Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: ineedofthem    14/01/2019    4 recensioni
Anita, un metro e sessanta di dolcezza e allegria, è una specializzanda in pediatria. Adora il suo lavoro, sa che è quello che deve fare perché ci crede da sempre e, spinta dalla passione per questo lavoro, comincia a passare le sue giornate in ospedale.
Qui conosce Lucia: una bambina rimasta orfana, con una grave disfunzione cardiaca, ricoverata nel reparto di pediatria.
Anita sente di provare per lei un affetto profondo e il loro diventa un rapporto viscerale.
Tutto procede bene, finché non arriva lui: Luca Franzese, il nuovo cardiochirurgo dell'ospedale, e Anita capisce che la sua vita non sarà più la stessa. Riconoscerebbe quella zazzera di capelli castani e quei lucenti occhi verdi tra mille. Sa che il ritorno in città del ragazzo porterà solo guai per lei. Il rapporto con Lucia li accomuna entrambi e la piccola sembra l'unica in grado di sciogliere il suo sguardo da duro e quel carattere burbero che lui si porta dietro.
Anita crede di averci messo una parola fine su quel capitolo, ci ha avuto a che fare in passato e non intende ripetere lo stesso errore. Ma se Lucia ci mettesse il suo zampino, cosa potrebbe succedere?
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Ricominciare'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 43
RICOMINCIAMO DA QUI

Capitolo 43





Rilascio un sospiro, che la resa dei conti abbia inizio.
"Ok, allora parliamo" gli faccio presente, indicando il divano accanto a noi.

Luca rimane in piedi, facendo percorrere con lo sguardo il mio corpo.
Sotto i suoi occhi, indagatori, mi sento pervadere da un senso di calore capace di destabilizzarmi. Ho paura che queste sensazioni, nelle condizioni in cui mi trovo di già, possano alterare il mio stato.
Lui rimane con lo sguardo a lungo su di me e, quando arriccia le labbra in una smorfia, mi viene da pensare se sia contrariato alla mia vista.
"Anita, per quanto tempo ancora hai intenzione di rimanere chiusa qui dentro?" mi fa notare, facendo cenno all'ambiente circostante.
"Guardati, sei uno...straccio" aggiunge, serio in volto.
Oh, ma grazie tante, Luca! Mi sei davvero di aiuto!
Sostengo i suoi occhi, corrucciando la fronte, infastidita dal suo commento.
"Senti, Luca" tiro un sospiro, portando l'indice e il pollice all'apice del naso per trattenere un accenno di esasperazione. "Se sei venuto qui per farmi la paternale e farmi notare che il mio comportamento sia sbagliato, che non concepisci io mi sia ridotta così, beh, puoi anche andartene..." scatto sulla difensiva.
Luca sbuffa, sporgendosi verso di me: "Sono preoccupato per te, Anita. Credimi quando ti dico che voglia solo aiutarti".
Faccio un passo indietro, poi un altro, rischiando di incespicare nel plaid ai miei piedi, poi gli volto le spalle, come a dimostrargli che non riesca a credere alle sue parole.
Stringo i pugni, sentendo montarmi dentro una certa rabbia alla sua intrusione. Quel turbinio di emozioni lo sento scorrere dentro di me, forte, dirompente. Improvvisamente mi sento sopraffatta, stanca, spossata, e le sue parole non aiutano a smorzare la situazione.
"Sei preoccupato per me, Luca? E allora dimmi, se Nicola non fosse venuto in ospedale, tu avresti continuato ad ignorarmi?!" ribatto, amaramente.
Mi rendo conto solo in un secondo momento di aver dato voce ai miei pensieri, ma ormai è troppo tardi per tirarsi indietro.
Così, mentre aspetto che lui mi dia una risposta, mi viene da pensare sia un bene, non possa guardarlo in faccia, perché, dal confronto con lui, uscirei perdente.
Luca muove un passo verso di me, e mi irrigidisco sul posto, sentendolo acquisire sempre più vicinanza. Il suo respiro si infrange sul mio collo, mentre avverto le sue mani posarsi sulle mie spalle. Sussulto lievemente alla sua presa su di me, ma non mi volto.
Nonostante la sua stretta non sia forte, essa abbinata alla sua vicinanza, sembra pesarmi addosso come un macigno.
E io lo ascolto, il mio cuore traditore, lo ascolto battere furiosamente e sento che potrei seriamente lasciarmi andare con lui.

