Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: Crystal Rose    13/01/2019    3 recensioni
Ho provato ad immaginare cosa accadrebbe se una ragazza con un succoso segreto dovesse incappare nei Germa 66 e nell'armata rivoluzionaria, quanto caos potrebbe creare una ragazzina con straordinarie e improbabili capacità nascoste?
"Tutte le storie cominciano con “C’era una volta in un regno lontano lontano“ e prevedono una bella fanciulla che sta passando un gran brutto momento e resta in attesa di un uomo grande e forte che la salvi e la porti via in sella al suo cavallo bianco verso il loro “vissero per sempre felici e contenti”. La mia storia è esattamente il contrario. Inizia in un piccolo paesino assolutamente di nessuna rilevanza, su di un’isola piuttosto tranquilla e banale, una di quelle che, nonostante fossimo nell’epoca d’oro della pirateria, non veniva visitata né da pirati, né da uomini del governo. Talmente insignificante che non ne veniva dimenticata l’esistenza solo perché comparivamo ancora nelle mappe. Eravamo lontani dalle rotte più battute ed il clima non era mai tanto avverso da spingere qui una nave, neanche per sfortuna."
Genere: Avventura, Slice of life, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Emporio Ivankov, Famiglia Vinsmoke, Sabo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Tornai in camera mia sbattendo la porta contro cui appoggiai le spalle. Mi nascosi il viso tra le mani, tutto quello era troppo per me. Meno di un mese fa ero sulla mia isola a trafficare con i miei congegni chiedendomi se esistesse una vita migliore e quale fosse il mio posto nel mondo. Non potevo credere che il mio destino fosse restare su quell’isola dimenticata da Dio a nascondermi e a tenere a freno ciò che ero e potevo fare. Poi all’improvviso, senza un motivo, senza una ragione evidente il mondo che conoscevo era franato e mi ero ritrovata su di una gigantesca piattaforma galleggiante con un sadico bastardo ed un bestione dai capelli verdi, come loro schiava, oscillando giorno dopo giorno tra la paura di ciò che poteva farmi l’uno ed il desiderio di ciò che mi faceva sentire l’altro.
 
Ero terribilmente confusa e arrabbiata. Ce l’avevo con mio padre per aver permesso che tutto questo accadesse, ce l’avevo con mia madre e con Marla per aver incoraggiato il mio genio piuttosto che sopprimerlo e lasciarmi vivere come una ragazza normale, libera e spensierata. Ce l’avevo con me stessa per aver confessato la verità a Yonji e perché… perché avrei dovuto odiarlo e non ci riuscivo, perché nonostante fosse tutta colpa sua non riuscivo a non desiderare di correre da lui e restarmene tra le sue braccia.
 
Avevo paura di essere obbligata a sposare Niji e non solo per quello che avrebbe potuto farmi, ma perché così avrei perso per sempre il mio bestione. Era una reazione esagerata, non era ancora stato deciso a chi sarei andata e Yonji avrebbe fatto di tutto per tenermi con sé, non lo dubitavo, solo che non capivo il perché lo facesse. Non era in grado di amare, me lo aveva detto, non provava paura, né tristezza, semplicemente gli dava fastidio che mi avesse il fratello perché quello che avevamo noi lo faceva stare bene. Ma questo era sufficiente? Poteva bastare?
 
Verso i quindici o sedici anni, quando ero ancora sull’isola di Litie, la mia isola, iniziai a notare che alcuni dei ragazzi del villaggio mi rivolgevano attenzioni diverse da quelle che mi avevano sempre rivolto e sebbene io capissi tante cose, quel comportamento umano non mi era familiare. Chiesi a Marla cosa stava succedendo e lei mi spiegò di questa cosa strana che era l’attrazione tra sessi opposti, la stessa che provano gli animali, un mero bisogno fisico, come la fame, la sete, il sonno, che alcuni esseri umani provano e sentono l’esigenza di soddisfare. Io non la sentivo e mi disse che era un bene, anzi che dovevo aggrapparmi a questa cosa perché il mio destino aveva piani diversi per me e sarebbero stati rovinati se avessi ceduto.
 
