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Autore: Miryel    12/01/2019    24 recensioni
Le tre volte in cui Tony Stark ha baciato Peter Parker.
[ Tony x Peter - Romantico/Introspettivo - Hurt/Comfort ]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Peter Parker/Spider-Man, Tony Stark/Iron Man
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ironguy and SpiderKid into the Canonverse'
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[ Starker - Tony x Peter - Romantico/Introspettivo - Word Count: 3287 ]

 


This Could
Never Work

♦♦♦

 

♦♦♦

“We could make it work…”

 

«Troppo cerebrale per capire che si può star bene senza calpestare il cuore
Ci si passa sopra almeno due o tre volte i piedi come sulle aiuole
Leviamo via il tappeto e poi mettiamoci dei pattini per scivolare meglio sopra l'odio
Torre di controllo, aiuto, sto finendo l'aria dentro al serbatoio»



 

Capitolo II.


 

 C’erano state solo incertezze spaventose, dopo quel contatto sperato e bramato per troppo, già perso nei meandri di un passato ancora così vicino. Qualcosa che a Peter sembrò solo un inutile tentativo di sminuire un gesto troppo importante per non crederlo tale.

«Non esiste che un bacio… sia solo un bacio», gli disse, quando poi erano rimasti così tanto tempo a guardarsi e c’erano stati troppi occhi che andavano oltre un semplice sguardo, per convincersi che non fosse successo niente di che.

«Dipende dal perché viene dato.»

«Lei bacia le persone per motivi diversi da quelli legati all’amore, o all’affetto, signor Stark?» gli chiese Peter, subito. E si sorprese della calma con cui lo disse; forse perché era troppo consapevole di aver ragione. Per una volta almeno, era sicuro di qualcosa. Ne avrebbe dovuto gioire, se non fosse che quella situazione stava diventando a dir poco ridicola.

«Peter, forse è meglio che tu vada via. È la cosa migliore per te», mormorò l’uomo, serrando poi la mascella, con il terrore negli occhi di aver detto troppo, anche solo tacendo. Con la palpabile paura che forse, dietro alle parole che Peter gli aveva rivolto, c’era una verità che non aveva ancora appreso pienamente.

«No, forse è la cosa migliore per lei!» ribatté, poi sospirò frustrato. Tacque per istanti interi; secondi che non seppe nemmeno contare, «Cosa fa? Prima fa le cose spinto dall’istinto e poi mi caccia via?» chiese.

«Sto solo cercando di tutelarti da un fraintendimento abissale; sei ancora troppo acerbo per capire che, talvolta, certi gesti non hanno per forza il significato che tu tendi ad attribuirgli.»  

Peter spalancò gli occhi; la fronte aggrottata e tirata all’indietro da un senso di disorientamento a suo parere assolutamente legittimo. Il signor Stark continuava ad evitare il problema come si eviterebbe un ostacolo in una corsa sportiva, e quel fatto non fece che rafforzare la sua convinzione che c’era per forza sotto dell’altro. Istinto, amore, desiderio… qualcosa doveva esserci.

«Quindi non ha alcun significato. Insomma, lei mi ha baciato per… per quale motivo, esattamente?»  

Tony sbuffò, reclinando la testa all’indietro: «Senti, ragazzo… è stato solo un gesto affettuoso. Solo un bacio, nulla più. Te ne ho dati un milione sulla fronte, chissà quanti sulle guance. Ora ti scandalizzi per un bacio sulle labbra? Un bacio, insomma, che sarà mai un bacio?».

Un giuramento fatto più da vicino, una promessa…, pensò Peter e non lo disse. Non ad alta voce.

Si sentì un idiota.

Più precisa, una confessione che vuoi conferma.[1] 

Serrò la bocca e scacciò aria dal naso. Poggiò le mani sulle ginocchia e scosse la testa.