"Ti sbagli, Anita"proferisce, a bassa voce."Non è affatto così, non credere che per me sia stato facile. Ma...ascoltami, ti prego".
Riesco a percepire dal suo tono quanto gli costi questa situazione, ma non rispondo.
Così Luca rilascia un sospiro profondo, e riprende a parlare.
"Anita, so di averti fatto soffrire e me ne dispiace tanto; sono cosciente che tu abbia difficoltà a fidarti di me, ma io sono qui per porti il mio aiuto. Sono qua per farti comprendere che c'è una vita lì fuori che ti aspetta, e tu devi uscire da qui, devi tornare al lavoro e dimostrare quanto grande sia il tuo potenziale".
Non posso negare che le parole di Luca abbiano scaturito qualcosa in me. Le sue parole sembrano volermi dare quella spinta di cui ho bisogno. Ma, quando senti di essere arrivata al limite della sopportazione, non è facile risalire.
Allora mi volto, quanto basti per incrociare il suo sguardo.
Luca mi guarda e sembra che voglia incitarmi a dirmi qualcosa.
"Lucia se n'è andata..." sussurro con la voce che mi trema.
Le mani di Luca si posano sulle mie braccia, lui mi stringe, scuotendomi leggermente.
"Sì, Anita, Lucia se n'è andata, ma questo non vuol dire che la tua vita si fermi qui. Vuoi davvero continuare così? Rimanendo chiusa in questa casa, trascorrendo le tue giornate al buio e in silenzio, mentre tutto il resto scorre? Anita, hai tutta una carriera davanti e io non permetterò che tu raggiunga il baratro".
Reprimo un singhiozzo: "Non ce la faccio..."
Così, stretta a lui, mi ritrovo a pensare che non voglia ammettere quanto grande possa essere il suo aiuto.
"Sì che puoi farcela, devi." ribatte, prontamente.
"Tu non capisci, Luca. Non hai idea di quello che io stia provando..." gli faccio presente, stanca.
Lui, allora, allenta la presa su di me, distanziandosi come scottato.
"Io capisco, eccome, ma tu sei così cieca e chiusa nel tuo dolore per renderti conto che anche io stia male!"sbotta, risentito.
Sobbalzo alle sue parole, abbracciandomi stretta, come a volermi proteggere da lui e assopire quel forte senso di mancanza che mi ha investito.
Luca, a quel punto, notando il mio gesto di autodifesa, distende i suoi tratti tesi, porgendomi una mano.
"Lascia stare quello che sia successo tra di noi. Adesso questa questione ha più importanza, quindi, il mio aiuto lo vuoi o no?" ritenta, accennando ad un sorriso comprensivo.
Mi viene da pensare che la sua ostinazione sia ammirevole; nonostante io stia costruendo un muro invalicabile, Luca persiste nel volermi offrire una mano.
Abbasso, però, lo sguardo senza proferire parola.
Nella mia mente sembrano susseguirsi tanti pensieri.
Così, Luca, sembra arrendersi all'evidenza, e fa per allontanarsi. Mi rendo conto mentre le sue braccia non mi stringono più che senta improvvisamente freddo. Come se mi mancasse qualcosa, come se mi mancasse lui..
"Ti do tempo fino a lunedì per tornare al lavoro, poi smetterò di reggerti il gioco. E sappi che stai mettendo in serio rischio la tua carriera, Anita. Visconti non sarà magnanimo con te" mi fa presente, con un tono gelido.
Dovevo aspettarmelo dopo il mio comportamento altalenante, d'altronde a tirare troppo la corda, poi si spezza.
Lo osservo andare via, con lo sguardo basso e ferito, rendendomi conto che non posso lasciarmi scivolare dalle mani l'occasione di dire qualcosa.
Mi sento improvvisamente stanca di reggere questa situazione da sola, quindi mi rendo conto che le parole mi escano naturali. Il suo allontanamento, finalmente, mi spinge a reagire. Perché quando stai male e il dolore è troppo grande da sopportare, prenderne consapevolezza e accettare una mano che ti viene posta, è il primo passo verso la guarigione.
"Ho sbagliato. Ho sbagliato, ok?"ammetto con la speranza di farlo tornare da me.
A quel punto, Luca si volta, guardandomi senza ben capire cosa stia cercando di dirgli. Poi, però, sul suo volto sembra farsi spazio un'espressione speranzosa.
Abbasso lo sguardo, torturandomi le mani.
"Non avrei dovuto reagire in quel modo, lo so, e me ne dispiace, ma si trattava di Lucia e mi sono fatta prendere dalle emozioni; non sono riuscita a reagire con freddezza e..."
"Va bene così, Anita. Non c'è bisogno che mi spieghi..."replica lui, cauto.
"Nono, ma io voglio" ribatto, con più convinzione, "perché me la sono presa anche con te, quando invece cercavi di tutelarmi e hai parlato con Visconti, e te ne sono grata...almeno di questo".
Luca accenna ad un sorriso, guardando nella mia direzione. Capisco quale sia stato il suo intento: lui non è mai voluto andare via, voleva solo spingermi a parlare.
"Ma adesso ho paura delle conseguenze"ammetto, abbassando lo sguardo, con un senso di spaurimento a pervadermi, "e questo che è successo può compromettere tutto, la mia carriera, la mia credibilità..."
"Ehi" Luca torna al mio fianco, ma, questa volta, resta ad una debita distanza, "non è tutto perduto, Anita...è per questo che devi tornare, e prenderti quel posto di capo specializzando che ti spetta".
Rialzo lo sguardo, puntandolo nel suo, sorpresa. "Tu lo sai?".
"Certo che lo so, Anita" Luca ride brevemente per la mia domanda ingenua. "Così come so che, quel posto, tu lo meriti tutto" .
"Non ne sono poi così sicura, sai...a quest'ora Giorgio se lo sarà già preso..." ammetto, tristemente. Non posso dimenticare quanto sembrava soddisfatto della mia sfuriata. Gli ho servito la vittoria su un piatto d'argento.
"Di che parli?" chiede, confuso.
"Niente, niente" ribatto evasiva.
Eppure, nonostante lui non sembri credere alle mie parole, non ribatte.
"Però, sei rimani qui, di sicuro non puoi far niente, lo sai, no?" mi fa presente, con un'espressione ovvia.
Sbuffo, arricciando le labbra in una smorfia: "Come se non bastassero le voci che già circolano su di me, adesso ci mancava solo questo. Non sopporterei che tutti parlino di me, di quello che ho fatto..."
"Quali voci?" chiede, sornione; ma è chiaro che, anche lui, ne se sia a conoscenza. Vuole solo sentirlo dire da me.
Rilascio un lamento, lasciandomi cadere, con un balzo, sul divano del salotto.
"Luca..."
"No, dai. Dimmi..."
"Di me, di te, di noi...pensano che abbiamo una storia. Divertente, vero? Vorrei vedere le loro facce se gli dicessi sia tutto falso" replico, aprendomi in una risata amara.
"Stai dicendo che non ci sia niente tra noi?" mi domanda a bruciapelo.
Mi volto nella sua direzione, scoprendolo a fissarmi, dall'alto della sua posizione, con insistenza.
Corruccio la fronte sorpresa e indispettita dalla sua domanda.
"Perché Luca, perché, c'è qualcosa tra di noi?!" gli replico, diretta.
Lui porta le mani al petto, sostenendo il mio sguardo, a lungo. Sembra che con i suoi occhi voglia scavarmi a fondo.
"Io credo di sì" ammette, con la voce bassa e roca.
Ma è serio? Dopo quello che ha fatto, come può pretendere che gli dica ci sia qualcosa?.
"Qualsiasi cosa ci fosse, hai rovinato tutto" chiarisco, inasprita, voltandogli le spalle.
"Anita" sussurra, prendendo posto al mio fianco "mi dispiace per quello che ti ho fatto, ma sono qua per spiegarti".

Finalmente arriviamo al nocciolo della questione, non aspettavo altro...

