Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: LetyJR    17/07/2009    4 recensioni
Una mattina come tante, al cafè "Occhi di Gatto".. o forse no? Tre diaboliche menti (più il quarto che viene tirato in mezzo, poverino) stanno organizzando una sorpresa per il ninja più musone della terra.. riusciranno i nostri eroi a uscire indenni dall'ardua impresa? Perchè, dopotutto, siamo una famiglia, no?!? [ambientato durante la permanenza del gruppo a Oto]
Genere: Demenziale, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A Mirandina che ha finito la mat

L’ALMANACCO DEL GIORNO di *Venerdì 17 Luglio 2009*

Nella giornata di oggi si festeggiano i seguenti santi:
-  Santa Himawari, patrona delle sfighe e del fato avverso.

Prosegue intanto la raccolta firme per la proclamazione del povero Shaoran a “Santo patrono degli impossibilmente pazienti”
 
Se la Santa del Giorno avrà anche oggi lezione di piano, il sole tramonterà e la luna sorgerà.
In caso contrario, beh... è stato bello conoscervi!

 

E, se Hitsuzen vorrà, Yuko e Himawari saranno presenti al RiminiComics settimana prossima... se volete conoscerci (o, più realisticamente, ucciderci) sapete dove trovarci XD

 

 


 

 

Goodmorning, Kuro-papi!

 

 

CAPITOLO 3

Shaoran voltò la testa lentamente, sperando in un pessimo scherzo della propria immaginazione. O forse stava ancora dormendo e tutto quel delirio (quel balletto… e soprattutto quella dannata sequenza!) era solo un orribile incubo! Sì doveva essere così!

Ma quando girò del tutto la testa in direzione delle camere, quello che vide lo fece trasalire. Era tutto vero. Era stato incastrato in quel folle piano, e ora che Kurogane-san era uscito dalla stanza, l'aveva visto aggrappato alla colonnina come un koala all'albero di eucalipto! Shaoran sbiancò e quasi perse la presa, ma subito si ricompose, allacciando alla bell'e meglio braccia e gambe alla balaustra. Più forte della paura di cadere, fu la vergogna che gli fece arrossire il volto quando si rese finalmente conto della figura che stava facendo davanti al suo maestro.

 

Non era una bella giornata, quella, per Kurogane. Già di solito non aveva un buon carattere. Quella notte, poi, aveva dormito male (colpa dello stupido mago e della strana serata passata in quell'altrettanto strano bar), e ogni speranza di recuperare il sonno perduto dormendo un po' più del solito (era domenica, accidenti!) era andata a farsi benedire quando quei quattro (i tre bambini e la polpettina di pelo) avevano cominciato a fare casino. Si può ben immaginare cosa gli passò per la testa quando uscì dalla camera e si trovò un folle biondo in piedi sulla ringhiera, una principessina che lo guardava adorante… e un allievo appeso alla balaustra!

Fu quindi forzandosi a restare calmo che infranse il silenzio che era caduto al suo ingresso.

“Allora? Cos'è questo casino infernale?!”

 

Nel momento in cui, dalla sua assurda posizione accucciato sul corrimano a metà della scala, anche Fay aveva sentito la porta aprirsi e la voce scocciata di Kuro-wanwan, aveva per un attimo sperato di essersi sbagliato. Il ninja si era svegliato troppo presto! In quel modo lui e i bambini non avrebbero avuto tempo di perfezionare il loro balletto… ma d’altronde, conoscendo il sonno leggero e agitato dello spadaccino, gli era andata fin troppo bene che avesse dormito fino a quel momento. Ormai però il danno era fatto e papino adesso sembrava molto irritato… e quando papino era irritato toccava a mamma calmarlo, no?

“Buongiorno, Kuro-papi!” Aveva esclamato Fay con il suo miglior sorriso, mentre saltava agilmente giù dal corrimano, andando ad atterrare sul pianerottolo in cima alla scala. Con lo slancio acquisito, in un unico fluido movimento si era poi lanciato verso Kurogane, aggrappandosi al suo collo.

Sia Sakura che Shaoran assistettero alle evoluzioni del mago, ma con reazioni differenti. Lei si coprì gli occhi con le mani, temendo di vederlo cadere nel bel mezzo della piroetta dal corrimano al pianerottolo. Quando li riaprì si portò le mani al petto e ricominciò a respirare, finendo poi per sorridere felice al gesto affettuoso del biondo.

Shaoran invece, ben conscio delle possibili conseguenze di quel gesto (che mai prima d'ora era stato accolto positivamente - e purtroppo il ragazzino non vedeva un motivo per cui questa volta dovesse essere diverso…), rischiò una seconda volta di perdere la presa per lo shock. Gli occhi spalancati e il sudore freddo che gli correva giù per la schiena, si aggrappò con tutte le sue forze alla colonna, in attesa della tempesta che, ne era convinto, si sarebbe scatenata di li a poco.