«Niente. Un bacio non è niente», disse, atono, poi si alzò in piedi guardandolo dall’alto e il signor Stark alzò la testa seguendo i suoi occhi; senza staccarsi da loro nemmeno un secondo e questo fece ancora più male, se possibile, «Comunque sono felice di vedere che sta bene. Vedrà che presto tornerà a casa. Ora devo proprio andare».

Tony sospirò, e gli fece cenno di sedersi: «Peter, non c’è bis-»

«Arrivederci, signor Stark.»

«Peter, torna indietro, per l’amor del cielo», lo ammonì Tony, infastidito, forse pure un po’ confuso. Magari, perché no, pentito? Non sarebbe stato male apprendere che per una cazzo di volta l’uomo potesse smetterla di negare i propri sentimenti. Negarli a se stesso. Negarli a Peter, che uscì dalla stanza, con il solo e chiaro intento di non entrarvi più.

 

♦♦♦
 

 

Erano passate esattamente tre settimane da quella visita in ospedale, ed era passato altrettanto tempo da quel bacio rubato, ma non dimenticato, e Peter non sapeva più come fare, per continuare a vivere una vita senza che quel fatto non lo tormentasse ogni istante. Un pensiero fisso, logorante. Un senso d’ansia stretto intorno alla bocca dello stomaco e alla gola. Una pellicola sulle labbra che aveva il sapore di Tony Stark.

Ned gli aveva detto di non preoccuparsi, che certe cose erano segnanti, ma poi diventavano solo ricordi che magari, un giorno, avrebbe rivissuto pure con un sorriso sulle labbra. Difficile, pensava Peter. Dopotutto non era mai stato innamorato di nessuno, eccetto qualche cottarella così. Col signor Stark era diverso; per lui provava cose mai provate, ed era certo che fosse amore, perché solo quel sentimento poteva fare così male e così bene allo stesso tempo. 

L’uomo era uscito dall’ospedale. Glielo aveva comunicato in un messaggio, dopo che Peter aveva ignorato le sue cinque chiamate. Non lo aveva nemmeno visualizzato; si era limitato a leggere l’anteprima sulla notifica a comparsa del telefono, per poi scacciarla via con un dito solo qualche giorno dopo, quando trovò il coraggio di farlo. Il signor Stark aveva negato che quel gesto fosse stato dettato da qualcosa di importante, eppure Peter sapeva che un bacio era più significativo di qualsiasi altro gesto. Un bacio significava dare fiducia all’altro, condividere una bocca sull’altra, quando queste non erano impegnate a raccontarsi bugie e volevano dire solo la verità. Per questo era difficile credere che non lo avesse fatto spinto da un qualsivoglia sentimento; per questo era difficile credere che potesse trattarsi solo di un gesto affettuoso. Ormai era un dannato pensiero fisso, il suo. Non riusciva a togliersi dalla testa quel bacio e tutto ciò che ne era seguito. Quel giorno, poi, ci si era messo pure il tempo. Non aveva fatto altro che piovere tutta la mattina, e aveva deciso di ricominciare proprio quando era già uscito da scuola, senza uno straccio di ombrello a coprirgli la testa.

Fu zuppo, in meno di qualche minuto; un malumore sul grugno fin troppo visibile, probabilmente, che andava a sommarsi a quello che già si portava dietro ormai da giorni e che non lo aveva lasciato in pace nemmeno per un secondo. Il suo lettore mp3 era scarico; qualcuno, lassù, ci si era messo proprio d’impegno, a rovinargli la vita. Si scostò la frangetta bagnata da davanti al viso, prima di sentire un clacson suonare a meno di un metro da lui. Sobbalzò preso alla sprovvista e, girandosi terrorizzato all’idea che potesse essere esattamente chi non voleva che fosse, alzò gli occhi al cielo quando ne ebbe conferma e sbuffò. Tony Stark tirò giù il finestrino della sua spider; occhiali da sole dalle lenti gialle appoggiati sul naso, un giubbotto di pelle marrone e la posa sportiva tipica di un amante delle belle auto. Un modello, avrebbe detto Peter, se solo nella testa non fossero poppati altri epiteti poco carini da attribuirgli.