"E allora fallo, spiegami!" ribatto brusca, interrompendo ogni contatto con lui.
Luca annuisce, prendendo un respiro profondo.
"Ho avuto paura, Anita. So di aver..."
"Aver giocato con i miei sentimenti?"gli faccio presente, risentita, puntandogli un dito contro.
"Posso continuare?"
Lui sospira dispiaciuto, però non si lascia intimidire dalla mia reticenza. Ma, mi rendo conto che, in questa situazione, continuare a dargli contro, non mi darà modo di sentire cosa abbia da dirmi e quindi lo lascio finire di parlare.
"Quando anni fa sono partito, volevo lasciarmi tutto alle spalle: la prospettiva di una nuova vita, in una grande città, mi allettava, e Milano è da sempre il centro delle opportunità.
Non starò a dirti che sia stato facile, non posso negare che non mi sia mancato mai niente, anche economicamente parlando, ma ero da solo, in una città grande e nuova ed è stata la prima volta che io abbia iniziato a cavarmela con le sole mie forze. Fare il medico, dare il mio aiuto alla gente è stato sempre il mio obiettivo e avrei fatto di tutto pur di raggiungerlo.
Piano, piano, tutto cominciava a migliorare: collezionavo esami e successi, mi ero fatto degli amici, ho conosciuto Giusy, davvero sembrava andare tutto alla grande. Ero soddisfatto di me stesso, ce l'avevo fatta. Ero sulla cresta dell'onda, mi sentivo idolatrato e apprezzato e non ti nascondo che mi fossi montato anche parecchio la testa.
È arrivato il primo fallimento e, nonostante abbia comportato una bella batosta, mi ha aperto gli occhi e mi sono reso conto della finzione in cui stessi vivendo. Le persone di cui mi ero circondato, non ambivano alla mia amicizia, ma a un triste rapporto di convenienza. Speravano di aver un tornaconto e, purtroppo, quando si rendono conto che non vali più niente, ti abbandonano.
Giusy è davvero l'unica persona che non rimpiango di aver conosciuto, perché è riuscita a starmi accanto anche quando ero arrabbiato e deluso. Lì, però, sono cominciati i problemi. Ci sono stati i silenzi, le cose non dette e i malesseri nascosti. Il nostro rapporto si stava affievolendo piano piano, la complicità, la passione, l'amore, stavano lasciando spazio all'abitudine e alla monotonia. Mancavamo di dialogo e, nonostante lei cercasse in ogni modo di farsi spazio nella mia mente, nei miei problemi, io avevo creato un muro.
E me ne sento in colpa perché non ho fatto lo stesso. Ad oggi, sapere di non essere riuscito a capire cosa le stesse succedendo mi fa sentire una brutta persona. Quando la sua situazione era precaria, poi, io ero già andato via, ero scappato un'altra volta.
Tornare qua è stato una necessità, sì, ma non è l'unico motivo. La mia famiglia aveva bisogno di me e sono corso da loro."
Ascolto il suo sfogo in silenzio, colpita dalle sue vicissitudini, ma, allo stesso tempo, confusa dal senso delle sue parole. Luca ha lo sguardo rivolto altrove, fisso davanti a sé, come se stesse ripercorrendo quei momenti nella sua mente.
"Luca...credo di non capire, cosa stai cercando di dirmi?" ammetto, allora.
Lui, a quel punto, si volta verso di me, accennando un sorriso davanti alla mia impazienza.
"Adesso ci arrivo, fammi finire, ok?".
"Ok..." annuisco e mi rannicchio su me stessa, abbracciandomi.
Luca si passa una mano tra i capelli, cercando di nascondere un accenno di agitazione, ma riesco comunque a leggere la tensione in qualsiasi suo tratto.
"Quando sono tornato, ho saputo fin da sùbito che fosse stata la scelta più giusta: stare con la mia famiglia, i miei affetti; ero sicuro che qui avrei potuto ritrovare me stesso.
Tutto, però, mi aspettavo al di fuori che rincontrarti. Erano passati tanti anni dall'ultima volta che ti avessi vista, tra l'altro ci eravamo anche lasciati in mal modo, beh è stata una sorpresa. Purtroppo ho capito che tu ce l'avessi ancora con me e, nonostante, non potessi biasimarti, non riuscivo a capire perché tu sembrassi volermi giudicare non solo come persona ma anche come medico. Ho fatto tanti errori, Anita, ma sulla sfera professionale sono soddisfatto di essermi riuscito a conquistare quello che ho con tanto sforzo e lavoro. Ma su questo mi sbagliavo perché la rabbia ci fa dire cose che non pensiamo e tu mi hai dimostrato abbastanza la tua stima".
Luca si interrompe per scrutare una mia eventuale reazione, il suo sguardo mi rimane addosso, intenso, penetrante. Ma io non dico né faccio niente, contemplando ogni minimo suo gesto e parola.
Il suo discorso sembra infinito e rischio di perdermi; non mi sento propriamente lucida per affrontare tutto quello che mi sta confessando, ma, allo stesso tempo, non ho più intenzione di evitare il problema e lo ascolterò, fino alla fine.
"Piano, piano, cominciavi a farti spazio nella mia vita, Anita, e ti giuro che, dopo i nostri trascorsi, tutto mi aspettavo al di fuori che potessi sentirmi attratto da te".
Luca continua a parlare, e la sua mano raggiunge la mia, appoggiata al divano, lui lascia sfiorare le sue dita con le mie e io sento come una scossa colpirmi, riscuotermi dal profondo.
"Poi è successa quella cosa a Giusy e mi sono odiato. Ho vissuto un momento particolare, mi sentivo talmente in colpa per quello che era successo. Continuavo a ripetermi che se l'avessi amata un po' di più, se l'avessi ascoltata e capita un po' di più, forse non sarebbe mai successo. Un pensiero a tratti stupido, perché non è qualcosa che si sarebbe potuto evitare, la malattia dico, ma quando lei ne aveva più bisogno, non ci sono stato. È diventata come un incubo, la rivedevo nelle altre donne, nei suoi gesti, nella fisionomia, e questa cosa mi spaventava. E poi c'eri tu, che eri di quanto più diverso da lei ci potesse essere. Avevo sempre pensato che Giusy fosse bella, non potevo fare a meno di pensarlo ogni volta che la guardavo. Ma tu se è possibile, lo sei ancora di più, Anita, ma non di quella bellezza che ti colpisce a primo impatto. La tua è una bellezza autentica, naturale, semplice. Sei bella senza che te ne rendi conto, sei bella con le tue espressioni corrucciate, con i tuoi sorrisi timidi, con la dolcezza, la passione per tutto quello che fai, l'amore e la dedizione per il tuo lavoro e sì, con questo caratterino che mi fa terribilmente incazzare ma che credo di amare allo stesso tempo. Mi sono reso conto di provare qualcosa per te ma sapevo di non poterti amare come meritavi. Tu avevi bisogno di qualcuno che ci fosse per te, di qualcuno che ti proteggesse, ti stesse accanto nei momenti difficili, ma come potevo io che ero bloccato in un limbo. Avevo paura che amare qualcuno fosse quasi un torto nei suoi confronti e non volevo. Ho avuto paura, Anita, dei miei sentimenti, di sbagliare ancora".
Mentre Luca parla, le sue parole sembrano investirmi come un fiume in piena. E mi rendo conto che lui, inconsapevolmente, abbia fatto tutto questo.
Che ci sia stato per me quando ne ho avuto bisogno, mi sia stato accanto durante il percorso di Lucia e mi abbia consolata quando stavo troppo male. Mi abbia protetta spendendo belle parole con Visconti, evitando che il mio superiore potesse farmi un ordine disciplinare.
Mi abbia dimostrato quanto creda in me, nelle mie potenzialità, anche quando io stessa ne ho dubitato.
Mi abbia offerto il suo aiuto adesso che questo limbo, di cui lui parla, stava per inghiottirmi.
Improvvisamente il turbinio di emozioni che tutto ciò mi ha procurato sembra sopraffarmi, e devo trattenermi a lungo pur di non piangere, ancora.
"Quando Vanessa quella sera si è presentata alla mia porta ho capito che sarebbe stata l'idea migliore per allontanarti da me, perché tu eri troppo vicina, stavi abbattendo tutto quello che mi ero creato per tenerti distante e non potevo permetterlo. Non ti nascondo che fosse partito tutto come un gioco, ma, alla fine, mi sono ritrovato a gestire una bugia troppo grande per me. Ho perso le redini di questa situazione e mi sono reso conto che le conseguenze sarebbero state devastanti".
Finalmente le sue parole sembrano accendere la miccia per spronarmi a parlare. Non voglio che sia un confronto a senso unico, ho diritto a dire la mia.
"Perché non me lo hai detto, non hai pensato che scoprirlo da qualcun'altro sarebbe stato anche peggio?!" lo accuso, risentita.
Luca annuisce, arreso. "Avrei voluto farlo, credimi, ma il susseguirsi degli eventi non me lo ha permesso. Come potevo sapere che Vanessa ti avrebbe incontrata, quel giorno?".
Mi mordo il labbro inferiore, forte, fino a farlo sanguinare. Chiudo gli occhi, amareggiata.
"Dio, Luca, pensavo che lei fosse la tua fidanzata, che voi foste per diventare genitori e mi sono davvero sentita uno schifo quando ho scoperto fosse una menzogna. Perché non mi hai lasciato stare, se le tua intenzione era quella di starmi lontano, perché non lo hai fatto, eh?!" sbotto.
"Credo che me ne sarei fatta una ragione, prima o poi, ma tu mi hai confusa, continuamente" aggiungo, lasciando affievolire la mia voce.
Luca cerca di instaurare un contatto, con un'espressione di comprensione ad offuscargli gli occhi, ma mi allontano bruscamente.
"Non ce l'ho fatta, ok?!" adesso anche lui sembra risentito dalle mie accuse. Il suo tono è grave, impaziente.
"Non riuscivo a starti lontano, perché ti a..."
"No!" lo interrompo, spaventata da ciò che potrebbe pronunciare. Sbarro gli occhi, puntandogli un dito contro e appiattendomi contro il divano, come a voler imporre quanta più distanza tra noi.
"Non lo fare, ti prego, non credere che tu possa farmi cadere ai tuoi piedi, non così..."
Luca alza le mani in segno di resa, abbassando lo sguardo. Poi fa un passo verso di me, un altro ancora, fino ad arrivarmi vicino, troppo.
"Non è questo che ti chiedo, Anita, non così, non adesso. Dopo quello che ti ho detto, non mi aspetto che tu cada ai miei piedi. Comprendo che tu sia arrabbiata e ferita e sono disposto ad accettare qualsiasi conseguenza delle mie azioni, perché ho sbagliato e me lo merito.
Voglio solo che tu sappia che mi dispiace ti abbia fatta soffrire; mi dispiace per le cose che ci siamo urlati, nella rabbia si dicono parole che non si pensano davvero; mi dispiace di non averti capita sempre o aver cercato di sminuire il tuo rapporto con Lucia. Ma sono pronto a far di tutto pur di riconquistare la tua fiducia, e farti capire quanto tenga a te, desidero solo che tu me lo permetta".
Luca sembra fermo e convinto di quello che dice, riesco a distinguere un velo di speranza farsi spazio nei suoi occhi e sul suo viso. E, mentre lo osservo dall'alto della mia posizione, guardarmi, in attesa di una risposta, mi rendo conto che ho sempre sperato lui mi dicesse qualcosa del genere, che mi confessasse i suoi sentimenti e facesse chiarezza su tutto il resto, eppure, improvvisamente mi sento offuscata da quello che in questi mesi sia successo.
Mamma mi ha detto che solo quando gli avessi permesso di parlarmi, avrei capito se dargli una seconda possibilità o meno.
Ma come ci si comporta quando il tuo cuore scalpita per concedergli questa opportunità ma la mente mi impone di non lasciarmi andare facilmente? E, soprattutto, cosa si fa quando la stessa persona che ti ha fatto soffrire così tanto, è la stessa che ti rende felice?
La verità è che mi sento bloccata, incapace di dire qualcosa. Luca con le sue parole mi ha sconvolta. Forse, però, continuare a ragionarci su, non gioca a mio favore.
Nel frattempo Luca mi osserva, impaziente di scoprire cosa abbia intenzione di fare. I suoi occhi mi rimangono addosso, non permettendomi di essere lucida.
Così mi alzo, dandogli le spalle e portandomi le braccia al petto. Deglutisco un boccone amaro, con il cuore che scalpita smanioso, consigliandomi di vivere la storia che ho sempre sognato.
Prima che me ne renda conto, però, ho già preso la mia decisone.