Nel frattempo, attratta dai rumori, Mokona era saltata giù dal pianoforte e si era diretta verso le scale, affiancandosi non vista alla principessa. La creaturina era arrivata giusto in tempo per mostrare anche alla Strega e agli altri ragazzi la follia di Fay (perché anche la polpettina bianca non aveva dubbi nel definire tale quell’abbraccio!).

Nell’altra dimensione, dove tutti ignoravano gli strani rapporti tra il mago e lo spadaccino, il salto del biondo fu invece giudicato esattamente per quel che appariva: un pregevole gesto atletico. Talmente pregevole che addirittura Domeki si sentì in dovere di commentare con un vagamente ammirato “Notevole quel tipo…”

Solo Watanuki non capiva cosa ci trovassero tutti di così entusiasmante. Certo, era stato bravo… ma pensava che il ragazzo biondo avesse comunque esagerato: avrebbe potuto farsi del male! In più, l'espressione dell'altro dimostrava chiaramente che non aveva apprezzato affatto il gesto… non quanto Himawari-chan, che all'inizio aveva avuto la stessa reazione della ragazzina di nome Sakura, ma poi era finita di nuovo a guardarlo estasiata (e Watanuki maledì un’altra volta la propria goffaggine nell'imparare quel dannato balletto).

Dal canto suo, Yuko non aveva ancora detto una parola di fronte alla nuova piega presa dagli eventi dopo la comparsa di Kurogane. Per una come lei, che adorava osservare le trame contorte disegnate dalle azioni spesso apparentemente inconsulte degli esseri umani, dai loro desideri inespressi e dai segreti nascosti, il mago e lo spadaccino dovevano essere uno spettacolo impagabile – eppure la donna stranamente taceva. Si era chinata in avanti, posando il mento sulle mani, i gomiti puntellati sulle ginocchia e una smorfia insolita sulle labbra.

“Stavolta ha fatto un passo in più del dovuto… la corda era troppo tesa, ma ha voluto ugualmente tirare ancora: non bisogna mai sfidare così la sorte” Quel commento enigmatico, pronunciato a mezza voce e non rivolto ad un interlocutore preciso, rimase a galleggiare nell’aria, senza che nessuno (tranne i due manju) ne cogliesse l’esatto significato. Poi la Strega cambiò tono all’improvviso, rivolgendosi allegramente alla creaturina bianca: “Mokona, mi raccomando: da qui in avanti non perderti nulla, eh!”

La piccola Mokona, che ad essere sincera si stava un po' preoccupando, annuì rinfrancata dalle parole della donna. Se Yuko continuava a scherzarci su forse non tutto era perduto…

Continuò quindi ad osservare la scena con attenzione, stando comoda comoda tra le braccia di Sakura.

Peccato che le parole di Yuko non avessero raggiunto solo le sue finissime orecchie. Anche Kurogane aveva udito la voce della Strega delle Dimensioni, e ciò aveva improvvisamente mutato la sua espressione truce in una ricca di intenti omicidi.

Cercando di muovere la testa per guardare fisso negli occhi lo stupido mago che gli era ancora avvinghiato al collo, sbottò, agitandosi come un forsennato (nei limiti del possibile, ovvio): “E mi vuoi spiegare cosa c’entra QUELLA?!”

Alla domanda del ninja (urlatagli a pochi centimetri dal viso – perché, per quanto Fay ci avesse provato, non poteva tirare indietro la testa più di tanto), il biondo si stampò in faccia un ampio sorriso. “Hyuu! Stai calmo, Kuro-rin! Le abbiamo solo chiesto una mano per prepararti una sorpresa… ma tu ti sei svegliato troppo presto! Rovini sempre tutto con la tua fretta, Kuro-puu!”

“Una mano per prepararmi una sorpresa?! Dovresti sapere benissimo che quella strega non fa mai niente per niente, idiota! E ora cosa vorrà, me lo dici?! Ah, ma non intendo pagare nemmeno una piccola parte di quello che vi ha estorto… E soprattutto non voglio nessuna sorpresa che lei abbia contribuito a preparare! Ne ho piene le tasche, me ne torno in camera mia!” urlò Kurogane, indicando ossessivamente la polpetta bianca, da dove aveva sentito arrivare la voce di Yuko, e cercando al contempo di scollarsi il mago di dosso.

Per sottolineare ancora meglio le sue intenzioni (e, precisiamo, non era una fuga, quella. Era solo il saggio comportamento di una persona sana di mente che si tiene più lontana possibile dagli eventi che possono costituire una minaccia), si girò in direzione della propria camera e iniziò a camminare verso la porta, pestando i piedi e mollando gomitate al suo biondo carico.

