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Autore: Evola Who    15/01/2019    3 recensioni
Sul Binario 9¾, diretti alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, molti vecchi e futuri studenti stavano salutando i loro genitori e parenti prima di salire sul treno e intraprendere il lungo viaggio fino a destinazione.
Ma non tutti sembravano felici di questa giornata…
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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The life of Elisabeth Eleanor Wonder. 

Capitolo 1
La partenza
 

Primo settembre 1984, stazione di King's Cross.

Sul Binario 9¾, diretti alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, molti vecchi e futuri studenti stavano salutando i loro genitori e parenti prima di salire sul treno e intraprendere il lungo viaggio fino a destinazione.
Ma non tutti sembravano felici di questa giornata…

“Tutto questo è così imbarazzante!”

“Andiamo, tesoro, devi solo metterti in posa davanti al treno e sorridere alla macchina fotografica.”

“Solo per aver un bel ricordo di questo momento!”

Loro erano Grace e Vince Wonder, una coppia sposata da più di quindici anni e vicini alla quarantina.

La signora Wonder indossava un lungo vestito a fiori viola, con spalline larghe, calze scure semitrasparenti, scarpe col tacco e una borsa marrone intorno alla spalla. Era una donna aggraziata, dalla corporatura un poco robusta con i capelli scuri, occhi color nocciola, viso truccato leggermente e un grande sorriso in volto.

Accanto a lei, il marito era vestito di tutto punto con un completo elegante e scarpe di vernice; era leggermente più basso e robusto della moglie, il suo viso era ben rasato e portava i capelli neri - che cominciavano a farsi brizzolati - pettinati all'indietro con la brillantina.

Entrambi erano emozionati e orgogliosi della loro unica figlia, per il suo primo anno ad Hogwarts. La loro “bambina”, però, non sembrava altrettanto entusiasta come i suoi genitori.

“Non è giusto! Perché devo essere vestita come un confetto blu mentre gli altri sono vestiti più che normale?!”

Infatti, in stazione tutti gli altri ragazzi e ragazze erano vestiti con abiti casual e che non attiravano troppo l'attenzione. Lei, invece, indossava un appariscente abito color celeste lungo fino alle ginocchia; verso il fondo dell'ampia gonna c'era un orlo di pizzo che le girava tutto intorno, mentre sui polsini delle lunghe maniche erano cuciti dei fiocchi color blu scuro, del medesimo colore del nastro legato intorno alla vita, del colletto del vestito e del fiocco stretto dietro la testa. Indossava anche delle calze spesse e bianche, ballerine nere lucide e teneva stretta in mano una cartella nera di vernice.

Il "confetto blu" era Elisabeth Eleanor Wonder, una ragazzina di undici anni, con gli occhi castani – esattamente come quelli dei suoi genitori - nascosti da un paio di occhiali neri dalla montatura leggera, i capelli neri corvini – proprio come suo padre - con la messa in piega mossa di lunghezza media, la fronte scoperta, alta circa un metro e cinquanta, di corporatura normale per la sua età e la pelle pallida, il naso piatto e le labbra sottili – come sua madre-

“Perché oggi è un'occasione speciale per te! E, in queste occasioni, ci vuole un abito speciale!” spiegò sua madre, con tono calmo. “E poi, con questo blu e il rosso del treno sullo sfondo, uscirà una foto stupenda, vedrai! E comunque, quando siamo andati a Diagon Alley, c'era gente molto più eccentrica.”

Ma la ragazzina fece il muso lungo e guardò in basso a braccia conserte.

“Andiamo, Eleanor. Fai felice la mamma. In fondo, vogliamo solo un bel ricordo di oggi. E poi, non ti vedremo fino a Natale” spiegò suo padre, con tono gentile.

Così, lei smise di fare il muso, rifletté su quelle parole e fece un lungo sospiro, dicendo: “Va bene". Poi alzò gli occhi al cielo con aria rassegnata.

Grace sorrise entusiasta e le chiese di mettersi diritta davanti al treno, con le mani davanti insieme alla cartella, e di sorridere, allontanandosi dal suo carrello con sopra tre valigie piene – in pratica contenevano tutto il suo guardaroba - ed una gabbia con dentro una femmina di barbagianni, dal piumaggio di un marrone scuro ed un muso bianco e dolce, il che l'aveva spinta a chiamarla Sarah Jane, come la Sarah Jane Smith di “Doctor Who”.