Tipo stronzo insensibile, per esempio.

«Hai intenzione di farti venire una broncopolmonite, Parker?» gli chiese l’uomo, alzandosi gli occhiali da sole sulla testa. Lo sguardo addolcito e un mezzo sorriso furbastro appiccicato alla faccia.

«Che ci fa qui, signor Stark?» sorvolò la domanda Peter, voltandosi di nuovo a guardare la strada e continuando a camminare, mentre i vestiti sotta al giacchetto verde militare cominciavano ad inzupparsi, inesorabilmente.

«Ho ripreso a guidare, giusto oggi. Così ho pensato: quasi quasi vado a vedere se Peter è ancora vivo. Siccome non risponde alle mie chiamate e ignora i miei messaggi… magari gli è successo qualcosa di grave», rispose Tony, facendosi il verso da solo. Piccato.

«Non c’era bisogno di venirmi a cercare. So che se vuole può trovarmi schioccando anche solo le dita; come quella volta che si è presentato a casa mia per andare in Germania a combattere Captain America. Lei sa sempre dove sono», ribatté Peter, continuando a non guardarlo e a camminare, sempre seguito dall’uomo nell'auto, che non accennava a volerlo lasciare in pace.

«Non mi piace venirne a conoscenza così. Non più. Non rispetterebbe la tua privacy, no?»

Peter si fermò e si voltò a guardarlo. Un sopracciglio scettico e diffidente si inarcò sulla sua fronte. Le dita strette sempre più forte alle bretelle ormai fradice dello zaino che aveva in spalla. La privacy? Come se Tony Stark potesse conoscere anche solo il significato, di quella parola…

«Avanti, sali. Sei zuppo da capo a piedi», continuò l’uomo, facendogli cenno con la testa di affiancarlo e quando Peter rimase fermo immobile sul marciapiedi a fissarlo per nulla intenzionato ad obbedire, Tony continuò: «So che vuoi parlare di quella cosa, e per quanto mi sia difficile ammetterlo, credo che effettivamente sia la decisione più saggia».

Sì, effettivamente lo era. Anche dopo tre settimane di silenzio - e anche se fossero passati anni, c’era bisogno di parlare di quel bacio. Non c’era niente di più terrificante, nella testa di Peter, di un rifiuto da parte del signor Stark eppure, doveva ammettere, preferiva che se ne parlasse, piuttosto che tenersi quel tarlo in testa per tutta la vita. Aprì la portiera con decisione e si sedette sul sedile color panna, sospirando. L’aria calda che usciva dalle bocchette lo inondò, e rabbrividì. Incrociò le braccia al petto e si incurvò sulla schiena, battendo i denti. Tony Stark, accanto a lui, era bello come il sole, asciutto e ben vestito, con la barba curata e i capelli sempre a posto.

Lui, fradicio come un pulcino, doveva avere un aspetto orribile.

«Stai bene?» gli chiese Tony, incerto.

«Sì, a parte il freddo, sto bene. Lei… la sua ferita, come va?»  

«Me la sono cavata con una cicatrice di dodici centimetri. Si vede a malapena, hanno fatto un buon lavoro. In giorni uggiosi come questo tira che è un piacere, ma non mi lamento. Poteva andare peggio, no?»

Certo che poteva andare peggio! Non era forse per colpa di quel discorso, che alla fine si erano trovati attaccati l’uno alle labbra dell’altro? Non era forse per quel motivo che ora stavano fingendo di aver intrapreso una conversazione normale, solo per allontanare il più possibile il vero motivo per cui erano lì?