Fu questione di un attimo. Appena superata la soglia, non si sa come il ninja riuscì a liberarsi dalla presa ferrea del mago e, afferratolo per la camicia, lo lanciò letteralmente fuori dalla propria stanza, sbattendo subito dopo l'uscio con forza.

 

Shaoran, che era ancora abbarbicato alla colonnina, rischiò di nuovo di cadere quando vide Fay volare nella sua direzione e poi atterrare rovinosamente a pochi centimetri da lui, impattando di schiena contro lo spigolo che univa la ringhiera del pianerottolo al corrimano della scala.

Se già visto con gli occhi del ragazzo il volo del mago era stato abbastanza impressionante, la principessa, dalla sua posizione in basso ai gradini era rimasta terrorizzata dalla violenza dello schianto contro la ringhiera, che prese a vibrare. Sakura si era portata una mano alla bocca e non era riuscita a trattenere uno spaventato “Fay-san!”, soprattutto quando, dopo l’impatto, aveva visto il biondo rimbalzare indietro inerte, cadere malamente su una spalla e quindi finire a terra supino con un tonfo sordo, il capo rovesciato giù dal pianerottolo. La principessa aveva iniziato a salire i gradini di corsa per avvicinarsi all’amico, ma poi si era fermata intimorita a qualche scalino di distanza, quando Fay, restando fermo in quell’assurda posizione e coprendosi gli occhi con un braccio, aveva iniziato a ridere, di una risata quasi folle che sapeva di isterico e vagamente triste. E quel riso incomprensibile aveva preoccupato anche Shaoran, ancora di più dell’assoluta mancanza di reazioni del mago – il ragazzo se n’era accorto che Fay non aveva fatto nulla per limitare, per quanto possibile, i danni dell’impatto con la ringhiera e poi a terra, né aveva emesso un minimo (istintivo) grido, nonostante l’urto fosse stato sicuramente doloroso.

Rispondendo anche all’accorato sguardo della principessa, Shaoran saltò sul pianerottolo e si avvicinò al biondino, ancora sdraiato sul pavimento di legno.

“Tutto bene, Fay-san?” gli domandò timidamente.

Questi smise di ridere e lo guardò appena, alzando solo un po’ il braccio dagli occhi e sollevando la testa quel tanto che bastava per vederlo in viso.

“Stai tranquillo, Shaoran-kun, non è successo niente… lo sai che Kuro-pippi ogni tanto è un po’ troppo irruento”

Shaoran allungò la destra per aiutare il mago a rialzarsi, scuotendo la testa. Certo che a volte gli adulti si comportavano proprio come dei bambini… non si rendevano conto che si sarebbe potuto far male qualcuno?

“Sicuro che vada tutto bene? È stato un bel volo…”

 

Medesima preoccupazione veniva in quel momento espressa da Watanuki che, dopo aver assistito alla scena, era decisamente impallidito. Accidenti, con un colpo del genere avrebbe potuto anche spezzarsi l'osso del collo!

Suo malgrado, per tranquillizzarsi si avvicinò non visto a Domeki. Odiava ammetterlo ma fra loro l'arciere era il più esperto in cadute e affini, con tutta l'attività sportiva che svolgeva nei club scolastici, quindi era l'unico che probabilmente poteva rispondere alla sua domanda…

“Ma come ha fatto a non farsi male?” sussurrò, in modo che Himawari-chan non lo sentisse.

La ragazza era rimasta scossa dall'accaduto quasi quanto Sakura-chan, e ora che si era ripresa dopo aver visto che il mago stava bene, Watanuki non intendeva farla preoccupare di nuovo.

Domeki strinse gli occhi e incrociò le braccia al petto “Si è sicuramente fatto male” rispose subito dopo, calcando la voce sull’avverbio e ignorando il sussulto dell’altro alle sue parole. “Anzi, per quella caduta scomposta potrebbe anche essersi lussato una spalla. Di sicuro, sopporta bene il dolore”

La Strega, che negli ultimi momenti non aveva smesso di osservare ciò che stava accadendo a Oto, sentendo la spiegazione dell’arciere si volse verso i due giovani, uno strano sorriso (di quelli suoi, così indecifrabili – inquietanti avrebbe detto Watanuki) a incresparle le labbra. “Per certi tipi di dolore, Fay ha una soglia di sopportazione molto alta… per altri invece è molto sensibile”

Se anche uno dei ragazzi avesse voluto replicare, la donna non gliene diede modo, perché il Mokona nero attrasse di nuovo la sua attenzione sull’altra dimensione. “Yuko, Fay-san sta cercando di alzarsi…”

 

Il mago infatti aveva afferrato la mano che gli veniva tesa dal ragazzino e lentamente si stava tirando seduto.