Non era un problema per me resistere ad un impulso che neanche provavo e fu allora che Marla mi rivelò il segreto che c’era dietro. A volte questo istinto è controllato da un sentimento e quando ciò accade si è spacciati. Se uno dei due lo prova allora diventa un’esecuzione, solo se lo provano entrambi c’è salvezza. Avevo idealizzato quelle parole senza mai darvi un vero senso, fino a quando non avevo incontrato un ragazzone dai capelli verdi ed il sorriso strafottente che mi aveva sollevata di peso per portarmi via.
 
Non volevo farlo, non volevo lavorare per lui, non volevo socializzare con lui, non volevo andarci a letto, non volevo niente di tutto quello che era successo però era successo e la ragione era una soltanto, che volessi ammetterlo oppure no. Me ne ero innamorata. Marla non avrebbe capito, mio padre non avrebbe capito, sarei stata solo una delusione e questo potevo anche accettarlo se solo fossi stata sicura di poter essere felice, ma si può essere felici con un uomo che non sarà mai in grado di amarti? Senza amore, cosa lo avrebbe tenuto al mio fianco? Per un po’ il desiderio sarebbe bastato, ma presto si sarebbe esaurito e a quel punto cosa ne sarebbe stato di me? A quel punto sarei stata davvero solo una prigioniera in un regno straniero, innamorata di un uomo che con ogni probabilità si sarebbe portato a letto chiunque riuscisse ad accendere la sua fantasia ed il suo interesse.
 
Non dovevo farmi annebbiare il giudizio da quello che provavo per lui, quel matrimonio era sbagliato, se uno solo dei due perde la testa allora non è un matrimonio, è una decapitazione ed io non potevo permetterlo. Allora perché stavo così male all’idea di non essere con lui? Perché non riuscivo a capire cosa mi stesse succedendo?
 
Mi staccai dalla porta diretta al balcone e lo spalancai, avevo bisogno di aria fresca, non sarei riuscita a mettere in ordine il disordine entropico che mi portavo dentro, ma almeno speravo di riuscire a riacquistare l’autocontrollo necessario a farlo smettere di aumentare. Chiusi gli occhi e mi sforzai di respirare. Sentì la porta alle mie spalle aprirsi e quando mi voltai una chioma verde fece il suo ingresso. Lo guardai con sconcerto, non me lo aspettavo, che diavolo ci faceva lì? Avanzò verso il centro della stanza senza dire niente ma tenendomi gli occhi incollati addosso.
 
<< Che ci fai qui? >> gli chiesi sentendo il disordine dentro aumentare e provando a mantenere un tono di voce neutro.
 
<< Non potevo lasciarti andare così. >>
 
<< Ti avevo detto di lasciarmi in pace. >>
 
<< Lo so e lo farò. Però prima devo dirti una cosa, poi se vuoi me ne andrò. Ti prometto comunque che non lascerò che Niji ti sposi, ma non sarà necessario che tu venga a letto con me dopo il matrimonio, se non vuoi. Se non mi vorrai sarai libera di restare nella tua stanza, io non ti toccherò contro la tua volontà. >> Stupido! Non aveva capito niente! Non si rendeva conto che il problema era esattamente il contrario?
 
<< Ora che me lo hai detto puoi anche andartene! >> cercavo di non guardarlo.
 
<< Non era questo che volevo dirti. >> era molto serio e concentrato, come se stesse cercando le parole o stesse tentando di dar un senso a ciò che pensava e sentiva.
 
<< Allora cosa? >>
 
<< Io… lo so che prima o poi avrei dovuto sposarmi, che mi sarebbe stato ordinato, è il mio compito. Non mi sono mai chiesto chi sarebbe stata mia moglie perché non mi importava, l’avrei sposata, ci sarei andato a letto un paio di volte e poi avrei continuato con la mia vita, insomma non sarebbe cambiato poi molto. >> come immaginavo.
 
<< E sei venuto fin qui per dirmelo? Lo sapevo già, potevi risparmiatelo! >> gli diedi le spalle e mi strinsi le braccia intorno al corpo. Lo sentì avvicinarsi.
 
<< Sono venuto qui per dirti che da quando ti conosco non è più semplice accettare il fatto che possa esserci un’altra nel mio letto che non sia tu. Che per la prima volta mi rendo conto che avere accanto una qualunque non è come avere te. >> mi voltai a guardarlo a bocca aperta. << Non capisco bene cosa stia succedendo e non lo so neanche spiegare molto bene. Ho capito che tu hai bisogno di sentirti dire le cose, che pretendi da me qualcosa e volevo almeno provarci a fartelo capire, anche se credo di essere stato un mezzo disastro. >> si passò una mano dietro la testa, evidentemente in difficoltà.
 