Questa volta sarò io a dettare le redini del gioco, e tu Luca, sei disposto a lottare per un noi?.

"Anita..."
Mi porto una mano alla tempia, massaggiandola.
"Non pensare che sia facile, Luca, le parole sono belle, ma devono essere accompagnate dai fatti. Ne sei capace?" cerco di usare il tono più irremovibile possibile mentre lo dico, ma quando avverto i suoi passi farsi sempre più vicini, sento di poter vacillare.
Luca mi si avvicina lentamente, rischiando di mettere a dura prova la mia razionalità. Prima che, però, lui mi abbia raggiunta, mi volto verso di lui, come a voler reclamare una certa autorità. Sobbalzo, però, alla eccessiva vicinanza che lui impone tra noi e riesco quasi a notare una certa soddisfazione farsi spazio nel suo sguardo.
"Non sono più disposto a rinunciare a qualsiasi cosa ci sia ancora tra di noi, Anita, e te lo dimostrerò" ammette sicuro di sé.
Annuisco, portando i miei occhi alle sue mani che stringono i miei fianchi.
"Ti aspetto al lavoro, ok?" aggiunge macchiando la sua voce di dolcezza e lasciandomi una carezza sul fianco.
Abbasso lo sguardo, osservandolo allontanarsi da me.
Luca se ne va poco dopo, intuendo abbia bisogno del mio tempo per assimilare tutto quello che questa serata abbia portato con sé.
Lui se ne va, lasciandomi fare i conti con le emozioni contrastanti che avverto ripercuotersi su di me, ma con un forte senso di benessere a predominare sul resto. Così, non posso fare a meno di far affiorare un piccolo sorriso sulle mie labbra, la speranza di un noi ad albergare nei miei occhi.
Perché stasera ho scoperto che, forse, non tutti i mali vengano per nuocere.
E che, in ogni caso, nonostante lei sia così lontana, Lucia sia riuscita ad unirci ancora una volta.