«Mi dispiace di non averle fatto più visita e di non aver risposto ai suoi messaggi. Ero scosso e lo sono anche ora… so che questo non giustifica la mia sparizione ma… io sono confuso, signor Stark. E non mi consola per niente sapere che lo è anche lei», ammise Peter, mordendosi poi il labbro inferiore, quando Tony sospirò, colpito e affondato; costretto a parlarne, infine, pur non volendo farlo.

Peter lo conosceva. Sapeva che cosa gli stava passando per la testa. Il signor Stark sperava sempre di cavarsela con una frase fatta o con un regalo costoso e, sinceramente, non erano il genere di cose che potevano risolvere un problema. Potevano allontanarlo, forse anche alleviarne l’astio e il rancore che ne era implicato, ma non si poteva annullare in un modo diverso da quello di affrontarlo.

«Io non sono confuso. Io so perfettamente perché l’ho fatto e so, allo stesso tempo, il perché tu non ti sei allontanato quando è successo e… un po’ ho sperato potessi farlo, quando mi sono reso conto che avevo superato quella linea di demarcazione che mi ero autoimposto di non superare mai. Non con te.»

«Perché con me no?» domandò Peter, e seppe di aver frainteso. Seppe di aver capito solo quello che gli faceva comodo capire. Perché in fondo sperava che Tony potesse provare lo stesso sentimento che provava lui e che potesse dirglielo. Come se per uno come Iron Man fosse semplice, ammettere anche solo per sbaglio, di provare amore per qualcuno…

«Perché fondamentalmente del rispetto per gli altri me ne sono sempre un po' fregato. Ma del tuo… io il rispetto te lo devo, Peter; e la mia è quasi una missione. Non sono bravo a trattare le persone con riguardo, a pesare le parole, a mettere il bene degli altri prima del mio. Non mi è mai interessato nemmeno provarci, ad essere così», fece una pausa, dove si morse il labbro superiore, «Poi sei arrivato tu...»

Fu una sinergia incantevole, quella dei loro sguardi che si alzarono sincronizzati a cercare l’uno gli occhi dell’altro, eppure Peter in quelle parole ci aveva percepito troppa tristezza e troppa paura, per poter sperare di aver capito bene quel che il signor Stark stava cercando di dirgli.

Sono arrivato io, e ho rovinato tutto?, si domandò, poi abbassò lo sguardo sui propri jeans fradici, e spezzò la catena che lo teneva prigioniero dagli occhi castani di Tony. Si sentì solo più confuso.

«Signor Stark?»

«Dimmi», rispose l’uomo, con una delicatezza nella voce che quasi fu spaventosa.

«Non l’ho scansata, perché non volevo farlo. Ho desiderato quel contatto e ho deciso di godermi l’attimo, sperando solo che le cose poi non si evolvessero in questo modo… però ha detto che per lei è stato solo un bacio. Per me invece ha significato tutto.»

«Lo so.»

«E lei non prova lo stesso?»

Tony allora lo prese per i polsi e se lo tirò contro, in uno di quei gesti imprevedibili, dettati forse dall’istinto o dalla rabbia o da chissà quale sentimento impossibile da contenere. Peter si sentì strattonare il corpo e l’anima, contro un viso indurito dalla rabbia e dalla frustrazione, ma non seppe capirne il motivo. Sapeva solo che, di nuovo, erano così vicini da non riuscire a metterci nel mezzo un briciolo di autocontrollo e che, ancora una volta, era stato Tony a ribaltare la realtà e distorcerla. Gli teneva ancora i polsi stretti tra le dita, li avvicinò tra di loro, in quella che era una sorta di prigionia dolce come il sorriso di un ragazzino innamorato. Schiuse le labbra, e Tony le guardò per un interminabile e dolorosissimo secondo, prima di tornare a bloccargli lo sguardo addosso senza un minimo di decenza.

«Potresti liberarti con una facilità che rasenta l’inumano, lo sai. Sei più forte di me e puoi farmi del male senza doverti sforzare nemmeno. Perché non lo fai?»