“Hyuu, sei troppo apprensivo Shaoran-kun!” lo rimproverò affettuosamente Fay con il suo consueto sorriso – un sorriso solo appena più tirato del solito, nello sforzo di nascondere la smorfia sofferente che avrebbe tanto voluto concedersi. La schiena infatti gli faceva un male tremendo e così anche la testa, ma non solo dove aveva picchiato contro lo spigolo della colonna, sentiva proprio un dolore diffuso che lo intontiva un po’.

Ad ogni modo non doveva far capire niente ai bambini, altrimenti si sarebbero preoccupati e poi avrebbero tormentato Kuro-puu fino a farlo sentire in colpa per avergli fatto male… e questo Fay non lo voleva proprio, la situazione con lo spadaccino era già complicata di suo. Comunque il mago non dubitava delle sue doti di attore: sapeva benissimo di essere in grado nascondere quel che provava, che si trattasse di gioia o dolore, doveva solo concentrarsi.

Stava per rabbonire Shaoran con un’altra frase vuota, quando la principessa si lasciò scappare un’esclamazione spaventata. “Fay-san! La tua schiena!”

Il biondo non ebbe il tempo di dire niente; Sakura gli si avvicinò, mettendo come suo solito da parte la timidezza perché troppo presa dall’emozione, e gli abbassò il colletto della camicia sulle spalle, scoprendo un segno violaceo, evidentissimo sulla sua carnagione diafana, che risaliva da sotto l’indumento fin sul collo.

Sentendo quelle mani fresche su di sé, Fay maledì il ninja che, avendolo afferrato per la camicia, aveva fatto sì che questa gli scivolasse fuori dai pantaloni e quindi potesse poi scorrere indietro, quel tanto da rivelare una parte del lungo livido che la botta gli aveva procurato su tutta la schiena.

Sakura si portò una mano alla bocca, ma subito si ricompose. C'era determinazione nel suo sguardo quando si rivolse a Shaoran, chiedendogli se fosse avanzato dell'unguento curativo da mettere su quei lividi.

Shaoran annuì, guardandola negli occhi con lo stesso sentimento. Anche se quel giocare alla «famigliola felice» continuava a sembrargli un'idea alquanto assurda, al punto in cui erano arrivati il ragazzino considerava ormai i suoi compagni di viaggio come una famiglia vera e propria… e questa volta toccava a loro prendersi cura della «mamma»!

“Mokona ricorda che Shaoran-kun ha messo la boccettina nell'armadietto in salotto!” esclamò la polpettina bianca, mentre continuava a fissare di sottecchi la strana espressione del mago. Se possibile sembrava ancora più triste di quando l'aveva trovato a cucinare quella mattina! Poteva essere che l'idea della sorpresa a Kuro-papi avesse solo peggiorato le cose?

Ma appena il ragazzo si alzò per scendere le scale, Fay lo afferrò per un polso con un sorriso. “Lascia stare l’unguento, Shaoran-kun! Tienilo per i lividi che ti procura quell’inflessibile maestro che è Kuro-pon! Io sto bene, te l’ho detto!” la voce era allegra mentre lo diceva e, per confermare le sue parole, il mago tentò anche di alzarsi in piedi da solo.

Ce la fece, ma fu solo perché dava le spalle ad entrambi che i bambini non si accorsero che, dal dolore, si era morso il labbro per non tradirsi.

 

Quel che Fay non sapeva era che non sempre è necessario vedere una persona in viso per capire cosa sta provando.

Mokona, che aveva seguito lo scambio di battute tra i tre stando tutta mogia vicino alla scala, dopo aver dato il suo piccolo contributo aveva ripreso a fissare intensamente il mago, leggendo la verità nei suoi movimenti incerti. Oltre al senso di colpa, vederlo così preso dallo sforzo di fingere un'allegria inesistente le metteva addosso una tristezza incredibile.

Tutto questo rimescolio di sensazioni era finito, per quella strana alchimia che si crea tra due gemelli (o comunque tra due esseri magici che hanno la stessa origine), dritto dritto anche nell'animo del Mokona nero che stava mantenendo il collegamento nell'altra dimensione.

Questi abbassò le orecchie, partecipe delle preoccupazioni della sorella, e sospirando si rivolse a Yuko. Certo il biondo se l'era cercata, ma…

“Yuko… Fay-san ha combinato un pasticcio e ora, come è giusto che sia, deve farsi carico delle conseguenze delle sue azioni. Però… non è un po' troppo esagerata come punizione?”

