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Autore: AlekHiwatari14    16/01/2019    0 recensioni
Questa è la storia di una ragazza normale che si ritrova a traslocare ignara che sia Konoha il luogo della destinazione, ma quella città non è la stessa. Tutto è cambiato e completamente diverso da come lo conosciamo, inoltre quella ragazza scoprirà la realtà su di lei, qualcosa che non immaginava affatto. Tra mille peripezie quotidiane si ritroverà ad affrontare un avventura bizzarra e fuori dall'ordinario scoprendo pian piano le differenze tra la realtà e la fantasia che gli avevano sempre fatto credere...
PRESENTI TUTTI I PERSONAGGI DI NARUTO, INCLUSI MINATO, KUSHINA E ALTRI.
Buona lettura.
Genere: Comico, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kiba Inuzuka, Menma Uzumaki, Nuovo Personaggio, Sorpresa | Coppie: Hinata/Naruto, Neji/TenTen, Sai/Ino, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Temari
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto, Naruto Shippuuden
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CAPITOLO 14



Rita:COOOOOSAAAAAAA?!!!!!!!!

 
Urlai sentendo la notizia da Hinata appena entrata in classe il giorno dopo.

Rita:Non ci credo!!
Sakura:Allora non vi siete confessati quel giorno.
Hinata:No, perchè non ci andava, ma ieri... mi ha detto che mi ama.
Rita:Voglio capire come e quando è successo.
Hinata:Ieri.
Rita:Quando? Dov'eravate?
Hinata:E' successo quando te ne sei andata con Menma.

Rivelò facendomi odiare profondamente quel ragazzo.
"E mi sono persa una scena da NaruHina per stare con Menma a prendere della stupida legna?! Ma come ho potuto? Non ci credo!!" pensai sprofondando negli abissi. Credevo che nulla potesse essere peggio di sapere che la mia coppia preferita si stava avvicinando e mi ero persa questo momento storico. Mi ero persa la confessione dei due, cioè... mi sentivo una vera idiota, ma ovviamente quando si pensa di star male, deve sempre andare peggio.

Kurenai:Ragazzi, sedetevi. Compito in classe a sorpresa.

Avvertì la professoressa entrando con i compiti di matematica.
Già odiavo profondamente quella materia, poi ci si metteva anche lei.
Mi andai a sedere con il morale a terra al mio posto, quando un urlante uomo cane spalancò la porta di classe.

Kiba:Buongiorno!

Tutti cominciammo a fissarlo. Era venuto nel momento sbagliato, anche perchè c'era un silenzio assurdo in quell'aula.

Kurenai:Inuzuka, sei in ritardo. Va a sederti. Compito a sorpresa.
Kiba:Sa professoressa. Ripensandoci passo più tardi. Ho dimenticato una cosa a casa e...

Tentò di dire, facendo marcia in dietro.
"Eh, no! Se mi subisco il compito di matematica io deve subirselo anche lui." pensai, afferrandolo per la giacca.

Rita:Ehi, uomo cane. Dove credi di andare?
Kurenai:Bel colpo. Forza, in classe!

Esclamò la professoressa tirandoselo dentro. Le occhiataccie di Kiba parlavano da se. Era più che ovvio che mi stava profondamente odiando e andava bene così.
Quando mi ritrovai davanti quel test di matematica l'unica cosa che mi frullò per la mente era di copiare, ma Sai non era molto bravo. In realtà sembrava non sapesse nulla di quella materia, così dovetti arrangiarmi.
Il compito si concluse. Ero tremendamente giù perchè non ero riuscita nemmeno a risolvere uno stupido problema, quando l'uomo cane si avvicinò da dietro abbracciandomi e strozzandomi quasi con la sua presa.

Kiba:Questa me la paghi.
Rita:Ma sei impazzito?!

Sbraitai, svincolandomi dalla sua presa e dandogli un pugno in testa.

Rita:Piantala di prendermi così! E' insopportabile!
Kakashi:Ragazzi, tornate ai vostri posti.

Richiamò mio padre, entrando e dando il cambio con la Kurenai.

Kiba:Con te parlo dopo.
Rita:Mpf... parlo dopo... come se ci fosse qualcosa da dire.

