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Autore: Eevaa    13/01/2019    7 recensioni
...perché Kaarot, del resto, era l'unico che avrebbe potuto capirlo veramente, era l'unico il quale, per altri motivi, stava subendo il suo stesso identico destino. E, proprio come lui, aveva un'altra vita intera da vivere, da scrivere. Per un attimo, per qualche breve secondo, provò compassione per quell'uomo così come l'aveva per se stesso.
Erano entrambi sulla stessa barca e, volenti o nolenti, avrebbero dovuto cominciare a remare.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Goku, Vegeta | Coppie: Goku/Vegeta
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©. 

Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale su EFP.
La fanart della copertina non mi appartiene.
Nessun copyright si intende violato.
 
 

-AFTER ALL -
CAPITOLO 64 - FRATELLO



But something has changed
I feel so alive
My life just blew up, I’d give it all up
Lets face all our fears
Come out of the shade
And wake up unscathed
Now life can begin, I’ve cleansed all my sins
I’m about to break through
I need something human, human
And I need your love


Something human: https://www.youtube.com/watch?v=0sm00_Gz_c4


 


No, impossibile. No categorico. E come avrebbe potuto fidarsi? Chi gli avrebbe potuto dare la certezza che li avrebbe aiutati per davvero? In fondo ci aveva già provato una volta a fregarlo, più di cinquant'anni prima; in quel momento gli sembrò che il tempo non fosse passato affatto. Fidarsi di lui, di un saiyan! Quella era proprio bella! Eppure... eppure quegli occhi stavano dicendo tutto tranne che una menzogna, in fondo. L'aveva sentito, l'aveva percepito nel proprio cuore il bisogno di lasciarlo vivere, poco prima. Aveva presagito l'impellenza di risparmiagli la vita e non aveva compreso il perché, ma il perché si stava mostrando proprio in quella frazione di secondo, ove la guerra strideva in retroscena.
«Come... come posso fida-»
«Fallo e basta, fratellino» lo interruppe Radish spazientito, comprendendo poi però che, effettivamente, per come si era comportato anni addietro, suo fratello avrebbe avuto ben più di un motivo per essere restio alla sua richiesta. Avrebbe dovuto fornirgli una buona motivazione. «Com'è lei? È davvero così forte?»
Goku serrò la mandibola, lasciandosi nuovamente colpire allo sterno con un pugno male assestato. Eva, stava parlando di Eva.
«Sì, molto più forte di te, se proprio ci tieni a saperlo. Ma questo cos-» affermò precipitevolmente Goku con tono seccato, venendo però nuovamente incalzato dal fratello.