Prima di rispondere, la Strega lanciò un'occhiata significativa ai ragazzi che, accanto a lei, osservavano ciò che stava accadendo a Oto. Carezzò con due dita la testolina dell'animaletto nero che la guardava preoccupato, poi rispose, accennando un sorriso.

“Mokona, sai benissimo che la sofferenza che Fay sta provando in questo momento non è conseguenza solamente di ciò che ha fatto poco fa. Gli uomini sono incredibilmente testardi nel credere che a ciascuna loro azione corrisponda sempre una sola reazione e rifiutano invece con tutte le forze di accettare che ogni singolo gesto che compiono abbia ripercussioni su molteplici avvenimenti del loro futuro...” si interruppe qualche istante e, notando l'attenzione con cui Domeki la stava ascoltando, lasciò che il suo sorriso si allargasse “Questo ovviamente vale sia in positivo che in negativo. Ciò che Fay deve fare ora è rendersi conto che, se vuole sistemare le cose, deve togliersi la maschera, almeno con la persona per lui più importante, e dirgli la verità”

“Mokona ha capito… però a noi dispiace comunque vederlo così…” sospirò di nuovo la palla di pelo nero.

Questa volta fu Himawari, vedendolo giù di corda, ad avvicinarsi per consolarlo. “Su, non essere così triste…” sussurrò, sorridendogli e accarezzandogli le orecchie “Vedrai che andrà tutto bene, piccolino!”

 

Intanto il mago era riuscito a tirarsi in piedi da solo e, dopo essersi abituato alle fitte dolorose che gli partivano dalla schiena ad ogni minimo movimento, era pronto a continuare a far finta che tutto andasse a meraviglia. Poggiò una mano sulla spalla di un preoccupato Shaoran e con l'altra scompigliò i capelli della principessa.

“Su bambini! È vero, papà si è svegliato troppo presto e non abbiamo avuto il tempo di provare bene, ma abbiamo comunque un balletto da mostrargli no? ” vedendo che Sakura stava per ribattere qualcosa, la precedette e, forzandosi a sorridere, continuò: "Davvero, non devi preoccuparti per me, Sakura-chan! Piuttosto cerca di convincere Kuro-myu a uscire dalla stanza, intanto io e Shaoran-kun scendiamo di sotto a finire di preparare la colazione, ok?”

 

All'interno della stanza, Kurogane stava sfogando la propria rabbia in silenzio, lucidando più e più volte la propria katana. Dopo aver passato un'ultima volta il panno alzò la spada davanti a sé, trovando la propria immagine riflessa sulla lama ormai lucida.

A memoria, da che era in viaggio con quei quattro non si era mai arrabbiato in quel modo, e soprattutto ricordava di non aver quasi mai agito senza pensare alle conseguenze delle proprie azioni. Sangue freddo e calma interiore erano le qualità migliori di un buon guerriero, e sapeva di poterle dimostrare come e quando voleva. Allora perché aveva reagito in quel modo assurdo? Perché quello stupido idiota di un mago riusciva come niente a farlo uscire dai gangheri? Anche quella notte… aveva dormito male per colpa sua!

Eppure, a pensarci bene… in quel momento, la cosa che, incredibilmente, lo faceva irritare di più non era l'atteggiamento del biondino che aveva appena buttato fuori dalla propria camera (anche se ne faceva volentieri a meno). E non era nemmeno la presenza di quella stregaccia (anche se ne faceva volentieri a meno!).

Rinfoderò la katana con un gesto brusco. Kurogane era arrabbiato con sé stesso. Quella patetica storia della «famigliola felice» lo stava ammorbidendo. Si stava affezionando, accidenti! Perfino le minacce della sera prima, benché proferite con tono carico d'odio e disprezzo, in fondo nascondevano qualcos'altro…

Sospirò, passandosi una mano sulla faccia e mettendosi a sedere schiena alla porta. Cercando, forse inconsciamente, di sentire le voci e i movimenti delle persone che, nonostante tutto, stava iniziando a considerare compagni… e forse avrebbe fatto meglio ad evitare.

Per un attimo aveva pensato di uscire dalla stanza, per chiedere scu-… sincerarsi di non essere stato troppo brusco nell'accompagnare il biondo fuori dalla porta, e invece si era ritrovato a digrignare rabbiosamente i denti nell'udire la risata isterica del mago. A quanto pareva non si era fatto nulla… non che la cosa gli interessasse, eh! Stava facendo l'idiota come al solito, prendendolo in giro con quei nomignoli altrettanto idioti, mentre i ragazzini là fuori si preoccupavano di ritrovare dell'unguento per lui.

Si risedette a gambe incrociate contro la porta, intenzionato a non muoversi di lì almeno fino all'ora di pranzo. Era l'unico modo per evitare un omicidio.    