La mia lamentela fece accennare una specie di risata trattenuta al mio compagno di banco, Menma.
Volsi lo sguardo verso di lui. Era strano.
Sembrava percepire i miei pensieri. Sorrisi e lui fece altrettanto.
Aprimmo il libro e cominciammo a seguire. Presto le lezioni finirono ed io misi tutte le mie cose nella cartella quando, inaspettatamente, Menma mi venne vicino.

Menma:Torniamo a casa insieme?!
Rita:Certo, perchè no?

Mi alzai dal banco per uscire dalla porta. Naruto se ne stava lì a parlare con Hinata. Quei due sembravano avvicinarsi sempre di più e a quanto pare dopo scuola avevano un altro appuntamento. Io e Menma, intuendolo, decidemmo di tornare a casa insieme e da soli. In fondo non c'era nulla di male a tornare a casa con un amico, no? Soprattutto se è un vicino di casa.
Non so cosa gli prese, ma Kiba cominciò a dare di matto.

Kiba:Ehi, dove vai?!

Sbraitò vedendomi uscire dall'aula con il corvino.
Mi fermai e mi voltai. Ero seccata da quel suo comportamento. Era sempre più strano e infantile.

Rita:Che domande? Me ne torno a casa, no?
Kiba:Con lui?
Rita:Certo, perchè? Qualche problema?

Domandai, incrociando le braccia ed essendo infastidita dal suo modo di fare. Insomma, non era mio fratello, ne mio padre ne tanto meno il mio ragazzo. Perchè pretendeva di darmi ordini?
L'antipatia cominciava a farsi sempre forte tra noi o almeno dentro me. Tutto quel suo modo di porsi e di fare era strano. Il giorno prima era tanto dolce e carino, come un cane che fa feste al proprio padrone e il giorno dopo se ne usciva con quella faccia nervosa e urtata da qualcosa, neanche gli avessi pestato la coda.

Kiba:Nessun problema. Solo che mi da fastidio.
Rita:Fastidio? Tsk... e chi sei tu per dirlo? Non sei mica il mio ragazzo che puoi decidere con chi devo vedermi e cosa fare?
Kiba:Cosa?
Rita:E poi anche se lo fossi, me ne fregherei altamente.
Kiba:Che?

Ero stanca del suo modo di fare. Sembrava che volesse continuare a prendermi in giro come l'altro giorno. Insomma, io non sono una persona facile e non mi piacevano per niente i suoi modi di fare.
Non mi piaceva che giocasse sui sentimenti. Cioè, fingere che potessi piacergli non era il massimo per un ragazzo.
Mi sentivo presa in giro. Non so perchè. Pensai che fosse solo un gioco e che stava un po' esagerando, soprattutto con Menma.
Non era possibile che dovevo stare alla larga anche dai miei amici e frequentare solo ciò che lui voleva. E poi Menma... non so... aveva qualcosa di diverso. Mi piaceva passare il tempo con lui e odiavo quando pretendeva che lo tenessi alla larga.

Rita:Il gioco è bello quando dura poco. Forza, Menma. Andiamo.

Dissi, dandogli le spalle e allontanandomi da lui. L'unica cosa che riuscii a sentire fu la risata di Naruto accompagnata da una strana frase.

Naruto:Menma 1 - Kiba 0.

Oltre al fatto che Kiba cominciò a corrergli dietro per menarlo. Sospirai e pensai che quei due erano fin troppo strani per essere capiti. Mi incamminai e feci tutta la strada di casa insieme a Menma. Era piacevole camminare e parlare con lui. Mi accorgavo che si apriva sempre un po' di più con me ogni giorno che passava.
Ci fermammo anche durante il tragitto per prendere qualche ghiacciolo. Era strano, ma il tempo passava molto veloce per me. Non capivo a pieno cosa stesse succedendo.
Mi trovavo fin troppo bene con Menma e l'ho visto sorridere e ridere più volte in mia presenza, da quella volta al parco intendo.

Rita:Sai, dovresti ridere di più.
Menma:Cosa?
Rita:No, cioè... volevo dire che hai un bel sorriso. Non si vede su tutti.

Affermai, andando verso il contenitore dell'immondizia per buttare la stecchetta di legno del ghiacciolo. Lui fece lo stesso. Ormai eravamo sotto casa e, incuriosito, mi chiese:

Menma:Da quanto in qua ti intendi di sorrisi?
Rita:Per tua informazione, me ne intendo eccome se me ne intendo.
Menma:Beh, se è così, cosa dice il mio? Che sorriso avrei?