No, Luca, non voglio rinunciare nemmeno io a qualsiasi cosa ci sia tra di noi.

Il giorno dopo mi sveglio presto, beandomi della sensazione provocata dalle lenzuola calde e rassicuranti del mio letto.
Questa notte, finalmente dopo tempo, ho dormito profondamente e mi sento più rilassata e carica. Il pensiero di Lucia non mi abbandonerà facilmente, è una ferita che non si rimarginerà in breve tempo, ma attorno a questo dolore è necessario che io ricostruisca la mia vita.
È arrivato il tempo di prendere le redini in mano e rialzarmi.
Mi alzo lentamente, godendo degli ultimi attimi di tranquillità prima di tornare al lavoro. Indosso una vestaglia sopra al pigiama e mi dirigo in cucina.
Rispondo ad un messaggio di mia madre, rassicurandola riguardo alle mie condizioni: della mia febbre non c'è più traccia.
Il persistente silenzio dei miei amici, invece, mi provoca un senso di preoccupazione, ma, mentro bevo il mio tè caldo, cerco di non badarci più di tanto.
Improvvisamente, però, il suono del campanello, arriva a squarciare il silenzio del mio appartamento.
Carlotta, Cristina e Giulia si palesano sulla soglia della porta, con le facce di chi pretende assolutamente una spiegazione. Ma le accontenterò presto perché non ho più intenzione di nascondere quale sia il problema. Parlarne, accettare aiuto, è il primo passo per rinascere.
Sorrido rasserenata alla loro vista.
Le ragazze mi guardano confuse, ma non le biasimo: l'ultima volta ho chiuso loro la porta in faccia.
Cristina mi sorpassa, facendosi spazio nell'appartamento, frettolosa.
"Perché abbiamo dovuto scoprire cosa ti stesse succedendo da qualcun'altro?" nonostante le sue parole sembrino un'accusa, il suo tono è solo carico di tanta preoccupazione.
Giulia e Lottie la seguono, lasciandomi sola, accanto alla porta.
"Già, Anita, perché non ce lo hai detto?" le dà manforte Carlotta, osservandomi confusa.
Giulia rimane al loro fianco, silenziosa, dondolandosi sul posto.
Mi volto nella sua direzione, pronta a capire se anche lei abbia qualcosa da dirmi.
Allora lei incrocia il mio sguardo, lasciando trapelare un paio di occhi piccoli e affranti. Mentre la osservo, mi rendo conto che mi faccia male notare lei, così solare e vivace, tanto triste.
"Non ti avremmo mai giudicata e lo sai..." ammette, a bassa voce.
"Già" aggiunge Cristina, facendosi portavoce di tutte loro e portandosi una mano al petto, come ad enfatizzare il concetto. "Se tu ci avessi detto quanto stessi soffrendo per l'allontanamento di quella bambina, ti saremmo state accanto. Invece l'abbiamo dovuto sapere da Luca".
"Da Luca? Come?" domando, confusa.
Che siano andate anche loro da lui?
Senza che me ne renda conto, ci siamo fatte spazio nel salotto e ognuna di noi prende posto sul divano.
"Sì, beh" proferisce Carlotta, intrecciando le mani davanti a sé, "quando Nicola è andato da lui, Luca gli ha spiegato cosa ti stesse turbando tanto".
A sentir nominare il suo nome, scatto come una molla, lasciandomi sopraffare da una certa preoccupazione.
"Nicola ha fatto qualcosa?" domando, frettolosa.
Giulia, a quel punto, ridacchia, davanti alla mia espressione.
"No, anche se ha ammesso avrebbe voluto. Ma non ci sono stati pugni o insulti, se è quello che stai pensando. Nonostante Nicola non fosse andato da lui con le migliori intenzioni, hanno avuto una conversazione, come dire...civile?" ammette, lasciando trapelare un certo divertimento dalla sua voce.
Non posso fare a meno di sospirare, sollevata dalla notizia.
"Credo che il nostro Nicola sia cambiato davvero" aggiunge Carlotta, con un sorriso dolce ad incorniciare le sue labbra.
"Già, resta il fatto che mi dispiaccia avervi escluso, ma avevo paura e stare sola, chiusa in questo dolore tutto mio, mi è sembrata la soluzione migliore" confesso, abbassando lo sguardo.
"Bene, ma adesso bando alle ciance, speriamo la febbre ti sia passata perché vogliamo portarti in un posto..." replica Cristina, battendomi una mano sulla coscia e lasciandosi sopraffare da un certo entusiasmo.
Lei e le ragazze si lanciano uno sguardo complice, alimentando la mia curiosità.
"Sì...ma dove volete portarmi?".
"Vedrai, sarà una sorpresa!" annuncia Giulia, riacquistando l'allegria che la contraddistingue.
"Ok..."
"Avanti, che ci fai ancora così? Corri a lavarti e a vestirti che non abbiamo tutta la giornata!" mi incita Cristina, al mio fianco, spingendomi ad alzarmi.
"Ma non posso avere nemmeno un piccolo indizio?" ritento, unendo le mani a mo' di preghiera.
"Assolutamente no!" ribatte lei, contrariata.
"Ok, ok" sbuffo, arresa.
"Beh? Vai! Altrimenti mai lo scoprirai" mi incita Carlotta, sorridendo sorniona.
"Ok..." mi muovo lasciando strisciare le mie ciabatte sul pavimento. "Allora vado?".
"Vai!" mi danno una spinta, fingendosi esasperate, facendo in modo che raggiunga il bagno senza fare altre domande.
"Non uscirai da qui fin quando non ti sarai data una sistemata" ridacchia Giulia, divertita e con una strana espressione malefica. "Unica cosa: non truccarti, assolutamente." aggiunge, facendomi un occhiolino. Poi si chiudono la porta alle spalle.

Improvvisamente, ho il bisogno di ridere e faccio in modo che la mia risata sgorghi a pieni polmoni, sentendomi d'un tratto felice. Come ho solo potuto pensare di voler rimanere sola e privarmi di questo?
Stringo l'accappatoio tra le mie mani, lasciando riscaldare l'acqua nel box doccia, e avverto un senso di eccitazione farsi spazio dentro di me. Dove hanno intenzione di portarmi?