 

Quando il biondino gli aveva proposto di scendere a preparare la colazione, Shaoran aveva dovuto essere onesto con se stesso e ammettere che quella era la prima cosa sensata che sentiva dire quella mattina. Ragion per cui si era sforzato di sorridere convinto e aveva iniziato ad avviarsi giù per le scale, senza però staccare gli occhi da Fay che lo seguiva qualche passo indietro (perché, nonostante le rassicurazione del mago, il ragazzino non poteva credere che quella botta tremenda non gli avesse lasciato conseguenze!).

Dal canto suo, Fay era ormai riuscito a rimettere la solita maschera sorridente, anche se doveva ammettere che i sorrisi e le risate non gli uscivano spontanei come sempre. Ma più che il dolore fisico, a impedirgli di recitare perfettamente la parte che si era imposto era la rabbia che aveva letto negli occhi di Kuro-sama quando gli stava appeso al collo. E ormai il mago conosceva abbastanza lo spadaccino da capire che non era quel gesto in sé e per sé ad averlo fatto infuriare così tanto (certo, anche quello aveva contribuito e, a mente fredda, il biondo si rendeva conto di aver forse un po’ esagerato, soprattutto visto quanto successo la sera prima…). Il problema vero, dedusse amaramente Fay, era che Kuro-wanko non gli aveva perdonato quella discussione che avevano avuto dopo lo scontro con gli oni. Con quelle parole che gli aveva detto mentre gli puntava il fodero della spada alla gola, non gli stava solo esponendo il suo punto di vista: il ninja lo odiava davvero, odiava lo stupido mago di Celes.

E, resosene conto, Fay odiò se stesso (ancora un po’ di più) per la tristezza che quella constatazione gli metteva addosso.  

Perso nei suoi pensieri, il biondino non si era accorto che lui e Shaoran erano arrivati nella cucina del caffè, al pian terreno, ma soprattutto che il ragazzo gli stava facendo una domanda. Si riscosse solo quando udì vagamente un’intonazione interrogativa nella sua voce educata e poi un silenzio d’attesa; in automatico sorrise e concluse che quello non era proprio il momento delle riflessioni scomode.

 

Rimasta sola sul pianerottolo, Sakura prese un profondo sospiro: va bene, Fay-san le aveva chiesto di far uscire dalla stanza Kuro-my… no, cioè, Kurogane-san!, ma lei non aveva la minima idea di come fare… aveva un grande rispetto per il ninja, però doveva ammettere che certe volte l’uomo aveva un carattere davvero scorbutico. E in questo caso era stato proprio scortese con Fay-san…

Imbarazzata dal suo pensiero ardito, la principessina arrossì e si portò una mano alla bocca come per zittirsi, nonostante non avesse detto una parola: non doveva permettersi di pensare certe cose! Scosse lievemente la testa, si aggiustò la gonna e sorrise alla piccola Mokona, facendole cenno di saltarle in braccio.

“Puuuu! Mokona dà una mano a Sakura-chan!”, esclamò la polpettina bianca, concentrando tutto il suo entusiasmo per infondere più fiducia alla principessa.

Il sorriso della ragazzina si allargò. “Grazie dell’aiuto, Moko-chan! Dai, coraggio, cerchiamo di convincere Kurogane-san…”

Sakura strinse le labbra e la sua espressione si fece seria e concentrata. Poi si avvicinò lentamente alla porta ancora chiusa. Bussò piano e solo per educazione: in qualche modo sapeva che lo spadaccino era lì subito dietro l’uscio e che, molto probabilmente, non si era perso una sola parola di quanto successo da dopo che si era richiuso nella sua stanza – e questo le dava un po’ di speranza, perché era sicura che in realtà lo scontroso guerriero volesse molto bene a tutti loro, ma anche e soprattutto a Fay-san.

“Kurogane-san? Mi senti?”

Sentitosi chiamare, il ninja rialzò la testa. Era la voce della principessa, quella, quindi il ragazzo e lo stupido mago erano scesi al piano di sotto come aveva immaginato. Sospirò, lasciandosi scappare un borbottio sommesso. Fosse stato l’idiota a cercare di tirarlo fuori da lì, sapeva che non gli sarebbe costata fatica ignorarlo. Ma la ragazzina… lei era tutto un altro paio di maniche. Anche se non era così dannatamente insistente, piantagrane e saccente, gli ricordava troppo Tomoyo-Hime… e lui non era mai stato capace di dire di no a Tomoyo-Hime…

“Hn…”

Rinfrancata dall’aver avuto un minimo di risposta, Sakura sorrise di nuovo (e non importava se il ninja non poteva vederla - ricordava che una volta qualcuno le aveva detto che il sorriso si sente anche nella voce) e si azzardò a continuare.