Continuò a domandare. Calò un silenzio improvviso che durò al massimo una manciata di secondi prima che potessi romperlo dicendogli:

Rita:Il più bello di tutti. Quello è il sorriso di chi ha sofferto molto, ma le ha superate tutte.

Gli diedi le spalle, mentre andavo verso le scale che portavano nel condominio del palazzo. Lui rimase talmente sorpreso che si fermò. Io nemmeno me ne accorsi e feci qualche passo in più. Una volta trovata sui primi scalini, mi resi conto che lui era rimasto lì. Mi fermai e mi voltai verso di lui. Aveva uno sguardo strano. Era molto sorpreso e incredulo allo stesso tempo. Si vedeva lontano un miglio, ma non capivo il perchè di quella espressione. In fondo avevo detto solo quello che pensavo.

Rita:Perchè ti sei fermato? Non vieni?

Domandai e lui scosse la testa cercando di riprendersi, per poi porre le sue domande:

Menma:Davvero vedi questo? Cioè... davvero pensi questo di me?
Rita:Si, perchè me lo chiedi?

Rimase lì, fermo immobile a fissarmi per un po'. Calò il silenzio tra di noi. Ci fu un attimo di esitazione, ma poi scosse la testa.
Era come se non sapesse nemmeno lui cosa dire. Eppure non mi sembrava aver detto qualcosa di sbagliato o fuori posto.

Menma:No... e che... va beh... tanto siamo arrivati. Ci vediamo domani, no?
Rita:Si, certo. A domani allora.

Salutai, dividendomi da lui e continuando a salire da sola. Era un comportamento strano, ma non ci diedi molto peso. Arrivai al mio piano, per poi andare verso la porta di casa mia, quando lui salì di tutta fretta e si voltò verso me chiamandomi:

Menma:Rita?

Mi fermai e mi voltai verso di lui. Aveva il fiatone e non riuscivo a capire perchè si stesse comportando in quel modo.

Rita:Si? Che c'è?
Menma:Posso venirti a rompere le scatole ogni tanto?
Rita:Le scatole già me le rompe qualcun altro, ma puoi venirmi a trovare quando vuoi. Lo sai.

Rise, abbassando la testa e dandomi le spalle. Continuò a camminare verso casa sua, voltandosi continuamente verso di me, mentre io rientravo nella mia. I giorni passavano e tra me e Menma stava nascendo qualcosa di unico. Bussava ogni sera la finestra di camera mia e parlavamo di tutto, guardavamo le stelle e qualche volta sono andata a vedere anche un film in camera sua.
L'amicizia che stava nascendo era molto forte e piena di sentimento. Mi sentivo fortunata ad averlo come amico, ma le cose non andavano per niente bene a scuola per lui. Kiba voleva sempre separarmi ed io mi trovavo sempre ad urlargli contro.
Qualche giorno dopo vidi Sakura in classe che era completamente spenta e in disparte dal gruppo. Sembrava che un camion le fosse venuto direttamente addosso. Non sapevo che anche io mi sarei trovata nella stessa situazione ben presto, ma per un motivo ben diverso. Cosa successe? Scopritelo nel prossimo capitolo.

***

Intanto...prima di tutto ciò, a mia insaputa succede qualcosa...

Menma:Torniamo a casa insieme?!
Rita:Certo, perchè no?

Mi alzai dal banco per uscire dalla porta. Ero del tutto ignara del fatto che Kiba era infastidito dal modo in cui si comportava Menma con me. Era geloso e temeva che potesse allontanarmi da lui.
Infatti, pur parlando con Shino in quel momento, nel vedermi uscire di classe con lui, corse come un pazzo.

Kiba:Ehi, dove vai?!

Sbraitò vedendomi uscire dall'aula con il corvino.
Mi fermai e mi voltai. Tutti erano a conoscenza della verità. Era inutile negarlo. Io gli piacevo, ma ero convinta che fosse solo un modo per prendermi in giro.
Insomma, non giudicatemi. Ero solo una ragazzina e non capivo cos'era l'amore. Non capivo che Kiba era serio. Nessun ragazzo ci aveva provato con me prima del mio arrivo a Konoha, anzi. Ero sempre stata presa in giro e pensavo che quella fosse l'ennesima trovata del pagliaccio della classe per mettermi in ridicolo.