<< Pretendo da te una cosa che non sei in grado di darmi. >>
 
<< Sono un principe Germa, posso darti qualunque cosa. >>
 
<< Non quello che ti chiedo io, perché non sei capace di capirlo. >>
 
<< E allora spiegamelo, aiutami a capire. >> cercò di afferrarmi la mano ma io indietreggiai di qualche passo. Non volevo toccarlo, non volevo farmi confondere ulteriormente le idee.
 
<< Non si possono spiegare i sentimenti, o li provi o non li provi. >> distolsi lo sguardo da lui e lo sentì sospirare per la frustrazione.
 
<< Allora parlami dei tuoi, cosa provi per me che vorresti provassi per te. >> era serio, stava davvero tentando di capire. Lo guardai allarmata, non volevo parlargli dei miei sentimenti, volevo solo dimenticarli. Dire quello che sentivo ad alta voce lo avrebbe reso reale ed io non volevo che diventassero tali.
 
<< Inutile dirtelo, le mie parole non avrebbero senso per te. >> mi strinsi le braccia intorno al corpo, cercavo di non andare in pezzi, non osavo guardarlo. << Adesso va via. >>
 
Lui mi guardò per qualche attimo poi si votò per andar via, fece appena qualche passo prima di bloccarsi e tornare a voltarsi. << Non lo so come è fatto l’amore e non posso promettertelo, potrei dirti che ti amo e che ti amerò per sempre ma ti mentirei e non mi va di mentirti. Posso dirti quello di cui sono sicuro e chiederti se può bastarti. >> iniziò lui.
 
<< Sei una grande rottura di scatole, lo sei stata dal primo secondo che ti ho vista, quando hai distrutto la mia tuta e mi hai tenuto testa nonostante sapessi bene che avrei potuto spezzarti il collo. Sei indisponente ed esasperante, sei arrivata qui come una prigioniera ed hai preteso cambiamenti da me. Sei una pessima bugiarda, ma nonostante ciò mi riempi di sciocchezze. Mi hai rifiutato più di una volta e mi hai riempito di insulti solo perché non ti capivo. Mi hai accusato di qualunque cosa possibile sebbene tu facessi esattamente quello per cui mi accusavi. >> lo ascoltavo in silenzio, come dichiarazione di ciò che sentisse per me era decisamente pessima.
 
<< Però sei coraggiosa, hai tenuto testa a Niji arrivando a colpirlo e a distruggergli il laboratorio, hai riso e scherzato con me, hai cenato con me e nonostante tutti i motivi per odiarmi non lo hai fatto, non mi hai allontanato. Sei venuta a letto con me e non perché ti avessi pagata o minacciata o per ottenere qualcosa, solo perché lo volevi. Tutti si rivolgono a me come ad un principe Vinsmoke o ad un comandante dei Germa 66, tu mi hai trattato per l’uomo che sono. >> il tono della conversazione stava decisamente cambiando.
 
<< Mi sono reso conto che a volte mi fai arrabbiare talmente tanto che ti spezzerei il collo, però quando te ne vai la stanza mi sembra vuota, mi sembra quasi manchi qualcosa. Ho sempre avuto il letto pieno eppure se penso che tu non ci sei mi sembra non ci sia nessun altro. Se dovessi scegliere tra sei delle migliori amanti del mondo e te che neanche sai bene cosa fare sceglierei te perché quando ti abbraccio o ti bacio o sono con te mi guardi come se non avessi mai visto altro, come se non volessi nessun altro. Io non lo so cos’è l’amore, è vero, però so che non c’è nessun’altra che vorrei come mia moglie. Non voglio sposarti per salvarti da Niji, sebbene mi dia fastidio l’idea che possa averti, voglio sposarti perché voglio averti al mio fianco, nel mio laboratorio e nel mio letto per il resto di questa vita. Non è quello che volevi sentirti dire, non so neanche se basti, ma se questo ti può bastare a dirmi di si allora lascia che te lo chieda come si deve. >> fece qualche passo verso di me ed io rimasi lì impalata a fissarlo non sapevo cosa fare, non sapevo cosa dire.
 
