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Autore: Alchimista di Neve    11/01/2019    1 recensioni
A volte siamo posseduti da un insieme di sensazioni ed emozioni. Altre volte ci sentiamo sopraffatti da un semplice, eppure determinante, sentore.
Non sta a noi scegliere che sia buono o cattivo.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fa male.

Fa male avere questa percezione distorta di sé, del proprio mondo – ma che mondo e mondo, sarà a malapena un villaggio! – interiore.

Fa male non provare gioia, non sapere dove cercarla né dove poterla trovare.

Fa male la consapevolezza che l’universo procederebbe il suo dannatissimo corso unidirezionale anche se tu ti togliessi di torno. Chissà, forse proseguirebbe più sereno, più leggero… dopotutto le anime pesano, no? Meglio destinarle all’oblio e sgomberare questa Terra.

Fa male non avere nè la forza di andare avanti né l’audacia di troncarti qui, ora, in questo preciso momento di agonia e anedonia.

Fa male la speranza che domani sia un giorno nuovo, più ricco nella sua umiltà, diverso nella routine, emozionante nei suoi piccoli attimi cruciali, solo per arrivare a domani e vederlo diventare il solito oggi: vuoto, insipido, ruvido.

Fa male avere bisogno e non avere l’umiltà di chiedere aiuto, cadere in continuazione e sentirsi deridere o rimproverare quando hai solo perso il passo, e altro non vorresti che recuperarlo per raggiungere i tuoi simili, la tua famiglia.

Fa male tacere, prendere ogni singulto e strozzarlo dentro i polmoni, lì dove nasce, e sorridere: il sorriso non è un muscolo allenato, è una fatica tenerlo in tensione. E mentre sorridi senti il cuore arrugginire a poco a poco, inesorabilmente.

Fa male non poter godere della musica, non voler più cantare e farlo solo per abitudine, per scacciare un ritornello dalla mente proferendolo a voce – ma di nascosto, perché nel canto rischi di mettere emozioni e non vuoi che gli altri le sentano –, quindi stoni. E tutta la musica diventa un amalgama cacofonico incapace di parlarti, perché non lo capisci più.

Fa male perdere l’empatia, perdere la voglia di provare sentimenti, desiderare una nuova impattante emozione senza trovarne la fonte. Senti, non vuoi sentire. Non senti, vuoi sentire.

Fa male la confusione che si agita nella testa, come acqua sporca sciaguattata dentro il cranio insieme a un cervello marcio e ammaccato: ti vogliono bene ma non ti vogliono per come sei, ci tengono a te ma non ti vogliono qui, ti tengono qui e non puoi scappare.

Fa male capire che il caos che ti porti dentro viene da fuori, e che non puoi fare che piccole cose – meri palliativi – per rimediarvi, mettendo dei minuscoli cerotti su sbraghi ben più estesi e profondi.

Fa male sapere che tutte queste parole resteranno inascoltate da chiunque, anche da chi le ha pronunciate, perché non importano, non sono utili, sono solo fastidiose.

Fa male essere un fastidio e non sapere come andare via.

Fa male e basta.
   
 
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