Rita:Che domande? Me ne torno a casa, no?
Kiba:Con lui?
Rita:Certo, perchè? Qualche problema?

Domandai, incrociando le braccia ed essendo infastidita dal suo modo di fare. Abbassò lo sguardo e mormorò infastidito.

Kiba:Nessun problema. Solo che mi da fastidio.
Rita:Fastidio? Tsk... e chi sei tu per dirlo? Non sei mica il mio ragazzo che puoi decidere con chi devo vedermi e cosa fare?
Kiba:Cosa?
Rita:E poi anche se lo fossi, me ne fregherei altamente.
Kiba:Che?
Rita:Il gioco è bello quando dura poco. Forza, Menma. Andiamo.

Dissi, dandogli le spalle e allontanandomi da lui. Naruto uscì ridendo dalla classe cominciando a prenderlo in giro.

Naruto:Menma 1 - Kiba 0.
Kiba:Tu, brutto figlio di...!

Urlò, correndogli dietro per menarlo. Si sentiva umiliato da Menma. Lo vedeva proprio come una minaccia e Naruto non smetteva di farglielo notare. Kiba era stanco e confuso dall'atteggiamento mio e del fratello di Naruto. Insomma, lui non sapeva decifrarmi ed io non capivo ciò che stava succedendo attorno a me.
Non capivo che l'uomo cane percepiva l'odore di Menma cambiare quando mi parlava e quel cambiamento sapeva molto bene cos'era. Sapeva che quel ragazzo aveva un debole per me, mentre io lo consideravo un semplice amico.
Non riuscivo a vedere i suoi sentimenti. Non mi ero mai trovata di fronte a qualcuno innamorato di me. Non sapevo come funzionava. Era una cosa del tutto nuova e sconosciuta e sinceramente non sapevo nemmeno io cosa provavo per entrambi. Con Menma stavo bene, ma Kiba era insostituibile con quelle sue frecciatine e le litigate perenni. Non mi accorsi che i miei gesti, detti con tanta ingenuità e senza nemmeno riflettere, potevano far bene e male a chiunque di loro.

Rita:Sai, dovresti ridere di più.
Menma:Cosa?
Rita:No, cioè... volevo dire che hai un bel sorriso. Non si vede su tutti.

Affermai, andando verso il contenitore dell'immondizia per buttare la stecchetta di legno del ghiacciolo. Lui fece lo stesso. Eravamo sotto casa, quando fu incuriosito dalle mie parole.

Menma:Da quanto in qua ti intendi di sorrisi?
Rita:Per tua informazione, me ne intendo eccome se me ne intendo.
Menma:Beh, se è così, cosa dice il mio? Che sorriso avrei?

Calò un silenzio breve, ma le parole che susseguirono lo lasciarono sorpreso.

Rita:Il più bello di tutti. Quello è il sorriso di chi ha sofferto molto, ma le ha superate tutte.

Gli diedi le spalle, mentre andavo verso le scale che portavano nel condominio del palazzo. Lui rimase talmente sorpreso che si fermò.
Si sentì in qualche modo corrisposto e capito. Era come se gli avessi letto l'anima senza nemmeno accorgermene. Menma arrossì, sentendosi il cuore battere a mille. Abbassò la testa pensando che forse si era sbagliato, ma più mi guardava e più sentiva quei sentimenti crescere in lui. Quando mi accorsi che era rimasto indietro, lo chiamai.

Rita:Perchè ti sei fermato? Non vieni?

Domandai e lui scosse la testa cercando di riprendersi, per poi porre le sue domande:

Menma:Davvero vedi questo? Cioè... davvero pensi questo di me?
Rita:Si, perchè me lo chiedi?

Rimase lì, fermo immobile a fissarmi per un po'. Calò il silenzio tra di noi. Ci fu un attimo di esitazione, ma poi scosse la testa. Cominciò a balbettare, non sapendo che dire. Aveva mille emozioni che non sapeva spiegare.

Menma:No... e che... va beh... tanto siamo arrivati. Ci vediamo domani, no?
Rita:Si, certo. A domani allora.