Mi prese la mano ed il respiro iniziò ad accelerare. << Lea Vegapunk, accetteresti di diventare mia moglie, nonostante io sia uno scimmione insensibile? Non te lo sta chiedendo il principe di Germa, te lo sto chiedendo io. Probabilmente se mi dirai di no ti obbligheranno comunque a sposarmi, ma voglio che tu sappia di avere una scelta, puoi sposare me o il principe Yonji. Sei ancora padrona del tuo destino. >> era sincero, lo vedevo dai suoi occhi. Mi aveva aperto il suo cuore, mi aveva detto quello che sentiva ed io lo fissavo imbambolata. << Pensi di rispondermi qualcosa o vuoi tenermi sulle spine fino al matrimonio? >> mi rivolse un ghigno sarcastico, stavo boccheggiando, ero nel panico.
 
<< Io… ecco… io… >> non sapevo cosa fare.
 
<< Non sei obbligata a dirmi di si. Se non mi vuoi farò comunque in modo da sposarti e non ti toccherò contro la tua volontà, sarà come se non lo fossimo. >> che cosa volevo veramente? Stavo avendo un attacco di panico. Lui mi osservò attentamente e poi sospirò lasciandomi la mano. << Ho capito. Non ti preoccupare, va bene così, forse mi sono sbagliato, dopotutto non capisco bene questi sentimenti. Scusami. >> si voltò per andare via, il cuore mi batteva all’impazzata ed il respiro era decisamente pesante. Stava andando via.
 
<< Ti amo! >> dissi alle sue spalle di getto chiudendo gli occhi, con dentro l’apocalisse in atto ed il respiro pesante. Lui si fermò, voltandosi appena a guardarmi. << Mi sono innamorata di te. Non dovevo ma l’ho fatto. >> continuò a guardarmi, ero in iperventilazione. << Mi può bastare. >> gli dissi inumidendomi le labbra secche, sul punto di scoppiare a piangere.
 
<< Mi sposerai? Nonostante ciò che sono? >>
 
<< Si. >> scossi appena la testa. << Proprio per ciò che sei. >> stavo per piangere.
 
Lui mi sorrise soddisfatto e coprì la distanza tra noi con solo poche falcate, mi strinse in un abbraccio praticamente sollevandomi ed incollando le labbra sulle mie. Mi strinsi a lui stringendogli le braccia dietro al collo, non volevo altro, non desideravo altro. Lo baciai con tutto il trasporto e l’intensità di cui ero capace, come se lo avessi appena ritrovato dopo aver rischiato di perderlo. Mi tirò su poggiandomi su un mobiletto in modo che le mie gambe fossero intorno alla sua vita. Ci volevamo, ci volevamo troppo, avevamo troppa adrenalina in circolo per quanto era successo, non potevamo girarci intorno. Fece risalire una mano lungo la gamba e la coscia tirandomi su il vestito e strappandomi l’intimo in un unico gesto. Trattenni il fiato mentre strappava gli indumenti che considerava d’ostacolo e mi fu dentro, un solo rapido affondo che mi fece sollevare la testa e spingere con le spalle verso il muro contro cui mi teneva per poi piegarmi con la testa sulla sua spalla.
 
Fu molto intenso, lui era instancabile, forte, passionale, bellissimo, perfetto. Mi voleva, mi desiderava e stava facendo in modo che lo sapessi ad ogni spinta, assicurandosi che mi piacesse tutto quello che faceva, che fosse l’esperienza più unica della mia vita. Non sapeva che ogni esperienza con lui era la più unica della mia vita perché era con lui. Mi aveva messa con le spalle al muro in tutti i sensi, costringendomi a dichiararmi, convincendomi a sposarlo e facendomi infine sua in modo letterale oltre che metaforico.
 
Mi aggrappai a lui, alla sua maglietta, tirandola dietro la schiena mentre incalzava il ritmo tenendomi una gamba e spingendomi contro il muro. Non riuscivo a capire più niente, la mia mente era completamente occupata da lui e dalle sensazioni che la solidità del suo corpo mi stavano dando. Volevo aspettare ancora, non volevo finisse così, ma lo desideravo troppo e non riuscì a trattenermi, ero troppo oltre. Spinsi il bacino verso di lui inarcandomi per poi seppellire il viso sulla sua spalla e mordere la sua maglietta per non tirare giù dai letti tutto il regno di Germa.
 