«Voglio incontrare la mezzosangue. Voglio battermi con lei» asserì Radish, assestandogli un pugno sul mento, quella volta più forte. Diamine, non avrebbe voluto scoprirsi tanto a fondo, rivelargli quale fosse uno dei motivi di quel cambio di rotta – oltre a non voler assolutamente combattere dalla stessa parte di Freezer, in primis, e non potendogli fregare nulla di quella battaglia, in secondo luogo. Li avrebbe aiutati, sì, ma non avrebbe certo fatto niente per niente. Se veramente aveva una figlia ed era ben più forte di lui, allora avrebbe dovuto vederla con i suoi stessi occhi e misurare la sua forza in un combattimento all'ultima goccia di sudore. Ci avrebbe pensato dopo a dove andare, a cosa fare, a come agire. Era vivo, finalmente, e l'universo intero era a sua completa disposizione. Non avrebbe dovuto più prendere ordini da nessuno, né da Vegeta, né da Freezer, men che meno dai terrestri. Avrebbe dovuto decidere solo per se stesso e la prospettiva gli allettava molto di più che prendere ordini da quei Draghi di cui non sapeva assolutamente nulla. A collaborare con suo fratello e il suo amichetto avrebbe avuto tutto di guadagnato.
«Evangeline. Si chiama Evangeline» specificò Goku con sprezzo, colpendolo a sua volta con un calcio non troppo potente, ma abbastanza doloroso da farlo urlare.
«Quello che è. Dammi le sfere, adesso!» formulò imperativo Radish, ringhiandogli in faccia.
«Radish, ti ucciderò se non-» soffiò Goku ad un centimetro dal volto del fratello, percependo il suo alito caldo contro le guance.
«KAAROT, DANNAZIONE!» lo rimproverò lui, e gli fece intendere che gli aveva dato ben più di una prova di non volergli voltare le spalle, quella volta.
Si guardarono negli occhi, specchiandosi l'un l'altro. Occhi bui, occhi lucidi, occhi stanchi di quella guerra inutile. Che diamine ci facevano lì, dopo tutti quegli anni, muso contro muso? Non avevano avuto un bel niente di cui spartire, nella vita. Ma le origini... le origini sì. Gli afferrò i palmi delle mani, Goku, ringhiandogli più forte in faccia, e da esse percepì il suo stesso sangue scorrere nelle vene. Fratellino, sì. Lo aveva chiamato di nuovo così, e gliel'aveva concesso. E, sciocco com'era, gli avrebbe concesso anche la sua fiducia. Cielo, Vegeta lo avrebbe ammazzato una volta saputo. Ma aveva altra scelta, in quell'istante? Cosa diamine aveva da perderci? Mal che fosse andata gliele avrebbe strappate di mano e gli avrebbe strappato anche il cuore dal petto, quel cuore che per la prima volta aveva sentito battere insieme al suo.
Con un impercettibile occhiata Goku indicò la tasca della sua tuta e Radish, scaltro e veloce come una faina, ne prelevò il contenuto senza dar troppo nell'occhio, poi storse il viso in un sorriso aspro. Non disse nulla ma, con una recitazione degna di Broadway, si lasciò colpire con un calcio e cadde riverso con la schiena al terren e, dopo qualche istante, si rialzò per correre in direzione della casa più alta del promontorio.
Con un sospiro Goku si fiondò contro un nuovo nemico, tenendo d'occhio attentamente le mosse del fratello e Vegeta, che non aveva per niente compreso cosa fosse accaduto, gli si avvicinò per spendere poche parole sull'esito di quella battaglia. Si misero a combattere insieme, di nuovo, facendosi strada tra i nemici dalla varia provenienza ed etnia.