Salutai, dividendomi da lui e continuando a salire da sola.
Mi guardò salire. Si mise una mano tra i capelli cercando di schiarirsi le idee.

Menma:E se fosse... no. Non può essere.

Mormorò tra se e se, cercando di capire se quell'amore che provava per me fosse corrisposto. Si fece anima e coraggio e salì di tutta fretta. Aveva un solo modo per scoprirlo ed era chiedermi di passare più tempo con lui.

Menma:Rita?

Chiamò, fermandomi poco prima che arrivassi alla mia porta. Aveva il fiatone a causa della corsa fatta per salire le scale.

Rita:Si? Che c'è?
Menma:Posso venirti a rompere le scatole ogni tanto?
Rita:Le scatole già me le rompe qualcun altro, ma puoi venirmi a trovare quando vuoi. Lo sai.

Quelle parole suonarono alle sue orecchie come qualcosa di positivo. Non sapevo che involontariamente gli avevo fatto capire che apprezzavo più lui che Kiba, anche perchè non era così. Per me erano amici in egual modo.
I giorni passavano e il rapporto con Menma ingelosiva sempre di più Kiba. Arrivò il giorno dei compiti corretti dalla Kurenai e ovviamente dovetti fare l'interrogazione a causa del voto basso avuto al compito, quando Sakura si accorse che Sasuke che era terribilmente nervoso e pensieroso.

Sakura:Sas'ke? Tutto bene?
Sasuke:Si, sto solamente pensando.

Rispose con lo sguardo perso nel vuoto. Presto finì la lezione e tornammo a casa. Sasuke si ritrovò ad entrare in casa, quella casa che lui odiava e che ogni santo giorno tentava di trovare una scusa per uscirne il più presto possibile. Il motivo era che lui non ci stava bene.  La sua famiglia non era una qualsiasi.

Sasuke:Sono a casa.
Itachi:Sei tornato presto.

Disse accogliendolo mentre Sasuke entrava nella cucina vedendo che era in compagnia della sua combricola.  Ebbene, il motivo per cui lui non ci stava bene era che la sua famiglia era piena di debiti a causa di Itachi. Aveva infangato la famiglia e l'onore degli Uchiha nel modo più terribile che potesse esserci. Era entrato a far parte dell'organizzazione alba, un organizzazione criminale molto ricercata non solo a Konoha, ma anche in tutti gli altri villaggi e si estendeva lungo tutta la zona dei villaggi ninja e anche oltre. Era passato così come un traditore e un ricercato di Konoha, ma la cosa peggiore è che era entrato per far felice il padre solamente perchè lo aveva sentito parlare dell'odio che aveva verso i politici e le loro leggi e avrebbe voluto effettuare un colpo di stato. Quel pensiero del padre di Sasuke fu fatto così, come si parla tutti i giorni. Era solamente un opinione e non un volere vero e proprio come aveva capito il figlio. Da quel giorno, i genitori di Itachi e di Sasuke si addossarono tutte le colpe e Itachi va via appena ha una missione con i suoi compagni. Stavolta era toccato ai compagni andare da lui. E lì, seduti al tavolo della cucina, c'erano non solo Itachi, ma anche Deidara e Karin, la cugina di Naruto che era appena entrata nell'organizzazione. Mikoto, la madre di Sasuke, si voltò mettendo sul tavolo un valsoio cercando di accoglierli al meglio dandogli una tazza di thè.
 
Mikoto:Ecco ragazzi.
Deidara:Grazie, signora.
Karin:Non doveva disturbarsi.
Mikoto:Ma figuratevi. Per gli amici di Itachi questo ed altro.

Davanti a quella scena assurda, Sasuke non poteva resistere un minuto di più così uscì andando verso camera sua, ma fu seguito da Karin.

Sasuke:Che diamine vuoi?
Karin:Nulla...
Sasuke:Allora perchè mi segui?
Karin:Vedi, io... come dire... sono sempre stata attratta da te.

Confessò avvicinandosi a lui cercando di sedurlo togliendosi gli occhiali continuò:

Karin:Che ne pensi di stare un pò da soli? Magari usciamo insieme. Solo io...e te.
Sasuke:Scordatelo. Non starei mai con una come te.

Rivelò facendo cadere il mondo addosso alla ragazza.