Il tepore dell'acqua calda è riuscita a sortire un bell'effetto su di me, facendo in modo che tutti i miei muscoli si sciogliessero, così ciabatto fino alla mia stanza, stupendomi dell'eccessiva silenziosità delle ragazze. Quando arrivo in camera, trovandola a soqquadro e loro intente a rovistare, capisco il perché.
"Mi auguro abbiate intenzione di mettere a posto, dopo" le ammonisco, corrucciando la fronte, confusa.
Giulia sembra ridestarsi all'improvviso dalla sua attività. Alcune magliette finiscono per l'aria.
"Ah, Anita, sei già qui. Dove hai i costumi?" domanda, senza badare a cosa abbia detto.
"Costumi? Non dobbiamo mica andare in piscina..."
Carlotta, sbuca con la testa dall'armardio, e mi scocca un'occhiata malandrina: "Sbagliato, ritenta, sarai più fortunata. Anche se direi tu ci sia quasi".
"Ma andiamooo" protesto, lasciandomi ricadere sul letto. "Mi farete corrodere dall'ansia".
"Sì, ma, allora, i costumi dove sono?" ritenta Giulia, sovrastando le nostre voci.
"Nell'ultimo cassetto a destra" rispondo, roteando gli occhi al cielo. "Ma voi sistemerete tutto, vero?" chiedo come a conferma.
Le mie amiche si voltano verso di me, sfoderando un paio di espressioni angeliche e traditrici.
"Sì, certo!" replicano all'unisono.
Come no...

Le note di Would i lie to you di David Guetta risuonano nell'abitacolo della 500 di Cristina. Lei guida tranquilla, con lo sguardo attento alla strada mentre lascia ciondolare la testa a ritmo delle note della canzone.
Ben presto, io e le ragazze ci lanciamo in un ballo improvvisato, per quanto lo spazio stretto ce lo permetta, cantando a squarciagola.
"Would i lie to you, baby, would i lie to you! Oh, yeah!" esclamo, portando le mani su, in aria.
Giulia si sporge dai sedili posteriori, rischiando di perforarmi un timpano con la sua voce.
"Look into my eyes, can't you see they're open".
Appoggia poi le mani sulle mie spalle, mentre ci lasciamo andare ad una risata per il suo ritmo scoordinato.
"Wuuu, pronta a passare la migliore giornata della tua vita?!"
E, mentre le osservo, ancora ignara di quale sia la nostra destinazione, mi sento così grata della loro amicizia.

La struttura delle terme si staglia alta e imponente davanti ai nostri occhi, con un forte odore di salsedine a riempire i nostri polmoni, non appena lasciamo il caldo abitacolo dell'automobile.
Non posso fare a meno di sbarrare gli occhi, lasciando trapelare dalla mia voce tutta la mia eccitazione.
"Oddio, grazie, grazie, grazie!"ammetto su di giri, battendo le mani come una bambina.
Le ragazze si lasciano andare a una breve e leggera risata.
"Speravamo questa sorpresa potesse piacerti. Dopo tutto questo stress fisico ed emotivo, cosa c'è di meglio di una bella giornata di relax alle terme?" mi fanno presente.
L'amicizia, l'amore di tutte le persone che mi sono accanto.
"Allora andiamo?" aggiungono, appoggiandomi le loro mani sulla mia schiena per farmi strada verso la struttura.

Ad accoglierci alla reception c'è una giovane ragazza che si dimostra essere molto gentile. Dopo aver chiesto la nostra prenotazione, ci consegna dei caldi teli bianchi che ci serviranno durante il nostro percorso e ci accompagna verso gli spogliatoi, dove potremo cambiarci.
L'ambiente è pulito, l'arredo in legno chiaro, con un forte odore di profumi ed essenze, e una musica rilassante a propagarsi tramite un sistema di filodiffusione.
"Qui, invece, ci sono l'idromassaggio, la sauna e il bagno turco. Le piscine sono di sotto e le scale apposite per raggiungerle si trovano accanto alla reception. Infine, alla vostra sinistra, la stanza del sale che vi consiglio di fare per ultima. I vostri pori saranno dilatati e questo sortirà molto più beneficio alla vostra pelle" ci spiega in modo deligente.
Mentre lei ci parla, la seguiamo con attenzione, osservando qualsiasi cosa ci circondi con un certo entusiasmo.
La stanza del sale, una struttura in vetro, come ci ha indicato, si trova posto alla sinistra di un open space dove sono disposti poltrone e lettini.
Alla nostra destra, invece, c'è l'angolo degustazione, dove ci si può servire con frutta e tisane.
Il mio sguardo si perde, poi, oltre le vetrate, con l'orizzonte chiaro e luminoso, la vista del mare rende questo posto ancora più incantevole e rilassante.
La ragazza si congeda, poco dopo, lasciandoci libere di goderci la nostra giornata e andiamo sùbito a cambiarci, ansiose di assoporare un relax tanto ardito.
"Grazie, ragazze. Ci serviva proprio" ammetto, mentre ci cambiamo. Indosso il costume blu e fucsia olimpionico e tutto l'occorrente che le ragazze hanno preparato per me.
"Per te mi sto mettendo in costume, davanti a tanta gente, apprezza il mio sforzo" mi fa presente, Carlotta, divertita, mentre fa strane smorfie allo specchio.
"Oh sì, ci voleva, eccome!" esclama Cristina. "Ho anche comprato un costume pazzeschissimo per l'occasione" aggiunge mostrandoci il suo bottino, con un sorriso trionfo.
Dopo esserci preparate, indossiamo i nostri accappatoi, e riponiamo i borsoni negli armadietti scelti.
Che la nostra giornata abbia inizio.

Abbiamo l'imbarazzo della scelta e non sappiamo da dove iniziare.
Ma l'idromassaggio si rivela essere davvero allettante. Nonostante sia venerdì, non c'è tanta gente-qualche coppia, un gruppo di amiche- e mi viene da pensare che questo sia un bene perché possiamo usufruire degli spazi offerti fino a quanto vogliamo.
L'acqua calda, quando mi immergo, mi fa sospirare di piacere, e con lo sguardo al mare, mi godo il massaggio che si propaga dal getto dei bocchettoni.
Le ragazze mi raggiungono poco dopo, e riesco a leggere anche su i loro visi le stesse espressioni deliziate da tutto ciò.
Sarò egoista ma, oggi, non voglio pensare a nient'altro che riguardi me e il mio benessere. Dopo quello ho passato sento di meritarmelo, ho davvero bisogno di cancellare qualsiasi pensiero ostacoli la mia felicità.
"Mmh, che bello..." Giulia sospira, chiudendo gli occhi.