Radish corse, corse, corse su per il promontorio per recarsi nei pressi di quell'abitazione facendosi strada tra la folla di nemici e amici, anche se di amici non si poteva certo parlare. Sperò sul serio che nessuno avesse scoperto o notato il suo agire ma, dall'indifferenza con la quale gli scagnozzi dei Draghi lo stavano osservando, probabilmente nessuno si era posto troppe domande. Con irriverenza si avvicinò all'anziano capo dei saggi, lo prese per un braccio e si rivolse alle altre guardie.
«Dobbiamo portarlo dentro, altrimenti quei bastardi lo prenderanno!» grugnì Radish, indicando con il mento Goku e Vegeta.
«Già, buona idea» affermò uno stupido, stupidissimo essere dalla pelle gialla, accompagnando Radish e il vecchio saggio all'interno dell'abitazione. E fu lì che, senza troppi complimenti, il saiyan prese tra le mani il cranio del guerriero proveniente dall'inferno, torcendogli il collo fino a fargli perdere i sensi.
«Veloce, nonno! Distrugga queste dannate sfere!»



Un boato, un'esplosione. La terra tremò e il pianeta Namiub venne colto da un'improvvisa e incessante ondata di vento. Le mura dell'abitazione del capo dei saggi crollarono, trovandosi proprio all'epicentro di quel forte terremoto. Tutti i combattenti si fermarono e si guardarono intorno con espressioni confuse e Vegeta, facendo riassorbire il Final Flash che aveva caricato tra le mani, lanciò un occhiata sul promontorio ove il vecchio saggio dalla rugosa pelle verde aveva le braccia tese rivolte a sette piccole pietre.
«Ma cosa ca-» soffiò il principe dei saiyan con gli occhi fuori dalle orbite per lo stupore e, in quella frazione di secondo, tutte le teste e tutti gli sguardi vennero rivolti nella direzione di Radish il quale, con sprezzo, si lasciò andare in una risata sadica e pungente. Le Sfere del Drago erano state distrutte.
E, nuovamente, il silenzio tombale andatosi a creare su quel pianeta venne interrotto da concitate urla di guerra da parte dei nemici i quali, furenti più che mai, iniziarono la loro cavalcata in direzione del promontorio.
«Odio doverlo dire, ma è il momento di filarsela!» suggerì Vegeta vedendosi passare di fianco a tutta velocità una mandria di combattenti agguerriti, prendendo poi per un braccio il suo alleato per trascinarlo per qualche metro nella direzione opposta. Ma Goku, frenando la sua corsa, si divincolò dalla presa.
«Aspetta! Devo prendere Radish!» affermò con il fiatone Goku puntandosi due dita sulla fronte ricercando l'aura del fratello. Aveva mantenuto la sua promessa, aveva onorato la sua fiducia e quindi avrebbe dovuto portarlo via di lì.
Si teletrasportò davanti a lui e al capo dei saggi il quale, spaventato più che mai, si aggrappò alla tuta di Goku sperando che egli potesse fare qualcosa, qualunque cosa per salvarlo da quella situazione drammatica.
«AGGRAPPATI A ME!» urlò Goku porgendo una mano a Radish il quale, calciando via il primo nemico che aveva provato a punirlo per l'azione commessa, non comprese immediatamente la richiesta del fratello. Lo guardò accigliato, domandandosi perché diamine dovesse aggrapparsi a lui. Del resto, egli non sapeva nemmeno che potesse teletrasportarsi.
«RADISH, ANDIAMO VIA!» gridò nuovamente Goku, allungando ulteriormente la mano nella sua direzione, trattenuto per la gamba dal capo dai saggi il quale, sull'orlo di una crisi di panico, si mise a urlare.
Radish esitò per un momento, un istante, poi decise di seguirlo. Ma quell'istante, quel secondo di esitazione bastò per porre fine a tutte le sue buone intenzioni, bastò per portargli via quel momento di gloria. Quel momento fu sufficiente per essergli fatale perché, da dietro, un grosso energumeno calvo gli prese tra le mani la faccia, emanando un grosso fascio di luce bastante per fargli saltare in aria il cranio in mille pezzi. E quell'uomo, quel grosso uomo il quale, ridendo sadicamente, calciò ciò che restava del corpo di Radish con sprezzo in direzione del fratello, prendeva il nome di Nappa.

Rabbia crescente. Tremore incontrollato. No, non avrebbe retto, non avrebbe potuto reggere a tanto, Goku. Non nel vedersi portare via dalle mani quel fratello che non aveva mai avuto l'occasione di perdonare fino a pochi istanti prima, non dopo che finalmente era riuscito a redimersi.
Qualcosa in lui si era spezzato, rotto, e non aveva mai giurato di poterlo credere. Una sensazione di sconforto mai provato, qualcosa di intenso, schiacciante. Il cuore a mille, l'aura in escandescenza. Guardò ciò che rimaneva del cadavere di Radish ai propri piedi e non poté fare a meno di urlare. Urlare forte, incontrollatamente, perché quell'uomo non si sarebbe più svegliato. Non era più un nemico, nessun Drago lo avrebbe resuscitato.
«NOOOOOOOO!» ululò Goku infiammandosi, con gli occhi pieni di collera e i palmi delle mani incandescenti. Avrebbe distrutto tutto, avrebbe distrutto tutti quei nemici, specialmente quell'abominio della sua stessa specie che aveva osato compiere un gesto simile nei confronti di quello che era stato in passato un suo alleato. Quel farabutto che si era schierato dalla stessa parte di quel vile di Freezer.
Era pronto, era pronto a fare fuoco e fiamme ma dal nulla Vegeta apparve di fronte, lo trattenne e lo strattonò per portarlo via da quella situazione pericolosa. Si stava scatenando il putiferio, i nemici stavano per distruggere anche quel pianeta e no, non avrebbe potuto rischiare di rimetterci la pelle.
«Dobbiamo andare, Kaarot» gli intimò con fretta Vegeta, aggrappandosi al suo corpo con vigore teletrasportandosi da Kibitoshin il quale, insieme ai due saiyan, Gil e il capo dei saggi, abbandonò per sempre il pianeta Namiub.