«Perché dovrei? E non ha risposto alla mia domanda.»

«Invece l’ho appena fatto», rispose l’uomo, continuando a tenerselo a due centimetri dalla faccia, e gli guardò ancora le labbra. Stavolta fece ancora più male. «Se solo lo volessi, potresti scarventarmi via dalla macchina con una spinta. Però non lo fai, perché è così che funziona: le persone, anche se si ha la possibilità di farlo, non si devono ferire. Non se non lo meritano.»

Peter alzò un sopracciglio, e sentì qualcosa premergli contro lo stomaco. Forse un senso di confusione, forse un senso di ingiustizia: «Quindi… prova lo stesso nei miei confronti, ma non mi vuole ferire».

«Non ha importanza cosa provo io.»

«Sì!» rispose Peter, lapidario, intrappolato ancora nelle sue mani e nei suoi occhi, che sprizzavano menzogne e non provavano vergogna nel farlo. «Sì che ha importanza! Ne ha eccome! Lei… lei mi ha baciato e poi ha fatto un passo indietro. Io sono rimasto fermo lì, pronto a prendermi le mie responsabilità ma lei… lei no… perché?»

Allora Tony fece l’unica cosa che non avrebbe mai dovuto fare: lo baciò di nuovo. Gli strinse i polsi e gli accarezzò le labbra con le  sue. Lo invitò pure a schiuderle, a lasciargli spazio per un contatto ancora più profondo e sbagliato. Sì, perché Peter lo sapeva benissimo, che una volta separati, le cose non sarebbero andate come sperava. Tony era fatto così: pregno di istinti e di prese di coscienza che spuntavano fuori troppo tardi. Quando il danno era già fatto. O, come in quel caso che si scansò bruscamente da quel bacio tirandolo di nuovo via, nel bel mezzo dell’errore stesso. Peter tentò di non spezzare quel gesto; tentò di tornare a farsi inglobare da quella bocca e da quel calore, e Tony si voltò leggermente dall'altra parte, per non permetterglielo.

«No. Non ha importanza cosa provo io né tantomeno cosa provi tu», mormorò, e Peter sentì il cuore fermarsi un istante, per poi ricominciare a battere all’impazzata subito dopo. «Non può funzionare. Tra di noi. Mai.»

«Potremmo farlo funzionare! Se solo le-»

«No, dannazione, no!» esclamò l’uomo e alzò la voce.

Peter sussultò, e si irrigidì. Ancora prigioniero delle sue mani strette intorno ai polsi, ancora il suo respiro troppo vicino e gli occhi lontani, girati verso il parabrezza ricoperto da minuscole goccioline di pioggia, che non accennava a smettere di cadere dal cielo. Sentì la testa girare, per l'impatto che quel rifiuto urlato a quel modo aveva avuto su di lui. Il viso gli andò in fiamme. Le mani gelide, molto più di quanto già non fossero.

«Non può funzionare. Lo sai anche tu; lo sai meglio di me!»

«E allora cosa dovremmo fare? Continuare a fingere che… che non ci sia niente, tra di noi?» balbettò.

Tony serrò la bocca e tornò a guardarlo. Rimase in silenzio per così tanto tempo che, l’unico rumore incessante, tamburellante e infinito che accompagnò quell’attimo in cui si guardarono, fu quello della pioggia battente contro il telaio ferroso dell’automobile. La radio, settata ad un volume quasi minimo, dava sulla sua frequenza una vecchia canzone di Bob Dylan che Peter riconobbe solo per caso. La ventola dell’aria calda era solo un altro rumore di fondo che andava a sommarsi a molti altri. Era inammissibile. Assolutamente deplorevole, accettare quel distacco, visto che nessuno dei due lo desiderava davvero.

