassa. Bill tuttavia sorrise. Tom aveva ragione.

***

Stettero per tutto il tempo a giro per Loitsche, nella fredda Loitsche che presto si rimbrunì. Il sole disse presto addio e stava lasciando lentamente il cielo con le nuvole e un leggero rosato. Si erano stancati di camminare, ma non della compagnia l'uno dell'altro. Si diressero quindi verso il ponte di prima, quello che dava sul fiume.

- Sommerabend auf der Trogbrücke- Aveva detto Bill una volta che si furono fermati sul cornicione ad osservare l'acqua e la distesa infinita del cielo.

- Sì, sembra proprio così- Se non avesse tirato quel venticello fresco forse sì, Bill avrebbe descritto perfettamente quello che stavano vivendo e vedendo solo con quelle parole.

- Tom, chissà se i medici lo avranno detto anche a mamma, cosa staranno facendo...ci pensi?- Tom annuì. - Però non mi importa, tutto quello che voglio è qui, il mio tempo è adesso e lo sto vivendo al meglio con te, anche senza dire niente. Potrei rimanere qui per sempre, è bellissimo- Disse poi riferendosi al paesaggio sottostante.

- Più bello di me?- Disse Tom. Bill si voltò e sorrise un po' maliziosamente afferrando le sue braccia.

- Allora fai in modo che non possa vedere altro che te...mettimi sul ponte- Tom rimase molto sbalordito dalla richiesta. Saranno stati alti circa una ventina di metri. Un volo da quell'altezza e non ci sarebbe stata speranza di sopravvivenza. Ma gli occhi di Bill erano stregati, di una qualche magia, una magia che ti convince a fare quello che essi vogliono. Tom afferrò Bill per i fianchi e lo alzò mettendolo a sedere sul cornicione della costruzione.

- Stai rischiando, Bill-

- Lo so, reggimi- Poteva seriamente finire male, ma la verità era che sulle loro labbra c'era scritto tutt'altro destino. Non era così che doveva finire, e non sarebbe successo. Bill si sporse all'indietro allargando le braccia e Tom lo teneva saldamente. Stava giocando, entrambi. Stavano giocando con la vita, stavano giocando con la morte. Era parzialmente nel vuoto, se Tom avesse mollato la presa, nessun angelo lo avrebbe salvato, ma come ho già detto, non era scritto nelle stelle che andasse in quel modo. Bill si ritirò su in posizione eretta. Rideva, rideva perché aveva vinto il gioco. Per una volta aveva vinto la partita contro la morte. Tom rideva con lui. I loro visi vicini, la fronte di Bill appoggiata su quella di Tom, le sue mani sul viso del rasta e le sue gambe ad accerchiargli i fianchi. Si erano baciati voracemente, come a mangiarsi le labbra. - Ti amo, Tom-

- Anch'io, Bill...anch'io- Sospirarono tra un bacio e l'altro. Se lo dissero così velocemente per riattaccare le labbra subito. Non avevano mai fatto una cosa del genere, una tale foga non li aveva mai presi come quella sera.

- Tom, saltiamo- Aveva detto Bill improvvisamente.

- Cosa..?- Aveva chiesto Tom senza capire bene davvero.

- Saltiamo, nell'acqua...insieme- Questa volta aveva capito perfettamente ma la sua espressione non era mutata. - Sarà come volare, Tom. Te lo prometto- Tom si morse le labbra. Lo sguardo della persona che amava era sempre lo stesso, solo con una vena di follia, come quella di quel giorno in ospedale quando aveva provveduto a tagliarsi. Tom non doveva giudicarlo, o arrabbiarsi...doveva solo farlo desistere. Gli prese le mani e lo guardò dritto negli occhi.

- Non abbiamo bisogno di saltare da qui per volare, Bill- Gli sussurrò. Il moro voltò la testa osservando dietro di sé. Il vuoto più assoluto. - Bill, guarda me-

- Tom..-

- Tu non lo vuoi davvero, tu non vuoi saltare da questo ponte, tu non vuoi morire oggi- Bill si morse il labbro inferiore annuendo piano. - Scendi e torniamo in ospedale, ti va?-

- Solo se tu resti con me-

- Per sempre, lo sai. Non abbiamo bisogno di morire per restare insieme- Bill scoppiò in lacrime gettandosi tra le sue braccia nascondendo il viso nell'incavo del suo collo.

- Scusami, perdonami, Tom! Lo so, hai ragione, hai fottutamente ragione! Come ho potuto chiedertelo? Io ti amo- Tom gli accarezzava la schiena con un nodo alla gola e sospirò.

- E' tutto passato, Bill. Non preoccuparti, anch'io ti amo- Bill si scostò da lui osservandolo negli occhi.

- Sono stanchissimo- Aveva detto come un bambino che piangeva proprio per quel motivo. Bill era stanco, Bill era esausto. Bill si sentì sollevare da terra. Tom lo aveva preso tra le sue braccia.

- Dormi, Bill...prometto che al tuo risveglio io ci sarò- Bill, sentendosi rincuorato da quelle parole, si addormentò qualche minuto dopo lasciandosi trasportare dalle forti braccia di Tom. Quando arrivarono in ospedale, una cerchia di medici venne loro incontro accusando Tom di essere un pazzo, dicendogli che avevano chiamato la polizia e che non l'avrebbe passata liscia, ma il rasta se ne fregò altamente percorrendo i reparti tranquillo, andando nella stanza di Bill e adagiandolo sul letto. Provvedette a spogliarlo e a mettergli il pigiama, poi lo coprì e si mise con lui tra le lenzuola. Il piccolo corpo del moro si aggrappò al suo ed il suo viso affondò nel suo petto in cerca di calore e protezione per poter dormire tranquillo.

- Ecco, agente, è lui- Dalla porta leggermente accostata, un'infermiera stava facendo vedere alla polizia chi aveva commesso il sequestro di persona quel giorno. L'uomo guardò e vide la scena di due ragazzi, uno sveglio e l'altro no, che si coccolavano in un letto fatto di silenzi e sussurri. Sospirò voltandosi verso i suoi colleghi.

- Andiamocene, non abbiamo nulla da fare qui- Se ne andarono lasciando a quei due ragazzi il poco tempo che gli rimaneva insieme. Non si sarebbero mai permessi di separarli, non dopo che guardandoli aveva sentito il rasta sussurrare:

"Al tuo risveglio ci sarò"

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: DhakiraHijikatasouji