L'Aldilà li accolse tiepido e sterile come lo ricordavano ma, insieme alle divinità, quella volta vi erano anche tutti i loro amici della Terra ad attenderli.
«Nonno! Nonno!» urlò il piccolo Goku Jr gettandosi addosso al principe dei saiyan il quale, chiudendo gli occhi, tirò un sospiro di sollievo. Era fatta, il terzo drago era stato distrutto.
«Zio Goku!» lo chiamò Martha balzando tra le braccia possenti del suo prozio il quale però, di tutta risposta, non riuscì che a forzare un falso, falsissimo sorriso. Con la mandibola completamente serrata e la trasformazione in Super Saiyan ancora attiva, egli fece di tutto per non lasciar trasparire il suo sgomento.
La folla li acclamò con gioia e sollievo. Tanti sorrisi, tanta speranza, ma anche tanto dispiacere per coloro che non ce l'avevano fatta.
Il capo dei saggi di Namiub venne accolto a braccia aperta dagli altri namecciani, nella disperazione di aver perso per sempre il suo pianeta e tutta la sua famiglia. Forse non avrebbe dovuto accettare la richiesta di distruggere le sue sfere, forse sarebbe stato meglio morire insieme a tutti gli altri.
«Ben fatto, ragazzi miei. Ottimo lavoro!» cinguettò Re Kaioh del Nord, venendo però intimorito dallo sguardo di Goku. Uno sguardo molto diverso dal solito.
Era arrabbiato, era furioso con se stesso, e non riusciva a fare proprio niente per nasconderlo. Ottimo lavoro? Certo, ottimo lavoro. Ma non era stato solo grazie a loro se erano riusciti a distruggere quelle sfere, e non era nemmeno riuscito a salvare colui che aveva dato loro una mano. Vegeta lo fissò con sguardo indecifrabile da chiunque, ma la verità fu che provava una gran preoccupazione nei suoi riguardi.
«Bene, siete pronti? Dovete andare sul pianeta Namabak nella galassia dell'Est» trillò la Kaioh di quella galassia, scrutando con le antenne il punto esatto del suo universo ove si trovava la prossima destinazione.
Goku deglutì con gli occhi chiusi, provò ad avanzare nella sua direzione, ma qualcosa lo bloccava. No, non avrebbe potuto andare in missione ridotto in quel modo.
«Datemi un minuto» soffiò e, allontanandosi di qualche passo dal gruppo, sollevò la testa verso il soffitto e tornò al proprio stadio naturale.
«Ragazzo, non c'è tempo da-»
«HO DETTO UN MINUTO!» la interruppe Goku con un tono di voce decisamente alto, fulminandola con lo sguardo prima di indirizzarsi a passi svelti verso l'uscita dell'atrio, chiudendosi poi la grande porta verde borchiata alle spalle.
Sussurri indistinti e confusi aleggiarono nell'aria, sguardi preoccupati e curiosi si incrociarono e, in primis, la maggior parte delle domande vennero rivolte al principe dei saiyan il quale, però, non proferì parola. Esitò per qualche istante ma, diamine, era sufficientemente chiaro quello che avrebbe dovuto fare. E così, nonostante l'imbarazzo e nonostante le altre mille domande che si sarebbero formulate nelle menti dei presenti, Vegeta ripercorse i passi del suo rivale e lo raggiunse all'esterno del tempio, laddove occhi indiscreti non avrebbero potuto scalfirli.