Lui mi lasciò finire con calma rallentando fino a fermarsi. Ansimavo in cerca di ossigeno, avvertendo già il senso di rilassatezza che seguiva sempre la fine di quello che facevamo, solo che lui non aveva finito, lo sentivo, ancora lì, ancora solido, ancora pronto. Sollevai il viso per guardarlo e lo vidi con stampato sul viso un bel sorriso soddisfatto e un po’ arrogante come a suggerire che il meglio doveva ancora venire e come sempre aveva ragione. Riprese a muoversi, con una lentezza disarmante, niente a che vedere con la violenza e la forza di poco prima. Poi iniziai a capire, stava tentando di rendere sensibile un altro punto, continuava a sorridermi, aveva tutta la situazione sotto controllo, mi resi conto di cosa stesse facendo solo quando ripresi ad ansimare.
 
Fu solo allora che mi prese di peso portandomi via dalla parete portandomi verso il letto. Era assurda la sua capacità di manipolarmi e di riuscire a far di me ciò che voleva. Teneva gli occhi fissi nei miei osservando ogni mia minima reazione, studiando ogni minimo respiro ogni smorfia del mio viso, estasiato e soddisfatto. Mi baciò, continuando a muoversi, con lentezza, come una tortura, lasciando che le fiamme si riaccendessero in me e tornassero a divampare, fornendo come comburente le sue stesse labbra. Aspettò che fossi io a reagire spingendo il bacino verso di lui e fu solo a quel punto che si staccò di colpo facendomi inarcare. Mi guardò sadico mentre ansimavo bramandolo.
 
Mi afferrò per i polsi e mi fece voltare dandogli le spalle. Si stese praticamente su di me, come fece a non schiacciarmi non lo so, credo avesse appoggiato il peso sulle braccia anche se in quel momento non è che ci stessi prestando tanta attenzione. Mi spostò i capelli baciandomi il collo e le spalle, non capivo più niente già da un bel pezzo. E di nuovo all’improvviso mi fu dentro, la diversa angolazione cambiò completamente la mia percezione. Artigliai il lenzuolo mentre lui continuava a spostare le labbra sul mio collo ed incalzava il ritmo. Se questo era quello che mi attendeva come Lea Vinsmoke allora forse questo matrimonio non era tanto brutto come mi era sembrato di primo impatto.
 
Finimmo praticamente insieme questa volta. Lui appoggiò il capo sul mio delicatamente, per poi baciarmi di nuovo la spalla, con delicatezza, con il respiro pesante per lo sforzo. Si staccò da me per stendersi e mi attirò a sé poggiandomi un bacio leggero sulla fronte.
 
<< Spero tu non ti sia pentita di avermi detto di sì >> ghignò nella mia direzione. Sentivo il suo cuore battere ad un ritmo accelerato, a quanto sembrava anche i superuomini finivano per stancarsi quando mantenevano i ritmi di una divinità.
 
<< Non ancora, ma posso sempre cambiare idea. >> gli restituì il sorriso.
 
<< Guarda che ti ho osservata prima. Non penso che cambierai idea. >> aveva un ghigno spaventosamente grande e soddisfatto ed io mi sentivo straordinariamente felice.
 
Vorrei poter dire che quello fosse l’epilogo di una meravigliosa favola in cui la fanciulla rapita su di un’isola sperduta si innamora del suo aguzzino e finisce per sposare il suo principe verde, ma come ho detto all’inizio della storia, questo non è quel genere di favola.
 
Iniziavo a prendere confidenza con la mia nuova situazione, gli sguardi tra di noi erano sempre più complici e più di una volta lo avevo scoperto a fissarmi o lui aveva scoperto me. Stavamo continuando con la solita vita su Germa, fatta di lavoro in laboratorio, cene con la sua terrificante famiglia, riunioni e allenamenti a cui lui non poteva mancare e meravigliose notti in cui tutto spariva ad eccezione di noi. Era divertente, ci prendevamo spesso in giro ma mi faceva ridere, ed anche se non aveva idea di cosa stesse facendo aveva trovato un suo modo di amarmi. Mi era capitato di seguire Reiju nei corridoi per andare con lei a verificare qualcosa della sua tuta e sentirmi trascinare d’improvviso dietro qualche angolo per ritrovarmi le sue labbra sulle mie. Una volta aveva usato le sue scarpe a propulsione per comparire davanti ad una finestra mentre passavo, solo per rubarmi un bacio durante gli allenamenti.
 