C’erano due cose che Peter era certo non avrebbe mai visto abbandonare il suo cuore: la morte di zio Ben e l’amore che provava per Tony Stark. Non erano esattamente lo stesso, ma pensarci faceva male allo stesso modo. Uno non sarebbe mai più tornato nella sua vita e l’altro non ci voleva stare; per paura, per codardia. Perché per amare qualcuno - Peter lo sapeva - ci voleva coraggio e sebbene lui ne fosse provvisto e non lo spaventasse l’idea di cominciare una nuova vita accanto a qualcuno, era evidente che per il signor Stark non fosse lo stesso.

«Peter?» lo chiamò Tony, ad un tratto; la voce improvvisamente rotta da una preoccupazione impossibile da nascondere.

Peter alzò gli occhi acquosi e stanchi sui suoi. Annaspò aria quando sentì che il respiro gli si stava bloccando in gola. Fermo, immobile; incastrato in mezzo al petto.

«Sei bollente», asserì l'uomo, liberandolo dalla stretta sui polsi e posandogli immediatamente una mano sulla fronte. «Hai la febbre.»

«N-no… io sto… bene», mormorò, e si rese conto solo in quel momento  che l'aria calda non gli stava bastando più. Tremava come una foglia, e la faccia bollente.

Tony schioccò la lingua: «No che non stai bene! Accidenti a te, Peter. Come ti è saltato in mente di metterti a camminare per la strada con questo tempo?»

«Volevo andare a casa presto… ero stanco… sono stanco, signor Stark», rispose, la voce ridotta ad un sussurro quasi impercettibile. «Voglio andare a casa.»

Tony gli passò la mano sulla frangia, per alzarla quel poco da permettergli di baciargli la fronte. Al tatto le labbra del signor Stark erano gelide, messe a confronto con la sua pelle bollente. Fu un gesto delicato, che scacciò via tutte le brutte parole che avevano riempito l'aria viziata di quella macchina sportiva. Quel bacio sulla fronte durò così a lungo che Peter, senza quasi riuscirci, tentò di non addormentarsi per colpa del tepore che  sentiva. Poi Tony si staccò, e gli riservò una smorfia amara, che era la rappresentazione buffa e dolce di una preoccupazione gigantesca.

«Ti porto a casa», gli disse e ingranò la prima marcia, quando lui si adagiò sul sedile del passeggero e si sentì spompato di ogni energia.

Sì, Peter voleva andare a casa. Togliersi quei vestiti bagnati di dosso, farsi una doccia calda, infilarsi un pigiama e dormire tutto il giorno. Poi magari svegliarsi il mattino dopo senza uno straccio di febbre o di dolore. Senza uno straccio di pensiero a soffocargli la testa. Magari svegliarsi, e scoprire che sì, quella cosa col signor Stark poteva pure funzionare.

Se solo Tony avesse voluto… 

 


Fine Capitolo II


♦♦♦
«Vuoti di memoria, non c'è posto per tenere insieme tutte le puntate di una storia
Piccolissimo particolare, ti ho perduto senza cattiveria»    
Giudizio Universale - Samuele Bersani

 
[1] Sia la frase detta da Tony, che i pensieri di Peter in corsivo, sono tratti da  "Cyrano de Bergerac". 
 
 
Angolo angoloso delle angolosità di Miryel:
Buonsalve!
Eccoci infine giunti al secondo e penultimo capitolo di queste piccina minilong! No, non ci saranno ulteriori capitoli, anche se ringrazio tutti coloro che nelle recensioni mi hanno detto che avrebbero piacere nel vederla lievitare, questa storia! Però, se vi può consolare, è già in corso un altro progetto che spero davvero di poter cominciare a pubblicare non appena concluderò questa qui! Promesso ♥
Ringrazio tutti coloro che hanno lasciato una recensione, siete le mie batterie Duracell a lunga durata, sappiatelo!
Sperando che il capitolo vi sia piaciuto, vi do appuntamento alla prossima settimana!
Con affetto (e non affettato, anche se è bono)
Miry
 


 
   
 
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