Lo trovò a fissare le nuvole gialle sotto al serpentone, ove sotto vi si trovava l'Inferno. Si affiancò a lui, scegliendo appositamente di non guardarlo negli occhi. Erano lucidi, egli lo sapeva. Non disse nulla, stette in silenzio per qualche minuto senza fare assolutamente niente, fino a quando Goku si decise a proferire parola.
«Voleva conoscerla... Eva» sussurrò piano Goku, stringendo poi i pugni fino a farsi scricchiolare le nocche.
Dannazione, era tutta colpa sua. Avrebbe dovuto prenderlo con la forza, non aspettare che si aggrappasse a lui di sua spontanea volontà. Quei secondi gli erano stati fatali, e questo Goku lo sapeva bene.
«Mi ha sorpreso, devo proprio dirlo» rispose Vegeta. Non si sarebbe mai aspettato un comportamento del genere da parte di Radish, non dopo il passato travagliato che avevano avuto. Veramente il solo venire a conoscenza di sua figlia gli aveva fatto cambiare idea? Oppure era stata una serie di cose? Combattere insieme a Freezer, ad esempio. O combattere per una causa che non gli avrebbe portato proprio a un bel niente, oppure ancora un semplice tornaconto personale.
«Avrebbe potuto diventare come te...» aggiunse Goku, in un sospiro. Gli dispiaceva, gli dispiaceva sul serio nonostante non avessero mai avuto un vero e proprio legame. In quei pochi minuti su Namiub gli aveva dimostrato tanto e, ciò su cui durante tutti quegli anni aveva sempre fantasticato, avrebbe potuto diventare realtà. Più volte aveva domandando a Shenron di portarlo nella Dimora dei Draghi così che potessero conoscersi meglio, così che potesse raccontargli di Eva. Ma Shenron gli aveva sempre risposto che Radish non era sufficientemente potente e valoroso e così non ne aveva mai avuto l'occasione.
Ne era certo, Goku, che con un po' di lavoro e perseveranza, sarebbe riuscito ad addomesticare suo fratello e renderlo più umano.
Il principe non rispose e rimase con lo sguardo perso nel vuoto e le labbra schiuse in una smorfia accigliata. Già, se ce l'aveva fatta lui a diventare “buono” (così Kaarot l'aveva definito), sicuro non sarebbe stato difficile far cambiare anche quella zucca vuota di Radish. Specialmente con una testa dura come Eva come figlia che non avrebbe certo atteso a farlo rinsavire a suon di schiaffi. Sorrise sghembo, si immaginò la scena vivida e chiara nella mente. E poi, d'un tratto, udì delle parole che non avrebbe mai creduto potessero uscire dalla bocca del suo rivale.
«Era pur sempre... mio fratello» mormorò Goku chinando il capo, corrugando la fronte. Già, un tempo aveva completamente negato le proprie origini, la propria vera famiglia saiyan. E forse il gesto di Radish non sarebbe bastato per farlo redimere da ogni peccato e da ogni sentimento di disprezzo per ciò che aveva fatto in passato, ma era pur sempre stato un inizio. Fratello, sì. Sarebbe stato persino pronto a chiamarlo così.
«Ok, dobbiamo andare, ora» aggiunse Goku, comprendendo che forse non avrebbe mai ricevuto una risposta dal principe a quell'affermazione. Del resto i rapporti tra lui e Radish non erano poi stati così saldi.
Ma il principe lo sorprese, lo stupì un'altra volta perché, afferrandolo per un braccio, lo trascinò di nuovo vicino a sé per guardarlo negli occhi.
«Senti, Kaarot...» sussurrò lui, squadrando l'ambiente con circospezione per essere sicuro che nessuno li stesse osservando. Arrossì sulle gote e non poté fare a meno di fissarsi i piedi per essere certo di non sprofondare quando, con un gesto goffo, gli mise una mano sulla spalla in segno di conforto per pronunciare quelle due parole che non erano esattamente impresse nel suo vocabolario. «Mi... mi dispiace».