Sembrava tutto fantastico, sembrava che alla fine tutto fosse destinato ad andare per il verso giusto. Sembrava. Solo ora che non sono più su Germa mi rendo conto di quanto fossi stata felice in quelle settimane che separarono quella notte dal giorno del mio matrimonio e quanto avessi voluto passare con lui il resto della mia inutile, vuota e priva di significato vita.
 
Quello che era iniziato come un incubo aveva finito per diventare una favola e quello che doveva essere l’epilogo di una favola si era rivelato essere l’inizio del vero incubo.
 
Nelle settimane che seguirono quella notte lavorai alle tute di Reiju e Ichiji. Yonji mi lasciava andare nei loro laboratori, sebbene preferisse che restassi al sicuro nel suo. Non avevo avuto a che fare con Niji visto che era il mio bestione a star sistemando le cose con lui. Due settimane dopo lo vidi tornare in camera, mentre me ne stavo allo specchio a spazzolarmi i capelli. Aprì la porta di colpo facendomi trasalire.
 
<< Yonji, mi hai spaventata. >> gli dissi posando la spazzola sul tavolino. Attraversò la stanza a grandi falcate, mi prese tra le braccia e mi baciò con estremo trasporto. << Si può sapere che ti prende? >> non che mi dispiacesse, i suoi baci non mi dispiacevano mai, solo che non capivo il motivo di tutto quel trasporto.
 
<< Finalmente mio padre si è espresso. >> aveva un sorriso spaventosamente largo. << Sarò io a far di te la signora Vinsmoke. >>
 
Lo abbracciai felice. << Sul serio? E Niji? >>
 
<< Cos’è ti dispiace per lui? >> mi punzecchiò.
 
<< Certo che no! Solo mi sembra strano l’abbia presa bene. >>
 
<< Non l’ha presa bene, ma non ha importanza, non alzerebbe mai le mani su mia moglie. >> sentirglielo dire mi fece saltare un battito. Sua moglie. Sua. Era meraviglioso. Gli poggiai un bacio leggero sulle labbra prima di sfiorarle con le dita. Ignara dei problemi che ne sarebbero conseguiti.
 
Il tempo iniziava a stringere, venne fissata una data per l’epico matrimonio tra il quarto principe Vinsmoke ed una misteriosa ragazza il cui nome sarebbe stato svelato il giorno stesso al mondo intero, in modo che Judge potesse reclamare i diritti ed il potere che il mio nome gli avrebbero portato. La cosa non mi piaceva affatto, ma fingevo di non darvi peso, per Yonji. Anche il mio rapporto con Reiju si andò rinsaldando, infatti fu lei a starmi accanto durante la prova dell’abito. Era felice per suo fratello e poi era egoisticamente felice del fatto che il matrimonio di suo fratello avesse la priorità sul suo e che dopo aver inserito una Vegapunk in famiglia forse non sarebbe più stato necessario che lei sposasse un ufficiale.
 
Ormai era tutto pronto e mancavano solo pochi giorni al matrimonio. Erano stati spediti pochissimi inviti, sarebbe stato un matrimonio piuttosto privato anche se l’intenzione di Judge era quello di farlo trasmettere sugli schermi di tutto il mondo, in modo che il mio nome ed il suo venissero uditi da chiunque. Ero all’ultima prova dell’abito e per la prima volta realizzai sul serio cosa sarebbe successo di lì a pochi giorni. Mi chiesi cosa ne avrebbe pensato il mio principe verde vedendomi vestita così avanzare verso di lui, immaginai il momento in cui avrebbe sollevato il velo incrociando i miei occhi con i suoi. Sorrisi, completamente immersa nelle mie fantasie. Mi tolsi il vestito, in quel momento non desideravo altro che tornare da lui e baciarlo, sentire le sue braccia forti circondarmi, sentirmi felice da far schifo.
 
Mi rivestii e mi incamminai per i corridoi con la testa completamente proiettata al momento in cui lo avrei visto. Quello che accadde mi colse alla sprovvista, completamente, perché da quel momento non ci sarebbero più stati momenti felici. Il regno di Germa ebbe uno scossone ed io persi l’equilibrio finendo a terra.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Crystal Rose