“Kurogane-san, per favore verresti a fare colazione con tutti noi?” Avrebbe voluto aggiungere che sarebbe stato bello, perché Fay-san aveva preparato tante cose buone e che quando si riunivano tutti attorno ad un tavolo lei era felice, perché si poteva sentire assurdamente un po’ «in famiglia», ma qualcosa le diceva che in quel modo avrebbe solo peggiorato le cose.

Kurogane si trovava nella pessima situazione di chi pensa di fare una cosa ma finisce suo malgrado per fare l’esatto opposto. Era ben deciso a non uscire di lì, dannazione. E allora perché si era già alzato in piedi e aveva le dita su quella stupida maniglia?!

Si portò le mani ai capelli in un gesto di stizza, poi abbandonò le braccia lungo i fianchi, rassegnato.

 

Nel giardino, intanto, Watanuki stava osservando, come tutti, la scena che Mokona stava trasmettendo. O meglio, che avrebbe dovuto trasmettere, non fosse che la bestiola, stando in braccio a Sakura, si trovava troppo vicina alla porta per mostrare qualcosa di diverso dalle venature del legno! Il ragazzo interruppe per un attimo il filo logico dei propri pensieri – che lo stavano portando a paragonare la dolcezza dimostrata dalla piccola Sakura con quella incommensurabile della sua adorata Himawari-chan – per rivolgersi al Mokona nero.

“Ohi, polpetta, dì alla tua collega dall’altra parte di allontanarsi un po’, qui non riusciamo a vedere niente!”, disse, avvicinandosi e tirandogli un orecchio.

“Puuu! Watanuki non sa che stare troppo vicino al video fa male agli occhi? Mokona vuole bene a Watanuki e si preoccupa per la sua salute!” esclamò la polpetta nera girando su se stessa e cercando di liberare l’orecchio dalla presa.

“Ma Mokona non sa che questo non è mica un televisore?” ribatté il giovane, imitando la vocina della bestiola.

“Puu! Watanuki è scortese a imitare Mokona! Ora Mokona lo punirà con un calcio rotante!” replicò il manju. Detto fatto, saltò in verticale e, con un triplo salto mortale, tirò un calcio a zampa tesa in testa a Watanuki.

“Ehi, ma sei matto? Mi hai fatto male!” esclamò il ragazzo, sfregandosi la parte colpita. Poi d’un tratto si mise ben dritto e, mani sui fianchi ed espressione da supereroe, proclamò: “Anche se, ovviamente, solo il grande Chuck Norris potrebbe tirare un calcio rotante abbastanza potente da abbattere il geniale Watanuki!”

Tutto preso dai suoi deliri di onnipotenza, il ragazzo con gli occhiali non si accorse che uno dei suoi compagni non stava gradendo per niente l’intermezzo comico messo in scena da lui e dall’animaletto nero.

“Oi, vedi di piantarla” lo zittì infatti all’improvviso Domeki, tirandogli una pacca sul coppino.

“Ma ha cominciato lui!” piagnucolò l’altro, indicando Mokona – che era tornato tranquillamente al suo posto sulle ginocchia di Yuko – e massaggiandosi alternativamente fronte e nuca.

Come suo solito, l’arciere ignorò senza scomporsi le proteste di Watanuki e si risedette, sul viso la tipica espressione impassibile. “Idiota. Sei rumoroso e infantile”

La risposta piccata di Watanuki venne prontamente bloccata dall’intervento di Himawari, che mettendosi un dito davanti alla bocca gli intimò sorridendo di fare un po’ di silenzio… era lì che moriva dalla curiosità di sapere quale sarebbe stata la risposta di Kurogane, e se i due continuavano a parlare rischiava di perdersela!

Come se l’intervento della sue dolce Dea della Fortuna avesse avuto bisogno di essere reso per Watanuki più incisivo, anche la Strega sottolineò con un cenno del capo e un sorriso molto significativo che pure lei non aveva intenzione di perdersi lo spettacolo. 

Il ragazzo, quindi, decise saggiamente di tacere e di risedersi nel suo angolino sotto lo sguardo indifferente di Domeki, ma non senza avergli prima lanciato un’ultima occhiataccia.

 

Sakura intanto era ancora pazientemente in attesa davanti alla porta; dopo alcuni istanti di totale silenzio, però, concluse che Kurogane-san non ne voleva proprio sapere di uscire di lì. Sconsolata, abbassò gli occhi e fece per andarsene; però all’ultimo l’educazione e la sua innata gentilezza la fecero fermare. Decise quantomeno di informare il ninja che se ne stava andando.

Picchiò lievemente con il pugno sull’uscio per richiamare l’attenzione dello spadaccino. “Kurogane-san? Credo di aver capito che non vuoi proprio venire giù con noi…” una piccola pausa, sperando di essere smentita, magari anche un po’ rudemente “Non voglio inquietarti ancora, quindi non insisto più. Scendo di sotto dagli altri, ma se cambi idea ti aspettiamo, eh?”