Karin:Perchè continui a rifiutarmi? Per te sono entrata anche nell'organizzazione alba.
Sasuke:Avresti potuto farne almeno. Io non sto con loro e mai lo sarò. Quindi il fatto che sei entrata in quella cavolo di organizzazione sono affari tuoi e non miei.
Mikoto:Sasuke!

Richiamò sentendo le parole del figlio che era al quanto urtato dal comportamento della ragazza.

Sasuke:Che c'è? E' la verità!
Itachi:Finchè farò parte dell'organizzazione alba, tutta la famiglia Uchiha ne farà parte, quindi è ora che te ne faccia una ragione.
Sasuke:Già faccio da informatore. Non puoi costringermi a farmi andare d'accordo anche con i tuoi compagni.
Fugaku:Inveci li rispetterai!

 
Ordinò il padre sentendo tutta la conversazione.

Sasuke:Ma papà...!
Fugaku:Tu farai quel che ti dico, chiedi subito scusa alla signorina, anzi... sai che c'è di nuovo? Oltre a chiederle scusa, l'accompagnerai a casa e farai tutto ciò che vuole.
Sasuke:Che? Ma io devo andare a lavoro!
Fugaku:Tu farai come ti dico. Avanti! Muoviti!

Con l'odio verso quella situazione, prese la mano della ragazza e la trascinò fuori. Karin, in quel momento, sentì il canto degli uccelli e a lei sembrava tutto così romantico, mentre per Sasuke era una vera e propria tortura. E mentre lui si stava subendo una Karin innamorata che se lo trascinava avanti e indietro, Sakura si trovò Rock Lee fuori alla porta di casa.

Sakura:Rock Lee. Che ci fai qui?
Rock Lee:Avevo pensato che potesse farti piacere fare quattro passi. E poi ho un pò di lezioni di tecniche ninja che non ho ancora capito.

Inventò, ma si vedeva lontano un miglio che era solo una scusa per passare del tempo con lei. La ragazza sospirò e lo fece entrare. Incominciarono a studiare e dopo un pò decisero di uscire per sgranchissi un pò le gambe. La verità è che Sakura voleva solamente uscire per andare in città e vedere il suo bel Sasuke mentre vendeva le rose e parlarci un pò, ma ciò che vide fu tutt'altro. Infatti, lui non c'era e a vendere rose c'era Ino con Sai.

Sai:Ciao, Sakura. Vuoi una rosa?
Sakura:No, grazie. Come mai ci siete voi e non Sasuke?
Ino:Qualche ora fa ha chiamato sua madre e ha detto che doveva sbrigare una commissione per loro che impiegava tutta la giornata.
Sakura:Capisco.

Rispose preoccupata incominciando a pensare a cosa potesse essere successo. Così incominciò a chiamarlo, ma il cellulare sembrava essere spento.

Sakura:Che strano.
Rock Lee:Per te!

Disse dandole una rosa.

Sakura:Oh...quante volte devo dirti che non voglio queste scemenze?
Rock Lee:Volevo solo vederti sorridere. Sei diventata stranamente triste e pensierosa.

Rivelò. Dopotutto era vero. Così cercò di scacciare i pensieri negativi e accettò la rosa di Rock Lee come gesto di amicizia sorridendo e annusandola.

Sakura:Sei molto gentile.
Rock Lee:Avanti, andiamo!

Così continuarono a camminare e mentre passeggiavano tranquillamente qualcosa attirò la sua attenzione. Sakura si fermò e vide tra la folla il suo Sasuke con Karin appiccicata letteralmente addosso. Sembravano una coppia felice. Senza pensare e presa alla sprovvista, le cadde la rosa dalle mani.

Rock Lee:Sakura? Ti senti bene?

Chiese, ma lei era impassibile. Continuava a guardare Karin mentre faceva la smorfiosa con il suo ragazzo e non riuscì a fare almeno di scappare con le lacrime agli occhi.

Rock Lee:Sakura, dove vai?

Vedere il suo Sasuke con un'altra la feriva, ancora peggio se l'altra si trattasse di Karin. Era la ragazza che l'aveva sempre fatta soffrire da bambina e vedere Sasuke con lei era una pugnalata diritta al cuore. Sembravano star insieme e lei non lo sopportava e senza pensare scappò via da tutto e da tutti senza sapere a cosa sarebbe andata incontro e a come stessero veramente le cose.
   
 
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