Eleanor obbedì, ammiccando davanti all'obiettivo della Polaroid con un faticoso sorriso forzato.

Non appena ebbe scattato e l'istantanea fu uscita dalla macchinetta, Grace l'ammirò ed esclamò, contenta: “Oooh! È perfetta! Questa l'attaccherò con le altre foto sopra il frigo!”
Anche il marito guardò la foto sorridendo con aria dolce, mentre Eleanor alzò gli occhi al cielo paziente e si avvicinò ai suoi genitori.

Dopo che Grace ebbe messo a posto la Polaroid e la foto in borsa, guardò la figlia, mettendole le mani sulle spalle, e disse: “Eleanor, siamo così fieri di te! Non ci posso ancora credere che la nostra bambina studierà in una scuola di magia per diventare una vera strega!”

“E una strega buona e bella, per giunta! Non di quelle brutte e cattive come quella dell’Ovest!” aggiunse Vince, ridendo con ironia.

Ma lei, come detto, non era affatto eccitata come lo erano loro. Al contrario, stava vivendo questa esperienza con dei grandi dubbi e con molte paure.

Il treno, la scuola... Tutto questo, per Eleanor, era a dir poco più sconcertante ancora che aver scoperto di essere una strega con tanto di poteri magici. Fosse stato solo quello, lo avrebbe potuto accettare senza troppi problemi.
A spaventarla ed a frenarla, casomai, era il pensiero di dover frequentare una scuola di magia in una località sconosciuta della Scozia.

E, oltretutto, non voleva lasciare la sua casa a Seven Kings, la sua cameretta, le sue abitudini ed i suoi genitori. Non si sentiva pronta ad abbandonare tutto questo.

Naturalmente, i genitori avevano notato lo sguardo inespressivo e basso della figlia.

“Che cosa c’è, Eleanor?" chiese Grace con tono dolce.

“E se non mi piacesse?” domandò lei, alzando lo sguardo dall’aria preoccupata. “E se non sarò una brava strega? Se non mi trovassi bene, se mi succedesse qualcosa? E se… mi prenderanno tutti in giro…” e ritornò a guardare in basso con afflizione.

Quelli che aveva esternato, non erano soltanto i suoi timori riguardo a ciò che avrebbe potuto trovare in una nuova scuola. Piuttosto, era la paura di rivivere le medesime esperienze già conosciute in passato. Se le era capitato anche nella sua vecchia scuola elementare, perché le stesse cose non avrebbero potuto succederle anche lì?

I suoi genitori si scambiarono uno sguardo perplesso, ma capirono lo stesso le preoccupazioni della figlia.

“Non ti preoccupare, Eleanor” la rassicurò sua madre.

“In fondo, stai andando a studiare per diventare strega e, se ti impegni, sarai la più brava streghetta di sempre! E poi, potrai pulire casa con un solo tocco della bacchetta!”
aggiunse suo padre, ironico come sempre, facendo ridere moglie e figlia.

“E poi, lì non ci sono una stupidissima Ilary, una Sarah od un Alex a prenderti in giro.”

“E, se proprio dovesse succedere qualcosa, qualsiasi cosa, vedrai che la scuola ce lo dirà e noi verremo subito lì.”

Marito e moglie fecero un sorriso sicuro e rassicurante verso la figlia, che lei ricambiò. Tuttavia, aveva ancora dei dubbi che la preoccupavano: “Ma… è la prima volta che starò lontana da casa per così tanto tempo…”

Calò il silenzio.

Eleanor restò con la sua aria inespressiva e gli occhi tristi. Pensava di non essere pronta a lasciare casa, che avrebbe avvertito la mancanza dei suoi genitori, e che questo le avrebbe impedito di godersi dei momenti spensierati; credeva inoltre che l’idea che i suoi genitori sentissero troppo la sua mancanza l'avrebbe distratta.
Insomma, anche se spesso la mettevano in imbarazzo - proprio come adesso - voleva loro troppo bene per potersene andare.

“Eleanor…” disse dopo un poco sua madre, con tono calmo e rassicurante. “Lo so che per te, come per noi, è un grosso cambiamento. E certo, può fare un po' di paura. Ma non possiamo ignorare il tuo dono, così come non possiamo impedirti di mandati in quella scuola. Però, ricordati che il cambiamento è il primo passo per crescere come una persona migliore. E vale sia per te, che per noi.” E le fece un piccolo sorriso dolce.