Giulia e Cristina, poco dopo, decidono di andare a fare un bagno turco, torneranno a rilassarsi in idromassaggio più tardi, così io e Lottie rimaniamo sole.
"Stai pensando a quella bambina?" domanda, Carlotta, a bassa voce e sedendosi accanto a me.
"Nono, in questo momento non ci sto pensando, non sarei così rilassata" ammetto, aprendomi in una breve risata.
La mia amica mi lascia una leggera carezza sul braccio, comprensiva.
"Mi ricordo ancora quando mi dicesti le avresti voluto dare una famiglia e mi dispiace di aver sottovalutato la situazione. Capisco quanto tu stia male per non aver potuto realizzare il tuo desiderio" mi fa presente, amorevole come solo lei sa essere.
Mi volto, allora, nella sua direzione, arricciando le labbra in un lieve sorriso.
"Sta' tranquilla, Lottie. Purtroppo non poteva andare direttamente, sono da sola, nessuno mi avrebbe concesso di adottarla. Nonostante non condivida che la legge neghi l'adozione ai single, me ne dovrò fare una ragione" le confesso, cercando di assumere un tono neutro.
Eppure, Lottie, nonostante sia ben lontana da aver vissuto un'esperienza del genere, sembra comprenderne la gravità. Sarà perché, è dotata di una grande empatia e questo, da sempre, ci ha reso unite.
"Sei forte, Anita, davvero, e sono sicura che riuscirai a superare questa situazione" mi fa presente.
Abbasso lo sguardo, annuendo mentre Carlotta prende a creare, distrattamente, cerchi nell'acqua.
"Senti, piuttosto a te come va? Della situazione Federico che mi dici?" le domando.
Carlotta rialza lo sguardo velocemente, sbarrando gli occhi.
Proprio mentre sta per dirmi qualcosa, Giulia e Cristina ritornano, facendo fuoriuscire molto vapore dalla stanza del bagno turco.
"Ragazze, è pazzesco, dovete assolutamente provarlo!" ammette, Giulia euforica.
"Voi, invece, che avete fatto?" ci domanda Cristina, sospettosa.
Io e Carlotta ci lanciamo uno sguardo, complici.
"Niente" le replico, sorridendo.
"Bene, io vado a fare la sauna. Chi viene con me?" aggiunge allora lei, mentre Giulia ci comunica che andrà a bere qualche tisana rilassante.
"Io!" esclamiamo, all'unisono, sia io che Carlotta, scoppiando a ridere sùbito dopo.
Approfittiamo che non ci sia nessuno dentro e, adagiando i nostri teli sulle panche, ci sistemiamo. L'ambiente è da sùbito molto caldo, quindi decido di sedermi alla panca più in basso, in modo tale che il calore non sia troppo asfissiante. Ma sono a conoscenza di quanto una seduta di sauna possa essere benefica, allora traendo un respiro profondo, nel silenzio più totale, resisto.
Dopo 10 minuti decido di andare via, mentre osservo le mie amiche diventare tutte rosse, con le goccioline di sudore ad imperlare i nostri corpi.
"Ragazze" le richiamo, per attirare la loro attenzione. "Raggiungo Giulia, ci vediamo dopo?".
Così esco, rabbrividendo a contatto con lo sbalzo termico e mi faccio una veloce doccia fredda.
Giulia è sdraiata poco lontana, con i piedi incrociati, l'accappatoio a coprirla, su uno dei lettini che danno sulla spiaggia, mentre sorseggia una tisana fumante.
Ci sono molti termos con le tisane e decido di prendere quella al tè di roibos. Un tè rosso, tipicamente africano, che sembra contenga molte sostanze rilassanti.
Giulia non si accorge sùbito di me quando la raggiungo, così quando mi sdraio al suo fianco, sussulta voltandosi nella mia direzione.
"Quale hai preso?" mi domanda, facendo riferimento al bicchiere tra le mie mani.
"Roibos, rilassante. Tu?"
Lei sorride divertita, alzando il suo bicchiere a mo' di premio.
"Sta roba è un miscuglio di frutta, mela, mandarino, boh nemmeno mi ricordo, però c'è scritto che faccia andare in bagno".
"Beh" le faccio presente, avvicinando il suo bicchiere al suo, "lo scoprirai presto. Alla salute?".
Lei si apre in una fragorosa risata, socchiudendo gli occhi: "Alla salute, amiga!".
"Senti un po', ma Cristina e Lottie sono ancora in sauna?" mi domanda dubbiosa, dopo alcuni minuti di silenzio.
Scuoto le spalle, voltandomi verso di lei: "Credo di sì".
"Caspita, che resistenza!" ammette lei, divertita.
"Che ne dici se ci andiamo a fare due vasche?"aggiunge, alzandosi per buttare il suo bicchiere.
Annuisco, affiancandola.
"Volentieri!"esclamo.
Scopriamo che le nostre amiche sono di nuovo in idromassaggio e le informiamo riguardo alla nostra idea, ma comunicano che ci raggiungeranno più tardi.