Stupido. Stupido, stupido, stupido. Si sentì un vero rammollito, un cretino smidollato ma, del resto, forse era quello di cui quell'imbecille aveva bisogno. Conforto. Peccato che come “confortatore” lasciasse alquanto a desiderare. Ma poi lo sentì ridere piano, ma ridere per davvero. Alzò lo sguardo e ritrovò quella scintilla nei suoi occhi, quello sguardo sereno che era riuscito finalmente a riemergere dalle tenebre.
Goku si sentì meglio, e fu davvero rincuorato da quel gesto impacciato, da quelle due parole dette con imbarazzo. Non gliel'avrebbe mai detto - pena la decapitazione immediata da parte di Vegeta - ma lo trovava davvero adorabile. Sì, adorabile e molto tenero, ma per la sua incolumità si limitò a ridere e posargli anch'egli una mano sulla spalla, sospirando per buttare fuori l'ultima boccata di disperazione che l'aveva colto.
Si guardarono per qualche istante, forse un po' intimiditi, ma sicuramente rafforzati da quel lieve contatto che diede loro le energie per andare avanti, per muovere un ulteriore passo verso la vittoria.
«Andiamo a vincere questa dannatissima guerra!»

 


«Onyma, dobbiamo fare qualcosa immediatamente. Anche Myutre è stato eliminato e scommetto che il prossimo pianeta sarà Namabak, il pianeta sul quale sono stato creato» commentò furioso Tetas, camminando avanti e indietro sul pavimento oramai coperto di cenere del tempio dei Draghi.
«Fratello, non ce la faranno. Non hanno ancora visto niente dei nostri poteri» lo rassicurò il Drago Superiore contemplando un ologramma sfocato, senza luce. Odiava non poter osservare i suoi nemici nel regno dell'Aldilà, ma era un prezzo che avrebbe dovuto pagare.
«Hai fatto come ti ho detto, Tetas? Hai portato su Namabak quelle persone?» aggiunse il Drago Superiore con voce roca. Accarezzò con le dita affilate il contorno dell'immagine sbiadita, cambiando focus per proiettare una stanza grigia illuminata da luci fievoli.
«Sì, Onyma. Sono già lì ad aspettarli» rispose Tetas, fiancheggiato poi dagli altri due antropomorfi rimasti. Una tenue risata sadica risuonò per la stanza, proprio nell'istante in cui il Drago Superiore mise a fuoco nell'ologramma le figure all'interno di quella stanza.
«Bene... bene. Procede tutto secondo i piani».



 
Continua...



ANGOLO AUTRICE:
Salve amici! Ditemi la verità: un po' di dispiacere l'avete provato anche voi per Radish, vero? Io sono una causa persa. Mentre scrivevo questo capitolo piangevo come una fontana xD autolesionismo, miei cari. Questo è puro e semplice autolesionismo!
Ma proseguiamo, andiamo oltre all'ennesima morte da me organizzata e pensiamo al lato positivo: mancano solo quattro draghi da far fuori: Tetas, Bekev, Konero e Onyma!
Sarà semplice? Col cavolo. E non dimenticatevi che sulla Terra c'è quel figlio d'androcchia di Loraymo! Non temete, saprete presto cosa sta succedendo sul pianeta azzurro.
E comunque, sarò volgare, ma Nappa mi è sempre stato sulle palle.
A domenica miei cari e care! Un abbraccio,
Eevaa
  
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