Un altro istante di silenzio, poi la principessa si allontanò con passi lievi e veloci verso le scale.

Dietro la porta, Kurogane stava continuando a litigare con se stesso. Ancora un po’ e prendeva a testate il legno, tanto era combattuto tra l’assecondare la principessa e il continuare cocciutamente a restare nel suo arrabbiato isolamento. Quando però la sentì allontanarsi, dopo essersi scusata del disturbo (proprio lei, che a parer suo era quella che disturbava meno, lì in mezzo!) e soprattutto non insistendo (al contrario di quanto avrebbe fatto un certo idiota biondo), il suo orgoglio venne zittito da un’improvvisa quanto inusuale voglia di non provocarle un dispiacere. Spalancò la porta all’improvviso e uscì dalla stanza con passo marziale, lo sguardo fisso davanti a sé.

Appena Sakura sentì la porta aprirsi, si bloccò sul primo gradino, mentre un sorriso luminoso le si era già allargato sulle labbra. Fece appena in tempo a intravvedere la sagoma del ninja piombarle alle spalle e ad appiattirsi contro il muro, un po’ intimorita, che già Kurogane l’aveva raggiunta.

Lo spadaccino si fermò per un istante a fianco alla principessa. “Sono qui solo perché me l’hai chiesto tu, sia ben chiaro” dichiarò deciso, senza rivolgerle uno sguardo. “Non c’è nessun altro dannato motivo” aggiunse poi sottovoce fra sé e sé, seguendo con gli occhi i movimenti del mago che con Shaoran stava spostando i mobili nella loro cucina-soggiorno.

Quella precisazione non richiesta dell’uomo lasciò Sakura leggermente perplessa, ma la ragazza decise di non darvi troppo peso. Sfiorò lievemente il braccio del ninja e annuì appena. “Certo, Kurogane-san…” si interruppe un attimo, incerta se fosse opportuno o meno concludere la frase così come le era venuta in mente. Ma quando notò che il guerriero stava per proseguire, decise di buttarsi. “E… grazie…” buttò fuori in tutta fretta, ritraendo di scatto la mano e abbassando gli occhi sulla testolina bianca di Mokona.

“Hn” ripeté lui, improvvisamente imbarazzato. Accidenti alle principesse, che non si sa come riescono sempre ad arrivarti al cuore con una semplice parola! Reprimendo l'istinto di posarle una mano sul capo per scompigliarle i capelli (gesto raro, da parte sua, ma che stava diventando difficile evitare) Kurogane riprese silenziosamente a scendere, sul viso una smorfia che somigliava sempre più ad un sorriso intenerito.

 

Quando i passi volutamente pesanti di Kurogane risuonarono sulle scale, per un impercettibile istante Fay si irrigidì e i suoi movimenti (che fino a quel momento si era imposto di mantenere fluidi e lievi come al solito, nonostante la schiena non gli desse pace) si fecero più lenti, quasi esitanti. Shaoran, che non lo perdeva d’occhio un secondo, notò la sua indecisione e, temendo che il dolore per la botta si fosse fatto troppo forte, gli sottrasse subito da sotto mano la sedia che il mago stava per spostare.

“Non ti preoccupare, Fay-san! Se non ce la fai, qui finisco io” esclamò il ragazzino, sorridente.

L’altro rimase interdetto e non seppe far altro che passarsi una mano tra i capelli, ridacchiando. “Shaoran-kun, sei tremendo! Davvero non mi credi se ti dico che sto bene? Sei diventato diffidente come Kuro-pin”

“Ma…” iniziò il ragazzino, per poi interrompersi. Da dietro le spalle di Fay aveva visto Kurogane scendere gli ultimi gradini della scala e dirigersi verso di loro. Deglutì nervosamente, stringendo la presa sullo schienale della sedia che ancora teneva.

“Se è diventato diffidente pure lui ci sarà un motivo, non credi, stupido mago?”

Kurogane, avvicinandosi ai due, aveva ascoltato il loro breve scambio di battute e la sua mente da guerriero stava già analizzando la situazione, per sviluppare la strategia più adatta ad affrontare il resto della giornata.

L'intervento della principessina gli aveva consentito di riacquistare un po' della calma perduta, quindi questa volta era riuscito a leggere sia quello che stava dietro il tono scherzoso del biondo sia la sottile preoccupazione del suo allievo. 

Decise comunque di non aggiungere altro. Prese la sedia dalle mani di Shaoran, la portò al tavolo e si sedette, incrociando le braccia.

“Allora, questa colazione?”

 

  
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