Così, io e Giulia, prendendoci a braccetto, raggiungiamo il piano inferiore.
Scopriamo che ci sono due piscine: una olimpionica che usano per le attività in acqua e un'altra termale con idromassaggio che è quella che raggiungiamo.
Al nostro arrivo, le poche persone- due signore un po' avanti con l'età- che la occupavano, vanno via e non so se sia perché infastidite dalla nostra presenza.
"Menomale che quelle vecchiacce se ne sono andate, così posso fare tutto quello che voglio senza che loro mi fulminino con lo sguardo" ammette la mia amica, buttandosi all'indietro in acqua, provocando un grosso splash.
Rido alla scena, raggiungendo una delle postazioni idromassaggio, mentre la mia amica si esibisce in qualche scoordinata bracciata.
Quando poi mi raggiunge, prendendo posto al mio fianco, comincia a trovare le posizioni più disparate avvicinandosi ai getti d'acqua.
"Giulia, ma che stai facendo?" le chiedo, sorridendo divertita.
Lei incrocia il mio sguardo, confusa. "Eh beh, in qualche modo sti cuscinetti dobbiamo pure eliminarli o no?" Mi fa presente, con un'espressione ovvia, mettendosi di pancia al bocchettone. "Non voglio che mi esca nemmeno un po' di cellulite pure qua".
"Mi sembra giusto" le replico, portandomi una mano alle labbra, cercando di trattenere le risate, invano.
All'improvviso, la porta d'ingresso si apre, rivelando Carlotta e Cristina sulla soglia.
"Ciao, aragoste, pensavamo foste tornate a fare la sauna!" esclama Giulia nella loro direzione.
Carlotta e Cristina si lanciano uno sguardo divertite, infilando le mani nelle tasche dei loro accappatoi.
"Dai, su, venite" le incito, schizzando verso di loro quando ci raggiungono.
"Oh, oh, calma! È fredda!" trilla Cristina, muovendosi sulle punte dei piedi e trattenendo un brivido.
"È perché hai fatto troppa sauna" le fa notare, Giulia, con un'espressione da so tutto io. Poi, cogliendola di sorpresa, le riversa addosso un gesto d'acqua, che fa urlare spaventata la nostra amica.
"Vuoi la guerraaa?!" le replica, con un sorriso malandrino ad arricciarle le labbra.
"Puoi dirlo forte!"
Così, Cristina la raggiunge a grandi falcate, avventandosi su di lei, per buttarla sott'acqua.
Nel frattempo, Carlotta, rimasta sul bordo ad aspettare di tuffarsi, mi raggiunge, mentre le osserviamo dimenarsi e schizzarsi come se fossero due bambine. Vivaci e gioiose.
"Sai, riguardo a prima, Federico non si arrende, credo che non sia disposto a lasciarmi stare facilmente" mi confida, a bassa voce.
Non ho, però, il tempo di replicare che le nostre amiche, a quel punto, volendosi alleare, si voltano verso di noi, con due espressioni diaboliche.
E, prima che loro si siano avvicinate, abbiamo già iniziato una battaglia d'acqua.
È un bene che siamo da sole, sicuramente se ci fosse qualcuno, ci saremmo già beccate un pesante richiamo, ma adesso sembra importarci davvero poco, perché tutto ciò ci provoca solo una grande sensazione di spensieratezza.
Sputacchio acqua ovunque quando Giulia mi spinge sotto uno dei getti d'acqua, colpendola scherzosamente sulle braccia.
"Ok, ok, stop, tregua" ammette Carlotta, dichiarando il time-out, mentre Cristina riemerge, boccheggiando.
E, allora, ognuna di noi sembra bloccarsi dalla propria attività, i nostri sguardi si incrociano e non possiamo fare a meno di ridere, felici.

Giulia è la prima ad uscire, frettolosa.
"Mi sa che la tisana ha fatto effetto, devo fare la plin- plin" ammette, sgattaiolando via come se stesse camminando sugli spilli.
Usciamo anche noi quando ci accorgiamo che stia arrivando della gente e, quatte quatte, raggiungiamo il piano superiore, di nuovo.
La stanza del sale, come ci è stato consigliato, l'abbiamo tenuta per ultima.
Così, togliamo i nostri accappatoi e riprendiamo i teli da stendere su i lettini presenti.
Il sale grosso sotto i piedi mi provoca un lieve fastidio, ma, allo stesso tempo, il calore che emana è rilassante. Osservo le pareti impregnate di sale, il soffitto con le luci soffuse e colorate.
Ci stendiamo, una vicina all'altra, con lo sguardo fisso davanti a noi, e, dopo l'intesa battaglia d'acqua, mi godo ogni piccolo istante e sensazione offertami da quest'angolo di Paradiso. Mi sta venendo proprio sonno.

Quando lasciamo il centro benessere delle terme è ora di pranzo. Così, mentre decidiamo cosa fare, nella hall, il mio sguardo si posa a guardare una coppia di genitori che tiene per mano la propria bambina mentre escono dalla stanza del talassoterapico.
Io li guardo, e non riesco a fare a meno di soffermarmi su quanto siano felici, mentre tenendola per mano, le fanno fare un balzo.
Improvvisamente il mio pensiero, ricorre a Lucia, facendomi domandare come stia, cosa stia facendo, se quella famiglia che le avevano presentato abbia già avviato un periodo di affido.
Mia piccola, Lucia, quanto mi manchi...
Io ho la mia famiglia, le mie amiche, adesso che il confronto con Luca ha segnato un nostro avvicinamento, posso davvero dire di poter contare sull'aiuto e il sostegno di molti, ma Lucia, adesso, chi ha a prendersi cura di lei?
Le mie amiche si accorgono, presto, che il mio sguardo sia altrove e si ammutoliscono, voltandosi verso di me.
"Anita, è tutto ok?" mi domanda Cristina, accarezzandomi il braccio.
Lancio un ultimo sguardo alla famiglia, vedendoli dirigersi verso l'uscita e socchiudo gli occhi cercando di concentrarmi su tutt'altro.
"Sì, sì, va tutto bene" ammetto, traendo un respiro profondo.
Poi mi lascio trasportare da loro in direzione della prossima meta che hanno intenzione di raggiungere.
"Sapete" proferisco, attirando la loro attenzione "ieri sera Luca è stato a casa mia e ha ammesso di provare qualcosa per me".
Le mie amiche strabuzzano gli occhi, attonite; Giulia rilascia un gridolino, eccitata.
"Coosa?!"
"Sì, beh, mi ha spiegato il perché del suo comportamento, e chiesto scusa. Non vuole mettermi fretta o altro, solo riconquistare la mia fiducia..."
"E tu cosa hai intenzione di fare?" mi domanda, Cristina, curiosa.
Rivolgo lo sguardo fisso davanti a me, ripercorrendo la scena nella mia mente.
"Non voglio crearmi aspettative, solo vivermi le cose così come vengono"

Perché il pensiero di Lucia, ormai lontana, e il desiderio di famiglia che ambivo a darle, mi tormenteranno sempre, ma, forse, con Luca accanto sarà un passato meno doloroso da superare.

ANGOLO AUTRICE:
Buon pomeriggio e ben ritrovati :)
Innanzitutto, ci tengo ad augurare, anche se in ritardo, buon anno a tutti e spero abbiate passato delle serene feste.
Ma tornando a noi...questo capitolo è stato un parto, uno dei più difficili per stesura e contenuto, soprattutto la prima parte, con il confronto tra Luca e Anita.
Ebbene, mi auguro le sue parole non siano risultate poco credibili e che siate riuscite a comprendere cosa lo abbia portato a comportarsi così. Quello che ha detto non è necessario ad assolverlo completamente ma tutti commettiamo errori, no? E di Anita, invece? Cosa mi dite? Ho cercato di farle provare una reazione il più veritiera possibile, pensiate sia giusto gli dia un'opportunità?😊
Per la seconda parte, non ho molto da dite, ci sono un gruppo di amiche, un posto incantevole quali le terme e tanto puro divertimento e spensieratezza che Anita si meritava tutto. Siete d'accordo? Le terme a cui mi sono ispirata esistono davvero😊 e ho avuto la fortuna di passarci una giornata intera😄
Bene, detto questo, vi saluto, ringraziandovi per il vostro supporto, le ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo e chiunque abbia aggiunto la storia in qualsiasi lista e aspetto tante, tantissime, opinioni a riguardo.
Un abbraccio e a presto con il ritorno di Anita al lavoro!

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: ineedofthem