14/01/2019
0 recensioniL’ultimo titano
La guerra imperversava su quel terreno sterile coperto di sangue.
Levi si ergeva ancora fiero sulle sue gambe. Provato dalla battaglia, con uno squarcio aperto sul fianco a ricordargli costantemente cosa fosse il dolore, avanzava inesorabile verso il vero scontro decisivo.
I corpi esanimi ai suoi lati, che fossero di amici o nemici, neppure li guardava.
Il suo sguardo era diretto soltanto a quei due titani aggrovigliati fra loro intenti a mutilarsi a vicenda.
Fece scattare il dispositivo per la manovra tridimensionale e si lanciò contro l’avversario di Eren cercando un varco per poter tagliare la nuca del titano.
Per poco non venne spazzato via da un poderoso gancio che lo aveva sfiorato per puro miracolo. Riattivò il dispositivo e cambiò manovra atterrando ad un centinaio di metri dallo scontro.
Quei due colossi erano troppo agguerriti e la loro lotta era troppo frenetica per riuscire ad intromettersi.
E mentre pensava ad un modo per aggirare alle spalle il loro avversario, successe l’irreparabile.
Neppure si rese conto di come andarono davvero le cose. Le dinamiche erano un mero contorno in quel momento.
Sapeva solo che un attimo prima Eren stava combattendo e quello dopo era stretto fra i denti del titano.
La carcassa del gigante giaceva fumante a terra intenta a dissolversi nel nulla, mentre il proprietario del gigante veniva stritolato fra le fauci inesorabili della morte.
Levi era già in volo, la vista annebbiata dalle lacrime e le spade sguainate in cerca di vendetta.
Il corpo di Eren fu diviso a metà e la parte superiore ricadde a terra esanime.
Levi seguì quella caduta finché un tonfo sordo non ne annunciò l’impatto con il terreno.
E tornò a prestare attenzione davanti a sé, a quell’ultimo gigante che si ergeva vittorioso davanti ai suoi occhi inondati di lacrime.
Tagliò, squarciò, lacerò ogni centimetro di pelle che il titano aveva da offrirgli.
Il terreno arido si bagnò con il suo sangue come della pioggia di un temporale estivo finché non rimasero soltanto brandelli, desolazione e morte.
Tornò da Eren, raccogliendo il suo busto e stringendolo a sé come aveva fatto in quelle rare occasioni in cui il suo orgoglio riusciva a farsi da parte per qualche minuto.
Scrutò il suo viso, il pallore mortale che già sbiancava le sue labbra e rendeva vacui quegli occhi smeraldini.
Non si sarebbe mai dimenticato del viso del suo amato morente.
Lo baciò per l’ultima volta, come se volesse chiedergli scusa per la sua incapacità nel proteggerlo.
Se solo fosse giunto prima…
Se solo avesse trovato subito un varco per la nuca del titano…
Pianse a lungo ed in silenzio, stringendo quel mezzo busto come se ne andasse della propria vita. E forse era proprio così.
La sua vita era finita lì, dopotutto. In quell’aspro promontorio dove anche l’ultimo dei titani era caduto.