“E poi,” aggiunse il padre, “non te ne vai mica per sempre. Resterai lì per novi mesi, verrai a casa per Natale e per le vacanze estive. E, per di più, ci scriverai, esattamente come noi scriveremo a te. Quindi, non ti devi preoccupare affatto.”

“E voi? Ve la caverete?” chiese Eleanor seria, alzando lo sguardo di scatto.

Grace e Vince rimasero stupiti. Non per la domanda in sé, ma per quel tono serio con cui l'aveva posta. Però, capirono il motivo.

“Eleanor, pensi che soffriremo troppo per la tua mancanza?” chiese la madre.

“Be', quando sono andata a Windsor in gita scolastica per due giorni, mi avete salutata come se stessi andando in guerra. E, al mio ritorno, come se fossi ritornata viva dalla stessa guerra.” E li fissò con aria seria.

Marito e moglie si scambiarono occhiate tese, perché sapevano bene che aveva ragione, riguardo alla loro reazione un po’ troppo preoccupata.

“Lo so, siamo sempre stati un po’ protettivi nei tuoi confronti” rispose Vince.

“Ma perché sei nostra figlia e ti vogliamo bene. E soprattutto dopo quello che è successo della vecchia scuola….”

E, su quello, Eleanor non poteva dargli torto. Aveva subito un forte bullismo psicologico da parte dei compagni, in quegli anni. E doveva ringraziare i suoi genitori che avevano cercato di fermarli e le erano sempre stati vicino.

“E poi, non ti devi impensierire per noi” continuò Grace. “Vedrai che, questa esperienza, ci farà bene a tutti. Tu imparerai a essere più autonoma e a goderti i tuoi spazi, e noi a non preoccuparci troppo per te ed a rispettare la tua privacy.”

“E poi, io e tua madre sappiamo ancora come fare a divertici un po’ da soli” aggiunse Vince, mettendo una mano sulla spalla della moglie e guardandola con un sorrisetto carico di ironia.

Grace rise mentre il marito le dava un bacio sulla guancia; in quanto a Eleanor, distolse lo sguardo con aria disgustata da quella scena.

Quel momento fu interrotto dal capotreno, che gridava annunciando che il convoglio era in partenza.
Eleanor fissò i suoi genitori con aria tesa. Dopo che sua madre l'ebbe rassicurata un'ultima volta che non doveva minimamente preoccuparsi per loro, si abbracciarono con una lunga stretta calorosa.

“Mi raccomando, impegnati, studia, scrivici e divertiti.”

“Okay.”

“Ti voglio bene, Eleanor.”

“Anche io, mamma.”

 Madre e figlia si sciolsero dall’abbraccio, poi la ragazza abbracciò anche suo padre. E, come la moglie, la tenne stretta accarezzandole i capelli.

“Mi raccontando, stai attenta. Soprattutto con i ragazzi.”
Lei rise divertita rispondendo: “Okay.”

Poi lui aggiunse, baciandola delicatamente sulla fronte: “Ti voglio bene, principessa.”

“Anche io, papà.”

Dopo un lungo minuto, Eleanor si staccò dal suo abbraccio e salutò i suoi genitori con aria rassicurante; poi, spingendo il suo carrello dei bagagli, salì sul treno in partenza e si affacciò dal piccolo finestrino del corridoio, salutando con la mano finché fu lontana e non la videro più.

Quando il treno sparì davanti ai loro occhi, Grace fece un lungo sospiro e guardò il marito, chiedendo: “Secondo te, Eleanor starà bene lì? In fondo, non sappiamo nulla di quella specie di scuola.”

“Be', di certo, non potevamo davvero impedirle di frequentarla. Altrimenti, chi sa che cosa le sarebbe successo” rispose lui, poggiandole una mano sulla spalla per confortarla.

“E poi, nuova scuola, nuovi insegnanti, nuovi compagni e una nuova vita scolastica. Sarebbe una punizione, per lei, dover ricominciare da capo. Vedrai che se la caverà. In fondo, anche se a prima vista non sembra, nostra figlia è forte.” E sorrise.

Grace lo ricambiò posandogli la testa sulla spalla e asciugandosi una lacrima.


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Note:
Salve ad tutti! :D
Prima long su Harry Potter! 
Spero che vi piaccia questa piccola
storia su una nata babbana
e la sua prima esperienza ad Hogwarts.
Rigrazio ad tutti quelli che leggerando e recesirano
questa storia!
Evola 

P.s
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